BENVENUTE MATRICOLE! FuoriOrario ottobre-novembre 2019

N° 1

Anno XXXIII

OTTOBRE - NOVEMBRE 2019

in università dal 1987

Benvenuti in Università!

DIRITTO ALLO STUDIO? Lo meritiamo? In quali condizioni?

UN FUORISEDE A MILANO Guida per sopravvivere nella metropoli ESTATE FUCINA! Discutiamo di mafia dalle foreste del casentino

INDICE EDITORIALE

pag. 1

PAROLE DI VITA (Don Luigi Galli)

pag. 2

COSA SIGNIFICA DIRITTO ( O DOVERE ) ALLO STUDIO? (Francesca Bertuglia)

pag. 4

ESTATE FUCINA

pag. 6

(Marta Magnani)

(Tindara Scirocco) LA NOSTRA STORIA (Luca Rolandi)

pag. 8

GIROVAGANDO PER IL MONDO (Benedetta Baietta)

pag. 10

IL GIRADISCHI (Carlo Cabrone)

pag. 11

GUARDA E IMPARA: DONNIE DARKO (Mattia Bizzozero)

pag. 12

IL PIACERE DELLA LETTURA (Pietro Signò)

pag. 13

LA PAROLA AL GIURISTA (Ernesto Sposato)

pag. 14

VOCI DAI CHIOSTRI (Letizia Bigatti - Gabriele Cavicchioli - Francesco Sampietro)

pag. 16

LA NOSTRA FEDERAZIONE (Marco Demo)

pag. 20

REDAZIONE Mattia Bizzozero Chiara Magnani DIRETTORE RESPONSABILE Paolo Danuvola DIREZIONE, REDAZIONE via S. Antonio, 5 - 20122 Milano PROPRIETA’ Fondazione Ambrosiana Attività Pastorali Milano.

Registrato presso il Tribunale di Milano, n. 113 del 16/02/1987 Stampato con il contributo dell’Università derivante dai fondi previsti per le attività culturali e sociali.

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Francesca Bertuglia Benedetta Baietta Letizia Bigatti Mattia Bizzozero Carlo Carbone Lorenzo Cattaneo Gabriele Cavicchioli Maro Demo Don Luigi Galli Juri Mainardi Marta Magnani Luca Rolandi Francesco Sampietro Tindara Scirocco Pietro Signò Ernesto Sposato GRAFICA & COPERTINA A CURA DI: Mattia Bizzozero

EDITORIALE

CIAO MATRICOLA, TI STAVAMO ASPETTANDO! Con questo numero vogliamo darti un caloroso benvenuto nelle mura di quello che per noi fucini e tanti altri studenti viene vissuto non solo come luogo di apprendimento e trampolino di lancio per il mondo del lavoro, ma anche come preziosa occasione di crescita, relazione, confronto e scoperta di sé: l’Università.

In particolare, ci tengo a evidenziare l’iniziale di questa parola (l’Università con la U maiuscola) perché troppo spesso gli spazi universitari sono vissuti come un nonluogo: una frenetica terra di mezzo in cui migliaia di studenti si muovono, incontrano, dialogano, ma il cui fine ultimo rimane solo portare a casa gli agognati CFU (Crediti Formativi Universitari). In quest’ottica, l’università rischia di diventare un impersonale esamificio che spinge gli studenti a pretendere il miglior risultato possibile da loro stessi nel minor tempo possibile, costringendoli a evitare tutto ciò che potrebbe portare via loro tempo prezioso allo studio, tra cui relazioni umane, l’occasione di partecipare a eventi culturali, l’impegno all’interno di realtà associative.

Ma è davvero questo l’unico modo di vivere l’Università?

In un momento storico in cui l’Italia è il secondo Paese al mondo per anzianità, in cui il numero di laureati è basso, e il tasso di disoccupazione giovanile è crescente, appare quasi inevitabile farsi scoraggiare dalla paura di rimanere indietro rispetto agli altri e quindi sorge l’esigenza di concentrarsi solo sulla propria carriera e talvolta diffidare di chi ci circonda.

Tuttavia, i nostri atenei e le plurime realtà studentesche che li popolano sono la dimostrazione che esiste un modo meno individualistico, e spesso più virtuoso, di vivere gli anni universitari. In men che non si dica, cara Matricola, quando inizierai a cercare le aule e a perderti nei

corridoi, incontrerai ragazzi pronti a darti un fiammante volantino per il prossimo evento culturale o festa universitaria.

Recandoti in mensa, noterai pareti e bacheche coperte da decine di cartelloni e bigliettini colorati, ciascuno recante annunci di ripetizioni o inviti a dibattiti e presentazioni. Per non parlare di quando i manifesti delle liste inizieranno a coprire ogni singola superficie durante il periodo delle elezioni universitarie: ti sembrerà di vivere le presidenziali.

Quando ti accorgerai di tutto ciò, di come l’Università sia in realtà viva e parlante, fidati che non vedrai più le biblioteche come aridi luoghi di transito e competizione e “colleghi”, ma come spazi e coetanei con cui creare luoghi di confronto costruttivo e in cui mettere in gioco quei talenti personali che non sempre emergono durante lo studio, ma che hanno bisogno di essere coltivati tramite incontri e relazioni.

Ti auguro di spendere al meglio l’avventura degli anni universitari cercando di interrogarti sempre su ciò che ti circonda, senza rimanere indifferente alle dinamiche universitarie, e coltivando quelle relazioni che potrebbero arricchirti la vita. Mi raccomando Matricola, scegli di vivere l’Università, quella con la U maiuscola che non mette mai freno alla tua curiosità, che ti esorta ad alzare la testa dai libri per non farti sentire solo uno dei tanti numeri di matricola.

MARTA MAGNANI Economia e Management

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PAROLE DI VITA DON LUIGI GALLI Assistente Fuci UCSC

UNA VITA DEDICATA ALLO STUDIO Iniziare l’Università significa compiere una scelta impegnativa per almeno 5/6 anni della propria vita e che, in questo periodo, ipoteca la maggior parte del proprio tempo; esso sarà occupato prevalentemente da quella attività molto particolare che comunemente chiamiamo “studio”. E’ importante allora capire il significato e il valore di questa particolare attività che assorbirà per così tanti anni la maggior parte del proprio tempo. Studiare non è facile perché impegna nel profondo tutto l’essere di chi studia; è anche vero che, almeno in teoria, è possibile frequentare l’Università avendo qualche risultato apprezzabile senza dedicarsi con passione allo studio. Perciò la prima cosa da fare è capire cosa significa studiare e quali sono le componenti essenziali di questa attività umana tanto formidabile e impegnativa.

preghiera; però devono essere eseguiti a questo scopo e soltanto a questo scopo. Oggi sembra che lo si ignori, ma lo scopo reale e l’interesse quasi unico degli studi è quello di formare la facoltà dell’attenzione.

La maggior parte degli esercizi scolastici hanno anche un certo interesse intrinseco; ma è un interesse secondario. Tutti gli esercizi che fanno veramente appello alla nostra capacità d’attenzione sono interessanti al medesimo titolo e quasi nella stessa misura. Gli studenti che amano Dio, non dovrebbero mai dire: “A me piace la matematica”, “‘A te piace il francese”, “A me piace il greco”. Devono imparare ad amare tutto ciò come strumento per sviluppare l’attenzione che, orientata verso Dio, è la sostanza stessa della preghiera”.

Un aiuto a una riflessione non banale ci può venire da questo testo di Simone Wiel: “La chiave di una concezione cristiana degli studi è che la preghiera esige attenzione, esige che venga orientata verso Dio tutta l’attenzione di cui l’anima è capace. La qualità dell’attenzione è strettamente collegata alla qualità della preghiera. Il calore del sentimento non può supplire. Soltanto la parte più elevata dell’attenzione entra in contatto con Dio, quando la preghiera è sufficientemente intensa e pura perché si possa stabilire un simile contatto; ma tutta l’attenzione è rivolta a Dio. Gli esercizi scolastici sviluppano, certo, una parte meno elevata dell’attenzione, tuttavia essi hanno una loro efficacia per crescere quel potere dell’attenzione che sarà disponibile al momento della

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Questo testo insegna a “puntare in alto” nello studio perché impone di entrare nel profondo di sé. E’ certamente una visione un po’ particolare e per nulla diffusa ma, se capita e percorsa, getta una luce nuova sul cammino universitario rendendolo piacevole anche se faticoso, affascinante anche se metodico e costante, gioioso e per nulla stressante anche se richiede dedizione e impegno.

Aggiungo una cosa che, a mio modo di vedere, è tanto importante quanto trascurata ed la gratuità dello studio.

Oggi lo studio è visto come strumento per eccellere in qualcosa nella vita.

Ogni Università è in gara per arrivare all’eccellenza e in questa gara “vinca il migliore”; così l’Università non costruisce vere donne e vere uomini ma produce vincitori e … “scarti”.

Se invece lo studio venisse apprezzato di per sé avrebbe un duplice effetto: costruisce una bella umanità e insegna anche un buon mestiere. Sovvertire quest’ordine appaga per qualche anno

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ma non forma ad uno stile che dura per tutta la vita. Studiare gratis fa uscire lo studio dalla strettoia degli esami vissuti come condanna, dal tempo passato sui libri incatenati come schiavi a una povera sedia, dalla domanda banale perché povera e piccolina che dice “a cosa serve quello che studio?”.

Per vivere bene l’Università bisogna avere il fuoco dell’entusiasmo per fare una bella e completa esperienza di vita decisiva per ogni anno a venire e che capitalizza attenzione da spendere con Dio, nell’amore, nel gioco piacevole del riposo, nel progettare un bel futuro familiare, ed anche nella professione.

E’ possibile alzare l’asticella degli anni dell’Università così in alto? Penso che sia possibile; l’alternativa è quella di vivere male l’Università dove, inesorabilmente, l’unico desiderio diventerà di uscire al più presto…per cominciare a vivere.

POLITICA E SOCIETÀ

COSA SIGNIFICA DIRITTO (O DOVERE?) ALLO STUDIO? Quando si parla di questioni universitarie può essere utile ascoltare l’esperienza di altri studenti che ci sono passati prima di noi, in modo da orientarci più agilmente nei meandri piuttosto complessi dei nostri Atenei. Infatti parlare di politiche universitarie è anche parlare di tutto quanto concerne il sistema dei finanziamenti, le norme giuridiche che disciplinano la nostra istituzione, il progetto Erasmus, il diritto allo studio e molto altro.

Ma concentriamoci sul diritto allo studio.

Recita così l’articolo 34 della Costituzione: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso», e riguarda il cosiddetto diritto allo studio,

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FRANCESCA BERTUGLIA Lettere Moderne

una delle tematiche delle politiche universitarie che spesso diamo per scontata, dal momento in cui tutti noi usufruiamo più o meno normalmente di questo servizio.

Sul piano pratico chi gode della Borsa di Studio erogata dalla Regione ottiene l’esonero dalle tasse universitarie e i servizi di mesa e alloggio, se necessari, sono gratuiti.

Ad ogni modo il senso ultimo di questo contribuito economico è il fatto che gli studenti possano godere in maniera più equa del sistema universitario. Tuttavia nonostante in Italia siano moltissimi gli studenti che ricevono la Borsa non è così immediato verificare quanti, tra tutti, ne siano effettivamente meritevoli, a causa di questioni legate al reddito.

Infatti può capitare che studenti

provenienti da famiglie benestanti usufruiscano comunque di questo servizio, così come ci sono altri ragazzi che ne necessiterebbero ma ne sono privi.

Stando attenti la questione è più complessa di quel che sembra perché il diritto allo studio non è semplicemente universitario ma riguarda l’istruzione nel suo insieme. Il diritto allo studio passa attraverso il ciclo di istruzione inferiore e poi quello superiore: si parla di studenti e di famiglie che usufruiscono di determinati servizi ogni anno, di quei servizi che la Scuola e lo Stato

Forse può risultare scontato fare riferimento al concetto di dignità, approfondimento e professionalizzazione che lo studio porta con sé, e al fatto che esso sia

nel nostro Paese considerato anche un dovere e un’opportunità da garantire a tutti. Ma al di là della banalità, se il fondo del discorso sta proprio qui, perché minimizzare la questione del diritto o del privilegio? promettono di garantire per il fatto che il diritto di studio, e di conseguenza di istruzione, riguarda l’intera formazione della persona, il suo crescere in una società civile, il suo disporre di conoscenze e di competenze all’interno delle istituzioni scolastiche e della ricerca.

E se il diritto allo studio è uno tra quelli inalienabili, come riconosciuto dalle Nazioni Unite a proposito dei diritti fondamentali della persona, come si può allora non notare la profonda contraddizione all’interno di questa tematica?

Basti solo pensare alle ampie aree del mondo in cui ancora questo diritto non esiste, nemmeno nella sfera dell’istruzione obbligatoria.

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ESTATE FUCINA TINDARA SCIROCCO Medicina e Chirurgia

LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE Cosa fa un fucino quando la sessione finisce e l’università chiude? Potrebbe essere il perfetto incipit di una freddura: la FUCI fonda la propria identità sull’università e se l’università non c’è qualcuno potrebbe pensare che anche il fucino si smaterializzi, almeno per un mese. E invece no: ciascun fucino aspetta la fine di luglio non solo per godere del meritato riposo ma anche per partecipare all’atteso evento nazionale della Settimana Teologica di Camaldoli, monastero immerso nella meravigliosa campagna toscana che accoglie i giovani della FUCI dal 1934 per un’intensa settimana estiva di formazione, preghiera e divertimento.

Quest’anno la tematica prescelta è stata la mafia, un tema che ci ha consentito di lavorare a fondo sul significato di comunità educante, nella quale ci riconosciamo, da contrapporsi al sistema mafioso. Fine ultimo della settimana infatti è stato scrivere un documento, definito “Carta dell’impegno”, che raccogliesse quanto imparato nell’ottica di un agire quotidiano all’interno delle realtà che viviamo, in primis nelle nostre Università.

Numerosi i relatori che si sono alternati al nostro tavolo: da Rosy Bindi a Don Luigi Ciotti, passando per diversi esponenti di Libera, tra cui Don Andrea Bigalli, Leonardo Ferrante e molti altri.

Ognuno ci ha aiutato a riflettere sulla storia della mafia, sulla sua capacità di diffondersi ovunque e radicarsi nei territori dove i valori civili hanno meno forza.

Lì dove la società si sfalda, dove lo Stato è percepito come lontano, dove gli interessi economici sono elevati, da Nord a Sud, la mafia si pone come una forza capace di assicurare lavoro,

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sicurezza, consenso. La violenza è solo la punta manifesta dell’icebergsistema mafia, che fonda le sue basi su corruzione e omertà, strettamente correlate a una perdita dei valori forti della democrazia, tra cui il perseguimento del bene comune che viene soppiantato dall’ottica del “do ut des” al fine di raggiungere scopi personali come il controllo della droga, l’estorsione, l’arricchimento.

In un panorama che può sembrare così negativo non possiamo però lasciarci rubare la speranza. E anche su questo passaggio tutti i relatori sono stati d’accordo: si può e si deve combattere la mafia, così come tutte le forme di corruzione. Non si può aspettare che sia la politica ad agire perché la corruzione è qualcosa che parte dal singolo cittadino e dal senso civico di ognuno: se la politica è debole, schiacciata dalla finanza, bisogna ricominciare dal pensiero, da regole etiche salde che indirizzino i nostri comportamenti.

Bisogna far leva sulla creazione di legami forti e autentici e di comunità aperte capaci di educare alla libertà di pensiero e alla partecipazione.

Solo così si può recuperare l’empatia e comprendere davvero cosa siano la solidarietà verso il prossimo e il pensiero critico che permeano il Vangelo e che come cristiani siamo chiamati a mettere in pratica nel nostro quotidiano. A maggior ragione, come giovani, dobbiamo essere capaci di uscire dal senso di impotenza che spesso ci pervade, perché abbiamo la responsabilità di prenderci cura della nostra società come futuri avvocati, medici, insegnanti, politici, ma anche e soprattutto come cittadini che vivono, giorno per giorno, il presente e l’attualità.

E se a volte ci sentiamo fragili davanti a quello che succede attorno a noi, dobbiamo imparare a trarre forza proprio da quelle fragilità, perché sono queste a renderci umani. Dobbiamo essere capaci di diventare un NOI che sconfigge gli egoismi dell’IO, ed incarnare un’etica che stia alla base di tutti i nostri progetti, camminando verso un nuovo umanesimo che non può essere scisso dalla conversione ecologica e dall’ecologia integrale.

Don Ciotti ci ha lasciati più carichi che mai, raccomandandoci di diventare coscienza critica del mondo senza dimenticare di mettere in discussione prima di ogni cosa noi stessi: “Abbiate coraggio di avere più coraggio!”, ci ha detto salutandoci. Ed è quello che dopo questa settimana a Camaldoli abbiamo tutti intenzione di fare, come singoli e come Federazione.

Con la nostra Carta dell’impegno, presentata a Don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera, abbiamo ribadito il nostro desiderio di fare la nostra parte per una società più consapevole e libera dall’individualismo.

Egli ci ha ricordato che le nostre direttrici per raggiungere una conoscenza piena devono essere la relazione e l’accoglienza, e le nostre risposte alla realtà coerenti e responsabili. Ci ha augurato di non smettere mai di stupirci e di farci domande perché solo così potremo andare incontro al cambiamento: sono le nostre riflessioni che uniscono e saldano la Terra con il Cielo. La speranza sta dove c’è vita, la vita dove ci sono relazioni, le relazioni dove si trovano parole e gesti, sguardi e mani.

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LA NOSTRA STORIA Segretario nazionale Fuci 1990-1992 Presidente fondazione Fuci 2016-2019

Assai complesso è il compito di sintetizzare la storia della Fuci degli anni Novanta, della quale feci parte prima come presidente del gruppo di Genova e poi come rappresentante della presidenza nazionale, dal 1990 al 1992 in qualità di segretario nazionale a Roma. Posso dunque addentrarmi nel cercare di ricomporre un mosaico molto articolato e pieno di novità interessanti nella ultra centenaria storia della Federazione Universitaria Cattolica Italiana.

Certamente i fucini del decennio Novanta furono eredi dei loro predecessori degli anni Ottanta che avevano impresso una svolta nella storia della federazione. Per tutto il decennio Ottanta, con le presidenze Tonini, Vietina, Ceccanti, Giorio e la guida salda e di respiro spirituale elevato di don Agostino Bonivento, la Fuci aveva posto le basi per una rinascita. Si usciva da un decennio di ritorno sulla scena ecclesiale della Fuci in ambito nazionale dopo gli anni difficili (1975-1980). Gruppi dirigenti, di alto profilo culturale e teologico, capaci di coniugare l’azione di formazione e di impegno in università con l’apertura ad una nuova fase di produzione ed elaborazione di contenuti di cultura politica negli anni difficili della crisi della politica, dell’illusione della crescita e della ricchezza facile di una nazione che invece dava segni di cedimento nelle sue strutture istituzionali e una chiesa italiana che faticava a trovare, salve rare eccezioni, prima fra tutte il magistero episcopale del cardinale Martini, prospettive profetiche per gli anni che avrebbero portato al nuovo millennio.

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LUCA ROLANDI Giornalista e ricercatore di storia sociale e religiosa

E allora i temi della secolarizzazione, il rapporto tra scienze e fede, la spiritualità e la vocazione politica dei laici cattolici, fuori da un contesto vetusto e antistorico di collateralismo, iniziarono ad abitare le intelligenze alte e illuminate che avrebbero negli anni post-fucini conseguito in ambito accademico, professionale e in alcuni casi politico ruoli di prestigio, non solo nell’istituzione pubblica ma anche nel settore della ricerca umanistica e scientifica.

Certamente dal 1989, con la caduta del muro di Berlino, la fine delle illusioni ideologiche del “secolo breve” e il tentativo di riannodare un discorso ecclesiale meno conflittuale tra i cattolici della mediazione (mondo Azione Cattolica) e della presenza (mondo Comunione e Liberazione), con la presenza forte e problematica di Giovanni Paolo II, la Fuci si mobilitò in due direzioni precise, attraversando momenti di passaggio molto dolorosi (la morte di don Bonivento) e le difficoltà di trovare nuove adesioni nel mondo dell’Università molto cambiato in quegli anni, per riprendere il cammino rifacendosi allo stile e al metodo antico ma sempre attuale che fu dell’epoca aulica degli anni della Fuci di Giovanni Battista Montini, Igino Righetti e Angela Gotelli, quello della coscienza universitaria. Un decennio che si aprì con il Congresso di Brescia, il 50esimo della serie, con l’ultima apparizione pubblica di don Agostino Bonivento in un clima di grande rilancio. Il titolo del congresso, evocativo e bello, Dare un nome alle speranze.

Formazione, ricerca, partecipazione per una stagione della responsabilità, riassumeva i concetti base per un rilancio. E i protagonisti di quella stagione furono molti, dopo le presidenze più “politiche” l’ultima con Giovanni Guzzetta e il condirettore di Ricerca Salvatore Vassallo come fautori di una profonda riflessione sulla politica, ma vorrei ricordare i due presidenti Patrizia Pastore, prematuramente scomparsa lo scorso anno, donna di relazione e cuore, profondità d’animo e tessitrice di amicizie fucine, e Sandro Campanini, figlio d’arte e compagno di viaggio di una generazione.

In quegli anni entrò anche l’assistente centrale don Mario Russotto, da Vittoria e Ragusa, un prete amico e capace di realizzare quell’amicizia fucina ispirandosi ai suoi grandi predecessori.

Furono anni intensi e pieni di novità, in campo ecclesiale, pastorale e teologico il rilancio della Fuci nei gruppi locali, diocesani, nelle università come luogo di crescita di una fede matura, adulta, dialogante, errante e profetica, nella politica il coraggio delle riforme, la spavalda ma necessaria discesa in campo in favore del referendum del 1991 per scardinare il sistema incancrenito della partitocrazia e salvare le culture politiche altre della Costituzione e della Resistenza.

Tentativo vincente ma poi travolto negli anni da Tangentopoli e dai prodromi del populismo. Furono anni intensi di contatti e di collaborazione, della fine di un contrasto folle intracattolico, di ponti gettanti sui temi della pace, l’immigrazione, l’interdipendenza che sarebbe diventata globalizzazione, il senso del limite, il volto dell’altro, la faticosa e insaziabile, necessaria e vitale presenza del Risorto nella storia che apre alla speranza in un mondo di lacrime e violenze (le guerre del Golfo e quella dei Balcani). E ancora

l’infinita transizione del sistema politico italiano e il difficile rapporto gerarchia e laicato sul modello ruiniano del Progetto culturale, che oggi possiamo serenamente attestare non riuscì nel suo proposito. E infine lo slancio verso quella meta agoniata e sognata da una generazione, celebrare il centenario a Roma e a Fiesole, con tutti i fucini di un tempo tra molti abbracci e qualche brivido e incomprensione, perché in fondo la Fuci aveva fatto la storia del Paese, tra luci e ombre. Sono solo flash di un tempo che andrebbe riletto con serenità e spirito critico, perché denso di avvenimenti, persone e pensieri. Quelli che forse oggi mancano in generale e che la Fuci potrebbe e avrebbe il dovere di riannodare e coraggiosamente riproporre per la Chiesa e il Paese.

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GIROVAGANDO PER IL MONDO

BENEDETTA BAIETTA Scienze motorie e dello Sport

UN FUORISEDE A MILANO persona, che mi ha permesso di scoprire nuovi lati di me stessa, nonché di consolidare vecchie amicizie e crearne di nuove, secondo criteri più maturi. Nonostante le scomodità che si riscontrano cambiando città, è proprio questo cambiamento un punto di forza, vi costringe a migliorare le vostre capacità di adattamento ma anche a metterci del vostro, crescerete, studierete... ma riderete tanto, e con un briciolo di fortuna i nuovi colleghi o i coinquilini o magari uno di noi fucini potrebbero diventare prima i vostri compagni di avventure e poi quegli amici su cui sapete di poter fare riferimento. Per questo motivo, a tutti coloro che stanno intraprendendo un nuovo inizio, che sia esso energico e pieno di aspettative, entusiasta o che sia esso avvenuto in sordina, in silenzio o per caso, auguro il coraggio, il coraggio di reggere la fatica, di essere voi stessi, fieri delle vostre scelte, qualsiasi cosa riusciate o non riusciate a fare, vi auguro anche di capire dove è la vostra vita, se qua o a casa, vi auguro che le motivazioni che vi hanno spinto in questo percorso vi accompagnino fino alla fine e che questo nuovo inizio si accompagni, tra qualche anno, ad un “finale” altrettanto valido.

Ci sono voluti un po’ di coraggio, grinta e forse anche un pizzico di incoscienza per lasciare casa e venire a Milano a terminare il mio percorso da studentessa, ma posso assicurarvi che ne è valsa la pena. Per questo, se anche voi siete fuorisede e ne avete la possibilità, il mio consiglio è di mettere da parte paure e nostalgia per lasciarvi conquistare totalmente da quest’esperienza. In questi anni ho vissuto in uno dei collegi dell’Università Cattolica, in cui, nonostante le regole ferree, il lato positivo è il fatto di trovarsi a contatto con studenti di ogni facoltà, avendo così la possibilità di aprire la mente anche ad altre realtà professionali.

Inoltre, soprattutto se siete matricole, sicuramente qualcuno si farà avanti e vi darà una mano per orientarvi meglio in università o... per prestarvi le posate che ancora non avete comprato. Per quanto mi riguarda, ha svolto un ruolo essenziale anche la città stessa di Milano, piena di stimoli e di opportunità, sempre capace di ispirarmi e rallegrarmi.

Infatti in quei momenti un po’ grigi di nostalgia di casa, mi è stata d’aiuto anche una semplice passeggiata, che spesso mi ha condotto in luoghi inediti o in piccole chiesette accoglienti.

Infatti, come dico sempre: “Milano è da scoprire”. Tuttavia, assieme all’entusiasmo della nuova vita lontano da casa, degli eventi, delle mostre, non posso dimenticare quel timore, tipico del nuovo arrivato, di chi non sa bene cosa aspettarsi, ma vi dirò: spesso sarà proprio quella paura a darvi la forza di fare grandi cose, a rendervi adulti, a farvi guardare in faccia voi stessi, a insegnarvi a prendere le cose sul serio ed altre con leggerezza. Infatti, ciò di cui vado più fiera è la mia crescita come

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IL GIRADISCHI

CARLO CARBONE Ingegneria dei Materiali e delle Nanotecnolgie

A tutte le matricole disperate: sappiate che la sensibilità degli artisti arriva ovunque, persino in ogni facoltà. Ecco la lista (in)completa delle “canzoni simbolo”: ‑Giurisprudenza (Un giudice–De Andrè): dedicata a chi aspira a diventare “arbitro in terra, del bene e del male”.

Lo stesso Fabrizio abbandonò gli studi di Giurisprudenza a soli sei esami dalla laurea!

-Medicina (Teardrop – Massive Attack): in realtà il testo non c’entra nulla con i medici ma questa... è la sigla di Dottor House!

-Matematica (Il triangolo – Renato ZERO): la geometria nel titolo e l’algebra nel cognome dell’artista…

-Fisica (Fisico & Politico – Luca Carboni & Fabri Fibra): “Io sono fisico, un po’ politico, un corpo solido, immerso in un liquido!”: esemplificazione di un cardine della fisica: il principio di Archimede!

-Chimica (Un chimico – De Andrè): emblema dello scienziato che conosce le leggi che uniscono gli elementi ma non comprende come l’amore unisca gli umani!

-“Le ingegnerie”: ingegneria civile (La casa – Sergio Endrigo, quella “senza soffitto e senza cucina”), ingegneria ambientale (Mother Earth – Neil Young), ingegneria nucleare (Radioactive– Imagine Dragons), ingegneria biomedica (The Six Milion Dollar Man, soundtrack del film dell’uomo bionico), ingegneria meccanica (The machine – Pink Floyd), ingegneria aereospaziale (Rocket man – Elton John), ingegneria elettronica (Ufo robot – Actarus).

-Economia (Money – Pink Floyd): analisi sintomatologica del CONSUMISMO! -Informatica (SALVATORE ARANZULLA – Pinguini Tattici Nucleari & Eugenio in

FACOLCANTANDO! Via di Gioia): i “Pinguini in Via di Gioia” (WTF?) hanno concepito un’ode al sommo guru dell’informatica, autore di tutti i tutorial che hanno risolto i nostri problemi con la tecnologia!

-Scienze dell’educazione & della formazione primaria (Another Brick in the Wall – Pink Floyd): so cosa state pensando: sono due facoltà diverse! Però sono accomunate dalla stessa canzone, la quale dipinge una scolaresca che urla all’unisono “We don’t need no education”, protagonista di una protesta contro un sistema che impartisce un’educazione che paradossalmente ci rende maleducati!

-Scienze politiche (Destra Sinistra – Giorgio Gaber): l’ironia di Gaber illustra la labilità del confine tra destra e sinistra.

-Lettere (Il congiuntivo – Lorenzo Baglioni): un giovanotto che corteggiando una professoressa di lettere, nella sua dichiarazione, sbaglia un congiuntivo. Ma, dopo aver dato una ripassata, si fa perdonare (niente doppi sensi!).

-Psicologia (Freud – NEK & J-Ax): “Questo lo dice Freud: l’amore è una psicosi!”. Ma noi “stiamo bene con la camicia di forza…”.

-Filosofia (What I am? – Edie Brickel): “What I am is what I am, are you what you are, or what?”: canzone che ci pone i più intricati quesiti esistenziali, senza dare risposte!

-Farmacia (Paracetamolo – Calcutta): sapevate che se “della Tachipirina 500 ne prendete due, diventa mille”? Un’ astrusa nozione di farmacologia che diviene argomento per una canzone…

-Conservatorio (La canzone mononota – Elio e le Storie Tese): in questa canzone varia TUTTO: dagli accordi, al ritmo. Tutto fuorché la nota cantata: DO.

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GUARDA E IMPARA MATTIA BIZZOZERO Linguaggi dei media

DONNIE DARKO Donnie è un ragazzo pacato e vive in una piccola città della provincia americana. È il 1988, avvampa il confronto elettorale tra Bush e Dukakis. Donnie, in preda a una crisi di sonnambulismo, viene attirato da un coniglio parlante, che gli presagisce la fine del mondo, nel prato del vicino. Intanto il motore di un aereo precipita nella sua camera da letto. La mattina seguente i suoi genitori e la piccola sorellina sono entusiasti di scoprire che il protagonista è ancora vivo…

Vero e proprio cult movie, uscito nel 2002 per problemi di censura legati al trauma post 11 settembre, Donnie Darko è una pellicola strana e straniante. Con il primo aggettivo mi riferisco alla trama: originale, fresca e intrigante, quindi fuori dal comune. La pellicola risulta poi straniante mentre la si guarda. La progressiva discesa nei meandri della mente di Donnie fa sì che lo spettatore inizi a vivere in un mondo straordinario, che prende forma dal momento in cui Donnie scopre che il mondo finirà a breve, inserito all’interno della noiosa ripetitività della provincia americana, pitturata con grande maestria dal regista Richard Kelly. Ricostruendo minuziosamente la realtà di fine anni ‘80, Kelly riesce a far sì che lo spettatore s’immedesimi nel protagonista della pellicola e al contempo se ne allontani, che si ponga gli stessi quesiti esistenziali di Donnie ma allo stesso tempo non prenda parte alla follia del personaggio.

Le risposte che Donnie dà alle sue domande sono frutto di una perfetta commistione tra ricerca e fantasia. Il

ragazzo è capace di tenere i piedi per terra e chiedere aiuto al suo professore di fisica per approfondire il funzionamento dei viaggi nel tempo, sperando di scoprire il modo in cui il coniglio parlante è giunto fino alla sua epoca. Donnie è però anche un visionario e il fatto che resti sempre in stretto contatto con il suo, ormai nuovo, “amico”, fidandosi di lui e delle sue strambe affermazioni, fa sì che la vita del personaggio oscilli costantemente tra i due mondi sopra citati. Caro lettore, uno dei sensi di questo film è che quando la vita ti pone una sfida il tuo comportamento dovrebbe essere simile a quello di Donnie: una persona deve vivere osando, sperimentando e accogliendo sempre nuove sfide ma anche essere pronta a ragionare, verificare, confrontarsi con i propri simili o con chi ha più esperienza di lei… si sa mai che conosca il futuro!

L’università è un mondo ordinario. I professori, gli esami, le code in mensa, i viaggi in metro per andare a lezione, le scartoffie da sbrigare per assicurarsi di essere iscritti… sta a noi renderla un’esperienza indimenticabile.

Sta a noi avere la voglia di metterci al servizio del nostro intelletto, studiare, approfondire, ricercare tanti modi per risolvere gli inghippi quotidiani. Sta a noi vivere appieno l’oggi progettando il domani, fidandoci di noi stessi e delle nostre potenzialità avendo sempre però la prontezza di fidarci del mistero, dietro il quale possono celarsi innumerevoli avventure, ma anche innumerevoli risposte.

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IL PIACERE DELLA LETTURA PIETRO SIGNÒ Economia e Management

“Anche questa volta, come sempre, il futuro della Chiesa nascerà da nuovi santi, ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno, e proprio per questo sono più moderni, che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia una realtà più ampia. La generosità, che rende gli uomini liberi, si acquista solo giorno dopo giorno nella pienezza delle piccole rinunce a sé stessi.”

Nel lontano 1969, il futuro Papa Benedetto XVI, all’epoca semplice sacerdote, già prevedeva in maniera visionaria il futuro della Chiesa. Nel libro Vedere l’amore sono raccolte le sue parole su questo e altri temi, che si rivelano essere attuali e innovative.

Disegna infatti una Chiesa in crisi che necessita di rinnovarsi, ma che porta con sé un grande potenziale.

Una Chiesa che si rinnova tornando alle origini, all’essenziale, una Chiesa povera e libera dalle pressioni di forze interne e animata da uno spirito di Verità. Essa verrà purificata dalla sua stessa crisi, eliminando il superfluo, ogni esteriorità verrà accantonata per ritornare alla sostanza della fede, alla quale non si potrà più aderire se non per libera scelta.

“Ciò che rimarrà sarà la Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa che crede nel Dio che è diventato uomo e ci promette la vita dopo la morte. Il sacerdote che non è uno specialista, che non sta sugli spalti a guardare il gioco, a dare consigli ufficiali, ma si mette in nome di Dio a disposizione dell’uomo, che lo accompagna nei suoi dolori, nelle sue gioie, nelle sue speranze e nelle sue

LA CHIAMATA A UNA COMUNITÀ NUOVA (“Vedere l’Amore: il futuro della Chiesa”) (Benedetto XVI) paure, un sacerdote di questo tipo sarà sicuramente necessario in futuro.”

“Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. In contrasto con un periodo precedente, verrà vista molto di più come una società volontaria, in cui si entra solo per libera decisione.”

Benedetto immagina una struttura completamente rivoluzionaria, in cui non c’è spazio per l’ipocrisia, ma solo per la Verità della propria chiamata.

Addirittura, suppone che si scopriranno nuove forme di ministero e si ordineranno al sacerdozio cristiani che svolgono una professione, accanto ai preti che compiono il servizio sacerdotale a tempo pieno.

“A me sembra certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, ma la Chiesa della fede. Questa conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte”.

Leggendo questi passi del testo, in quanto universitari cattolici, possiamo interrogarci: come possiamo realizzare nella nostra vita questa nuova comunità?

Che ruolo può avere la Fuci in questa grande transizione? Siamo capaci di radicarci nel Vangelo e lasciare che Gesù “renda nuove tutte le cose”?

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LA PAROLA AL GIURISTA ERNESTO SPOSATO Giurisprudenza

URNE FANTASTICHE E DOVE TROVARLE La FUCI non è altro che una realtà in cui vivere a 360° la vita di studente universitario. Ecco perché abbiamo pensato di utilizzare questo giornalino per approfondire alcuni temi molto attuali e importanti che ci toccano direttamente. In questo articolo, caro lettore, vorrei parlarti del problematico esercizio del voto per i “fuorisede”.

Capirai benissimo quanto essenziale sia questo diritto in una società democratica.

Eppure, nonostante vi sia il suffragio universale in Italia ormai dal 1946 (con il referendum monarchia/ repubblica), ancora oggi alcuni impedimenti ostano di fatto all’esercizio del diritto di voto.

In particolare mi riferisco alla spiacevole situazione degli italiani in mobilità, più spesso detti “fuorisede”, che dimorano lontano dal proprio luogo di residenza, spesso per esigenze di studio o lavoro.

La maggior parte sono meridionali costretti a compiere la diaspora del XXI secolo, con la speranza di poter un giorno rianimare un Sud moribondo, ma neppure al Nord si scherza (i fuorisede Lombardi sono 32 mila)!

I motivi per cui si preferisce non modificare la propria residenza possono essere molteplici: per alcuni è una questione burocratica, per altri è il concreto interesse a partecipare alla vita politica del comune in cui si è cresciuti, magari in vista di un probabile ritorno al termine degli studi o del rapporto di lavoro.

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La domanda che si pongono questi 2 milioni di italiani alla vigilia di ogni voto è sempre la stessa: perché in quanto italiano non posso votare per le politiche, le europee o un referendum in un altro comune italiano diverso dal mio? In effetti, l’obbligo di voto presso il proprio luogo di residenza non ha alcun senso in elezioni diverse da quelle locali. Basterebbe un miglior coordinamento delle articolazioni dello Stato per impedire un improbabile voto doppio! È davvero così difficile introdurre una valida alternativa al voto tradizionale, eliminando gli ostacoli all’esercizio di questo diritto, conformemente al principio di uguaglianza sostanziale (art. 3.2 Cost.)?

Per scoprirlo è utile considerare le soluzioni adottate dagli altri Stati: voto anticipato (Danimarca, Finlandia), voto in diverso seggio (Paesi Bassi, Austria, Slovacchia, Polonia, Germania), voto per procura (Francia, UK, Belgio, Paesi Bassi), voto elettronico (abbandonato per i suoi rischi da Norvegia, Paesi Bassi, UK, Germania), voto per corrispondenza (Svizzera, USA, UK, Irlanda, Spagna, Germania).

Nonostante quest’ultima sia l’alternativa più consolidata, a causa del suo carattere non presidiato, la dottrina maggioritaria italiana da sempre la rifiuta per la scarsa affidabilità e segretezza, sostiene infatti che la soluzione più adatta al nostro ordinamento sarebbe il voto anticipato in quanto molto sicuro.

Ma non bastano le discussioni per risolvere i problemi, perciò molti fuorisede negli scorsi anni hanno fatto di tutto per far arrivare la propria voce alle orecchie del legislatore: lettere aperte, petizioni, manifestazioni.

Eppure ad oggi poco si è mosso. Dal 1994 gli italiani in mobilità temporanea all’estero possono votare per le europee. Nel 2016 gli italiani in Erasmus hanno potuto votare per la prima volta all’estero in occasione del referendum sulle trivelle. Per la stessa occasione, i fuorisede rimasti nei confini italiani si sono dovuti invece arrangiare facendosi delegare rappresentanti di seggio (come nel 2011 per i servizi pubblici e a fine 2016 per il referendum costituzionale), un escamotage indegno di una nazione in cui il popolo è sovrano! Per le politiche del 2018 e le europee del 2019 questo “trucchetto” non era previsto dalla legge elettorale, per cui molti italiani sono stati costretti all’astensione perché impossibilitati per questioni economiche od organizzative a viaggiare verso casa, nonostante i rimborsi (insufficienti) previsti per legge.

Diversi disegni di legge si sono succeduti e arenati: il ddl Ceccanti (PD) nel 2009per

gli studenti alle Politiche e le Europee, il ddl Occhiuto (UDC) nel 2011 per studenti e lavoratori al Referendum.

Entrambi proponevano la soluzione del voto per corrispondenza. A fine 2011 il ddl Pardi (IDV) proponeva il voto anticipato. La stessa soluzione è stata presentata nel ddl Vargiu (Scelta Civica) del 2014 e in alcuni emendamenti all’Italicum presentati (ma poi ritirati) da Russo (PD) nel 2015.

A fine 2018 è stato invece presentato il ddl Nesci (M5S) che propone il voto in diverso seggio solo per i referendum (ed europee ma limitatamente alla circoscrizione elettorale di residenza).

Per sbloccare definitivamente l’impasse, il Comitato “io voto fuori sede” sta preparando un ricorso alla Corte costituzionale, alla quale possono aderire gratuitamente in qualità di ricorrenti i fuori sede con residenza in Sicilia.

Per chiunque fosse interessato ad un completissimo approfondimento consiglio: bit.ly/votofuorisede!

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VOCI DAI CHIOSTRI: UNICATT

BENVENUTI IN...

UNICATT! UNIMI! POLIMI! LETIZIA BIGATTI Lettere moderne (Unimi)

FRANCESCO SAMPIETRO Interfacoltà Scienze Linguistiche e Letterature straniere - Scienze Politiche e Sociali (Unicatt)

GABRIELE CAVICCHIOLI Ingegneria fisica (Polimi)

Benvenuto in Unicatt!

Ciao! Benvenuto/a in Università Cattolica del Sacro Cuore!

Probabilmente, quando starai leggendo questo articolo, avrai già messo piede nella sede principale dell’ateneo a Largo Gemelli, o come viene chiamata di solito, semplicemente “Gemelli”: qui si trovano il Rettorato, il Polo Studenti (dove ci sono tutti gli uffici amministrativi), le Biblioteche, l’Aula Magna, il Bar Centrale e ovviamente le aule in cui si tengono le lezioni.

Quando ti sarai recato qui per consegnare i documenti per l’iscrizione, sicuramente avrai notato una cosa: per arrivare all’Area Matricole c’erano dei cartelli che ti guidavano lungo i due chiostri. Questo mi porta a dirti la cosa più importante che svilupperai in Cattolica: il senso dell’orientamento.

Infatti la Cattolica, come del resto molti altri atenei, ha diverse sedi sparse per la città, te ne cito giusto alcune a titolo d’esempio (tutte le sedi prendono il nome dalla via in cui si trovano): la già citata Gemelli, Carducci, Sant’Agnese, Buonarroti e infine la sede di Morozzo della Rocca.

Bene, ora che ti ho dato le informazioni di rito, passiamo alle cose interessanti che puoi vedere a Gemelli: la prima cosa che noterai è che nel secondo chiostro vedrai dei cartelloni appesi,

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sono le affissioni dei vari gruppi studenteschi che hanno le loro aule proprio nel secondo chiostro. Un’altra cosa che sicuramente vedrai lì è il salto della siepe da parte dei neolaureati: nulla di più che un gesto scaramantico. Tradizione vuole che chiunque attraversi il giardino di uno dei due chiostri vedrebbe infrante le proprie

possibilità di laurearsi. Un altro luogo interessante è il cosiddetto “Giardino delle Vergini”, che è riservato alle sole studentesse: quei maschi sciagurati che vi osassero entrare, anche solo per errore, verrebbero subito accolti dagli sguardi, decisamente poco amichevoli, delle colleghe, che li inviterebbero a girare i tacchi immediatamente (ti parlo per esperienza personale).

Ti dirò di più, leggenda vuole che Padre Agostino Gemelli in persona controllasse, dalle finestre del Rettorato, che nessuno osasse disturbare!

Infine, oltre a consigliarti di andare al Welcome Day della tua facoltà e soprattutto all’incontro con il tuo tutor di gruppo, il consiglio più importante che ti posso dare è quello di fare rete con i tuoi colleghi (o compagni di corso).

Non pensare infatti che l’Università sia fatta solo di libri, lezioni ed esami.

Essa è fatta soprattutto dalle amicizie che creerai durante questi anni: magari entrando in un gruppo studentesco oppure spendendo del tempo con i tuoi compagni, anche al di fuori dall’Università. Ti assicuro che questi legami non solo ti faranno godere a pieno la bellezza di questo periodo della tua vita ma anche la fatica dello studio sarà minore perché la condividerai assieme ad altri.

Detto questo non mi resta che augurarti in bocca al lupo, matricola!

Cara matricola!

Benvenuta all’Università degli Studi di Milano, conosciuta anche come la Statale. Si tratta del più grande ateneo milanese e lombardo per dimensioni e numero di studenti. Fondata nel 1923 nel palazzo rinascimentale della Ca’ Granda, la Statale comprende 10 facoltà e numerose Scuole appartenenti a molteplici aree disciplinari, da quella scientifico-medica a quella umanistica.

L’università è organizzata in diverse sedi che ruotano attorno alla sede centrale di via Festa del Perdono.

Perché scegliere l’UniMi? - Perché è un ateneo con un’offerta formativa molto ampia (76 corsi di laurea triennale e a ciclo unico, 60 corsi di laurea magistrale) - perché è situata in una città vivace e ricca di iniziative capace di attrarre giovani da tutta Italia ma anche dall’estero - perché promuove numerosi progetti culturali, offre molte occasioni per arricchire la propria formazione personale e per favorire lo scambio e la conoscenza tra studenti. (continua a pagina 18)

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Cose utili da sapere Il primo passo è imparare ad utilizzare il nuovo sito dell’Ateneo (www.unimi.it), quello del tuo dipartimento specifico e del tuo corso di laurea dove potrai trovare tutte le informazioni indispensabili come gli orari dei corsi, i programmi, i servizi e le agevolazioni. L’Università degli Studi di Milano mette infatti a disposizione diverse borse di studio a seconda del reddito e del merito scolastico: le Borse di studio regionali o DSU, le Borse d’Ateneo (entrambe con scadenza al 30 settembre) e le Borse di merito. È possibile anche partecipare ai bandi per le collaborazioni studentesche che permettono di lavorare presso le biblioteche o i dipartimenti.

I luoghi chiave La Statale dispone di un ottimo sistema bibliotecario, che comprende 21 biblioteche situate nelle diverse sedi dell’Ateneo. È possibile studiare, effettuare prestiti anche interbibliotecari e fare fotocopie. La biblioteca non è il solo luogo chiave: ci sono le mense e i punti ristoro (dotati di microonde), le aule informatiche e le nuove casette dell’acqua.

Curiosità e tradizioni Se ti capiterà di entrare nel cortile della sede centrale durante le sessioni di laurea, probabilmente avrai l’occasione di vedere i novelli laureati destreggiarsi nel salto della siepe, un vero e proprio rito di passaggio sconsigliato a chi non ha raggiunto il traguardo della laurea.

Il motto dell’Università, che ogni buona matricola deve conoscere, è Scientia illuminans dignus mentre il logo presenta la raffigurazione della dea Minerva, simbolo della Sapienza.

Quali sono gli appuntamenti da non perdere?

In primo luogo la cerimonia di apertura dell’anno accademico che si tiene ai primi di febbraio in Aula Magna con il canonico saluto del rettore Elio Franzi-

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ni. Nel mese di aprile la sede centrale ospita nei suoi chiostri le istallazioni del Fuori salone, importante evento del design internazionale. Un altro appuntamento è la Festa di primavera presso Città Studi, organizzata dagli studenti delle facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari. Il MEETmeTONIGHT, invece, è un evento che si inserisce nella “Notte bianca dei ricercatori” al fine di divulgare le scoperte scientifiche. Infine, se sei un appassionato di sport, Campionati di Facoltà fanno al caso tuo!

Il politecnico in pillole Raccontami un po’ la storia del Poli.

C’è magari qualche studente famoso?

Sicuramente due nomi importanti del Politecnico sono Renzo Piano, laureato alla Facoltà di Architettura e oggi architetto famoso in tutto il mondo, e Giulio Natta, Premio Nobel per la chimica per l’invenzione del Polietilene. In poche parole, Natta è l’inventore della plastica. A questi se ne aggiungono molti altri. Il Politecnico di Milano è il più antico ateneo della città ed è da più di 150 anni che da questa università escono i

migliori fra gli ingegneri gli architetti e i designer di tutta Europa e del mondo. Alcuni di essi sono poi insospettabili: voi avreste mai detto che Elio di “Elio e le storie tese” è laureato in ingegneria elettronica proprio al Politecnico?

Come si sopravvive al Poli?

Nessuno lo nega, il Poli è una brutta bestia. I professori pretendono che teniamo ritmi altissimi. Non si può cincischiare né rimandare al giorno dopo. In fondo l’università ci dà molto ma pretende da noi altrettanto.

Sicuramente è importante prendere in fretta il ritmo della vita universitaria e non lasciarsi indietro gli esami ma è anche fondamentale che il Poli e lo studio non occupino la tua vita interamente. Ognuno ha bisogno di una valvola di sfogo…

Come in tutte le cose bisogna trovare il giusto equilibrio.

Cosa rende il Politecnico unico?

Escludendo il fatto che sia difficile entrare e impossibile uscire? A parte gli scherzi, il Politecnico è unico per quantità di opportunità offerte ai suoi studenti. All’interno dell’ateneo vi sono una marea di attività extracurricolari organizzate dall’università stessa, e dalle diverse associazioni studentesche, che animano la vita dell’ateneo. Corsi di programmazione, gite fuori porta o all’estero, eventi culturali di ogni tipo, attività sportive (al Campus Leonardo è possibile usufruire del campo di atletica di Città studi, il Giuriati) e persino feste e concerti. Insomma, ce n’è per tutte le tasche.

Un consiglio: per non perdervi nulla date spesso un occhio alla newsletter del Poli, il “Politamtam” (come vi accorgerete presto il Politecnico ha pessimo gusto in fatto di nomi e acronimi.).

Avete qualche tradizione particolare come alla Statale o alla Bocconi?

In realtà no, siamo tipi molto pragmatici.

Non abbiamo salti della siepe, leoni, o altri riti scaramantici. Tuttavia, una cosa simpatica c’è: ogni edificio e ogni aula sono rigidamente identificati da un numero, ma

siccome la fantasia di professori e studenti è vivace e originale ai vari edifici vengono assegnati dei nomignoli: il “Trifoglio”, la “Nave”, il “Sommergibile”, l’aula “Spaccaculi” ecc.

Se mai volessi venire a un incontro della FUCI, dove potrei trovarvi?

La FUCI al Politecnico si fa ospitare dall’oratorio San Pio X, accanto alla chiesa che si affaccia su Piazza Leonardo da Vinci. L’ingresso si trova su via Villani e di solito ci troviamo nelle salette al primo piano.

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LA NOSTRA FEDERAZIONE

MARCO DEMO Giurisprudenza

COSA SIGNIFICA F.U.C.I.?

Se è la prima volta che ti imbatti nella parola FUCI, probabilmente ti starai chiedendo che cosa significhi. Queste quattro lettere formano un acronimo che per esteso è Federazione Universitaria Cattolica Italiana.

Di primo impatto può sembrare una realtà difficile da capire, ma non preoccuparti perché in realtà la FUCI è molto di più di un nome strano.

Con ordine cercherò di spiegarti ogni parola di questo acronimo.

Innanzitutto Federazione significa che non siamo solo a Milano a vivere questo tipo di esperienza universitaria, ma ci sono tanti altri studenti in Italia che seguono un percorso comune.

In tutto il nostro Paese sono numerosi i gruppi universitari che vanno da Padova a Genova, da Bologna a Roma fino a Messina e Ragusa! E per questo motivo c’è anche la parola italiana.

Essere federazione vuole dire essere gruppo in Università, quindi vivere con gli altri fucini di altre facoltà della propria Università un percorso unico fatto di fede, ricerca e amicizia; ma al contempo si è anche qualcosa di più grande, che va ben oltre i confini della nostra Università o della nostra città universitaria e si estende in tutta l’Italia.

La Federazione assume un significato ampio che permette di conoscere persone nuove e realtà diverse dalle quali si è soliti frequentare.

Il livello federativo si vive in molte occasioni durante l’anno, ma sono due gli eventi degni di nota: il Congresso Nazionale e la Settimana Teologica di Camaldoli.

Il Congresso consiste in quattro giorni in cui tutti i fucini si riuniscono in una

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città italiana per discutere del tema dell’anno e far emergere il pensiero della federazione su una data questione. È un momento di ricerca, ma anche il momento per eccellenza in cui si possono incontrare tutti i gruppi d’Italia.

L’altro evento cardine della vita federativa è la Settimana Teologica di Camaldoli che consiste in sette giorni in cui i fucini vengono accolti nel monastero di Camaldoli, in Toscana, per riposarsi e per approfondire in maniera più estesa un tema che viene scelto tra le mozioni di indirizzo presentate al Congresso.

Non è però solo un momento di studio, ma anche un momento in cui ci si può rilassare immersi nelle tranquille foreste del Casentino oppure si possono fare passeggiate o divertirsi nei momenti di convivialità.

La seconda parola è Universitaria. È un elemento decisivo dell’identità fucina perché il percorso della FUCI si svolge solamente mentre si è studenti universitari.

Avere scelto di andare all’università e continuare nella propria formazione significa che si ha una particolare predisposizione per la vocazione alla Ricerca: la volontà di approfondire le varie questioni che interessano la vita di ogni persona, ma con un approccio critico tipico del metodo universitario.

Il valore di questa parola lo si scopre vivendo il gruppo e partecipando ai vari incontri, che consentono di vivere un percorso di fede accompagnato dalla voglia di conoscere e approfondire, in ottica cristiana, le questioni dei nostri tempi.

quanto ha appreso nel corso dei propri studi universitari. Si sviluppa così una condivisione fraterna di conoscenze nell’ottica di una comunità cristiana viva e sveglia!

La parola che però racchiude e dà senso alla FUCI è Cattolica. Tutte le attività che i gruppi svolgono sono tenute insieme dalla fede comune in Gesù Cristo e nel messaggio evangelico.

La conoscenza e l’approfondimento possono essere possibili solo se esistono dei valori comuni condivisi tra tutti i fucini. L’ecclesialità viene vissuta intensamente nel gruppo mediante il confronto intellettuale e la fede. La preghiera, che è il momento più importante nella vita del cristiano e anche dello studente universitario, viene vissuta con approccio intellettuale. Il gruppo si avvicina alla lettura della Bibbia nella Lectio Divina. La Chiesa è una comunità di persone diverse tra loro, ma che condividono una visione comune sulla vita e sul mondo. Questa visione riesce a tenere uniti i vari fucini nella vita universitaria.

La FUCI è un’esperienza unica e incredibile! Però per capirla la si deve vivere!

Il gruppo permette di fare ciò attraverso un percorso che è unitario e che cerca di tenere insieme i vari saperi nello studio di un tema che viene scelto dallo stesso gruppo durante l’assemblea programmatica.

Al contempo, l’unità dei saperi non fa perdere l’unicità degli stessi e quindi ogni tema viene approfondito sotto ogni punto di vista, quindi teologico, filosofico, giuridico, economico e via dicendo! Ognuno può apportare al gruppo le proprie conoscenze e

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IL FUORISEDE DISPERATO La giornata del giovane studente universitario viene trascorsa per lunghe ore all’interno della facoltà, il che presuppone che spesso si sia in loco anche durante l’orario di pranzo.

Pertanto sarebbe ottimale trovare una soluzione in grado di poter perlomeno ottimizzare la dieta con il costo, senza lasciare da parte il fatto di stare in compagnia con altri studenti per una chiacchierata tra una lezione e l’altra.

Come presto la matricola si accorgerà, vi sono disparati luoghi e molteplici alternative. Non è raro trovare punti di facile aggregazione (anche fantasiosi come può essere una scalinata) con un discreto gruppetto di studenti intenti a mangiare cibo d’asporto o la classica schiscetta, scaldata nei microonde a disposizione.

In ogni caso vi è pur sempre la possibilità

di poter usufruire del servizio mensa (molti dei predetti studenti avranno probabilmente tra le mani le scatole d’asporto della mensa), in maniera convenzionata con un’apposita borsa di studio oppure pagando il prezzo pieno, il quale solitamente non supera i 7 €.

Questi luoghi durante l’ora di pranzo letteralmente pullulano di studenti, e

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POLLINO lo Chef Fucino

non è neppure così inusuale vedere anche il corpo docenti tra gli avventori.

In effetti, la mensa dà la possibilità a chi usufruisce di poter scegliere tra diverse tipologie di cibi, garantendo una discreta alternanza di piatti e le sale dove ci si può accomodare ai tavoli per mangiare sono anche un luogo di aggregazione.

Andando con ordine, la Statale offre tre spazi mensa: uno in Via Golgi in Città Studi, nei pressi dei dipartimenti scientifici, la seconda nella sede centrale in Via Festa del Perdono e la terza in Via Santa Sofia. Proseguendo con gli atenei, la Cattolica offre un servizio mensa nella sede centrale presso l’ingresso in Gnomo, e inoltre sono a disposizione degli sconti presso altre attività di ristorazione. Infine, per quanto riguarda il Politecnico, sono presenti due postazioni mensa: la prima si trova all’interno del Campus di Leonardo, nei pressi del tunnel che collega i dipartimenti di ingegneria e di architettura; la seconda si trova in Via Golgi, ovvero poco dietro la sede vicino ai dipartimenti scientifici della Statale, e in entrambe sono ubicati diversi forni microonde a disposizione degli studenti.

ISTANTANEE D’ESTATE

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I PROSSIMI APPUNTAMENTI...

Università Cattolica:

- Aperifuci il 10 e 17 settembre presso la saletta Fuci, sotto la scala F, al pianterreno (Ingresso Gnomo, sede Gemelli).

- Banchetti fuori dall’università il 5,9,10,16,17,23,24,26,27 settembre e l’1 ottobre dalle 9 alle 12 e dalle 13 alle 15.

Università Statale:

- Assemblea di gruppo il 27 settembre presso via Sant’Antonio 5 (secondo piano) - Aperifuci il 26 settembre, 3 e 10 ottobre alle 16.45 presso via Sant’Antonio 5 (secondo piano)

Città Studi:

- Banchetti dal 16 settembre al 4 ottobre, dalle 12 alle 18 presso piazza Leonardo da Vinci.

Appuntamenti diocesani:

- Aperitivo per i fuori sede il 17 ottobre - Settimana di Convivenza dal 20 al 26 ottobre - NoPanic per studenti al penutlimo e ultimo anno di superiori il 16 e 17 novembre Per eventuali informazioni o modifiche a date, ore e luoghi consulta le pagine facebook Fuci Milano Statale, Fuci - Gruppo “G. Lazzati” UCSC, Fuci Milano Città Studi.

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LA MIA ESPERIENZA!

Ciao! Sono Miriam, studentessa di Scienze della Formazione Primaria presso l’Università Cattolica. Ho scoperto la FUCI per caso, in un giorno in cui mi aggiravo tra i chiostri alla ricerca di un’aula studio e all’improvviso ho trovato una porta bianca. Ero indecisa se aprire o meno quel misterioso varco.

Prima di decidere di entrare nel gruppo mi sono documentata e ho riflettuto su cosa volessi realmente fare e alla fine ho trovato ciò che ho sempre sperato: un gruppo di ragazzi della mia età che condivide i miei stessi ideali e ha un’apertura mentale tale da potersi confrontare e ascoltare a vicenda, pacificamente e intelligentemente, nel rispetto degli altri.

In FUCI ho potuto vivere pienamente e attivamente delle esperienze formative, spirituali e di amicizia uniche e indimenticabili che mi hanno arricchita moltissimo. Inizialmente non mi ritenevo in grado di fornire un aiuto soddisfacente, ma dopo il primo incontro ho capito che mi sbagliavo e che insieme si apprende e si dà vita a idee uniche.

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Ciao! Sono Lorenzo, frequento il quarto anno di giurisprudenza alla Statale e sono un fucino dal primo. I primi mesi di corso sono quelli in cui è necessario ambientarsi, capire dove ci si trova e superare il divario con le superiori. I ragazzi della FUCI, nonostante non conoscessi nessuno di loro, sono stati fondamentali.

Mi hanno accolto con entusiasmo, cura e attenzione: l’università, da semplice luogo di lezioni ed esami, è diventata la mia seconda casa. Capita spesso di trovarsi a chiacchierare, lamentarsi, gioire, confrontarsi, pranzare, pregare e studiare insieme. Come si fa a stare senza la Fuci?

La FUCI mi ha permesso di andare oltre le lezioni, gli esami e le nozioni. Oggi è indispensabile avere una formazione a 360° che, oltre alle conoscenze, porti a riflettere su sé stessi per acquisire un metodo critico che ti possa accompagnare tra studio e fede e possa guidarti nelle scelte più importanti della tua vita. La FUCI si occupa di questo da 123 anni, basta chiedere a chi ha vissuto questa straordinaria esperienza (o a Wikipedia) per rendersene conto!

Siamo studenti universitari presenti in molte città d’Italia, che cercano di vivere al meglio un’esperienza formativa personale utile al loro futuro, secondo un particolare stile di fede, approfondimento e relazione.

I percorsi che portiamo avanti a livello di gruppo riguardano il mondo universitario, socio-culturale e spirituale. Con impegno e costanza ci adoperiamo affinché nella nostra città la presenza in università sia la più costruttiva possibile.

Tutto questo è la F.U.C.I. acronimo di Federazione Universitaria Cattolica Italiana.

A Milano sono presenti due gruppi, uno presso l’Università Statale e l’altro presso l’Università Cattolica.

Come Contattarci FUCI CITTÀ STUDI Sofia: 339 6706264 fucimilano.cittastudi@gmail.com

Per ogni altra informazione: FUCI MILANO DIOCESI Marta: 340 5027673 fucimilano@gmail.com

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Tindara: 371 1781174 fucimilanostatale@gmail.com UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE Lisa: 333 6844307 presidenzafuci.ucsc@gmail.com

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