FuoriOrario N°2 Anno XXXI (Dicembre-Gennaio)

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N2°

Anno XXXI

Dicembre-Gennaio 2017

La Fondazione di Roma

Ăˆ davvero stata fondata da Romolo?

Lo Storto

Un nuovo protagonista della skyline

Anziani in affido

La nuova legge della regione veneto

THE LIGHTS ARE ON!


INDICE EDITORIALE (La Redazione)

pag. 1

PAROLE DI VITA (Michael Guancini)

pag. 2

L’UNIVERSITÀ COME LUOGO D’INCONTRO CON SE STESSI (Luca Di Lorenzo)

pag. 4

LA FONDAZIONE DI ROMA TRA MITO E REALTÀ. (Gabriele Becciolini)

pag. 6

IL FUORISEDE DISPERATO (Pollino lo Chef fucino)

pag. 9

GEOGRAFIA, CHE PASSIONE! (Valentina Capocefalo)

pag. 10

MILANO SI SLANCIA VERSO L’ALTO (Ruggero Barelli)

pag. 10

ERASMAC: The journey of an ERASMUS student with AC (Joanna Wdowin)

pag. 12

INSTANTANEE D’AUTUNNO

pag. 15

ANGOLO DEL GIURISTA (associazione elsa)

pag. 17

ANZIANI IN AFFIDO (Lucilla Incarbone)

pag. 18

C’È MUSICA NELL’ARIA: La musica Indie (Cecilia Benetti)

pag. 21

GUARDA E IMPARA: The Maddler (Mattia Bizzozero)

pag. 22

IL PIACERE DELLA LETTURA: Il Natale di Flavia de Luce (Francesca Bertuglia)

pag. 23

RIDICI SU...

pag. 24

RESPONSABILI REDAZIONE Francesca Bertuglia Lucilla Incarbone RESPONSABILE GRAFICA Massimiliano Puppi DIRETTORE RESPONSABILE Paolo Nuvola DIREZIONE, REDAZIONE via S. Antonio, 5 - 20122 Milano EDITORE Coop. Culturale In Dialogo s.r.l. Milano. Registrato presso il Tribunale di Milano, n. 113 del 16/02/1987 Milano, 11 Marzo 2014 Anno XXIX n. 1 Stampato con il contributo dell’Università derivante dai fondi previsti per le attività culturali e sociali.

*copertina a cura di Cecilia Benetti

COLLABORATORI Cecilia Benetti Erika Vittoria Conforti Gabriele Becciolini Joanna Wdowin Luca Di Lorenzo Michael Guancini Mattia Bizzozero Ruggero Barelli Valentina Capocefalo


EDITORIALE

Un Buon Natale di Luce a tutti E alla fine, come tutti gli anni, arriva Natale, la temperatura scende, le giornate si accorciano e le luci si accendono. L’atmosfera del Natale è proprio magica. Tutti noi, da bambini, attendevamo questo momento per poter, oltre che ricevere regali non lo negate, contare gli alberelli di natale viaggiando in macchina. Oggi, ovviamente, nessuno di noi lo fa più (forse), ma rimane quell’aspetto magico dell’attesa delle luminarie di Natale. Pensando ad un titolo per il nostro giornale le luci sono state la prima cosa che ci è venuta in mente, perché? Ma proprio perché questa edizione del giornale uscirà con le luci delle città che si accendono per le strade, con i fuorisede che tornano finalmente a casa, con S. Ambrogio, Natale, l’albero e il presepe; ma non solo, vi accompagnerà a capodanno e inaugurerà l’anno nuovo con voi. Guarderà la Befana portare dolci ai grandi e ai piccini, vi terrà compagnia per la sessione di esami, vi distrarrà dallo studio con i suoi sudoku intriganti e vi ricorderà i propositi per l’anno nuovo. E soprattutto sarà la luce a ricordarci che dobbiamo tenere strette nel cuore le nostre idee, i nostri progetti e i nostri sogni, quanto più ci fa stare bene, insomma, quanto abbiamo portato avanti, realizzato e faticato durante un anno intero, oppure soltanto desiderato. La luce che portiamo dentro di noi così ci

farà da guida, e ci preparerà ad essere “la luce del mondo” che vogliamo. Ecco, in questo numero di FuoriOrario volevamo questo: accompagnarvi attraverso il freddo di questi mesi invernali che solo la magia del Natale riesce a scaldare. Buona lettura, buon natale e felice anno nuovo da tutto il team della redazione.

LA REDAZIONE

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PAROLE DI VITA

MICHAEL GUANCINI Seminario Arcivescovile di Milano - II Teologia

Attendere l’inatteso Si usava, anni fa, scrivere lettere. Con stupore, qualche giorno fa, mi è capitato di riceverne una. Una di quelle lettere di carta, scritta a mano, spedita in una busta con francobollo. Da qui ho iniziato a riflettere sull’Avvento, tempo di attesa, come quella che ha accompagnato per anni chi aspettava con impazienza una lettera. Che quasi dispiaceva aprirla subito. Si esitava per non far scivolare via con troppa leggerezza quel momento. E se Gesù arrivasse proprio come una lettera? E se la nostra attesa del ritorno di Gesù fosse come l’attesa di una lettera d’amore? Come disporci ad attenderla, che siamo certi sia stata scritta - con inchiostro rosso sangue ma non sappiamo quando sarà spedita? Rubo la risposta a un “esperto di lettere”, un poeta francese di nome Christian Bobin. «L’attesa è un fiore semplice. Germoglia sui bordi del tempo. Ci chiede soltanto di lasciarla fare, per il tempo che ci vuole, per le notti di cui ha bisogno. La nostra attesa viene sempre soddisfatta di sorpresa. Come se la vera formula dell’attendere fosse questa: non prevedere niente, se non l’imprevedibile. Non aspettare niente, se non l’inatteso». Sembra un paradosso, ma forse per attendere Gesù non serve far altro che educarci all’inatteso. Recuperare uno sguardo che sappia stupirsi, perché Gesù non tornerà come e quando ce lo aspettiamo, ma come un ladro, all’improvviso (cfr 1Ts 5,2; Ap3,3 e passim). Se non sapremo più stupirci, non sapremo più riconoscere Gesù, perché i nostri occhi non sapranno più andare oltre i nostri calcoli, i nostri recinti, i nostri schemi. Occhi che si stupiscono, invece, che vedono cioè l’inaspettato e lo sanno riconoscere. Questi sono gli occhi della fede. Avvento allora come attesa di Qualcuno di inatteso, di Qualcuno che ci stupisce. Ci stupisce perché Altro. Altro da come ce lo immaginiamo, Altro che si manifesta a noi già qui, oggi, nell’altro, nel volto del fratello e della sorella accanto a noi. Ecco che il tempo dell’Avvento diventa tempo dell’accoglienza, non solo di Cristo, ma anche e soprattutto dell’altro.

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Come percorrere il cammino dell’incontro, della relazione con il nostro prossimo? Anzitutto serve riconoscere l’altro nella sua unicità, nella sua dignità di essere umano. Riconoscere il valore irripetibile della sua vita. Formidabili in questo senso le parole della filosofa ebrea Judith Butler: «non ci sono vite che non sono degne di lutto pubblico». Se non siamo in grado di accogliere l’altro nella nostra vita, non saremo in grado di accogliere Gesù, il Veniente, perché non saremo in grado di riconoscerlo. Lui che è l’Altro per eccellenza. Certo, lo straniero, il diverso, il povero, lo sconosciuto sono quasi sempre ospiti non “piacevoli”. Per questo occorre un atteggiamento che accetti anche di non capire l’altro e tuttavia tenti di praticare nei suoi confronti il rispetto e la conpassione. Grazie all’interazione con l’altro si giunge all’integrazione, «che non è assimilazione, ma conoscenza e rispetto delle differenze, esclusione di qualsiasi discriminazione, in una logica di uguaglianza senza che l’altro sia ridotto a me. Solo così l’incontro con il diverso si fa realmente apertura all’incontro con Dio» (E. Bianchi). E aggiunge ancora: «ci attende un lungo cammino: in questa nuova stagione dobbiamo diventare competenti della complessità, esperti della diversità, capaci di incontrare e di comunicare con uomini e donne che vengono da altre esperienze e percorrono strade diverse dalle nostre... Gli altri non sono l’inferno: sono la nostra beatitudine su questa terra». Solo così potremo riconoscere Gesù quando tornerà: allenandoci a guardare il volto dell’altro. Per poi scoprire che proprio quell’uomo, quella donna, ha già qualcosa del volto di Gesù. Questo solo, allora, vorrei chiedere al Signore, per me e per ciascuno, in questo Avvento: riscoprire la ricchezza del volto dell’altro. Del resto è Gesù che ce lo insegna. Lui, scrutatore di volti.



SPIRITUALITÀ

L’Università come luogo d’incontro con se stessi Spiritualità personale significa vigilanza e apertura. Non solo io sono, non solo io vivo ma sono consapevole del mio essere e del mio vivere. E tutto in unico atto. - Edith Stein.

Può sembrare difficile e complesso comprendere questa profonda citazione di una donna mistica e filosofa, tra le più grandi pensatrici del Novecento, ma la comunicazione diretta che ci offre è che l’uomo oltre ad essere semplice faber è anche e soprattutto viator e contemplator. La spiritualità è ciò che costituisce profondamente l’essere umano, lo abita e gli permette di colmare e individuare l’orientamento di senso per la propria vita. L’apertura e la vigilanza della propria spiritualità personale è elemento che rende l’uomo capace di creatività, produttività, di realizzarsi nell’ambiente in cui vive e di poter camminare su una via, un percorso ben tracciato che conosce una già meta in cui sostare. Non è ora difficile captare che la spiritualità è essenziale per vivere, che vive in noi, che è anche preghiera ma non solo: è soprattutto la cura della nostra interiorità e di tutto ciò che ha che fare con le cose dello spirito. Nella sua essenzialità non può sparire dai nostri contesti e dai luoghi in cui viviamo. Parte della nostra esistenza la trascorriamo sui banchi e nelle grandi aule di scuole e università , dove ci formiamo come uomini e mettiamo le radici e saldiamo i diversi saperi che diventano arrichimento del nostro divenir persona. Tuttavia il nostro sapere non è concluso dall’acquisizione di sole nozioni

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LUCA DI LORENZO Filosofia

IN PILLOLE Spiritualità e Università non si possono scindere l’una dall’altra: sono due dimensioni che appartengono a tutti, con sentire e profondità diverse, e rimandano a luogo d’incontro e di comunione. Spiritualità e Università rimandano all’uomo e alla sua umanità, al fatto che egli ripensi alla sua vita definendo un’interiorità compiuta. e concetti ma sono l’inglobamento di una sapienza più grande e articolata in quanto diviene nostro il sapere di altri uomini, una sorta di trasmissione di esperienze che ci rende interiormente completi. Questa sorta di passaggio di saperi avviene in particolar modo nel mondo universitario dove si collocano milioni di giovani e non, che, spronati dalle proprie ambizioni e desideri, si inseriscono nel percorso di studio più opportuno, che più li realizza. Dunque non possiamo affermare che università e spiritualità sono sganciate uno dall’altro, che sono due percorsi diversi. Non può esistere un sapere che non sia interiormente custodito e saputo, non esiste un esteriorità della vita senza un interiorità. Perché la spiritualità, come poi l’università, appartiene a tutti! In questi termini l’università è giustamente compresa come tempio dei valori universali e della spiritualità laica e religiosa. Tuttavia nella nostra epoca soprattutto i giovani e gli studenti tendenzialmente tengono fuori dalla propria vita la propria dimensione spirituale, o, se vogliamo dirlo in termini ancora più laici, la propria


dimensione interiore. Spinti infatti ad essere simulacri della contemporaneità e della massa si sta perdendo una parte importante della propria persona, l’origine e chiaramente in questo mondo senza interiorità la questione della verità non ha più alcun posto. I luoghi di studio e di confronto, le aule, le biblioteche sono chiuse nello spettro dell’omologazione che non lascia posto alla ricerca della mia verità e del mio sentire. E’ sempre più facile sentir parlare di “crisi della persona”; arrivati ad una certa tappa del proprio percorso di studio, si perde l’orientamento, l’orizzonte, il fine. Pare che il buio sia l’unica cosa che occupa testa e cuore. La mania di autorealizzazione prende il sopravvento in un’esteriorità aberrante e per niente sincera, l’inabissamento del vero sapere è compiuto, non sono più all’università, ma nella singolarità solitaria. Si arriva spesso al punto di non ritorno per chiedersi che forse oltre a questa esteriorità plastica siamo interiorità guaritrice. La perdita della spiritualità è sinonimo di perdita di ogni contatto con Dio. Dunque cambia il modo di pensare la propria vita, vogliamo non cambi il modo di vedere Dio? Chiaramente questo è un dato che si registra in ampio spettro, ma non è la totalità.

per il bello e per le cose essenziali, alle relazioni buone, ci lascia entrare nello spazio dell’armonia più profonda di noi stessi guidandoci sui passi per rientrare in noi stessi, guardarci e leggerci e infine uscire per decidere noi stessi ciò che veramente desideriamo, che ci lascia assaggiare piccole dosi di felicità. L’università è e deve sempre più divenire luogo d’incontro con l’interiorità umana per definirsi pienamente compiuta.

Per fortuna tanti studenti e giovani proprio negli anni dello studio approfondiscono la propria conoscenza di sé, di ciò e di chi li circonda, di Dio. Lo studio fatto per bene è strumento di grande spiritualità, basti pensare ai grandi classici che finiscono sotto i nostri occhi, che grande dono per l’anima! Un’università che è a misura d’uomo è inoltre capace di far ritornare l’uomo a ripensare la propria vita, che ritorna in un’autentica relazione con Dio, con gli altri, con se stesso. Un mondo universitario che motiva con passione al sapere e alla conoscenza attraverso la preghiera, il silenzio, l’amore

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LA NOSTRA STORIA

La fondazione di Roma tra mito e realtà

GABRIELE BECCIOLINI Lettere Classiche

IN PILLOLE

Quasi tutti sanno che Roma fu fondata nel lontano 21 aprile del 753 a. C. da colui che fu considerato il primo dei sette (o presunti tali) re di Roma: Romolo. Ma cosa si nasconde dietro a questa fondazione mitica? Davvero Roma è frutto di un atto volontario da parte di un personaggio dalla dubbia esistenza storica? A queste domande stanno cercando di dare una risposta concreta storiografi e archeologi moderni, dibattendo proficuamente su quanto mito e realtà possono davvero coesistere nel panorama storico arcaico.

La nascita della città di Roma è inevitabilmente il risultato di un processo lungo e complesso, che si inserisce in trasformazioni politiche, archeologiche, culturali della civiltà antica. E altrettanto inevitabilmente se ne continuerà a dibattere.

Il problema delle origini di Roma e del suo sviluppo in età arcaica è stato affrontato in modi molto diversi. Com’è ben noto, la leggenda delle origini è stata narrata da autori della letteratura come Cicerone, Virgilio, Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso, che però scrissero in un periodo più recente rispetto alla nascita dell’Urbe; la tradizione leggendaria, infatti, è codificata e fissata una volta per tutte solo in quel periodo della storia romana, attraverso opere come l’Eneide, nella quale si narra però solo una delle versioni della leggenda.

di Carandini (tra cui il famoso muro di Romolo datato circa VIII secolo a.c.) e nell’interpretazione delle fonti; secondo Ampolo, sul piano metodologico occorre innanzitutto un’analisi critica delle fonti dal momento che i dati archeologici non possono provare da soli la storicità di interi racconti mitici, molto dubbi e soprattutto dotati di una loro logica propria.

Una conoscenza approfondita della storia degli studi, della storia della storiografia e della cultura, consente di comprendere problemi e idee che caratterizzano le ricerche e le interpretazioni delle fonti. Una Si inseriscono proprio qui i due filoni errata sovrainterpretazione dei dati inoltre, di studi principali e made in Italy: una comporta un enorme errore metodologico, parte cappeggiata da Andrea Carandini, che secondo Ampolo è contraddistinta archeologo nonché docente presso l’Università La Sapienza di Roma, dal termine di ‘concordismo’. Pertanto che vede in Romolo un fondatore è necessario procedere con cautela nella autentico, un condottiero di coloniale ricostruzione storica, avendo ben presente e greca memoria, storicamente esistito; che la giusta interpretazione delle fonti dall’altra troviamo Carmine Ampolo, letterarie e dei dati archeologici costituisce storico e archeologo presso la Scuola la chiave di lettura corretta per la nostra Normale Superiore di Pisa, che rifiuta ricerca, ma allo stesso tempo, bisogna categoricamente il mito della nascita di tenere in considerazione che, se mal Roma. Il dibattito infuria soprattutto a interpretati, i dati da noi raccolti nel corso seguito delle recenti scoperte archeologiche dei secoli possono distogliere lo sguardo

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dal “vero storico”. Roma, dunque, diventa città quando possiamo scorgere la presenza di un socio-religious focus, ovvero un centro di riunione periodica con importanza religiosa; esso ha senso in una città antica solo se riferito ad un culto civico che abbia anche il valore di simbolo politico della comunità. Pertanto fin da subito, notiamo come Ampolo elimini l’ipotesi tradizionalista di un guerriero; il valore storico della leggenda per i moderni, si riduce alla storia della leggenda stessa. Roma infatti non fu fondata il 21 aprile del 753 a.C. o in qualsiasi anno nel corso dell’VIII secolo. La nascita della città è il frutto di un processo lungo e complesso che si inserisce nelle grandi trasformazioni avvenute nell’Italia tirrenica fino alla seconda metà del settimo secolo, quando si realizzò l’idea di città-stato; questa idea è documentabile archeologicamente sul suolo stesso di Roma consentendo di individuare i “segni” della città di Roma nel centro civico, nei suoi aspetti politici e religiosi (culto di Vesta, divinità poliadiche, Comizio), perché il nesso tra alcune manifestazioni cultuali e la realtà strutturale della comunità antica è profondo e strettissimo, sia da un punto di vista logico che da un punto di vista storico; il simbolismo politico era così importante per la comunità civica che difficilmente può

essere considerato un fattore secondario o recente, esso deriva direttamente dalla struttura della città antica, dal suo essere una comunità. L’VIII secolo dunque non è l’epoca in cui Roma venne davvero alla luce. La figura di Romolo è una pura rappresentazione del lungo processo evolutivo della città: esso rappresenta l’unità di un popolo, specialmente nelle sue più importanti istituzioni. Delle origini di Roma, per fortuna, si discute e si continuerà a discutere: l’esistenza di diverse opinioni non solo è più che legittima ma anche fondamentale. Roma è e sarà il sale della ricerca storica. Il caso di Roma arcaica fu giustamente definito da Momigliano una scuola ideale di metodo storico per la possibilità di usare e confrontare tipi diversi di evidenza, servendosi della critica delle fonti. Ed è bene che questo confronto continui, ma rispettando le caratteristiche di ogni tipo di documentazione con i suoi limiti e le sue potenzialità.

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IL FUORISEDE DISPERATO POLLINO LO CHEF FUCINO

Angel Cake

i (circa 12) • 360 gr di album ro • 300 gr di zucche cremor tartaro • 1 cucchiaino di • 125 gr di farina • 1 pizzico di sale cco di limone • 1 cucchiaio di su tratto di vaniglia • 1 cucchiaio di es

Versate gli album i a temperatura am biente in una ciot asciutta e monta ola teli a neve ferm issima. Aggiun cremor tartaro, g er il succo di limon e il e, l’estratto di va e il sale, e contin niglia uare a montare. A poco a poco ag giungere lo zucc hero, un cucchiai volta continuan o per do a lavorare con le fruste. Setacci farina sopra gli are la albumi e versar la con delicatez composto di albu z a nel mi. Versare il co mposto ottenuto stampo per ciam in uno belle non imburr ato e livellare la superiore dell’an parte gel cake.

40 - 45 to per circa a ld ca s ri al re p rno lto la torta d to er v Cuocete in fo a o op d dare per 0°. Subito sciar raffred minuti a 18 la e o p m ta s elo, gere lo zucchero a v n co forno capovol e k ca e. ate l’angel a fette e servir re a un’ora. Decor li g ta , a tt ta o fru panna monta

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EGEA

Geografia, che passione! EGEA Milano – sede locale della European Geography Association, associazione europea costituitasi nel 1987 – nasce nel settembre 2014 con un preciso intento: quello di offrire agli studenti dei Corsi di Laurea afferenti alle scienze geografiche e alle scienze affini uno spazio all’interno del quale mettere in pratica le conoscenze apprese e le competenze sviluppate nel corso degli anni, sia all’interno di contesti internazionali che locali. La domanda sorge spontanea: esiste davvero la possibilità di diventare Dottori in geografia? Un geografo cos’è, che cosa fa esattamente? Gli ambiti applicativi della geografia, una scienza che in estrema sintesi si occupa delle interrelazioni tra gli esseri umani e lo spazio con cui questi si relazionano, sono molteplici, ed EGEA Milano lo sa bene. Per questo motivo i progetti realizzati in questi tre anni hanno toccato diverse tematiche, di volta in volta scelte in base agli interessi personali dei suoi membri. Diversi non sono stati unicamente i temi affrontati, ma anche le realtà coinvolte; tra queste vi sono infatti enti parco, scuole, così come altre realtà associative. La particolarità della nostra sede locale, che oggi conta circa venti membri effettivi, è il suo essere attivissima a livello locale, senza trascurare le moltissime opportunità offerte a livello internazionale. Tra queste vi è la possibilità di partecipare ogni anno a cinque congressi, una conferenza scientifica e

VALENTINA CAPOCEFALO Valorizzazione Culturale del Territorio e del Paesaggio

a un sorprendente numero di eventi minori, ma non per questo meno importanti, in tutta Europa. Oltre a parteciparvi, le sedi locali possono essere coinvolte nella loro organizzazione: EGEA Milano ospiterà infatti tra il 10 e il 15 maggio 2018, presso il Comune di Dolcè (VR), il congresso della regione Euromed, a cui la sede locale fa capo. Molti progetti, come accennato, sono stati sviluppati a livello locale. Tra questi, ad esempio, è significativo menzionare il progetto. Passeggiando in Brianza, ideato da Anna Gabrielli, il cui scopo è quello di esplorare il territorio brianteo al di là della sua grigia nomea. Sei escursioni sono state organizzate in collaborazione con enti parco come il PLIS dei Colli Briantei e il Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, Guardie Ecologiche Volontarie e docenti di geografia nella primavera 2017 e altre verranno organizzate nei prossimi mesi.

Emanuela Spadavecchia ha invece coordinato nella primavera 2017 il Gruppo Scuole, le cui attività hanno coinvolto il Liceo Daniele Crespi di Busto Arsizio (VA) e il Liceo Classico Statale Tito Livio di Milano. Nel primo Purtroppo il Corso di Laurea caso i membri di EGEA magistrale di Valorizzazione Milano sono stati coinvolti nella realizzazione di Culturale del Territorio e del un’Assemblea d’Istituto Paesaggio allo stato attuale in incentrata sulla tematica Università degli Studi risulta dei cambiamenti climatici, mentre nel secondo è inattivo, perciò la maggior parte degli stato possibile articolare studenti afferisce al CdL triennale di un percorso rivolto alle Scienze Umane dell’Ambiente, del classi prime e seconde su tematiche connesse alla Territorio del Paesaggio geografia urbana.

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Molti altri progetti sono attualmente in cantiere. La sede locale sta inoltre affrontando un momento di espansione e cambiamento, assolutamente positivo ma profondamente impegnativo. Tutte le attività portate avanti hanno un preciso scopo: sfondare, con la grazia e la cura che ci contraddistinguono, quella che in ambito teatrale viene individuata come la quarta parete e che nel mondo accademico, specialmente all’interno di aree disciplinari di nicchia come la geografia, genera le stesse distanze, fisiche, emotive e nel nostro caso conoscitive. Chi sono i geografi? Che cosa fanno? Venite a scoprirlo: non vediamo l’ora di raccontarvelo.

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MAGELLANO

RUGGERO BARELLI Giurisprudenza

Milano si slancia verso l’alto

Non è una novità, si sa. È una continua ascesa, cominciata nel dopoguerra, ma che fino a poco tempo fa sembrava sopita. Il motivo ufficiale è che non ci si poteva innalzare sopra la Madoninna, 108,5 metri sopra il livello del mare. Negli anni ’30 fu fatta perfino una legge per impedire ciò. Il motivo vero, forse, è che soprattutto negli anni ’50 e ’60 c’era ancora molto spazio per uno sviluppo in orizzontale, meno costoso, piuttosto che verticale, che avrebbe avuto bisogno di tecnologie all’avanguardia e molto costose per scavare nella falda acquifera. Oggi, invece, chi nel weekend non passeggia per piazza Gae Aulenti, pattina, d’inverno, sotto il Bosco Verticale o la domenica visita (gratuitamente) l’ultimo piano di Palazzo Lombardia? Il cambiamento di questa zona, Garibaldi – Repubblica, negli ultimi dieci anni è stato davvero impressionante, basti pensare che prima, quando era chiamata le Varesine, lì c’era il circo. Ma un’altra zona sta nascendo. Ora può sembrare uguale alle Varesine prima che Piazza Gae Aulenti aprisse al pubblico: poco più di un cantiere con qualche grattacielo. L’area in questione è quella di Citylife, vicino alle fermate Lotto e Amendola Fiera della M1 e alla fermata Tre Torri della M5, fino a pochi anni fa costituita da magazzini e strutture di servizio della vecchia fiera, poi sostituita da quella di Rho. La scelta di aprire una nuova fiera fu fatta dal Sindaco Albertini a fine anni ‘90, quella di cambiare i connotati all’ammasso di edifici che ne rimaneva fu presa da Letizia Moratti e dalla sua giunta.

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Ci furono polemiche sui tre grattacieli previsti dal progetto chiamati lo Storto, il Dritto, il Curvo. Oggi il Dritto, progettato dal giapponese Harata Hisoazaki e ispirato al Pirellone di Gio Ponti, è completato e sta venendo già popolato da più di 3000 dipendenti di Allianz, colosso tedesco delle assicurazioni. Il Dritto è il più alto dei tre grattacieli, con ben 209,2 metri, risultando anche il più alto grattacielo italiano per superficie calpestabile (la guglia in cima alla torre Unicredit che la rende di ben 231 metri ha puro valore architettonico). Il secondo grattacielo, lo Storto (a sinistra del dritto, nella foto) conta 175 metri ed è stato progettato da Zaha Hadid, architetta irachena mancata lo scorso anno, ed è fatto di linee che si attorcigliano, con una rotazione che parte dalla base della torre e si slancia fino al termine. È stato completato nel suo esterno da poco ed ha avuto un successo enorme: durante la giornata del Fai, che quest’anno è caduta il 15 ottobre, il grattacielo è stato aperto al pubblico e una folla enorme ha atteso anche più di tre ore per vedere Milano dai suoi piani superiori. Dopo un po’ d’incertezze dovute alla grande crisi economica che ha colpito il settore immobiliare in primis, l’anno scorso è partito anche il Curvo di Daniel Libeskind, notissimo architetto polacco, naturalizzato americano, che si sviluppa in una forma per l’appunto, curva (nella foto il rendering). Si dice che non sia stato facile progettarlo dal punto di vista ingegneristico e le soluzioni attuali sono parecchio diverse rispetto ai primi rendering proprio per questi motivi.


Ma non si dovrà attendere il 2023, data prevista di fine del progetto, per vedere questo progetto prendere vita ed entrare nelle vite quotidiane di tutti i milanesi. Dopo l’ingresso dei dipendenti di Allianz, di cui si è detto sopra, fra poco aprirà il cosiddetto shopping district. Il 30 novembre difatti gli 80 negozi, ristoranti e aree servizi apriranno al

pubblico. Fra queste anche il compianto cinema Apollo, che in Piazza Liberty ha fatto posto all’Apple Store e – stando ai ben informati – troverà la sua nuova casa qui. Scommettiamo che fra un anno passeggiare tra le torri di CityLife e andare al nuovo cinema Apollo sarà oramai normale abitudine per molti, milanesi e non?

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GRAND’ANGOLO

JOANNA WDOWIN Giurisprudenza

ERASMAC:

il percorso in Azione Cattolica di una studentessa Erasmus Who would have thought that a simple Google search of “campi estivi per i ragazzi” would have led to the beginning of such a spiritually deepening and meaningful journey? My first experience with AC was the week at Santa Caterina for adolescents, during which I felt welcomed and accepted right from the beginning, despite cultural, and initially, language barriers! Living the charisma of AC just for one week and being amongst those who have such an engaging approach to faith and seemed to me to reflect the living presence of Christ, made me want to become more involved. So, when the opportunity of participating in Erasmus came about, the idea of returning to Milan and living an entire year in the city of AC Ambrosiana made my decision all the easier. From the beginning of my year abroad, I was not disappointed by the large range of ways to get involved. Being part of AC means that even boring and perhaps tiring days can become full of hope and happiness. I started going to meetings of “fuorisedi” at San Giorgio, which made me realise the extensiveness of AC on a national scale, with students from every corner of Italy. I was struck by the strong Christian faith among young people and their dedication to their parishes and oratories, which in England is a rare sight. Apart from weekly meetings, I also participated in 3P, allowing me to see in the poor and the other volunteers the living face of Christ. Another key moment was the pilgrimage to Rome, to celebrate 150 years of AC.

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The message of Pope Francis to not be afraid to get involved in the current political environment was clear, especially the call for us all to be “disciple-missionaries” who live with joy as a testimony of our faith. I believe these words are particularly relevant for young people, as the future generation, who have the responsibility of shaping the church of the future. My participation in AC and deepening my faith with my friends made me realise that we all have our own very special vocation, which we must respond to. Even though I have now returned to university of the UK, my journey with AC is not over. I now live my everyday life with a different perspective; having experienced the hope of the young people in AC, I am certain that the best way to live life is the listen to the Word of God and to follow His will with faith. Studying in Italy allowed me to see the world in a new way, and to recognise the need to serve Christ in our European society which is becoming more and more secular, a society which no longer wants to offer everything to Christ and to trust in His love and mercy. Being a part of AC made me believe that as young people, we really can make a change and continue building the kingdom of heaven here on earth.



L’ANGOLO DEL GIURISTA

Vi presento ELSA ELSA, the European Law Students Association, è una realtà nata nel 1981 a Vienna. Un’associazione apartitica, indipendente, formata e retta da studenti e neolaureati in giurisprudenza, che conta oggi più di 40.000 membri in più di 43 paesi europei. ELSA offre l’opportunità di approcciarsi al mondo giuridico in maniera più pratica e diretta rispetto al manuale o alla lezione frontale offerta dalle università, poco concentrate su materie nuove e, soprattutto, poco attente al desiderio e alla fame di molti giuristi in erba per qualcosa di più. Quel di più appunto io l’ho trovato in ELSA Milano, realtà locale dell’associazione. Ma in che modo questa associazione formata da studenti può offrire più di un corso universitario? Essendo infatti formata da studenti può rispondere direttamente alle loro esigenze, offrendo, ad esempio, Summer e Winter Law Schools incentrate su tematiche spesso trattate marginalmente. Pensiamo magari alla Summer School in FILM LAW a Lódz o ad AVIATION LAW a Lisbona. La spiccata internazionalità ha portato ELSA negli anni a diventare promotrice di diritti umani al Consiglio d’Europa, così come alla WIPO, UNCITRAL e ad altre istituzioni internazionali. Permette infatti ai propri soci di assistere al loro processo decisionale. ELSA offre programmi di stage e tirocini retribuiti, sia a livello nazionale sia internazionale, attraverso il programma PIT e STEP. Per non parlare del Legal Research Group, iniziativa che coinvolge un gruppo di studenti e neolaureati in attività di ricerca in aree giuridiche selezionate, con l’obiettivo di vedere pubblicato il loro lavoro.

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ERIKA VITTORIA CONFORTI Giurisprudenza

IN PILLOLE

ELSA: una modalità dinamica e pratica di vivere il mondo giuridico da studenti attenti e partecipi, che non smettono di interrogarsi sulla società, anche con uno sguardo internazionale. Quest’associazione organizza competizioni di negoziazione, come la NNC, la cui terza edizione si è tenuta a Milano e ha coinvolto 16 squadre di studenti provenienti da tutta Italia. Progetti quali le Institutional Study Visit, permettono di visitare carceri e tribunali. Senza dimenticare le Conferenze, organizzate in collaborazione con le università, le quali affrontano tematiche attuali e affascinanti, come la crisi democratica in Turchia. Eventi di questo tipo permettono di vivere l’associazione nella maniera più intensa e dinamica possibile. Tutto questo senza dimenticare che ELSA per noi soci è diventata una seconda famiglia. Perché è questo ELSA: un punto di incontro, di confronto e di crescita, sia professionale sia personale.


Istantanee D'Autunno

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POLITICA & SOCIETÀ

LUCILLA INCARBONE Politiche Pubbliche (MOST)

Anziani in affido Ricercando e spulciando tra articoli di attualità di stampo sociale per la rassegna stampa richiesta a lezione, mi sono imbattuta in questa curiosa dicitura: “Anziani in affido”. Si potrebbe pensare ad un refuso: anziani? Non sono i bambini ad essere affidati a famiglie, nella prassi comune? Proprio nella Regione Veneto, invece, è stata avviata una sperimentazione un anno dopo l’approvazione della L.3/2016. La finalità identificata dalla legge è la promozione della permanenza dell’anziano o di altra persona, a rischio o in condizione di disagio sociale, in un contesto di vita familiare e relazionale dove è possibile salvaguardare anche i valori della solidarietà intergenerazionale. La Regione si impegna a stanziare fondi per tutte quelle associazioni del terzo settore che si occupano di sostegno agli anziani o alle persone in condizione di disagio sociale, appunto. Grazie a questi fondi potranno proporre un nuovo servizio: l’affido. Per quanto sia inusuale sentir parlare di “affido” per persone adulte o anziane, questo possiede un quid di lungimiranza: l’importanza della vita familiare è riconosciuta non solo nella fase dell’infanzia, ma anche nelle fasi successive della vita.

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IN PILLOLE

Da una lungimirante proposta dell’associazione “Anziani a casa propria”, nasce in Veneto la legge che permette anche alle persone anziane di andare in affido presso altre famiglie. Una risposta innovativa e particolare per far fronte la problema sempre più attuale della solitudine degli anziani L’associazione promotrice Si chiama “Anziani a casa propria” l’associazione che ha tanto sostenuto l’entrata in vigore della legge; attiva dal 2001, la Onlus con sede a Padova si occupa da oltre sei anni di progetti di affido nel territorio in cui opera. Lo scopo che si prefissa infatti è promuovere la cultura della domiciliarietà e della solidarietà tra generazioni. È stato proprio grazie alla sua missione che l’associazione è stata in grado di creare un contesto culturale in cui la legge regionale 3 del 2016 si va ad inserire, portando all’attenzione della giunta la proposta di disegno di legge.

AFFIDO: servizio sociale che assicura attraverso l’integrazione familiare e sociale, anche per brevi periodi, il sostegno nella vita quotidiana ed è finalizzato, oltreché ad evitare il ricovero inappropriato in strutture residenziali, a rimuovere possibili cause di disagio sociale.


Il contenuto della legge

Le modalità di attuazione

Il testo della legge prevede tre diversi tipi È compito degli organismi del terzo di affido: il piccolo affido permette agli settore sviluppare proposte progettuali anziani di ottenere prestazioni di aiuto per coerenti con le finalità identificate comuni incombenze della vita quotidiana; all’interno della legge, al cui interno si l’affido di supporto, invece, riguarda la profilino anche le modalità di formazione cura della persona in casi in cui l’anziano degli affidatari e le attività di controllo stesso ha difficoltà a gestirsi, pur essendo dell’operato delle famiglie. in grado di vivere da solo. La giunta regionale identifica anche dei Da ultimo, ecco la proposta particolari punti che reputa “Allargare la più innovativa che si discosta importanti: il progetto prospettiva usando in modo rilevante da altri tipi infatti sarà valutato in di servizi offerti: l’affido in processi di integrazione modo migliore se al suo che facciano leva su convivenza, che permette interno è contemplato criteri diversi dai all’anziano di vivere a un partenariato con casa della sua “famiglia quelli su cui si fonda la associazioni che si consueta assistenza”. affidataria” o agli affidatari occupano di inclusione stessi di trasferirsi a casa sociale, se dimostra di avere dell’anziano. Per gli affidatari un solido sguardo verso è previsto un compenso che permetta di il futuro, anche in assenza di contributi sostenere le spese di mantenimento o di regionale e, da ultimo, se si profilano cura e varia a seconda dell’affido attuato. attività che mettano in rete gli affidatari presenti sul territorio di attività.

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POLITICA & SOCIETÀ Perché c’è bisogno di più servizi come questo In un tempo in cui, all’orizzonte della nostra comunità, la popolazione tende all’invecchiamento e si registra un aumento delle persone anziane non autosufficienti, è importante che la società e lo Stato siano pronti a riprendere in mano i servizi che già offrono per cambiarli e rinnovarli in una nuova prospettiva. All’interno del panorama dei servizi sociosanitari e assistenziali offerti agli anziani e alle loro famiglie troviamo servizi che spaziano dalla semplice erogazione di voucher prestazionali all’offerta di contributi economici per sostenere le spese della cura, dalla possibilità di assistenza al domicilio al ricovero nella cosiddetta ‘casa di riposo’. Con il passare degli anni si è sempre più riconosciuta l’importanza della permanenza della persona anziana al domicilio: dopo un’intera vita passata in un luogo, sradicare storie e relazione non è sempre la scelta migliore. Per questo, servizi come quello introdotto dalla L. 3/2016 sono un ottimo modo per dare agli anziani la possibilità di una ‘nuova famiglia’ che si affianchi a quella originale se presente o ne faccia le veci, se assente.

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Il potere delle relazioni intergenerazionali, quindi, è proprio quello di portare un aiuto che vada oltre il semplice accudimento materiale, ma che sia anche in grado di tenere vivi quei legami importanti che si creano all’interno delle famiglie e all’interno delle comunità di appartenenza. In aggiunta al focus dato dalla permanenza al domicilio della persona, la legge si sofferma a sottolineare l’importanza dell’inclusione sociale delle persone affidate. È fondamentale, infatti, non che solo l’anziano o l’adulto abbia la possibilità di mantenere le proprie radici, ma anche che non sia lasciato solo e che abbia occasione di far crescere la comunità stessa attraverso percorsi di crescita personale.


MUSICA CECILIA BENETTI Nuove Tecnologie dell’Arte Accademia di Brera

Musica indie:

una generazione indipendente

Sta spopolando ovunque, la sentiamo su tutti i social media ed è una musica fresca, nuova. Ha iniziato a diffondersi quest’estate, ed è già arrivata in cima alle classifiche. Gli artisti sono band e cantautori emergenti, che già all’inizio della loro carriera vengono chiamati ad aprire concerti e salire sui palchi di festival tra i più importanti d’Italia, consapevoli di essere i primi a scrivere un nuovo capitolo nella storia della musica: questa è la musica indie italiana. Ci colpisce per la sua immediatezza, per la sua semplicità e il suo essere vicina al pubblico come gli autori stessi: non è fatta per stare in cima all’Olimpo, ma per stare in mezzo alla gente. È una musica umile che non chiede troppo, solo di essere amata e ascoltata. Colpisce per il modo in cui le melodie trasportano in un’altra dimensione e dal modo in cui le canzoni fanno sì che chi le ascolta si lasci abbandonare ad esse. I testi sono romantici, tristi, alcuni sono completamente fuori dalle righe. Ci raccontano senza veli momenti della vita degli artisti, quella di tutti i giorni, vissuta nell’intimo più nascosto e che non viene menzionata da nessuna parte. Il termine indie deriva da indipendente, e viene usato per descrivere questo tipo di musica perché cantautori e band producono le loro canzoni tramite case discografiche indipendenti, non quelle più importanti (Universal, Sony, Warner e EMI). Non è definita da un genere particolare ma è composta da più generi, che variano dal grunge-punk al rock e dal pop al rap. Ciascun artista ha un proprio stile e un proprio modo di approcciarsi. Il fatto che gli artisti siano presenti a

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festival e concerti dà certamente visibilità al gruppo o al cantautore, ma la cosa che li rende più vicini al pubblico, specialmente ai giovani, è la loro continua presenza sui social network. Su di essi, in particolare Instagram, Facebook e Twitter, postano foto quotidiane e anche intime insieme ad hashtag e commenti, creando una sorta di dialogo continuo con i fan. Il numero di followers è altissimo ed è sempre in crescita. Tra quelli più influenti artisti indie al momento in Italia ci sono: Calcutta, alias Edoardo d’Erme, con il suo secondo album Mainstream pubblicato dall’etichetta discografica indipendente Bomba Dischi; TheGiornalisti, gruppo formato da Tommaso Paradiso, Marco Antonio Musella e Marco Primavera e sono al terzo disco, Fuoricampo, edito dalla casa indipendente Fodica Records; Levante, nome d’arte di Claudia Lagona, che si è fatta notare nel 2013 dalla INRI con cui pubblica il suo primo disco, Manuale Distruzione, mentre quest’anno è autrice di Nel caos di stanze stupefacenti; Lo Stato Sociale, formato da Alberto Cazzola, Lodovico Guenzi e Alberto Guidetti, che ha pubblicato dischi con l’indipendente Garrincha Dischi. Insomma, è la musica fatta da una nuova generazione per una generazione altrettanto nuova.


GUARDA E IMPARA

MATTIA BIZZOZERO Linguaggi dei media

Fare pace con se stessi per poter aprire il cuore agli altri. È questo il messaggio di The Meddler, una pellicola del 2015 che ci racconta di una settantenne newyorkese, Marnie (Susan Sarandon), trasferitasi sulla costa ovest. Marnie si trova a fare i conti con la morte del marito, fino ad allora colonna portante della famiglia e scarica le sue apprensioni sulla figlia Lori (Rose Byrne), stressandola continuamente con telefonate e messaggi. Lori, esordiente sceneggiatrice hollywoodiana, considera il comportamento della madre, esasperante e il suo attaccamento, morboso. Una prima svolta nella vita delle protagoniste arriva nel momento in cui la giovane scrittrice si trasferisce a New York, per lavoro, riuscendo ad allontanarsi pian piano dalla madre. Marnie, invece, inizia un’esperienza di volontariato: grazie all’eredità del marito, aiuta un ragazzo a studiare e un’amica della figlia a sposarsi. La protagonista resta in questa fase di precaria soddisfazione personale fino a quando incontra Zipper, simpatico poliziotto che si innamora di lei. Marnie lascia che il nuovo amico entri a piccoli passi nella sua vita e inizia a condividere con lui esperienze originali. Il giorno in cui viene arrestata per aver gettato in mare le ceneri del marito, la donna usa la telefonata concessa dalla polizia per chiamare Zipper, il quale intercede per lei e la fa uscire di prigione. In un’ottica cristiana, lasciare che le nostre esperienze si intreccino con quelle di coloro che ci sono vicino è lasciare che Gesù entri nei nostri cuori, perché, accompagnandoci in un cammino di fede, ci aiuti ad avvicinarci l’un altro per vivere al meglio.

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Noi possiamo passare tutta la vita a fare del bene, ma ciò che è in grado di dare la svolta sostanziale alla nostra esistenza arriva solo se siamo capaci di aprire i nostri cuori alle altre persone. Marnie inizia così a dedicarsi agli altri non più per riempire il vuoto della morte del marito bensì perché le fa piacere. Questo la spinge a lasciare più spazio a sua figlia che si accorge del cambiamento della madre; a questo punto, i ruoli delle protagoniste si invertono: è Lori che chiama Marnie, anche soltanto per sapere come sta. Il primo requisito fondamentale, se vogliamo condividere appieno il bene con gli altri, è dunque essere in pace con noi stessi. Per raggiungere più facilmente questa condizione, è importante avere un compagno di viaggio con il quale condividere gioie e dolori. È proprio questo che Gesù fa a Natale. Una volta risolti i nostri conflitti e dubbi interiori saremo in grado di dare un supporto agli altri anche solo mostrandoci sicuri, in pace con noi stessi, trasmettendo la nostra positività a chi ci circonda. A dispetto del sentire comune, la religione non è noiosa e surreale: chi accoglie Gesù con il cuore e con la ragione riesce a vivere insieme agli altri promuovendo l’amore e la pace. Ecco allora che ogni anno la festa del Natale diventa un’importante occasione di gioia e di condivisione.


IL PIACERE DELLA LETTURA FRANCESCA BERTUGLIA Lettere

Scivolai silenziosa – o così mi piacque pensare – nella dispensa e mi servii una fetta di torta natalizia. Immergersi nell’atmosfera invernale e natalizia è sempre piacevole, quando arrivano i giorni di festa e le vacanze. I libri costituiscono all’occorrenza una perfetta compagnia, insieme a una cioccolata calda e al camino acceso magari, per trovare un po’ di pace dalla routine lavorativa e universitaria. E visto che il Natale si avvicina, con esso un po’ di tenerezza e di intraprendenza fanno sicuramente bene al nostro umore. In questi termini, una lettura assolutamente consigliata per gli amanti del giallo (e non solo) è quella di Alan Bradley, scrittore americano classe 1938, originario di Toronto, che è stato anche professore, giornalista e autore radiofonico. La serie con protagonista Flavia de Luce conta otto romanzi, tutti immersi in un’ambientazione inglese anni Cinquanta, incantevole dal punto di vista paesaggistico, vista l’antica dimora pittoresca di Buckshaw. La piccola Flavia ha solo undici anni, è di origini nobili, ha due sorelle stravaganti quanto lei di nome Ophelia e Dafne, un padre dall’aspetto austero ma in fondo dal cuore dolce e un maggiordomo di nome Dogger assolutamente insostituibile. Ma soprattutto Flavia ha una particolarità: la passione per la chimica. Nonostante sia una bambina appena, è un vero genio di

questa scienza, e la sua conoscenza e la sua intelligenza brillante la portano a risolvere le situazioni più strane, anche quando si tratta di delitti. I grandi classici del genere, infatti, insegnano che le festività natalizie portano sempre con sé qualche mistero e qualche segreto, e appunto il caso di Flavia de Luce non si smentisce. In questo capitolo della serie, Il Natale di Flavia de Luce, un omicidio sconvolge la tranquillità della tenuta: una troupe cinematografica cui erano state affittate alcune sale di Buckshaw infatti si trova coinvolta in prima persona. La diva Phyllis Wyvern muore improvvisamente; proprio lei, donna affascinante quanto ambigua, difficile capire quando recitava e quando si comportava normalmente. Allora spetta alla piccola chimica raccogliere i dettagli e le incongruenze della situazione, per andare a fondo del caso. A detta della critica e della stampa, i romanzi di Alan Bradley risultano ben fatti proprio per questo: sono capaci di regalare un’atmosfera suggestiva e romantica, ma allo stesso tempo tenebrosa e perfida, e di creare coinvolgimento grazie a un personaggio così bizzarro e incorreggibile, così ironico e tenero come Flavia.

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RIDICI SU... domandare è lecito - Ma il santino di San Vittore è una foto segnaletica? - Ma il guasto al Motore Immobile, poi, l’hanno trovato? - Ma a Usmate è obbligo fiutare il tabacco? - Ma i direttori dei carceri che fanno per offrire ai detenuti un po’ d’evasione? - “Non piangere salame dai capelli verde rame”. Come, verde rame? - Ma Rihanna è il secondo nome di Hanna? - Ma la maglia rosa al Giro d’Italia la danno al ciclista più carino che si depila meglio? - Ma l’isolotto più vicino all’Isola di Pasqua si chiama Isola di Pasquetta? - Ma se la Smorfia funzionasse, i napoletani non dovrebbero essere tutti ricchi? - Ma a ordinare un Negroni si passa per razzisti ?

che bellissimo essere dio


INCONTRI FUCI STATALE INCONTRI FUCI CATTOLICA INCONTRI DIOCESANI

GENNAIO

DICEMBRE

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MAR

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CALENDARIO GIO

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DOM

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4 5 Lettere dal Cardinal Martini

6 Lectio

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11 12 Lettere dal Cardinal Martini

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14 Assemblea di gruppo

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18 Festa di Natale

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Lettere dal Cardinal Martini & Festa di Natale 25 26

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8 Pomeriggio di Studio

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Gli incontri del gruppo Cattolica si tengono il GIOVEDÌ dalle 15:30 alle 17 presso la Saletta FUCI (secondo chiostro, pianterreno scala F, vicino all’ingresso Gnomo). Gli incontri del gruppo Statale si tengono il LUNEDÌ dalle ore 17 alle ore 19 presso la sede FUCI - via S. Antonio 5, secondo piano.


Siamo studenti universitari presenti in molte città d’Italia, che cercano di vivere al meglio un’esperienza formativa personale utile al loro futuro, secondo un particolare stile di fede, approfondimento e relazione. I percorsi che portiamo avanti a livello di gruppo riguardano il mondo universitario, socio-culturale e spirituale. Con impegno e costanza ci adoperiamo affinché nella nostra città la presenza in università sia la più costruttiva possibile. Tutto questo è la F.U.C.I. acronimo di Federazione Universitaria Cattolica Italiana. A Milano sono presenti due gruppi, uno presso l’Università Statale e l’altro presso l’Università Cattolica.

Come Contattarci FUCI MILANO DIOCESI Lorenzo: 334 3998854 fucimilano@gmail.com UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE Chiara: 346 4900749 presidenzafuci.ucsc@gmail.com UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Francesca: 346 8801832 fucimilanostatale@gmail.com

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