Free Brindisi n.10 del 13.01.2012

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Brindisini in America

Alessandra Caputo

pier paolo cito

Il fotoreporter che racconta la guerra

“Michelangelo diceva che era difficile creare delle opere d’arte. Le sue sculture si trovavano già nel blocco di marmo. Lui si limitava a ‘togliere il soverchio’ e a isolare la scultura. È lo stesso per il fotoreporter. Le immagini sono già intorno a noi. Basta far attenzione per accorgersene e prenderle”. Parola di Pier Paolo Cito. Brindisino, classe 1963, fotografo della Associated Press, la più grande agenzia stampa mondiale, da quasi 20 anni documenta, Reflex alla mano, realtà lontane e difficili. Kosovo, Etiopia, Eritrea, Medioriente, Iraq, avvenimenti che hanno cambiato e stanno cambiando la storia del mondo. L’approccio è realistico, crudo. Pier Paolo Cito immortala l’istante. La sua è una fotografia istintiva, veloce, che racconta emozioni, sensazioni. La macchina fotografica è un occhio che guarda la realtà così com’è. “Le mie foto ritraggono scene di disperazione, violenza e morte, la smania distruttrice dell’uomo, ma anche la necessità, nonostante tutto, di continuare a vivere”. Ha girato il mondo Pier Paolo, ma è a Brindisi che tutto ha avuto inizio. Nella città natale per la prima volta impugna una macchina fotografica e decide che a guidarlo nella vita sarà la sua passione. A Brindisi muove i primi passi. Ventinovenne fotografo freelance, collabora con gran parte dei quotidiani nazionali. Nel 1997 inizia la sua collaborazione con l’Associated Press. Lavora per tre mesi in Portogallo coprendo per l’agenzia di New York l’esibizione internazionale Expo 98 di Lisbona. Al suo rientro in Italia, entra definitivamente nello staff AP come editor e fotografo nella redazione di Roma. Segue le attività in Vaticano e all’estero di Papa Giovanni Paolo II (Assisi, Ischia, Polonia, Slovacchia, Israele, Palestina, Siria) e successivamente di Benedetto XVI (Germania, Stati Uniti d’America, Polonia, Spagna, Turchia, Austria, Giordania, Israele, Palestina, Croazia). Copre i conflitti in Montenegro e Kosovo (1999, 2000, 2004), Etiopia (2000), Striscia di Gaza, Territori Occupati e Israele (dal 2000 al 2006), Iraq (2003, 2004), Libano (2006), Afghanistan (2010), Libia (2011). Le sue foto, attraverso il circuito dell’agenzia Associated Press, sono pubblicate nelle principali testate giornalistiche del mondo. All’attivo vari premi tra cui un riconoscimento dalla NPPA (National Press Photographers Association) negli USA per il suo lavoro sull’eruzione dell’Etna nel 2001. Lo stesso lavoro è stato segnala-

to dalla rivista TIME che ha incluso il suo servizio tra le “Foto dell’anno 2001”. Ha vinto il premio APME (Associated Press MaPier Paolo Cito naging Editors) nella categoria News Photography per la copertura del conflitto tra Israele e Hezbollah nel 2006 (il premio, nato negli anni Trenta, riconosce l’eccellenza nel giornalismo tra i fotografi dell’Associated Press ed è assegnato annualmente da un’associazione di giornalisti appartenenti a oltre 1.500 testate abbonate all’agenzia AP negli USA e in Canada). Nel 2007 è finalista al Premio Pulitzer (il più prestigioso riconoscimento assegnato dalla Columbia University a giornalisti e fotoreporter distintisi nei vari settori dell’informazione a livello internazionale) con una foto appartenente a un “photo package” sul conflitto tra Israele e Hezbollah. Nel 2008 vince l’“Award of Excellence” nella categoria General News Reporting del premio internazionale “Picture of the Year International” con la foto “Waiting” scattata a San Luca (RG) durante i funerali delle 5 vittime della “Strage di Duisburg”. Nel 2010 viene scelto da ‘Save the Children’, organizzazione non governativa inglese, per documentare quanto emerso dal 2° Rapporto annuale di Save the Children su “I minori stranieri in Italia”. Diverse le mostre fotografiche in Italia e all’estero (‘Mediterrore’,‘Confini/Frontiere’, ‘Kosovo, una guerra umanitaria’, ‘Due popoli vinti, Finestre di Pace Finestre di Guerra’, ‘Tra due Pontefici’). Finestre su realtà lontane e spesso drammatiche che inducono a riflettere, a prendere coscienza di quanto accade nel mondo. Perché l’immagine per Cito prende vita da un percorso che non si distanzia mai dalla realtà ma ne è parte integrante. Un ‘credo’ che il fotoreporter brindisino trasmette durante le affollate lezioni e i seminari sulla Fotografia giornalistica e sul Giornalismo in guerra che tiene ogni anno in vari centri di formazione giornalistica all’estero, in Italia e nella città natale dove ritorna spesso ‘investito di una missione’. “Una decina di anni fa ho lasciato Brindisi perché non era facile realizzare qui il mio sogno, ossia diventare un fotografo professionista. Quello che desidero è offrire ai giovani, con la mia esperienza, le possibilità che alla loro età io non ho avuto”.

foto di Pier Paolo Cito

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13 gennaio 2012


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