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GLI ELABORATORI ELETTRONICI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
from Informatica1
I ritardi che ha il movimento sindacale nell'analisi e nelle risposte sugli effetti prodotti dall'automazione nell'industria, esistono e sono ancor più pesanti per quanti riguarda la Pubblica Amministrazione, sia statale che degli Enti Pubblici (il cosiddetto Parastato: gli istituti previdenziali ed assistenziali, mutue ecc.INPS, INAM, INAIL, ENPAS, INADEL ecc.).
Una collocazione organica di questi problemi della P.A. all'interno del dibattito avviato appare estremamente importante: 1) per le dimensioni del fenomeno (si calcola che una rilevante quota di utilizzatori degli elaboratori sia costituita da Enti Pubblici); 2) perchè l'automazione — nel bene e nel male — influisce sui tempi e sulla qualità dei servizi e quindi interessa direttamente milioni di lavora•ori.
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Per quante riguarda il primo punto, è facile intuire come — rispetto ad un'estrazione umanistica (o pseudo tale) della quasi totalità delle fasce più alte e potenti della burocrazia (e anche della stragrande maggioranza degli amministratori) il « feticcio-robot «, opportunamente presentato, abbia costituito una sirena pressochè irresistibile, che prometteva facili e rapide soluzioni, anche se con costi piuttosto elevati (ma, come si sa, « paga Pantalone »); e inoltre perchè costituiva una verniciatura di modernità ed efficienza che poteva costituire un sia pur momentaneo diversivo rispetto alle pressanti richieste di una reale e democratica riforma della Pubblica Amministrazione.
La linea del governo e degli altri burocrati, nei confronti di questo fenomeno, ha avuto una « evoluzione », nel corso degli anni, ed è press'a poco riassumibile in questi termini, abbastanza sommari, ma singolarmente coincidenti rispetto all'evolversi dell'automazione nei vari Enti e amministrazioni:
1) l'automazione avrebbe risolto tutti i problemi, e la sua stessa introduzione era una concreta prova di impegno in questo senso; 2) l'automazione era appena iniziata, occorreva del tempo perchè desse dei risultati; 3) l'automazione era a livelli del tutto insufficienti, bisognava estenderla in quantità e qualità (e anche in costi) ; 4) l'automazione non dava i risultati sperati perchè occorreva altro personale; 5) (oggi) la colpa delle disfunzioni non è dell'automazione, ma degli impiegati che non lavorano.
Sotto tutti questi discorsi demagogici, cosa c'è di reale, e su quali linee si muove il sindacato? Cercheremo di dare alcune risposte.
C'è da notare innanzitutto come l'introduzione degli elaboratori sia avvenuta senza tenere assolutamente conto della specificità e delle reali esigenze dei servizi da fornire, cioè che l'attuale uso degli elaboratori nella P.A. è sostanzialmente analogo a quello delle grosse aziende commerciali (è emblematico al riguardo che la priorità sia andata alla meccanizzazione degli stipendi).
Ma il fatto più grave consiste soprattutto nell'introdurre, o nel conservare, all'interno della P.A. una logica perfettamente coerente con la visione dell'organizzazione del lavoro che hanno i grossi monopoli.
E' noto (e sta diventando per fortuna patrimonio dell'intero movimento) che l'automazione non introduce solo macchine, ma quasi sempre anche un certo modello di organizzazione del lavoro che nel caso della P.A. è esattamente antitetico alle esigenze della classe lavoratrice e alla linea di riforma per cui si batte il movimento sindacale.
Una delle più grosse conquiste dei pubblici dipenlì denti è stata infatti la presa di coscienza di essere
(o di voler diventare) degli « operatori sociali », al servizio cioè delle esigenze dei lavoratori, e in questa direzione sono stati fatti notevoli sforzi per « inventare » ipotesi di strutture funzionali tali da poter dare risposta alle domande di servizi sociali (basti citare il determinante contributo dei lavoratori dell'INPS al piano di ristrutturazione dell'Istituto, le lotte dei lavoratori della CRI a Roma, o quelle dei lavoratori dell'IVA).
Tutte queste ipotesi si incernierano esattamente in una visione della P.A. e dei servizi sociali decentrata, democratizzata, che distrugga definitivamente il rapporto autoritario tra un pubblico dipendente servo-detentore del potere e il lavoratore-suddito senza diritti.

Ora — e qui veniamo ad un punto fondamentale — postulato alla base di questa linea sono: una pianificazione della trasformazione delle strutture, dalle attuali fino ad altre in grado di rispondere realmente alle esigenze sociali, e la distruzione del rapporto autoritario-gerarchico, e la sua sostituzione con un diverso rapporto di coordinamento e responsabilizzazione.
L'automazione (questo tipo di automazione) ha consentito invece di conservare — con una ripassata di modernità — l'altrimenti insostenibile rapporto gerarchico piramidale, perchè (col pretesto di contenere i costi!) essa ha sempre creato ulteriore accentramento.
Gli effetti pratici dell'automazione, poi, sono visibili a tutti: nella migliore delle ipotesi non è cambiato niente.
PERCHE'? Perchè il modello stesso di meccanizzazione introdotta non era adatto agli scopi prefissati, i grandi monopoli hanno avuto facilmente buon gioco — nel confronto con incompetenti e superficiali burocrati — nel risparmiare costosi studi di adattamento pianificazione « ad hoc » delle macchine, e nello stimolare invece una domanda che fosse « truccata », che cioè chiedesse quanto di pronto ci fosse sul mercato, o si voleva imporre come mercato.
Così si spiega anche come gli Enti previdenziali mutualistici — ma non solo quelli — abbiano seguito con una tempestività a dir poco sorprendente l'evolversi della tecnologia: dai 1200 terminali all'INPS, fino alla recente abnorme espansione del centro elettronico in un ente, come l'ENPAS, destinato a scomparire entro qualche anno.
Questo è un quadro — molto sommario — della situazione: come si vede, è grave, ed occorre andare con urgenza a un'analisi più accurata e più approfondita, in ogni ente, in ogni amministrazione, senza perdere nessuna occasione per denunziare sprechi, guasti, corruzione. Un primo importante contributo sarà quello portato dai pubblici dipendenti al prossimo convegno sull'elettronica, in cui sarà anche possibile iniziare finalmente un collegamento organico tra le varie categorie interessate, e creare quell'alleanza che sola è in grado di combattere lo strapotere dei monopoli ed imporre un diverso modo di funzionare della Pubblica Amministrazione, in grado di rispondere non alle esigenze dei padroni, ma di quelle — inevitabilmente antitetiche — dei lavoratori.