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I cittadini di via Valle Antrona e Castrovillari contro l'attacco delle immobiliari
Con una scarna lettera ciclostilata, redatta in tono freddo e burocratico, la S.p.A. Quartiere Residenziale Baggio ha fatto sapere, alla fine del mese di novembre, ai suoi inquilini delle vie Valle Antrona e Castrovillari di non aver rispettato il contratto di affitto. Nella stessa lettera si comunica l'importo degli arretrati da pagare e viene imposto un aumento dell'affitto.
Si può immaginare lo sgomento suscitato da questa lettera: in queste case vivono quasi cinquecento famiglie che da tempo pagano regolarmente e puntualmente fior di affitti e di spese; affitti, che, per i contratti stipulati prima del 1969, vanno dalle 320.000 annue per un locale, alle oltre 450.000 per due locali, sino alle oltre 700.000 per quattro locali (livelli tra i più alti non solo della periferia ma di tutta Milano).
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L'accusa dell'Immobiliare è che queste famiglie, di propria iniziativa, non hanno ancora proposto al padrone di casa di aumentare l'affitto: sembra infatti che questo rientri nei doveri del bravo inquilino. Esiste una clausola nei contratti (clausola apertamente illegale, dato che in Italia vige la legge di blocco degli affitti), per cui una delle due parti, inquilino o padrone di casa, può chiedere una diminuzione o un aumento dell'affitto, se l'indice del costo della vita diminuisce o aumenta di una certa percentuale.
Il padrone di casa ha fatto i suoi conti, ha visto che il costo della vita è aumentato (e certo lui con le sue speculazioni vi ha contribuito non poco), ha preparato dei conteggi molto precisi ed accurati ed ha comunicato agli inquilini, anno per anno a partire dal 1963, l'aumento dovutogli come giusta ricompensa per i suoi mancati guadagni.
Gli arretrati richiesti vanno dalle 3/400.000 lire ad oltre il milione per ogni famiglia; inoltre i nuovi livelli di affitto sono superiori del 30-35% rispetto ai contratti anteriori al 1969 e soggetti alla legge di blocco.
E' evidente che in questo modo il padrone di casa cerca di eludere la legge di blocco degli affitti: con questi aumenti le famiglie che sono in queste case da prima del 1969 verrebbero a pagare più o meno gli stessi affitti che il padrone stipula oggi con i nuovi inquilini.
Ma la risposta che gli abitanti delle vie Valle Antrona e Castrovillari hanno dato alla S.p.A. Quartiere Residenziale Baggio (una delle tante immobiliari del noto speculatore Gervaise Rancilio, che possiede centinaia di palazzi a Milano, Parigi, ecc.), è stata ben diversa. In alcune assemblee, tra le più vivaci e affollate viste a Baggio, essi hanno deciso di controbattere in modo fermo e preciso questo inaudito attacco ai loro diritti: hanno chiesto l'intervento del Sindacato Unitario degli Inquilini (SUNIA), per organizzare un'azione collettiva contro l'immobiliare, rivendicando il ritorno degli affitti al livello previsto dalla legge di blocco, la sospensione del pagamento delle spese fino a quando il padrone non le giustifichi, il deposito delle cauzioni su libretto, il rifiuto del pagamento tramite cambiali, la stipula di un contratto collettivo di affitto; hanno chiesto e ottenuto l'appoggio di tutte le forze politiche democratiche di Baggio e del Consiglio di Zona, per promuovere azioni di protesta a tutti i livelli, dal Comune, alla Provincia, alla Regione, al Parlamento; si sono organizzati al loro interno, costituendo un comitato degli inquilini e nominando responsabili per ogni scala, in modo da tenere informate tutte le famiglie e coordinare le iniziative.
E' stata una risposta ben diversa da quella che si attendeva l'immobiliare. Forse la S.p.A. Quartiere Residenziale di Baggio ha fatto i conti troppo in fretta: ha ritenuto, come tante altre immobiliari a Milano, che oggi, con il governo di destra Andreotti-Malagodi, con l'attacco alla nuova legge sulla casa, ai livelli di occupazione, con la voluta tendenza all'aumento dei costi della vita, ci fosse la possibilità di attaccare impunemente i diritti dei lavoratori inquilini. Questa immobiliare ha fatto i conti senza considerare la capacità di mobilitazione e di lotta degli inquilini e l'impegno di tutte le forze che da anni si battono per rivendicare il diritto alla casa ad un prezzo equo e per dare all'edilizia popolare un ruolo decisivo nel risolvere il problema della casa per tutti i lavoratori.
LETTERA AL GIORNALE SUI PROBLEMI DEL DOPOSCUOLA ALLA MEDIA
Sono una insegnante della scuola media Correnti (quartiere Olmi) e mi occupo principalmente del doposcuola.
I problemi del doposcuola se fatti oggetto di un'attenta analisi, sono il prodotto di un concatenarsi di esigenze che investono tutta la tematica di riforma della scuola: riforma di tipo puramente didattico e riforma di tipo sociale.
Entrambi i tempi si fondono e trovano sbocco forzato nella ristrutturazione dei contenuti che la scuola porge intrisi di falso scientifismo e carenti nell'aderenza alla realtà sociale che gli alunni vivono. Qualsiasi tentativo di dare all'insegnamento nuove basi come cettuali e nuovi strumenti didattici (apprendimento diretto tramite l'analisi di gruppo, sperimentazioni efficaci, sopralluoghi nei centri di interesse etc.), richiede inevitabilmente l'attuazione del tempo pieno. E' a questo punto che il doposcuola oggi interviene, sotto veste di surrogato, di parcheggio pomeridiano dei figli, laddove i problemi di tipo sociale richiederebbero un perfetto funzionamento dei servizi dovuti ai lavoratori, in primo luogo, quindi, delle scuole per i loro figli.
La disfunzione dei servizi in un quartiere come il nostro, simile a quelli di tutta la fascia periferica, investe in primo luogo i frequentatori della scuola dell'obbligo, i quali, oltre a gravare sulle famiglie, subiscono doppiamente i soprusi del consumo e del capitale senza ricevere dalla scuola gli strumenti necessari per affrontare il mondo del lavoro.