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I lavoratori dell'A.C.F.A. in lotta per la difesa del posto di lavoro

E' da ottobre, ormai, che i metalmeccanici sono in lotta per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro.

Anche all'ACFA di Settimo Milanese i lavoratori aderiscono compatti alla lotta; con uno spirito combattivo tale che in poco tempo sono diventati la forza trainante, il punto di riferimento di tutta una miriade di piccole fabbriche esistenti nella zona.

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Di fronte ad una tale capacità di lotta (per altro già dimostrata vincendo una dura vertenza aziendale nel 1971, che ci vide condurre una battaglia impegnativa sino ad un'assemblea permanente di 3 giorni), lo Steinberg, padrone dell'azienda, si allinea ciecamente alle posizioni della Federmeccanica calando sui lavoratori un provvedimento di Cassa Integrazione (alcuni 32 ore, altri 24) nel tentativo di spezzare l'unità e la volontà di lotta creatasi all'interno della fabbrica, procedendo a un piano di ristrutturazione e nel contempo cercando di spostare l'obiettivo primario che rimane sempre e comunque il rinnovo contrattuale e le grandi riforme sociali.

Il Consiglio di Fabbrica e i lavoratori riuniti in assemblea generale, dopo ampio dibattito decidono una serie di iniziative, sia sul piano politico, sia sindacale: impegnando direttamente gli Enti locali, dai Comuni dì Settimo Milanese, di Milano, all'Ispettorato del Lavoro, alla Regione lombarda, chiedendo un incontro in sede sindacale (AIL); sia sul piano di lotta, articolando le ore a disposizione per il contratto, promuovendo manifestazioni locali, volantinaggio all'opinione pubblica, alla ricerca delle più ampie alleanze fra tutti i cittadini della zona; rifiutando decisamente il provvedimento padronale, presentandosi ugualmente al lavoro, dimostrando l'infondatezza e l'assurdità di tale provvedimento.

Il tipo di sfruttamento, integrale ed inumano, che lo Steinberg attua, non solo in fabbrica, che continua a lavorare a pieno ritmo, ma caricando anche di lavoro i minorati psichici e fisici degli

Istituti di rieducazione, le lavoratrici a domicilio e i detenuti delle carceri, dimostrano la natura strumentale ed ipocrita del provvedimento.

Si punta alla ferma posizione dei lavoratori, e al mancato accoglimento della Cassa Integrazione da parte della Commissione esaminatrice, la Direzione ha invitato esplicitamente ì vari responsabili ad abbandonare l'azienda negli intervalli fra un periodo di sciopero e l'altro; attaccando il diritto di sciopero e mettendo in atto un'azione simile alla serrata.

Ma i lavoratori, con senso di responsabilità, si sono confrontati con i responsabili, alleati della direzione, e li hanno fatti desistere da tale atteggiamento.

A questo punto, mentre i lavoratori si preparano ai grandi appuntamenti, come la pace nel Vietnam e la grande manifestazione generale sui temi delle riforme sociali, casa, scuola, trasporti, sanità, ecc. di cui lo sciopero del 12 gennaio è stato uno dei momenti più significativi, la direzione, certamente non sicura della sua posizione, invita i lavoratori alle dimissioni " volontarie".

Questo dimostra una volta di più il carattere repressivo e reazionario della direzione, che crede di poter tornare indietro nel tempo e recuperare le conquiste fatte negli ultimi anni dai lavoratori dell'ACFA. Ma i lavoratori, non perdendo di vista gli obiettivi che stanno loro davanti e la situazione generale del nostro Paese, decidono di continuare la lotta, difendendo fino all'estremo il proprio posto di lavoro.

E' con rinnovato spirito combattivo inoltre che i lavoratori dell'ACFA si confrontano con le forze politiche della zona per trovare ulteriori momenti unitari.

I problemi della zona devono vedere la più ampia partecipazione di cittadini e lavoratori, al fine di imprimere una svolta decisiva e democratica al Paese per liquidare al più presto il governo di centro-destra Andreotti-Malagodi, che al di là di ogni discorso, ha già dimostrato più volte la propria volontà antipopolare e antisindacale.

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