Unità a sinistra1

Page 2

unità a sinistra

GIORNALE DELLA ZONA 6 MAGENTA - SEMPIONE

Supplemento a Milano-Oggi Marzo 1.71

Rilancio di un' iniziativa

Uopo una parentesi di alcuni mesi, « Unità a sinistra » riprende le sue pubblicazioni, con la piena riconferma del suo ruolo di informazione, di individuazione dei problemi che travagliano i nostri quartieri e tutta la zona 6 Magenta-Sempione, di proposta politica per la loro soluzione nel quadro di un processo di trasformazione democratica e socialista del nostro paese. Questo numero del giornale esce in un momento in cui la violenza e la criminalità fasciste hanno superato ogni limite di tolleranza nella coscienza civile, democratica e antifascista del paese, delle masse popolari, di tutti i cittadini. Ma esce anche nel momento in cui le forze politiche democratiche, popolari e antif a. sciste stringono ulteriormente i loro legami, riaffermano in tutta la sua validità di indicazione politica il patto costituzionale per battere i rigurgiti fascisti, il piano eversivo delle forze reazionarie e conservatrici del grande padronato che finanziano, istigano e si servono dei criminali fascisti per frenare le lotte della classe operaia, delle masse popolari, dei giovani. Nella convinzione profonda che questi piani eversivi e fascisti si spazzano via facendo compiere alla lotta unitaria antifascista un ulteriore salto qualitativo, ingaggiando cioè la battaglia sul terreno del• le grandi riforme (urbanistica, sanitaria, tributaria, scolastica, ecc.) per strappare potere alla borghesia e far avanzare il movimento di massa, le forze politiche della zona che danno vita al giornale (il, PCI, il PSIUP, il PSI, le AGLI) si impegnano ad andare avanti e ad operare in questa direzione, e rinnovano l'invito a quanti condividono le finalità del giornale a contribuire a questa iniziativa.

La Milano democratica e antifascista ha risposto sabato 13 febbraio alla violenza criminale fascista con una manifestazione grandiosa che ha visto la partecipazione di centomila cittadini (nella foto, lo striscione del nostro giornale, presente alla manifestazione). A PAGINA 4, UN ARTICOLO SUI CONTENUTI ATTUALI DELLA LOTTA ANTIFASCISTA.

Preoccupanti interrogativi sul «caso Salmoiraghi»

Continuano imperterriti a costruire: ma allora, a che gioco giochiamo?

Salmoiraghi: uno stabilimento quasi nel centro della città e un'area edificabile di grande valore passata allegramente nelle mani della speculazione privata. Un conseguente ennesimo tentativo di costruire contro la legge e la volontà dei cittadini, che — opponendosi — ottengono una mezza vittoria. Si riesce per lo meno ed interrompere la affannosa furia con cui gli speculatori volevano, come al solito, mettere l'opinione pubblica di fronte al fatto compiuto.

Ma noi non dobbiamo e soprattutto non vogliamo mollare, vogliamo invece andare fino in fondo a questa ambigua faccenda della Salmoiraghi.

La cronaca dei fatti è breve; del resto la nostra pazienza ha dovuto sopportare centinaia di queste operazioni, nei decenni di speculazione edilizia che la città ha subito. Ancora per una volta, una manovra finanziaria,

che ad essere spiritosi si può definire « allegra », ha messo in mano ad una impresa privata tutta !'area dell'ex stabilimento Salmoiraghi di via Raffaello Sanzio, perchè vi edificasse ben 90.000 metri cubi di case di lusso dove, largheggiando, se ne possono costruire secondo la legge sì e no 30.000. Ma il fatto è che noi abbiamo buone ragioni — che siamo sempre disposti a ripetere — per non volere che si costruiscano neanche quei 30.000 metri cubi. Insomma, di case di lusso nella zona ce ne sono già fin troppe, basta guardarsi in giro; noi vogliamo invece un po' più di verde e qualche asilo, se non vogliamo parlare delle scuole; e se poi, proprio proprio si vogliono costruire case, si costruiscano quelle popolari, per gli operai del quartiere che non devono essere letteralmente scacciati da zone in cui abitano da decenni, solo perchè

Martedì 9 marzo alle ore 21, presso la Cooperativa di via R. Sanzio 8

ASSEMBLEA POPOLARE sul tema

DIFESA DE ' AREA DELLA SALMOIRAGHI DAGLI

ATTACCHI D LA SPECULAZIONE

Saranno presenti i consiglieri comunali: Antonio Graziano (PCI) Emanuele Tortoreto (PSI), Antonio Costa (PSIUP)

adesso, causa il disordine urbanistico, si sono creati su queste aree appetiti speculativi spaventosi.

E' cronaca di qualche mese fa: abbiamo interessato il Sindaco, il vice-sindaco, gli assessori competenti fino alla giunta comunale, Tutti hanno promesso formalmente, con documenti e con un voto del Consiglio comunale che sull'area della Salmoiraghi non sarebbero comunque sorte case di lusso; potevano stare tranquilli, l'area della Salmoiraghi sarebbe stata protetta e, cambiando la destinazione a cui il piano regolatore, ormai superato, la adibiva, si sarebbe costruito per lo meno un asilo ed il resto lo si sarebbe destinato a verde pubblico.

Comunque la nostra impressione era che dietro a questo intrallazzo speculativo ad alto livello non ci fossero cose limpide.

Ora però siamo al punto di rendere ragione, al punto cioè, che si dovrebbero comunque vedere realizzate le promesse fatte a suo tempo. E invece sulla area, a quanto pare, stanno ancora costruendo quatti quatti. Con quali licenze? Se però taluni uomini politici pensano jahe la forza della speculazione sia imbattibile, e quindi non sia neanche il caso di opporsi a que-

sto andazzo di cose, ebbene sappiano costoro che dalla loro parte ci siamo almeno noi, e che adesso ci aspettiamo di vederli all'opera, confermandoci la loro vera scelta politica. E se tutto ciò dovesse ancora una volta invischiarsi nella melma delle mille cose che non vanno, a questo punto saremo noi a porci una domanda ben precisa: a che gioco giochiamo? E se si vorrà battaglia la faremo con tutte le nostre forze.

La redazione

Da PCI, PSI, PSIUP, ACLI, MPL

Costituito il Comitato antifascista della zona 6

Martedì 6 febbraio si è costituito presso il Circolo culturale Carducci di via Bertini 19 il Comitato unitario antifascista della zona Magenta-Sempione, al quale aderiscono le sezioni di zona del PCI, del PSI, del PSIUP, il circolo ACLI Madonna di Lourdes, rappresentanti di zona del MPL.

Nel presentare il documento costitutivo, il Comitato unitario antifascista rivolge alle organizzazioni democratiche e antifasciste della zona, alle organizzazioni di massa, ai singoli cittadini, lavoratori e studenti l'invito ad aderire a questa iniziativa, che vuole avere carattere permanente, fino alla totale liquidazione di ogni rigurgito fascista e alla sconfitta delle forze conservatrici e antidemocratiche che costituiscono la base economica e politica della criminalità fascista.

II comitato unitario antifascista della zona Magenta-Sempione: rileva che i drammatici episodi di criminalità fascista riemergente in Italia si inquadrano in un più vasto disegno conservatore del grande padronato, collegato a forze reazionarie interne e internazionali e con preoccupanti addentellati con settori dell'apparato statale, di respingere con la violenza squadrìstica le lotte dei lavoratori per le riforme; respinge l'incredibile tesi degli oppo;ti estremisti che le forze del moderatismo crisaiuolo e la stampa borghese tentano di accreditare, tesi che ha il duplice scopo di offrire vergognose coperture a destra e di colpire tutto lo schieramento popolare di sinistra; chiede che si proceda immediatamente alla messa fuori legge delle varie organizzazioni politiche e paramilitari fasciste, all'individuazione e alla denuncia dei resportsabili materiali delle criminali violenze Je dei loro istigatori e finanziatori; invita tutta la classe lavoratrice a farsi protagonista attiva della difesa delle istituzioni democratiche della Repubblica italiana creata sui valori della Resistenza, contro ogni sorta di aggressione fascista e reazionaria, e a portare avanti con forza sempre maggiore la lotta per una trasformazione democratica e socialista del paese, strumento insostituibile per la definitiva sconfitta del fascismo e di ogni altra velleità reazionaria.

Domenica 14 marzo, alle ore 10 al cinema Rosa di via Canonica, 51 i cittadini democratici della zona sono invitati ad assistere alla proiezione del film

Z, 1' orgia del potere ( con Yves Montand e Irene Papas)

Seguirà una breve conferenza sul tema: Il fascismo oggi in Italia e nel mondo

La manifestazione è indetta dal Comitato unitario antifascista della zona Magenta-Sempione ( il presente tagliando è valido come biglietto d'ingresso )

UNITA A SINISTRA" Ac P. R SAUP GioRmLE ORLA ZONAB.PIAGNIA—SEMPIONE
NO AL FASCISMO

Per risolvere le carenze della zona 6

Mezzo milione di metri quadri per scuole, verde e servizi

Bastano pochi dati per misurare la carenza dei servizi nella zona 6. Le scuole materne, elementari e medie inferiori esistenti coprono in tutto una area di 98.910 mq.; e poichè gli abitanti della zona. sono circa 140.000, a ciascuno di essi toccano poco più di 0,7 mq. di terreno per questo tipo di servizi. Secondo la legge ciascuno di essi dovrebbe invece avere a disposizione almeno 2,25 mq. e cioè altri 210 mila mq. di terreno in tutto. Le strutture scolastiche oggi esistenti sono dunque meno di un terzo di quelle minime indispensabili per garantire una scuola funzionante per tutti i bambini e i ragazzi della zona.

La situazione non è migliore per il verde pubblico e per le attrezzature sportive: 261.629 metri quadrati esistenti pari a 1,9 mq. per abitante, contro il minimo di 4,5 mq. per abitante previsto dalla legge; per raggiungere questo minimo occorrono perciò altri 350.000 mq. di terreno.

Nel complesso per le scuole, per il verde, e le attrezzature sportive occorrono dunque altri 560.000 mq. se si vuole garantire un minimo di civili condizioni di vita agli abitanti del quartiere. Cosa poi significhino in concreto queste carenze, come pesino praticamente sui cittadini è cosa più nota: centinaia di bambini respinti dalle scuole materne, un migliaio trasportati quotidianamente in altre zone, i doppi turni nelle scuole elementari, mentre le aule sono dovunque sovraffollate, le palestre non esistono, e non esistono spazi all'aperto utilizzabili dagli alunni.

Ma la situazione è ancora più grave di quanto possa apparire da dati pur allarmanti come questi, perchè gli amministratori di Milano hanno tollerato che la città si sviluppasse in modo tale da compromettere anche per il futuro la possibilità di risolvere questi problemi.

Non ci sono più nella nostra zona quei 560.000 mq. liberi indispensabili per sanare il fabbisogno arretrato di sei-Vizi: sommando tutti i terreni oggi inedificati si potrà forse raggiungere un decimo di quella quantità che pure costituisce un minimo inderogabile.

Alla luce di questi dati di fatto dovrebbe essere facile, per chi amministra la città, prendere decisioni efficaci almeno per impedire l'aggravamento dei problemi. Basterebbe decidere (e la Giunta comunale dispone di questi poteri) che non si devono costruire nuove case d'abitazione nel nostro quartiere per evitare di aggravare l'attuale congestione e che tutte le aree rimaste libere devono essere vincolate per la realizzazione di nuovi servizi (e in primo luogo di nuove scuole); basterebbe ancora decidere che quando una fabbrica trasferisce il proprio stabilimento, o una vecchia casa cadente viene abbattuta, quelle aree vanno anch'esse utilizzate per la realizzazione dei servizi mancanti. Il ragionamento è tanto semplice e chiaro che chi dimostra con i fatti di non averlo capito, certamente non l'ha voluto capire. La verità è che costa fatica alla Giunta di Milano cambiare registro. Era tanto comodo e conveniente rispondere di sì ad ogni speculatore che chiedesse di costruire un palazzotto di nove piani sul proprio terreno, che anche oggi, malgrado molte cose siano cambiate la Giunta cerca di conservare le vecchie cattive abitudini, a dispetto delle leggi e degli interessi dei cittadini.

E una chiara scelta di rinnovamento non viene fuori: il vecchio piano rego-

Dentro i libri fuori il PSU

latore del '53 concepito per servire nel modo più sfacciato gli interessi della speculazione, e per di più sistematicamente violato ai danni della collettività, è ormai da molto tempo screditato agli occhi dei cittadini; e così da almeno dieci anni ogni nuova giunta che si insedia promette un nuovo piano regolatore, ma da dieci anni ogni giunta si è regolarmente dimenticata di questo impegno; i responsabili del governo della città dietro la cortina fumogena di promesse mirabolanti quanto vaghe e sistematicamente disattese, proseguono giorno per giorno senza abbandonare la sostanza della vecchia politica.

C'è una sola via per rompere queste resistenze che ancora si manifestano: una più ampia e decisa pressione dal basso che venga dalla nostra come dalle altre zone della città, affette da carenze per certi aspetti anche più gravi. Questa pressione deve però essere indirizzata in modo preciso su alcune

questioni di fondo, sulla base della consapevolezza che le carenze nei servizi hanno ormai assunto dimensioni tali da non poter essere sanate con il vincolo di qualche area e l'elargizione di pochi milioni.

E' necessario un mutamento sostanziale di indirizzo: è necessario rovesciare la tradizionale impostazione del bilancio del Comune, attribuendo una precisa priorità alle spese per la realizzazione dei servizi pubblici. e in particolar modo delle scuole, così come è indispensabile un nuovo piano regolatore che vincoli le aree ancora libere fino al pieno soddisfacimento dei fabbisogni arretrati.

Il problema ha ormai assunto dimensioni tali che non è certo pensabile venga risolto in un colpo solo: occorrerà comunque del tempo; ma il punto importante è che si riesca ad imporre molto presto una nuova politica che costituisca una decisa inversione di rotta rispetto al passato.

La scarsità dei servizi sociali (case popolari, scuole, verde, ecc.) è un problema drammatico anche per le grandi città. A Milano esso è al centro di una battaglia, condotta dalla classe operaia e dai ceti popolari, per conquistare condizioni di vita più civili e per imporre un radicale mutamento della politica comunale. Ma in questa lotta giusta e sacrosanta spesso si trascura un obiettivo importante: Vistituzione nei quartieri di centri di dibattito e di ricerca culturale aperti al contributo di tutti i cittadini, quali biblioteche r.;;:togestite, teatri di quartiere, centri sociali ecc. Nella nostra zona la validità di questa richiesta è confermata da due semplici constatazioni: la mancanza di biblioteche ben fornite e di locali pubblici in genere dove i cittadini possano svolgere attività culturali e politiche. D'altra parte la mancanza di centri di vita associativa e culturale è un connotato costante dello sviluppo disumano della nostra città. Nella zona Magenta Sempione le bi-

I lavoratori della RAI-TV per la riforma dell' Ente

Unità a sinistra » ritiene doveroso portare a conoscenza di tutti i cittadini la mozione conclusiva dell'assemblea. dei lavoratori della RAI-TV di Milano, riguardante la soluzione dei gravi problemi esterni e interni dell'ente radiotelevisivo.

Decentramento regionale, autonomia produttiva, partecipazione democratica dei lavoratori alla direzione, nel quadro di una gestione indipendente dal potere governativo e controllata attraverso opportuni strumenti parlamentari; questi sono gli obiettivi di fondo per i quali “ Unità a sinistra « invita alla mobilitazione e al dibattito, dichiarandosi totalmente solidale con i lavoratori della RAI-TV.

I lavoratori del centro di produzione RAI-TV di Milano, riuniti in assemblea il 4 dicembre 1970, sentita la relazione presentata dalla FILS-CGIL, UIL-SPETT., SNATER, e condivisa nella sostanza delle conclusioni dalla FULS-CISL, sull'attuale situazione sindacale negativa che si è venuta a determinare nel centro in seguito alla posizione di totale chiusura della azienda sui problemi più sentiti dai lavoratori, i quali ribadiscono la loro volontà di lotta per costringere la dirigenza RAI ai rispetto di tutti gli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali.

DENUNCIANO

la grave situazione in cui versa l'azienda a causa della gestione che non tiene conto delle realtà sociali e politiche del paese, gestione che si esprime da un lato con una assoluta mancanza di caratterizzazione sul piano culturale e informativo, e dall'altro con la sistematica dequalificazione professionale dei lavoratori RAI a tutti i livelli, contrapponendo a questa il gonfiamento dei vertici dirigenziali, causa primaria del deficit aziendale,

L'ASSICURATRICE DI FIDUCIA DEI LAVORATORI ITALIANI

Vantaggiose convenzioni con le organizzazioni del movimento operaio

Tutti i rami assicurativi

Prezzi equi Veloce liquidazione dei danni

AGENZIE UNIPOL

Milano - Agenzia Generale, via Unione 2 - CAP 20122 - Tel. 871.136-871.088

Monza - Agenzia Generale, via Zucchi 19

Sesto S. Giovanni - Agenzia Generale, Via G. Falk 72

Direzione Generale: BOLOGNA, via Oberdan - Tel. 233.262-3-4-5-6

ESPRIMONO

la loro ferma volontà di essere parte essenziale nella elaborazione della riforma democratica della RAI, che dovrà essere inquadrata nella struttura del monopolio politico soggetto al controllo del Parlamento.

Premesso che l'assemblea giudica i problemi di fondo dei lavoratori della

Mozione antifascista dei lavoratori della RAI

I lavoratori del centro RAI di Milano riunitosi oggi, 1° febbraio 1971, in assemblea generale durante lo sciopero generale indetto dalle confederazioni milanesi, protestando contro le continue violenze dei neo-fascisti messe in atto da Reggio Calabria a Milano DENUNCIANO l'operato delle forze dello Stato preposte alia salvaguardia dell'ordine democratico. Queste stesse forze continuano a dimostrarsi molto efficienti contro i lavoratori e altrettanto indulgenti e complici nei confronti delle violenze fasciste. Queste aggressioni contro le istituzioni operaie costituiscono dei seri colpi contro l'ordine democratico e repubblicano uscito dalla resistenza.

IMPEGNANO

le segreterie nazionali di tutti i partiti antifascisti (DC - PCI PSI PSIUPPRI - PSU - PLI) a promuovere iniziative concrete per il rispetto del dettato costituzionale che vieta la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del movimento fascista. Attraverso il Parlamento queste forze devono dimostrare la loro volontà politica predisponendo, con procedura d'urgenza, quanto necessario per Io scioglimento del M.S.I., in quanto partito del disordine e della barbarie. E promuovere inoltre una seria inchiesta parlamentare per individuare e quindi denunciare al paese quelle forze che si nascondono dietro la violenza fascista. Un primo momento di tale azione deve consistere in un'informazione più puntuale ed estesa di questi atti teppistici che la RAITV può e deve effettuare.

FILS-CGIL, FULS-CISL, UIL-SPETT., SNATER

RAI indissolubilmente legati al problema più generale della riforma democratica dell'ente, la quale deve corrispondere in modo più aderente alle istanze sociali manifestate dal paese.

DICHIARANO che la riforma stessa deve prefiggersi l'obiettivo fondamentale di contribuire alla crescita culturale ed allo sviluppo sociale del paese, operando scelte a favore soprattutto del mondo del lavoro, anche attraverso l'immediata autogestione dei contenuti politici delle informazioni riguardanti le lotte del lavoro. Questa riforma deve realizzare la radicale modifica della struttura centralizzata e burocratizzata della azienda, attuando pertanto l'autonomia e il potenziamento dei centri di produzione, tenendo conto anche della nuova dimensione regionale e salvaguardando il mantenimento degli attuali livelli occupazionali ed il recupero della professionalità.

I LAVORATORI INDIVIDUANO come primi momenti di lotta: la sensibilizzazione di tutti i lavoratori della RAI sul grande tema della riforma; la necessità di saldarsi con tutte le forze esterne interessate a realizzare una riforma democratica dell'ente radiotelevisivo, particolarmente con gli operai delle grandi fabbriche.

L'assemblea impegna quindi tutte le organizzazioni dei lavoratori, in stretto rapporto con l'assemblea dei delegati di reparto, a dar vita a tutte quelle iniziative che servono per concretizzare i contenuti di questa mozione.

VI RACCOMANDIAMO

LE POLIZZE FAMILIARI

blioteche sono solo due: una è in via Moscati 3 e non possiede più di 300 volumi; l'altra, meglio fornita, è ubicata al Parco Sempione e quindi difficilmente raggiungibile; d'altra parte in questa biblioteca i libri possono essere consultati solo sul posto e non vengono ceduti in prestito. Basterebbero queste considerazioni per confortare la richiesta di istituzione di nuove biblioteche autogestite con un numero adeguato di volumi e con un'organizzazione efficiente. Per quanto riguarda la necessità e l'importanza della formazione di centri culturali nei quartieri, mi sembra utile rifarsi ad un esperimento tentato circa un anno fa: la costituzione dei teatri di quartiere; l'allestimento cioè di spettacoli teatrali, in locali reperiti nel quartiere, messi in scena da compagnie di dilettanti e da compagnie affermate. Questo esperimento fu portato avanti con lo scopo di avvicinare concretamente la cultura alle masse popolari e di contrapporre, nei fatti e non solo con le parole, alla cultura ufficiale, al teatro dei ricchi e delle ristrette cerchie di intellettuali una nuova cultura vicina agli interessi dei lavoratori, un nuovo teatro legato alla vita e alle aspirazioni dei ceti popolari.

L'obiettivo dei teatri di quartiere, di una cultura alternativa è ancora valido, ma deve essere visto come punto di arrivo, come obiettivo a lunga scadenza. Questa è la lezione che si può trarre dal sostanziale fallimento dell'iniziativa dei teatri di quartiere, che ebbe infatti una risonanza molto limitata. La impostazione di una politica culturale nel quartiere deve passare, a nostro avviso, per prima cosa attraverso la costituzione di centri culturali e di vita associativa quali appunto biblioteche autogest;te, che fungano da occasione da stimolo rivolto ai cittadini e ai lavoratori per l'avvio di un discorso politico sulla cultura nella città e nei paese.

A questo proposito alcuni mesi fa al Consiglio della Zona 6 (Magenta Sempione) le forze di sinistra chiedevano l'istituzione di una biblioteca pubblica nell'edificio di proprietà comunale dove ha sede il Consiglio stesso. La risposta dell'assessorato competente era immediata e perentoria: nell'edificio di Via Luigi Nono al 7 tra brindisi succulente pietanze si inaugurava una Sezione del PSDI (già PSU).

Le forze politiche di sinistra e i cittadini della zona 6 denunciano l'inqualificabile decisione dell'assessorato al demanio (di cui, guarda caso, il titolare era il signor Segagni iscritto proprio al PSDI) e richiedono l'istituzione di una biblioteca pubblida autogestita, la cui direzione spetti cioè ai cittadini della zona e dove si possano svolgere attività culturali e politiche di pubblico interesse.

Come abbiamo visto c'è la volontà da parte delle forze politiche di sinistra di intraprendere un discorso nuovo sulla cultura, c'è anche il locale per costituire nel nostro quartiere una biblioteca autogestita, manca solo il sacrosanto sfratto del PSDI, anonima clientele. Ma stiano tranquilli i gestori della sezione del PSDI, se non li butta fuori il comune ci penseranno i cittadini della zona 6.

INA

PERCHE' GARANTISCONO:

PIU' TRANQUILLITA' AL VOSTRO LAVORO

PIU' SICUREZZA ALLA VOSTRA FAMIGLIA

PIU' SERENITA' ALLA VOSTRA VECCHIAIA

CON UNA BUONA LIQUIDAZIONE IN CONTANTI

CON UNA PENSIONE INTEGRATIVA A QUELLA DI LEGGE

CON COPERTURE INFORTUNISTICHE E DI INVALIDITA'

ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI

LE ASSICURAZIONI D'ITALIA

Agenzia Generale di Milano - Via S. Paolo, 7 - Tel. 807.541

2
Cultura e socialdemocratici in via Nono
UNIPOL

I problemi della zona 6 Magenta- Sempione

L'IMPEGNO DELLA SINISTRA PER IL CONSIGLIO DI ZONA

Fra qualche giorno verranno insediati i nuovi Consigli di zona, che rispecchieranno nella composizione, anche se in misura approssimativa, il peso di ogni forza politica in ciascuna delle venti zone di decentramento amministrativo nelle quali è stata divisa la città.

Il Consiglio della nostra zona risulterà così composto: 7 consiglieri della sinistra (3 del PCI, 3 del PSI, 1 del PSIUP), 6 della DC, 1 del PRI, 6 consiglieri della destra (2 del PSU, 3 del PLI, 1 dei fascisti del MSI). Data questa composizione, la battaglia che le forze popolari e di sinistra combatteranno nel Consiglio non sarà facile; ma è proprio questa considerazione che ci induce a chiarire ai cittadini della zona i contenuti e le linee secondo le quali noi ci impegniamo a condurla.

L'esperienza fatta sulla base dell'attività del Consiglio precedente pone innanzitutto una questione: quella della partecipazione dei cittadini ai lavori del Consiglio di zona e delle commissioni nelle quali il Consiglio stesso si articolerà. Questa partecipazione popolare deve impedire che il Consiglio di zona si trasformi in una specie di filtro, di diaframma interposto fra i cittadini e i responsabili dell'amministrazione comunale, e sia quindi svuotato del significato politico che gli hanno attribuito le forze di sinistra quando si sono battute per l'istituzione di questo organismo di decentramento.

E' proprio grazie a questa partecipazione che il Consiglio è riuscito nel passato a superare lentezze di funzionamento, a battere la volontà politica di ben individuati gruppi consiliari di non procedere all'esame dei problemi esistenti nei quartieri, a investire le autorità comunali della responsabilità di portare a soluzione i problemi sollevati. Lo abbiamo visto chiaramente a proposito della Salmoiraghi e del problema della scuola materna e dell'obbligo, per citare i due casi esemplari.

Ma è anche vero che questa partecipazione dei cittadini è stata di fatto ostacolata, per l'assoluta insufficienza nella convocazione di assemblee pubbliche, metodo che invece, a nostro giudizio, deve caratterizzare la futura attività del Consiglio. Un metodo che ci impegniamo a portare avanti contro la resistenza che sicuramente iniziative del genere incontreranno tra le forze conservatrici e reazionarie presenti nel Consiglio.

E' su questa partecipazione attiva dei cittadini che noi vogliamo far leva, non solo per portare avanti nel Consiglio di zona un programma politico avanzato, ma anche per realizzare un altro preciso impegno: quello di assicurare al Consiglio un potere decisionale e non soltanto consultivo su tutta una serie di questioni che riguardano i quartieri.

Questo potere decisionale è, a nostro giudizio, uno strumento indispensabile per garantire un vero controllo democratico degli amministrati (tutti i cittadini) sugli amministratori (la giunta nel suo complesso), e capovolgere quindi un rapporto quasi sempre sfociato in metodi di gestione burocratica e contraria agli interessi reali della città e delle masse popolari che nella città abitano e lavorano.

Cardine del programma che le forze di sinistra si impegnano a portare avanti è la realizzazione di un piano di servizi che risolva le enormi carenze della zona in ordine alle scuole, al verde pubblico, alle attrezzature sanitarie, culturali e ricreative. Per fare ciò, come si dice e si documenta in altra parte del giornale, sono necessarie due cose: che tutte le aree attualmente libere o che si renderanno libere in futuro vengano destinate a servizi, e che non si costruisca assolutamente nella zona nessun altro insediamento residenziale fino a che le carenze dei servizi non saranno risolte. Ci batteremo, inoltre, affinchè l'edilizia sostitutiva, sulle aree che il Piano regolatore (quando finalmente l'amministrazione comunale si deciderà a vararlo, dopo decenni di promesse regolarmente disattese) destina a edilizia residenziale, sia un'edilizia popolare che assicuri' ai lavoratori una casa civile e blocchi la scandalosa cacciata dei ceti popolari dalla città, risultato di un'ottusa politica amministrativa che ha sempre favorito la speculazione edilizia e le grandi immobiliari.

Non tralasceremo alcun tentativo di coinvolgere in questa battaglia altre forze politiche presenti nel Consiglio di zona, in primo luogo il gruppo consiliare democristiano, per sperimentare e confrontare sul terreno dei problemi reali dei cittadini la concreta volontà politica di tutti; per quanto ci riguarda, ci assumiamo fin d'ora le nostre responsabilità.

Consigli pratici agli inquilini Come difendersi dai padroni di casa

LE spese. Se la quota è concordata nel contratto, il quale sia soggetto alla legge di blocco dei fitti, non ci possono essere aumenti di alcun genere. In ogni caso, anche se la quota non è stata concordata, per i contratti soggetti a blocco le spese possono essere aumentate solo per giustificato motivo. Si ricordi che le spese di manutenzione della casa (verniciatura delle facciate, intonachi, tubature ecc.) spettano al padrone di casa.

Il blocco dei fitti. Una legge varata nel 63 e riconfermata negli anni successivi stabilisce: che gli appartamenti fino a 5 locali (esclusi i servizi), abitati da una persona per locale, in cui la famiglia dei locatari abbia un imponibile netto non superiore a 2.500.000 sono soggetti a blocco dei fitti. In questi appartamenti non vi possono cioè essere aumenti di alcun genere dell'affitto. Gli inquilini che entrassero in un appartamento del genere hanno diritto a pagare l'affitto del locatario precedente, senza che vi siano aumenti. In particolare gli inquilini entrati tra il 63 e il 67 in un appartamento soggetto a blocco devono pagare l'affitto dell'inquilino precedente, mentre chi è entrato dopo il '67 in un appartamento soggetto a blocco può subire un aumento di affitto massimo del 5%. Doppi contratti. I padroni di casa per pagare meno tasse spesso fanno stipulare all'inquilino un contratto in cui è indicata una cifra inferiore a quella realmente pagata. Insomma una parte dell'affitto viene pagata dall'inquilino sottobanco. Questa pratica è illegale. Nei caseggiati dove si verifica gli inquilini devono riunirsi e rifiutarsi di pagare più di quanto è indicato nel contratto, ottenendo una sostanziale riduzione dell'affitto.

Vendite frazionate. In molti caseggiati il padrone affida ad una impresa in-mobiliare il compito di vendere appartamento per appartamento la casa, sfrattando così i vecchi inquilini. In altra parte del giornale diamo notizia delle lotte condotte dagli inquilini di Via Fauche e di Via Canonica contro questa sporca manovra. Gli inquilini che comunque subissero minacce di sfratto per la vendita dell'appartamento non cedano alle pressioni del padrone. Si riuniscano in assemblea, si organizzino perchè è possibile respingere queste manovre (anche da! punto di vista legale). In ogni caso per assistenza legale gratuita si rivolgano alla redazione del nostro giornale.

INQUILINI UNITEVI E LOT1ATE PER RESPINGERE LE MANOVRE DELLA SPECULAZIONE E PER OTTENERE UNA RIDUZIONE SOSTANZIALE DELL'AFFITTO.

La battaglia degli inquilini di via Fauché

Un esempio di lotta contro la speculazione

Sono case di prima della guerra 15/18, di quando a Milano la periferia arrivava appena ai bastioni, con vaste aree libere, campi e cascine; zone ora divenute « semicentrali ». Quando furono costruite le case numero 9 e 11 di via Fauché e le numero 16, 18 e 20 di via Castelvetro, tutt'intorno era campagna: come lo ricordano ancora alcuni dei vecchi inquilini. Ora la periferia è molto più fuori, oltre i « quartieri », i ghetti del circondario.

Via Fauché-Castetvetro è adesso una di quelle zone che, a causa della loro « qualità urbana », ovvero per la loro vicinanza al centro e ai posti di lavoro negli uffici, e per la loro dotazione di alcuni servizi (negozi e trasporti) sono diventate ambite dalle fa-

miglie benestanti, dagli studi professionali, dagli uffici commerciali, ecc.

In queste zone, un tempo abitate prevalentemente dai ceti popolari, al posto delle vecchie fabbriche, delle case a cortile, degli orti, degli spazi liberi, sorgono, oggi, per lo più case di lusso, palazzi con grandi vetrate, preziosi rivestimenti, profondi balconi, e lucenti portinerie, o grandi scatole di alluminio e cristallo adibite ad uffici.

Queste costruzioni, più alte di quelle originarie, costruite per contenere più gente, allineate sulle vecchie strade con limitate capacità di traffico, hanno congestionato le aree centrali di Milano, fino al punto che, negli orari di punta per le vie del centro non si circola più, non si trova più posto per parcheggiare l'automobile. La città

La Redazione del giornale ha sede presso il Circolo culturale Carducci via Bertini, 19 Il Comitato di redazione è costituito da PCI, PSI, PSIUP, ACLI Ne fanno parte: Gianni Bagioli (PCI), Giuseppe Boatti (PCI), Massimo Cavallini (PCI), Giuseppe Fassari (PSI), Attilio Festa (ACLI), Mario Giorcelli (PSI), Giuliano Giuliani (PCI), Bona Oxilia (PSIUP). Hanno inoltre collaborato a questo numero: Alessio Arenosto (PSI), Antonello Boatti (PCI), Marco Dragonetti (PCI).

VIA CANONICA 91

Se ne vada la roulotte di Paletti

Un bel giorno arriva una roulotte e si ferma davanti al 91 di via Canonica. C'è scritto: « Paletti vende ». In altri termini Paletti vorrebbe vendere dopo aver « rinnovato » il palazzo in questione cacciando fuori chi non compra al prezzo esoso che egli vuole imporre.

Ma Paletti sa, e l'ha già visto in via Lomazzo, che non è facile cacciar via gli inquilini dalla nostra zona. Sa anche che ci sono leggi che difendono il diritto degli inquilini a restare nelle proprie case con il blocco degli affitti e dei contratti. Inutile quindi che si affanni a spedire lettere, a far girare voci sul fatto che gli appartamenti sarebbero già venduti a singoli privati.

Gli inquilini non abboccano più, si sono uniti, ed ad esempio, sabato 6 marzo manifesteranno per le vie del quartiere per ribadire con forza che la casa deve essere un diritto per tutti.

Se il sig. Paletti vuol rimodernare faccia pure (sarebbe ora!) visto che in quella casa giravano topi, cadono pezzi di intona• co. I gabinetti sono in comune, sul ballatoio.

Ma quanto a vendere se lo dovrà togliere dalla testa e qualcuno glielo ha scritto sui muri della casa. Tutti possono leggere: « FACCIA PRESTO A COMPRARE SE NO CROLLA! » e più sotto « PER CACCIAR VIA TUTTI GLI INQUILINI VI CI VORRANNO ALMENO 5 ANNI ».

Gli inquilini resteranno nella casa; sarà la roulotte di Paletti a doversene andare.

VIA NICCOLINI Vincolare l'area a servizi

Sull'area di via Niccolini gli speculatori intendono realizzare un complesso residenziale di lusso il cui progetto è in contrasto con il piano regolatore e con la legge urbanistica.

Proprio all'indomani dei fatti di via Mac Mahon, che hanno messo in luce molto bene quale necessità di alloggi popolari vi sia a Milano, la Giunta non è capace di vincolare le poche aree residue libere per soddisfare le esigenze della collettività.

Innumerevoli assemblee popolari, Io stesso Consiglio di zona hanno a più riprese affermato la necessità che tutte le aree disponibili (o che si renderanno tali) siano riservate e vincolate a servizi pubblici e ad edilizia popolare e che comunque siano interdette alla edificazione privata.

Anche per questa area, come per quella ormai famosa della ex-Salmoiraghi, sarà necessaria una adeguata pressione popolare per ricordare alla Giunta che la città non è più proprietà privata delle immobiliari.

Sabato 6 marzo

è soffocata e scricchiola' sotto il carico della speculazione, della dissennata politica delle aree, della illogica concentrazione degli uffici e dei servizi.

A questo punto, molto, troppo tardi, è stato abbassato il limite delle densità fabbricabili e delle altezze dei nuovi edifici; sono stati posti controlli sull'ubicazione dei nuovi uffici, sono state prese misure per ridurre l'interesse dei proprietari a demolire le vecchie case per ricostruirle più alte, più affollate, più. lussuose (e capaci, quindi, di garantire redditi più elevati).

Possono queste misure significare la salvezza delle vecchie case non ancora ristrutturate delle zone semicentrali?

Possono gli inquilini che vi abitano sperare di evitare l'espulsione per essere naturalmente spinti verso i ghetti della periferia, come tanti che li hanno preceduti?

La risposta a queste domande dipenderà, in parte, dall'esito della lotta che stanno conducendo gli inquilini delle case di via Fauché-Castelvetro.

La speculazione ha trovato una scappatoia, la tipica scappatoia che il « sistema » consente alle proprie forze di struttura quando, per evitare il collasso, deve sacrificarne qualcuna, nel modo più indolore possibile. Queste vecchie case vengono « modernizzate »: ci mettono il riscaldamento, il citofono, il bagno; verniciano le facciate, le imposte; ripuliscono le scale e i cortili.

Gli edifici, così, rinnovati divengono appetibili ai ceti medio-borghesi, e il loro valore di posizione può essere recuperato, con la vendita degli appartamenti o l'affitto a nuove condizioni. Ma gli attuali occupanti? Se non si organizzano, sono quelli che ci rimettono. Nelle case di via Fauché-Castelvetro, come in molte altre a Milano, gli inquilini hanno ricevuto la disdetta, tutti, in blocco: 160 famiglie. Gli è stato proposto, se non volevano andarsene, l'acquisto degli appartamenti in cui alloggiavano, a prezzi « di mercato » (nei decenni, con gli affitti versati, molti di questi inquilini, i loro appartamenti se li sono già pagati più volte). Ma gli inquilini, riunitisi in comitato, hanno respinto questo ricatto, hanno deciso di non cedere e di condurre una battaglia contro l'immobiliare Castello, proprietaria degli immobili, per difendere il loro diritto alla casa.

L'immobiliare per tutta risposta, ha cercato di spingere gli inquilini ad andarsene trasformando le case in cantiere. Un cantiere particolarmente inefficiente, i cui lavori vengono appositamente tirati per le lunghe: fosse nei cortili, tubi immagazzinati per le scale, bombole di ossiacetilene sui pianerottoli, buchi nelle pareti e nei soffitti fra un appartamento e l'altro. Inoltre, con molta arroganza, l'immobiliare tenta manovre d' intimidazione con raccomandate, diffide e ingiunzioni.

E' una battaglia quindi su diversi fronti: legale, amministrativo e politico. Sul fronte legale ed amministrativo la battaglia degli inquilini è relativamente facile, a causa delle innumerevoli irregolarità commesse dall'immobiliare Castello dinnanzi alla inattesa resistenza incontrata nella sua operazione. Sul fronte politico, la lotta degli inquilini si realizza con il rifiuto dei lavoratori a subire lo sfruttamento, nella casa come nella fabbrica; una battaglia per il momento condotta sulle linee difensive ma che, con appoggio di forze esterne, potrà contribuire alla conquista della casa per tutti ed alla definitiva sconfitta della speculazione.

Manifestazione popolare per il diritto alla casa indetta dal Comitato di agitazione e di lotta degli inquilini di via Fauché 9-11 e di via Castelvetro 16-18-20 ore 16 : concentramento in via Fauché (angolo Castelvetro) ore 17: comizio in piazza Gramsci

3

Dopo le criminali violenze fasciste

Unità delle forze popolari contro il fascismo e i padroni

Alla grande manifestazione antifascista che si è svolta a Milano il 13 febbraio, tra le migliaia di striscioni, cartelli bandiere, c'era anche lo striscione unitario delle forze politiche della zona 6 che vedeva scritte una accanto all'altre le sigle del PCI, del PSIUP, del PSI e delle ACLI, contro la violenza fascista.

Questa unità conquistata nel vivo della battaglia politica per la soluzione dei problemi della zona — che sono poi i problemi di tutta la città (speculazione edilizia, insufficienza di edifici scolastici, ecc.) — ci ha ritrovati uniti insieme contro i delittuosi attentati fascisti che iniziarono a Milano un anno fa con la strage di piazza Fontana e che si ripetono oggi con l'assassinio di un operaio socialista a Catanzaro, con l'organizzazione dei disordini a Reggio Calabria, con gli infiniti e continui attentati alle sedi delle organizzazioni politiche e sindacali del movimento operaio e ai loro militanti che vengono aggrediti, picchiati e feriti impunemente.

Ma perchè l'unità antifascista del 1971 abbia possibilità di successo, bisogna avere ben chiare in testa le ragioni di questo nuovo rigurgito. Oggi la violenza fascista, l'organizzazione delle squadracce di picchiatori, addestrati sistematicamente in campi organizzati, sono il segno della paura della borghesia e del capitalismo di fronte all'impetuoso movimento di lotta che si sta sviluppando sempre più vigorosamente in tutto il paese. I contadini del sud, gli operai del nord, gli studenti dei vari ordini di scuola, grazie alle loro organizzazioni, in particolare ai sindacati che si stanno incamminando verso una unificazione organica, hanno sconfitto il centro sinistra.

Il tentativo della borghesia e del suo rappresentante politico, la DC, di dividere i lavoratori mettendo i lavoratori socialisti contro quelli comunisti e socialproletari, allo scopo di integrare una fetta del movimento operaio al sistema di produzione e di gestione capitalista è fallito clamorosamente.

Oggi non solo i lavoratori socialisti sono uniti ai comunisti e ai socialploretari, ma sempre più vasti strati di lavoratori cattolici lottano insieme ai marxisti. Il centro-sinistra non è riuscito a portare in porto il suo disegno di divisione e oggi si trova lacerato da profonde contraddizioni che passano sia all'interno della DC che del PSI — ancora al governo, pur essendo i suoi lavoratori all'opposizione quando scioperano con i sindacati —; di qui la debolezza del governo quadripartito e la paura del padronato per cui alcuni padroni non hanno scrupoli nel finanziare i fascisti, in quanto si sentono protetti da una parte del governo attuale.

L'unità antifascista oggi non può che ritrovarsi sul terreno delle riforme, cioè per una profonda modificazione del sistema economico esistente, è lotta contro lo sfruttamento e l'autoritarismo, per la conquista di porzioni di potere sempre maggiori da parte dei lavoratori sia nel determinare il tipo di produzione — beni socia-

I lettori che desiderano sottoporre al giornale e alle forze politiche che gli danno vita l'esame di problemi del quartiere possono rivolgersi alla redazione del giornale oppure alle seguenti sedi:

Circ. ACLI Madonna di Lourdes via Lomazzo, 57

Sezione Arreghini del PCI via E. Ferrario, 5

Sezione Dal Pozzo del PCI via Fioravanti, 38

Sezione Novelli del PCI via Morbelli, 8

Sezione Rubini del PCI via Gran S. Bernardo, 1

Sezione Porta-Magenta del PSI via Duccio da Buoninsegna, 23

Sezione Sempione del PSI p.le Sempione, 1

Sez. Centro-Guevara del PSIUP c.so Vercelli, 31

li al posto di beni privati — sia nel modo di produzione — la condizione operaia in fabbrica e nella società per la soluzione dei problemi della salute della casa, dei trasporti, della scuola, ecc.

Questo significa che, a livello politico, è lotta per il superamento del centro-sinistra, ciò che è possibile imboccando una unica strada: quella della unità di tutte le organizzazioni e forze politiche che si richiamano alla sinistra, al socialismo, contro la produzione capitalistica. Unità su obiettivi precisi e non solo a parole. Tutti concordiamo con la giustezza delle affermazioni del ministro democristiano di sinistra Donat-Cattin quando dice che lo squadrismo fascista è l'unico portatore di violenza. Ma noi chiediamo che alle parole seguano i fatti, cioè la scissione responsabile dalle altre componenti della destra della DC e del PSDI, il partito dell'ordine e dell'avventura.

Un preciso impegno dei lavoratori cattolici

Tale discorso vale anche per il PSI che giustamente ha chiesto l'applicazione della legge del 1952 di scioglimento di tutte le organizzazioni fasciste, che però deve allearsi organicamente con tutto il resto dell'opposizione anche, e soprattutto, al livello più avanzato della battaglia per delle vere riforme e non quelle false che il governo propone. Via, via che il centro-sinistra diventerà sempre più debole, è probabile che assisteremo ad altri tentativi d'intimidazione di marca fascista e ciò non dovrà meravigliarci. Questi tentativi non faranno tornare indietro i lavoratori che sapranno costruire l'indispensabile unità su basi sempre più avanzate di tutte le organizzazioni politiche in modo da potere contemporaneamente fronteggiare i pericoli eversivi ed autoritari e da soddisfare le esigenze di rinnovamento e giustizia delle masse popolari.

MI:

scelta di campo socialista

La ricerca culturale e il dibattito che le ACLI hanno sviluppato nel recente Convegno di Vallombrosa rappresentano un momento significativo di un impegno che ha portato il Movimento a definire sempre più chiaramente il suo ruolo e la sua collocazione nel contesto della società italiana.

Vallombrosa 1970 non si può spiegare senza tener conto delle analisi e delle ipotesi di lavoro avanzate dalle ACLI nelle precedenti edizioni dello stesso Convegno, in particolare quello del 1968 che affrontò in termini puntuali e precisi un'analisi abbastanza organica sulla condizione operaia nella fabbrica e nella società.

Nè ci sembra possibile separare l'ultimo Convegno di Vallombrosa dalle scelte compiute dalle ACLI al Congresso Nazionale di Torino: in quella sede il Movimento prese coscienza e rese esplicita la sua scelta di classe,

BASTA CON LA SPORCA GUERRA AMERICANA IN INDOCINA

Dopo la Cambogia il Laos. L'aggressione americana nella penisola indocinese continua ad estendersi.

E' questa la più eloquente risposta a quanti abbiano mai creduto alla volontà di disimpegno di Nixon alla promessa di vietnamizzare la guerra.

Nixon ha mentito ancora una volta al popolo americano ed al mondo. E' ormai chiaro come dietro il termine vietnamizzazione • si nasconda la medesima logica che animava l'escalation militare di Johnson e Mac Namara: una logica di aggressione e di guerra, la logica dell'imperialismo internazionale di cui gli USA sono i degni capofila. Il fallimento delta escalation militare è costato a Johnson il suo secondo mandato presidenziale. Sotto i duri colpi della grande offensiva del Tèt sono cadute una dopo l'altra le teste di Mac Namara, Dean Rusk, Rostow, Westmoreland.

Eppure Nixon non sembra volersi discostare dai suoi predecessori. Inventare termini diversi per definire una stessa guerra non basta per convincere gli americani e l'opinione pubblica mondiale della volontà degli USA di disimpegnarsi dalla guerra. Una volontà che non esiste come i fatti si sono incaricati di dimostrare.

Nixon sa bene che i governi fantoccio del Vietnam del Sud e della Cambogia non resisterebbero un giorno senza l'ausilio delle truppe americane, sa benissimo che la guerra di popolo ne farebbe giustizia in breve tempo. Nixon sa anche che nel Laos non si tarderebbe ad arrivare ad un governo di coalizione tra il principe attualmente regnante Suvannafuma e le forze partigiane del Pathet Lao. Un governo in grado di applicare gli accordi di Ginevra del 1962 che prevedevano l'instaurazione di un governo totalmente neutrale e che vennero immediatamente denunciati dagli americani allo scopo di garantire la direzione del Paese a forze sicuramente filo occidentali. E' dalla conferenza di Ginevra che Suvannafuma vive sotto l'incubo di un colpo di stato, circondato da capi militari legati ai servizi segreti americani i quali hanno provveduto a far puntualmente fallire tutti i tentativi di rappacificazione con le forze di liberazione.

Per tutte queste ragioni Nixon subordina il ritiro delle truppe americane alla sconfitta delle forze di liberazione. Ed in ciò sussistono tutti gli elementi che avevano animato la strategia di guerra di Johnson. Il fatto che Nixon sotto la pressione dell'opinione pubblica americana e mondiale sia costretto a più complicati equilibrismi verbali, ad impegnarsi in una politica di false promesse, non cambia minimamente le cose.

Ha scritto un commentatore politico americano: « E' assolutamente chiaro

che il governo americano si sprofonda nelle bugie così come nelle risaie indocinesi. L'incursione cambogiana era stata intrapresa per proteggere la "vietnamizzazione". L'incursione laotiana è destinata a proteggere la "laotizzazione". Per salvare domani la "laotizzazione" bisognerà evidentemente invadere il Vietnam del Nord. Per limitare gli insuccessi della "vietnamizzazione" Nixon è ineluttabilmente trascinato sulla via dell'escalation ».

E' ormai a tutti chiaro che anche Nixon è prigioniero della logica aggressiva dell' imperialismo USA. Come Johnson, Mac Namara, Dean Rusk, Rostow e Westmoreland anch'egli è destinato alla sconfitta.

La vietnamizzazione di Nixon è riuscita solo nel senso che in Cambogia e nel Laos hanno creato nuovi Vietnam, nuove guerre di popolo ed i presupposti per altre gravi sconfitte dell'imperialismo. La Cambogia invasa a Giugno dagli Americani per ...ragioni

di sicurezza » è oggi controllata per due terzi dalle forze partigiane di liberazione.

E l'Italia? Manifesterà ancora il governo la propria comprensione per la aggressione americana? Oppure esprimerà vaghe quanto inutili • preoccupazioni «? O peggio ignorerà semplicemente la realtà della nuova escalation?

La tradizione di passiva sudditanza del centro-sinistra nei confronti degli USA non lascia sperare che il governo saprà dissociare le proprie responsabilità, nonostante il lodevole impegno di parte del Partito Socialista.

Quello che è certo è che il movimento antimperialista italiano, i lavoratori, gli studenti, tutte le forze sinceramente democratiche, non mancheranno di esprimere il loro dissenso ed il loro sdegno per questo nuovo crimine dell'imperialismo americano, gendarme del mondo.

La redazione

la sua vocazione anticapitalistica e antimperialistica, la sua collocazione a pieno titolo nel Movimento Operaio. E sarebbe ancora scorretto giudicare Vallombrosa '70 prescindendo da quanto nella società italiana e mondiale si è andato muovendo, acquistando corposità e rilievo: le lotte operaie dentro e fuori la fabbrica, la repressione e i tentativi di rivalsa della destra economica e politica, le crisi ricorrenti di governo e la usura dei disegni e delle formule riformistiche. l'escalation imperialista.

Tutto questo nelle ACLI non è rimasto a livello di inquadratura o di cornice, ma è stato presente ed ha costituito senza ombra di dubbio i contenuti di riflessione e di lotta del Movimento.

Le scelte e le conclusioni a cui le ACLI sono approdate non sono allora esclusivamente di natura culturale: esse sono maturate nell'esperienza di impegno e di lotta dei loro militanti.

E' emersa così chiara ed inequivocabile la coclusione (peraltro già avanzata al Congresso di Torino) che le ACLI non si identificano con l'attuale sistema capitalistico, fondato sullo sfruttamento e sull'alienazione dei lavoratori, sul profitto, sull'esclusione dei lavoratori e dei cittadini dal potere e dalle scelte decisionali che li riguardano come presenza e come classe.

Le ACLI invece sono impegnate nel Movimento Operaio per la costruzione di un progetto alternativo, il cui obiettivo è quello di una società che elimini l'alienazione e lo sfruttamento, si fondi sull'autogestione effettiva dei lavoratori e liberi le potenzialità umane di ciascuno rendendoli partecipi a pieno titolo della costruzione di una società a misura -dell'uomo.

In questo senso va interpretata l'ipotesi socialista avanzata a Vallombrosa, che se da un lato rifiuta ogni aggancio meccanico ai modelli e alle esperienze socialiste esistenti, dall'altro intende misurarsi con correttezza e coerenza sui contenuti, sulle proposte concrete, sulle scelte,ssui metodi, sugli obiettivi, sui modi ancora irrisolti dello sviluppo economico e sociale.

ISTITUTO Cuneo, 463608 4 - Via NAZIONALE

PUBBLICHE

ASTE

Via Tel.

SALOTTI

Marghera - P.za

Piemonte

CAMERE DA LETTO

SOGGIORNI DIVANI LETTO

INGRESSI MOBILI LETTO

SALE DA PRANZO MATERASSI CUCINE COMPONIBILI ARMADI

MOBILI D'UFFICIO

LIBRERIE SCRIVANIE

MOBILI IN STILE

MOBILI BAGNO

CRISTALLERIE LAVATRICI

POSATERIE FRIGORIFERI

ARTICOLI REGALO TELEVISORI

TAPPETI LUCIDATRICI

QUADRI E ARAZZI ELETTRODOMESTICI

LAMPADARI E LAMPADE IN GENERE

Aperto tutti i giorni

Orario 9-12,30 - 15-19,30

Festivi 15-19,30

Trasporto e montaggio a domicilio gratis

Dazio pagato per Milano

ALTRI CENTRI DI VENDITA IN MILANO

Via Montenevoso, 1 - P.zza Gobetti (Lambrate) - Tel. 2361579

C.so Genova, 29 (P.zza Cantore) - Tel. 8480087

La realizzazione di questo progetto alternativo comporta però la costruzione progressiva dell'unità della classe operaia: una classe operaia cosciente del suo ruolo, capace di gestire autonomamente le proprie lotte e i propri obiettivi è la condizione essenziale per garantire la democraticità di questa ipotesi.

In questo quadro va collocato il problema degli strumenti della classe operaia: si tratta, attraverso l'accelerazione del processo di unità sindacale, fondato su una reale autonomia e costruito dal basso, di recuperare un nuovo ruolo politico al sindacato, come espressione effettiva della coscienza di classe che matura al suo interno; si tratta ancora di avviare un confronto e un dialogo con tutte le forze di sinistra sul problema dell'unità politica dei lavoratori, attraverso una serie di rapporti non equivoci tra le diverse componenti, senza paura, ma anche senza miti. Su questi obiettivi le ACLI pensano di aprire nel paese, a cominciare dal loro interno, un vasto ed articolato dibattito, che si proponga come primo risultato immediato l'alimentazione e la crescita della coscienza di classe, che coscienza di condizione condivisa, e consapevolezza di poter esprimere un'alternativa di potere, un diverso assetto socio-economico, e una cultura capace di gestirlo nel senso dello sviluppo integrale e solidaristico dell'uomo. Per costruire l'alternativa al sistema capitalistico il dibattito va approfondito e continuato: le ACLI, nella consapevolezza dei loro limiti, ma anche con la certezza di avere qualche cosa da dare, sono disponibili al dialogo e al contributo con tutte le forze legate alla storia, alle lotte, alla vita del Movimento Operaio.

4
B. Oxilia A. Festa Supplemento a Milano oggi - Periodico di attualità politica - Dir. resp. Bruno Enriotti - Iscritto al n. 297/67 del Tribunale di Milano Tipograph Arti Grafiche - Milano

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
Unità a sinistra1 by fondazioneisec - Issuu