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Un esempio di lotta contro la speculazione

Sono case di prima della guerra 15/18, di quando a Milano la periferia arrivava appena ai bastioni, con vaste aree libere, campi e cascine; zone ora divenute « semicentrali ». Quando furono costruite le case numero 9 e 11 di via Fauché e le numero 16, 18 e 20 di via Castelvetro, tutt'intorno era campagna: come lo ricordano ancora alcuni dei vecchi inquilini. Ora la periferia è molto più fuori, oltre i « quartieri », i ghetti del circondario.

Via Fauché-Castetvetro è adesso una di quelle zone che, a causa della loro « qualità urbana », ovvero per la loro vicinanza al centro e ai posti di lavoro negli uffici, e per la loro dotazione di alcuni servizi (negozi e trasporti) sono diventate ambite dalle fa- miglie benestanti, dagli studi professionali, dagli uffici commerciali, ecc.

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In queste zone, un tempo abitate prevalentemente dai ceti popolari, al posto delle vecchie fabbriche, delle case a cortile, degli orti, degli spazi liberi, sorgono, oggi, per lo più case di lusso, palazzi con grandi vetrate, preziosi rivestimenti, profondi balconi, e lucenti portinerie, o grandi scatole di alluminio e cristallo adibite ad uffici.

Queste costruzioni, più alte di quelle originarie, costruite per contenere più gente, allineate sulle vecchie strade con limitate capacità di traffico, hanno congestionato le aree centrali di Milano, fino al punto che, negli orari di punta per le vie del centro non si circola più, non si trova più posto per parcheggiare l'automobile. La città

La Redazione del giornale ha sede presso il Circolo culturale Carducci via Bertini, 19 Il Comitato di redazione è costituito da PCI, PSI, PSIUP, ACLI Ne fanno parte: Gianni Bagioli (PCI), Giuseppe Boatti (PCI), Massimo Cavallini (PCI), Giuseppe Fassari (PSI), Attilio Festa (ACLI), Mario Giorcelli (PSI), Giuliano Giuliani (PCI), Bona Oxilia (PSIUP). Hanno inoltre collaborato a questo numero: Alessio Arenosto (PSI), Antonello Boatti (PCI), Marco Dragonetti (PCI).

Via Canonica 91

Se ne vada la roulotte di Paletti

Un bel giorno arriva una roulotte e si ferma davanti al 91 di via Canonica. C'è scritto: « Paletti vende ». In altri termini Paletti vorrebbe vendere dopo aver « rinnovato » il palazzo in questione cacciando fuori chi non compra al prezzo esoso che egli vuole imporre.

Ma Paletti sa, e l'ha già visto in via Lomazzo, che non è facile cacciar via gli inquilini dalla nostra zona. Sa anche che ci sono leggi che difendono il diritto degli inquilini a restare nelle proprie case con il blocco degli affitti e dei contratti. Inutile quindi che si affanni a spedire lettere, a far girare voci sul fatto che gli appartamenti sarebbero già venduti a singoli privati.

Gli inquilini non abboccano più, si sono uniti, ed ad esempio, sabato 6 marzo manifesteranno per le vie del quartiere per ribadire con forza che la casa deve essere un diritto per tutti.

Se il sig. Paletti vuol rimodernare faccia pure (sarebbe ora!) visto che in quella casa giravano topi, cadono pezzi di intona• co. I gabinetti sono in comune, sul ballatoio.

Ma quanto a vendere se lo dovrà togliere dalla testa e qualcuno glielo ha scritto sui muri della casa. Tutti possono leggere: « FACCIA PRESTO A COMPRARE SE NO CROLLA! » e più sotto « PER CACCIAR VIA TUTTI GLI INQUILINI VI CI VORRANNO ALMENO 5 ANNI ».

Gli inquilini resteranno nella casa; sarà la roulotte di Paletti a doversene andare.

VIA NICCOLINI Vincolare l'area a servizi

Sull'area di via Niccolini gli speculatori intendono realizzare un complesso residenziale di lusso il cui progetto è in contrasto con il piano regolatore e con la legge urbanistica.

Proprio all'indomani dei fatti di via Mac Mahon, che hanno messo in luce molto bene quale necessità di alloggi popolari vi sia a Milano, la Giunta non è capace di vincolare le poche aree residue libere per soddisfare le esigenze della collettività.

Innumerevoli assemblee popolari, Io stesso Consiglio di zona hanno a più riprese affermato la necessità che tutte le aree disponibili (o che si renderanno tali) siano riservate e vincolate a servizi pubblici e ad edilizia popolare e che comunque siano interdette alla edificazione privata.

Anche per questa area, come per quella ormai famosa della ex-Salmoiraghi, sarà necessaria una adeguata pressione popolare per ricordare alla Giunta che la città non è più proprietà privata delle immobiliari.

Sabato 6 marzo è soffocata e scricchiola' sotto il carico della speculazione, della dissennata politica delle aree, della illogica concentrazione degli uffici e dei servizi.

A questo punto, molto, troppo tardi, è stato abbassato il limite delle densità fabbricabili e delle altezze dei nuovi edifici; sono stati posti controlli sull'ubicazione dei nuovi uffici, sono state prese misure per ridurre l'interesse dei proprietari a demolire le vecchie case per ricostruirle più alte, più affollate, più. lussuose (e capaci, quindi, di garantire redditi più elevati).

Possono queste misure significare la salvezza delle vecchie case non ancora ristrutturate delle zone semicentrali?

Possono gli inquilini che vi abitano sperare di evitare l'espulsione per essere naturalmente spinti verso i ghetti della periferia, come tanti che li hanno preceduti?

La risposta a queste domande dipenderà, in parte, dall'esito della lotta che stanno conducendo gli inquilini delle case di via Fauché-Castelvetro.

La speculazione ha trovato una scappatoia, la tipica scappatoia che il « sistema » consente alle proprie forze di struttura quando, per evitare il collasso, deve sacrificarne qualcuna, nel modo più indolore possibile. Queste vecchie case vengono « modernizzate »: ci mettono il riscaldamento, il citofono, il bagno; verniciano le facciate, le imposte; ripuliscono le scale e i cortili.

Gli edifici, così, rinnovati divengono appetibili ai ceti medio-borghesi, e il loro valore di posizione può essere recuperato, con la vendita degli appartamenti o l'affitto a nuove condizioni. Ma gli attuali occupanti? Se non si organizzano, sono quelli che ci rimettono. Nelle case di via Fauché-Castelvetro, come in molte altre a Milano, gli inquilini hanno ricevuto la disdetta, tutti, in blocco: 160 famiglie. Gli è stato proposto, se non volevano andarsene, l'acquisto degli appartamenti in cui alloggiavano, a prezzi « di mercato » (nei decenni, con gli affitti versati, molti di questi inquilini, i loro appartamenti se li sono già pagati più volte). Ma gli inquilini, riunitisi in comitato, hanno respinto questo ricatto, hanno deciso di non cedere e di condurre una battaglia contro l'immobiliare Castello, proprietaria degli immobili, per difendere il loro diritto alla casa.

L'immobiliare per tutta risposta, ha cercato di spingere gli inquilini ad andarsene trasformando le case in cantiere. Un cantiere particolarmente inefficiente, i cui lavori vengono appositamente tirati per le lunghe: fosse nei cortili, tubi immagazzinati per le scale, bombole di ossiacetilene sui pianerottoli, buchi nelle pareti e nei soffitti fra un appartamento e l'altro. Inoltre, con molta arroganza, l'immobiliare tenta manovre d' intimidazione con raccomandate, diffide e ingiunzioni.

E' una battaglia quindi su diversi fronti: legale, amministrativo e politico. Sul fronte legale ed amministrativo la battaglia degli inquilini è relativamente facile, a causa delle innumerevoli irregolarità commesse dall'immobiliare Castello dinnanzi alla inattesa resistenza incontrata nella sua operazione. Sul fronte politico, la lotta degli inquilini si realizza con il rifiuto dei lavoratori a subire lo sfruttamento, nella casa come nella fabbrica; una battaglia per il momento condotta sulle linee difensive ma che, con appoggio di forze esterne, potrà contribuire alla conquista della casa per tutti ed alla definitiva sconfitta della speculazione.

M. Giorcelli

Manifestazione popolare per il diritto alla casa indetta dal Comitato di agitazione e di lotta degli inquilini di via Fauché 9-11 e di via Castelvetro 16-18-20 ore 16 : concentramento in via Fauché (angolo Castelvetro) ore 17: comizio in piazza Gramsci

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