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Mezzo milione di metri quadri per scuole, verde e servizi

Bastano pochi dati per misurare la carenza dei servizi nella zona 6. Le scuole materne, elementari e medie inferiori esistenti coprono in tutto una area di 98.910 mq.; e poichè gli abitanti della zona. sono circa 140.000, a ciascuno di essi toccano poco più di 0,7 mq. di terreno per questo tipo di servizi. Secondo la legge ciascuno di essi dovrebbe invece avere a disposizione almeno 2,25 mq. e cioè altri 210 mila mq. di terreno in tutto. Le strutture scolastiche oggi esistenti sono dunque meno di un terzo di quelle minime indispensabili per garantire una scuola funzionante per tutti i bambini e i ragazzi della zona.

La situazione non è migliore per il verde pubblico e per le attrezzature sportive: 261.629 metri quadrati esistenti pari a 1,9 mq. per abitante, contro il minimo di 4,5 mq. per abitante previsto dalla legge; per raggiungere questo minimo occorrono perciò altri 350.000 mq. di terreno.

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Nel complesso per le scuole, per il verde, e le attrezzature sportive occorrono dunque altri 560.000 mq. se si vuole garantire un minimo di civili condizioni di vita agli abitanti del quartiere. Cosa poi significhino in concreto queste carenze, come pesino praticamente sui cittadini è cosa più nota: centinaia di bambini respinti dalle scuole materne, un migliaio trasportati quotidianamente in altre zone, i doppi turni nelle scuole elementari, mentre le aule sono dovunque sovraffollate, le palestre non esistono, e non esistono spazi all'aperto utilizzabili dagli alunni.

Ma la situazione è ancora più grave di quanto possa apparire da dati pur allarmanti come questi, perchè gli amministratori di Milano hanno tollerato che la città si sviluppasse in modo tale da compromettere anche per il futuro la possibilità di risolvere questi problemi.

Non ci sono più nella nostra zona quei 560.000 mq. liberi indispensabili per sanare il fabbisogno arretrato di sei-Vizi: sommando tutti i terreni oggi inedificati si potrà forse raggiungere un decimo di quella quantità che pure costituisce un minimo inderogabile.

Alla luce di questi dati di fatto dovrebbe essere facile, per chi amministra la città, prendere decisioni efficaci almeno per impedire l'aggravamento dei problemi. Basterebbe decidere (e la Giunta comunale dispone di questi poteri) che non si devono costruire nuove case d'abitazione nel nostro quartiere per evitare di aggravare l'attuale congestione e che tutte le aree rimaste libere devono essere vincolate per la realizzazione di nuovi servizi (e in primo luogo di nuove scuole); basterebbe ancora decidere che quando una fabbrica trasferisce il proprio stabilimento, o una vecchia casa cadente viene abbattuta, quelle aree vanno anch'esse utilizzate per la realizzazione dei servizi mancanti. Il ragionamento è tanto semplice e chiaro che chi dimostra con i fatti di non averlo capito, certamente non l'ha voluto capire. La verità è che costa fatica alla Giunta di Milano cambiare registro. Era tanto comodo e conveniente rispondere di sì ad ogni speculatore che chiedesse di costruire un palazzotto di nove piani sul proprio terreno, che anche oggi, malgrado molte cose siano cambiate la Giunta cerca di conservare le vecchie cattive abitudini, a dispetto delle leggi e degli interessi dei cittadini.

E una chiara scelta di rinnovamento non viene fuori: il vecchio piano rego-

Dentro i libri fuori il PSU

latore del '53 concepito per servire nel modo più sfacciato gli interessi della speculazione, e per di più sistematicamente violato ai danni della collettività, è ormai da molto tempo screditato agli occhi dei cittadini; e così da almeno dieci anni ogni nuova giunta che si insedia promette un nuovo piano regolatore, ma da dieci anni ogni giunta si è regolarmente dimenticata di questo impegno; i responsabili del governo della città dietro la cortina fumogena di promesse mirabolanti quanto vaghe e sistematicamente disattese, proseguono giorno per giorno senza abbandonare la sostanza della vecchia politica.

C'è una sola via per rompere queste resistenze che ancora si manifestano: una più ampia e decisa pressione dal basso che venga dalla nostra come dalle altre zone della città, affette da carenze per certi aspetti anche più gravi. Questa pressione deve però essere indirizzata in modo preciso su alcune questioni di fondo, sulla base della consapevolezza che le carenze nei servizi hanno ormai assunto dimensioni tali da non poter essere sanate con il vincolo di qualche area e l'elargizione di pochi milioni.

E' necessario un mutamento sostanziale di indirizzo: è necessario rovesciare la tradizionale impostazione del bilancio del Comune, attribuendo una precisa priorità alle spese per la realizzazione dei servizi pubblici. e in particolar modo delle scuole, così come è indispensabile un nuovo piano regolatore che vincoli le aree ancora libere fino al pieno soddisfacimento dei fabbisogni arretrati.

Il problema ha ormai assunto dimensioni tali che non è certo pensabile venga risolto in un colpo solo: occorrerà comunque del tempo; ma il punto importante è che si riesca ad imporre molto presto una nuova politica che costituisca una decisa inversione di rotta rispetto al passato.

G. Boatti

La scarsità dei servizi sociali (case popolari, scuole, verde, ecc.) è un problema drammatico anche per le grandi città. A Milano esso è al centro di una battaglia, condotta dalla classe operaia e dai ceti popolari, per conquistare condizioni di vita più civili e per imporre un radicale mutamento della politica comunale. Ma in questa lotta giusta e sacrosanta spesso si trascura un obiettivo importante: Vistituzione nei quartieri di centri di dibattito e di ricerca culturale aperti al contributo di tutti i cittadini, quali biblioteche r.;;:togestite, teatri di quartiere, centri sociali ecc. Nella nostra zona la validità di questa richiesta è confermata da due semplici constatazioni: la mancanza di biblioteche ben fornite e di locali pubblici in genere dove i cittadini possano svolgere attività culturali e politiche. D'altra parte la mancanza di centri di vita associativa e culturale è un connotato costante dello sviluppo disumano della nostra città. Nella zona Magenta Sempione le bi-

I lavoratori della RAI-TV per la riforma dell' Ente

Unità a sinistra » ritiene doveroso portare a conoscenza di tutti i cittadini la mozione conclusiva dell'assemblea. dei lavoratori della RAI-TV di Milano, riguardante la soluzione dei gravi problemi esterni e interni dell'ente radiotelevisivo.

Decentramento regionale, autonomia produttiva, partecipazione democratica dei lavoratori alla direzione, nel quadro di una gestione indipendente dal potere governativo e controllata attraverso opportuni strumenti parlamentari; questi sono gli obiettivi di fondo per i quali “ Unità a sinistra « invita alla mobilitazione e al dibattito, dichiarandosi totalmente solidale con i lavoratori della RAI-TV.

I lavoratori del centro di produzione RAI-TV di Milano, riuniti in assemblea il 4 dicembre 1970, sentita la relazione presentata dalla FILS-CGIL, UIL-SPETT., SNATER, e condivisa nella sostanza delle conclusioni dalla FULS-CISL, sull'attuale situazione sindacale negativa che si è venuta a determinare nel centro in seguito alla posizione di totale chiusura della azienda sui problemi più sentiti dai lavoratori, i quali ribadiscono la loro volontà di lotta per costringere la dirigenza RAI ai rispetto di tutti gli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali.

DENUNCIANO la grave situazione in cui versa l'azienda a causa della gestione che non tiene conto delle realtà sociali e politiche del paese, gestione che si esprime da un lato con una assoluta mancanza di caratterizzazione sul piano culturale e informativo, e dall'altro con la sistematica dequalificazione professionale dei lavoratori RAI a tutti i livelli, contrapponendo a questa il gonfiamento dei vertici dirigenziali, causa primaria del deficit aziendale,

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ESPRIMONO la loro ferma volontà di essere parte essenziale nella elaborazione della riforma democratica della RAI, che dovrà essere inquadrata nella struttura del monopolio politico soggetto al controllo del Parlamento.

Premesso che l'assemblea giudica i problemi di fondo dei lavoratori della

Mozione antifascista dei lavoratori della RAI

I lavoratori del centro RAI di Milano riunitosi oggi, 1° febbraio 1971, in assemblea generale durante lo sciopero generale indetto dalle confederazioni milanesi, protestando contro le continue violenze dei neo-fascisti messe in atto da Reggio Calabria a Milano DENUNCIANO l'operato delle forze dello Stato preposte alia salvaguardia dell'ordine democratico. Queste stesse forze continuano a dimostrarsi molto efficienti contro i lavoratori e altrettanto indulgenti e complici nei confronti delle violenze fasciste. Queste aggressioni contro le istituzioni operaie costituiscono dei seri colpi contro l'ordine democratico e repubblicano uscito dalla resistenza.

IMPEGNANO le segreterie nazionali di tutti i partiti antifascisti (DC - PCI PSI PSIUPPRI - PSU - PLI) a promuovere iniziative concrete per il rispetto del dettato costituzionale che vieta la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del movimento fascista. Attraverso il Parlamento queste forze devono dimostrare la loro volontà politica predisponendo, con procedura d'urgenza, quanto necessario per Io scioglimento del M.S.I., in quanto partito del disordine e della barbarie. E promuovere inoltre una seria inchiesta parlamentare per individuare e quindi denunciare al paese quelle forze che si nascondono dietro la violenza fascista. Un primo momento di tale azione deve consistere in un'informazione più puntuale ed estesa di questi atti teppistici che la RAITV può e deve effettuare.

FILS-CGIL, FULS-CISL, UIL-SPETT., SNATER

RAI indissolubilmente legati al problema più generale della riforma democratica dell'ente, la quale deve corrispondere in modo più aderente alle istanze sociali manifestate dal paese.

DICHIARANO che la riforma stessa deve prefiggersi l'obiettivo fondamentale di contribuire alla crescita culturale ed allo sviluppo sociale del paese, operando scelte a favore soprattutto del mondo del lavoro, anche attraverso l'immediata autogestione dei contenuti politici delle informazioni riguardanti le lotte del lavoro. Questa riforma deve realizzare la radicale modifica della struttura centralizzata e burocratizzata della azienda, attuando pertanto l'autonomia e il potenziamento dei centri di produzione, tenendo conto anche della nuova dimensione regionale e salvaguardando il mantenimento degli attuali livelli occupazionali ed il recupero della professionalità.

I LAVORATORI INDIVIDUANO come primi momenti di lotta: la sensibilizzazione di tutti i lavoratori della RAI sul grande tema della riforma; la necessità di saldarsi con tutte le forze esterne interessate a realizzare una riforma democratica dell'ente radiotelevisivo, particolarmente con gli operai delle grandi fabbriche.

L'assemblea impegna quindi tutte le organizzazioni dei lavoratori, in stretto rapporto con l'assemblea dei delegati di reparto, a dar vita a tutte quelle iniziative che servono per concretizzare i contenuti di questa mozione.

VI RACCOMANDIAMO

LE POLIZZE FAMILIARI blioteche sono solo due: una è in via Moscati 3 e non possiede più di 300 volumi; l'altra, meglio fornita, è ubicata al Parco Sempione e quindi difficilmente raggiungibile; d'altra parte in questa biblioteca i libri possono essere consultati solo sul posto e non vengono ceduti in prestito. Basterebbero queste considerazioni per confortare la richiesta di istituzione di nuove biblioteche autogestite con un numero adeguato di volumi e con un'organizzazione efficiente. Per quanto riguarda la necessità e l'importanza della formazione di centri culturali nei quartieri, mi sembra utile rifarsi ad un esperimento tentato circa un anno fa: la costituzione dei teatri di quartiere; l'allestimento cioè di spettacoli teatrali, in locali reperiti nel quartiere, messi in scena da compagnie di dilettanti e da compagnie affermate. Questo esperimento fu portato avanti con lo scopo di avvicinare concretamente la cultura alle masse popolari e di contrapporre, nei fatti e non solo con le parole, alla cultura ufficiale, al teatro dei ricchi e delle ristrette cerchie di intellettuali una nuova cultura vicina agli interessi dei lavoratori, un nuovo teatro legato alla vita e alle aspirazioni dei ceti popolari.

L'obiettivo dei teatri di quartiere, di una cultura alternativa è ancora valido, ma deve essere visto come punto di arrivo, come obiettivo a lunga scadenza. Questa è la lezione che si può trarre dal sostanziale fallimento dell'iniziativa dei teatri di quartiere, che ebbe infatti una risonanza molto limitata. La impostazione di una politica culturale nel quartiere deve passare, a nostro avviso, per prima cosa attraverso la costituzione di centri culturali e di vita associativa quali appunto biblioteche autogest;te, che fungano da occasione da stimolo rivolto ai cittadini e ai lavoratori per l'avvio di un discorso politico sulla cultura nella città e nei paese.

A questo proposito alcuni mesi fa al Consiglio della Zona 6 (Magenta Sempione) le forze di sinistra chiedevano l'istituzione di una biblioteca pubblica nell'edificio di proprietà comunale dove ha sede il Consiglio stesso. La risposta dell'assessorato competente era immediata e perentoria: nell'edificio di Via Luigi Nono al 7 tra brindisi succulente pietanze si inaugurava una Sezione del PSDI (già PSU).

Le forze politiche di sinistra e i cittadini della zona 6 denunciano l'inqualificabile decisione dell'assessorato al demanio (di cui, guarda caso, il titolare era il signor Segagni iscritto proprio al PSDI) e richiedono l'istituzione di una biblioteca pubblida autogestita, la cui direzione spetti cioè ai cittadini della zona e dove si possano svolgere attività culturali e politiche di pubblico interesse.

Come abbiamo visto c'è la volontà da parte delle forze politiche di sinistra di intraprendere un discorso nuovo sulla cultura, c'è anche il locale per costituire nel nostro quartiere una biblioteca autogestita, manca solo il sacrosanto sfratto del PSDI, anonima clientele. Ma stiano tranquilli i gestori della sezione del PSDI, se non li butta fuori il comune ci penseranno i cittadini della zona 6.

M. Dragonetti

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