FUL | Firenze Urban Lifestyle #41

Page 1

09

anno

n • q ua r a n t u n o www.f irenzeurbanlifestyle.com

1.

prendimi

gen - feb '20


Your personal hairdresser

www.lapoviadeifossi.it Via dei Fossi 34/r, Firenze Tel 055 214685


04

IL CUORE SI SCIOGLIE ONLUS solidarietà

07

MARGHERITA HACK

gennaio - febbraio '20

ful - n. 41

www.firenzeurbanlifestyle.com

scienza

10

CLARA WOODS arte

Si dice dare tempo al tempo, ma al giorno d’oggi è ancora possibile? Tempo non ce n’è, siamo tutti di corsa, le scadenze sempre più serrate, la programmazione obbligatoria. Come si fa a dare tempo a qualcosa affinché cresca e si sviluppi? Eppure noi siamo fatti di questo, noi cresciamo, cambiamo e ci sviluppiamo nel tempo. Il tempo è stupore.

La creatività non conosce confini: fotografia, moda, danza, musica, design, viaggi, letteratura, cinema, teatro, natura... qual è la vostra musa? Contattateci per proporre collaborazioni, articoli, eventi. Like us on Facebook. Tweet us. Follow us. Read us. Love us. www.firenzeurbanlifestyle.com FB: ful.magazine IG: ful_magazine Twitter: ful_magazine

ELIA MAUCERI arte

18

SANTARPIA

Annalisa Lottini

AVETE QUALCOSA DA RACCONTARE?

14

gusto

Aut. del Tribunale di Firenze n. 5838 del 9 Maggio 2011 Direttore responsabile Riccardo Basile Proprietario FMP Editore e realizzazione grafica Ilaria Marchi

Ideazione Marco Provinciali e Ilaria Marchi Coordinamento editoriale Annalisa Lottini Comunicazione e progetti Jacopo Visani Se sei interessato all’acquisto di uno spazio pubblicitario: marco@firenzeurbanlifestyle.com tel. 392 08 57 675 Se vuoi comunicare con noi ci puoi scrivere ai seguenti indirizzi: ufficiostampa@firenzeurbanlifestyle.com redazione@firenzeurbanlifestyle.com commerciale@firenzeurbanlifestyle.com Copertina: Giulio Vesprini Titolo: PATTERN G05

20

FLORENCE UNCONVENTIONAL LINK fumetto

23

TAKETO GOHARA design

27

TREKKING CON LE CIASPOLE natura

31

ORCHESTRA TOSCANA musica

34

MODIGLIANÌZZATI fotografia

37

SPAZI SOSPESI architettura

38

ANDREA BACALINI pagina dell'artista

3.


ful solidarietÀ

LA FONDAZIONE IL CUORE SI SCIOGLIE: LA ONLUS DEI #SUPERHUMAN La Fondazione Il Cuore si scioglie nel mese di dicembre ha promosso una campagna di sensibilizzazione per le strade di Firenze che è diventata immediatamente virale. Sono comparsi, uno per volta e in luoghi diversi della città, sei personaggi che hanno / stanno cambiando la storia del nostro pianeta. Tutti li abbiamo visti e fotografati. Ma chi c’è dietro questo progetto? Testo e foto di Federica Gerini

N

ata nel 2010, dall’impegno di Unicoop Firenze nel sociale e nella raccolta fondi per i più bisognosi, la Fondazione Il Cuore si scioglie onlus è motore propulsivo di bene a Firenze – e non solo. Ha sostenuto, in questi anni, oltre seimila adozioni a distanza e più di cento interventi di cooperazione in Italia e all’estero. Un caldo abbraccio a chi ne ha più bisogno. I bambini di Aleppo. In Siria, con la Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer, la Fondazione Giovanni Paolo II e Arci Toscana, hanno avviato un percorso formativo e di supporto per i medici locali. Per curare le ferite e i traumi della guerra, in chi ne è purtroppo vittima innocente. I bambini del Rione Sanità. Nella città partenopea, insieme alla Fondazione di comunità San Gennaro, stanno lavorando all’ampliamento di un centro educativo contro la dispersione scolastica. I migranti. Quelli per cui hanno ideato il progetto di formazione e lavoro Voglio fare il sarto in Mozambico, che si concluderà con l’apertura di un laboratorio tessile nel paese africano, creando una linea di moda etica. Ma anche quelli che oggi vivono tra San Ferdinando e Rosarno in Calabria, luoghi in cui la Onlus collabora con la Cooperativa del Marro – Libera Terra per assicurare diritti a chi coltiva gli agrumi sui terreni confiscati alla ’ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. A Firenze, a casa sua, la Fondazione Il Cuore si scioglie ha dato vita alla principale iniziativa di crowdfunding solidale in Toscana. Ha smosso moltissime persone (e moltissimi cuori), riuscendo a sostenere e finanziare ben 61 progetti. 900mila euro in tre anni. Oggi, in questa nuova decade, è alla sua quarta edizione e tra i mesi di gennaio e ottobre 2020 ha già in calendario 20 nuovi percorsi di solidarietà. 362 parole, 1884 caratteri (spazi esclusi), sono solo un piccolo riassunto dell’operato di questa importante realtà. Vocali, consonanti e punteggiatura che raccontano soltanto in parte il grande

.4


lavoro della fondazione che, nel mese scorso, si è fatta amare da chi ancora non la conosceva con la campagna di sensibilizzazione Il momento è Adesso. Un progetto che, come ci raccontano Giulio Caravella e Francesco Ricceri, prende ispirazione dalle parole di Martin Luther King: «Now is the time». Un incitamento ad agire fin da subito per realizzare il sogno di un mondo più giusto. Un pensiero che la Onlus ha voluto far arrivare a tutti noi, coinvolgendoci in una caccia al tesoro per le vie di Firenze. Utilizzando la street art come mezzo di comunicazione ci ha traghettato alla scoperta di sei personaggi realizzati dall’anonimo Lediesis. Ci siamo chiesti e gli abbiamo chiesto: perché nel panorama della street art fiorentina avete scelto Lediesis? La risposta coincide con una data. 8 marzo 2019. Vi ricordate quando ci siamo svegliati e a Firenze erano comparse otto incredibili donne con la S sul petto? Erano lì: la principessa Leila, Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Frida Kahlo, Nefertari, Beatrix Kiddo di Kill Bill, Sophia Loren ne La Ciociara, la Madonna, a sorriderci e farci l’occhiolino. Quel messaggio di solidarietà non è passato inosservato, così la Fondazione Il Cuore si scioglie ha deciso di affidare a Lediesis i sei #SuperHuman: Martin Luter King, Greta Thunberg, Liliana Segre, Madre Teresa di Calcutta, Falcone e Borsellino, Pietro Bartolo. E in questa chiacchierata ci hanno spiegato cosa rappresentano i sei protagonisti di questo viaggio e perché hanno scelto proprio loro. Tutti quanti incarnano idee e ideali, ma in modo pragmatico e concreto. Uomini in carne e ossa che con azioni tangibili hanno cambiato il pensiero di un intero pianeta. Esempi reali di ciò che si può fare ogni giorno per il bene comune. Modelli da imitare. Per questo non SuperEroi, bensì SuperHuman. Privi di superpoteri, ma carichi di amore per il prossimo, per la Terra, per la giustizia, per la storia da cui dobbiamo imparare. Sembra banale, a volte, ripetere concetti come questi – purtroppo sappiamo che non è così. Per questo ringraziamo la Fondazione Il Cuore si scioglie. Per i progetti nel sociale, per le raccolte di crowdfunding e per averci ricordato quanto ognuno di noi può essere fondamentale. •

#SuperHuman: esempi reali di ciò che si può fare ogni giorno per il bene comune.

5.


ENGLISH VERSION>>>> Born in 2010 and founded by Unicoop Firenze, the Foundation Il Cuore si scioglie onlus is a propulsive engine for doing good deeds. In the last years, it supported more than six thousand long-distance adoptions and more than a hundred cooperations in Italy and abroad. The children of Aleppo. In Siria, together with Meyer Pediatric Hospital, Foundation Giovanni Paolo II and Arci Toscana, they started an educational program for local doctors, to treat wounds and war traumas. The children of Rione Sanità neighbourhood in Naples. Together with the Community of San Gennaro, they are working to expand an educational centre. The migrants. They have created a project called I want to be a tailor in Mozambique with the aim of opening a textile workshop. But also the migrants who live in Calabria and grow citrus in the plots confiscated from ’ndrangheta. In Florence, the Foundation started a big crowdfunding activity in Tuscany, supporting 61 projects with 900 thousand euros in three years. The latest project is called Il momento è Adesso (the moment is now) and as Giulio Caravella and Francesco Ricceri tell us, it draws inspiration from the words of Martin Luther King: «Now is the time». An exhortation to act immediately to realize the dream of a better world. For conveying this message they decided to use the street art of Lediesis. We asked them why in the Florentine street art panorama they have chosen this anonym artist. And the answer was a date: 8th March 2019, when we started to see eight fantastic women with an S on their chest in the street of Florence. They were: princess Leia, Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Frida Kahlo, Nefertari, Beatrix Kiddo from Kill Bill, Sophia Loren in La Ciociara, the Madonna. That message didn’t go unnoticed, so the Foundation Il Cuore si scioglie decided to entrust Lediesis with the six #SuperHuman: Martin Luter King, Greta Thunberg, Liliana Segre, Mother Teresa, Falcone and Borsellino, Pietro Bartolo. This people embody ideas and ideals but in a practical way. They are made of flesh and bone but with their actions they have been able to change the way we think. Real examples of what we can do everyday, that’s why they are not SuperHeroes but SuperHuman.•

.6


ful scienza

MARGHERITA HACK: QUESTIONE DI STELLE. La vita dell’astrofisica fiorentina, ribelle e controcorrente, i suoi studi e la sua ironia. Testo di Giulia Farsetti, Illustrazione di Pietro Tatini

«Il cielo sopra di me, la legge morale dentro di me.» Immanuel Kant

C

osa hanno in comune l’immensità del cielo e le piccole cose della vita? Margherita Hack. Dentro questa grande donna, infatti, convivevano l’amore per l’astrofisica e quella per la bicicletta, la passione per l’astronomia e quella per la Fiorentina, la semplicità del suo modo di essere e la complessità del suo lavoro. Margherita Hack nacque in via Centostelle (un caso a dir poco poetico), tra lo stadio di Firenze e le colline di Fiesole. Trascorse la sua infanzia serena, tra Poggio Imperiale, Campo di Marte e Bobolino, dove conobbe Aldo De Rosa, lei 11 e lui 13 anni. Insieme hanno giocato, riso, litigato… per circa 80 anni! Durante gli anni al Liceo Classico “Galileo” (di nuovo questione di stelle) finalmente ricevette dai genitori il suo regalo più bello: l’ambita bicicletta, che fino a quel momento si faceva prestare da parenti e amici. Si sentiva libera e felice, per lei era un «ricostituente dell’animo» capace di donarle equilibrio, voglia di fare e volontà. Dopo il liceo, si iscrisse all’Università di Lettere considerato il suo amore per la narrativa e il desiderio dei genitori. Primo giorno: bastò una lezione per correre in segreteria e chiedere il cambio di facoltà. Realizzò solo in quel momento che la materia preferita alle superiori era fisica. Ed eccola di nuovo sfrecciare in sella alla sua bicicletta tra piazza San Marco, casa e l’Osservatorio astronomico di Arcetri; esattamente lì, il luogo dove Margherita Hack guardava le stelle sotto la direzione di Giorgio Abetti, suo mentore e modello di scienziato e gestore di un centro di ricerca. Esattamente nel luogo dove Galileo Galilei si stabilì negli ultimi anni della sua vita. Fu una studentessa esemplare, ma anche una grande sportiva; oltre alla passione per la bicicletta, fu una campionessa di atletica legge-

7.


.8


ra, salto in alto e salto in lungo, discipline che le hanno permesso di prefissarsi un obiettivo, allenarsi per raggiungerlo e coltivare quella sana competitività che le fu utile, successivamente, anche nel mondo del lavoro. Passarono i giorni, i mesi, gli anni e arrivò il momento della scrittura della tesi; scelse di laurearsi sulle Cefeidi, una classe di stelle che diventano più o meno brillanti e che, quindi, consentono di misurare le distanze cosmiche. Dallo studio sfrenato e viscerale sul tema, nacque l’amore per quello che sarebbe diventato il suo principale campo di ricerca. Laureata con 101/110 all’Università di Fisica, giovane e determinata, iniziò a muoversi da Firenze a Merate, volò in Olanda, in America, poi tornò in Italia, fino ad approdare a Trieste, nel 1964. Completamente diversa dalla sua città natale, il capoluogo del Friuli Venezia Giulia ricoprì in poco tempo un ruolo cardine per la sua vita personale e professionale. È proprio in questa città che diresse l’Osservatorio Astronomico: fu la prima donna in Italia chiamata a farlo. Si trasferì a Trieste dopo aver vinto il concorso per la cattedra di astronomia; da quel momento, oltre a tenere corsi di astrofisica e radioastronomia, fu molto impegnata tra conferenze e congressi in tutto il mondo, ma ritornava sempre a casa dal suo “Palle” (così la Hack chiamava affettuosamente il marito), nel suo appartamento

triestino, che non ha più abbandonato fino al 2013, anno della sua morte. Una donna ironica, semplice, carismatica sia nel suo rapporto con Aldo, sia con gli altri. Viveva in modo passionale e genuino i suoi interessi, compreso quello per la “sua” Fiorentina: «Quest’anno le cose vanno bene, ma la Fiorentina mi ha sempre fatto patire», disse nel 2012 durante un’intervista a Radio Toscana. Una donna forte, libera, indipendente e con le idee chiare: proveniente da una famiglia antifascista, gli anni del liceo furono costellati da momenti difficili a causa del regime e delle leggi razziali; perse molti amici e insegnanti, diventando, a sua volta, vittima di discriminazioni. Nel corso della sua vita si è esposta contro la politica di destra di Berlusconi, contro la religione cattolica e a favore del riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali. «La felicità è essere contenti di quello che si ha. E io non posso proprio lamentarmi. Ho avuto tanto senza mai scendere a compromessi. Ho battagliato, certo. Ma fa parte del gioco» ha detto la scienziata. Margherita Hack è stata e rimarrà un esempio da seguire: una donna che ha rifiutato i compromessi e che ha perseguito con fermezza i suoi obiettivi, fino a raggiungerli, seguendo l’unica stella luminosa della sua esistenza: la fiducia nella conoscenza scientifica.•

«La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare le leggi che regolano l’universo, il proprio corpo, di rifiutare l’insegnamento calato dall’alto.»

ENGLISH VERSION>>>> What have in common the big sky and the small things of life? Margherita Hack. Inside this great woman coexisted the love for astrophysics and for riding bicycle, the passion for astronomy and Fiorentina football team, the simplicity of her character and the complexity of her work. She was born in via Centostelle (hundred stars’ street – such a poetic coincidence!), near the football stadium and the hills of Fiesole. Her childhood years were happy, she met Aldo De Rosa, her future husband when she was 11 and he was 13. Together they played, laughed, discussed... for 80 years! During the high school (Liceo Classico “Galileo”, again a matter of stars) she received from her parents the best gift: the bicycle she so longed. She felt free and happy riding it, «a tonic for the soul». She signed up to the Faculty of Literature because she loved to read and because of her parents, but after the first class of the first day she moved to the Faculty of Physics. She used to ride from piazza San Marco, home and Arcetri’s Astronomical Observatory. That’s where she was admiring the stars under the guidance of Giorgio Abetti, her mentor and model scientist, and also where Galileo Galilei spent the last years of his life. She was a model student but also a great sportswoman: a champion of track and field disciplines – high jump, long jump – that taught her how to work for reaching a goal and how to compete with others. She wrote her thesis on Cepheids, a class of stars who change their brilliance and allow to measure cosmic distances. She graduated with 101/110 and then started to travel: Merate, Holland, America, and then back to Italy, in Trieste (1964). Completely different from Florence, Trieste became very important in her private and professional life: she was the first woman in Italy called to run an Astronomical Observatory there. She was busy teaching astrophysics and astronomy and participating to international conferences, but she was always going back home to her husband, “Palle” (balls, as she affectionately used to call him). She passed away in her home in Trieste in 2013. An ironic woman, simple, full of charm. She lived passionately all her interests, included the one for the Fiorentina football team. She was strong, free, independent, with a clear view of the world: her family was anti-fascist, she lost many friends and colleagues during the Fascist regime. She was not afraid to stand against Berlusconi’s right-wing party, against catholic religion and for the rights of LGBTs. «Happiness is being happy with what we have. And I cannot complain. I had much without having to compromise. I fighted, I did, but it’s part of the game» she said. •

9.


ful arte

CLARA WOODS COMUNICARE CON L’ARTE Ospitiamo in questo numero un articolo della giornalista Irene Machetti che ha intervistato per noi Clara Woods, giovane artista che a soli tredici anni ci insegna il vero significato di libertà , inclusione e tenacia. Testo di Irene Machetti, Dipinti di Clara Woods

Never too big

.10


V

engo a conoscenza della storia di Clara Woods qualche mese fa, e ne rimango affascinata. Woods, appena tredicenne, ha intrapreso già da qualche anno un percorso d’artista per poter comunicare i suoi stati d’animo con il mondo esterno. La bambina, infatti, a causa di un ictus prenatale, non può parlare e ha difficoltà motorie. Questo, però, non ha impedito n é a lei, né alla sua famiglia, di scoraggiarsi. Sfidando le previsioni dei medici, che avevano annunciato per lei una vita da vegetale, Woods ora, fra le altre cose, dipinge senza sosta quadri che emanano un’incredibile gioia di vivere e lanciano un forte messaggio d’inclusione e di forza. Sebbene la storia di Woods sia ormai virale, pochi degli articoli scritti su di lei hanno avuto l’occasione di intervistare Clara in prima persona. Alle prime domande di quest’intervista, invece, risponde proprio lei che, con l’aiuto di mamma Betina, papà Carlo, e soprattutto del fratellino Davi, riesce a comunicare le sue rispote tramite gesti ed espressioni facciali. Woods ha inoltre creato due nuove opere apposta per quest’intervista, sempre come risposta alle mie domande. Ciao Clara, come stai? Bene! [Clara mi lancia un sorriso a trentasei denti. Il fratello intanto le chiede nuovamente come sta, distinguendo ‘bene’ col dito pollice, e ‘male’ con pollice e indice. Clara alza il primo dito.] Com’è nata la tua passione per la pittura? Come hai capito che sarebbe stata la via per comunicare i tuoi pensieri? È un modo per esprimere le mie emozioni. Quando dipingo sento qualcosa che viene da dentro. [Qui Clara è aiutata da Betina, che le fa una serie di domande alle quali lei fa intendere se è d’accordo o meno.] Mi dà anche più energia [aggiunge Clara insieme al papà]. Cosa provi quando dipingi? Libertà. [La mamma le chiede poi se sia felice quando dipinge, al che Clara risponde un sì un po’ titubante e subito dopo aggiunge che non è sempre così.] Non è sempre facile! Ti è più facile esprimere rabbia o gioia mentre crei i tuoi quadri? Tutte e due. [Per Clara è tutto o niente, aggiunge suo padre]. Per te la pittura è un’occasione per stare in solitudine e riflettere, o è più un evento sociale e di condivisione? Solitudine? Ma sei matta? Condivisione, ovvio! A cosa pensi ora? Qual è il tuo sogno? Fare una mostra a New York. Voglio anche avere tre bambini [Clara mi fa il gesto di un pancione, e poi mostra il numero tre con la mano]. Magari una casa grande, in Italia. Come vedi il tuo sviluppo artistico? Vorrei provare a dipingere quadri di formato più grande. Betina, passiamo a te. Mi racconti la storia di Clara? Clara ha avuto un ictus quando era ancora nella mia pancia. Io non ne sapevo nulla e alla nascita nessuno si era accorto di niente. Poi, col tempo, ci siamo resi conto che Clara aveva la mano destra sempre chiusa e che non gattonava bene, allora abbiamo iniziato a preoccuparci. Io ero da poco arrivata in Italia [Betina viene dal Brasile] e i dottori mi trattavano da extracomunitaria, è brutto dirlo, ma

Quando dipingo sento qualcosa che viene da dentro.

Beauty

11.


è così. I medici mi dicevano di non preoccuparmi perchè ogni bambino ha i suoi tempi. Una delle figlie del primo matrimonio di Carlo, però, ha un’atrofia muscolare, una malattia degenerativa. In famiglia abbiamo iniziato a preoccuparci che Clara potesse avere la stessa cosa, ma era difficile parlarne. Io, peraltro, sono stata molto ingenua e non ho fatto gran parte degli accertamenti di routine. Avevo 23 anni e mi ero appena sposata. Non capivo l’importanza di questi esami e mi ero detta «quel che viene, viene». Il primo che poi feci fu per accertarmi che Clara non avesse ereditato il gene dell’atrofia. Ho aspettato tre settimane per il risultato e sono forse state le settimane peggiori di sempre! Alla fine gli esami risultarono negativi. Dopo qualche tempo i medici mi chiamarono dicendomi che la situazione era molto grave e che Clara sarebbe stata condannata a una vita da vegetale. Voi però non gli avete dato retta e non vi siete persi d’animo… No, al contrario, abbiamo iniziato subito la riabilitazione. Carlo è sempre stato molto bravo a spingere Clara oltre i suoi limiti, a dire “sì” quando tutti dicevano “no”. Io in generale ho un po’ più di paura. Clara ha sempre avuto una gran voglia di vivere, fin da bambina. All’asilo nido era l’unica che non piangeva. L’unica! Clara non poteva camminare a quel tempo e per muoversi doveva usare una macchinina. Ha iniziato a camminare a tre anni, quasi miracolosamente. All’inizio camminava solo tenendo per mano qualcuno. Poi, un giorno, mio padre è andato a prenderla al nido e le maestre lo hanno chiamato perchè andasse a vedere cos’era successo: Clara stava camminando da sola. Una volta tornata a casa, parlandone, lei ha indicato il cielo, come a voler dire che era un segno di Dio. Come comunicate con Clara? Abbiamo provato vari software ma per lei sono troppo complicati. Non riesce a gestire bene la mano destra e qualsiasi apparecchio le risulta molto difficile da manovrare. Abbiamo quindi sviluppato un nostro linguaggio. Lo chiedo anche a te, come è nata la passione di Clara per la pittura? Clara è sempre stata molto indipendente, per quanto possibile. È sempre andata a scuola, dove necessita solo di un sostegno. Quando aveva sei anni, Carlo ha conosciuto un’insegnante privata di pittura e ha pensato che sarebbe stata una buona idea iscriverla a uno dei suoi corsi. Tutto ebbe inizio lì, più o meno. Perché più o meno? All’inizio Clara frequentava le lezioni senza troppa voglia. Pitturava un po’ per riempire il tempo, per fare qualcosa, ma nulla di più. Infatti lei stessa, poco dopo, ha chiesto di smettere perché voleva provare a fare uno sport. Abbiamo tentato di assecondare i suoi desideri ma trovare un’attività motoria che potesse svolgere senza problemi è stato a dir poco impossibile. Dopo quest’avventura con lo sport Clara è tornata alla pittura: com’è successo? Sì, tra il 2015 e il 2016 Clara ha ricominciato a dipingere. In principio, la sua relazione con l’arte era abbastanza turbolenta e per nulla serena. Distruggeva tutti i quadri che creava, oppure li ricopriva di densi strati di pittura nera. Poi pian piano i colori e le forme sono iniziate a venire fuori. Non le nascondeva più sotto mani di nero! La cosa più importante è che lei tornava a casa dalle lezioni molto rilassata e tranquilla. Si vedeva che avevano un effetto estremamente positivo su di lei.

.12

A casa riesce a dipingere da sola? Proprio da sola non riesce, perché non può gestire le vernici, gli attrezzi, e tutto il resto. Però non ci permette assolutamente di dirle che colori usare, come sistemare gli oggetti e le persone, che composizioni formali seguire… Qual è stata la prima mostra di Clara? Il giorno dopo aver visto la foto di Frida Kahlo che presentava una sua mostra a New York, Clara è andata in una pasticceria a Campi Bisenzio di cui conosceva il proprietario e chiese di poter fare una sua mostra. Il proprietario accettò di buon grado. In che modo la aiutavi al tempo? Già da prima della mostra io credevo che lei sarebbe potuta diventare un’ottima ispirazione per altre persone, una digital influencer. Alla notizia della mostra, ho iniziato a lavorare più metodicamente con un ufficio stampa e sono riuscita a ottenere un articolo sul Corriere. Da lì è stata una escalation. Radio Deejay l’ha invitata come ospite e Clara era fuori di sé dalla gioia!


cleo famigliare. Però, allo stesso tempo, mi voglio assicurare che lei continui con il suo percorso artistico solo fino a quando se la sente. • Scoprite le opere di Clara nel sito www.clarawoods.art Per leggere l’articolo completo www.firenzeurbanlifestyle.com

The queen of the world (self portrait)

È stato un percorso pieno di ostacoli o avete trovato supporto? Un po’ entrambi. Clara, ad esempio, è stata aggiunta alla lista Forbes delle 50 persone che in Italia hanno apportato un impatto positivo grazie a Facebook, che è un bel traguardo. Però di ostacoli ce ne sono, e ce ne sono stati, davvero tanti. Molte persone mi hanno ormai etichettata come «la mamma della disabile che vuole fare qualcosa, che vuole essere qualcuno». Altri commenti che continuo a sentire sono «ah, ecco i quadri della disabile», il che è davvero brutto. Quali sono i vostri progetti futuri? Io sogno alto, con lei. Vogliamo andare a New York. Anche se lì la mostra non c’è ancora stata, Clara è già stata invitata a presentare le sue opere a Miami, alla prestigiosa Art Basel, a Kobe e in moltissime città d’Italia. I suoi quadri sono stati venduti in giro per gli Stati Uniti, in Giordania, a Dubai… Immagino che il tuo ruolo, di mamma e manager, sia vitale per Clara. Io la motivo sempre molto, le sto insegnando a non fermarsi, mai. Noi ci auguriamo che possa un giorno vivere fuori dal nu-

ENGLISH VERSION>>>> I discovered Clara Woods’s story a few months ago and I’m fascinated. She is barely thirteen and has started her career as an artist to be able to communicate with the external world. In fact, due to a pre-natal ictus she cannot speak and has got problems moving. Yet, she has not given up. Challenging what the doctors said, she is now painting with no respite. Her story is now viral but few of the articles about her were actually done interviewing her directly, while to the first questions of this interview Clara replied directly with the help of her family. Hi Clara, how are you? Good! [Clara smiles widely.] Why are you so passionate about painting? How did you understand that it was going to be a way to communicate what you think? It’s a way to express my emotions. When I paint I feel something that comes from within. It gives me more energy. [Clara’s mother, Betina, and her father make a series of questions to which Clara agrees and disagrees.] What do you feel when you paint? Freedom. [Her mother asks if she’s happy when she paints. Clara answers hesitantly yes and adds that is not always easy.] Is it easier for you to express anger or joy when you paint? Both. [For Clara is all or nothing, adds her father.] For you painting is a chance to be alone and think, or more a social activity? Loneliness? Are you crazy? Social! What is your dream? Exhibit in New York. I also want three children [Clara mimes a big belly, and makes number three with the hand.] Maybe also a big house, in Italy. How do you want to develop your art? I’d like to paint bigger canvases. Betina, now it’s your turn. Can you tell me Clara’s story? Clara had ictus when she was in my belly. Nobody realized that. After a while we noticed she had problems crawling and her right hand was always closed, so we started to worry. One of my husband’s daughters has got a degenerative disease and we thought she could have the same, but it was difficult to admit. On top of that I was very naive and didn’t do most of the recommended exams. I was 23 and just married, I didn’t understand how important those exams were. The first one I did was to check she didn’t have atrophy. I had to wait three weeks, the worse of my life. She was ok. After some time the doctors called me saying the situation was serious and Clara would be doomed to live as a vegetal. But you didn’t give up… No, quite the opposite, we immediately started rehabilitation. Carlo, her father, has always been good to push her beyond her limits. Clara has got and incredible will to live. In kindergarten she was the only one who did not cry. At that time she couldn’t walk, so for moving she had to use a little car. When she was three, my father went to pick her up at the nursery school and she was walking by herself: a miracle. How do you communicate with Clara? We tried with many different softwares but they are too complicated and she cannot move well her right hand, so we developed our own language. How did Clara start to paint? When she was six, Carlo thought it could be a good idea for her to take art classes and he happened to know a good private teacher. At the beginning Clara didn’t like them, she wanted to take up a sport. We tried to find one but it was impossible. Between 2015 and 2016 she resigned painting. The first canvases reflected her difficult relationship with this activity: she covered them with layers of black or she destroyed them. Then, slowly, forms and colours started to come out and she was happy to go to class. •

13.


ful arte

ICONOGRAFIA FAMILIARE: LE OPERE DI ELIA MAUCERI Pittore dell’Accademia fiorentina, Mauceri lavora con slancio lirico partendo dalla propria famiglia, come fosse un ordine religioso che trasmette tutto l’umano secondo uno stile. Testi di Martina Scapigliati, Dipinti di Elia Mauceri

Ode

E

lia Mauceri è nato e si è formato a Firenze. Diplomato al Liceo Artistico Leon Battista Alberti, si è poi iscritto all’Accademia delle Belle Arti, alla scuola di pittura di Adriano Bimbi, con cui ha partecipato a lunghi stage di pittura nel Mugello e nell’Amiata. Tra i vari premi che gli sono stati conferiti, nel 2014 è il Vincitore del Premio Internazionale Limen Arte 2013 per la sezione pittura Accademie artisti italiani, a cura di Lara Caccia e con intervento del prof. Philippe Daverio. L’arte di Elia Mauceri è particolarmente influenzata dalle vicende familiari dell’autore, così che quasi l’intera opera può essere letta come una biografia su tela. Non c’è accordo tra gli studiosi su come definire la famiglia, studi antropologici e sociologici ne hanno messo in evidenza una grande varietà di forme: il tema è più che mai attuale, troppo spesso, purtroppo, si parla di famiglia come luogo di disaccordo, di filiazioni generate da solitudini, di disamore assistito. Elia insieme con Dasha: da quell’amore, i compagni sono diventati genitori, hanno dato vita a Sofia. Lo sguardo di Mauceri si concentra su questo avvenimento e il suo sguardo è intimo, quasi intrusivo, tra gli ambienti consueti:

.14


si sbircia nel contingente, nella quotidianità, nel desco e perfino nei letti, tra le lenzuola domestiche. Sofia gioca, i suoi disegni sulle pareti, dorme e sogna, in compagnia del gatto Basilio. Dasha nel sonno, con la febbre addirittura, riposa e posa, inconsapevole. Lo sguardo di Elia entra nella sacralità del suo scrigno domestico e tutto si trasforma in un’ode profonda, evocativa di sentimenti di gratitudine e grazia. Mauceri prende forse spunto dalla tradizione figurativa della classicità rinascimentale italiana del Trecento e del Quattrocento: i suoi soggetti sono fissi come torri al centro di scene eloquenti. Ma molto ricorda anche Klimt, o Schiele, Casorati. I tratti di questa pittura hanno una resa della realtà precisa, quasi fotografica, curata nei particolari e ben definita nello spazio, lo scenario è immobile, incantato, immerso in una magica sospensione, i personaggi vivono una situazione di classicità assorta. E c’è un che di solido che arriva da lì. E anche di semplice, di materialmente vero. Le immagini di Mauceri mescolano realtà e surrealtà, verità e fiaba, sono potenti e suggestive, atteggiate in varia staticità, tra l’attonito e il pensoso, sono immagini nutrite di «assenze» e di «attese», di domestica attendibilità, che si risolve anche in preferenze iconografiche: dettagli minuziosi, un ago nei capelli, piccoli animaletti, uccellini, esseri antropomorfi, una mela sbocconcellata... vi è una visione lucidamente attonita del reale, una tersa e minuziosa resa dei dettagli dall’effetto straniante. Mauceri conia un proprio personalissimo stile che sa fondere colore, simbolismo, sacralità e realtà, diventando esso stesso buona novella, una sorta di parabola in cui si configura la condizione di una famiglia che ama, un mondo in cui la dimensione sensoriale del sentimento è amplificata. Si è chiusa lo scorso primo dicembre la mostra di Elia Mauceri e Dasha Vigori Oussova, Creazioni Condivise, curata da Antonio Natali e Adriano Bimbi nella Sala delle Colonne del Palazzo Comunale di Pontassieve. Ma le opere di Mauceri, per chi volesse vederle, si trovano in esposizione alla Galleria B.east, in via di Mezzo 40, galleria nuova e insolita per Firenze, nata dal matrimonio tra lo storico dell’arte Yan Blusseau e l’imprenditrice Anna Bowcock, dove sono raccolti lavori unici di artisti fiorentini più o meno noti al mondo delle gallerie mainstream. La Galleria B si fonde con EAST: creazione di eventi a tema gastronomico, catering privato e a domicilio. Un piacevole ritrovo con cucina, con le preziose opere di Mauceri in galleria. Andate a visitarla. •

L,arte di Elia Mauceri è una biografia su tela.

Dasha antica

Convivio

15.


Doppelgänger

Dasha con la febbre ENGLISH VERSION>>>> Elia Mauceri is born and bred in Florence. He’s got a diploma from Liceo Artistico Leon Battista Alberti, then went to Accademia delle Belle Arti where he studied painting with Adriano Bimbi. Among the various prizes he was awarded, he won Premio Internazionale Limen Arte 2013. His art is particularly influenced by his family, so that his work can be seen as a biography upon canvas. Elia together with Dasha: from their love, the partners became parents and gave life to Sofia. The gaze of Mauceri concentrates on this event and it’s a intimate gaze, almost intrusive, he sneeks into the daily life, in the bed, the table, the sheets. Sofia plays, sleeps, dreams, together with her cat Basilio. Dasha ha got a temperature, she rests unaware. The domestic treasure chest is sacred, everything becomes an ode, evokes feelings of gratitude and grace. Mauceri is influenced by the figurative tradition of

.16

Italian Renaissance, but he also takes from Klimt, Schiele and Casorati. He is able to portray reality with accuracy, almost like a photograph, the scenario is well defined in space yet immersed in a magic suspension. His images blend real and surreal, truth and fable, they are powerful and suggestive, they are fed by «absence» and «waiting». The details are meticulous: a needle inside the hair, small animals, little birds, a bitten apple. Mauceri coins a personal style made of colour, symbolism, sacredness and reality. Last December he exhibited in Pontassieve, but his works can be seen at Galleria B.east (via di Mezzo 40), a new and unusual gallery in Firenze, born from the wedding between art historian Yan Blusseau and businesswoman Anna Bowcock. Gallery B meets EAST: works of Florentine artists and events with a gastronomic theme. We recommend a visit.•


ful gusto

LE PIZZE DI SANTARPIA “SPACCANO” ANCORA! ll pizzaiolo di Castellammare torna finalmente a deliziare Firenze con le sue pizze! Scopriamo dove. Testo di Marco Provinciali, Foto di Luca Managlia

D

opo quasi due anni passati a fare consulenze ed eventi in tutta la penisola e spesso anche in giro per l’Europa, Giovanni Santarpia, uno dei migliori pizzaioli italiani, ha aperto la sua nuova pizzeria in zona Due Strade, precisamente in via Senese 155 r. Un gradito ritorno dopo la burrascosa vicenda che lo ha portato a chiudere la storica sede di Largo Annigoni, che farà sicuramente piacere a tutti i gourmet che troveranno negli spazi della pizzeria Giovanni Santarpia (questo è il nome del locale) un ulteriore rifugio dove gustare il made in Italy gastronomico per eccellenza. Accompagnato da uno staff giovane ma super professionale, la nuova avventura parte da un locale da 50 coperti e un bancone per gli avventori dell’ultima ora, dove nascono spesso gradite conoscenze – come l’amicizia con il monsieur della ristorazione fiorentina Giorgio Pinchiorri.

La consistenza e la fragranza dell’impasto, la qualità dei prodotti e la maestria di Giovanni, accompagnano il ritorno di una delle pizze più buone d’Italia. Il motore della nuova “macchina da guerra” del pizzaiolo stabiese è il forno a gas Valoriani (la scelta è obbligata per le necessarie autorizzazioni burocratiche) che ogni sera (tranne il lunedì) cuoce a puntino pizze che variano tra le classiche marinara, regina del vesuvio, salsiccia e friarielli, panuozzo, e proposte che strizzano l’occhio alla cultura gastronomica toscana, come la pizza alla zucca gialla e guanciale o la pizza bianca con lingua di vitello e spruzzata di limone. Prelibatezze che si fondano su un blend di farina Petra, mozzarella, fiordilatte e provola affumicata del Casolare, pelati Gustarosso e i pomodori (gialli e rossi) del piennolo a marchio Coppola. I restanti ingredienti provengono da selezioni accurate che lo chef/pizzaiolo opera nelle eccel-

17.


lenze di produttori locali e nazionali. Se vi diciamo che “addentare” una pizza di Giovanni Santarpia è un’emozione sublime non esageriamo, perché il primo morso conquisterà il vostro palato. La consistenza e la fragranza dell’impasto – e le abbiamo assaggiate quasi tutte! – sono caratteristiche uniche che, unite alla qualità dei prodotti e alla maestria di Giovanni e del suo fidato braccio destro Riccardo Quaglia, accompagnano il gradito ritorno a Firenze di una delle pizze più buone d’Italia. Se la sola pizza non basta a soddisfare il vostro appetito nel menù troverete anche piacevoli delizie da spizzicare: la mozzarella in carrozza, la pizza fritta al lampredotto, le crocchette di patate con ricotta affumicata. Invece, per chi alla pasta proprio non sa rinunciare, la proposta verte su una selezione accattivante e gustosa di tre primi a cura di Manuele Bellosi, eterno collaboratore di Santarpia, e Leonardo Bragantini. Qualsiasi piatto deciderete di provare lo potrete accompagnare con vini o birre consigliate dal sommelier Francesco Gori. •

.18


LO STAFF DI SANTARPIA Francesco Gori • sala e sommelier Riccardo Quaglia • pizzaiolo Manuele Bellosi • cuoco Leonardo Bragantini • aiutocuoco Marco Perratti • responsabile di sala Leonardo Sacco • sala, accoglienza e comunicazione Angela Cataldo • moglie di Giovanni, sala e bevande

ENGLISH VERSION>>>> After two years spent working as a consultant and organizing events throughout Italy and Europe, Giovanni Santarpia, one of the best national pizza chef, has opened a new pizzeria in via Senese 155 r. A welcome return after the facts that led him to close his historic location in Largo Annigoni, pizzeria Giovanni Santarpia (this is the new name) will make happy all the gourmets that seek a refuge where to taste our gastro excellences. Together with a young although very professional staff, the new place has 50 seats and a bar for last minute customers, where you can make nice acquaintances – like Florentine restaurateur Giorgio Pinchiorri. The engine of this “war machine” is the gas oven Valoriani that every night (Mondays excluded) churns out traditional pizzas (marinara, vesuvio’s queen, sausage and friarielli, panuozzo) and pizzas inspired by the Tuscan food culture like pizza with yellow pumpkin and cheek lard or white pizza with veal’s tongue and a sprinkle of lemon. Delicacies that are based on the mix of Petra flour, mozzarella, fiordilatte and Casolare’s smoked provola cheese, Gustarosso peeled tomatoes and Coppola’s piennolo (red and yellow) tomatoes. All ingredients are accurately selected by the pizza chef himself. Giving a bite to a Santarpia’s pizza is a sublime emotion and we’re not exaggerating. The consistency of the dough, the quality of the products and the skills of Giovanni and his right-hand man Riccardo Quaglia, mark the return to Florence of one of the best pizzas in Italy. If pizza is not enough, you can find some nibbles: mozzarella in carrozza, fried pizza with lampredotto, croquettes with smoked ricotta cheese. If you want pasta, there are three different types proposed by Manuele Bellosi and Leonardo Bragantini. Any dish can be accompanied with the wines and beers selected by sommelier Francesco Gori. •

19.


.20


21.


.22


ful design

TAKETO GOHARA, UN PRODUTTORE GIAPPONESE PER I BIG DELLA MUSICA ITALIANA Il concerto di Vinicio Capossela a Firenze ci fa scoprire il lavoro di chi si prende cura del suono per i nostri artisti preferiti. Articolo di Francesco Sani, foto di Nicolò Nisi

Taketo Gohara

M

ancano alcune ore al concerto di Vinicio Capossela al Teatro Verdi e grazie a K-array sono sul retro palco a curiosare l’allestimento. Lo spettacolo, che sta attraversando tutta Italia, è infatti accompagnato da un sistema di diffusione audio progettato dall’azienda fiorentina. Una spettacolare configurazione sospesa di sei metri verticali, per garantire una copertura so-

nora perfetta. Ho l’opportunità di scambiare qualche battuta con Taketo Gohara, il tecnico del suono che segue il tour Ballate per uomini e bestie. Figlio di genitori giapponesi trasferitisi in Italia negli anni ’70, Taketo si definisce semplicemente di cultura “milanese”. Dopo il liceo e un corso per fonico proprio a Milano, fu Mauro Pagani ad assumerlo al suo famoso studio di registrazione Officine Meccaniche. Da allora ha lavorato con numerose band e cantanti: Afterhours,

23.


Negramaro, Verdena, Elio e le Storie Tese, Baustelle, Brunori SAS, Francesco Motta, Samuele Bersani e tanti altri. Formatosi professionalmente anche come produttore, è con Capossela che si è creato il legame più stretto. Chiamato durante le registrazioni del precedente album Ovunque proteggi, l’artista irpino non si è voluto più separare da questo prezioso collaboratore, tanto da ingaggiarlo nuovamente per la lavorazione dell’ultimo disco e l’attuale tournée nei teatri. Dallo studio quindi alla dimensione “live”, dove per forza è sempre “buona la prima!”: «Stasera io sono quello che cura il suono dal vivo, faccio il mixaggio del concerto, tutto quello che sentirete passa dalle mie mani in regia audio». «Dal vivo ho seguito solo Mauro Pagani e Brunori SAS – precisa Taketo- perché faccio principalmente il produttore musicale e il live non è molto il mio lavoro adesso. È un impiego statico rispetto a seguire il processo creativo e se lo show è consolidato hai impostazioni ripetitive. Ma quando Vinicio mi ha detto “vuoi venire a fare il fonico per il tour?” ho accettato perché avevo seguito la produzione del disco, mi piaceva l’idea di portare l’estetica dell’album nel concerto». Mauro Pagani gli ha insegnato i segreti del mestiere, iniziando poi a passargli alcuni artisti da seguire. Nato come fonico dicevamo, non si è mai voluto troppo specializzare sul ruolo di “ingegnere del suono”, preferisce la parte di colui che in fase di registrazione coglie l’attimo unico dell’ispirazione dell’artista. Per lui è importante anche non eliminare certe imperfezioni del processo che rendono reale l’espressione creativa. «Con la tecnologia odierna tutti sono intonati, ma io preferisco l’emozione. Capita sempre più spesso che le canzoni dopo 40 secondi di ascolto non ti prendono più, proprio perché ci sono produzioni che meccanizzano tutto in serie – precisa. Per esempio la parte cantata è intonata uguale dall’inizio alla fine, una cosa innaturale, come se un maratoneta corresse l’ultimo km come il primo! Oggi viene fatta cantare solo una strofa o solo un ritornello e si assembla la canzone con il “take” migliore, ma così si perde l’espressività e la musica non è più attraente per l’orecchio. Il nostro cervello lo percepisce che il secondo ritornello è esattamente identico al primo e quindi si annoia velocemente perché l’ha già sentito. Chi ascolta più un disco dall’inizio alla fine? Purtroppo oggi le produzioni sono così, ma il mercato richiede questo e anche le radio commerciali impongono certi suoni». Per la produzione dello spettacolo Ballate per uomini e bestie nei teatri, l’incontro con un’azienda tecnologica come K-array è stato un connubio positivo. Il loro sistema audio Pinnacle KR802-I, nonostante le dimensioni ridotte rispetto alle casse standard, garantisce di irradiare il suono uniformemente anche a lunga distanza. In termini di qualità sonora, chi è seduto in ultima fila ha un’esperienza di ascolto esattamente come in prima fila. «Conoscevo di nome l’azienda ma è stato a Spoleto per il Jazz Festival che ho avuto l’occasione di usare un loro impianto e sono

Con la tecnologia odierna tutti sono intonati, ma io preferisco l’emozione.

.24

Taketo Gohara fa il setting dell,impianto

Teatro Verdi con impianto K-Array


Vinicio Capossela on stage

rimasto sbalordito. Ricordo quella sera il produttore che si chiedeva infervorato dove fossero le casse, perché non aveva mai visto degli speakers così piccoli. Anche io pensavo come fosse possibile coprire una piazza profonda 70 metri, ma conoscendo Klaus Hausser (tecnico della K-array, ndr) mi fidavo. Lui mi invitò a visitarli a San Piero a Sieve e lì è nata la collaborazione per il tour di Vinicio. È stato molto stimolante confrontarmi con un nuovo sistema perché sono sempre affascinato da chi propone qualcosa di diverso. Nel settore della musica dal vivo sono 30 anni che si va avanti con il metodo “line array” per la disposizione dei diffusori (casse sospese anziché appoggiate in piano) e questo è strano perché in tutti i campi nel frattempo sono state fatte innovazioni. Ecco quindi che K-array dimostra ancora una volta il genio artigianale di voi italiani. È questo che mi ha sempre affascinato del “Made in Italy”, il sogno di inventare qualcosa di mai visto prima!» Ringrazio Taketo per la disponibilità, devo salutarlo perché adesso tutto è pronto per il soundcheck e Capossela è arrivato sul palco con il suo immancabile cappellaccio nero. • ENGLISH VERSION>>>> It’s a couple of hours before Vinicio Capossela’s concert at Teatro Verdi and thanks to K-array I’m in the backstage pocking around. The show that is touring Italy is set up with the audio system of the Florentine firm: a spectacular six-metre-long sound system hanging from the ceiling. I have the opportunity to talk with Taketo Gohara, the sound engineering of the tour. Son of Japanese parents who moved to Italy in the ’70s, Taketo define himself as “milanese”. After high school and a course to become sound technician, Mauro Pagani hired him at Officine Meccaniche. Since then he worked with many singers and bands: Afterhours, Negramaro, Verdena, Elio e le Storie Tese, Baustelle, Brunori SAS, Francesco Motta, Samuele Bersani and many others. He met Capossela during the recording of Ovunque proteggi, and after that their collaboration has been constant. «Tonight I look after all you are going to hear live». «I’m mainly a producer, I don’t do many lives. It’s a type of work that is more repetitive but when Vinicio asked me, I immediately accepted because I liked the idea of bringing the aesthetics of the album into the concert». Mauro Pagani taught him the ropes but Taketo prefers to work with the artist during the recording phase, trying to catch his inspiration. For him is important not to cancel imperfections, because they make real the creative expression.

«With today’s technology every one is in tune, I prefer emotions. It happens more and more often that after 40 seconds you lose interest in the songs, because they are produced putting together the best takes of each passage. In this way there is a lack of expressivity and music is less attractive for the ear. Our mind detects that the sound of the second refrain is identical to the first and gets easily bored. Unfortunately this is what the market asks for». For the production of Ballate per uomini e bestie in the theatres, Taketo has decided to have a partnership with K-array. Their Pinnacle KR802-I audio system, even if of small dimensions compared to standard concert speakers, grants a uniform diffusion of the sound. In terms of audio quality, the people at the front and at the back of the theatre hear the same thing. «I knew them by name but at Spoleto Jazz Festival I used one of their systems and I was blown away: the smallest speakers who were covering a square 70 metres long! Klaus Hausser (K-array technician) invited me to visit them in San Piero a Sieve and that’s where the collaboration for Vinicio’s tour was born. It’s been stimulating to get to know a new system. K-array demonstrates the geniality of Italians. “Made in Italy” represents the dream of inventing something never seen before!» Thank you Taketo, it’s now time for the soundcheck, Vinicio is on the stage. •

25.


STAGIONE TEATRALE 2019/2020

17 - 18 gennaio

24 gennaio

25 gennaio

30 gennaio

31 gennaio 1 febbraio

14 - 15 febbraio

20 febbraio

21 - 22 febbraio

ROCCO PAPALEO

la Repubblica? Fondatore Giobbe Covatta

GIOBBE COVATTA INTERVISTE ESCLUSIVE

Uno spettacolo di Giobbe Covatta

DIO in anteprima assoluta mondiale

Regia Giobbe Covatta e Paola Catella

CLEMENTE in diretta dalla mutanda di Rosario

Amministratore Ugo Gangheri

COAST TO COAST

L’ULTIMO uomo dell’Antropocene in ologramma dal 2140 DANTE ALIGHIERI in promozione con il suo nuovo libro

Allestimento Colliwood Inn

SCOOP SCOOP quando sei stanco di raccontare l’ultimo viaggio è il momento di cominciarne un altro

Valter Lupo Gianluca Cappelletti Davide Savarese Giampiero Da Dalto Fabio Striglio Elisa

28 febbraio

Produzione Papero srl Distribuzione Mismaonda

CON (OGNUNO A MODO SUO)

Valentina Romano Arturo Valiante Guerino Rondolone Giorgio Tebaldi Carlo Pontesilli

Alberto Recchia Lorenzo Puglioli Sonia Peng Stefano Nuccetelli Nazzareno Bracalente Rocco Papaleo

6 - 7 marzo

inizio spettacoli: ore 21.00

Grafica Flavia Softa

Con Ermenegildo Marciante

13 marzo

19 marzo

Teatro Puccini via delle Cascine 41 Firenze 055/362067 www.teatropuccini.it

Biglietti in vendita nel Circuito Boxoffice/Ticketone e on line su www.teatropuccini.i

.26


ful natura

I LOVE TREKKING: NEVE, CIASPOLE E LAGHI GLACIALI La neve fiocca e anche la voglia di viversi un bel paesaggio innevato. Bella la sensazione di scendere a valle con sci e tavole ai piedi, ma ancora più bella potrebbe esser quella di camminare con leggerezza sulla neve, ovvero senza sprofondare e durare una fatica immane. Come? Testo e foto di Benedetta Perissi

L

a stagione sciistica è stata inaugurata. Che le preghiere di snowboarder e skier delle piana, siano state esaudite oppure no con un bel manto candido all’Abetone, la voglia di neve si farà comunque sentire e li porterà a tingere i weekend di bianco a ogni costo, finché la regina bianca non sarà nella visuale a 360° e finché la primavera non imperverserà con il suo rigoglioso verde. L’arrivo della neve, soprattutto la prima di stagione, è un momento eccitante per bambini, animali, bambini cresciuti, fiorentini, anche quelli da vasca in via Tornabuoni che spostano la loro passerella sulle piste innevate, sfoggiando stili anni ’90 sugli sci o rockeggianti sullo snowboard. Ma, dopo aver annoverato anche lo slittino, mettiamo da parte i modi più in auge e indubbiamente divertenti di godersi la neve e subito ne spunta un altro, meno popolare quanto entusiasmante, quello con le ciaspole ai piedi. Se la tua reazione è stata “le ciaspo che?”, le ciaspole o racchette da neve sono degli strumenti da porre ai piedi che agevolano la progressione in ambienti innevati. Mezzo semplice ed efficace, le ciaspole permettono di “galleggiare” sulla neve ed effettuare percorsi piuttosto lunghi risparmiando molta fatica. Per un lungo periodo sono state messe da parte, diventando praticamente un cimelio, a causa delle moderne attrezzature per sgomberare strade e infrastrutture dalla neve e quindi non più strettamente necessarie per gli spostamenti soprattutto in aree montane. Negli ultimi anni invece si sta assistendo alla riscoperta di questo semplice e affascinante strumento: viene utilizzato come mezzo per

27.


attività sportive outdoor e per piacevoli camminate ed escursioni in montagna nel periodo invernale. Nel tempo hanno subito vari cambiamenti: nate dall’esigenza di spostarsi da un paese all’altro – e comunque in generale di camminare sulla neve fresca senza sprofondare –, in passato erano fatte di legno e cuoio mentre adesso vengono realizzate in materiali tecnici come alluminio o titanio. La possibilità di muoversi agevolmente su superfici innevate, permette a molti di godere di un ambiente naturale incontaminato tipicamente invernale, con una preparazione fisica e tecnica anche bassa. Il paesaggio invernale, grazie alle ciaspole, può essere scoperto con il ritmo semplice e fluido del camminare, permettendo di godere della magia che questi ambienti creano. Paesaggi dall’atmosfera surreale e ovattata quanto incantevoli, che si possono trovare a poco più di un’oretta d’auto da Firenze. L’Alta Toscana ospita una terra dal profilo sinuoso, cadenzato da valli profondamente incise e alture coperte da rigogliose foreste e laghi di origine glaciale. Contraddistinto da cime che possono toccare quasi i 2000 mt. di altitudine, l’Appennino pistoiese, è pervaso dall’aria frizzante propria dei paesaggi montani. E d’inverno ospita alcuni dei panorami più belli che la regina bianca può regalare. Sono molte le ciaspolate che si possono effettuare sull’Appennino pistoiese; terra di necci e bombardini, non c’è niente di meglio che terminare un’escursione invernale con in mano una gustosa piadina di farina di castagne ripiena di ricotta e il re dei cocktail invernali. Come anticipato, c’è l’imbarazzo della scelta, ma sicuramente sul podio delle più belle escursioni sulla neve, sale la ciaspolata al Lago Nero. Circondato da imponenti vette, è un lago montano di origine glaciale posto a 1.730 mt. s.l.m. Deve il suo nome al colore scuro delle rocce che si riflettono

Con le ciaspole il paesaggio invernale può essere scoperto con il ritmo semplice e fluido del camminare.

.28


nelle sue acque e non ospita fauna ittica stanziale, ma sono presenti due specie di anfibi protette, il tritone alpino e il tritone crestato. Aspetti che non si notano molto nel periodo invernale, quando il lago è circondato da un ambiente imbiancato e fatato. È presente un rifugio che in passato costituiva un alpeggio utilizzato dai pastori che frequentavano i silenziosi pascoli e oggi offre ristoro e pernottamento. Il percorso, alla portata di tutti, sebbene con un po’ di dislivello per risalire la Valle del Sestaione, prende inizio nei pressi della Foce di Campolino, vicino all’Orto Botanico dell’Abetone, e prosegue inoltrandosi nella spettacolare faggeta innevata, che lascerà poi spazio all’ampio pianoro che ospita il lago. Chi, una volta raggiunto il Lago Nero, preso dall’entusiasmo e con una buona forma fisica, volesse continuare la sua ciaspolata immerso in un ambiente immacolato dei più suggestivi, può proseguire verso il Monte Gomito e l’Alpe delle Tre Potenze, le due principali vette nei pressi del lago. È sempre bene, prima di cominciare l’escursione con le ciaspole, consultare il meteo e il servizio valanghe, per una giornata inaspettatamente magica ma soprattutto in sicurezza. Passeggiare sulla neve in alta quota: sicuramente uno dei modi migliori per assaporare un paesaggio innevato, sicuramente un’alternativa, più che valida e meno congestionata, alle file all’ovovia e allo slalom – non quello olimpico – ma la gincana forzata per evitare i birilli umani che imperversano sulle piste durante la stagione bianca. •

ENGLISH VERSION>>>> The sky season is open. Skiers and snowboarders are praying for some snow to fall to go to Abetone and have their white weekends. The arrival of snow, especially the first one, is exciting for everyone even the people accustomed to roam via Tornabuoni and like to show off their 90s outfits on the ski slopes with snowboards, skis and little sleds. But to enjoy snow there are also snow rackets. They are rackets that you can fix outside the shoes and make easier to walk on the snow. They are simple and useful for long paths and in the last years they have become quite fashionable for outdoor sport activities or trekkings. They were born out of the necessity to move from one village to the other walking on fresh snow without sinking. Originally they were made of woods while now they’re in technical material like aluminium or titanium. Moving easily on the snow allows you to enjoy incredible landscapes, surreal for

the silence they are immersed in, even if you are not so trained. There are many “ciaspolate” (snow racket’s routes) on the Pistoia’s Appennins that should end with chestnut’s flour bread and “bombardini” (shots of liquor). The best one is probably the one around Lago Nero (black lake). Surrounded by imposing peaks, it’s a lake of glacial origin at 1.730 mt. Its name is due to the dark colour of the rocks that reflect in its waters. There is also a lodge that in the past was used by shepherds and today offers accommodation and restoration. The itinerary is not very difficult although a bit steep: from Foce di Campolino, next to Abetone’s botanical gardens it goes up the valley of Sestaione, then through a snowy beechwood and finally arrives to the lake. From there, if you’re fit enough, you can continue towards Monte Gomito and Alpe delle Tre Potenze, the two main peaks around the lake. Do always consult the weather forecast before leaving. •

29.


40115 ne: 055 06

! ” O I U B L A A Z Z I P “ : LUNEDÌ

! o l l i d . . O I B i e Se tu s

TUTTI I

azio u prenot s , o i u b Pizza al

! I C N I V .. E A N I V O D N .I .. A I G G A S S .A .. ro

Pomodo

BIO

Birrei

anal Artigi e Toscan

Carta ni dei Vi ici e Biolog amici Biodin

ella Mozzar amica biodin to evamen da all Etico

Farine

BIO

Ogni edì Mercol I IMPAST LI SPECIA

da ltura agrico ica Biolog a Toscan

#kamut a #canap rale #integ

ienti

Ingred

Organic Pizza

a Km0

SIMBIOSI ORGANIC - VIA DEI GINORI 56R FIRENZE - T. +39 055 064 0115 .30


ful musica

ORT: QUARANT’ANNI DI MERAVIGLIOSE ANIME ORT, l’Orchestra della Toscana, da quarant’anni ci mostra quanto la musica sia umana. Teste, occhi, orecchie, mani, piedi, muscoli. Ma soprattutto cuori, che pulsano tutti insieme prima dopo e durante un concerto, per poi mescolarsi ai nostri mentre li seguiamo dalla platea. Testo di Federica Gerini, Foto di Marco Borrelli

L

’ORT, dal 1980, ci delizia. Ogni suo concerto nello storico Teatro Verdi di Firenze ci strega. Ci seduce e ci rapisce. Siamo in fermento, stagione dopo stagione, per conoscere con quale novità ci sorprenderà la volta seguente. Sarà per questo che in occasione del suo quarantesimo compleanno trepidavamo. Con cosa ci conquisterà nel 2020, ci eravamo chiesti... Beh, ancora una volta, ci ha stupiti e ci ha fatto l’ennesimo meraviglioso regalo. Dopo i nove scintillanti anni trascorsi sotto la direzione di Daniele Rustioni, l’Orchestra della Toscana cambia volto – anzi, per meglio dire, volti. Chiuso un ciclo così importante, l’ORT ha deciso di intraprendere un percorso mai affrontato prima. Un orizzonte nuovo e qualche sfida che erano necessari per non rimanere ingabbiati nel luogo comune di una musica classica troppo autoreferenziale. Sì, avete letto bene! Parliamo di tre incredibili donne, under 40, che ufficialmente da maggio prenderanno in mano – nel vero senso del-

31.


la parola – la direzione del palcoscenico del Verdi. Tre anime, tre bacchette, tre caratteri. Tre differenti modi di vedere e vivere la musica. Tre obiettivi diversi. Tre isole dello stesso arcipelago. Eva Ollikainen, finlandese, classe 1982. Ricoprirà il ruolo di direttore principale. La sua naturale autorevolezza fa da sponda a una tecnica estremamente raffinata e a un contagioso entusiasmo verso il proprio lavoro. Nonostante la sua giovane età, ha alle spalle una carriera da direttore quasi ventennale, in cui ha lavorato con importanti orchestre internazionali. Dallo scorso anno è Direttore Principale della Nordic Chamber Orchestra in Svezia e nella prossima stagione sarà anche Direttore Musicale e Artistico della Iceland Symphony Orchestra, carica che non era mai stata occupata prima da una donna. Beatrice Venezi, lucchese, 29 anni. Inserita da Forbes nell’elenco dei 100 giovani Under 30 leader del futuro. La sua è un’attività internazionale che va

Tre incredibili donne, under 40, da maggio prenderanno in mano la direzione del Teatro Verdi. dal Giappone al Canada, dall’Armenia all’Argentina, dal Libano agli Stati Uniti. In Italia è Direttore Principale della Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli e dell’Orchestra Milano Classica. Ha inciso proprio con l’ORT My Journey - Puccini’s Symphonic Works, uscito a ottobre per Warner Music. Sedetevi, mettete le cuffiette e premete play. Sarà un vero piacere. Nil Venditti, i ventiquattro anni più strepitosi che Firenze potesse ospitare. Ha già stabilito relazioni con orchestre come la Netherlands Philharmonic Orchestra, Bilkent Symphony Orchestra e Slovenian Philharmonic Orchestra. Vincitrice del primo premio Abbado nel 2015, questa stagione farà il suo debutto al Mozarteum di Salisburgo e al Concertgebouw di Amsterdam. La sua idea per il 2020 dell’ORT? Divertirsi – dieci lettere che ci trasmettono un’immensa passione e tanta voglia di farci uscire dal Teatro Verdi con un gran sorriso soddisfatto. Tipo quello che abbiamo dopo una cioccolata calda fumante con la panna. L’Orchestra della Toscana, insieme a queste tre pazzesche ragazze, ha voluto anche un Direttore Onorario: James Conlon. Dopo aver diretto quasi tutte le maggiori orchestre sinfoniche americane ed europee, sin dal suo debutto nel 1974 alla New

.32


York Philharmonic, dal 2006 è Direttore Musicale della Los Angeles Opera e Direttore Principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI di Torino. A Firenze dirigerà due produzioni in stagione da qui al 2021. Siamo in attesa… Ultima, ma davvero magnifica, novità: un programma di artisti in residence che si susseguiranno nelle sale dell’ORT a partire dal prossimo anno. La prima sarà una fiorentina, divenuta ormai cittadina del mondo: Lorenza Borrani. Il primo violino, direttore, solista e camerista nei teatri più importanti del globo terrestre, svilupperà progetti autonomi insieme all’orchestra e approfondirà temi e fantasie personali che speriamo di ascoltare presto. Con lei inizia un percorso; vengono gettate le basi per costruire un ponte verso tutte le arti. Sì perché in futuro questo ruolo potrebbe essere affidato a un letterato, un poeta, un attore o un designer. Non ci resta che aspettare il primo spettacolo di questo meraviglioso 2020. •

ENGLISH VERSION>>>> Since 1980 ORT delights us. Every concert in Teatro Verdi bewitched us. We were curious to know what was going to happen in 2020, after forty years of activity. Daniele Rustioni directed the Orchestra della Toscana for 9 years and a cycles comes to the end. Three incredible women under 40 will take his place. Three different ways of seeing, living and interpreting music. Eva Ollikainen, Finnish, class 1982. She will be the principal director. Naturally authoritative, with a refined technique and a contagious enthusiasm. She is young but can already boast a twenty-year-long career, working with important international orchestras. From last year she is Principal Director of Nordic Chamber Orchestra in Sweden and next season she will be Musical and Artistic Director of Iceland Symphony Orchestra. Beatrice Venezi, from Lucca, 29 years old. Forbes included her in the list of the 100 Under 30 leaders of the future. Her international activity spans from Japan to Canada, Armenia, Argentina, Libano and United States. In Italy she is Principal Director of Nuova Orchestra Scarlatti in Naples and Orchestra Milano Classica. With ORT she recorded My Journey - Puccini’s Symphonic Works, published last October by Warner Music. Nil Venditti, 24 sensational years old. She already has got relations with orchestras such as Netherlands Philharmonic Orchestra, Bilkent Symphony Orchestra and Slovenian Philharmonic Orchestra. She won the Abbado prize in 2015 and this season she will debut at Mozarteum in Salisburgo and in Concertgebouw in Amsterdam. Her idea for 2020’s ORT? Have fun. Orchestra della Toscana will also have a Honorary Director, James Conlon. He directed all the major symphonic orchestras since his debut in 1974 with New York Philharmonic. From 2006 he is Musical Director of Los Angeles Opera and Principal Director of Orchestra Sinfonica Nazionale RAI in Torino. The last piece of news is that a programme of artists in residence will start in ORT’s rooms from next year. The first artist will be Lorenza Borrani – first violin, director, soloist and chamber player of many important theatres. She will develop her own projects with the orchestra.•

33.


ful fotografia

“MODIGLIANIZZATI”! IL GENIALE PROGETTO DEL FOTOGRAFO FABRIZIO RAZZAUTI. Per i 100 anni dalla morte di Modigliani, una mostra di ritratti ispirati allo stile del grande pittore. Articolo di Francesco Sani, Foto di Fabrizio Razzauti

T

ra gli eventi organizzati nel 2020 per il centenario della morte di Amedeo Modigliani, segnaliamo la mostra fotografica Modiglianìzzati organizzata fino al 16 febbraio presso la galleria d’arte Extra Factory (via della Pina D’Oro, 2 a Livorno). Si tratta di un percorso che il fotografo Fabrizio Razzauti ha portato avanti dal 2014, un progetto di modifica di ritratti di persone attraverso Photoshop, per reinterpretare lo stile del più celebre artista livornese di tutti i tempi. FUL lo ha incontrato per raccontare di cosa si tratta e come nasce la sua curiosità per il pittore e scultore avanguardista. «Questo progetto ha unito la mia passione per Modigliani con quella per la fotografia – spiega Razzauti. Il mio primo incontro con “Modì” è avvenuto da bambino, nel 1984 quando mio padre mi portò a vedere il dragaggio del Fosso Reale alla ricerca delle famose teste scolpite, che la leggenda voleva fossero state gettate lì nel 1909 dall’artista in uno scatto d’ira. Le teste effettivamente furono rinvenute e subito considerate autentiche, salvo poi scoprire che si trattava di una burla perfettamente inscenata da tre studenti livornesi!»


Ma dalla celeberrima burla delle teste fasulle,nella quale cascarono alcuni dei più illustri critici d’arte italiani, a cominciare da Giulio Carlo Argan, ad arrivare a “Modiglianìzzati” c’è una vicissitudine personale nel mezzo. «Sono nato come fotografo di paesaggio e neppure volevo una presenza umana nelle mie foto. Ma tra il 2012 e il 2013 una seria malattia mi costrinse a dover rimanere molto tempo chiuso in casa. Così mi trovai ad allestire uno studio fotografico domestico, costretto all’uso dei flash che sempre avevo snobbato, per fare almeno un po’ di ritrattistica - ci racconta – e mi

Se fosse vissuto oggi, Modigliani cosa avrebbe fatto? Avrebbe usato Photoshop! chiesi: se fosse vissuto oggi Modigliani, cosa avrebbe fatto? Avrebbe usato anche lui Photoshop!». In questo modo è nata l’idea di una serie di ritratti fotografici, editati grazie alle possibilità che offre il digitale, in modo da riprodurre la tecnica pittorica che ha reso unico “Modì”: volti assottigliati, stilizzati e collo allungato. «Prima sono partito con gli amici, poi con chi si offriva volontario. Nel 2014 le foto sono state premiate con il Truciolo d’Oro, che è un premio molto ambito nel mondo della fotografia d’autore. Da lì sono cominciate le mostre, anche oltre i confini cittadini, e le persone hanno cominciato a mettersi in lista per farsi il ritratto “modiglianizzato”. Mi sono attrezzato per offrire anche trucco e parrucco, riscuotendo un interesse che non immaginavo». Oggi questo progetto arriva ad essere una mostra importante con dodici tele in formato gigante dei soggetti più emblematici degli oltre cento ritratti eseguiti più un nudo fino ad oggi inedito. Per comprendere la portata del lavoro bisogna considerare che, per riprodurre lo stilema applicato alla figura umana in foto, ogni immagine ha necessitato di una post-produzione di diverse ore. «Da sottolineare anche il luogo in cui l’esposizione è proposta al pubblico – conclude - Extra Factory è un laboratorio d’idee nato dalla riconversione di uno spazio industriale in un quartiere storico ma degradato di Livorno, che negli ultimi anni prova a scrollarsi l’idea di ghetto proprio con iniziative culturali». Amedeo Modigliani è stato un pittore innovativo quanto maledetto, morto a Parigi a soli 35 anni dopo una vita di eccessi. Oggi è famoso in tutto il mondo, ma anche alla sua epoca fu riconosciuta l’incredibile

35.


tecnica del suo lavoro nei circoli artistici italiani e francesi. Pare fosse relativamente rapido nell’esecuzione del ritratto e riuscisse a completarlo in non più di un paio di sedute. Poi, una volta terminato, non ritoccava mai il dipinto. Si narra, inoltre, che tutti coloro che avevano posato per lui avessero avuto la sensazione del suo ritratto come “farsi spogliare l’anima”. In parallelo, la bravura di Razzauti, come ha scritto il critico fotografico Silvano Bicocchi nella presentazione della mostra, non sta solo nell’aver riprodotto quel tono caricaturale, ma pure nella grande forza espressiva con cui le immagini si affermano nonostante l’imitazione dichiarata. Le deformazioni stigmatiche tendono così ad evidenziare aspetti fisici o caratteriali che nella realtà non sono ben percepibili, come per far emergere un’interiorità segreta che solo l’occhio del fotografo ha colto. •

ENGLISH VERSION>>>> Among the events organized for the centennial of the death of Amedeo Modigliani, the photo exhibition Modiglianìzzati is on until 16th February at Extra Factory gallery in via della Pina D’Oro 2 in Livorno. It’s a photographic journey that Fabrizio Razzauti started in 2014, a project in which he modifies portraits using Photoshop to reinterpret the style of the famous artist from Livorno. «This project combined my passion for Modigliani with photography. I discovered “Modì” when I was a kid. In 1984 my father took me to see the dredging of Fosso Reale following the legend which said that some of his famous heads had been thrown there in 1909. Some heads were actually found but they were fakes done by a group of students!» explains Fabrizio. «I was born as a landscape photographer and I didn’t like human presences in my pics. But between 2012 and 2013 I was obliged to stay at home for a long time due to a health problem. I set up my study at home, I had to use flash and do portraits. I asked myself: if Modigliani was alive today, what would he have done? He would have used Photoshop!». In this way was born the idea for a series of photographical portraits edited digitally to reproduce Modì’s painting technique. «I started with my friends then with some volunteers. In 2014 my pictures were awarded with Truciolo d’Oro prize. And from there I started to exhibit outside Livorno, with more and more people asking me to be “modiglianized”». Today the project has become an important exhibition with twelve gigantic canvas of the more emblematic subjects (among the hundreds portrayed) and one original nude. The post-production to adapt the human figure takes many many hours. «The exhibition is at Extra Factory, a reconverted industrial space in a historical yet degraded area of Livorno». •

.36


ful architettura

ARCHITETTURA PER IMMAGINI per immaginare l'architettura a cura dell'Ordine e della Fondazione degli Architetti PPC della provincia di Firenze www.architettifirenze.it

spazi sospesi

La Palazzina Reale, workshop Spazi Sospesi, 5 dicembre 2019 Reale 1, aggettivo 1 Relativo al re o ai re. 2 Degno di un re, o paragonabile a un re nell’aspetto, o per dignità, eccellenza. 3 Da re, degno di un re, per l’eccellenza, la magnificenza. Reale 2, aggettivo 1 Che ha effettiva esistenza: contrapposto a possibile in quanto esprime attualità. 2 In diritto, relativo alla res, alla cosa. 3 In economia: valore reale, misurato a prezzi costanti. 4 In matematica: numeri reali, l’insieme dei numeri razionali e irrazionali. 5 pop. e toscano, persona sincera. Reale 3, sostantivo maschile 1 Nell’Italia sett., taglio di polpa bovina.

Spazi Sospesi ha l’obiettivo di indagare aree irrisolte di Firenze. Piazzale Vittorio Veneto, Viale Tanini, Piazza Luigi Dalla Piccola e l’esedra della palazzina reale sono i luoghi dimenticati che stiamo studiando in workshop periodici. Vi invitiamo quindi a passeggiare in questi posti, ma anche in altri da voi individuati con le stesse caratteristiche, e a osservarli per capire cosa dell’esistente è così bello da poter essere salvato tanto da divenire il punto di partenza della rinascita di un luogo. L’architettura non è fatta solo di progetto, ma anche di comprensione e valorizzazione dell’esistente. Mandaci la tua fotografia partecipando alla call “spazi sospesi” www.architettifirenze.it/2019/09/20/spazi-sospesi-call-fotografica

37.


ful pagina dell'artista

per il numero XLI è a cura di

ANDREA BACALINI IG: @andreabacalini | https://andreabacalini.allyou.net/ | andrea.bacalini@hotmail.com

Elettrione - 90x70 cm acrilico su tela

Nato come illustratore e grafico, in passato sono stato legato a forme precise e ben definite. Oggi rappresento miti e allegorie attraverso figure colte in una sorta di rovinosa furia elementale, le forme si distruggono e mostrano la loro mutevolezza. Dipingo su fondi casuali e materici, devo assecondare il caos, ma anche dargli un senso. È come se scolpissi la figura fuori dalla tela. Devo adattare i miei progetti e mutare a mia volta, superare il panico di non avere uno schema fisso, convivere con l’incertezza, e decidere di gettarmi ogni volta in un mondo impredicibile. La curiosità, la sfida, il messaggio, questo è ciò che mi spinge a cercare e mi fa sentire vivo. I started as a graphic illustrator and I used to cling to precise and well defined forms. Today I portray myths and allegories through refined figures caught in a sort of violent fury of elements where the forms destroy themselves showing their mutability. I paint on casual base coats, where you can almost feel the materic texture, because I feel the need to indulge in chaos, but at the same time find a meaning to it. It is like carving the figure out of the canvas. I have to always change my projects, adapting myself to them, overcoming the panic of not having a fixed scheme, live with the uncertainty and decide each time to throw myself in an unpredictable world. The curiosity, the challenge, the message are what encourage me to continue searching and make me feel alive.

.38


39.


.40


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.