Catalogo Festival del Verde e del Paesaggio / Prima edizione

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al paesaggio italiano


giardininterrazza Roma Auditorium Parco della Musica - Parco Pensile 20 - 21 - 22 maggio 2011 Progetto di Gaia Flavia Zadra Realizzato con Gioia Inzirillo, Flavia Muzi Falconi e la collaborazione di Maria Michela De Mita Supervisione artistica Ciriaco Campus Ideazione e coordinamento Follie d’Autore Franco Zagari Comitato Scientifico Franco Panzini, Piero Ostilio Rossi, Livio Sacchi, Maria Cristina Tullio, Franco Zagari Comunicazione vuoicomunicare.it Ufficio Stampa Equa di Camilla Morabito Pubblicazione a cura di Franco Panzini Progetto grafico Alessandro Bertolini Fotografie Alessandro Bertolini, Fabrizio Latini Un ringraziamento particolare a Doriana Torriero e inoltre Barbara Alessandrini, Claudio Bertorelli, Laura Giovanna Bevione, Isabella Casali di Monticelli, Aldo Cibic, Enzo De Amicis, Simona De Caro, Renato Nicolini, Enzo Siviero, Ida Tonini, Salvatore Tulipano Partner EMU, NATURA e ARCHITETTURA, MARCHESI GRAFICHE EDITORIALI, SERRALUNGA, ROMAMULTISERVIZI, AMA, GOBBETTO, NESCAFE’, WWF, ROMAINCAMPAGNA, JARPLAS, RADIO SUBASIO Media Partner ATCASA Corriere della Sera

www.giardininterrazza.com


Roma Auditorium Parco della Musica - Parco Pensile



giardininterrazza

giardininterrazza è un evento che coniuga aspetti culturali e commerciali sul tema del verde urbano contestualizzato nelle terrazze e nei balconi di una città e più in generale nell’ambito dell’architettura del paesaggio. L’idea è quella di creare un momento di incontro nel quale vivai, architetti del paesaggio, aziende produttrici e rivenditori di materiali legati al verde e all’arredo da esterni, mettono in scena i risultati del loro lavoro. Questo appuntamento rappresenta un caso unico in Italia. L’iniziativa è realizzata da un gruppo di persone animate da una certa incoscienza ideale, consapevoli però che il cammino intrapreso è quello giusto. giardininterrazza ha avuto in Franco Zagari, nei componenti del Comitato Scientifico, in Roberto Ortolani, negli sponsor e in tanti amici e collaboratori, un sostegno decisivo senza il quale difficilmente sarebbe stato possibile realizzare questo evento. I risultati più che positivi di pubblico e stampa ci spingono a proseguire e migliorare. Questa pubblicazione testimonia la vitalità di idee, progetti e proposte della prima edizione.

Gaia F. Zadra e l’insieme di giardininterrazza

nella pagina a fianco la locandina della manifestazione


7 Follie d’Autore + 1 di Franco Zagari Alla sua prima edizione giardininterrazza è una manifestazione di gardening che ha segnato una decisa novità di qualità per il pubblico romano. Questo si deve in parte alla sede di grande fascino, il Parco pensile dell’Auditorium, e in parte al tempo eccezionale, tre splendidi giorni del maggio romano, solari e di nitida luce e con una fine spettacolare di pioggia accolta non come un disturbo ma come una inaspettata bellezza, ma soprattutto si deve a una organizzazione perfetta, accogliente e creativa, che non ha lasciato nulla al caso. Il pubblico ha risposto in massa, con curiosità e partecipazione, dando una netta impressione non solo di sensibilità ma di presenza civile, dimostrando che anche a Roma, dove tanta passione a torto non sarebbe supposta, ci sia una grande attesa inespressa di tutto quello che il giardino in ogni epoca anticipa e sperimenta: idee, tecniche e forme, una rappresentazione di valori della propria idea di natura, anzi di proprie molteplici idee di natura, una visione che unisce la consapevolezza di diverse tradizioni e di visioni di futuro. Nella semplicità di mille momenti di visita, di incontro, di acquisto, si sentiva che questo avveniva con la forza di un movimento che chiede una maggiore qualità del proprio terrazzo, come della propria via, come della propria città. Gaia Zadra ancor prima di avere intuito che il suo progetto avrebbe colto nel profondo le corde del pubblico, sentì il bisogno di dedicare una sezione della manifestazione a una libera riflessione sulle tendenze in atto del progetto del giardino. Così mi chiamò per organizzare una mostra di giovani autori che desse spazio a nuove idee e nuovi comportamenti, giardini inquieti e non innocenti, “sensori” di un momento difficile come quello che stiamo vivendo, ma pur sempre luoghi cui affidare una virtù: speranza, convivialità, ironia. Formammo un comitato scientifico con Maria Cristina Tullio, Piero Ostilio Rossi, Livio Sacchi e Franco Panzini e ideammo un tema per nulla originale, una collezione di “Follie d’Autore”, strutture effimere destinate a vivere solo tre giorni con un fortissimo impatto sul pubblico, a tema libero, il giardino come luogo filosofico in cui sono raccolti i geni del paesaggio. Niente di nuovo, vale da sola l’esperienza del Festival di Jean Paul Pigeat a Chaumont-sur-Loire dal 1992 a oggi, per dimostrare che la sperimentazione sull’effimero è uno dei temi più interessanti della cultura del giardino (e non solo!) del nostro tempo. Unico tratto decisamente originale il contesto, l’allineamento sul percorso panoramico che corre alla sommità della Cavea sotto le maestose coperture delle sale. Invitammo otto autori o gruppi di autori a trovare loro stessi un partner per la realizzazione di piccole installazioni, giovani ma tutti più o meno già affermati, cercando in loro la differenza più che l’omogeneità, la capacità costruttiva e imprenditoriale, una certa romanità di origine, frequenza, acclimatazione. Sette gruppi hanno risposto all’appello mentre uno, Stefan Tischer, ha dovuto purtroppo rinunciare. Devo ammettere che per quanto io mi sforzi non riesco ad avere una distanza critica dalle sette opere, che mi hanno tutte sorpreso e conquistato senza riserva. La cosa che mi ha più colpito è la chiarezza, l’essenzialità delle idee, una trama narrativa limpida che vi è in ognuno dei sette racconti, poi l’interattività con il pubblico, poi ancora la ricchezza dei materiali, poi ancora, soprattutto, la profondità simbolica che vi è dietro a spazi molto semplici: l’interesse è sia negli apici delle soluzioni caso per caso, tutte molto originali, sia nell’insieme, per la sua ponderata eterogeneità, che è una specie di atlante dell’atipicità del paesaggio contemporaneo. Più tardi Zadra mi ha chiesto di fare anche io una “folie”, e grazie al sostegno di partner molto generosi in tempi rapidi sono riuscito a mettere in scena un’idea.



Comincio dall’ultimo in ordine di visita per ricordare qualche appunto: I Garage giocano su un tema monocromatico, virato su uno spettro tutto in rosso di una raffinata scelta di una collezione di piante. La riduzione semantica è un tema spesso battuto per attutire i dettagli ed estrarre l’essenzialità dei caratteri di un contesto. Loro capolavoro una performance conclusiva dove tutti gli invitati sono convenuti a loro volta virati in rosso. Gli osa disegnano uno spazio capovolto avvolgente, ambiente definito da un muro alveolare e vivo di fiori blu, con il pavimento di specchio, si cammina sul cielo, le ombre verso l’alto. Indimenticabili i concerti di flauto. I Pettinissa evocano uno spazio narrativo, meridionale, sensuale. Sculture preziose di due personaggi legati da una attrazione opposizione uomo donna generano un giardino con due polarità fra loro in tensione, disponendo come in un puzzle ceramiche antiche, piante rare, ricercatissime, schermi di tende in movimento come capelli, misti a oggetti d’uso sparsi, come dimenticati. Monica Sgandurra è regina di un Eden che ha dell’incredibile, un giardino tutto vegetale che è il trionfo di Linneo: sotto la chioma di alberi da collezione un parterre generosissimo di piante diverse è posto giusto sulla linea di orizzonte, ci si perde incantati, mentre una bruma intermittente produce piccoli miraggi. Ipnosi e meraviglia, siamo sicuri di aver riconosciuto degli elfi. I Land-i hanno disegnato una Cage aux oiseaux geodetica che contiene invece un albero, con un “effetto neve” da ricordo di Roma. Humour, misura, ispirazione confermano una ormai lunga ispirata storia di questo gruppo nel tema dell’effimero. Le studio.eu, romano berlinesi, hanno disegnato una serra di alta tecnologia, una Bolla umida senza altra struttura che una pellicola tesa per pressione interna. L’umidità pluviale è risultata forse troppo accentuata ma l’arca vegetale che si intravedeva appena si è così ammantata di mistero, l’effetto voluto o non voluto essendo godibilissimo. A sorpresa il gruppo Aiapp, affidato al coordinamento di Patrizia Pulcini, si è decomposto in una serie di Giardini portatili su ruote, una collezione di piccole stele tutte diverse, temi nel tema, affidati ciascuno ad un autore, uno migliore dell’altro, in pochi metri quadri un gioco di molte idee tutte seducenti. A me, cui è stata affidata la Cavea, non è rimasta che la scelta di introdurre le sette Follie esplicitamente, come un logo, quindi ecco sette figure in un recinto. Tema la fluidità e il movimento, una dedica certamente alla musica e alla persona di Luciano Berio (cui è intitolata la cavea) che ebbi la fortuna di incontrare un giorno nella sua casa in campagna, in Toscana. E’ nelle mie intenzioni una metafora di giardino portata alle sue estreme conseguenze, giocando su un solo materiale, un laminato plastico per esterni, e due sole dimensioni, un piano appoggiato sui gradoni della cavea come una partitura musicale su un pentagramma. Una scrittura astratta che ricorda un giardino Zen, una cornice rettangolare di tulipani con forte effetto cinetico e sette figure invece a colori pieni, con la forma di archi chiusi, una serie di elementi simili ma diversi. Lo stesso magico spirito di sperimentazione ha animato anche altri spazi oltre alle Follie, una serie di Balconi d’autore e un caso, che non può essere dimenticato, il bellissimo giardino di Roberto Ortolani. Questo avvenimento, cui gli autori e i loro partner in carne ed ossa hanno dato ancora molto di più frequentando assiduamente i giardini come dòmini, mi ha confermato una mia radicata convinzione, che la caducità delle opere concepite per essere eterne coincida con l’immortalità di opere effimere e che questa sia una questione non da poco, che riguarda centralmente la concezione della bellezza nel tempo presente.





A scuola in terrazza di Franco Panzini Creare giardini piccoli e per di più temporanei può sembrare un'operazione futile, un piacevole hobby da fine settimana. Ma non è così; se il senso di divertissement non può non essere implicito in realizzazioni che giocano con la necessità di incuriosire un pubblico eterogeneo, nelle composizioni vegetali raccolte dalla manifestazione giardininterrazza c'è dell'altro. Analoghe celebrazioni giardiniere sono diffuse in tutto il mondo e molte di queste possono anche vantare un pedigree di spessore. A partire dall'evento capostipite, quel Festival International des Jardins che si tiene in Francia a Chaumont-sur-Loire, giunto quest’anno alla XX edizione. Per chi non la conoscesse, si tratta della più blasonata -e visitata- iniziativa dedicata alla progettazione del giardino contemporaneo e temporaneo; artisti, architetti, paesaggisti e scuole del mondo intero, concorrono annualmente, per ottenere il privilegio di realizzare uno dei giardini effimeri che la manifestazione accoglie, destinati a restare in vita fra la primavera e l’inizio dell’autunno. Quel Festival è un appuntamento guida sulle tendenze della progettazione del giardino, che propone piccoli prototipi di possibili giardini del futuro, innovativi per tecnologia o poetica. Tutti gli autori che negli anni recenti hanno partecipato alla reinvenzione del giardino contemporaneo hanno potuto lanciare un loro messaggio da Chaumont. È qui che il grande pubblico ha per la prima volta conosciuto i giardini verticali di Patrick Blanc, il formalismo pop di Martha Schwartz, l’estetismo geometrizzante di Peter Walker, l’ironia intellettuale di Adriaan Geuze. Ma le manifestazioni che accolgono giardini temporanei non sono solo una vetrina di tendenze stilistiche. Ben prima che diventassero argomenti di pubblica discussione, è attraverso questi eventi di giardinaggio sperimentale, che sono stati portati all'attenzione del pubblico questioni come la sostenibilità ambientale, il riciclaggio, la biodiversità. Anche i piccoli spazi verdi che giardininterrazza ha proposto, seppure temporanei, hanno lanciato messaggi fermi e duraturi. Pensati per essere posti su balconi, terrazzi, tetti della città, mostrano la possibile evoluzione di un paesaggio che noi consideriamo immutabile: quello urbano. Un'evoluzione che prefigura scenari eterodossi. Ma non per questo impossibili. Anzi forse probabili. Il riscaldamento globale potrebbe assai presto spingere ad una generale riconversione dei panorami cittadini; per avere ossigeno e temperature più accettabili, senza spreco di energia, dovremo forse alberare fittamente le piazze e le strade, piantare orti nei parcheggi e avere giardini in terrazzo. Come già si è cominciato a fare da Tokyo a New York. E si farà domani anche a Roma. Ed ancora, questi giardini sollevano la questione della ricchezza del mondo naturale e indirettamente della biodiversità. È paradossale ma proprio i nostri decenni, quelli dell’avanzamento, come mai prima, delle conoscenze dei cicli ecologici e della interconnessione fra le specie viventi, coincidono con il più massivo sterminio di flora e fauna che mai abbia avuto luogo sul globo. Sembra non interessare a nessuno il fatto che il paesaggio, quello vero, costruito dall'unione fra struttura morfologica e esseri viventi si stia non solo appiattendo nelle sue diversità tettoniche, ma drasticamente spopolando nei suoi tanti diversi abitanti. Come risposta a questa omologazione al ribasso del paesaggio, i giardini-installazione hanno fatto scoprire micropaesaggi, dove osservare diversi ambienti e le variabili ecologiche degli ecosistemi. Anche da piccoli giardini come questi vengono suggerimenti per un possibile futuro di buone pratiche ambientali: un futuro non più di antagonismo, ma di collaborazione con la natura. nella foto: progetto di Maria Beatrice Andreucci per Vivai Mari



AIAPPLab studio.eu + Plastique Fantastique Land-i archicolture Monica Sgandurra Pettinissa osa architettura e paesaggio Garage Paesaggio Franco Zagari

Comitato Scientifico Franco Panzini Piero Ostilio Rossi Livio Sacchi Maria Cristina Tullio Franco Zagari



GIARDINI DI PASSAGGIO Progetto: AIAPPLab Sponsor: Olimpic Garden L’allestimento temporaneo, ribaltando ortogonalmente il piano orizzontale del giardino, si compone di 13 diverse interpretazioni di giardini verticali, ciascuno di un componente del laboratorio, realizzati su carrelli che si strutturano come quinte, delimitando degli spazi e definendo dei piccoli luoghi all’interno della installazione di AIAPPLab, visualizzata dal labirinto. Questi giardini possono essere attraversati, osservati da diversi punti di vista con anche la possibilità da parte dei visitatori di toccare, sfiorare, interagire con essi. All’interno del laboratorio, il tema dei giardini verticali viene riletto quale occasione di riflessione personale, affiancando ad aspetti di interesse collettivo, quali quello del riciclo, del consumo di suolo e del miglioramento della qualità di vita in ambito urbano, aspetti sperimentali e di ricerca, attraverso la lettura critica dei componenti elementari del giardino verticale e delle loro possibilità di combinazione, e aspetti più ludici. Progetti: 1 - Calle d’organo - Simone Ferretti; 2 - Su&Giù - Elia Asaro; 3 - Giardino verticale/giardino ribaltato - Ilaria Rossi Doria; 4 - Giardino in cornice - Lucia Rivosecchi; 5 - Caleidoscape - Simone Amantia Scuderi; 6 - Abaco - Uta Zorzi Muhlmann; 7 - Andante con brio - TSPOON; 8 - Symphonies in May - Fabio Masotta, Daniele Morini; 9 - Verticalità fragili - Elena Marino; 10 - Ask yourself - Mauro Marsilio; 11 - Agli s’velati - Paolo Picchi, Claudia Oddone; 12 - Giardini passeggeri - Patrizia Pulcini; 13 - Giardino appeso - Livia Breccia

nelle pagine seguenti, i progetti da sinistra a destra







SOUVENIR D’ITALIE Progetto: studio.eu (Cannavò - Nicotera - Venier) + Plastique Fantastique Sponsor: Royal Garden

Cosa è una terrazza? Un piccolo ritaglio di natura tra i muri della città, il luogo dove ritrovare quel rapporto col verde, con il sole, con gli odori propri dei luoghi non ancora raggiunti dall’asfalto e dal cemento. Pochi metri quadri di paradiso, uno spazio vuoto, scampato al rischio di essere riempito dal desiderio di aumentare la cubatura, di guadagnare una stanza in più, uno spazio raro, miracolosamente sfuggito all’ennesima sopraelevazione abusiva, alla nuova veranda da condonare. In un paese come l’Italia, che nell’ultimo decennio ha consumato ogni giorno circa 160 ettari di suolo per riempirli di capannoni industriali, palazzine o strade, un piccolo frammento di paesaggio, ancora non invaso dalla valanga degli interessi immobiliari, assume un valore inestimabile, è il paradiso. La campagna o lo macchia, il bosco o il prato, la collina o la duna, i paesaggi più ovvi sono oggi i più rari e preziosi. La terrazza ideale è un frammento di questo paesaggio che una volta si trovava “fuoriporta” e che oggi si allontana ogni giorno di più. I pochi metri quadri di una terrazza possono essere quindi trasformati in un prezioso frammento di paradiso da proteggere sotto una magica ampolla.





SNOW GLOBE Progetto: Land-i archicolture (Antonini - Capecci - Sini) Sponsor: System 180, Green Service, Vivaio Cappellini Una cupola geodetica che, come la teca di un museo, ingloba e contiene un elemento vegetale, esaltazione classificatrice della natura. Un omaggio all’era della scienza a Roma, quando, nella seconda metà dell’ottocento, s’istituiva l’Erbario universitario, si apriva al pubblico l’Orto Botanico, e l’uso dei primi cartellini identificativi delle specie arboree a scopo divulgativo rappresentava l’originario gesto di musealizzazione di un elemento vegetale. Il nostro progetto gioca con questi riferimenti realizzando uno snow globe o “palla di vetro con neve”, un’immagine paradossale e fuori scala, dove al rigore scientifico della divulgazione ottocentesca si sostituisce l’ironia di un gigantesco souvenir senza rinunciare ad una comunicazione rivolta al grande pubblico, che concorra a diffondere la cultura della natura.





ROOFFOREST Progetto: Monica Sgandurra Sponsor: Vivai Fratelli Tusi

La narrazione è quella della FORESTA DEI MITAGO, una novella fantasy di Robert Holdstock che ci racconta di un antico bosco rimasto indisturbato dall’ultima era glaciale. Un habitat non più grande di cinque chilometri quadrati, il cui perimetro può essere percorso in poche ore ma, se attraversato, come in un universo parallelo, occorrono settimane di cammino per raggiungere il suo centro. La FORESTA è la dimora delle immagini mito o Mitago, creature originate dalle antiche memorie del subconscio umano. Sono creature il cui aspetto varia secondo di come tale mito è stato compreso dalle menti che lo hanno creato. Questa è una delle infinite storie relative alla FORESTA, luogo sacro, nemeton per i greci, lucus per i romani, forestis silva, ombra protettrice, ingens sylva, luogo natio o “sentinella confinaria” o ancora “selvaggio mobile”. E’ dalla foresta e dal bosco che nasce l’altro, il giardino, come luogo contrapposto di controllo. Il 2011 è l’ANNO INTERNAZIONALE DELLE FORESTE.





MATA e GRIFONE Progetto: Pettinissa (Gioffrè - Laganà - Pugliese - Russo) Sponsor: Vivai Torre, Ceramiche Duca di Camastra, Arghillà L’Arte delle Terre, Leuzzo Mobili Casa

Mata è una regina indigena, appariscente e formosa, Grifone è un re turco con grandi baffi e barba nera che incute terrore. Mata e Grifone, i custodi del nostro giardino, sono due sculture in terracotta e rievocano il mito e la leggenda di matrimoni tra invasori e indigeni, tra culture del mediterraneo. Il giardino è una libera rilettura della terrazza del Sud, un micro paesaggio della quotidianità: conviviale, pubblico e privato, meditativo, panoramico, introspettivo; è una raffinata collezione di piante, produttive e decorative, mediterranee e tropicali, proprio come al Sud, dove i fattori climatici, la tradizione storica e l’attitudine culturale permettono una variegata eterogeneità vegetale. La filosofia del giardino è una creativa e ironica addizione di oggetti, nobili e domestici, anche riciclati, che stabiliscono tra di loro relazioni imprevedibili; un luogo spontaneo, sensoriale, una libera contaminazione tra culture che rimanda al tema del viaggio e della scoperta.





LOBELIA COLOR DELL’AERE Progetto: osa architettura e paesaggio (Catalano - Metta - Acito - Burrascano - Reale - Rogai) Sponsor: Royal Garden

LOBELIA COLOR DELL’AERE è un omaggio al paesaggio di Roma di inizio Settecento, quando era consuetudine dipingere gli edifici di un pallido colore celeste. L'effetto di fusione delle architetture con il cielo terso era sorprendente: la gravità degli edifici e la leggera impalpabilità dell'aria si fondono in un paesaggio di armonici contrasti. Lobelia è una stanza di cielo, un piccolo giardino color dell'aere. All'esterno è un recinto compatto e silenzioso, dentro è uno spazio sorprendente e straniante: sopra di noi il cielo, attorno a noi pareti interamente ricoperte di piccoli fiori di Lobelia, sotto i nostri piedi di nuovo il cielo e i fiori che si con-fondono assieme a noi nel riflesso di uno specchio. L'idea dello spazio che si fa stupore e sorpresa è di nuovo un omaggio alla Roma festosa tra il tardo barocco e l'Arcadia, realizzata però con materiali semplici e quotidiani: cassette di legno da mercato per formare le pareti del giardino e fiori comuni per dipingerle d'azzurro.





NON È VERDE Progetto: Garage Paesaggio (De Sanctis - Dionisi - Tonini) Sponsor: Comandini Garden

Chi ha detto che la natura è verde? In NON è VERDE la natura è rossa, l'artificio è bianco. Come in un gioco di compenetrazioni, naturale e artificiale si incontrano in questo spazio, non miscelandosi fisicamente ma percettivamente. I piani visivi si alternano e si confondono, concorrendo al disegno generale della scenografia; lo spettatore assiste e fa parte della composizione, è allo stesso tempo attore e pubblico dello spazio progettuale.





FOLLIA BERIO Progetto: Franco Zagari con Domenico Avati Realizzata da Devoto Arredamenti e Abet Laminati

L’opera, dedicata a Luciano Berio, è concepita come una presentazione di giardininterrazza e delle Follie d’Autore (Aiapp, studio.eu, Land-i, Monica Sgandurra, Pettinissa, osa, Garage Paesaggio). In quanto tale è un’idea minerale, neutra e astratta, un logo, un’immagine visibile fin dall’ingresso: è una struttura bidimensionale, coloratissima, appena appoggiata sulla gradinata della cavea dell’Auditorium, in asse perfetto con il Nord. Il tema è essenziale, la tensione dinamica che si stabilisce fra due entità, l’una statica, l’altra dinamica: una cornice rettangolare — il recinto, che riproduce in serigrafia un vasto campo di tulipani di diversi colori con un effetto di forte movimento che li rende appena percepibili come fiori — e sette varianti su un tema, figure che invece sono fra loro simili ma tutte diverse, a colori pieni. Le figure sono sette "testimoni", forme aperte a diverse interpretazioni: uno spettro della luce, una costellazione, un arcipelago (le Canarie), un’opera musicale con i suoi momenti e naturalmente le sette Follie. Sono figure ancora euclidee ma che aprono decisamente a una geometria più complessa, "archi chiusi", che dipendono da una stessa matrice geometrica, una sequenza ininterrotta di archi di cerchio raccordati in tangenza, che danno un effetto di compressione e dilatazione che stabilisce una particolare energia nello spazio. Il materiale è un laminato plastico per pareti ventilate, serigrafato su disegno originale. L’impresa costruttrice è una delle migliori ditte italiane di falegnameria. Un’opera apparentemente così semplice ha richiesto e trovato una realizzazione impeccabile.





BALCONI PER ROMA Iniziativa di giardininterrazza con la collaborazione di natura e architettura e il contributo di Gobbetto Il balcone è lo spazio esterno, spesso dimenticato o trascurato, che caratterizza le facciate degli edifici di città. Abbiamo voluto proporre idee, spunti e suggestioni estetiche per ispirare il visitatore a trasformare il proprio balcone in un piccolo spazio da godere. Balconi per Roma ha chiesto a 10 giovanissimi architetti, artisti, designers e biologi, di ideare, realizzare e presentare lungo il percorso del Parco pensile, il loro balcone. L’iniziativa prevede la nomina di un vincitore. In questa edizione il primo premio ex aequo è stato assegnato dalla Commissione a Serve Spazio di Cecilia Zamponi e KiloGrammo di Giorgio Dell'Uomo e Francesca Costanzi. Gli autori possono partecipare ad uno stage di tre mesi presso la sede di natura e architettura di Roberto Ortolani, per approfondire gli aspetti progettuali e realizzativi di un’opera a verde. Gli allestimenti sono collocati su pedane di 1mt x 2.40mt, ognuna caratterizzata da un diverso pavimento in resina fornito dall’azienda Gobbetto.


I PROGETTI I Balconi e i loro Autori 1. Serve Spazio Cecilia Zamponi (Facoltà di Architettura Valle Giulia) 2. KiloGrammo Giorgio Dell' Uomo e Francesca Costanzi (Istituto Europeo di Design) 3. Suoni, Colori, Profumi, Aromi Beatrice Fuselli (Prima Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni) 4. Giardino Romano Enrico Redi, Andrea Fulgione, Roberto Braglia (Dipartimento di Biologia Università Tor Vergata) 5. Arte in Balcone Alvisio Giuseppe D’Elia, Clinton Whiting, Nahsa Khaligh Rasavi (Accademia di Belle Arti, Roma - Corso di Scultura) 6. Terrazze d'Agosto Martina Lignini (Prima Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni) 7. Una sVOLTA naturale Lubica Kyselova e Ilaria Lupino (Istituto Quasar) 8. Comodamenteappesi Martina Grossi, Beatrice Zaccaria (Prima Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni) 9. BALCONinORTO Emanuele Penna, Nicole del Re (Prima Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni) 10. Il Giardino delle Felci Enrico Redi, Andrea Fulgione, Roberto Braglia (Dipartimento di Biologia Università Tor Vergata)

nelle pagine che seguono, da sinistra a destra






I PROFUMI DEL GRIGIO Progetto e realizzazione natura e architettura ortolani srl

I profumi del grigio non è un allestimento da guardare, ma da percorrere, da scoprire. Ogni pianta, ogni mounds, ogni sassolino era lì da quando siamo arrivati, anche se non lo vedevamo. Abbiamo percorso quell'area per giorni prima di iniziare, parlando in silenzio, guardando con gli occhi chiusi, toccando con le mani in tasca. E lo spazio si è creato da solo, con il primo carico di basalto, con il secondo, con il terzo. Le quote di progetto che delineavano curve, linee, altezze, non erano disegnate su carta, ma sono uscite fuori da quel terreno quasi abbandonato, come una colata di materiale fluido e plastico, che si adatta naturalmente al suo essere fluido e plastico. Le piante sono parte integrante di questo scenario, si mescolano e si distinguono a seconda del vento, della luce. L'acqua appare in un gioco particolare, come una fioritura che dura un attimo, un batter di ciglia. I profumi del grigio è una linea, continua eppur divisa, che si percorre senza trovare inizio e fine, che si scopre senza trovare orizzonte. Un punto di ristoro, un Airstream arrivato e poggiato lì, segno del viaggiatore che trova un posto dove il sostare diventa, più che un traguardo, una pausa per scappare e lasciare quel posto senza alterarlo, senza comprometterlo.









Finito di stampare nel mese di novembre 2011 da Marchesi Grafiche Editoriali




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