







È il momento per Italgrob di fare il punto e guardare all’anno in corso alla luce dei cambiamenti e delle incertezze economiche e sociali che investono tutto il settore. Partiamo con un augurio che conferma una partnership di successo: i 30 anni di GBI, che spiegano con efficacia la fortunata partnership tra la testata, la nostra voce, e Italgrob.
Attraverso magazine e sito gli associati hanno avuto e avranno sempre voce, anche i tanti piccoli distributori che, diversamente, potevano rischiare l’invisibilità. Ma va anche ricordato che il matrimonio tra Italgrob e GBI ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo evolutivo del grossista in distributore; un passaggio, questo, che spiega efficacemente il percorso costante di crescita della Federazione, dei suoi associati, e del magazine stesso. Crescita ed evoluzione che si concretizzano anche in momenti di confronto vitali per il nostro settore come l’International Horeca Meeting, appuntamento fisso durante la Fiera Beer&Food Attraction di Rimini, sempre più d’attuale importanza perché rappresenta un momento importante di dialogo tra industria e tutti gli addetti.
E anche quest’anno uno dei momenti clou dell’IHM sarà la presentazione del rapporto Censis 2023 che tratterà il delicato e quantomai attuale tema della sostenibilità. Affronteremo anche il delicato tema della Legge 198 – la Direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare – che necessita di una vitale messa a punto per poter diventare efficace ed equa per tutti gli attori del nostro comparto.
Ci troviamo purtroppo davanti a un anno ancora ricco di sfide: l’inflazione galoppante sta riducendo il potere d’acquisto delle famiglie, i dati negativi della distribuzione lo confermano; assistiamo a prezzi dei listini fuori controllo da parte dell’industria, che si giustifica adducendo aumenti delle materie prime, dei prodotti agricoli e dell’energia ma, analizzando le quotazioni delle principali borse merci, possiamo tranquillamente parlare di bolla speculativa.
Insomma, ci sono i presupposti per un anno non facile che Italgrob cercherà di gestire al meglio, sempre al fianco dei suoi associati e con l’aiuto, fondamentale, della sua voce, quella di GBI.
Questo è un numero per GBI particolare, ma lo è anche per noi di Italgrob. 30 anni di unione fortemente voluta dalla Federazione: una partnership che è un lungo sodalizio, un percorso fatto di passi condivisi, istanze comuni e sinergie di intenti.
GBI ha contribuito a far nascere e a far crescere Italgrob. Attraverso il magazine mettiamo su carta le idee della categoria, ne accogliamo suggerimenti e proponiamo soluzioni.
Una prova evidente del dialogo costante lo riscontriamo anche nei webinar della rubrica “Parliamone Insieme”, una necessità durante la pandemia, è diventata oggi un appuntamento fisso grazie al successo ottenuto: è confronto, ascolto, scambio di idee. È formazione e informazione sin dalla sua nascita, agli inizi del 2021: è dialogo costante tra le parti su tutti i temi che interessano la nostra categoria, da quelli legislativi a quelli pratici, da quelli economici alle diverse opportunità, idee e soluzioni per tutti gli attori del segmento.
Qualunque sia il focus della rubrica, ormai diventata un brand, la voce è quella, preparata e autorevole, dei maggiori esperti dei singoli argomenti trattati. L’ho voluta personalmente, e le ho dato il nome, in un’ottica sia di maggiore coinvolgimento dei protagonisti della filiera sia per favorire, ancor di più, il passaggio, che mi sento di definire generazionale, da grossista a distributore, divenuto ormai un vero e proprio imprenditore della categoria.
Dal mio ingresso in Italgrob, undici anni fa, ho infatti cercato sempre più di mantenere scopi e finalità della nostra associazione accentuandone attualità e necessità, ma ne ho anche favorito la crescita e, sempre più, il dialogo e le sollecitazioni tra il nostro settore, le istituzioni governative e le aziende produttrici, per un’idea sempre più importante e incisiva di filiera e di un ruolo ancor più rilevante del distributore, protagonista e non più succube, per un rapporto di forza, con industria e legislatori, che deve essere paritario.
01. EDITORIALE L’anno che verrà
03.
IL PUNTO
Distributori di idee
06.
SPECIALE 30 ANNI/ I PRESIDENTI
GBI: La voce della distribuzione Horeca
10.
SPECIALE 30 ANNI/ AVVENIMENTI
Un racconto lungo tre decenni
14. INTERVISTA/ SAN BENEDETTO
Enrico Zoppas, una storia italiana
18.
SPECIALE 30 ANNI/ IMMEDIANDO
Il distributore che vorrei
28.
SPECIALE 30 ANNI/ PAGAMENTI
Il lockdown delle fatture
32.
SPECIALE 30 ANNI/ TRADELAB
L’evoluzione del mercato Out Of Home
40. INTERVISTA/ ASSOCIAZIONI Assobibe, fiducia e pragmatismo ‘ingredienti’ per le bevande analcoliche
44. MERCATO/FORMIND
Il bello della sera
48. INTERVISTA/ RED BULL
Energy drink, un mercato che ‘vola’ (ma non da solo)
52. BEER&FOOD ATTRACTION/IEG
La fiera dell’eating out allarga gli orizzonti
56. BEER&FOOD ATTRACTION/ RAPPORTO CENSIS
L’Horeca è un presidio di sostenibilità
60. BEER&FOOD ATTRACTION/ MERCATO
Il ‘long Covid’ della birra
64. BEER&FOOD ATTRACTION/ IN VETRINA
74. INTERVISTA/ CONSERVE ITALIA
L’ultimo miglio della filiera Horeca
84. FORMAZIONE/AFDB
Quando l’Horeca fa scuola
88. ASSOCIAZIONI/ ADHOR
La distribuzione al femminile
SPECIALE 30 ANNI/I PRESIDENTI*
LE PRINCIPALI TAPPE CHE HANNO VISTO LA NASCITA DELLA FEDERAZIONE ITALGROB E LA VOLONTÀ DI FONDARE UN MAGAZINE, GBI, CHE RAPPRESENTASSE L’INTERA CATEGORIA DEI DISTRIBUTORI HORECA, ATTRAVERSO IL RACCONTO DEI SUOI PRIMI DUE PRESIDENTI: GIANCARLO CORSI E IL COMPIANTO ANGELO CORTESI
Il sociologo statunitense Ray Oldenburg nel suo libro “The great good place” ha definito l’Horeca come il “Terzo Luogo” dopo la famiglia e il lavoro.
Si tratta di un complesso tessuto sociale che costituisce la sintassi relazionale tra il territorio e i suoi abitanti. Al centro di questo ‘universo’ si colloca Italgrob, l’Associazione dei Distributori del Fuori Casa, che rappresenta il trait d’union indispensabile per assolvere alle necessità logistiche della filiera e per veicolare l’innovazione di prodotto realizzata dall’Industria.
I grossisti del food & beverage raggiungono capillarmente i pubblici esercizi su tutto il territorio nazionale. Parliamo di circa 3800 imprese con un fatturato, in termini di sell-in, pari a 15.7 miliardi di euro.
La Federazione, membro di Confindustria dal 2014, identificata come imprenditoria dei servizi e distribuzione del food
& beverage, è riconosciuta a livello internazionale quale membro dell’associazione europea Cegrobb “Communauté Européenne des Associations du Commerce de Gros en Bières et autres Boissons”.
Una storia, quella di Italgrob, che s’intreccia sin dalla sua nascita a quella della rivista GBI.
“Fino ai primi anni ’90 le imprese di distribuzione Horeca non disponevano di una propria organizzazione di categoria. Solo una parte delle aziende era iscritta singolarmente a generiche confederazioni del commercio – racconta Giancarlo Corsi, primo Presidente Italgrob –. Furono proprio i Presidenti dei Consorzi allora costituiti, a lavorare per dar vita a una vera Federazione Nazionale. E il 13 Aprile 1992, presso l’Unione del Commercio e del Turismo di Milano, Italgrob vide la luce con me, nominato Presidente, il compianto Aldo Allievi vicepresidente, e Franco Marini segretario
(recentemente scomparso – si veda articolo pag. 92). Pochi mesi dopo, siamo nel 1993, assieme al Consiglio Direttivo, deliberammo di avere una rivista consortile che chiamammo Grossisti Bevande Italia. Obiettivo del magazine, oggi chiamato GBI (con il pay off “La Distribuzione Horeca”, scelto per far capire che la rivista abbraccia tutto il settore del Fuori Casa), era di far conoscere agli Enti, all’Industria e a tutti i Grossisti, che esisteva una nuova realtà che li avrebbe trasformati da “gazzosai” a Distributori di bevande. Altro obiettivo di GBI era di finanziarsi con i proventi pubblicitari della rivista, unitamente alla trasmissione complessiva dei dati di vendita ad alcuni istituti di ricerche di mercato. La mission di Italgrob, e della rivista, era l’emancipazione del grossista e la lotta contro le multinazionali che volevano accaparrarsi il mercato acquistando le aziende di distribuzione, proprio come avevano fatto in buona parte d’Europa. Negli anni seguenti il magazine si affina e accresce la sua influenza fino a diventare punto di riferimento del settore grazie alla sua rappresentazione esatta del mercato, il sostegno alla distribuzione beverage indipendente, dando impulso all’evoluzione del comparto. Un grande impegno, quello di GBI, che ha permesso alla categoria di diventare ‘distributori di idee’”.
La Presidenza di Giancarlo Corsi è durata 6 anni durante i quali sono state condotte numerose battaglie. Da ricordare il Decreto Ronchi del 1997 per la salvaguardia dell’ecosistema, grazie al quale si è posto uno stop alla dispersione nell’ambiente dei contenitori industriali, e il Decreto Legge N. 114 sulla pratica ambigua dei cosiddetti “Prezzi civetta”, per il quale la Federazione ha svolto un ruolo determinante sensibilizzando e informando le forze politiche.
A Giancarlo Corsi succedette Angelo Cortesi, scomparso nel 2020. Un Presidente carismatico che ha sempre avuto tanti consensi.
“La caratteristica di mio padre era la passione per il viaggio e la conoscenza continua di luoghi e persone – racconta con affetto suo figlio, Cesare Cortesi – Aveva la dote innata di creare empatia con tutti, anche con coloro che non la pensavano come lui. È sicuramente per questo motivo che ha lasciato un ricordo di grande umanità e affetto in tutti quelli che lo hanno conosciuto. Mio padre è stato un grande sostenitore della rivista GBI. Riteneva dovesse essere il centro principale della comunicazione per la Federazione
Italgrob. Durante gli anni della sua presidenza aveva affidato il compito di responsabile del giornale a Franco Marini che con il suo stile, a volte tagliente, scriveva articoli molto interessanti sia sui Distributori che sull’Industria. Per papà era molto importante il ruolo della formazione, che passava anche tramite la rivista, per elevare il settore Horeca. È stato infatti anche uno dei più importanti sostenitori del corso Horeca Distech (di cui sono stato anch’io studente) poi diventato Master in Horeca Management. Come detto, aveva perfettamente chiara l’idea che l’evoluzione del distributore di bevande dovesse necessariamente passare dalla formazione manageriale. Grazie ai rapporti allacciati con la Federazione Europea Cegrobb, aveva conosciuto l’esperienza francese del Corso Distech all’università di Nancy riuscendo a portarlo in Italia (a Bologna) come corso di formazione manageriale di un anno con diploma finale, sempre sotto l’egida dell’università francese. Un’esperienza formativa e di vita che io oggi ricordo con grande entusiasmo e soddisfazione. Sicuramente, il suo continuo viaggiare e confrontarsi con Cegrobb, gli aveva permesso di studiare la distribuzione di bevande degli altri paesi europei. Da qui l’intuizione di puntare alla multi-specializzazione del Dibe (Distributore Beverage), con una strategia di “unico fornitore” per il pubblico esercizio, a cui secondo lui non si doveva vendere solo il beverage, ma anche il food, il toiletry e i servizi di consulenza e formazione. Un’apertura, questa, sostenuta anche dalla rivista GBI che ancora oggi spinge nella direzione data da mio padre che sosteneva che Italgrob dovesse essere la casa di tutti i distributori nonché punto di riferimento, confronto, dialogo, formazione e sviluppo di idee per l’evoluzione delle imprese della distribuzione”.
*Nel prossimo numero incontreremo gli altri 4 Presidenti Italgrob: Giuseppe Cuzziol, Andrea
LA STORIA DI GBI SI INTRECCIA CON QUELLA DELLA DISTRIBUZIONE HORECA, CHE HA VISTO GRANDI CAMBIAMENTI DI SCENARIO. DALLA FORTE RIDUZIONE
DEL NUMERO DI OPERATORI ALLA RITROVATA CENTRALITÀ NELLA FILIERA DEL FUORI CASA, DALLA NASCITA DEI GRUPPI INTEGRATI ALLO SVILUPPO DEI CONSORZI DI DOMENICO APICELLA
Il miglior modo per celebrare i 30 anni di GBI è scrivere d’altro. O meglio, scrivere delle vicende che in questi tre decenni la rivista di Italgrob ha provato a raccontare.
Potremmo definirli appunti per una storia della distribuzione Horeca: un modo per ripercorrere alcune delle tappe che hanno contribuito a mutare lo scenario del settore.
Bastano un paio di numeri per ricordare quanto i cambiamenti siano stati radicali: negli anni ’60 in Italia esistevano oltre 20.000 grossisti; due decenni dopo erano scesi a circa la
metà. Oggi, come si legge nel primo Rapporto Italgrob – Censis, il conto nella distribuzione Horeca si ferma a 3.800 aziende.
Una specie in via di estinzione? Non la pensa così Sandro Castaldo , Ordinario di Marketing presso l’Università Bocconi e acuto osservatore del mondo del retail: “In linea generale, la figura del grossista ha senso in presenza di un settore industriale e di un settore distributivo frammentati. La situazione degli anni ’60 era appunto questa: tanti produttori a monte, un dettaglio alimentare fatto di moltissimi operatori a valle e nel mezzo il ruolo chiave dei grossisti. Con il tempo l’industria è andata concentrandosi, mediante acquisizioni e grazie a fattori come il marketing e la pubblicità, che hanno aiutato molti marchi a svilupparsi. Lo stesso è accaduto sul fronte distributivo, con la nascita delle prime catene”.
Il progressivo ridursi della frammentazione ha innescato una crisi dell’ingrosso, con la conseguente drastica diminuzione del numero di aziende in attività. “Tante di queste imprese hanno reagito con un’integrazione a valle – continua Castaldo –aprendo punti vendita e diventando distributori al dettaglio. Una parte della Gdo italiana proviene dall’ingrosso e spesso continua ad operare tuttora in quell’ambito”.
A rimescolare le carte è stata però l’evoluzione della società, degli stili
di vita, dei consumi, con il turismo – per esempio – che negli ultimi decenni ha assunto dimensioni in precedenza sconosciute. Tutto ciò ha favorito la crescita di un ricco tessuto di bar, ristoranti, hotel e locali, ricreando a valle una frammentazione simile a quella degli anni ’60 , con oltre 300.000 punti di consumo Horeca: “In Italia la concentrazione in questo settore è scarsa – rileva Castaldo – e dunque il ruolo del distributore è ancora centrale. Inoltre, il fuori casa dà maggiore valore aggiunto, come dimostra la differenza di prezzo tra un prodotto acquistato in un supermercato e uno consumato al bar, e dà visibilità al marchio
Marginalità e brand equity rendono il canale fondamentale per l’industria e per presidiarlo in maniera efficiente è necessaria la figura del distributore Horeca”.
L’integrazione a valle non è stata realizzata solo dai grossisti che si sono trasformati in player della Gdo. Anzi, il fenomeno più visibile ha riguardato grandi nomi dell’industria birraria, che negli anni ’90 costruirono propri network distributivi mediante una forsennata campagna acquisti di distributori indipendenti. “L’operazione era sostanzialmente finalizzata a conquistare quote di mercato – sostiene Castaldo –. Non a caso, i produttori sceglievano il distributore da acquisire in base al portafoglio clienti, ma preferendo quello in cui i loro brand avevano una bassa penetrazione, perseguendo appunto un aumento della quota di mercato. Una volta raggiunto l’obiettivo, il business distributivo è stato in qualche caso alienato. Anche perché possono essere insorte difficoltà gestionali, considerato che produrre e distribuire sono mestieri diversi”.
In merito a queste vicende è interessante l’opinione di Riccardo Giuliani, che ha ricoperto a lungo il ruolo di Amministratore Delegato di Partesa: “Non ho vissuto in prima persona la fase più calda delle acquisizioni, quando Heineken, Peroni e Carlsberg facevano a ‘sportellate’ per accaparrarsi i distributori, con grande felicità degli stessi, che vedevano il valore delle proprie aziende aumentare per effetto di questa competitività. Dal mio punto di vista, la rincorsa ad avere una distribuzione di proprietà nazionale si è rivelata un percorso a ostacoli. A dimostrarlo è il fatto che successivamente tutte le imprese integrate hanno lasciato il Sud Italia, perché non potevano competere con modelli di business a carattere fortemente familiare, con elevata capacità di servizio, 24 ore al giorno 7 giorni su 7, e maggiori conoscenze e presidio del territorio. Insomma, le cose non sono andate così come erano state pianificate e sognate agli inizi degli anni ’80 da parte dei produttori, che scelsero logiche di razionalizzazione differenti: one legal entity per Partesa, vendita di Sodipar/Doreca da parte di Peroni, fusione della T&C con Carlsberg. Quanto a me, in qualità di responsabile post fase di acquisizione di Partesa, ritengo di aver raggiunto gli obiettivi prefissati, cioè razionalizzazione della struttura, creazione di un’unica legal entity, controllo del credito, specializzazione, riassetto logistico, sviluppo delle competenze e
professionalizzazione dei collaboratori, digitalizzazione. Detto in breve, rendere l’azienda finanziariamente sana e profittevole”.
Le attività condotte da Giuliani nei suoi anni alla guida di Partesa sono una sorta di decalogo del buon distributore Horeca, valido ancora oggi. Ma non tutto si può fare da soli. E qui si apre un altro capitolo della storia di questo settore: l’associazionismo. “I consorzi nacquero a partire dalla fine degli anni’80 – ricorda Giuliani – con l’obiettivo di migliorare le condizioni di acquisto dei propri associati nei confronti dell’industria di marca, copiando quanto avvenuto nella Gdo con la creazione delle centrali di acquisto. Solo successivamente hanno iniziato a sviluppare tematiche che esulano dalla negoziazione del prezzo e orientate a dare maggiori servizi ai propri associati”.
Un percorso obbligato secondo Castaldo, alla luce proprio del
confronto con il retail moderno: “Un associato a un gruppo della Gdo è un’azienda che fattura decine se non centinaia di milioni di euro ed è quindi in grado di svolgere autonomamente tutta una serie di processi. Un distributore Horeca ha tipicamente dimensioni più contenute e il solo contratto di acquisto, per quanto vantaggioso, non è sufficiente. Aree problematiche da affrontare sono per esempio la formazione, i sistemi informativi, la gestione e l’utilizzo dei dati. Fare sistema in questi ambiti mediante l’associazionismo ha un valore paradossalmente persino superiore alla negoziazione con l’industria di marca”. Come a dire che il servizio vale più del prezzo. Un concetto da tenere a mente nella stesura di questi appunti di storia della distribuzione, che continuerà nel prossimo numero di GBI.
RICCARDO GIULIANILE INNOVAZIONI CHE HANNO CAMBIATO INTERI MERCATI, L’IMPEGNO NELLA SOSTENIBILITÀ, IL RAPPORTO CON I DISTRIBUTORI, LE PROSPETTIVE DEL FUORI CASA. A TU PER TU CON IL PIÙ IMPORTANTE IMPRENDITORE NAZIONALE DEL BEVERAGE, CHE CONFERMA LA SUA STRATEGIA FINALIZZATA A PORTARE VALORE ALL’INTERA FILIERA
Èil più grande imprenditore italiano del beverage, artefice del successo di un’azienda che da piccola realtà locale è diventata un gruppo internazionale da un miliardo di euro di ricavi. Ed è dunque al tempo stesso un protagonista e un testimone privilegiato della storia della distribuzione Horeca, che GBI ha raccontato nei suoi 30 anni di vita. Enrico Zoppas, Presidente e Amministratore Delegato di Acqua Minerale San Benedetto, è una delle figure di riferimento di un settore che ha vissuto gli ultimi tre anni su un ottovolante fatto di un’alternanza di momenti bui e di fasi esaltanti. Da Presidente di Mineracqua, inoltre, ha una visione strategica, di filiera, sulle prospettive del mercato. Insomma, una voce da ascoltare con attenzione, per analizzare il passato e guardare al futuro.
È stato un anno persino più anomalo del biennio precedente, che era stato caratterizzato dalla pandemia e aveva visto un enorme travaso di volumi a favore del canale moderno. Il 2022 ha registrato da marzo in poi un andamento positivo delle vendite e l’estate è andata straordinariamente bene per tutti, grazie anche al clima favorevole e al ritorno dei turisti. Credo che la filiera nel suo complesso abbia registrato una crescita dei volumi e l’industria è riuscita a ribilanciare il fuori casa rispetto al domestico. In San Benedetto il fuori casa ha un peso ormai quasi equiparato a quello della GDO: è un obiettivo che ci eravamo dati anni fa e siamo particolarmente orgogliosi di averlo raggiunto. Al tempo stesso, è stato un anno molto difficile per i
tanti aumenti: packaging, zucchero, costi energetici, trasporti e materie prime in generale. Per quanto riguarda il mondo acqua minerale e bibite parliamo di rincari nell’ordine del 27% subiti dall’industria nel 2022.
Siamo stati costretti a rivedere i listini e se lo abbiamo fatto più volte è perché speravamo che la situazione rientrasse e fosse quindi possibile contenere gli aumenti. Purtroppo, il quadro è peggiorato progressivamente e all’incremento dei costi si sono aggiunte le difficoltà nel reperimento di materie prime – come l’anidride carbonica, il vetro – e nei trasporti. San Benedetto è stata tra le poche aziende che è riuscita sempre a consegnare l’acqua addizionata con anidride carbonica e non ha sofferto di interruzioni nelle forniture di materie prime, ma anche noi come il resto del mercato abbiamo dovuto fronteggiare problemi nei trasporti. In conclusione, per San Benedetto è stato un anno abbastanza positivo, chiuso con una crescita a valore del +20% e a volume del +8%. Si è però ridotta la marginalità, perché di quel 27% di maggiori costi di produzione ne abbiamo trasferito meno della metà alla nostra clientela. L’incremento dei volumi ha in parte compensato la perdita di marginalità e ho la sensazione che lo stesso sia accaduto ai grossisti, che hanno cercato di calmierare il mercato non recuperando per intero gli aumenti ricevuti dall’industria.
QUALI SONO LE SUE PREVISIONI PER IL 2023?
CON IL PERDURARE DEGLI AUMENTI L’HORECA PERDERÀ VOLUMI?
L’inflazione ci preoccupa molto e la flessione del potere d’acquisto potrebbe effettivamente tradursi in una riduzione dei consumi nel fuori casa. Faccio fatica a fare previsioni per il 2023, perché la spinta speculativa nelle materie prime non accenna a diminuire e c’è un andamento isterico delle quotazioni di gas ed energia elettrica. A mio avviso i consumi fuori casa restano un trend vincente e a confermarlo sono i dati di tutti i Paesi industrializzati, ma è ovvio che debbono essere sostenibili per il mercato. Dobbiamo sperare innanzitutto in un clima favorevole e personalmente confido in una maggiore affluenza turistica in Italia, con un aumento in particolare delle provenienze extra europee. Il minor potere di acquisto degli italiani probabilmente porterà a
privilegiare fine settimana e vacanze brevi, con un maggior utilizzo delle seconde case e meno viaggi all’estero. Insomma, c’è la possibilità che il 2023 sia un anno positivo per l’intera filiera del fuori casa.
SAN BENEDETTO NEL 2022 HA PORTATO AVANTI UNA POLITICA COMMERCIALE VOLTA AL VALORE. CI SPIEGA MEGLIO QUESTO CONCETTO?
Ritengo che ci debba essere una crescita sostenibile dei mercati, a fronte anche della loro polarizzazione. Quanto abbiamo fatto negli ultimi anni in termini di innovazione, qualità dei prodotti, comunicazione al consumatore deve portare noi e i nostri partner a valorizzare l’offerta di San Benedetto. Il mercato italiano è fatto sostanzialmente sempre da circa 60 milioni di persone; non aumenteranno, ma una parte di loro cercherà prodotti di maggior valore. In questo
senso vanno tante innovazioni dai noi proposte e cito Antica Fonte della Salute, che è un successo e ci ha permesso di entrare in un segmento più alto. Lo stesso vale per Aquavitamin, SkinCare, Schweppes Selection: sono tutte operazioni finalizzate a segmentare il mercato e portare valore.
DEL TRENTENNALE DI GBI. COME ERA SAN BENEDETTO NEL 1993 E QUALI
RISULTATI IN TERMINI DI INNOVAZIONE GIUDICA
PIÙ IMPORTANTI?
Nel 1993 l’azienda era molto diversa da quella di oggi e credo che l’innovazione portata da San Benedetto abbia trasformato una serie di mercati. Siamo stati i primi in Italia a lanciare l’acqua minerale in Pet e a “democratizzare” il suo consumo, perché in precedenza si
poteva bere solo al ristorante o casa, utilizzando le bottiglie in vetro per lo più Var. Il Pet ha creato le condizioni per accrescere i volumi. L’altra cosa fondamentale che abbiamo fatto è stato adottare la tecnologia dell’asettico, che ci ha permesso di entrare nel mondo del tè con un prodotto innovativo e sviluppare questa esperienza in altri contesti, come il primo tappo push&pull totalmente asettico e richiudibile che brevettammo per gli sport drink. Un’altra scelta fondamentale è stata non concentrarsi sull’acqua, ma espanderci da subito in merceologie vicine, stringendo partnership importanti con PepsiCo, Ferrero, Coca-Cola, Danone.
La sostenibilità è un elemento costitutivo di San
Benedetto, che perseguiamo attraverso investimenti e una continua ricerca dell’efficienza. E lo facciamo dal 2008, da quando al Congresso di Kyoto fu lanciato l’allarme sulle emissioni di anidride carbonica e sul cambiamento climatico. Abbiamo anticipato i tempi, visto che oggi la sostenibilità è – giustamente –un tema all’attenzione di tutti. Al mondo siamo 8 miliardi persone e la terra non dispone di risorse infinite. In Italia abbiamo nove impianti e in questo modo siamo più vicini ai mercati di consumo, con un beneficio per il distributore, l’imprenditore dell’Horeca e il cliente finale, ma anche per l’ambiente visto che c’è una forte riduzione di trasporti.
Esistono ricerche che dimostrano come le emissioni di Co2 prodotte per realizzare un contenitore in Pet sono inferiori di cinque volte rispetto a quelle di un analogo contenitore in vetro e di tre volte rispetto ad uno in alluminio. Il Pet è riciclabile praticamente all’infinito, il tema vero è la sua raccolta. Noi abbiamo proposto che venga assegnata una sorta di priorità alle aziende del beverage, affinché ricevano il Pet riciclato dalle bottiglie, evitando che finisca in altri circuiti produttivi come l’automotive e il tessile. La nostra disponibilità a usare più R-Pet c’è, nonostante sia più caro, ma il problema è che non si trova.
NEI PROSSIMI ANNI?
LA TECNOLOGIA IN COSA
DI LAVORARE?
L’evoluzione dovrà essere nel segno di un servizio prestato sempre più a regola d’arte. Noi nei confronti del distributore e il distributore nei confronti del punto vendita. Finora l’evoluzione è stata soprattutto tecnologica e di processo: siamo riusciti a ridurre il peso delle bottiglie, a essere più efficienti, a consumare meno energia, a ottimizzare i trasporti. Dobbiamo continuare su questa strada. Inoltre l’interazione tra industria e distributore è buona e ci sono margini di miglioramento a valle nella collaborazione con il punto vendita per arrivare al cliente finale in modo più efficace ed efficiente ed in questo anche la tecnologia svolge un ruolo importante.
COSA PROPORRETE
Mi consenta una premessa: per noi l’innovazione non è solo quella di prodotto, ma anche di processo e di molto altro. San Benedetto investe ogni anno 50 milioni di euro in ricerca & sviluppo. Operiamo con un’efficienza e una rapidità che sorpresero perfino Douglas Daft, all’epoca Ceo mondiale di Coca-Cola, che quando gli presentammo la bottiglia di Powerade che avevamo ideato per loro, ci disse: “Noi ci avremmo impiegato tre anni, a San
Benedetto sono bastati tre mesi”. Per quest’anno, alla luce dell’importante sviluppo che gli energy drink continuano ad avere, lanceremo due formati e soprattutto due diverse tipologie di prodotto nella categoria. La prima avrà una formulazione più vicina al classico concetto di energy drink, l’altra sarà più innovativa proponendo il gusto della frutta in un mix di melograno, mela, mango e ananas e l’energia di taurina e caffeina in acqua minerale naturale non gassata e senza zuccheri aggiunti. Anche in questo mercato, che vede la presenza di player importanti, entriamo quindi con un’innovazione che pensiamo possa rispondere alle attese dei consumatori.
CHE CONSIGLIO DAREBBE
A UN DISTRIBUTORE PER SPIEGARE ALLA SUA CLIENTELA IL VALORE DELL’ACQUA MINERALE?
Stando all’esperienza e alla testimonianza di chi opera nel settore l’acqua minerale è sicuramente il prodotto più venduto in tutti i canali, ha una marginalità contenuta percentualmente, ma muove volumi tali da garantire in termini assoluti un grande contributo alla redditività. Poi è chiaro che bisogna continuare a lavorare molto sulla mixology, che permette – ancora una volta attraverso il servizio
– di ottenere buoni margini. Anche questo è un ambito che presidiamo con attenzione, mediante una serie di proposte a marchio Schweppes, ma stiamo studiando anche un’attività che coinvolge Indian Black Tea, nostro fiore all’occhiello nel mondo Super Horeca.
UN’ULTIMA DOMANDA COME PRESIDENTE DI MINERACQUA. TASSA SUL PET, SULLO ZUCCHERO: COSA NE PENSA?
Come è noto, con la Legge di Bilancio 2023 l’applicazione di plastic e sugar tax è stata rinviata al prossimo anno. Le interlocuzioni avute con il Governo ci portano però a credere che ci sia l’intenzione di cancellare definitivamente queste due imposte, che avrebbero rappresentato un danno per il nostro settore sotto tutti i punti di vista. Quindi è un tema su cui non vorrei insistere, confidando in una soluzione positiva.
SPECIALE 30 ANNI/IMMEDIANDO
UN’INDAGINE CONDOTTA IN CINQUE CITTÀ ITALIANE PROVA
A FARE LUCE SU COSA I GESTORI DI BAR DIURNI SI ASPETTANO
DAL GROSSISTA BEVERAGE E I MOTIVI CHE LI SPINGONO A FARE ACQUISTI NEL CANALE CASH & CARRY
DI GUIDO CHIUSANO
Definirlo l’anello debole della filiera del fuori casa forse è eccessivo, ma di sicuro è quello più strategico. Il rapporto che lega il distributore Horeca al gestore del pubblico esercizio costituisce lo snodo più complicato in un settore già di per sé difficile: è qui che successi e insuccessi di mercato affondano le radici. E come tutti gli ambiti controversi, non se ne sa mai abbastanza.
GBI, in occasione di questo numero speciale dedicato ai 30 anni dall’inizio delle pubblicazioni, vuole portare il suo contributo in termini di informazione e chiarezza, nella
convinzione che conoscere il proprio cliente sia il primo passo per rispondere in maniera corretta ed efficace alle sue esigenze. Per farlo, abbiamo attinto all’Osservatorio Fuori Casa, l’iniziativa sviluppata dalla rivista Mixer in collaborazione con Immediando, società specializzata nell’acquisire, gestire e rendere fruibili le informazioni raccolte su tutto il territorio nazionale in molteplici canali distributivi, tra cui l’Horeca. Mensilmente l’Osservatorio Fuori Casa scandaglia temi di attualità – a partire da quello più delicato in un periodo di forte inflazione, cioè il prezzo – intervistando un campione di 50 esercenti in cinque città italiane. Nel caso dell’indagine
qui proposta le rilevazioni effettuate dagli auditor di Immediando hanno riguardato Milano, Torino, Roma, Napoli e Bari. Una ricerca qualitativa che ha come obiettivo fornire spunti di riflessione su cosa il gestore di un bar diurno si aspetta da un distributore Horeca e cosa lo spinge a rivolgersi a un canale alternativo, cioè il cash & carry.
Monogami, spesso bigami, raramente poligami. Così si raccontano i gestori di pubblici esercizi nell’ambito dell’Osservatorio Fuori Casa. “Il 44% dei partecipanti allo studio –afferma Diego Rovetta, Direttore Commerciale e Product Manager di Immediando – si è rifornito da un solo distributore beverage nel corso dell’ultimo anno. Il picco massimo di
fedeltà si tocca a Roma con l’80%, seguita da Torino con il 60%, mentre al contrario a Milano nessuno dei titolari di bar diurni visitati si è rivolto a un solo fornitore. Se infatti guardiamo nuovamente al dato medio complessivo, scopriamo che la scelta di rapportarsi con due grossisti beverage raccoglie il 40%
di averne più di tre. Si potrebbe presumere che la particolarità del mercato milanese – fortemente competitivo – induca a differenziare gli assortimenti e dunque relazionarsi con un numero più ampio di grossisti, ma resta il sospetto che tale strategia abbia talvolta fini economici, per non dire speculativi.
delle risposte ed è dunque di poco inferiore rispetto alla prima ipotesi, cioè quella del fornitore unico Il 70% degli operatori intervistati a Napoli ha appunto avuto due interlocutori nel corso dell’ultimo anno e così hanno fatto il 40% degli esercenti sentiti a Milano, Torino e Bari”. Solo una minoranza dichiara di destreggiarsi tra tre o addirittura più di tre grossisti di bevande: entrambe le opzioni raccolgono l’8% delle risposte. Ma se focalizziamo l’attenzione su Milano, la minoranza diventa maggioranza, sommando al 30% di quanti hanno tre fornitori anche il 30% di coloro che ammettono
Non è un mistero che i distributori Horeca lamentino il malcostume di alcuni gestori di pubblici esercizi che ritardano il pagamento di un fornitore, potendo contare nel frattempo sulle consegne di un altro.
LA RILEVANZA
DEL PRIMO FORNITORE
Per avere un quadro più realistico, seppure legato a un campione di bar diurni numericamente contenuto, è necessario non solo contare i fornitori, ma “pesarli”. Ed è ciò che ha fatto Immediando, chiedendo al singolo esercente di quantificare l’incidenza percentuale del principale grossista
sul totale degli acquisti effettuati. “Il 40% degli operatori che abbiamo incontrato sostiene che il grossista più importante incide tra il 30% e il 49% sul totale dei loro acquisti di beverage – fa notare Rovetta –. A Napoli la quota di esercenti che si riconoscono in questa risposta sale al 70% e Torino, con il 60%, si attesta poco sotto. Di segno opposto i dati registrati a Milano e Bari, dove sono rispettivamente soltanto il 20% e il 10% dei gestori a quantificare tra il 30% e il 49% il peso del primo fornitore. C’è però una differenza di fondo tra il capoluogo lombardo e quello pugliese: a Milano il campione si è suddiviso abbastanza equamente su quattro delle cinque risposte possibili, mentre a Bari c’è un’evidente polarizzazione sul fornitore unico, formula preferita dalla metà dei rispondenti”.
Scorrendo ancora i numeri, si nota come a comprare tra il 50% e il 79% del beverage da un solo interlocutore è il 22% del campione, con un 6% ancora più fidelizzato – visto che
acquista tra l’80% e il 99% dallo stesso grossista – e un 14% che possiamo definire monogamo, ricorrendo alla metafora coniugale già utilizzata in precedenza, perché convoglia la totalità degli ordini di beverage verso un solo distributore Horeca.
Cosa deve offrire un buon grossista beverage? Il quesito consentiva risposte multiple, ma i gestori di bar diurni non hanno avuto dubbi: l’ampio assortimento (68%) è nettamente l’aspetto più rilevante . Il periodo pandemico ha visto una riduzione dell’ordine medio effettuato dai pubblici esercizi, legata all’esigenza di contenere i costi
e all’incertezza sull’andamento delle vendite. Dunque, era ipotizzabile che le consegne frequenti e di quantitativi limitati di merce fossero particolarmente apprezzate. I dati dell’Osservatorio Fuori Casa confermano parzialmente questo assunto, mostrando che agli operatori del fuori casa più che la frequenza delle consegne, interessa la loro puntualità, indicata dal 58% del campione. E chissà che la scorsa stagione estiva,
segnata dal fenomeno delle rotture di stock, non abbia finito con il rafforzare tale opinione. Anche il costo delle forniture ha ovviamente rilevanza, ma forse inferiore alle attese. “I prezzi bassi rappresentano un criterio di scelta prioritario per il 28% degli intervistati – aggiunge il Direttore Commerciale di Immediando – mentre le condizioni di pagamento agevolate sono state citate nel 24% dei casi. Un’annotazione: il campione di bar diurni oggetto delle rilevazioni è collocato in zone centrali delle cinque città e questo può influire sulle risposte, nel senso che si tratta di locali per i quali l’esigenza di garantire un livello di servizio alto, anche sotto il profilo assortimentale, ha una notevole importanza, il che magari porta a
sottostimare nelle risposte l’elemento del prezzo di acquisto. Non a caso, il tema della precisione nelle consegne è tornato prepotentemente quando abbiamo chiesto che cosa infastidisce di più nel rapporto con un grossista beverage: il 62% del
o dei marchi desiderati. Insomma, ricchezza assortimentale e puntualità nelle consegne sembrano essere dei prerequisiti che il distributore Horeca deve avere per conquistare la fiducia e l’apprezzamento del gestore di un pubblico esercizio”.
Viste nel loro insieme, le risposte alla domanda sulle inefficienze del grossista propongono qualche curiosità, peraltro coerente con gli stereotipi sui caratteri degli italiani. Può un milanese essere indifferente alla puntualità?
campione ha parlato di consegne in ritardo, il 40% di consegne incomplete, a fronte di un altro 24% che ha citato la mancanza dei prodotti
Ovviamente no, ed ecco che il 90% dei gestori intervistati all’ombra della Madonnina è infastidito dalle consegne in ritardo, ma lo stesso accade con la totalità degli operatori di Torino e con l’80% di quelli di Bari. I colleghi napoletani sembrano invece prendere le cose con più filosofia o magari, consapevoli dei tanti possibili imprevisti che possono accadere nella fase di consegna, non sono più di tanto toccati da ritardi inattesi, mentre non apprezzano le condizioni di pagamento rigide, che invece a milanesi e torinesi non pesano per nulla. Ma qui forse più che gli stereotipi contano le dinamiche economiche locali e le consuetudini commerciali cristallizzate nel tempo.
L’indagine qualitativa svolta da Immediando per GBI ha riguardato
02. Quanto incide sul totale dei suoi acquisti di beverage il grossista da cui si rifornisce
canale ha affermato di comprarvi dal 50% al 79% delle bevande, mentre se calcolata come media delle cinque città questa opzione raccoglie il 22% delle risposte, quindi esattamente la metà.
“Il cash & carry – interviene Rovetta – rappresenta una fonte di approvvigionamento rilevante per chi lo frequenta: il 44% vi compra fino al 30% del totale beverage, un altro 30% colloca questa incidenza tra il 30% e il 49% del beverage, mentre il restante 26% dei rispondenti si spinge oltre tale soglia”.
Fuori Casa - la somma delle %
città è superiore a 100 in quanto erano ammesse risposte multiple
inoltre il principale concorrente dei distributori Horeca: il cash & carry. Il 46% degli intervistati ha affermato di non frequentare mai questa tipologia di punti vendita e nel caso dei gestori di bar diurni a Roma, si sale al 100% del campione, mentre a Milano è solo il 10% a non fare acquisti nei c&c.
Restando sulla media complessiva, il 32% acquista prodotti beverage
in questo canale qualche volta, il 20% lo fa spesso, con infine un 2% che si dichiara cliente fedele del format. Milano e Napoli paiono le città con la penetrazione maggiore del canale e in particolare nel caso del capoluogo lombardo ciò è vero anche se si esamina l’incidenza del cash & carry sul totale degli acquisti di beverage . Il 44% degli operatori milanesi clienti del
Ma quali sono i motivi che spingono gli operatori professionali a preferire il cash & carry per gli acquisti di beverage? Ancora una volta a far pendere la bilancia è soprattutto un fattore: l’ampiezza assortimentale, citata dal 52% degli intervistati che il canale lo conoscono perché lo frequentano . La variabilità su base geografica è però spiccata: al netto dei gestori romani – non conteggiati in questo caso, perché nessuno di quelli intervistati ha affermato di comprare al c&c – salta all’occhio come solo l’11% dei milanesi apprezzi la ricchezza assortimentale del cash & carry, contro ben il 90% dei napoletani. Il divario è netto anche relativamente ai prezzi bassi: è questo il motivo per cui gli esercenti baresi coinvolti nell’indagine scelgono il c&c e lo stesso vale per il 56% dei milanesi, mentre tale aspetto non è stato citato a Napoli, dove conta invece (70% dei consensi) la possibilità
06. Quanto incide sul totale dei suoi acquisti di beverage il canale cash & carry?
Fonte: Osservatorio Fuori Casa - le % sono relative ai soli punti di consumo che si riforniscono di beverage presso cash & carry
07. Lei acquista beverage al cash & carry perché…
Osservatorio Fuori Casa - le % sono relative ai soli punti di consumo che si riforniscono di beverage presso cash & carry - la somma delle % per città è superiore a 100 in quanto erano ammesse risposte multiple
di comprare quantità limitate . Da non sottovalutare la disponibilità immediata della merce: ben il 30% degli intervistati clienti del cash & carry indica questo come uno dei punti di forza del canale.
La ricerca svolta da Immediando consente di porre l’accento su un aspetto forse poco valorizzato dagli stessi distributori Horeca: l’essere la principale fonte di informazione (e per molti versi anche formazione) dei gestori dei pubblici esercizi.
“ Al nostro campione abbiamo chiesto in quale modo si aggiorna sulle novità di prodotto in ambito beverage – chiarisce Rovetta – e il 48% ha indicato la forza vendita del grossista, che sopravanza seppur di poco i promoter del produttore, opzione scelta dal 40% dei partecipanti . La possibilità di risposte multiple ha consentito di evidenziare che, oltre al confronto con un interlocutore professionale alle dipendenze del grossista o dell’industria, le principali fonti informative per il gestore di un bar diurno sono il web, i colleghi, la stampa e le fiere specializzate”.
In conclusione, senza avere pretese di completezza o di esaustività, il lavoro svolto da Immediando per questo numero speciale di GBI disegna l’identikit del distributore che i gestori di punti di consumo Horeca desiderano: ben fornito, puntuale e informato. E se lo dicono loro, vale
SPECIALE 30 ANNI/PAGAMENTI
LA PANDEMIA HA AGGRAVATO UN PROBLEMA
CRONICO DEL SISTEMA ECONOMICO
ITALIANO, HORECA COMPRESO:
LA SCARSA PUNTUALITÀ NEL SALDARE
I DEBITI COMMERCIALI. IL 2022 HA VISTO
UN MIGLIORAMENTO DEGLI INDICI
FINANZIARI DELLE PMI, MA ANCHE UN PEGGIORAMENTO DELL'AFFIDABILITÀ
CREDITIZIA DI RISTORAZIONE E ALBERGHI
DI DOMENICO APICELLA
Nella lunga storia della distribuzione Horeca, l’emergenza sanitaria causata dal Covid 19 ha rappresentato un momento di forte discontinuità. Il cambiamento delle condizioni del mercato è stato violento e repentino. Abituata da anni a crescere e a rosicchiare quote ai consumi domestici, l’intera filiera del fuori casa ha dovuto improvvisamente fronteggiare un crollo delle vendite, originato dalle misure restrittive adottate dalle autorità nel tentativo di contenere il contagio. Le lunghe chiusure dei pubblici esercizi sono state una scelta dolorosa, ma obbligata per
resistere alle ondate pandemiche che si abbattevano su un sistema sanitario allo stremo.
La perdita di fatturato non è stata l’unica conseguenza patita dai distributori Horeca, per effetto di questo imprevedibile mutamento di scenario. Al blocco degli ordini si è accompagnato quello dei pagamenti per la merce già consegnata alla clientela nei 30 o 60 giorni precedenti al 9 marzo 2020, data di inizio del lockdown. Le aziende della distribuzione Horeca hanno contribuito responsabilmente alla sopravvivenza di tanti bar, ristoranti e punti di consumo, impossibilitati a lavorare e dunque a saldare le fatture. Per fortuna, all’indomani della fase più critica, la voglia di normalità e socialità espressa dagli italiani ha consentito la ripartenza del mercato. Sul fronte dei pagamenti, la logica più diffusa tra gli imprenditori dell’ingrosso food & beverage è stata quella di frazionare i crediti pregressi, consentendo quindi alla clientela professionale di rientrare in maniera graduale. Nemmeno questo è stato un percorso facile e indolore, perché non tutte le partite sospese si sono risolte positivamente, come dimostra anche la cautela adottata da molti distributori, che hanno iniziato a preferire pagamenti alla consegna o dilazionamenti più ridotti, per esempio con saldo di quanto dovuto da effettuarsi contestualmente alla
consegna successiva, così da contenere il rischio di insoluti. È chiaro che tutto ciò ha comportato una diminuzione del valore medio degli ordini, scelta fatta comprensibilmente da gestori di bar e ristoranti, e dunque un incremento dei costi logistici per le aziende della distribuzione, a fronte di consegne più numerose e frequenti.
L’impasse finanziario causato dalla pandemia in realtà è solo l’ultimo capitolo di una storia lunga e per niente gloriosa. I pagamenti rappresentano da sempre un argomento spinoso per il sistema economico nazionale e la filiera del fuori casa non fa certo eccezione. In base a un’analisi realizzata da Cribis per GBI lo scorso marzo, su 391.000 aziende italiane del settore Horeca, il 24,2% ha mostrato nel primo trimestre del 2022 un’abitudine di pagamento che non brilla per puntualità, con ritardi oltre i 30 giorni. Un altro 56,9% ha contenuto il ritardo nei 30 giorni, mentre solo il 18,9% ha saldato i debiti commerciali alla scadenza. Il fatto che a sforare i 30 giorni di ritardo sia in pratica un quarto delle aziende attive nell’Horeca è oggettivamente preoccupante. A volere cercare il bicchiere mezzo pieno, nel primo trimestre del 2021 la situazione era anche peggiore: la crisi pandemica aveva infatti innalzato la quota dei “ritardatari” al 32,3% rispetto al 21,2% dell’analogo periodo del 2020. L’emergenza sanitaria ha aggravato un problema preesistente che nel nostro Paese assume proporzioni record, come dimostra un confronto fatto da Cribis relativamente all’ultimo trimestre 2021, quando l’Horeca italiano pativa un 26,9% di ritardi oltre i 30 giorni,
contro il 18,5% della Spagna, il 17,6% della Francia, il 12,2% del Regno Unito e il 3,5% della Germania.
A confermare che la puntualità nei pagamenti è una merce ancora piuttosto rara è il recente Rapporto Cerved sulle Pmi, da cui emerge un quadro interessante sullo stato di salute finanziario di una categoria dimensionale di imprese in cui rientrano in larga parte i distributori Horeca. Cominciamo dicendo che qualche notizia positiva c’è: il rimbalzo di fatturato e valore aggiunto all’indomani della fase più critica, per esempio, con rispettivamente +10,7% e +11% per le Pmi del macrosettore servizi nel 2021, a fronte del -8,4% registrato l’anno prima sia nel fatturato sia nel valore aggiunto. Marcato anche l’incremento del margine operativo lordo, con +20,8% sempre per le piccole e medie imprese del settore servizi. A toccare livelli massimi è stata la capacità di generare cassa: il 7% di cash flow ottenuto dalle piccole aziende rappresenta il record dal 2007, mentre l’utile si è attestato al 4,2%, migliorando di un punto percentuale rispetto al 2020. Relativamente ai pagamenti, il Rapporto Cerved evidenzia un irrigidimento nelle condizioni adottate per effetto dell’elevato livello di incertezza: 56,6 giorni è il tempio medio in cui le Pmi sono tenute a liquidare le fatture. Il dato è relativo allo scorso giugno e soprattutto è calato di quasi un giorno su base annua ed è molto distante dal pre-Covid. Anche i giorni medi di ritardo con cui le Pmi saldano il dovuto sono diminuiti, scendendo a 7,1 giorni in media, contro i 9,4 giorni del pre-Covid e gli 11,7 raggiunti nella fase critica, che rappresentano il valore più alto registrato da metà 2014.
Un indicatore fondamentale è quello dei gravi ritardi, cioè le fatture saldate a distanza di due mesi dai tempi concordati, perché potrebbero sfociare in mancati pagamenti o addirittura in default. Nel corso del 2020 era for-
temente aumentato il numero di Pmi che incappavano in questa situazione, arrivando al 6,3% del totale. A partire dal 2021 è iniziato un trend di forte discesa, proseguito nei primi sei mesi dello scorso anno raggiungendo i minimi della serie storica (3%). E il settore dei servizi si è messo in luce con la riduzione di entità maggiore, che ha fatto da traino al totale delle Pmi: se nel primo semestre 2021 il 5,8% delle imprese dei servizi faceva registrare ritardi superiori ai due mesi, nello stesso periodo del 2022 il numero è sceso al 3,7%.
L’effettivo credito commerciale è la somma dei termini concordati con il fornitore e degli eventuali ritardi nei pagamenti. In pratica, è la misura del lasso di tempo medio in cui vengono concretamente saldate le fatture
L’ultimo decennio ha visto una sensibile riduzione di questo indicatore, che nel primo semestre del 2012 si attestava a 75,9 giorni, per effetto di scadenze
più brevi e minori ritardi. La tendenza si era invertita nel 2019 e il lockdown ha contribuito a far tornare indietro le lancette, visto che nel primo semestre del 2020 si è risaliti a 72 giorni. Anche sotto questo profilo il 2021 ha visto un netto miglioramento, proseguito negli scorsi dodici mesi. A giugno 2022, si legge nel Rapporto Cerved, le Pmi hanno pagato mediamente in 63,7 giorni, con un calo di 2,2 giorni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Come si è già avuto modo di osservare, c’è stato uno spostamento verso pagamenti brevi: nell’ultimo anno è cresciuto il numero di Pmi che saldano le fatture entro un mese (dal 19,6% al 20,6%), mentre si è assottigliata fortemente la quota di quelle che liquidano il dovuto dopo 90 giorni (dal 21,3% del secondo trimestre 2021 al 18,8% dell’analogo periodo del 2022).
Un altro degli spunti forniti dal rapporto sul settore Horeca è purtroppo assai poco confortante per i distributori Horeca. Come è noto, attraverso score e rating Cerved fornisce un giudizio sintetico sull’affidabilità creditizia delle aziende. Tra i settori che registrano un aumento del numero di imprese con una valutazione economico finanziaria in area di rischio, spiccano la ristorazione e gli alberghi. Il retaggio dei tanti mesi di scarsa o nulla attività ha evidentemente lasciato delle scorie a livello finanziario. Detto questo, una forma di reazione c’è stata,
come testimonia un altro recente studio, l’Osservatorio della Fondazione Nazionale Commercialisti sui bilanci delle società di capitali (oltre 600.000 quelle prese in esame) Nel 2021 i ricavi sono saliti a doppia cifra (+25,7%) rispetto all’anno precedente e nel caso del settore ristoranti e alberghi l’incremento è a persino superiore (+37,5%). Gli stessi autori dell’Osservatorio rimarcano però che questi numeri vanno letti e interpretati con cautela, considerato il (pessimo) termine di confronto, cioè il 2020. Inoltre, i valori aggregati scontano andamenti anche fortemente asimmetrici tra le singole imprese, perché gli effetti patiti a causa della crisi non sono certo stati uguali per tutti, così come la capacità di reazione delle imprese stesse. In attesa di poter analizzare i bilanci del 2022 – che come correttamente evidenzia l’Osservatorio, probabilmente racconteranno una storia diversa, scritta in buona parte dalla pressione sui prezzi di tutti gli input produttivi (a cominciare dall’energia) e dalla stretta monetaria, con i conseguenti effetti sui costi sostenuti dalle aziende per finanziarsi – consoliamoci evidenziando che la quota di società in utile nel settore ristoranti e alberghi è passata dal 40,8% del 2020 al 63,3% del 2021. Un solo punto in meno rispetto al valore pre-pandemico.
Quasi due settimane in più: è il tempo di cui dispongono le grandi aziende per saldare le fatture. Il dato emerge dal Rapporto Cerved sulle Pmi e sintetizza perfettamente il diverso potere negoziale. Soltanto una grande impresa su 10 paga entro un mese, contro il 15,9% delle medie e il 24,2% delle piccole. E più di un quarto delle grandi (25,4%) onora i propri impegni oltre tre mesi dopo la consegna, a fronte del 20,8% delle medie e il 18,4% delle piccole.
CON OLTRE 93 MILIARDI DI EURO
DI VALORE RAGGIUNTI A FINE ANNO
2022 (STIMA TRADELAB), I CONSUMI
FUORI CASA NON SONO SOLO
UN’IMPORTANTE RISORSA PER LA NOSTRA ECONOMIA, MA ANCHE
UNO SPECCHIO DELLA NOSTRA
SOCIETÀ E DI COME EVOLVONO
ABITUDINI E STILI DI VITA
Guardando alla crescita dei consumi Away From Home avvenuta negli ultimi 30 anni, quello che appare evidente è come il mercato si sia progressivamente allargato per rispondere ai mutamenti sociali e alle nuove abitudini degli italiani (riduzione dimensione famiglie, aumento della mobilità, ingresso delle donne nel mondo del lavoro correlata a una minore disponibilità di tempo in cucina, passione crescente per la ristorazione, avvento della digitalizzazione, uso dello smartphone e dei social network…).
Nel trentennio 1993-2023 i consumi fuori casa hanno, infatti, conosciuto un andamento estremamente positivo, passando da circa 30 miliardi di valore a inizio anni ‘90, ai 93 miliardi (stima TradeLab su base dati monitoraggio continuativo “AFH Consumer
Tracking”) fatti registrare dal comparto nel 2022 (si veda figura 1), quando, oltre un terzo del totale dei consumi alimentari (35%), è tornato a transitare dal canale del fuori casa (bar, ristoranti, ecc.).
Il continuo aumento della domanda ha innescato un progressivo adeguamento/allargamento dell’offerta. Tanti i nuovi trend e le mode sorti in questi anni (business lunch, happy hour, aperi-cena, brunch, food-delivery, food-truck, grub&go) ed entrati man mano a far parte del nostro stile di vita.
Tante le meal solution che in questi anni sono state lanciate come alternativa ai classici panino o trancio di pizza (il Poke, uno tra gli ultimi trend). E per il 2023 si prevede un ulteriore balzo in avanti del mercato, che TradeLab prevede possa arrivare (complice ancora un buon livello di inflazione) a circa 100 miliardi. I consumatori, in particolare i giovani, adotteranno soluzioni per continuare a spendere nei canali del fuori casa (nonostante i rincari) e si creeranno nuove opportunità. I turisti stranieri torneranno a visitare il nostro Paese con livelli di presenza almeno uguali a quelli del pre-pandemia. Ma quali sono i principali cambiamenti che hanno interessato nell’ultimo trentennio i diversi anelli della filiera AFH?
Se gli avventori degli anni ’90 erano clienti del fuori casa occasionali, i consumatori di oggi sono habitués, sempre più informati ed esigenti rispetto alle caratteristiche dei prodotti, curiosi, sensibili alle novità e perennemente connessi allo smartphone.
Molti i trend di consumo che, nell’arco di trent’anni, hanno attraversato il canale Away From Home, orientando i consumi alimentari degli italiani presso bar e ristoranti: dal benessere (alimenti funzionali, healthy, …) al light; dal bio al vegan (latte, carne vegetale, …); fino ai trend più recenti: km zero (attenzione ai prodotti local), plastic free, rich in (super food), green (fa bene a me e anche al pianeta).
Dunque, consumatori sempre più alla ricerca di esperienze, non solo di qualità – autentica e garantita (dal brand del produttore e/o dell’insegna) – ma anche vicine al proprio sistema valoriale, disposti a spendere qualcosa in più e a scegliere il fuori casa, se ne vale la pena!
Negli ultimi 30 anni, l’Italia ha visto un forte ampliamento della rete dei punti di consumo, che sono arrivati a sfiorare quota 350 mila. Si è ridotta la rete dei bar ed è aumentata la numerica dei ristoranti e delle catene di ristorazione (si vedano figure 2 e 3).
Oggi i bar sono sempre più segmentati, ciascuno alla ricerca di un proprio posizionamento, attraverso una (re) interpretazione, in chiave esperienziale, delle classiche occasioni da bar (colazioni, pranzi, pause, aperitivi) e una maggiore selezione dei prodotti da offrire.
Oggi è diventato quasi obsoleto parlare di punti di consumo. Quelli che un tempo erano luoghi di somministrazione per lo più indifferenziati di prodotti, in molti casi preconfezionati, nell’arco di 30 anni si sono evoluti in cosiddetti format, locali specializzati e ad alto contenuto di artigianalità.
È inoltre più che raddoppiato il numero dei ristoranti, diventati protagonisti dell’Away From Home. Si è anche ridotto in questi anni il numero dei locali di grandi dimensioni (definiti da TradeLab Multipurpose), il cui peso, in termini di rete, è calato dal 28% del 2008 al 17% del 2019, con conseguente crescita dei segmenti Smart e Top&Gourmet.
Forte, infine, l’ibridazione di tutti i canali AFH (bar in primis) nella direzione di un’offerta trasformata in loco.
RISTORAZIONE COMMERCIALE:
FAST FOOD & NON SOLO
Altro fatto rilevante, siamo passati da un mercato generato da soli punti consumo (bar e ristoranti) indipendenti, a un mercato in cui la quota (a valore) delle catene è progressivamente cresciuta fino a pesare oggi ben il 10%.
Soprattutto a partire dal 2010 in avanti, si assiste al proliferare di una moltitudine di mini-catene: mentre da un lato grandi player già consolidati ampliano il proprio portafoglio con il lancio di format differenziati e danno via a start up per allargare il presidio del mercato, dall’altro lato gestori illuminati trovano il format di successo e decidono di replicare il proprio punto di consumo indipendente creando le cosiddette mini-catene. La logica di fondo è quella di mantenere
Il grossista era e resta il primo e il più penetrato canale di approvvigionamento AFH, ma altri player si sono man mano affacciati, determinando un allargamento del panorama competitivo e dando vita a una progressiva ibridazione del settore:
X Cash & Carry, che oggi offrono anche la delivery
X Gdo (si pensi all’ingresso di Esselunga come distributore)
X Piattaforme, sia specializzate che generaliste
Oggi il tema degli acquisti online per i gestori è divenuto centrale e il crescente ruolo delle piattaforme sta annullando il vantaggio competitivo, dato da velocità di ordine e consegna, che era uno dei punti di forza dei grossisti nel passato.
In particolare, i fenomeni amplificati dalla pandemia (incremento di acquisti online e delivery), hanno consentito l’accelerazione dell’ingresso e dello sviluppo di nuovi player (specialisti dell’e-commerce, siti di produttori, specialisti della logistica, ecc.) che puntano su ampiezza dell’offerta, rapidità della delivery e prezzi concorrenziali.
Risultato: l’uscita dal mercato degli operatori più tradizionali (o non in grado di adattarsi alle nuove sfide), meno digitalizzati e più basici/meno evoluti, progressivamente più marginali e in difficoltà.
Gli operatori che resistono al nuovo contesto, non necessariamente i più grossi, sono:
X quelli meno indirizzati alla semplice presa d’ordine e più orientati nella direzione di un servizio consulenziale (profondità di assortimento, offerta di servizio e di prodotto ad hoc/premium, contenuti di valore e di differenziazione per i punti di consumo);
X quelli più focalizzati a fornire soluzioni, oltre che prodotti;
X quelli in ascolto del mercato, che puntano ad accrescere anche la propria quota clienti
Guardando all’evoluzione in atto, un ruolo fondamentale è giocato dai Consorzi di grossisti, così come accaduto nel Retail nei gruppi della Distribuzione Organizzata.
Da entità politiche/aggregative ad attori importanti, in grado di dettare il passo del cambiamento: con servizi a supporto della crescita degli associati, dando vita a economie di scala e permettendo una più efficace contrattazione a livello centrale, potenziando attività di marketing e logistica (magazzini e consegne), innescando processi di innovazione digitale (creazione di data warehouse, piattaforme, formazione), sviluppando maggiori partnership e attività congiunte con l’Industria
DEL CAMBIAMENTO
A monte di tutti i processi, l’Industria di Marca che, in questi 30 anni, ha assistito all’evoluzione del fuori casa e in molti ne è stata protagonista.
Tre step per riassumere quanto avvenuto in tre decenni.
Il primo step, a livello organizzativo, è stato quello di creare funzioni dedicate: Vendite, Marketing, Trade Marketing per il mercato AFH.
L’industria ha iniziato a presidiare un canale che chiedeva e, sempre più, chiede prodotti destinati al canale, packaging/ ricettazioni/size diversi o pensati solo per il fuori casa. Il passo successivo è stato quello di osservare il mercato in modo granulare: selezionando dove esserci (sub-canali, target di clientela, momenti, top sellers, …) e come esserci.
Il passo più recente è stato quello di supportare la creazione di valore all’interno del canale/di specifici segmenti (es. ristorazione gourmet, bar trendy), attraverso la creazione di linee premium dedicate. Infine, a latere di tali cambiamenti a tutti i livelli della filiera, l’evoluzione digitale, che ha impattato profondamente anche sul mercato dell’Away From Home.
Nuovi servizi alla clientela: siti web, pagine social per raccogliere informazioni, recensioni, prenotazioni, ordinazioni e pagamenti online, food delivery.
Tecnologizzazione del punto di consumo: menu con QR code, totem per gli ordini automatici.
Digitalizzazione del back-end delle scorte e degli ordini di magazzino.
Non solo quindi strumenti per attrarre e dialogare con la clientela, ma anche vie concrete per attuare indispensabili saving
Il livello di digitalizzazione degli operatori corrisponderà sempre più a un’ottimizzazione della gestione, a un salto di efficienza nella conduzione del business, alla creazione di un vantaggio competitivo.
In conclusione, quella che abbiamo di fronte è un’incredibile parabola percorsa dai consumi fuori casa negli ultimi 30 anni! Da consumi “occasionali” (celebrativi di un evento/momento) a consumi fuori casa divenuti elemento imprescindibile della nostra vita quotidiana (poiché rispondono a esigenze profonde delle persone e della società).
Oggi il fuori casa continua a essere un “luogo” (non a casa) dove consumare food&beverage ma è sempre più un “concetto di cibo” associato a un’esperienza a 360° e da consumare dove voglio (anche a casa)
Lo strumento per monitorare l’andamento dei Consumi Fuori Casa
AFH Consumer Tracking di TradeLab monitora in modo completo, continuativo e veloce dimensioni e trend della domanda fuori casa per categorie di pr odotto, brand, canali, occasioni di consumo, territori e fornisce indicatori chiave relativi a:
• MERCATO (ogni mese): frequentatori, visite, spesa, scontrini medi, valore dei canali e delle occasioni di consumo;
• CATEGORIE (ogni 3 m esi): acquirenti , stima consumazioni e volumi, ricordo del brand, varianti/tipologie/gusti, pack, size
• 70 000 interviste web all’anno con lanci giornalieri
• Oltre 15 canali, 9 occasioni di consumo, 30 macrocategorie di prodotto monitorate
• Piattaforma online e report di sintesi mensili e tr imestrali
TradeLab S.r.l.
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Birra in lattina? Ma certo! Menabrea Pils e Menabrea Non Filtrata in lattina mantengono inalterate le loro caratteristiche organolettiche, sono protette dai raggi UV e si rinfrescano più velocemente.
ESCI DAGLI SCHEMI: BEVI MENABREA, L’ARTE IN LATTINA!
INTERVISTA/ASSOCIAZIONI
NONOSTANTE LE NUMEROSE INCERTEZZE ANCORA PERSISTENTI, ASSOBIBE GUARDA AL FUTURO CON FIDUCIA PER CONTINUARE A CRESCERE E CREARE VALORE ECONOMICO IN ITALIA E ALL’ESTERO.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE DEL PRESIDENTE GIANGIACOMO PIERINI
Ètempo di bilanci e previsioni per Assobibe, l’Associazione Italiana Industrie Bevande Analcoliche, che proprio sul finire dello scorso anno ha raggiunto il prestigioso traguardo dei 75 anni di attività. Per questo GBI ha chiesto al Presidente Giangiacomo Pierini di fare il punto della situazione, di commentare il recente rinvio delle leggi su Sugar Tax e Plastic Tax e di provare a tracciare un profilo per l’anno appena iniziato.
Abbiamo raggiunto l’importante traguardo dei 75 anni di associazionismo al fianco delle imprese, e l’abbiamo voluto celebrare con un libro che racconta il percorso compiuto dall’industria delle bevande analcoliche e dalle aziende del settore, da sempre unite nel custodire e promuovere ricette della tradizione ma con lo sguardo rivolto all’innovazione e alla sperimentazione. Senza mai dimenticare il legame strettissimo con la filiera a monte e a valle. È un libro che, soprattutto, celebra il saper fare, la qualità e la passione delle persone che ogni giorno lavorano per dare vita a prodotti unici, sempre nuovi nel segno della tradizione. Uno spaccato del nostro Paese, della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra storia industriale.
PARLIAMO DELLA SUGAR E PLASTIC TAX, UNA BATTAGLIA IMPORTANTE CHE ASSOBIBE HA SOSTENUTO CON GRANDE ATTENZIONE…
Il rinvio dell’entrata in vigore della Sugar e della Plastic Tax è un primo segnale importante per le imprese del settore.
Adesso diventa indispensabile dare certezze attraverso una cancellazione definitiva nel 2023. Anche perché l’industria delle bevande analcoliche negli anni ha raggiunto i risultati in termini di riduzione dello zucchero senza la necessità di ulteriori tasse; le imprese hanno innovato i prodotti e le ricette, aumentando l’offerta di soft drink a ridotto o nullo contenuto di zucchero, anche attraverso un accordo tra Assobibe e il Ministero della Salute. Il rinvio ci dà ossigeno, ma rimane questa spada di Damocle sulle nostre teste che aggiunge incertezza alla situazione già estremamente complicata nella quale stiamo lavorando – con incrementi esponenziali di luce, gas, materie prime ecc. – e frena investimenti e crescita. Ricordiamo, infatti, che la tassa comporterebbe un aumento del 28% della pressione fiscale su un litro di bevanda analcolica, e un aumento del costo a scaffale che si rifletterà inevitabilmente sui consumatori.
La recente proposta di Regolamento che rivede la vigente legislazione UE sugli imballaggi e suoi rifiuti contiene moltissime novità di impatto, quindi molti costi da affrontare in una fase congiunturale molto incerta. Diverse misure però non sembrano poter garantire benefici per l’ambiente, in assenza di una adeguata istruttoria sui costi-benefici. Alcune proposte poi sembrano voler rivoluzionare l’offerta al consumatore, senza una adeguata analisi sulla fattibilità e/o l’impatto sulla concorrenza. La vera sostenibilità si ha se si riesce a combinare quella ambientale a quella economica. Il percorso proposto nel nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi sembra dimenticare le strategie sino a oggi implementate, chiedendo notevoli ulteriori sforzi e un cambio di visione sul riciclo e sul riutilizzo che non tiene conto della complessità del tema: un ambientalismo dogmatico
nemico dell’ambiente stesso. L’obiettivo, secondo me, deve essere duplice: garantire una maggiore disponibilità di materia prima seconda riciclata (cioè vetro, alluminio e plastica – PET) per dare vita all’economia circolare ed evitare la dispersione nell’ambiente dei contenitori post consumo e l’uso della discarica.
DELLE BEVANDE HA INVESTITO
NEL RICICLO…
Esattamente. Passare adesso al riutilizzo sempre e comunque significherebbe vanificare sforzi e investimenti fatti sin qui e comporterebbe adeguamenti costosi, difficilmente sostenibili per le PMI che rappresentano il 64% del nostro settore. Il riutilizzo ha senso per alcuni materiali, in alcuni canali di vendita e a determinate condizioni, non può e non deve essere l’unica soluzione praticabile. Bisogna essere pragmatici, calcolare quello che in inglese si riassume con LCA, il ciclo di vita del prodotto, per definire le soluzioni migliori. Infine, se passasse la revisione dettata dal Regolamento, PwC ha stimato che
18,7 miliardi di euro. Inoltre, sempre secondo lo studio di PwC, bisognerebbe avere camion più spaziosi del 35% per le consegne, magazzini del 30% più grandi per lo stoccaggio, linee di imbottigliamento più lente del 50%. Condividiamo e sosteniamo l’obiettivo di Bruxelles di diminuire le emissioni, ma crediamo che le soluzioni per raggiungere questo obiettivo debbano essere disegnate tenendo conto delle realtà di ciascun Paese, senza cancellare anni di lavoro e risultati che ci hanno resi un modello di riferimento in Europa.
l’impatto sull’industria europea delle bevande, solo per rendere riutilizzabili le bottiglie in plastica sarebbe di
È importante continuare a operare per ridurre le barriere alla crescita e sviluppo del comparto, in un anno che sarà ancora caratterizzato da numerose incertezze. Proseguiremo sulla strada intrapresa sinora, affinché le imprese del settore possano guardare al futuro con fiducia, continuare a crescere e creare valore economico in Italia e all’estero, visto che le bibite rinfrescanti stanno acquisendo un crescente apprezzamento nel mondo come ambasciatori del made in Italy.
MERCATO/FORMIND
UNO SCENARIO FATTO
DI LUCI E OMBRE EMERGE
DAL MONITORAGGIO DI FORMIND, CHE VEDE UNA POSSIBILE
CONTRAZIONE DEI CONSUMI
NEL PROSSIMO SEMESTRE
DEL 6% CON UNA TENUTA
DEL SERALE E DEL NOTTURNO.
MA NONOSTANTE I VENTI DI CRISI,
IL CLIENTE NON VUOLE RINUNCIARE
AL PIACERE DELLA CONVIVIALITÀ
DI ANNA MUZIO E MARIA ELENA DIPACE
Mercato, dove vai? Mai come in questo momento per il distributore risulta cruciale comprendere cosa vogliono i consumatori dal fuori casa, quali saranno le loro scelte e quali i momenti di consumo privilegiati. Per capire che tipo di assortimenti offrire al punto vendita Horeca e attuare una programmazione puntuale, ci viene in aiuto l’analisi sul consumatore della società di ricerca Formind, che non lascia spazio a dubbi: l’aspetto sociale ed edonistico del fuori casa è quello cui, nonostante i venti di crisi e le tensioni inflazionistiche, il cliente non ha intenzione di rinunciare.
IL LEGAME TRA AUMENTI E CONSUMI
La survey di Formind consente di monitorare i prezzi al consumo incrociandoli con i comportamenti di
acquisto ed evidenziando il legame stretto tra i due parametri.
“Il Covid, tra i tanti regali non voluti, ci ha lasciato un canale molto complesso da osservare, con movimenti velocissimi che richiedono un’osservazione puntuale”, commenta Antonio Faralla, Presidente di Formind .
Tre i numeri da tenere in considerazione: la variazione dei prezzi al trade al livello complessivo del mercato nel 2022, con aumenti medi del 11%; lo scontrino medio, aumentato del 17%, e la crescita degli atti di consumo al +10,5%.
Partendo dalla colazione, si vede come nei primi cinque mesi del 2022 questo momento di consumo è stato protagonista di una crescita importante nonostante un’impennata dei prezzi al consumatore del 13,2%, ma il grande slancio ha subito una frenata importante ad agosto malgrado l’assestamento degli aumenti (+0,63% su maggio). Che sono stati consistenti, il doppio rispetto agli aumenti on trade, anche se ha influito molto il balzo in avanti del prezzo della tazzina di caffè con uno scontrino medio che, con la fine del 2022, ha raggiunto circa un +16%.
Nonostante aumenti straordinari (15,80% al consumer contro un +5,5% del trade), ha tenuto invece il break incassando un +10% con un importante aumento anche d’estate. Lieve flessione degli atti di consumo nel periodo invernale, passando da un +10% ad un +9%, ma gli aumenti al consumer sfiorano il 17%.
L’aperitivo diurno nel Covid ha guadagnato consumatori (ricordiamo le chiusure alle 18) e ha vissuto una crescita contenuta ma costante tra dicembre 2021 e agosto 2022.
Voglio cogliere l’opportunità per augurare un buon compleanno a GBI e fare un’analisi di quello che ha vissuto il canale dell’ospitalità professionale negli ultimi 30 anni. Anni trascorsi a osservare e raccontare l’evoluzione del canale fuori casa. Evoluzione, storia o preistoria? Difficile dirlo! Certamente, se guardiamo questo tempo dal punto di vista dell’attore principale “il consumatore”, scopriamo che 30 anni fa internet muoveva i suoi primi passi, i social non esistevano, il cellulare era uno strumento che usavamo per telefonare e tutto il processo di comunicazione impiegava altri paradigmi. L’avventore sceglieva i suoi momenti e luoghi di consumo essenzialmente secondo un criterio di utilità, privilegiando come canoni di scelta la qualità del prodotto e il corretto rapporto qualità prezzo, il tutto nell’ambito della nostra tradizione mediterranea. Oggi le scelte sono molto più complesse, innanzitutto la frequentazione del canale in quanto utilities, che pur rimane, è stata soppiantata dall’experience; oggi scegliamo secondo l’esigenza di vivere un’esperienza. Se dobbiamo mangiare o bere in un ambito funzionale, lo facciamo nel perimetro delle mura domestiche, ma quando viviamo il momento di consumo fuori casa decidiamo di condividere un’esperienza. Esperienza che viviamo non solo attraverso una scelta di prodotto identificativo, ma la viviamo possibilmente in compagnia di altre persone.
Pensiamo al successo dell’aperitivo serale quale prodotto symbol, in un momento di consumo innovativo e ricco di fascino. La cultura mediterranea – sempre forte – si mescola con una cultura etnica mondiale. I luoghi di consumo diventano culle esperienziali e la comunicazione istantanea consente di condividere le “experience” in modo simultaneo, nell’ambito di community sempre più allargate. I confini diventano orizzonti lontanissimi i cui spazi sono infiniti. Raccontare tutto ciò non è stato facile e sarà sempre maggiormente complesso. Essere sul pezzo, ed esserlo in modo puntuale, farà sempre la differenza. Grazie GBI per come hai raccontato tutto ciò, non è stato semplice ma sei sempre stato puntuale e fedele in questo tempo. Auguri per quello che racconterai nel tuo futuro!
Antonio Farallaregistra un 11% base annua. Nella cena l’aumento è stato importante, arrivando a sfiorare il 19% chiusura 2022 – anche a seguito di aumenti notevoli di alcuni prodotti per il trade, come ad esempio il vino. Gli atti di consumo sono cresciuti nel primo periodo del 2022 del 9% attestandosi successivamente ad un +10% base annua, lo slancio su dicembre 2021 c’è stato ma contenuto.
Formind ha chiesto ai consumatori come rimoduleranno il loro stile di consumo nei prossimi sei mesi (considerando un +4% dell’inflazione e un ulteriore +30% delle utenze).
“In tre momenti di consumo abbiamo un numero negativo e il consumatore ha già tirato il freno a mano; gli unici due momenti positivi sono l’aperitivo serale e il notturno”, spiega Antonio Faralla “Per adesso, analizzando la risposta del consumatore, ci aspettiamo per il primo trimestre 2023 una riduzione media di atti di consumo del 10% con una flessione nei litri consumati del 6%, con una rimodulazione verso determinate tipologie di prodotto”.
I consumatori hanno quindi mantenuto le “nuove” abitudini acquisite durante il Covid. Contenuto l’aumento dello scontrino medio che si attesta ad un +10% anno per tutto il 2022. Per il pranzo – un momento molto delicato –gli atti di consumo, partiti molto bene in confronto al 2021 (che ha sofferto principalmente per lo smart working), nei primi mesi del 2022 hanno recuperato abbondantemente (+15%), crollando tra maggio e agosto (-6%). Possiamo definirlo un momento di consumo altalenante che attera ad un +18% con la chiusura dell’anno. L’aperitivo serale invece è un momento di successo, con l’esercente che attua una politica conservativa cercando di non alzare eccessivamente i prezzi (un punto in media in più rispetto agli aumenti del trade) e gli atti che continuano a crescere indipendentemente dal costo riservato al consumatore. Rispetto l’aumento medio del 17%, l’aperitivo serale
“Il consumatore sta avendo grosse difficoltà con aumenti in tutti i comparti e deve fare delle scelte, ma non vuole rinunciare ai momenti di svago e sana socializzazione che rappresentano questo settore – sintetizza Faralla –. Credo che l’Horeca sia un’isola felice perché c’è tanta voglia di socialità nel consumatore, il che non significa che non ci saranno cali, ma rispetto ad altri settori la volontà di esserci è senz’altro confortante”.
INTERVISTA/RED BULL
IL BRAND PIONIERE DEL MERCATO CONFERMA LA CRESCITA DEGLI ENERGY DRINK E PRESENTA LA STRUTTURA TERRITORIALE E LE OPERAZIONI A SUPPORTO DEL LANCIO DELLA LINEA THE ORGANICS
Il segmento Energy Drink è più in forma che mai! Lo dimostrano i risultati che la categoria ha registrato lo scorso anno sul canale Retail con una performance di
crescita a doppia cifra del +22% a volume e +25% a valore (Fonte: IRI I+S+S+Disc, Full Year 2022). Anche sul canale Horeca c’è stata una decisa accelerazione con tassi di crescita
al +45% a volume e al +49% a valore, superiori alla media del totale mercato bevande (Fonte: IRI Tracking Grossisti Bevande, Gen-Nov 22).
“Anche per il 2023 prevediamo che la
crescita della categoria prosegua a doppia cifra su tutti i canali – spiega Alessia Vercesi, Head of Trade Marketing & Category Development di Red BullCome leader di mercato, abbiamo l’opportunità e la responsabilità di guidare la crescita di categoria. Continueremo a farlo grazie a numerose iniziative di visibilità sia sugli store Retail che Horeca finalizzate a ingaggiare tutti i target, dagli entry point consumer ai più fedeli, enfatizzando le molteplici occasioni di consumo della bevanda (Studio, Lavoro, Guida, Gaming, Socializing, Stay Fit).
consumatori e allargare il mercato. I dati ci confermano che gli Energy Drink non sono stati solo il segmento più in crescita in termini di vendite ma anche il segmento bevande più attrattivo per i nuovi consumatori con 1,2 milioni di nuove famiglie acquirenti nel 2022 (Fonte: GfK Consumer Panel, AT 05/22). L’evoluzione e il continuo superamento dei limiti da sempre fa parte dello spirito Red Bull. Il nostro obiettivo da leader di categoria è di guidare la crescita con creatività, coraggio e trasformazione.
Negli ultimi anni avete allargato molto la gamma. Avete delle novità per il 2023?
Beer, Ginger Ale, Bitter Lemon, Black Orange, Purple Berry, Viva Mate).
Le ORGANICS by Red Bull, grazie alla loro particolare ricetta, hanno un gusto inedito, ideale sia per il consumo puro che miscelato.
Come siete strutturati come rete vendita per l’ingrosso?
È l’unico mercato dei soft drink che cresce a doppia cifra? L’ingresso dei nuovi player vi preoccupa?
Assolutamente no. Gli Energy Drink sono una categoria relativamente giovane nel mercato delle bevande e hanno ancora molto spazio per crescere e raggiungere nuovi consumatori, facendo leva su tutte le occasioni di consumo, in ottica omnicanale. Da sempre le categorie più in crescita attirano nuovi player e queste novità possono essere d’aiuto per coinvolgere nuovi
Sicuramente continueremo a far leva sulle nostre referenze core (Energy Drink Regular e Sugarfree), a cui abbiamo già da alcuni anni affiancato la variante Zero e le Edition Green - White - Red. Abbiamo inoltre in programma di allargare l’assortimento, proponendo la Red Bull Edition albicocca-fragola che l’anno scorso abbiamo lanciato in versione Summer in&out con riscontri molto positivi. Introdurremo poi una nuova Summer Edition, con un gusto e un colore assolutamente inedito e particolare. Si tratta di un prodotto al gusto Juneberry, un superfruit che farà sicuramente breccia nelle preferenze del target più sperimentatore. Nei mesi invernali la referenza Juneberry verrà sostituita da un nuovo gusto stagionale ancora da scoprire. Da ormai due anni stiamo poi affiancando al business Energy la famiglia The ORGANICS by Red Bull, una gamma di bevande gassate con ingredienti 100% naturali provenienti da agricoltura biologica in 8 gusti (Simply Cola, Tonic Water, Ginger
Anche la nostra rete di vendita è in continua evoluzione. Accanto alle classiche figure di KAM nazionali e territoriali dedicate al canale ingrosso, abbiamo una rete di sell-out che ha l’obiettivo di sviluppare la relazione con i punti vendita e la visibilità dei nostri brand (sia Red Bull Energy che The ORGANICS by Red Bull). In quest’ottica stiamo coordinando in sincronia le nostre strutture sell-in e sell-out e stiamo collaborando con i principali player del settore per massimizzare conoscenze, sviluppo del business e delle partnership. Da sempre dominiamo la scena del serale attraverso il canale Superhoreca. Abbiamo poi attivato un osservatorio costante sui nuovi trend e punti di consumo per poter cogliere tutte le opportunità anche sul canale diurno, lavorando sulle occasions e sulla funzionalità della nostra bevanda.
“Il grossista è uno dei nostri partner ideali per riuscire a ottenere una distribuzione capillare – spiega Helmut Cardile, On Premise Marketing Manager Red Bull.
Abbiamo lavorato in sinergia per tanti anni e continueremo in questa direzione, trovando sempre soluzioni ottimali per supportare le reti agenti dei grossisti di bevande”.
Come supportate il grossista?
Attraverso la nostra struttura territoriale dei Moschettieri Red Bull. Ogni agente infatti può contare sul supporto di un nostro Moschettiere, che lo può aiutare a migliorare le performance di sell-out. In molte aree queste collaborazioni sono diventate talmente forti e consolidate che si sono creati dei veri e propri rapporti di amicizia con gli agenti dei grossisti.
Che attività svolgono nello specifico i “Moschettieri”?
Si tratta di veri e propri consulenti dei titolari dei locali. Il Moschettiere è il referente a cui poter chiedere le migliori soluzioni per aumentare il sell-out del proprio punto vendita; non solo materiali di visibilità e attivazioni al consumo dedicate, ma anche personalizzazioni ed eventi speciali. Sono numerose le attività che possono essere fatte territorialmente. Ecco, il Moschettiere è un acceleratore di business per i locali, agevolandone le vendite e conseguentemente aiutando i distributori a migliorare il sell-out dei prodotti a marchio Red Bull al bar.
La linea The Organics ha un posizionamento diverso da Red Bull... Red Bull Energy Drink è una bevanda funzionale che mette le ali ogni volta che il consumatore ne ha bisogno. Le occasioni di consumo sono molteplici e spaziano da quello diurno fino a quello notturno, passando dal momento dell’aperitivo come ricarica dopo una giornata di lavoro o di studio e per avere la giusta energia per socializzare con gli amici. Per The Organics il discorso e differente: sono bevande dissetanti premium di altissima qualità con la prerogativa di essere biologiche e commercializzate in bottiglia di vetro, in modo da essere perfette per essere bevute lisce per apprezzarne il gusto naturale oppure miscelate in cocktail con i migliori alcolici sul mercato. La linea The Organics va proprio
incontro al trend del momento che vede forte attenzione al biologico e a ingredienti naturali.
Come supportate il lancio di The Organics?
Per favorire il sell-out dei distributori di bevande, che sono i nostri partner da sempre, anche per The Organics usiamo la nostra struttura di Moschettieri sul territorio italiano. Con loro stiamo facendo un ottimo programma per far conoscere tutte le nuove referenze, in modo da continuare questa fase di spiegazione del prodotto iniziata già da un paio di anni. I nostri mixologist, inoltre, aiutano nell’identificare le nostre referenze biologiche più adatte per i vari spirits premium, suggerendo ottime scelte di miscelazione per presentare i vari cocktail al consumatore finale. Non mancano di certo le iniziative di marketing a supporto del lancio di questo nuovo progetto. Chiaramente il know how di Red Bull aiuta, e i nuovi progetti di marketing sulla linea The Organics hanno una vera originalità che si vede nelle attivazioni degli Organics Sky Garden e delle Organics Creative Dinner. Nel 2023 ci saranno tante ulteriori iniziative per supportare la crescita del business di The Organics.
BEER&FOOD
NON SOLO BIRRA MA ANCHE PROPOSTE FOOD ABBINATE.
E QUEST’ANNO ARRIVA ANCHE LO SPAZIO MIXOLOGY CIRCUS, MENTRE SUL FRONTE RISTORAZIONE CI SONO I CAMPIONATI
INTERNAZIONALI E LA NUOVA FOOD COURT
The Eating Out Experience
Show, meglio conosciuta come Beer&Food
Attraction, torna a Fiera
Rimini dal 19 al 22 febbraio per la sua ottava edizione portando in scena una importante novità: accanto alle birre artigianali e industriali, Italian Exhibition Group, che organizza la manifestazione, ha rafforzato ulteriormente la presenza del mondo beverage creando all’interno del quartiere fieristico di Rimini uno spazio dedicato al cocktail
bar. Abbiamo chiesto a Flavia Morelli, Group Exhibition Manager della divisione Food&Beverage, un’anteprima della fiera.
QUALI SONO LE PRINCIPALI NOVITÀ PER I PROFESSIONISTI DEL FOOD&BEVERAGE?
Iniziamo dalle conferme: ospiteremo la 12ª edizione dell’International Horeca Meeting organizzato da Italgrob, appuntamento di riferimento
per l’Horeca italiano. Anche Unionbirrai torna con la 18ª edizione del Concorso “Birra dell’anno” che premia le migliori birre artigianali e il miglior birrificio artigianale italiano. Nella seconda giornata, avremo i premi dell’Accademia della birra ai migliori locali birrai d’Italia. E ancora, la Federazione Italiana Cuochi organizzerà durante i quattro giorni della manifestazione i Campionati di Cucina Italiana con un calendario molto ricco, che va dallo street food ai piatti vegani, sino alla pasticceria. Per quanto riguarda le novità, ospiteremo le selezioni italiane valide per il più importante concorso mondiale di ristorazione, il Bocuse d’Or in calendario a Lione nel 2025. Ospiteremo la tappa italiana del Worldchefs European Grand Prix 2023, valido per la semifinale del concorso Global Chef Challenge che si disputerà a Singapore nel 2024. Per i professionisti della pizza, da non perdere i mondiali di “Pizza senza frontiere” organizzato dalla rivista Ristorazione Italiana in collaborazione con IEG, che attirerà in fiera oltre 600 concorrenti pizzaioli. Per il beverage, proponiamo ai professionisti la nuova area dedicata all’arte della miscelazione, il “Mixology Circus”. Si tratta di un progetto che curiamo assieme a Samuele Ambrosi, mixologist, trainer ufficiale e vicepresidente AIBES, già campione del mondo: sette postazioni, dove altrettanti bartender italiani presenteranno i loro signature cocktail e dove altri specialisti del settore terranno un programma di masterclass con le ultime tendenze dell’arte della mixology. Altra novità: allestiremo una vera e propria “Food Court” con il coinvolgimento
dei principali format di ristorazione presenti in Italia che proporranno agli operatori in visita le loro novità.
In fiera a Rimini avremo oltre 600 brand espositori su oltre 60 mila metri quadri di area espositiva. I buyer esteri saranno oltre un centinaio, provenienti da 36 Paesi: le delegazioni più numerose provengono da Spagna, Regno Unito, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca, Israele e Polonia. Frutto della sinergia con ICE Agenzia, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la rete dei regional advisor di IEG. Un grande lavoro che la nuova exhibition manager Carmen Zeolla sta portando avanti con passione.
Sì, questa sarà un’edizione che conferma una crescita in termini di offerta complessiva al mercato. Abbiamo un calendario di competizioni, demo e talk costruito in sinergia con le principali associazioni delle filiere produttive, da Italgrob a Unionbirrai e Assobirra, dalla Federazione Italiana Cuochi alla scuola Cast Alimenti e ancora istituti di ricerca e formazione, aziende, e tanti altri partner. Con loro stiamo costruendo un’offerta attenta alla qualità che il mercato dell’out of
home oggi richiede e con una particolare attenzione alle tecnologie upstream, con BBTech Expo, il salone parallelo a Beer&Food Attraction che presenta le ultime novità sul fronte tecnologie, attrezzature e materie prime per la produzione e imbottigliamento di birre e bevande. In sintesi: otto anni fa siamo partiti con un progetto dedicato alle birre artigianali, che si è nel frattempo allargato a tutto il mondo beverage e alle proposte food abbinate. Un percorso che ci è parso naturale per dare piena rappresentanza
al mondo del fuori casa e che oggi è un caso unico nel panorama fieristico. Che giustifica la scelta del payoff “The Eating Out Experience Show”.
Sì, con Beer&Food Attraction torna la Rimini Beer Week, l’evento che collegherà fiera e città di Rimini e che coinvolgerà i locali del centro storico con drink list e menù degustazione ad hoc. Grazie alla collaborazione con Rimini Social Club, i locali riminesi condivideranno, dal 19 al 22 febbraio, l’esperienza dell’eating out che IEG presenta in fiera.
BEER&FOOD ATTRACTION/RAPPORTO CENSIS
DALLA SECONDA RICERCA REALIZZATA DAL CENSIS
IN COLLABORAZIONE CON ITALGROB EMERGE IL RUOLO
DECISIVO DEL FUORI CASA PER GARANTIRE LA RICCHEZZA
DI RELAZIONI TIPICA DELLO STILE DI VITA ITALIANO.
E DUNQUE IL FONDAMENTALE LAVORO SVOLTO DALLE AZIENDE
DELLA DISTRIBUZIONE CHE SUPPORTANO LO SVILUPPO DEL CANALE
DI MADDALENA MARCONI
Il concetto di sostenibilità non si esaurisce nella tutela dell’ambiente e nella lotta al cambiamento climatico. E neppure nel contrasto alle disuguaglianze sociali ed economiche. Oggi più che mai, secondo gli italiani, una vita sostenibile è anche quella in cui le relazioni positive con le altre persone hanno un ruolo chiave. In questo contesto, la filiera dell’Horeca svolge un compito essenziale . Il fuori casa, infatti, è il luogo privilegiato della convivialità ed è quindi fondamentale nel determinare la qualità della vita nel nostro Paese.
È questo l’aspetto principale che emerge dal secondo Rapporto Censis – Italgrob , presentato ufficialmente a Rimini alla fine di febbraio, in occasione dell’edizione 2023 dell’International Horeca Meeting, svolta nell’ambito di Beer & Food Attraction.
Maietta, Responsabile Area Consumer, Mercati privati, Istituzioni del Censis. Lo studio si intitola “Nuove sfide per la distribuzione all’Horeca e il fuori casa. Una più alta qualità della vita per una società più sostenibile” e approfondisce l’attuale punto di vista degli italiani, con risultati profondamente diversi rispetto a quelli emersi dall’edizione dell’anno precedente, quando il canale era ancora alle prese con la ripartenza, dopo il tracollo del 2020, e ci si attendevano ulteriori impennate del virus.
“Oggi la possibilità di nuovi lockdown non è presa in considerazione come un rischio concreto dagli intervistati – prosegue Maietta – ma, tra la guerra in Ucraina e l’inflazione galoppante, la società italiana vive in una fase che possiamo definire di malinconia sociale. Si tratta di una tendenza diffusa delle persone a rinchiudersi nel proprio privato, accompagnata da una
“Si tratta di una ricerca che include anche un’indagine su un campione nazionale rappresentativo di 1.000 persone realizzata nell’ottobre del 2022” spiega Francesco
scarsa propensione a fare dei sacrifici per la collettività. Attitudini, queste, dovute alla percezione del mondo come ostile, in un contesto nel quale predomina una forte preoccupazione per il futuro”.
In questa situazione, la convivialità e le occasioni di relazione positiva e qualitativa con gli altri diventano ancora più preziose e, anzi, sono considerate necessarie. “Durante la fase di emergenza sanitaria legata al Covid-19 – fa notare Maietta – abbiamo sentito chiaramente, attraverso la sua mancanza, quanto lo spazio del fuori casa non fosse un elemento superfluo e sostituibile con il food delivery, ma costituisse un aspetto strutturale della nostra vita. Lo dimostra anche il fatto che, nonostante il ricorso alle piattaforme per la consegna del cibo a domicilio sia aumentato in maniera stabile, la frequentazione dell’Horeca è tornata ai livelli precedenti alla pandemia. Si tratta di una conferma di quello che già avevamo anticipato lo scorso anno, ipotizzando che non ci fosse alcuna competizione tra le due diverse modalità di consumo, ma che si trattasse piuttosto di un ampliamento e arricchimento della domanda e dell’offerta”.
Nella filiera del fuori casa, caratterizzata da un alto numero di piccole imprese, attualmente sottoposte alla pressione del rialzo dei costi, la distribuzione Horeca ha una funzione sociale che, anche se può essere poco visibile per i non addetti ai lavori, è sempre più importante. “Se
non avessero il supporto dei distributori – osserva Maietta – oggi tanti piccoli operatori dell’out of home rischierebbero la chiusura, con un conseguente degrado e desertificazione di molti territori, che sarebbero così abbandonati alla microcriminalità. Oltre, naturalmente, al danno legato alla perdita di reddito per le famiglie direttamente coinvolte, dagli imprenditori ai loro dipendenti”.
Dalla ricerca emerge quindi che supportare la filiera non significa più solamente sostenere le imprese che ne fanno parte, ma anche contribuire alla transizione verso una società più sostenibile, in cui per tutti è possibile vivere meglio. “La retorica che vede la presenza di tanti locali come un problema di ordine pubblico o di disturbo alla quiete è ormai da considerarsi superata – sottolinea il Responsabile Area Consumer, Mercati privati, Istituzioni del Censis –. È vero piuttosto il contrario, visto che i pubblici esercizi contribuiscono a rendere le strade e le piazze più vivibili, sicure e piacevoli, contrastandone il degrado. Bisogna inoltre evidenziare che non sono solamente i giovani a fruire del canale. Dalla ricerca emerge piuttosto che questi presidi di socialità sono importanti per tutti, anche per adulti e anziani, con modalità di consumo che, necessariamente, vanno modulate sul tipo di utenza e sull’evoluzione delle preferenze”.
Una riflessione aggiuntiva si deve infine fare sulla convivialità come parte integrante dello stile di vita più tipicamente italiano e quindi come elemento imprescindibile nell’idea di italianità più ricercata e apprezzata anche dai turisti internazionali. Largo, quindi, a questi spazi per tutti, diversi tra loro nel rispondere a esigenze differenziate in un territorio vocato al localismo, ma uguali nella capacità di assolvere al compito essenziale di presidio di socialità.
LA CATEGORIA NON HA ANCORA PIENAMENTE RECUPERATO
I VOLUMI DEL PRE-PANDEMIA, A DIFFERENZA DI ALTRE REFERENZE
BEVERAGE. IN BASE AI DATI IRI, IL 2022 SI È CHIUSO CON UN
SEGNO NEGATIVO PER I CANALI
PIÙ IMPORTANTI, CIOÈ QUELLI IN CUI MAGGIORE È L’INCIDENZA
DEI FUSTI
A CURA DI GUIDO CHIUSANO
L’incertezza è il fattor comune nel fuori casa: troppe le variabili economiche, geopolitiche e sanitarie per fare previsioni su cosa ci aspetta persino nel brevissimo periodo. E il discorso vale in particolare per la birra, una categoria vitale per i distributori Horeca, costretta tuttora a fare i conti con la pesante eredità lasciata dal Covid. “La prima indicazione fondamentale – afferma Mario Carbone, Account Director di IRI – è che la birra nel fuori casa non ha ancora recuperato i volumi del pre-pandemia, a differenza per esempio degli spirits. Le vendite di birra realizzate dai grossisti nel 2022 mostrano un saldo negativo del 3,2% a volume rispetto al 2019, mentre a valore c’è stata una crescita del +1,4%, ascrivibile all’incremento dei prezzi e al cambiamento del mix”.
A performare meglio sono i ristoranti, con +15,1% a volume, e il mondo della notte con +5,8% sempre in quantità.
Fredd Crash viene utilizzato per ridurre il volume delle bottiglie di vetro di scarto dell’80% o in proporzione 5:1
La frantumazione delle bottiglie riduce il tempo che il personale impiega a gestire il vetro
11 vetro, riciclabile al 100% e puo’ essere riciclato all’infinito senza perdita di qualita o purezza
Puoi guadagnare una cifra simbolica riempiendo le cassette blu e, allo stesso tempo, contribuire a riciclare il vetro
Installazione macchina Formazione corretto utilizzo
Manutenzione programmata Assistenza in 48/72 ore
“Questi due canali hanno ottenuto ottimi risultati anche in altre merceologie beverage – fa notare Carbone – ma non sono i più rilevanti per la birra, visto che hanno un’incidenza rispettivamente del 10,9% e del 6% sul totale dei volumi commercializzati dai distributori Horeca nella categoria. Il canale più importante per la birra è infatti il bar diurno, che pesa il 31,1% a volume, ma flette del 3,8% sul 2019. Interessanti sono anche le pizzerie, con 10,2% di incidenza a volume, e il mondo pub e birrerie che assorbe l’8,5% dei volumi di birra venduti dai grossisti, ma pesa oltre l’11% a valore per effetto di un’offerta più qualificata che porta a un indice di prezzo di cessione pari a 133, fatto 100 la media della categoria”. Peccato però che questo canale, così come le pizzerie, non sia ancora tornato sui livelli del pre-pandemia: confrontando la chiusura 2022 con le vendite di birra registrate nel 2019, le pizzerie fanno segnare -3,1% a volume, che diventa -5,6% nel caso di pub e birrerie.
L’analisi condotta fin qui da IRI va arricchita con l’aspetto packaging. Sul totale delle vendite a volume di birra registrate dai distributori Horeca, il 53,6% è rappresentato dai fusti, a fronte del 44,6% che è appannaggio delle bottiglie, mentre la quota residua va alle lattine. “Questi rapporti di forza mutano considerevolmente in base al canale – precisa Carbone – e se il bar diurno è allineato alla media di mercato, nel mondo della notte il fusto incide per oltre il 65% a volume, arrivando a superare il 70% nelle pizzerie e l’87% in pub e birrerie. Ma anche qui non siamo in una situazione simile a quella del pre-pandemia e lo vediamo negli assortimenti: per quanto riguarda i fusti, il numero medio di referenze vendute settimanalmente dai grossisti al canale pub e birrerie nel 2022 è inferiore ancora di quasi 5 unità rispetto al 2019. Inoltre, i volumi commercializzati nelle pizzerie hanno visto una flessione dei fusti, con -6,2%, e un incremento pari al +4,7% per le bottiglie in vetro”.
Nel bilancio finale degli scorsi 12 mesi alcuni canali scontano il non aver ritrovato in pieno quei momenti di socialità fondamentali per sostenere i consumi beverage, con inevitabile effetti sulla categoria birra e in particolare sui fusti. “Per capire quanto alcune dinamiche che leggiamo ora siano una
conseguenza della pandemia – riprende l’Account Director di IRI – basta guardare alla birra in lattina, cresciuta nel 2022 del 20,8% a volume rispetto al 2019. Come spiegare questo balzo così netto? Una ragione è di ordine statistico: la birra in lattina nel fuori casa ha una quota molto piccola, poco più dell’1,5% a volume, e dunque variazioni contenute in termini assoluti rispetto al totale mercato appaiono più evidenti se tradotte in percentuale. C’è però anche una motivazione più profonda: i nostri dati rivelano che i grossisti hanno ampliato l’assortimento di birre in lattina, perché nelle fasi di emergenza sanitaria era questo il pack più adatto all’asporto o alla consegna a domicilio. Dal canto loro i produttori che avevano una proposta nella birra in lattina focalizzata sul mainstream hanno segmentato l’offerta, introducendo referenze con posizionamento premium”.
Ma quali birre preferiscono gli italiani? “Siamo consumatori soprattutto di birre lager – risponde Carbone – che rappresentano circa il 60% del totale. Ci sono poi dei prodotti che potremmo definire di moda, come le pale e le birre belghe, ma anche le low o zero alcol. Si tratta però di nicchie, perché il grosso del mercato resta legato a un concetto di birra standard”. Ad acuire l’incertezza, cui si faceva cenno in precedenza, è la pressione inflazionistica e la conseg-
uente riduzione del potere d’acquisto. “Il problema esiste – ribatte Carbone – ma credo che l’impatto possa essere maggiore per altre merceologie. Se pensiamo alla ristorazione, l’aumento dei prezzi potrebbe favorire un travaso di consumi dal vino, mediamente più caro, alla birra. Inoltre, non sottovaluterei l’importanza della proroga del regime agevolato per i dehor fino al prossimo giugno: poter contare su una maggiore capienza in termini di posti a sedere e su spazi aperti nelle giornate più calde rappresenta un buon viatico per i consumi nel fuori casa, compresi quelli di birra”.
Le Acque Toniche Bisleri sono a base di infuso di corteccia di China, la stessa utilizzata dal 1881 per il famoso Ferro China Bisleri. Disponibili nella versione Mediterranean, Indian, Bergamotto e Zenzero, sono senza glutine e in bottiglie da 200 ml, ognu-
Le bottiglie di Coca-Cola evitano la dispersione di plastica nell’ambiente e rendono più facile il riciclo, grazie al nuovo tappo che resta attaccato alla bottiglia. Coca-Cola, con la sua inconfondibile freschezza, ci accompagna da sempre durante la giornata. Disponibile nei formati da 150 ml, 330 ml, 450 ml, 500 ml, 660 ml, 1 L, 1.35 L, 1.5 L, 1.75 L e 2 L, tutte le bottiglie in plastica saranno da oggi dotate del nuovo tappo ancora più sostenibile.
www.coca-colaitalia.it
na ha peculiarità proprie per esaltare ogni drink. La Mediterranean perfetta per un soft drink elegante, l’Indian appositamente per la miscelazione moderna, il Bergamotto per una mixology fresca e Zenzero perfetta da abbinare a liquori e distillati scuri. Speciali anche le Bibite Bisleri, tutte 100% naturali e senza coloranti artificiali, quali Chinotto, Bitter Lemon e BergaSoda , disponibili in confezioni da 24 bottiglie da 200 ml, 8 per ciascuna referenza.
www.bisleri1881.it
www.caffo.com
La Tonica delle Indie Biologica è una novità di Fonti San Bernardo, disponibile in cartoni da 12 bottiglie da 26 cl. Le botaniche del Gin incontrano così una tonica biologica impreziosita dall’Acqua
S. Bernardo, leggera e con ph neutro, perfetta per esaltare gli aromi, per un eccezionale Gin Tonic. D’impatto per l’esposizione, la bottiglietta ha una raffinata etichetta nera e argento.
www.sanbernardo.it
Il bartender di Londra Gerry Calabrese, fondatore di Hoxton Spirits ha lanciato in Italia tre novità che si caratterizzano per un consumo moderno e fresco: Spiced Whisky, London Dry Gin e Spritz in bottiglia. Referenze che si uniscono alle altre etichette già presenti quali il Pink Gin (tè Gunpowder e rosa canina) l’Original Gin (cocco e pompelmo) e il blend di Rum agricole alla banana. Hoxton Spirits è importato in Italia da Cuzziol Craft. Le nuove referenze sono disponibili in formato da 50 cl e si prestano per una miscelazione giovane e in linea con i gusti del momento.
www.hoxtonspirits.com - www.cuzziol.it
Una birra da filiera italiana prodotta da Amarcord in stile Pale Ale 100% tricolore e non filtrata. Il malto d’orzo arriva da agricoltura sostenibile e il luppolo è attentamente selezionato, in entrambi i casi sempre coltivati in Italia. La fornitura è disponibile in cartoni da 12 bottiglie, formato 33 cl, alte 161 mm e dal diametro di 66 mm, pratiche anche per lo stoccaggio. La tecnica usata dal mastro birraio è la ‘dry hopping’ con infusione a freddo dei luppoli per un gusto secco e un accenno resinoso.
www.amarcord.it
Un intenso aroma di malto e un lieve aroma di cioccolato caratterizzano la Doppelbock Classic
Samichlaus dell’austriaco birrificio Schloss
Eggenberg , una birra prodotta solo una volta all’anno e poi invecchiata per 10 mesi in acciaio prima dell’imbottigliamento. Disponibile in vetro in formato da 33 cl. Aromi
fruttati e retrogusto speziato per la belga Steeple Tripel Saison Rolling Hills, caratterizzata da un colore dorato intenso e da 8,5% gradi alcolici, disponibile in cartone da 24 bottiglie da 33 cl. Entrambi i brand sono distribuiti da Mavolo.
www.mavolo.it www.schloss-eggenberg.at
È in Baviera, area che dal 1516 punta sulla purezza delle materie prime, che si produce Kühbacher bier, nel rispetto della tradizione. Da oltre 150 anni il birrificio è in mano alla famiglia Beck-Peccoz, discendente da una antica stirpe Walser. Dal 2012 è stata costituita la Kuhbacher S.r.l. che importa e distribuisce in Italia la birra. Disponibile in più formati, 33 e 50 cl, oppure 5, 20 e 30 litri, Kühbacher Hell è una birra chiara non pastorizzata, nata dopo tempi lunghi di maturazione e fermentazione.
www.kuhbacher.com
Lo stracchino artigianale del Caseificio Fratelli Castellan è lavorato con latte fresco italiano, proveniente dalle stalle del territorio, seguendo la ricetta tradizionale che conferisce il caratteristico sapore del latte e una pasta
morbida e cremosa. Il profumo è fresco, latteo e delicato. Per la sua bontà artigianale e per la sua versatilità si presta a svariati utilizzi sia nella cucina di casa sia nella ristorazione e nell’Horeca. I maestri casari del caseificio trevigiano proseguono l’esperienza della storica Latteria Turnaria del 1919.
www.fratellicastellan.it
Per Kulmbach troviamo la Mönchshof Original, con luppolo finemente dosato, una birra prodotta con metodo Pilsen, dall’aroma deciso, con 4,9% gra-
di alcolici e 11,3 Plato e la Mönchshof Kellerbier, una birra ambrata, la preferita dagli amanti delle birre non filtrate con i suoi 5,4% gradi alcolici e 12,4 Plato. Per entrambe, la chiusura è a tappo meccanico, montato a mano su ogni bottiglia di Mönchshof. E ancora, l’ Original disponibile in cassa da 20x0,5l e fusto da 30l. La Kellerbier in casse da 20x0,5l, fusto in latta da 5l e fusto da 30l. www.mönchshof.de/it
www.vignetiromio.it
Romagna: ti verso una storia
Scopri tutta la linea Horeca
Vigneti Romio:
Romagna DOC Trebbiano
Romagna DOC
Sangiovese Superiore Riserva
Romagna Rubicone IGT
Appassimento
Lo Spumante Rosé Dolce della Collezione Promosso, perfetto per crostate e biscotti, nasce da uve aromatiche, principalmente Moscato, provenienti dalla zona collinare di Treviso. La piccola parte di uva rossa viene vinificata facendo macerare per breve tempo le bucce, mentre la vinificazione in bianco mantiene ed esalta l’aroma intenso e delicato delle uve. La moderata gradazione alcolica, 9,5%, lo rende uno spumante ideale per il momento del dessert, oltre a un bouquet intenso di frutta come pesca e fragola, note floreali e un gusto avvolgente e aromatico. Le bottiglie hanno il classico formato da 0,75 e si possono acquistare in cartoni da 6 pezzi. www.montelvini.it
Tra paesaggi alpini di rara bellezza nasce l’acqua minerale delle Piccole Dolomiti: Fonte
Margherita 1845
Esclusivamente in vetro e nel brick eco-friendly. Il suo sapore neutro esalta il gusto dei cibi e dei piatti a cui si accompagna. Originale il design della bottiglia in vetro che rimanda a quelle degli anni Sessanta rivisitata in chiave contemporanea. L’impresa veneta ha tre stabilimenti, cinque marchi di storiche acque minerali e due linee di bevande rigorosamente analcoliche.
www.fontemargherita.com
Acqua MOOD è la style water che sa farsi notare. La bottiglia gioca sulla trasparenza del cristallo e sulla praticità della plastica con linee eleganti, logo inciso con caratteri forti, etichetta essenziale e tappo silver personalizzato a colori per indicare le versioni naturale e frizzante.
Acqua MOOD è sostenibile grazie alla nuova Mood100 prodotta con bottiglia in 100% R- PET. Notevole l’effetto perlato e ‘Velvet Touch’. Disponibile nei formati da 500 ml e 810 ml.
www.acquamood.it
www.spumador.com
www.refresco.it
La linea Toniche Schweppes Selection nasce per soddisfare le esigenze dell’Horeca e dei cocktail drinkers, grazie al design delle sue bottiglie, ai suoi aromi naturali e alle sue bollicine che rendono la gasatura persistente fino all’ultimo sorso ed esaltano gli aromi tipici dell’alcool di qualità. Disponibile nel formato in vetro da 0.20 l, nelle varianti Tonica Classica, Tonica Pepe Rosa e Tonica Hibiscus . Schweppes è prodotta e distribuita in Italia da Acqua Minerale San Benedetto su autorizzazione di Schweppes Int. Limited.
www.schweppes.it
www.sanbenedetto.it
Sgorga tra le Alpi ed il mare acqua S.Bernardo con un obiettivo nel cuore. Scorre e aiuta castagneti rendendoli nuovamente alleati contro il carbonio.
Viaggia e tutela prati stabili restituendo alle api la casa dove lavorare per la natura.
Raggiunge la tua tavola e fa sorgere boschi di città contrastando lo smog.
Lotta per la compensazione della CO2 con un impegno fermo: Impatto zero entro il 2026.
Mr.Dobelina Ralph Gourmet Bun è a base di patate dal peso di 80 gr ciascuno. Il perfetto mix tra tradizione gourmet italiana, e gusto americano, questo prodotto da forno made in Italy è la base perfetta per hamburger e ogni tipo di farcitura, merito del gusto avvolgente e di un impasto soffice, arricchito da uova e burro, perfetto anche per ogni tipo di salsa. Hanno un diametro di 11 cm e sono disponibili in comodi sacchetti da 4 buns. Si conservano per 45 giorni in luogo fresco e asciutto. www.mrdobelina.com
Fredd Crash è l’unico sistema spacca bottiglie di vetro sul mercato, pratico e compatto da inserire nel sottobanco di bar e locali. È in grado di ridurre il volume delle bottiglie in vetro dell’80% garantendo più spazio e aree più ordinate. Fredd Crash pesa 106 kg, misura 600mm x 600mm x 840mm e necessita di corrente standard 220V/50Hz con attacco spina plug. Inoltre, è munito di una spia d’emergenza con segnale acustico in caso di mal funzionamento. www.fredd.eu
San Benedetto Indian Black Tea
è il tè premium pensato per i locali Horeca firmato San Benedetto.
Una ricetta esclusiva a base di infuso di foglie di tè nero indiano ai gusti Pesca e Limone, in acqua oligominerale, senza coloranti, conservanti e zuccheri artificiali.
Tanto gusto racchiuso in una bottiglia in vetro da 25 cl rifinita da decori floreali e raffinati giochi di trasparenza. Disponibile in casse da 16 bottiglie.
www.sanbenedetto.it
Un’elegante bottiglia da 700 ml e 42% gradi di alcol. È Marconi 42, il Gin italiano dai profumi e dagli aromi del Mediterraneo, prodotto da Poli e distribuito in esclusiva da Meregalli Spirits. Distillato artigianalmente in alambicco a bagnomaria sottovuoto, porta con sé note di menta, basilico, rosmarino, timo e altre botaniche, gusti capaci di esaltare una miscelazione fresca e creativa come i consumatori richiedono. Ottimo bevuto da solo in un bicchiere tumbler, liscio o con ghiaccio, e perfetto come base per Gin Tonic.
www.meregalli.com
www.poligrappa.com
Ultimo arrivato di casa Serena a completare la gamma di spumanti del marchio Serena 1881 , lanciato nel 2021 in occasione del 140° anniversario dell’azienda, il Prosecco Doc Treviso Brut Nature , che nasce per incontrare i gusti del consumatore più esigente. Il basso grado zuccherino e la piacevolezza di beva lo rendono adatto per
È Federico Cremasco di Opificio Fred a dar vita a una serie proposte accattivanti in omaggio all’espressione del territorio e della natura del Friuli Venezia Giulia. Nel 2014 nasce la linea Fred Jerbis con Gin 43, Vermut 25 e Bitter 34, il trittico liquoroso che si ispira al mix del famoso cocktail Negroni. In particolare Gin 43 - il numero è lo stesso per le botaniche e per i gradi alcolici - ha un gusto erbaceo e persistente, perfetto per un Gin Tonic con una tonica neutra. Disponibile in pratiche bottiglie da 70 cl. www.opificiofred.com
tutte le tavole e per tutti i menù. Una lunga tradizione che incontra il design della bottiglia realizzata in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Disponibile nel classico formato da 0,75 l.
www.serenawines.it
www.serena1881.it
Formidabile è un amaro naturale nato dalla macerazione di erbe in alcol di grano. Una lavorazione artigianale con le bottiglie etichettate e sigillate con ceralacca a mano e specifica indicazione dell’annata. Il gusto agrumato, speziato e dal finale amaricante, lo rendono perfetto per essere bevuto da solo o per una serie di drink studiati ad hoc o rivisitati sui grandi classici. 32,5% gradi alcolici, Formidabile è disponibile in bottiglie da 70 cl e dal 2022 è stato acquisito dalla storica azienda liquoristica Pallini. www.pallini.com
Ideale in ogni momento, perfetto per chi non vuole rinunciare a un aperitivo di carattere ma senza alcool. È Alpex Spritz , realizzato con materie prime di alta qualità. Servito freddo, con ghiaccio e con una fetta di arancia, sprigiona note agrumate d’arancia, ha un finale piacevolmente amaro ed è perfetto per essere assaporato da solo o in miscelazione, grazie al suo ‘stile’ morbido e versatile. Pronto da bere, è disponibile in bottiglie da 20 cl, vetro a perdere.
www.alpexdrinks.com
INTERVISTA/CONSERVE ITALIA
PIER FRANCO CASADIO, STORICO DIRETTORE COMMERCIALE DI CONSERVE ITALIA, DALLO SCORSO GENNAIO HA LASCIATO
L’AZIENDA IN CUI HA LAVORATO PER OLTRE 30 ANNI. E CON GBI RIPERCORRE LA SUA CARRIERA, INDICANDO GLI AMBITI IN CUI I PROTAGONISTI DEL FUORI CASA
DEVONO CERCARE NUOVI SPAZI DI COLLABORAZIONE
L’ultimo miglio: è così che Pier Franco Casadio, storico Direttore Commerciale Horeca di Conserve Italia, definisce il passaggio strategico che attende la filiera in una fase di notevole incertezza e forte pressione inflazionistica. Un cammino indispensabile, fatto di confronto e formazione tra i protagonisti del fuori casa, da realizzare nell’interesse di tutti. Ma lui quest’ultimo miglio ha deciso di non percorrerlo: dalla fine di gennaio ha lasciato l’azienda in cui ha lavorato per 33 anni. “Ho maturato i requisiti per andare in pensione – racconta a GBI – e credo
sia giusto lasciare spazio ai giovani. Un po’ come i calciatori, che devono dimostrarsi bravi anche nel capire quando è arrivato il momento di dire basta. Per me l’edizione di Beer & Food Attraction di quest’anno è stata l’occasione per salutare tanti colleghi e il mondo dell’Horeca in cui ho trascorso gran parte della mia carriera”.
COME È ARRIVATO A
OCCUPARSI DI HORECA?
Mi sono dedicato al mondo Horeca per una mia scelta personale. Ho studiato per diventare spedizioniere doganale e dal 1982 ho svolto questa professione. Sentivo
però di essere più portato per le funzioni commerciali e ho deciso di cambiare. Ho lavorato per circa un anno come Capo Distretto in Welcom spa e nel 1990 sono entrato in Conserve Italia come Capo Area della Società Commerciale SALFA spa, distributrice del marchio Derby. In quegli anni, la specializzazione di canale non esisteva ed occuparsi di Distribuzione Moderna e Horeca era la norma in tutte le aziende di produzione. Io invece, un po’ per il mio carattere e un po’ perché ero convinto che il fuori casa avesse un grande avvenire davanti a sé, ho deciso di dedicarmi a questo canale con la curiosità e la professionalità che ci volevano per approcciarlo.
Molto positivo, perché fu un momento di scelte fondamentali. Conserve Italia ha un rapporto antico con l’Horeca e con i distributori, che risale agli anni ’40, quando le aziende all’ingrosso erano anche l’anello di congiunzione tra la produzione e il dettaglio alimentare. In seguito, lo scenario è profondamente cambiato, è nata la Grande Distribuzione ed è iniziato lo sviluppo che ha portato il fuori casa ad essere quello che oggi conosciamo. In quei primi
anni ’90, Conserve Italia ebbe l’intelligenza strategica di capire che era necessario specializzare l’offerta e questo ebbe ricadute importanti sul presidio del canale.
Furono differenziate le reti di vendita, furono rivisti i portafogli e gli assortimenti che andarono a differenziare le proposte nei due canali distributivi: Retail e Horeca. Oggi sembra normale, ma allora non lo era affatto. Dopo l’acquisizione nel 1984 della SALFA DERBY, l’azienda continuò la propria crescita acquisendo nel 1994 la Massalombarda Colombani a cui appartenevano i marchi YOGA e JOLLY COLOMBANI e nel 2004 fu la volta della Cirio De Rica. Lavorammo molto sulla organizzazione della rete vendita e sugli obiettivi commerciali, cioè quale tipo di distribuzione andare a colpire con i nostri marchi, ragionando in una prospettiva di sell out e non più di solo sell in. Tra i ricordi più piacevoli ci sono il lancio di Derby Blu e Yoga Magic per quanto riguarda il Beverage e di Cirio Alta Cucina e Valfrutta GraChef per il Food, linee quindi dedicate al canale. E i risultati ci hanno premiato.
QUAL È STATO IL SUO PERCORSO DI CARRIERA?
La mia carriera si è sviluppata soprattutto nel mondo Horeca in Conserve Italia: da Capo Area sono passato al Trade Marketing e successivamente sono diventato Responsabile Vendite e Direttore Vendite. In seguito, ho lavorato per circa due anni in Conserves France, la controllata francese del gruppo per poi rientrare in Italia dedicandomi al Brand Yoga. Dal 2012 ho ricoperto l’incarico di Direttore Commerciale Horeca Beverage & Food di Conserve Italia.
QUALI DIFFERENZE NOTÒ
NEL MERCATO D’OLTRALPE RISPETTO ALL’ITALIA?
Cito la più evidente: il numero di punti di consumo Horeca. L’Italia ne conta 300.000; la Francia in un territorio che è poco meno del doppio, fino al pre-pandemia ne aveva 100.000 in meno. Noi siamo secondi come numerica di punti vendita solo alla Spagna. Con due differenze: l’Italia ha un’estensione territoriale consistentemente inferiore rispetto alla Spagna e soprattutto registra un’incidenza del fuori casa sui consumi pari al 34% circa, mentre in Spagna si supera il 50% e dunque una maggiore disponibilità
di bar, ristoranti e locali è una logica conseguenza di una domanda nettamente più elevata.
AL RIENTRO IN ITALIA QUALE RUOLO HA RICOPERTO?
Direttore Vendite Horeca di Yoga e in seguito anche di Derby. Poi nel 2006 c’è stato un altro di quei cambiamenti epocali che ho avuto la fortuna di vivere in prima persona: l’accorpamento dell’offerta del Food Service al mondo Beverage. Prima avevamo due reti di vendita differenziate, ma era una scelta figlia di una forte specializzazione dei distributori che progressivamente è andata attenuandosi. Un tempo c’erano distributori che trattavano solo bevande, altri si occupavano di food o di prodotti freschi. L’evoluzione del mercato ha spinto molte aziende della distribuzione ad allargare la loro offerta ai prodotti food, affiancandoli al beverage. È una decisione che pone importanti problemi di ordine logistico e quindi va presa con la dovuta cautela, ma apre importanti opportunità. Non dimentichiamo che dei 66 miliardi di euro spesi nel 2021 nel canale Horeca, il 65-70% deriva da prodotti alimentari. Quindi nel fuori casa si consuma molto più food che beverage. In Conserve Italia questo accorpamento ha significato creare un’unica direzione commerciale per il Beverage e il Food Service, che ho guidato
fino a poche settimane fa. Abbiamo registrato crescite esponenziali sia nei volumi che nei fatturati, accelerando un processo di ottimizzazione che anche il distributore dovrebbe portare avanti nei confronti del punto vendita.
In Italia ci sono tanti distributori che propongono momenti di formazione alla loro clientela con proprie scuole che hanno fatto crescere nei gestori dei punti di consumo la conoscenza sull’offerta da presentare al consumatore e le competenze sulle miscelazioni. Ora occorrerebbe, alla luce della difficile situazione economica in cui ci troviamo, fare un passo in più: serve una formazione sui costi di gestione sempre rivolta ai gestori dei punti di consumo. Dobbiamo infatti aiutare l’esercente nella gestione anche economica della sua attività, affinché sia in grado di definire il food cost di ciò che vende. È una cosa che va fatta insieme, produttori, distributori e associazioni di categoria del pubblico esercizio. La mia preoccupazione è che la poca conoscenza degli aspetti gestionali porti, per esempio, i punti vendita a far salire in maniera eccessiva i prezzi, in modo non proporzionale agli incrementi di listino ricevuti dall’industria e dai distributori. Tutti ci auguriamo che prima o poi l’inflazione molli la presa, consentendoci
di abbassare i listini, ma tra i produttori c’è il timore che quando questo avverrà, i gestori non trasferiranno velocemente e nella giusta misura la riduzione di prezzo al consumatore. Se così fosse, si spalancherebbe un’opportunità per la Grande Distribuzione, che per ragioni competitive e strutturali è molto rapida nell’abbassare i prezzi al consumo.
PERCHÉ HA DECISO DI NON
PORTARE AVANTI IN PRIMA
PERSONA QUESTA INIZIATIVA?
L’esperienza è utile, ma servono anche risorse giovani e stimoli diversi. In Conserve Italia c’è la cultura del far crescere le persone internamente e coerentemente con questa logica è stato deciso di aumentare l’expertise interna, accorpando la direzione commerciale Horeca a quella Retail, guidata da Andrea Colombo. Andrea è in azienda da molti anni, conosce bene la nostra struttura e ha le competenze professionali giuste per garantire la continuità che Conserve Italia vuole dare al canale.
UN EX GIOCATORE PUÒ
RESTARE NEL MONDO
DEL CALCIO, DANDO CONSIGLI
A CHI SCENDE ANCORA IN CAMPO. LEI COSA FARÀ?
Mi piacerebbe occuparmi di formazione. I giovani di oggi hanno una preparazione teorica superiore a quella che avevamo noi. Manca, però, qualcosa a livello pratico. I risultati che ho raggiunto in questi 30 anni sono dovuti soprattutto al fatto che ho avuto la possibilità di formare i miei collaboratori in maniera esaustiva per il canale di appartenenza. Alcuni di loro sono entrati come agenti e oggi sono National Account e Responsabili Vendite, è una cosa che ci ha dato un forte vantaggio competitivo sul territorio e di cui vado molto fiero.
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Dolci al Cucchiaio, Creme e Farciture, Mousse e Semifreddi.
Ricco assortimento di miscele predosate, validi alleati in cucina per creare con rapidità e semplicità una carta dei dolci irresistibile, senza limitare la fantasia dello Chef.
Ma non solo… abbiamo “alzato l’asticella”, qualificando maggiormente la nostra attuale proposta per offrire alla pasticceria da ristorazione “prodotti convenience” di qualità superiore sotto ogni punto di vista, primo su tutti il gusto!
Migliorato le ricette, i contenuti tecnici, l’aspetto e la fruibilità del packaging rendendolo ancor più professionale e intuitivo, offrendo formazione e ispirazione attraverso bellissime e moderne immagini.
Tutto questo grazie all’impegno continuo della nostra ricerca e sviluppo, sempre pronta al confronto per migliorarsi, ma soprattutto grazie alla collaborazione di due partners d’eccezione: Chef Liubica Komlenic e CAST Alimenti.
Abbiamo lavorato a più mani per realizzare una gamma unica e nuova, che rivoluzionasse l’attuale concetto dei “preparati”, alzando l’asticella appunto.
IL RISULTATO?
� proposte e soluzioni trendy e innovative
� dessert freeze stable, ovvero resistenti alla congelazione
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FORMAZIONE/AFDB
All’inizio fu il passaggio generazionale. Sì, perché proprio come avviene in una famiglia, anche all’interno di un’azienda la trasmissione del sapere e delle varie skill ai figli o comunque alle nuove leve è un momento di importanza apicale. È questa la ragione che nel 1999 indusse Italgrob a dotarsi di una piattaforma per la formazione Horeca, con l’unica significativa differenza che il passaggio generazionale assumeva qui una connotazione più sistemica e strategica, trattandosi non di una singola azienda con figli da formare, bensì delle numerose consorziate facenti capo alla Federazione.
Ad affiancare fin dall’inizio l’organizzazione di categoria in tale proposito è Afdb - Associazione per la Formazione
nella Distribuzione Beverage, fortemente voluta dalla distribuzione e dai suoi corpi intermedi, i consorzi. Che, come riassume l’attuale Presidente Febo Leondini, “hanno sentito per primi la necessità di un adeguamento delle competenze. Non poteva d’altronde essere altrimenti, perché il front end consapevole del mercato è il distributore”.
Il primo atto dell’esistenza di Afdb coincide con l’attivazione dell’Horeca Distech, il corso di perfezionamento con focus sulla distribuzione di bevande, che all’alba del nuovo millennio e per gli anni immediatamente successivi sarebbe stato ospitato dalla Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Parma, preparando i giovani di tutta Italia mediante un efficace mix di teoria e pratica presso i principali player del settore (Campari, Heineken, Sanpellegrino, San Benedetto, Pepsico, Peroni, Ferrarelle, Biscaldi, Gruppo Italiano Vini,
Pago, Iri Infoscan e Conserve Italia). I nomi del successo di quegli anni sono quelli di Davide Pellegrini (Direttore Scientifico), Giuseppe Cuzziol (ex Presidente Italgrob e Afdb), Franco Peroni, ai tempi Direttore Generale di Campari Italia, e Marco Settembri, ex AD di Sanpellegrino.
Una novità assoluta per l’Italia, che introduceva nel nostro Paese per la prima volta la proficua esperienza maturata dalla francese Université de Nancy.
ATTO SECONDO: ROMA
Oggi tanti nomi sono cambiati, dai Presidenti di Italgrob e di Afdb, Antonio Portaccio e Febo Leondini, alla stessa location del corso, che dall’Emilia si è spostata alla Luiss di Roma, fino forse allo stesso settore Horeca: “Dal punto di vista del modello, non ci sono grandi differenze rispetto a oggi – precisa Leondini – si è invece evoluto il mercato, che non è un’entità fissa ma un corpo vivo in continua evoluzione. Esso ha visto infatti da un lato una concentrazione orizzontale degli operatori classici e, dall’altro, la nascita di nuove forme distributive e di somministrazione. D’altra par-
per poter comprendere questa evoluzione, guidandone, almeno in parte, il percorso.
Oggi, il master Horeca Trade Management della Luiss Business School contempla una prima parte comune a tutti gli studenti dei diversi master Luiss, che ha il fine di uniformare nell’arco di un trimestre le conoscenze degli allievi riguardo il Trade Management. La seconda parte è invece il corso Executive, quello specialistico, della durata di circa cinque mesi e che comprende tutti gli insegnamenti core concernenti il mercato Horeca. “Tutte le diverse fasi dell’ecosistema Horeca sono trattate all’interno del percorso formativo del Master – aggiunge il Presidente di Afdb – con una particolare attenzione, ovviamente, agli aspetti legati alla distribuzione. In origine erano previsti degli stage curriculari che poi, soprattutto in seguito al Covid-19, sono stati sostituiti da lavori di gruppo
te, non potrebbe essere diversamente, visto che il settore dell’ospitalità professionale è una rappresentazione plastica dei fenomeni di consumo: se cambia la società, cambia anche l’Horeca”. Di qui la necessità, sottolineata dallo stesso Leondini, di dotare gli attori degli strumenti concettuali
commissionati dalle aziende partner o di interesse generale per il settore”. Afdb integra il programma didattico con accenni in aula a grandi temi di attualità quali transizione ecologico-energetica, digitalizzazione e Pnrr; temi che vengono d’altronde seguiti con grande attenzione nelle attività collaterali realizzate da Italgrob sotto forma di sessioni dedicate durante l’International Horeca Meeting o durante i webinar Parliamone insieme proposti online sul sito della Federazione, che costituiscono pure essi momenti formativi
importanti. A questi si dovrebbero aggiungere in futuro anche corsi spot verticali di 1-2 giorni, attualmente in fase progettuale in quanto per ora tutte le forze sono concentrate nel fare uscire dalla fase di avviamento il corso Executive del Master. I docenti di quest’ultimo sono tutti professori universitari Luiss che prestano le loro competenze anche alla Business School.
Il numero degli studenti che si diplomano al Master Luiss annualmente oscilla tra i 10 e i 15: “Va detto che il trasferimento dei corsi Afdb da UniPr a LBS School ha influito in positivo sul numero – osserva a riguardo Febo Leondini – perché si è passati da un corso di formazione a un vero e proprio master di I Livello riconosciuto dal Miur, al quale possono accedere solo studenti in possesso almeno di una laurea triennale. Questo ha aumentato il livello di competenza sia in entrata che in uscita ma, altrettanto, ha inciso sul numero dei partecipanti”. Il master è patrocinato da Afdb, quindi sia da Italgrob sia dalle aziende industriali partner; a carico dello studente restano le spese di vitto, alloggio, viaggio ed è richiesto un contributo
al costo del Master, variabile sulla base del rendimento. Un investimento che comunque ha il suo ritorno, se si considera che in termini di employability quasi tutti gli studenti trovano lavoro nel settore entro sei mesi dal termine del percorso scolastico.
ASSOCIAZIONI/ADHOR
ANCHE L’HORECA HA LE SUE QUOTE ROSA A RIPROVA CHE IL MONDO DEL FUORI CASA HA CAPITO DA TEMPO IL RUOLO STRATEGICO DELLA DONNA. NE PARLIAMO CON PAOLA GIACCCHERO, PRESIDENTE ADHOR
“Il mondo sarebbe imperfetto senza la presenza della donna”, diceva Tommaso d’Aquino. Una citazione questa che possiamo portare nel mondo Horeca, perché anche questo settore sarebbe imperfetto senza una presenza forte e centrale della donna. Ne è una forte testimonianza Paola Giacchero, imprenditrice di successo e Presidente dell’Associazione Adhor
“Nel 2015 ho sentito che era giunta l’ora di avviare un percorso di valore per dare
voce e rappresentanza al mondo femminile, promuovere e valorizzare il ruolo della donna nel Fuori Casa a ogni livello e, trasversalmente, a tutti gli operatori della filiera: dall’industria beverage e food, agli esercenti dei pubblici esercizi, passando ovviamente per i distributori.
L’idea era, ed è, molto semplice: la mission di Adhor mette al centro delle sue
iniziative valori come Etica, Cultura e Solidarietà; valori preziosi, necessari per una crescita “virtuosa” dello stesso mercato del Fuori Casa. Siamo convinte che nella loro essenza più autentica, la ristorazione e l’ospitalità siano decisamente affini all’universo femminile: il gusto del buono, il senso del bello, il tatto, la grazia e la delicatezza, lo stesso sentimento dell’ospitalità, sono quei comuni e preziosi tratti distintivi che il mondo Horeca ha con quello femminile.
Certamente non è stato facile: trovare spazi, avere visibilità, farsi largo fra stereotipi e luoghi comuni. Però, dopo quasi dieci anni di iniziative e anche grazie alla spinta di tante altre associazioni al femminile, noto un cambio di rotta che spero possa essere “irreversibile”. Del resto, nel mondo dell’ospitalità professionale la maggioranza degli operatori sono donne, anche se spesso, e ancora, sono relegate a ruoli di secondo piano. Un vero peccato!
Dalla prima iniziativa solidale e di raccolta fondi - Bollicine Solidale nel 2016, alla birra del Cuore nel 2017, con cui abbiamo raccolto fondi che sono stati donati alla ARMR (Associazione Ricerche Malattie Rare). Poi è stata la volta di AMATRICIAMA, raccolta fondi a favore della città di Amatrice colpita dal terribile terremoto del 2016, fino alla nostra ultima iniziativa ‘Water is Life, Life for Ukraine’, dove abbiamo messo insieme 50 bilici di acqua minerale destinati ai centri di accoglienza dei profughi dell’Ucraina che fuggivano dalla guerra. Oltre a queste iniziative, Adhor autonomamente ne ha realizzate due di carattere culturale: un opuscolo sulla perfetta spillatura
della birra (Beerpedia) e un ricettario di piatti gourmet cucinati con la birra (La birra del piatto).
COSA SIGNIFICA PER LEI ESSERE CONSIGLIERE ITALGROB??
Sono consigliere Italgrob dal 2011, praticamente il consigliere con la più lunga anzianità di servizio. Negli anni ho lavorato con ben 4 distinte presidenze che si sono alternate in Federazione, una circostanza che mi ha certamente arricchita professionalmente e di cui sono particolarmente fiera.
QUANDO SI PARLA DI DONNE IN QUESTO SETTORE NON MANCA MAI IL TERMINE ‘PASSIONE’.
COME MAI?
Abbiamo cura e crediamo in quello che facciamo: le donne hanno un senso di “responsabilità” innato, la passione è una conseguenza inevitabile, un sentimento prezioso e necessario per spingerci oltre.
COME STA CAMBIANDO IL SETTORE HORECA E QUALI PROSPETTIVE VEDE PER IL FUTURO?
“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei loro sogni.” Questa massima di Eleanor Roosevelt è perfetta per parlare di prospettive e futuro. Dobbiamo immaginarci sempre un mondo migliore, nonostante i tempi che viviamo ci inducano a momenti di sconforto. Dopo la crisi pandemica, il mercato del Fuori Casa ha saputo reagire. Tuttavia, le difficoltà che il Covid ha prodotto, hanno creato non pochi problemi. Se saremo capaci di ripartire da valori fondanti come etica e solidarietà, potremo avere un mercato migliore.
QUALE SARÀ L’IMPEGNO PER QUEST’ANNO DI ADHOR? NE PARLERETE A RIMINI?
Il tema che metteremo al centro del nostro dibattito durante l’International Horeca Meeting di Rimini è quello della Responsabilità Sociale e dell’etica del lavoro. Tutti noi operatori, dall’industria di produzione, ai gestori dei locali passando ovviamente per chi si occupa di distribuzione, dobbiamo interrogarci su come poter metter al centro del nostro lavoro questi valori: il rispetto dei consumatori e la loro educazione. Penso alla necessità, ad esempio, di educare i giovani a bere in modo responsabile, trasferire cultura di prodotto, valorizzare il ruolo sociale del Fuori Casa, il mondo dove tutti noi lavoriamo. Un mondo che Adhor, con la sua propulsione al femminile, vuole rendere migliore.
dicembre 2022. Franco Bruno
Marini ci ha lasciato, un addio silenzioso e discreto, come era nella natura del personaggio. Dal 1993 al 2011 è stato il Segretario Nazionale di Italgrob, una lunga e fattiva militanza la sua con un ruolo di primo piano nello sviluppo e nell’affermazione della Federazione quale punto di riferimento dei consorzi e dei distributori di bevande italiani. Vogliamo ricordare la sua gentilezza, il suo fare educato e signorile, discrezionalità e serietà erano i suoi tratti salienti. In apparenza poteva apparire distaccato con quel suo modo di fare molto “British”, ma da buon ligure, sotto quella scorza dura, covava passioni autentiche come quella per la lettura, aveva sempre con sé un buon libro da leggere. Ma la sua passione più grande è stata quella di essere, con dedizione ed umiltà, al servizio della causa dei distributori indipendenti. Credeva in loro, li apprezzava e ha lavorato incessantemente per promuovere la categoria e creare coesione. Diceva: Un sindacato è forte se i suoi associati sono coesi altrimenti è influente fuori, ma con poco potere esecutivo. Non era un chiacchierone Franco, sapeva soprattutto ascoltare, ma quando parlava era vero e incisivo come quanto scriveva i suoi raffinati e pungenti editoriali sulla rivista GBI che ha diretto magistralmente dalla sua fondazione dal 1993 fino al 2011. Ricordiamo anche il suo impegno in AFDB, dove insieme al compianto Angiolino Cortesi, furono determinanti per l’implementazione del corso di formazione per i giovani distributori figli d’arte, l’Horeca Distech, iniziativa di cui andava molto fiero. Vogliamo ricordarlo con le sue stesse parole “I fatti più belli e pregnanti capitalizzati nella mia lunga permanenza nella distribuzione indipendente riguardano il piano umano, ho implementato la mia esperienza seguendo molti professionisti dell’ingrosso del beverage, ho
apprezzato il loro senso dell’impresa e dell’amicizia di cui sono veramente fiero. Poi quando percepisco di essere ritenuto un soggetto amichevole a cui si possono chiedere consigli anche dai figli dei miei amici distributori, il mio appagamento va al massimo e mi congratulo con me stesso per aver investito così bene il mio tempo. Ai miei amici distributori voglio dire che mi avete regalato un grande valore che rimarrà per me, indimenticabile.”
Questo quanto disse a febbraio 2012, nel momento del suo commiato da Segretario Nazionale di Italgrob, poche parole, un semplice e sentito atto d’amore verso i distributori. Un sentimento che nell’ora del suo addio i distributori italiani hanno il dovere di ricambiare con una preghiera e con un Grazie Franco, riposa in pace.
di Giuseppe RotoloASSEMBLEA:
COMPOSTA DAI PRESIDENTI DEI CONSORZI FEDERATI, REFERENTI GRUPPI IMPRESE NAZIONALI E DAGLI ASSOCIATI INDIPENDENTI.
STAFF TECNICO:
GRUPPO DI LAVORO COMPOSTO DA TECNICI DELLA DISTRIBUZIONE.
DELEGHE SPECIALI:
FEBO LEONDINI: PRESIDENTE
AFDB E RESPONSABILE DEL CENTRO STUDI
Italgrob, è l’associazione nazionale di riferimento che raggruppa tutti i Distributori e le associazioni consortili che operano nel fuori casa Italiano. A seguito dell’evoluzione del mercato e della stessa categoria, la sua identità si è meglio esplicitata con la dizione: Federazione Italiana Distributori Horeca.
La sua mission principale è quella di rappresentare i distributori del settore Horeca, tutti accumunati dallo svolgere lo stesso servizio di fornitura e supporto specialistico/informativo al punto vendita.
Gli obiettivi di Italgrob, e nello specifico per quanto concerne il piano quadriennale, sono quelli di misurarsi in tre distinte aree di azione, contestuali alla propria mission.
• POLITICO ECONOMICO SOCIALE
• SINDACALE
• ATTIVITÀ DI SERVIZI A SUPPORTO DELLA
DISTRIBUZIONE FOOD & BEVERAGE CHE OPERA SUL MERCATO HORECA
INTERNATIONAL HORECA
MEETING
L’unico evento dedicato agli operatori della filiera horeca (produttori, distributori e pubblici esercizi) e alle aziende produttrici del mondo Horeca.
GBI Magazine è l’organo ufficiale di ITALGROB. È il punto di riferimento per tutti i distributori di food&beverage che operano sul mercato nazionale nel canale Horeca.
GBI NEWS è il portale, collegato al Magazine GBI, ricco di notizie del settore Fuori Casa, aggiornate in tempo reale, a cui si affiancano una serie di newsletter dedicate a tutti i distributori e agli altri interlocutori della filiera Horeca.
ISCRIZIONI A ITALGROB DA PARTE DI IMPRESE INDIPENDENTI:
Anche i distributori non facenti parte dei consorzi federati possono iscriversi alla Federazione acquisendo una serie di vantaggiosi diritti:
• Usufruire di particolari convenzioni stipulate direttamente dalla Federazione e di tutte le convenzioni stipulate dal Sistema Confindustria
• Ricevere la rivista GBI, i bollettini economico-fiscali e i notiziari sugli avvenimenti del mercato
• Pubblicare articoli della propria azienda sul sito italgrob.it e/o sulla rivista GBI e il portale GBI NEWS
• Avere consulenza diretta nei casi di vertenze importanti con le Istituzioni locali (Comune, Regione, Sindacati, ecc)
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n. 199 febbraio - marzo 2023 www.gbinews.it
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