Milkcoop magazine n.2 - 2020

Page 1

N. 2 - 2020 - NOVEMBRE-DICEMBRE

IL MAGAZINE DELLE FILIERE COOPERATIVE LATTIERO CASEARIE

SOSTENIBILITÀ

sfida e opportunità per le filiere lattiero-casearie


IL MAGAZINE DELLE FILIERE COOPERATIVE LATTIERO CASEARIE

n.2 • 2020

SOMMARIO

NOVEMBRE-DICEMBRE

PAG. 8

IL SETTORE LATTIERO CASEARIO

GRANA PADANO DOP: BENESSERE ANIMALE E SOSTENIBILITÀ

PAG. 6

PAG. 12

guida a una corretta interpretazione

PARMIGIANO REGGIANO DOP: LA SFIDA DEL BENESSERE ANIMALE EDITORIALE PAG. 5

di GIOVANNI GUARNERI

STANDARD GENERALE DEL CODEX PER L’USO DEI TERMINI LATTIERO CASEARI PROGRAMMA LIFE PAG.10

DALLA UE OLTRE 280 MILIONI DI INVESTIMENTI OVERVIEW PAG. 14

IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA EUROPA PAG. 16

GREEN DEAL

verso la neutralità climatica europea

PAG. 19

STRATEGIA FARM TO FORK PAG. 27

ARCHITETTURA VERDE DELLA PAC


IL FUTURO DELLA ZOOTECNIA PAG. 28

QUALI AZIONI INTRAPRENDERE PAG. 35

PROSPETTIVE FUTURE PAG. 38

16

GREEN DEAL UE

28

IL FUTURO DELLA ZOOTECNIA

42

FILIERE SOSTENIBILI

60

CONSUMI GREEN

PARMIGIANO REGGIANO

Cooperative in prima linea per certificare la filiera sostenibile

PAG. 41

LATTERIA SORESINA

Un’app di filiera per guidare la transizione green

SOSTENIBILITÀ DI FILIERA PAG.42

UN PROGETTO LIFE

per certificare la sostenbilità delle filiere dei formaggi DOP

PAG. 46

SANTANGIOLINA LATTE

come migliorare l’efficienza energtica dei caseifi

PACKAGING PAG.48

LA SFIDA AMBIENTALE SCENARI INTERNAZIONALI PAG.52

GLI ESEMPI DEI BIG PLAYER DEL DAIRY - FrieslandCampina

- Il gruppo cooperativo Valio - Fonterra

CONSUMI PAG.60

CONSUMATORI GREEN

NEWS IN PILLOLE PAG.66



editoriale

di Giovanni Guarneri

Questo nuovo numero di Milkcoop chiude il 2020, un anno segnato in maniera determinante dalla crisi, una crisi a 360 gradi, che ha colpito tutti, legata alla pandemia Coronavirus. Anche Il settore lattiero caseario ne ha inevitabilmente risentito, ci siamo trovati in pochissimo tempo ad avere i food service chiusi, con una perdita del 30% delle vendite del comparto, a fare i conti con l’assenza del personale, soprattutto nelle zone più colpite dalla pandemia e anche con le difficoltà di approvvigionamento dei dispostivi di sicurezza come le mascherine. Da una parte quindi c’è stata la grande difficoltà di raccogliere tutto il latte alla stalla durante la crisi, dall’altra l’impossibilità di dare sbocco ai prodotti trasformati. Questa situazione ha visto la cooperazione impegnata in prima fila, con il massimo sforzo per raccogliere tutto il latte e poterlo comunque trasformare. Le difficoltà nei mesi di marzo, aprile, maggio hanno poi provocato un crollo dei prezzi di alcuni prodotti lattiero caseari ed un forte rallentamento delle vendite di latte fresco: è stato un momento molto delicato, ma lo abbiamo affrontato, insieme. È stato affrontato con una grande crescita delle vendite attraverso i canali digitali, nelle loro varie forme e questo ha riguardato sia i punti vendita delle singole cooperative, sia la distribuzione. Abbiamo messo in campo tutte le pratiche che ci hanno permesso di affrontare il nuovo scenario che si stava delineando. Uno degli elementi fondamentali è stato quello di riorganizzare il lavoro in piccoli gruppi, è stato importante applicare, dove possibile, lo smart working. E poi c’è stato lo sforzo di ricostruire il portfolio di prodotti orientandosi verso quelli con referenze richieste dalla distribuzione, che ha avuto nei negozi piccoli e medi buone performance di vendita, o che potevano essere adatte all’ecommerce. Questo adattamento ha comportato uno sforzo organizzativo, ma ha dato dei risultati importanti., in termini di riequilibrio all’interno della filiera. La seconda ondata della pandemia, che ha colpito il nostro paese, ci ha trovato più organizzati. Avere riadattato la capacità produttiva alle nuove esigenze di mercato ci ha permesso di ritrovare l’importanza e la centralità della produzione lattiero casearia all’interno dello stesso mercato. È importante, per il futuro, trovare misure in grado di rilanciare anche le vendite di latte fresco, È stato un anno difficile, ma dalla crisi generata abbiamo imparato alcune lezioni: abbiamo imparato che occorre mantenere i nervi saldi perché siamo in una filiera molto importante e abbiamo la responsabilità di garantire l’approvvigionamento, abbiamo imparato che l’organizzazione del lavoro è alla base della gestione delle emergenze. Dall’altro abbiamo potuto toccare con mano l’importanza di raccogliere sempre il latte alla stalla perché è un bene prezioso e abbiamo constatato ancora una volta l’importanza delle DOP che sono un baluardo all’interno della politica comunitaria ed hanno marchi ad elevata riconoscibilità che sono premianti e garantiscono sicurezza al consumatore. Intanto il risultato dei nostri sforzi e del nostro impegno nel corso del tempo è che c’è stata una ripresa e un adattamento della filiera lattiero casearia. Il futuro si presenta ancora pieno di incognite, ma siamo pronti a portare nel 2021 le lezioni imparate e a farne tesoro, insieme ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

5


guida ad una corretta intepretazione dello Standard Generale del Codex per l’uso dei termini lattiero-caseari (GSUDT) La “International Dairy Federation” nel suo bollettino mensile ha presentato la natura, lo scopo e le implicazioni dello Standard Generale del Codex per l’uso dei termini lattiero-caseari (Codex General Standard for the use of dairy terms, GSUDT) nel contesto del commercio nazionale, regionale e internazionale, inclusa la sua posizione in relazione all’accordo del WTO sulle barriere tecniche al commercio (TBT). Il GSUDT è uno dei più importanti testi per il settore lattiero-caseario e si pone l’obiettivo di determinare quando, dove e come si dovrebbero utilizzare e non utilizzare i termini lattiero-caseari (dairy); bisogna ricordare però che il rispetto delle disposizioni di questo Codice sono volontarie. Il GSUDT è rivolto in particolare ai legislatori che si occupano delle normative sull’etichettatura su un piano nazionale, regionale e internazionale, ma destinatari sono anche i rappresentanti legali delle imprese agroalimentari. Gli obiettivi del GSUDT sono: 6

Proteggere gli interessi dei produttori di latte e dei suoi derivati; infatti i distributori di prodotti che non sono lattiero-caseari, grazie anche a efficaci strategie di marketing, cercano di proporli come validi sostituti di latte e latticini, per guadagnare quella solida posizione sul mercato, remunerativa per i produttori, che i prodotti lattiero-caseari sono riusciti a raggiungere date le loro caratteristiche nutrizionali, funzionali e sensoriali. Proteggere gli interessi dei consumatori, in modo che non siano ingannati o fuorviati nelle loro scelte di acquisto. Facilitare le pratiche commerciali corrette e leali. Evitare deficit nutrizionali nelle diete o impatti negativi sulla salute, che potrebbero generarsi dal consumo di quei prodotti che imitano i latticini, ma non hanno le stesse caratteristiche nutrizionali.

Dunque per tutelare i consumatori, ma anche i produttori, occorre che le etichette dei prodotti lattiero-caseari e di prodotti non-dairy usino dei termini che non siano falsi, ingannevoli o che creino un’impressione sbagliata su ciò che si sta acquistando; inoltre tali termini non devono evocare altri prodotti con cui latte e derivati possono essere confusi. Nel GSUDT si specifica che quando vengono nominati prodotti lattiero-caseari modificati, devono essere introdotte nell’etichetta delle parole chiave che sono necessarie per non confondere il consumatore, in particolare in etichetta dovrebbero essere sempre dichiarati: la specie di origine del latte, se diversa dalla vacca da latte (da capra, da bufala, ecc.), le modifiche alla composizione (privo di lattosio, ridotto contenuto di grassi, ecc.), le modifiche alle proprietà nutrizionali, l’estensione della shelf-life o i cambiamenti nelle condizioni fisiche del prodotto. Il principio che guida il GSUDT è che i termini lattiero-caseari sono riservati al latte

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


e ai latticini, quindi prodotti che non contengono latte o i suoi derivati, ma che usano termini lattiero-caseari, non sono conformi ad esso. In sostanza i comuni termini lattiero-caseari (come latte, crema, formaggio, burro, yogurt) devono essere riservati a quei prodotti che sono costituiti da latte e dai suoi derivati, altrimenti si rischia di ingannare il consumatore. Andando nel dettaglio, il GSUDT propone alcune definizioni per il latte e i prodotti lattiero-caseari per consentire il corretto uso dei termini dairy:

ne e latte arricchito di calcio. Considerando invece i prodotti lattiero-caseari modificati, essi possono mantenere il termine lattiero-caseario se rispettano tre condizioni, secondo il GSUDT: in primo luogo vicino al nome deve esserci una chiara descrizione della modificazione a cui il latticino è stato sottoposto; in secondo luogo le caratteristiche essenziali del prodotto devono essere mantenute; infine il prodotto si attiene ai limiti di modificazione stabiliti dagli standard.

Termini lattiero-caseari quei nomi, simboli o altri device che si riferiscono o evocano direttamente o indirettamente il latte o i latticini.

Il GSUDT specifica inoltre le regole per poter utilizzare i termini lattiero-caseari per altri alimenti nondairy, in particolare tali prodotti si distinguono in due categorie: alimenti non lattiero-caseari che non contengono componenti del latte e alimenti nondairy che contengono ingredienti del latte. Per i primi (per esempio bevande a base di soia, birra, ecc.) non è possibile riferirsi in nessun modo al latte, ai latticini o ai prodotti lattiero-caseari compositi, a meno che il nome del prodotto, costituito da un termine lattiero-caseario, sia riconosciuto in larga parte e sia usato tradizionalmente nel paese dove è venduto. Quindi ci sono alcuni alimenti, che pur non essendo costituiti da componenti del latte, possono utilizzare come nome termini lattiero-caseari, perché tradizionalmente vengono così identificati dal consumatore stesso: ad esempio il latte di cocco e il burro di cacao. Per quanto riguarda quegli alimenti non-dairy che contengono ingredienti del latte, essi possono utilizzare i termini lattiero-caseari ed essere definiti prodotti lattiero-caseari compositi, se i componenti del latte non sono stati sostituiti e se gli ingredienti del latte costituiscono la parte essenziale dell’alimento in termini di quantità.

Latte la normale secrezione della ghiandola mammaria degli animali in lattazione ottenuta da una o più mungiture, senza nessuna aggiunta o estrazione da essa, destinata al consumo come latte liquido o a successive lavorazioni. Latticino o prodotto lattiero-caseario un prodotto ottenuto da qualsiasi lavorazione del latte, che può contenere additivi e altri ingredienti funzionali e necessari alla lavorazione. Prodotto lattiero-caseario composito prodotto di cui il latte, un latticino o un componente del latte sono parte essenziale in termini di quantità. Per quanto riguarda il latte da bere, modificato nella sua composizione originaria, ci sono dei termini che dovrebbero essere utilizzati per identificarlo, in linea con le norme del GSUDT: latte intero, latte a basso contenuto di grassi, latte scremato, latte a basso contenuto di lattosio, latte arricchito con vitamine, latte arricchito di protei-

QUESTO BOLLETTINO VUOLE FORNIRE INDICAZIONI CHIARE AGLI OPERATORI DEL SETTORE PER EVITARE CHE VENGANO USATI I TERMINI DEI PRODOTTI LATTIEROCASEARI PER GLI ALIMENTI CHE NON SONO A BASE DI LATTE. FORNISCE DETTAGLI IN MERITO ALLE INDICAZIONI DA INSERIRE IN ETICHETTA MA ANCHE PER LE CAMPAGNE PROMOZIONALI. Caroline Emond, Direttore Generale, IDF

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

7


GRANA PADANO PADANO DOP BENESSERE ANIMALE E SOSTENIBILITÀ le richieste green dei consumatori di Grana Padano

8

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


I consumatori cambiano i criteri di scelta dei prodotti. Ed anche un formaggio con mille anni di storia e il più consumato nel mondo tra quelli a denominazione d’origine protetta, il Grana Padano, vuole soddisfare le nuove richieste, soprattutto quando gli permettono di valorizzare ulteriormente le sue qualità ed il legame con il territorio dove è prodotto.

Già dalle ultime assemblee il Consorzio di Tutela ha puntato ad intensificare l’azione tesa a migliorare la tutela del benessere animale e la sostenibilità ambientale, sfide che coinvolgeranno i 129 produttori associati con i loro 142 caseifici e le oltre 4.000 stalle che fanno parte della filiera. La tutela delle bovine che forniscono la materia prima di assoluta qualità entrerà presto nel disciplinare di produzione tra i criteri da rispettare per ottenere la DOP. “Spetta ad ogni caseificio coinvolgere i produttori che gli conferiscono direttamente latte – spiega il Presidente del Consorzio Renato Zaghini – e quindi inviare i report di ciascuna valutazione al Consorzio che li elaborerà. Partendo dal quadro che ne ricaveremo, avvieremo la procedura per introdurre la valutazione del benessere animale nel Disciplinare di produzione del Grana Padano”. Perché il benessere animale è importante per il consumatore? “Oggi nella scelta di un prodotto alimentare, soprattutto se di origine animale, chi acquista sempre più spesso alla sicurezza igienica e alla qualità nutrizionale e sensoriale unisce la sostenibilità etica – risponde il presidente del Consorzio di Tutela. Il consumatore vuole avere la certezza che il latte utilizzato per produrre Grana Padano Dop sia stato munto da bovine non solo sane, ma an-

che nutrite bene e allevate in uno stato psico-fisico ottimale. Dimostrarlo è sempre più un’esigenza, che trova perfettamente d’accordo chi produce latte e Grana Padano per una considerazione semplice: se la vacca è felice, il suo latte è migliore e quindi migliore il formaggio che con il suo latte si produce”. Più complesso ma altrettanto decisivo è l’impegno verso l’ambiente, che oggi ha il suo cuore nel progetto LIFE TTGG – The Tough Get Going («I “formaggi” duri cominciano a giocare»), avviato dal Consorzio insieme al Comité Interprofessionnel de Gestion du Comté di Francia. Per rendere più efficienti i sistemi produttivi dei formaggi DOP, si punta a mappare in modo accurato l’impatto ambientale di tutta la filiera produttiva, dalla stalla al consumo e alla gestione dei rifiuti, definendo e utilizzando procedure più sostenibili. “Il sistema Grana Padano già si trova in una condizione virtuosa – spiega Zaghini. Le stalle sono vicine ai caseifici, l’alimentazione delle bovine avviene quasi interamente con prodotti aziendali, nelle lavorazioni si utilizza poca energia termica e il fabbisogno di freddo è minimo. Quindi, questi fattori costituiscono un sistema ad emissioni ridotte, soprattutto di CO2”.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

9


Dall’Ue oltre 280 milioni per il Programma LIFE

Nuovi investimenti da parte della Commissione europea per il programma LIFE, che è lo strumento di finanziamento comunitario per l’ambiente e le azioni per il clima: è stato appena approvato un pacchetto di investimenti di oltre 280 milioni di euro, provenienti dal bilancio dell’UE per oltre 120 nuovi progetti del programma LIFE. Complessivamente questo finanziamento dell’UE stimolerà investimenti per quasi 590 milioni di euro che concorreranno al conseguimento degli ambiziosi obiettivi di questi progetti in materia di ambiente, natura e azione per il clima. Questo importo rappresenta un aumento del 37% rispetto allo scorso anno. I progetti contribuiranno a conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo sostenendo la strategia dell’UE sulla biodiversità e il piano d’azione per l’economia circolare, dando impulso alla ripresa green, aiutando l’Europa a 10

diventare un continente a impatto climatico zero entro il 2050 e non solo. Molti hanno carattere transnazionale e coinvolgono più Stati membri. I progetti Circa 220 milioni di euro sono destinati a un’ampia gamma di progetti in materia di ambiente e uso efficiente delle risorse, natura e biodiversità, governance e informazione sul tema e oltre 60 milioni di euro sono invece destinati al sostegno di progetti per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, per la governance e l’informazione. Entrando nel dettaglio, una parte dei fondi sarà destinata a progetti volti a prevenire gli sprechi alimentari e a esplorare nuove e migliori modalità di gestione dei rifiuti, in linea con il nuovo piano d’azione dell’UE per l’economia circolare. Stanziate risorse finanziarie anche per progetti che

aiuteranno le industrie ad alta intensità energetica a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, in linea con l’ambizioso piano per l’obiettivo climatico della Commissione e con l’obiettivo della neutralità climatica. Investimenti anche per la biodiversità: progetti quali il ripristino delle torbiere contribuiranno all’attuazione della strategia dell’UE in materia. Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, ha sottolineato: “Il Green Deal europeo è la nostra tabella di marcia verso un’Europa verde, inclusiva e resiliente. I progetti LIFE incarnano questi valori in quanto uniscono gli Stati membri intorno agli obiettivi comuni della protezione dell’ambiente, del ripristino della natura e del sostegno alla biodiversità.”

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


NATU RA

IO* TOS AT

E PRIVO D ENT IL LM

conservanti e additivi


PARMIGIANO REGGIANO DOP LA SFIDA DEL BENESSERE ANIMALE:

VALORE CENTRALE DELLA DOP PARMIGIANO REGGIANO

L’evoluzione dei mercati alimentari e del rapporto con i consumatori ha portato in primo piano la crescente attenzione al tema del benessere animale. Un’attenzione che diventa pilastro essenziale nel caso dei prodotti DOP. Per queste ragioni nel 2018 il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha creato il Servizio Produzione Primaria finalizzato allo studio ed alla promozione dell’attenzione a questo tema strategico. In quest’ottica, nella primavera 2019 sono stati reclutati sei veterinari e, 12

dopo approfondita formazione sull’utilizzo della check list messa a punto dal CReNBA per stimare il livello di benessere degli animali allevati, è stato avviato un censimento capillare di tutti gli allevamenti inseriti in filiera, un’attività che prosegue con un presidio basato su visite sistematiche. La valutazione è stata proposta come un servizio volontario, e non come un obbligo, proprio per accompagnare l’evoluzione culturale del sistema. A due anni di distanza, è molto interessante il fatto che solo l’8% delle stalle

non ha ancora aderito al censimento, mentre il 92%, spesso anche grazie al ruolo proattivo del caseificio, ha accettato il servizio. Tra maggio 2019 e ottobre 2020, con l’interruzione COVID, sono state così effettuate 3.854 visite in 2.420 stalle. Questa attività ha permesso di ottenere un quadro molto dettagliato della situazione nelle aziende che producono latte da destinare alla trasformazione in Parmigiano Reggiano, un quadro molto variegato essendo riferito ad un comparto molto ampio ed eterogeneo: si passa da stalle con 5 capi a stalle con quasi 1.000 capi adulti. E tali allevamenti sono sparsi su 5 province, dalla bassa padana fino all’alto appennino. Come noto la check list CReNBA produce un giudizio numerico complessivo del benessere animale oltre a cinque punteggi riferibili alle cinque aree in cui è organizzata la check list. Il punteggio medio stimato per tutte le stalle è stato 69, che diventa 71 se la media viene ponderata in base ai capi. Ciò testimonia come le stalle più grandi tendano ad avere livelli di benessere più elevati. Non sono disponibili, per quanto a nostra conoscenza, dati analoghi su altri comparti che possano permettere un’analisi comparata. Essendo 60 il valore suggerito dal CReNBA come soglia di “sufficienza”, un valore medio attorno a 70 sembra tuttavia suggerire una situazione di benessere animale complessivamente

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


L’evoluzione dei mercati alimentari e del rapporto con i consumatori ha portato in primo piano la crescente attenzione al tema del benessere animale. Un’attenzione che diventa pilastro essenziale nel caso dei prodotti DOP. Per queste ragioni nel 2018 il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha creato il Servizio Produzione Primaria finalizzato allo studio ed alla promozione dell’attenzione a questo tema strategico.

sana, una buona premessa per le azioni che verranno messe in campo in vista di un ulteriore miglioramento, specialmente in alcuni specifici ambiti. Si segnala allo stesso tempo che le stalle con carenze complessive significative sono attorno al 9% (con poco più del 5% dei capi), più frequenti fra le stalle a stabulazione fissa e di montagna. Per quanto riguarda le diverse aree di valutazione, punteggi più bassi sono stati rilevati nell’ambito grandi rischi e biosicurezza mentre le aree management, strutture e rilievi sugli animali hanno mediamente valori più alti. In circa il 30% dei casi, le carenze riscontrate hanno avuto un significativo miglioramento nel corso del periodo, a dimostrazione del fatto che in molte situazioni la causa della carenza era legata semplicemente a non conoscenza, per cui una volta inquadrato il problema è stato velocemente risolto. Tali situazioni riguardano principalmente

la gestione dei vitelli con particolare riferimento alle caratteristiche costruttive dei box in cui sono allevati. Esiste, infine, un blocco (5-10%) di aziende in cui sono urgenti interventi di adeguamento della gestione e/o delle strutture. Nel complesso, come prevedibile, è emerso un quadro molto eterogeneo ed in rapida evoluzione. Questo monitoraggio oggi rappresenta un indispensabile punto di partenza che permetterà al Consorzio di orientare, già a partire dal 2021, un piano organico di interventi con significativi investimenti economici per accompagnare ed accelerare l’ulteriore miglioramento delle performance complessive del comprensorio in tema di benessere animale. E in questo percorso un ruolo centrale sarà ricoperto dai caseifici in quanto catalizzatori del benessere animale nelle singole “filiere caseificio”.


Il futuro dell’agricoltura Numerose sfide da affrontare, ma anche molte opportunità da cogliere. Lo scenario presentato dalla FAO al 2050 Entro il 2050, secondo le stime della FAO, il settore agroalimentare dovrà generare il 50% in più di alimenti e mangimi a seguito di un progressivo aumento della domanda di consumo. Si prevede infatti un trend di crescita della popolazione soprattutto nei paesi emergenti (si stima di passare da 7,1 miliardi di persone nel 2012 a circa 9,8 miliardi nel 2050 fino a 11,2 miliardi nel 2100). Saranno poi accentuati alcuni trend socio-economici: i paesi ad alto reddito già oggi sono di fronte ad una popolazione che invecchia progressivamente, mentre i paesi a basso reddito hanno dinamiche diverse. Insieme all’urbanizzazione, questo fenomeno avrà notevoli conseguenze anche per la forza lavoro agricola e, in generale, per l’intero sviluppo delle aree rurali. Inoltre, un’età media più alta genererà impatti anche per gli imprenditori agricoli che avranno maggiori difficoltà a accedere al credito, alla formazione o a riuscire a cogliere nuove opportunità, per mancanza di risorse, competenze o energie. A ciò si aggiunge un aumento del livello globale del PIL pro capite che, sempre secondo le stime della FAO, passerà da 8.147 euro nel 2012 a 13.503 euro nel 2050.

La crescita della popolazione, l’urbanizzazione, l’aumento del reddito pro capite determineranno una maggior domanda di cibo e un cambiamento degli stili di vita che influenzeranno fortemente anche i modelli di consumo: le persone dedicheranno meno tempo per acquistare e/o preparare i propri pasti e potrebbe ulteriormente crescere la domanda per prodotti come piatti pronti e pasti confezionati. Inoltre, saranno sempre più rilevanti nelle scelte d’acquisto anche le convinzioni religiose e non religiose, la consapevolezza sociale, l’età e altri fattori. Nei paesi a medio e alto reddito le scelte dei consumatori andranno verso alimenti potenzialmente più sani, rispettosi dell’ambiente e di questioni sociali e etiche. I consumatori che vivono in questi paesi, infatti, sono sempre più attenti all’impatto e alle implicazioni delle loro decisioni di acquisto sulla protezione dell’ambiente, benessere degli animali e rispetto degli standard di lavoro. Per questo si osserva un aumento di stili di consumo orientati a diete vegane, vegetariane, ecc. In questo contesto, l’utilizzo di nuove tecnologie nel settore agroalimentare può generare numerosi

vantaggi: • L’innovazione tecnologica potrebbe potenzialmente aumentare la produttività e le rese a parità di uso di fattori della produzione come uso di terra, lavoro e capitale. L’adozione di soluzioni connesse all’agricoltura di precisione, nel complesso, dovrebbero aumentare le rese del 30%. • L’introduzione di nuove tecnologie nelle filiere agroalimentari, può rendere i processi più efficienti nell’uso delle risorse e ridurre allo stesso tempo l’impatto ambientale (la FAO stima che l’agricoltura è responsabile del 21% delle emissioni totali di gas serra). • Le soluzioni tecnologiche possono quindi non solo modernizzare l’agricoltura, aumentando l’efficienza dei processi produttivi, ma anche creare nuovi modelli di business attraverso lo sviluppo e adozioni di innovazioni di processo (ad esempio l’uso del Mobile per gestire le richieste del noleggio di trattori). L’impatto del cambiamento climatico sulla produzione agricola rap-


presenta sicuramente un’importante sfida per il futuro. A livello globale, l’aumento della siccità e delle temperature, oltre che delle inondazioni e dei disastri naturali avranno effetti sempre più significative sulle produzioni agricole e zootecniche. I sistemi agroalimentari non dovranno più preoccuparsi solo di garantire disponibilità di cibo e stabilità di approvvigionamento, ma essere sempre più attenti e consapevoli degli effetti che l’agricoltura ha sul riscaldamento globale e sull’ambiente in generale, portando le persone ad adottare modelli di consumo più sostenibili. Siamo quindi di fronte a numerose sfide che vanno dalla crescita demografica ed economica all’evoluzione dei modelli di consumo e stili di vita, al forte impatto del progresso tecnologico, alla volatilità dei mercati e cambiamenti nei flussi del commercio globale fino al tema del cambiamento climatico e salvaguardia dell’ambiente e del territorio. Tutto ciò avrà inevitabili impatti anche sulle filiere agroalimentari che si dovranno adattare di conseguenza, rispondendo alla crescente domanda alimentare, ma affrontando allo stesso tempo le sfide dalla sostenibilità e salute e benessere delle persone.


GREEN DEAL

verso la neutralità climatica europea Cos’è il Green Deal europeo?

Le strategie e priorità messe in campo

dalla politica europea Dicembre 2019 #EUGreenDeal

verso la transizione verde

Il Green Deal europeo mira a migliorare il benessere delle persone. Rendere l’Europa climaticamente neutra e proteggere il nostro habitat naturale farà bene alle persone, al pianeta e all’economia. Nessuno sarà lasciato indietro.

L’UE intende:

Diventare climaticamente neutra entro il 2050

Proteggere vite umane, animali e piante riducendo l’inquinamento

Aiutare le imprese a diventare Contribuire a una leader mondiali nel campo transizione giusta delle tecnologie e dei prodotti e inclusiva puliti

“Il Green Deal europeo è la nostra nuova strategia per la crescita. Ci consentirà di ridurre le emissioni e di creare posti di lavoro.” Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea

“Proponiamo una transizione verde e inclusiva che contribuirà a migliorare il benessere delle persone e a trasmettere un pianeta sano alle generazioni future.” Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea

93 %

Il degli europei considera i cambiamenti climatici un problema grave

93 %

Il degli europei ha compiuto almeno un’azione per lottare contro i cambiamenti climatici

79 %

Il ritiene che l’azione sui cambiamenti climatici creerà innovazione


La figura che segue illustra i vari elementi del Green Deal.

Figura 1: Il Green Deal europeo 2 3 4

In linea con le conclusioni del documento: L'ambiente in Europa - Stato e prospettive nel 2020: conoscenze per la transizione verso un'Europa sostenibile (Agenzia europea dell'ambiente). “Il https://sustainabledevelopment.un.org/post2015/transformingourworld futuro del nostro pianeta richiede un’azione immediata, in tempo reale. Si vedano gli Orientamenti politici della presidente eletta Ursula von der Leyen: Orientamenti politici Per questo motivo invito tutti coloro che sono coinvolti nella transizione ecologica e per la prossima Commissione europea 2019-2024 - "Un'Unione più ambiziosa: il mio programma per nella modernizzazione dell’economia a unire le forze una volta per tutte. l'Europa": Jean-Claude Junker, ex presidente Commissione UE

L’11 dicembre 2019, la Commissione europea ha adottato la Comunicazione “Il Green Deal europeo”, decidendo di dare una spinta decisiva verso la transizione verde. Obiettivo: rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Si tratta di una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva

3

che, nel 2050, non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse. Il Green Deal è parte integrante anche della strategia della Commissione per attuare l’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050 richiede investimenti significativi da parte di tutti i paesi sia dal settore pubblico

che privato. Si stima che saranno investiti oltre 1 trilione di euro nel corso dei prossimi 10 anni. In particolare, l’Unione europea metterà a disposizione il 25% dell’intero budget con misure a favore del clima; il 30% del programma InvestEU sarà destinato alla lotta al cambiamento climatico; e saranno stimolati investimenti green grazie al supporto della BEI (Banca Europea Investimenti).

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

17


Il Green Deal europeo è la nostra nuova strategia per la crescita. Ci consentirà di ridurre le emissioni e di creare posti di lavoro. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea

Green Deal e Agricoltura: sfide e opportunità La sostenibilità è un tema chiave, non più solo per il futuro, ma anche per il presente. E l’agricoltura è coinvolta in primo piano. Il cibo europeo è noto per essere sicuro, nutriente e di alta qualità, e dovrebbe ora diventare anche il riferimento mondiale per la sostenibilità. Sebbene la transizione verso sistemi più sostenibili sia iniziata, nutrire una popolazione mondiale in rapida crescita continua a rappresentare una sfida con gli attuali modelli di produzione. La produzione alimentare provoca ancora inquinamento dell’atmosfera, dell’acqua e del suolo, con18

tribuisce alla perdita di biodiversità e ai cambiamenti climatici e consuma quantità eccessive di risorse naturali, mentre una parte importante degli alimenti viene sprecata. Allo stesso tempo, nell’UE come altrove, regimi alimentari di scarsa qualità contribuiscono alla diffusione dell’obesità e di malattie come il cancro. Ci sono quindi molte sfide che il settore agroalimentare deve affrontare. In questo senso, le nuove tecnologie e le scoperte scientifiche, associate a una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica e alla domanda di alimenti sostenibili, possono supportare questo processo di transizione e portare vantaggi per tutti gli operatori. Nel quadro del Green Deal europeo, la Commissione ha adottato in particola-

re una strategia per lo sviluppo del settore agroalimentare “Farm-to-Fork”, una strategia per la biodiversità, una proposta per una legge sul clima e un nuovo piano d’azione per l’economia circolare, che affrontano tutte questioni rilevanti e connesse all’agricoltura e alle zone rurali Non bisogna poi sottovalutare il ruolo che ha e avrà sempre più la PAC (Politica Agricola Comune) nel guidare gli agricoltori europei verso l’adozione di modelli produttivi sempre più green. Sarà uno strumento importante per gestire la transizione verso sistemi di produzione alimentare sostenibili e rafforzare gli sforzi degli agricoltori per contribuire agli obiettivi climatici dell’UE e per proteggere l’ambiente.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


Our food, our health, our planet, our future The European Green Deal May 2020

GREEN DEAL

Strategia “Farm to Fork” #EUGreenDeal

Moving towards a more healthy and sustainable EU food system, a corner stone of the European Green Deal

FARM to FORK

Make sure Europeans Tackle climate ProtectProteggere the environment Fair economic Increase organic Garantire cibo get Equità retribuAffrontare Aumentare la healthy, affordable change and preserve biodiversity return the food farming sufficiente, ano, and l’ambiente e tivainlungo la la sfida sustainable chain accessibile food e produzione preservare la filiera agroalidel cambiamento sostenibile per i cittadini “The europei climatico biodiversità mentare coronavirus crisis has shown how vulnerable we all are, and how important it is to restore the biologica balance between human activity and nature. At the heart of the Green Deal the Biodiversity and Farm to Fork strategies point to a new and better balance of nature, food systems and biodiversity; to protect our people’s health and well-being, and at the same time to increase the EU’s competitiveness and resilience. These strategies are a crucial part of the great transition we are embarking upon.” Frans Timmermans, Executive Vice-President of the European Commission

The use of pesticides in agriculture contributes to pollution of soil, water and air. The Commission will take actions to: reduce by 50% the use and risk of chemical pesticides by 2030.

La Strategia reduce sanitaria by 50% the use of more hazardous pesticides by 2030. From Farm to Fork, per “La crisi

un source sistema giusto,negatively sano e excess of nutrients in the environment is a major of air,alimentare soil and water pollution, da The Coronavirus impacting biodiversity and climate. The Commissionrispettoso will act to: dell’ambiente, presentata reduce nutrient losses by at least 50%, while ensuring no deterioration on soil fertility. lo scorso maggio dalla Commissioha dimostrato la reduce fertilizer use by at least 20% by 2030. ne Ue, guidata da Ursula Von Der vulnerabilità di tutti Antimicrobial resistance linked to the use of antimicrobials in animal and human health leads to an Leyen, è al centro delby 50% Green Deal estimated 33,000 human deaths in the EU each year. The Commission will reduce the sales of antimicrobials for farmed animals and in aquaculture by 2030. noi e l’importanza ed è centrale anche nell’agenda delOrganic farming is an environmentally-friendlyla practice that needs to per be further developed. Commissione raggiungere The Commission will boost the development of EU organic farming area with the aim to achieve di ripristinare 25% of total farmland under organic farming gli by 2030. obiettivi di sviluppo sostenibile l’equilibrio tra (OSS) delle Nazioni Unite. La Strategia affronta in modo completo le l’attività umana e la

sfide dei sistemi alimentari per renderli più sostenibili. Il passaggio a un sistema alimentare sostenibile può portare benefici ambientali, sanitari e sociali, offrire vantaggi economici e garantire che la ripresa dalla crisi porti verso un percorso virtuoso di sostenibilità. Tre quindi i parametri considerati e connessi tra loro: ambientale, sociale ed economico.

natura. La strategia “Dal produttore al consumatore” è il

fulcro dell’iniziativa Green Deal:

proteggere la salute e il benessere delle

persone e, al tempo stesso, rafforzare

la competitività e la resilienza dell’UE.” Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

19


La transizione dell’UE verso sistemi alimentari sostenibili è già in atto, ma tanto è ancora da fare. E’ in questo contesto che si posiziona la strategia From Farm to Fork che si pone tre principali obiettivi: Fare in modo che le filiere agroalimentari, dalla produzione al trasporto, distribuzione e consumo, abbiano un impatto ambientale neutro o addirittura positivo, preservando e ripristinando le risorse naturali, contribuendo a mitigare il cambiamento climatico e proteggendo il suolo, l’acqua, l’aria, la salute e il benessere delle piante e degli animali. Garantire la sicurezza alimentare, la nutrizione e la salute pubblica: tutti devono avere accesso a risorse sufficienti, cibo nutriente e sostenibile che rispetti elevati standard di sicurezza e qualità, salute delle piante e salute e benessere degli animali, soddisfacendo nel contempo le esigenze dietetiche e le preferenze alimentari dei cittadini. Garantire l’accessibilità economica al cibo da parte di tutti i cittadini, generando nel contempo ritorni economici più equi lungo le filiere agroalimentari. La strategia Farm to Fork si basa su 6 principali ambiti che vengono di seguito descritti: produzione alimentare sostenibile, sicurezza alimentare, trasformazione e distribuzione alimentare sostenibile, Consumo sostenibile, Prevenzione di scarti e rifiuti, riduzione delle frodi alimentari.

20

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


Make sure Europeans get healthy, affordable and sustainable food

Tackle climate change

Protect the environment and preserve biodiversity

Fair economic return in the food chain

Increase organic farming

“The coronavirus crisis has shown how vulnerable we all are, and how important it is to restore the balance between human activity and nature. At the heart of the Green Deal the Biodiversity and Farm to Fork strategies point to a new and better balance of nature, food systems and biodiversity; to protect our people’s health and well-being, and at the same time to increase the EU’s competitiveness and resilience. These strategies are a crucial part of the great transition we are embarking upon.”

Gli obiettivi della strategia Farm to Fork: produzione alimentare sostenibile Frans Timmermans, Executive Vice-President of the European Commission

The use of pesticides in agriculture contributes to pollution of soil, water and air. The Commission will take actions to:

Ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici e il rischio che rappresentano entro il 2030 reduce by 50% the use and risk of chemical pesticides by 2030. Ridurre del 50% l’uso dei pesticidi più pericolosi entro il 2030 reduce by 50% the use of more hazardous pesticides by 2030.

The excess of nutrients in the environment is a major source of air, soil and water pollution, negatively Ridurre di almeno il 50% le perdite di nutrienti, senza che ciò comporti un deterioramento impacting biodiversity and climate. The Commission will act to: della fertilità reduce nutrient del lossessuolo by at least 50%, while ensuring no deterioration on soil fertility. Ridurre di almeno il least 20% l’uso di fertilizzanti entro il 2030 reduce fertilizer use by at 20% by 2030. Antimicrobial linked to the use antimicrobials animal and human health leads to an Ridurre diresistance almeno il 50% leofvendite diinsostanze antimicrobiche per gli animali di allevaestimated 33,000 human deaths in the EU each year. The Commission will reduce by 50% the sales mento e l’acquacoltura entro il 2030 of antimicrobials for farmed animals and in aquaculture by 2030. Organic farming is an environmentally-friendly practice that needs to be further developed.

The Commission almeno will boost the EU organicall’agricoltura farming area with the aim to achieve Destinare il development 25% deiofterreni biologica 25% of total farmland under organic farming by 2030.

Si prevede di rivedere la direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e di rafforzare le disposizioni in materia di difesa integrata. Prevista inoltre l’adozione di prodotti fitosanitari a base di sostanze attive naturali e il miglioramento della valutazione dei rischi ambientali connessi all’uso dei prodotti fitosanitari.

Si prevede di creare un piano comunitario di gestione integrata dei nutrienti, con lo scopo di ridurre e prevenire l’inquinamento. La Commissione collaborerà inoltre con gli Stati membri al fine di estendere l’applicazione di tecniche di fertilizzazione di precisione e pratiche agricole sostenibili.

A partire dal 2022 entreranno in vigore nuove regole sui medicinali veterinari e sui mangimi medicati, con l’obiettivo di limitare l’uso di antibiotici negli allevamenti. La Commissione si propone anche di riesaminare la normativa in materia di benessere degli animali, compresa quella sul trasporto e macellazione degli animali.

La Commissione ha presentato un piano d’azione per l’agricoltura biologica, che dovrebbe essere adottato a partire dal 2021, che si fonda su 3 principali pilastri: stimolare la domanda di prodotti biologici; incoraggiare l’aumento della produzione bio; rafforzare il ruolo della produzione biologica nella lotta contro i cambiamenti climatici.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

21


Gli obiettivi della strategia Farm to Fork: sicurezza alimentare Sicurezza alimentare significa garantire a tutti e in ogni momento accesso a cibo sicuro, nutriente e sostenibile economicamente. Eventi che incidono sul livello si sicurezza alimentare possono dipendere anche da questioni politiche, economiche, ambientali o sanitarie. E’ il caso dell’attuale pandemia da COVID-19 che,in Europa, non ha avuto impatti per la cosiddetta food safety cioè le questioni qualitative e sanitarie del cibo, ma piuttosto sulla food security cioè il tema dell’accesso al cibo (che può intendersi in termini di logistica, di disponibilità o di condizioni economiche). Sebbene l’approvvigionamento alimentare in generale sia stato sufficiente, questa pandemia ha presentato molte sfide, come interruzioni logistiche delle catene di approvvigionamento, carenza di manodopera, perdita di alcuni mercati e cambiamento dei modelli di consumo. La Commissione si prefigge di intensificare il coordinamento tra gli stati per garantire una risposta europea comune alle crisi dei sistemi alimentari al fine di garantire la sicurezza alimentare, rafforzare la salute pubblica e mitigarne l’impatto socio-economico. Sarà anche sviluppato un piano per la gestione delle emergenze.

Gli obiettivi della strategia Farm to Fork: trasformazione e distribuzione alimentare sostenibile Le industrie di trasformazione, gli operatori dei servizi di ristorazione e i rivenditori agiscono sul mercato influenzando le scelte alimentari dei consumatori attraverso le tipologie di alimenti che producono, la scelta dei fornitori, i metodi di produzione, i sistemi di imballaggio e metodi di trasporto. Una maggiore sostenibilità dei sistemi alimentari può aiutare a rafforzare anche la reputazione delle imprese e dei prodotti che vendono, creando valore aggiunto, migliorare le condizioni di lavoro, attraendo investitori e riducendo i costi per le aziende. 22

La Commissione stimolerà le aziende a intraprendere azioni concrete in materia di salute e sostenibilità, concentrandosi in particolare su: riformulazione di prodotti alimentari per rispondere alle linee guida per diete sane e sostenibili (con particolare attenzione al contenuto di zucchero, grassi e sale); riduzione dell’impatto ambientale e consumo energetico grazie a una maggiore efficienza energetica; adattamento di strategie di marketing e pubblicità che tengano conto delle esigenze dei più vulnerabili; garantire che le campagne sui prezzi dei prodotti alimentari non minino la percezione dei cittadini del valore del cibo; riduzione degli imballaggi attraverso l’uso di materiali innovativi, ambientalmente sostenibili, riciclabili.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


Gli obiettivi della strategia Farm to Fork: consumo sostenibile La Commissione esaminerà le modalità per armonizzare i sistemi volontari per creare un quadro unico di etichettatura per prodotti sostenibili che riguarderà aspetti nutrizionali, climatici, ambientali e sociali dei prodotti alimentari. Fornire informazioni chiare che aiutino i consumatori nell’adozione di diete sane e sostenibili andranno a beneficio della loro salute e della qualità della vita. Saranno quindi valutati anche i nuovi modi per fornire informazioni ai consumatori attraverso diversi strumenti, compreso il digitale. Sarà inoltre promossa una dieta sana e sostenibile anche nella ristorazione pubblica, in scuole, ospedali e istituzioni pubbliche.

Gli obiettivi della strategia Farm to Fork: prevenzione di scarti e rifiuti Affrontare la perdita e lo spreco di cibo è uno degli elementi chiave per raggiungere la sostenibilità. La riduzione degli sprechi alimentari porta a un risparmio per consumatori e operatori delle filiere, e il recupero e la ridistribuzione del cibo in eccedenza che altrimenti sarebbe sprecato, con un’importante dimensione sociale. La Commissione si impegna a dimezzare lo spreco alimentare pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumo entro il 2030. Saranno valutati e quantificati i livelli di spreco alimentare e individuati i modi per prevenire le perdite di cibo nella fase di produzione.

Gli obiettivi della strategia Farm to Fork: riduzione delle frodi alimentari Le frodi alimentari mettono a rischio la sostenibilità dei sistemi alimentari. Ingannano i consumatori e limitano la loro capacità nel fare scelte consapevoli. Di conseguenza minano la sicurezza alimentare, pratiche commerciali eque, la resilienza dei mercati alimentari e, in ultima analisi, il mercato unico. Una politica di tolleranza zero con deterrenti efficaci è fondamentale a questo proposito. La Commissione intensificherà la sua lotta contro le frodi alimentari per realizzare condizioni di parità per gli operatori e rafforzare i poteri di controllo e autorità di contrasto. Collaborerà con gli Stati membri, con l’Europol e altri organismi per coordinare i dati sulla tracciabilità e la gestione dei rischi. Saranno proposte anche misure più rigorose, di tipo dissuasivo, e migliori controlli sulle importazioni.


Benessere animale: parte integrante della strategia Farm to Fork Il benessere degli animali è una questione di grande importanza per i cittadini europei ed è stata riconosciuta come tale dal diritto dell’Unione, in particolare dall’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che riconosce gli animali come esseri senzienti. L’opinione pubblica, infatti, come evidenziato anche dall’euro-barometro del 2015 ( Attitudes of Europeans towards Animal Welfare) ha un certo livello di preoccupazione per il benessere degli animali: la maggioranza degli intervistati già 5 anni fa rispondeva circa la necessità di miglioramenti nel benessere degli animali da allevamento (82% degli intervistati). Ciò è stato confermato anche dall’euro-barometro del 2018 (Europeans, Agriculture and the CAP), che metteva in luce come l’attenzione dell’opinione pubblica ma anche delle politiche pubbliche si stava spostando sempre più verso i temi della qualità degli alimenti, del benessere degli animali e degli standard ambientali Il tema del benessere animale è ovviamente importante anche dal punto di vista dei produttori: generalmente alti standard di benessere determinano una salute migliore e maggiore resistenza alle malattie. Ciò riduce la necessità di farmaci e quindi contribuisce alla lotta contro la resistenza antimicrobica e sostiene le misure di biosicurezza nella gestione delle malattie degli animali. 24

La normativa e i pareri dell’EFSA La prima normativa UE sul benessere degli animali è stata adottata nel 1974 e si occupava della protezione degli animali durante la macellazione. In riferimento agli animali da allevamento, il quadro giuridico UE risale ad una direttiva del 1998, con indicazioni di principi generali. Sono poi seguite quattro direttive sull’allevamento di determinate specie, adottate tra il 1999 e il 2008, disciplinando il benessere di galline ovaiole, polli da carne, suini e vitelli e coprendo così in totale il 48% dei mammiferi allevati in UE e l’80% degli uccelli. Successivamente, nel 2012, la Commissione europea ha adottato una strategia dell’UE per la protezione e il benessere degli animali (20122015) con l’obiettivo di garantire un’applicazione uniforme della legislazione in tutti gli Stati membri. La strategia segue il piano d’azione comunitario per la protezione e il benessere degli animali (2006-2010). Ciò per dire che ad oggi non esiste una normativa chiara e armonizzata che prenda in considerazione tute le specie e gli ambiti di interesse. Per colmare la lacuna normativa, nel corso degli anni, sono state pubblicate diverse linee guida, studi e rapporti dell’UE su argomenti relativi al benessere degli animali come l’allevamento, il trasporto, la formazione e l’informazione dei consumatori. In particolare, sono disponibili numero-

Facendo seguito a richieste provenienti sia dal Consiglio che Parlamento europeo, la Commissione sta valutando la normativa attuale, con l’obiettivo si sviluppare un quadro normativo per un’etichettatura sul benessere degli animali; e di fare una revisione delle norme sulla protezione degli animali durante il trasporto.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


si pareri scientifici emessi dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e altre pubblicazioni scientifiche che possono essere utilizzate per aiutare a preparare e rivedere la legislazione sul benessere degli animali. Bisogna poi considerare che la legislazione non è l’unica soluzione. Sono disponibili numerose misure volontarie che possono essere applicate, come tutti gli standard di qualità e programmi per il benessere degli animali che, se ben comunicati, possono essere utili per guidare i consumatori nel momento dell’acquisto di un prodotto. Tuttavia, esiste una certa confusione e poca chiarezza tra i diversi metodi ed è quindi necessario

un ulteriore sforzo, anche normativo, per garantire la trasparenza e la credibilità di tali sistemi. Nell’ambito della strategia Farm to Fork è stato pubblicato anche una Roadmap per un Fitness Check dal titolo “Verifica dell’adeguatezza della legislazione dell’UE sul benessere degli animali da allevamento”. Si tratta cioè di un impegno della Commissione europea a valutare e fornire raccomandazioni in materia di benessere animale in vista di un eventuale aggiornamento normativo. Questo processo, appena iniziato, dovrebbe concludersi per fine 2021.

Consiglio UE: priorità benessere animale

I RISULTATI DEL FITNESS CHECK SI INSERIRANNO NELLA STRATEGIA FARM TO FORK E GUIDERANNO LA RIFLESSIONE SU QUALI AZIONI POTREBBERO ESSERE NECESSARIE PER ALLINEARE GLI OBIETTIVI DELL’UE IN MATERIA DI BENESSERE DEGLI ANIMALI AGLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DEL GREEN DEAL E DELLA STRATEGIA FARM TO FORK.

Nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri agricoli dell’UE, 15 dicembre, è stato in particolare affrontato il tema del benessere animale. Nelle Conclusioni, il Consiglio concorda nel considerare le buone condizioni di benessere animale come parte integrante di sistemi sostenibili di produzione animale. Inoltre, il Consiglio ha confermato l’invito alla Commissione di valutare la necessità di una nuova legislazione che copra tutte le specie animali allevate nel contesto di un’attività economica per la quale attualmente non esiste una legislazione specifica sul benessere degli animali. Ricorda anche che qualsiasi modifica alla legislazione esistente o alla nuova legislazione dovrebbe essere basata sulle ultime ricerche scientifiche e sull’esperienza degli Stati membri.

La Commissione sta lavorando anche per fare una valutazione dell’effettivo funzionamento e impatto della Strategia per la protezione e il benessere degli animali (2012-2015), ponendo attenzione ai seguenti aspetti: • Efficacia e Rilevanza rispetto al raggiungimento dei problemi evidenziati nel 2012; • Efficacia e Rilevanza rispetto al raggiungimento dei problemi attuali nel contesto Farm to Fork; • Raggiungimento degli obiettivi e Efficienza (valutazione costi/benefici • Miglioramenti raggiunti nel benessere degli animali; • Connessione con le evidenze scientifiche e i pareri dell’EFSA; • Applicabilità da parte degli Stati membri.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

25


A livello dell’UE sarà concordato un insieme comune di indicatori di risultato al fine di garantire condizioni di parità per la valutazione dell’efficacia delle misure attuate.

e non provochi distorsioni del mercato unico o comporti oneri eccessivi per i beneficiari e le amministrazioni. Ogni anno i paesi trasmetteranno alla Commissione una relazione sull’efficacia dell’attuazione per dimostrare i progressi compiuti nella realizzazione dei target finali sulla base di specifici indicatori di risultato; la Commissione esaminerà le relazioni e prenderà in considerazione eventuali misure appropriate, comprese, se del caso, raccomandazioni per migliorare l’efficacia.

Il contributo della nuova PAC al raggiungimento del Green Deal I 9 OBIETTIVI DELLA PAC

GARANZIA DI UN REDDITO EQUO

AUMENTO DELLA COMPETITIVITÀ

RIEQUILIBRIO DELLA DISTRIBUZIONE DEL POTERE NELLA FILIERA ALIMENTARE

La nuova PAC post 2020 si basa L’UE stabilisce norme di sull’attuazione principali base edi un9pacchetto di sfide e obiettivi specifici, che misure coprono le tre dimensioni della sostenibilità (economica, ambientale e sociale), nonché un obiettivo trasversale sul tema del traAssistenza agli agricoltori rafforzasferimento della conoscenza, mediante soluzioni su misura mento delle sviluppo e basate sui competenze risultati anzichéesui processi adozione di innovazioni. Le proposte della Commissione per la politica agricola comune per il periodiretto agli agricoltodo Sostegno 2021-2027 prevedono che almeno ri per garantire loro stabilità e il 40 % del bilancioprevedibilità complessivo della politica agricola comune contribuiscano all’azione per il clima. Come illustrato nella Maggiori incentivi aglifigura, agricol-gli obiettori per andare oltre i requisiti tivi specifici sono in linea con il focus minimi e sanzioni più severe del Green europeo, in particolare: per i Deal progressi insufficienti • Garantire un maggiore contributo dell’agricoltura alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici; • Migliore la gestione delle risorse naturali utilizzate dall’agricoltura, come l’acqua, il suolo e l’aria; • Favorire una protezione rafforzata della biodiversità e dei servizi ecosistemici all’interno dei sistemi agrari e forestali; • Generare una maggiore sostenibilità ai sistemi alimentari per rispondere alle preoccupazioni della 26

AZIONI PER IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

TUTELA DELL’AMBIENTE

TUTELA DEL PAESAGGIO E DELLA BIODIVERSITÀ

SOSTEGNO DEL RICAMBIO GENERAZIONALE

AREE RURALI DINAMICHE

PROTEZIONE DELLA QUALITÀ DELL’ALIMENTAZIONE E DELLA SALUTE

possono decidere, società in materiaGlidiStati cibomembri e salute Il Green Deal considerate le proprie condizioni (ad es. benesserespecifiche, degli animali, europeo ha l’obietquali misure garantirisultati agli più efficaci e più tivo di favorire uso di pesticidi eranno resistenza mirati “l’uso di pratiche antimicrobici); sostenibili, come • Garantire un equo ritorno econol’agricoltura di mico e migliorare la posizione deCiascun paese elaborerà un piano precisione, l’agrigli agricoltori nella filiera alimenstrategico della PAC, indicando le misure L’UEbiologica, sarà coinprescelte e i risultati previsti, che dovrà coltura tare. volta in ogni essere approvato dalla Commissione e l’agroecologia, da essa costantemente monitorato fase per stabilire l’agro-silvicolPer attuare e raggiungere questi obietnorme, valutare i tura e standard tivi, la nuova PAC prevede che ogni piani, monitorare i più rigorosi per il Indicatori di risultato predefiniti progressi e garanStato membro elabori un unico piano valutano se ciascun paese ha benessere degli tire i risultati strategico nazionale compiuto per la PAC. Nelverso il progressi animali”. Inoltre, conseguimento degli obiettivi suo piano, lo Stato membro analizzerà strategici sarà posta particola situazione sul proprio territorio e lare attenzione a formulerà una strategia e relativi in“misure come gli Un nuovo sistema di monitoragterventi da attuare. All’interno dei piagio e di gestione dell’attuazione eco-schemi, indini strategici bisognerà, inpolitica, particolare, della con la possibilità di rizzati a premiare premi/sanzioni della dimostrare come l’attuazione gli agricoltori per PAC contribuisce al raggiungimento il miglioramento degli obiettivi di altri atti legislativi delle prestazioni dell’UE in materia di ambiente, clima ambientali e climaed energia. tiche, compresa la gestione e lo stocUn’altra caratteristica della nuova caggio del carboPAC in linea con il Green Deal è la nio nel suolo, e cosiddetta “architettura verde” che una migliore gegarantirà una maggiore ambizione delstione dei nutrienti la PAC verso la tutela dell’ambiente. per migliorare la L’architettura verde, come illustrato qualità dell’acqua nella figura di seguito, si basa su 4 e ridurre le emisprincipali elementi: sioni”.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


ARCHITETTURA VERDE DELLA PAC

CONDIZIONALITÀ RAFFORZATA Il nuovo sistema di condizionalità che vincola i pagamenti diretti della PAC a una serie di obblighi - si baserà sulle regole attuali di condizionalità e greening, ma apporterà ulteriori elementi (ad esempio nuovi standard ambientali e collegamenti con altre Direttive, come la direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi). Gli obblighi chiave includerebbero (tra gli altri) quelli sulla rotazione delle colture, la protezione del suolo, il mantenimento di prati permanenti, la protezione delle zone umide e delle torbiere, le direttive Natura 2000 e la necessità di proteggere le caratteristiche paesaggistiche esistenti o dedicare un’area di ciascuna azienda agricola a spazi “non produttivi”.

REGIMI ECOLOGICI Saranno introdotti nel I pilastro i cosiddetti “regimi ecologici” al fine di incoraggiare gli agricoltori ad adottare o mantenere pratiche benefiche per l’ambiente. Rappresenteranno un nuovo importante strumento di tipo volontario per sostenere l’agricoltura di precisione, l’agricoltura biologica, l’agroecologia e l’agro-silvicoltura. MISURE AGROAMBIENTALI Nell’ambito del II pilastro sono previste misure specifiche di tipo agroambientali, forestali e per stimolare gli investimenti con l’obiettivo di migliorare gli ecosistemi, promuovere maggiore efficienza nell’uso delle risorse e andare verso un economia circolare e a basse emissioni di carbonio.

SERVIZI DI CONSULENZA Il sistema di consulenza aziendale si baserà su una gamma più ampia di aspetti economici e ambientali per favorire il trasferimento di conoscenze e innovazioni in ambito agricolo. E’ inoltre raccomandata una maggiore attenzione, nei piani strategici, ai sistemi di conoscenza e innovazione agricola (AKIS) e ai servizi di consulenza agricola per supportare gli agricoltori nell’adottare modelli di produzione più sostenibili. Il partenariato europeo per l’innovazione in agricoltura (PEI-AGRI) continuerà a svolgere un ruolo chiave in questo senso, finanziando gruppi operativi che mettono in pratica progetti innovativi per migliorare le prestazioni ambientali / climatiche dell’azienda agricola.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

27


IL FUTURO ALLEVAMENTI DELLA ZOOTECNIA SOSTENIBILI Quali azioni intraprendere per avere allevamenti sostenibili e attenti al benessere animale


1: Breakdown COMPOSIZIONE of EU LivestockALLEVAMENTI Units (GBUs)IN byEUROPA Member States and s France Germany Spain United Kingdom Italy Poland Netherlands Ireland Denmark Belgium Other MS

Dairy herd Beef herd Ovine and caprine Poultry and pigs Others (horses, rabbits, etc.)

2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 Million Livestock Unit Source: Eurostat2

U-28 produced 47 million tonnes of meat in 2017, comprised of pig In tutta Europa, il settore della zootecnia Per quanto riguarda le specifiche proNel meat 2017, il (2%) ), poultry meat (31%), beef (17%), and sheep and goat svolge un ruolo importante, in diversi duzioni, in cima alla lista il settore del dellabut ah he world's second largest producer ofdalla meat, far behindvalore China ambiti. Per raccontare questo “ruolo” in latte (13,9%), seguito carne suina nel 2017, il valore della produ- (8,9%), dalla carne bovina, ovini e caproduzione nited numeri, States. Meat production increased rapidly until the early 1990s zione zootecnica e dei prodotti animali prini (8,2%), pollame (5,0%) e uova zootecnica e nell’UE-28 è production stato pari a 170 miliardi continued di (2,4%). nd poultry to grow but at a slower rate wh dei prodotti euro, che rappresentano il 40% dell’atti- A livello generale, il numero di capi di es ofvità beef, sheep and goats have been decreasing under the triple ef agricola totale. Gli allevamenti eu- bestiame è aumentato dal 1960 al 1990, animali dannothe lavoro anumber circa 4 milioni di poi diminuire tra unit, il 1991 e il lower 2014 uctionropeiin of perlivestock efficiency gains tha nell’UE-28 è persone, con in media da 1 a 2 lavoratori ed è leggermente cresciuto negli ultimi gastric animals and a more modest restructuring of the sector per allevamento. Da tempo l’intera filie- anni. In termini di consumi, le proteine stato pari a è al lavoro per migliorare origine animale coprono oltre and il 50% 2014. Finally, the EU ction ra increased byla sostenibi60% dibetween 1960 170 miliardi lità dei sistemi alimentari, ma tante sono del contenuto proteico totale delle diete ces around 160 million tonnes of milk, mainly (more than 90%) as ancora le sfide che si pongono. europee. Nel 2020 ogni europeo dovrebdi euro, che attività zootecnicheincreased rappresentano beby aver consumato chilogrammi di1960 and 1984, then g This Le production 30% 69,5 between rappresentano una importante quota dell’intera pro- carne e 236 litri di latte. Negli ultimi ar weaker during the yearsanni when this quota was active (from 19 duzione agricola europea, con maggior il consumo di carne e prodotti policy latil 40% nei paesi del nord come l’Irlanda tiero-caseari nell’UE è tuttavia diminuiand rilievo it has slightly increased since the abolition of milk quotas dell’attivitàin 2015 (74,2%), la Danimarca (66,4%), il Regno Unito (60,2%) e il Belgio (58.9%).

to ed è prevista un’ulteriore flessione dei consumi entro il 2030.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

agricola totale

29


Azioni per ridurre l’impatto ambientale

IL TEMA DELLA SOSTENIBILITÀ E RIDUZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE DELL’AGRICOLTURA È UN TEMA PRIORITARIO E STRATEGICO PER CITTADINI E POLITICA

30

Il tema della sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale dell’agricoltura è un tema prioritario e strategico per cittadini e politica. Come visto nell’articolo precedente, nella nuova PAC post 2020 vengono date diverse indicazioni che vanno in questa direzione, vincolando i pagamenti al rispetto di certe pratiche benefiche per il clima e l’ambiente. Nei piani strategici nazionali è ad esempio richiesto di indicare come raggiungere certi obiettivi, che includono il “contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’adattamento ad essi” e “promuovere lo sviluppo sostenibile e un’efficiente gestione delle risorse naturali, come l’acqua, il suolo e l’aria”.

Oltre a ciò, il Ministero dell’Ambiente sta definendo in collaborazione con altri soggetti, tra cui l’ISPRA, la Strategia di de-carbonizzazione al 2050 (cioè emissioni nette pari a zero). A differenza di altri settori, le emissioni derivanti dall’agricoltura, proprio per la peculiarità del settore di produrre cibo, sono in parte incomprimibili e pertanto diventerà sempre più rilevante il contributo di questo settore alle emissioni di gas serra. Esiste anche una Direttiva europea (NEC) che fissa dei tetti di emissione per alcuni inquinanti atmosferici, tra cui ammoniaca e PM, per la tutela dell’ambiente e della salute umana contro gli effetti nocivi di queste so-

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


AGRICOLTURA E CAMBIAMENTO CLIMATICO: LE CONSEGUENZE Data la stretta dipendenza dalle condizioni climatiche, l’agricoltura risulta essere uno tra i settori economici più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Sono molteplici gli impatti del cambiamento climatico sulle attività agricole, tra le altre cose si includono i seguenti aspetti: • l’aumento della durata della stagione di crescita termica porterà all’espansione

verso nord delle aree in cui possono essere coltivate certe colture: aree favorevoli alla coltivazione di grano e orzo dovrebbero presto espandersi nella zona boreale (Finlandia, Svezia, Lituania, Estonia, Lettonia). Mentre, nelle aree dell’Europa meridionale, si prevede che le condizioni climatiche più calde consentiranno di spostare la coltivazione estiva in inverno; • sono stati osservati poi cambiamenti nella fenologia delle colture che continueranno a comportare una riduzione della durata della fase di riempimento di cereali e semi oleosi, con effetti negativi sulla resa; • si prevede anche che l’aumento della temperatura aumenti l’incidenza di parassiti delle colture e di malattie degli animali; • un aumento del verificarsi di eventi estremi (ondate di calore, siccità e inondazioni), che sta già accadendo, dovrebbe aumentare il rischio di perdite di raccolto e danni alla produzione di bestiame, specialmente nell’Europa centrale e meridionale; • si prevede infine un aumento della domanda di acqua per l’irrigazione, in particolare nell’Europa meridionale, dove esiste già una notevole concorrenza tra i diversi utilizzatori d’acqua.

stanze. La direttiva fissa degli obiettivi di riduzione al 2020 e al 2030, che per l’ammoniaca sono -5% e -16% e per il PM 2.5 sono -10% e -40% rispetto al 2005. I dati del settore in Italia Secondo i dati diffusi dall’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), nel 2018, il settore agricolo ha contribuito alla produzione del 7% delle emissioni nazionali di gas serra. In particolare, le emissioni contabilizzate sono quelle riguardanti la produzione di protossido di azoto (N2O), che rappresentano il 35% delle emissioni del settore e derivano dalla gestione

delle deiezioni animali, dall’utilizzo di fertilizzanti azotati e da altre emissioni dei suoli agricoli, mentre quelle di metano (CH4), che sono il 64% del totale, derivano dai processi digestivi degli animali allevati, dalla gestione delle deiezioni e dalla coltivazione del riso. Una minima parte, 1%, è riferita alle emissioni di anidride carbonica (CO2). Sul totale dell’agricoltura, circa il 79% deriva dalle attività degli allevamenti e in particolare, la maggioranza è attribuibile alle vacche da latte (36,9%) e suini (12%). Il contributo del settore agricolo alla mitigazione delle emissioni di gas serra è positivo: dal 1990 al 2018, si è verificata una riduzione pari a circa

il 15%. Queste riduzioni sono dovute principalmente ad una migliore gestione dei suoli agricoli (-21%) e delle deiezioni (-19%). Se si guarda invece il peso del settore agricolo alle emissioni nazionali di ammoniaca, la percentuale sale al 94%, dovute in gran parte ai ricoveri degli animali (30,5%), alla gestione degli stoccaggi (29,2%), spandimenti (20,7%) e uso di fertilizzanti di sintesi (14,6%). Sul totale dell’agricoltura, circa l’83% deriva dalle attività degli allevamenti e in particolare, la maggioranza è attribuibile alle vacche da latte (30,4%), suini (14%) e avicoli (12,1%).

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

31


Anche il contributo del settore agricolo alla mitigazione delle emissioni di ammoniaca è positivo: dal 1990 al 2018, si è verificata una riduzione pari a circa il 30%. Queste riduzioni sono dovute principalmente ad una migliore gestione degli spandimenti (-36%), degli stoccaggi (-34%). Queste riduzioni sono imputabili soprattutto al calo del numero di capi per alcune specie zootecniche, alla variazione delle superfici e produzioni agricole, alla razionalizzazione della fertilizzazione e al recupero di biogas da deiezioni animali. Come si vede dai dati, il settore della zootecnia da latte, negli ultimi anni, ha migliorato le sue performance sia a livello produttivo che ambientale. In termini generali, al di là delle singole soluzioni, la gran parte degli studi e ricerche concordano nell’indicare come la sostenibilità ambientale del latte sia legata innanzitutto alla maggiore efficienza produttiva dell’azien-

da. Esistono diverse azioni di management aziendale che possono essere attuate per mitigare l’impatto e ridurre le emissioni. Esse riguardano diversi aspetti che, tra gli altri, includono: gestione della razione alimentare Il livello proteico della dieta è proporzionale alla escrezione di composti azotati con le deiezioni. Per questo è raccomandabile attuare una sostituzione di una parte dei foraggi della dieta con i concentrati per aumentare la digeribilità della razione e ridurre le emissioni di metano (emissioni di gas serra). Inoltre, l’adozione di diete a basso tenore proteico contribuiscono a una riduzione delle emissioni di gas serra e ammoniaca. L’uso di tecniche di alimentazione di precisione (precision feeding) aiuta a soddisfare le specifiche esigenze degli animali e migliorarne l’efficienza. Infine, dove possibile, è preferibile utilizzare mangimi e input prodotti localmente.

Il settore Agricoltura – gas serra - 2018

Il settore agricoltura rappresenta il 7% circa delle emissioni nazionali di gas se Coltivazione del riso 5.1%

Applicazione di urea e calce 1.4% Combustione delle stoppie 0.1%

Gestione delle deiezioni 18.8%

Fermentazione enterica 47.0% Suoli agricoli 27.6%

32

Peso emissioni gas serra allevamenti (79%) contributo per categoria animale Animal

ACI | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE Avicoli COAGROALIMENTARE 2

Conigli 0.6%

pellicc 0.03%


gestione deiezioni (stoccaggio e ricoveri) Migliorare la raccolta di letame e deiezioni, la loro conservazione e utilizzo sono fattori importanti che permettono di avere un riduzione delle emissioni. In particolare, una riduzione delle emissioni ammoniacali può essere ottenuta grazie ad una rapida rimozione degli effluenti nei ricoveri, dalla copertura degli stoccaggi dei liquami, dall’interramento rapido degli effluenti a uso agronomico. Inoltre, utilizzare sistemi di biogas alimentati con letame è utile per: ridurre emissioni di gas serra, migliorare la qualità dei fertilizzanti e ridurre l‘uso di energie di origine fossile; gestione fertilizzanti E’ importante ottimizzare la distribuzione dei fertilizzanti in base alle effettive necessità e porre attenzione alle modalità di applicazione per favorire ad esempio l’incorporazione del letame nel suolo, che, oltre a ridurre le emissioni può migliorare anche la produttività. In riferimento all’uso di fertilizzanti sintetici è consigliabile la sostituzione dell’urea con fertilizzanti con diverso tenore di azoto o con i fertilizzanti organici. In generale è opportuno adottare tecniche di applicazione che riducano le emissioni di ammoniaca, considerando le esigenze nutritive delle colture, il tenore dei nutrienti del suolo e l’apporto di nutrienti degli altri fertilizzanti. Inoltre, l’utilizzo di tecniche di agricoltura di precisione, possono assicurare una migliore distribuzione del fertilizzante e, di conseguenza, una migliore efficienza d’uso dell’azoto. ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

33


ANDAMENTO EMISSIONI Andamento delle emissioni di gas serra

40,000

GAS SERRA

Fermentazione enterica

Gestione delle deiezioni

Coltivazione del riso

Suoli agricoli

Combustione delle stoppie

Applicazione di urea e calce

Totale settore agricoltura

35,000 30,000 25,000 20,000 15,000 10,000 5,000 0

1990

1995

Gg CO2 eq Fermentazione enterica Gestione delle deiezioni Coltivazione del riso Suoli agricoli Combustione delle stoppie Applicazione di urea e calce Totale settore agricoltura

2000

1990 15,497 6,765 1,876 10,086 19 466 34,709

2005

1995 15,319 6,474 1,989 10,532 18 513 34,846

2010

2000 15,048 6,406 1,656 10,451 18 527 34,107

2015

2005 13,709 6,177 1,752 9,860 20 521 32,040

2010 13,530 6,208 1,822 8,214 19 353 30,147

Andamento ANDAMENTO delle emissioni di ammoniaca EMISSIONI

500,000

2015 13,695 6,093 1,668 8,384 20 438 30,299

2017

2016 14,039 5,782 1,715 8,734 21 539 30,831

2018

2017 14,209 5,775 1,644 8,542 19 436 30,625

2018 14,202 5,670 1,553 8,322 19 421 30,187

AMMONIACA

Ricoveri Spandimenti Fertilizzanti sintetici Fanghi Combustione stoppie

t NH3

2016

Stoccaggi Pascolo Altri fertilizzanti organici Leguminose Totale nazionale e obiettivo NEC 2030

400,000 300,000 200,000 100,000 0

1990

1995

tonnellate NH3 Ricoveri Stoccaggi Spandimenti Pascolo Fertilizzanti sintetici Altri fertilizzanti organici Fanghi Leguminose Combustione stoppie Totale settore agricoltura

34

2000

2005

2010

2015

2016

2017

2018

2030

1990

1995

2000

2005

2010

2015

2016

2017

2018

132,645 135,172 97,019 10,085 70,444 1,321 659 2,378 487 450,211

123,367 127,529 89,031 11,330 73,589 1,449 1,058 1,581 480 429,414

119,110 123,207 83,602 11,555 73,273 1,806 1,424 1,588 481 416,045

108,224 114,655 75,328 8,849 71,568 1,785 1,154 1,415 519 383,496

111,545 108,935 75,339 9,154 48,336 3,290 1,305 1,379 502 359,784

111,631 101,889 72,567 8,801 53,712 4,679 1,079 1,484 509 356,353

109,912 101,255 71,639 8,970 63,352 4,576 933 1,497 545 362,680

108,427 101,813 72,027 8,837 54,540 7,016 891 1,550 494 355,596

105,354 100,756 71,373 8,788 50,447 5,636 894 1,305 489 345,041

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


reciated by society.

G mitigation is a priority and the Commission wants to achieve C utrality in 2050 and to increase the EU’s greenhouse gas emission uctions target for 2030 to at least 50% compared to 1990147. A strategic plan been produced170. Facing this challenge, livestock will have a major role to y by reducing emissions via efficient use of resources, low carbon energy duction and soil C sequestration (grassland, agroforestry techniques). ZOOTECNIA wever livestock and agricultural production will always result in non-CO2 GHG Ottenere sistemi produttivi sostenibili SOSTENIBILE ssion due to the fact that biological processes are involved.

Le prospettive future presenta numerose sfide da affrontare in futuro

ure 20: Role and place of livestock in balanced circular food production within netary boundaries Climate Change

Public policies,

Human wellbeing

Biosphere & climat

La domanda non dovrebbe essere “Come possiamo ridurre la produzione zootecnica?” ma piuttosto “Come possiamo aumentare il beneficio sociale netto degli allevamenti, garantendo nel contempo che i costi siano equamente distribuiti?”.

.2. Pathways of progress

Una riduzione produzionecould zo- in be cui laimproved produzione zootecnica è effi-efficiency rischierebbegains, solo di vedere spostata sustainability of della livestock through otecnica dell’UE viene spesso consi-with ciente e essenziale a garantire non solo la produzione e gli impatti associati in stitution of high impact inputs lower impact alternatives or via more derataredesign come un modo affrontare cibosystems per la popolazione, ma salvaguarparti dellinear mondo. damental of per agricultural involving shiftsaltrefrom le questioni dia anche dell’ambiente e del tessuto roachescontemporaneamente to circular approaches.

ambientali e alimentari. Ma non è la economico-produttivo delle aree rura- Se si guarda al futuro della zootecnia, soluzione: la semplice riduzione della li, oltre che preservare un patrimonio bisogna essere consapevoli che gli alBoer I.J.M., Van Ittersum M.K. 2018. Circularity in agricultural production. Wageningen, Netherlands, non significa sociale e storico-culturale. Inoltre, se levamenti non solo sono essenziali, eningen produzione University zootecnica & Research. https://www.wur.nl/upload_mm/7/5/5/14119893-7258-45e6-b4d0a8b6316a_Circularity-in-agricultural-production-20122018.pdf. ottenere filiere agroalimentari sosteni- venisse ridotta la produzione e la do- ma possono contribuire a molti degli lean Planet - A European long-term a prosperous, competitive and sostenibile. bili.for In all Europa, ci sono poistrategic molti casi, manda vision globalefordovesse aumentaremodern, si obiettivi di sviluppo

ate neutral economy COM (2018) 773.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

35


Lo studio “Future of EU livestock: how to contribute to a sustainable agricultural sector” (il futuro degli allevamenti europei: come contribuire alla sostenibilità del settore agricolo), commissionato dalla Commissione europea e appena pubblicato, evidenzia alcune significative considerazioni volte a promuovere una maggiore sostenibilità per il settore, che di seguito vengono riassunte. Nello studio si afferma in particolare l’importanza di avere una visione d’insieme e la necessità di attuare un ripensamento dell’intero comparto agro-zootecnico, lavorando al contempo su genetica, nutrizione, pratiche gestionali di allevamento e agronomiche, con il duplice obiettivo di: diventare neutrali (o quasi) dal punto di vista climatico, preservare le condizioni di salute e benessere degli animali e delle persone. Per far ciò servono sicuramente investimenti, maggiori competenze, tecnologie e know-how, nuovi modelli organizzativi delle filiere, nonché politiche e legislazione di supporto. Esistono strette interconnessioni tra settori agricoli e zootecnici, connessi alla sostenibilità, come ad esempio il caso dell’inquinamento delle acque da eccesso di nitrati e emissioni di N2O che possono essere di origine minerale (fertilizzanti azotati sintetici) o organici (letame animale). Altre questioni riguardano invece solo la parte agricola, come l’uso eccessivo di erbicidi, la semplificazione della rotazione delle colture o la perdita di sostanza organica del suolo. O ci sono, invece, aspetti connessi alla sola produzione animale, come la questione del benessere degli animali o delle emissioni di metano 36

Il ruolo della zootecnia Lo studio propone un modello di zootecnia sostenibile che può generate 4 principali impatti: impatto socio-economico

sicurezza alimentare

impatto ambientale

salute e benessere animale

- Migliorare la vitalità e i mezzi di sussistenza delle zone rurali - Promuovere sistemi produttivi più socialmente accettabili - Aumentare la resilienza dei sistemi produttivi

- Aumentare l’efficienza nell’uso delle risorse - Ridurre l’intensità delle emissioni e l’adattamento ai cambiamenti climatici - Circolarità nei cicli dei nutrienti - Aumentare la biodiversità ed evitare le perdite di biodiversità

- Aumentare la disponibilità di cibo a un prezzo accessibile - Migliorare la nutrizione umana

- Controllo delle malattie infettive (emergenti) - Miglioramento del benessere, della salute e della resilienza degli animali - Garantire la sicurezza alimentare con meno input


enterico. E’ necessario quindi avere una visione d’insieme per ottenere sistemi agroalimentari circolari e sostenibili: produzione agricola e zootecnica possono generare sinergie migliorando l’efficienza nell’uso delle risorse, riciclando la biomassa tra i settori, riducendo le emissioni di gas serra e garantendo l’adattamento ai cambiamenti climatici. Ad esempio, gli allevamenti possono contribuire alla circolarità dei sistemi produttivi, fornendo da una parte fertilizzanti organici ai sistemi agricoli e sfruttando la capacità degli animali di riciclare biomasse - non destinate al consumo umano - dall’altra. La domanda non dovrebbe essere quindi “Come possiamo ridurre la produzione zootecnica?” ma piuttosto “Come possiamo aumentare il bene-

ficio sociale netto degli allevamenti, garantendo nel contempo che i costi siano equamente distribuiti?”. In questo senso, l’innovazione e le nuove tecnologie saranno fondamentali per ridurre gli impatti negativi del settore: da una parte l’avanzamento nel campo delle biotecnologie porta ad avere animali più efficienti, più forti e capaci di adattarsi, produzioni di maggiori qualità; dall’altra, la diffusione di nuove tecnologie digitali, come sensori, robotica, IoT, Blockchain, rende disponibili strumenti per migliorare la gestione degli animali e delle intere filiere. La grande quantità di dati che sono raccolti da queste nuove tecnologie offrono nuove opportunità per garantire anche una maggiore trasparenza nei confronti del consumatore.

E’ necessario quindi avere una visione d’insieme per ottenere sistemi agroalimentari circolari e sostenibili: produzione agricola e zootecnica possono generare sinergie migliorando l’efficienza nell’uso delle risorse, riciclando la biomassa tra i settori, riducendo le emissioni di gas serra e garantendo l’adattamento ai cambiamenti climatici.


PARMIGIANO REGGIANO

Cooperative in prima linea per certificare la filiera sostenibile

Ridurre gli impatti ambientali dei processi produttivi lungo la filiera del Parmigiano Reggiano, così da presentare ai consumatori un’eccellenza alimentare sempre più sostenibile. È questo l’obiettivo del Progetto di Filiera “Parmigiano Reggiano per l’ambiente” che ha visto in prima linea alcuni caseifici cooperativi del territorio modenese, impegnati a valorizzare il latte prodotto dai soci aumentando al contempo i benefici per l’ambiente. Capofila del progetto è stata la Cooperativa Casearia Castelnovese di Castelnuovo Rangone, formata da tre caseifici di proprietà specializzati nel38

la produzione di Parmigiano Reggiano (oltre 80.000 forme all’anno), con 100 aziende agricole socie situate nelle province di Modena, Reggio Emilia, Bologna, e che annovera 36 dipendenti per una lavorazione complessiva di 431.000 quintali di latte. Al progetto, che ha potuto contare sul fondamentale supporto tecnico del CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali) di Reggio Emilia, hanno partecipato anche alcune aziende agricole socie del Caseificio Sociale Casello (Montecreto) e del Caseificio Sociale San Pietro (Sassuolo). Coinvolto anche il gruppo cooperativo Granterre per il tramite

Presupposto

imprescindibile

per migliorare

la sostenibilità

di un prodotto è la conoscenza

dettagliata

dell’impatto

generato

sull’ambiente

durante tutte le

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

fasi


della controllata Parmareggio S.p.A., beneficiaria indiretta per la commercializzazione del formaggio, alla quale è stato demandato il compito di sviluppare il percorso delle Dichiarazioni Ambientali da valorizzare nella fase commerciale. Presupposto imprescindibile per migliorare la sostenibilità di un prodotto è la conoscenza dettagliata dell’impatto generato sull’ambiente durante tutte le fasi: dalla coltivazione dei foraggi all’allevamento delle bovine da latte, fino alle fasi di lavorazione, confezionamento, trasporto e vendita del prodotto finale. Come favorire una maggiore attenzione alla tutela dell’eco-sistema se non partendo da un’analisi scientifica su quel che comporta il ciclo di vita di una forma di Parmigiano Reggiano? È proprio da questa domanda che è partito il Progetto, accendendo i riflettori sulla fase primaria del Parmigiano Reggiano, quella legata alla produzione di latte vaccino destinato alla trasformazione nel formaggio DOP e allo stesso tempo più influente dal punto di vista dell’impronta carbonica, all’interno della quale i ricercatori hanno voluto calcolare le emissioni di gas serra mediante l’analisi LCA (Life Cycle Assessment). Il tutto per arrivare alle Dichiarazioni Ambientali EPD (Environmental Product Declaration), con le quali da un lato si definisce l’impronta ambientale della singola referenza di formaggio così da comunicarlo al consumatore, e dall’altro si valuta in quali ambiti intervenire per migliorare le performance in ottica di sostenibilità ambientale. L’unità di riferimento individuata dallo studio è quella di 1 kg di latte vaccino fresco standard, destinato alla trasformazione in Parmigiano Reggiano DOP. “È stato effettuato un monitoraggio sulle principali tipologie di

fieni presenti nelle aziende – spiegano i promotori del progetto - e sono stati analizzati i flussi di materiali, energie e trasporti relativi alla produzione di latte in azienda. Sono state poi calcolate le emissioni di gas serra relative alla stalla: emissioni enteriche delle bovine, emissioni dalla fase di gestione alle deiezioni, emissioni derivanti da uso di fonti energetiche e nella fase di coltivazione dei terreni aziendali, emissioni di protossido di azoto per le fertilizzazioni azotate, emissioni derivanti dall’uso dei combustibili per le macchine agricole, emissioni indotte dalla produzione di mezzi tecnici utilizzati in azienda. Tutte queste emissioni hanno contribuito a individuare l’impronta carbonica del formaggio”. Ebbene, cosa è emerso? “Dallo studio – continuano i promotori del progetto – si è scoperto che le aziende più piccole, cioè quelle con un livello produttivo fino a 7.500 kg di latte capo/anno, presentano un impatto ambientale più elevato in termini di emissioni di gas serra, mentre quelle più grandi (cioè oltre i 9.500 kg di latte capo/anno) si sono rivelate più efficienti e sostenibili, quindi considerate a basso impatto”. Inoltre, è risultato evidente come il ricorso a fonti energetiche rinnova-

bili contribuisca fortemente a ridurre l’impronta del carbonio. Ben vengano quindi queste soluzioni nelle aziende agricole che conferiscono il latte ai caseifici, perché consentono di mitigare le emissioni di gas serra e ottenere un prodotto finale maggiormente rispettoso dell’ambiente. Le analisi condotte nel corso del progetto hanno poi consentito di scoprire come la qualità dei foraggi necessari per l’alimentazione degli animali da latte (soprattutto per le caratteristiche della fibra aNDFom) sia fondamentale per influenza positivamente l’ingestione delle bovine, la loro produzione e quindi anche l’impronta carbonica del ciclo produttivo. Di conseguenza, le aziende che si sono rivelate a basso impatto ambientale sono anche quelle dove i foraggi per alimentare le bovine erano risultati di qualità più elevata (soprattutto per la maggiore presenza della fibra aNDFom) e dove il contenuto proteico degli stessi fieni (erba medica) si è rivelato più alto. E questo a dimostrazione dell’importanza di un’adeguata alimentazione degli animali per la riduzione delle emissioni di gas serra e in definitiva per un prodotto più sostenibile. In definitiva il Progetto di Filiera

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

39


“Parmigiano Reggiano per l’Ambiente” ha permesso di evidenziare alcuni fattori che possono determinare un miglioramento della sostenibilità ambientale. Anzitutto l’elemento dimensionale delle aziende agricole: più grandi sono, più facilmente riescono a rendere efficienti e sostenibili i processi produttivi del latte, rivelandosi così in grado di rendere meno pesante l’impronta carbonica del latte prodotto. Inoltre, la riduzione degli effetti sull’ambiente si è confermata più accentuata in quelle aziende maggiormente attente alla gestione dei reflui e al miglioramento della digeribilità della razione, soprattutto con riferimento alla fibra aNDFom. “La metodica impiegata – precisano i promotori del

40

progetto - non tiene tuttavia in considerazione le esternalità positive fornite dalle succitate aziende zootecniche in termini di presidio del territorio, paesaggio, tutela della biodiversità e servizi ecosistemici. Il Parmigiano Reggiano, soprattutto prodotto nelle aree di collina e montagna può di diritto essere considerato una DOP per l’ambiente”. “Davanti a richieste sempre più esigenti da parte del mercato in termini di sostenibilità ambientale e riduzione dell’impatto lungo i processi produttivi – commenta il coordinamento Parmigiano Reggiano dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari – questi caseifici cooperativi modenesi, guidati dalla Cooperativa Casearia

Castelnovese, hanno evidenziato di sapere mettere in campo competenze e risorse per qualificare la loro produzione di eccellenza, dimostrando come sia possibile intervenire nella fase di produzione del latte per mitigare gli effetti sull’ambiente. L’impegno della cooperazione per rendere la filiera del Parmigiano Reggiano sempre più sostenibile è ai massimi livelli, come dimostra questo progetto. Confidiamo che le Istituzioni, a tutti i livelli, possano apprezzare questi sforzi e sostenere questa DOP che anche grazie alle Dichiarazioni Ambientali di prodotto, punta a diventare un prodotto di punta anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale”.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


LATTERIA SORESINA

un’app di filiera per guidare la transizione green

Terra, acqua, aria, energia, unita all’innovazione: è una sostenibilità a tutto campo quella portata avanti e promossa da Latteria Soresina lungo la filiera lattiero casearia. La cooperativa cremonese, che ha circa 200 soci, ora si è dotata di uno strumento in più per analizzare e quantificare l’impatto ambientale dell’intero processo produttivo. Ha partecipato a un progetto, grazie al contributo del PSR Lombardia, in collaborazione con l’Università di Milano per lo sviluppo di un’app, “App – IDaiS” (for Dairy Sustanaibility), messa in campo per monitorare e migliorare l’impatto ambientale dei processi produttivi. L’obiettivo è supportare i soci nel percorso verso una produzione sempre più sostenibile e

consapevole, valorizzando il loro lavoro e permettendo loro di ridurre significativamente le emissioni di CO2 con conseguente risparmio di energia, incoraggiando un percorso virtuoso di autocontrollo. Nel progetto, prima di procedere allo sviluppo dell’app, è stato svolto un lavoro preliminare, con la raccolta di dati riguardanti la gestione dei reflui, i consumi di energia, la produzione di latte, le curve di carico della potenza elettrica impiegata e altro ancora, attraverso il metodo Life Cycle Assessment, metodo che permette di valutare l’impatto di un prodotto in tutto il suo ciclo di vita. Questa mole di dati confluisce in un database che consente alla cooperativa di avere informazioni dettagliate sulle aziende coinvolte. L’app funziona in maniera molto semplice e intuitiva: dopo aver effettuato il login, l’allevatore vede in home l’indicatore ambientale complessivo e a

seguire quello relativo alla produzione di 1 kg di latte. Continuando a scorrere ci sono gli indici parziali suddivisi per categoria: superficie coltivata, alimento medio giornaliero, nuclei proteici, composizione mandria, carburante, energia, fertilizzante, capi venduti. L’allevatore dovrà procedere all’area di inserimento dati, per ogni specifica voce. Attraverso gli indicatori ambientali calcolati, le aziende hanno a disposizione una sorta di cruscotto della sostenibilità, uno strumento di autocontrollo, che permetterà loro di conoscere l’impatto ambientale e valutare i margini di miglioramento. Al momento è terminata la fase sperimentale sull’app, fase in cui si è potuto verificarne il corretto funzionamento e tutto il potenziale: il prossimo passo della cooperativa sarà quello di promuoverla ed estenderla a tutti i soci.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

41


SOSTENIBILITA’ DI FILIERA un progetto LIFE per certificare la sostenibilità delle filiere dei formaggi DOP


LA SOSTENIBILITÀ È OGGI UN TEMA CHIAVE IN OGNI CONTESTO, CENTRALE NELL’AGENDA POLITICA EUROPEA E ITALIANA, FONDAMENTALE PER LE IMPRESE E SEMPRE PIÙ IMPORTANTE ANCHE PER I CONSUMATORI. RESTANO PERO’ ANCORA DELLE INCERTEZZE, IN PARTICOLARE RIGUARDO LE CERTIFICAZIONI; MA SONO IN ATTO ANCHE TANTE INIZIATIVE CHE POSSONO TRASFORMARE I PRINCIPI DELLA SOSTENIBILITÀ IN STRUMENTI CONCRETI PER RIDURRE L’IMPATTO AMBIENTALE, CON VANTAGGI PER TUTTI

Il tema della sostenibilità ambientale è ormai all’ordine del giorno su ogni tavolo di lavoro, in ogni settore e campo d’azione. Consumatori, imprese, investitori, mondo politico e scientifico hanno un sempre maggiore interesse al tema delle prestazioni ambientali dei prodotti. Oggi, tuttavia, una delle principali criticità è rappresentata dalla mancanza di un quadro normativo di riferimento, sia in relazione alla metodologia di valutazione sia per quanto riguarda la sua comunicazione verso i cittadini e i consumatori. Sono infatti disponibili numerose etichette ambientali, di tipo volontario, che sono basate spesso su metodi di calcolo diversi e comunicano anche messaggi diversi. Ciò determina inevitabilmente confusione nel consumatore che si trova in difficoltà nel momento dell’acquisto e non è in grado di fare scelte consapevoli. Per questo nel 2010, il Consiglio

UE ha invitato la Commissione a sviluppare un metodo armonizzato per il calcolo dell’impronta ambientale dei prodotti con l’obiettivo di definire una metodologia univoca per il controllo, valutazione e comunicazione dei prodotti “Green”. A partire dal 2013 è iniziato un lavoro di studio, analisi e sperimentazione che è culminato nell’individuazione della cosiddetta PEF (Product Environmental Footprint, PEF), un metodologia di calcolo dell’impronta ambientale dei prodotti, applicabile a tutti gli ambiti. Ad oggi sono state definite le linee guida metodologiche specifiche per i vari settori, incluso quello lattiero-caseario, ed è stata svolta una consultazione pubblica per raccogliere opinioni dai cittadini su questo tema. Ancora non è entrata in vigore, ma la strada ormai è tracciata. 43


Il progetto “I duri cominciano a giocare” l’applicazione del metodo PEF ai formaggi italiani: il caso della filiera del Grana padano DOP Migliorare l’efficienza dei processi produttivi dei formaggi, analizzare e ridurre la loro impronta ambientale e ottenere una produzione e un consumo più sostenibili, è ormai essenziale, ma per fare ciò sono necessarie soluzioni che abbiano una visione d’insieme dell’intera filiera. In questo contesto si inserisce il progetto “LIFE TTGG” The Tough Get Going (i duri cominciano a giocare) è un progetto pilota cofinanziato dal Programma europeo per l’ambiente e l’azione per il clima (LIFE 2014-2020) e nasce dalla sinergia tra università, start up, aziende produttrici, enti di formazione e ricerca, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza dei processi produttivi dei formaggi in Europa, ridurre l’impatto ambientale e ottenere così una produzione e un consumo più sostenibili. Il progetto coinvolge i Consorzi di Tu44

tela dei formaggi DOP Grana Padano, l’Interprofessione del latte francese (CNIEL) - al fine di coinvolgere anche la DOP francese Comté - il Politecnico di Milano, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Enersem (spin-off del Politecnico di Milano che fornisce soluzioni avanzate di ottimizzazione dei consumi energetici), la Fondazione Qualivita e OriGin. Con il progetto sarà, in particolare, sviluppato un tool di supporto alle decisioni, in termini ambientali: si tratta di un software semplificato nell’interfaccia dei dati e con cui caseifici e aziende agricole possono in autonomia andare a quantificare i propri impatti ambientali. Inserendo in questo tool i dati che caratterizzano la singola azienda, è possibile fare una “radiografia” per vedere dove sono i problemi, quali sono gli aspetti positivi e negativi che carat-

Gli obiettivi •

sviluppare strumenti user-friendly e una metodologia efficace per calcolare e ridurre l’impronta ambientale, adattata ad una vasta gamma di formaggi DOP duri o semi-duri in conformità con la Product Environmental Footprint (PEF);

diffondere la conoscenza e l’uso della PEF ai produttori di formaggi DOP;

ottimizzare le prestazioni sia da un punto di vista ambientale che economico nelle aziende agricole, nei caseifici e nei produttori di imballaggi (con misure di riduzione dell’impronta ambientale);

aumentare la conoscenza e il know-how degli stakeholder e dei consumatori sulla metodologia PEF.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


Il tool che dovrebbe essere reso disponibile a fine 2021 è stato pensato e progettato come un modello da poter poi replicare, opportunamente adattato, non solo ad altre produzioni di formaggi, ma anche ad altre filiere agroalimentari.

terizzano l’azienda e la filiera. Rispetto al calcolo del carbon footprint che risulta essere spesso onero50 tipi di formaggi, burri e panne Francesi, so in termini di tempo e costo, lo sviopeo DOP. Il CNAOL si occupa di tutelare luppo di questo tool permette di avere attiero-caseari DOP in Francia e su scala il logo DOP e i valori che esso veicola uno strumento più semplice in cui ogni organi istituzionali, nonché di assistere le azienda può inserire i suoi dati e avere zione di soluzioni innovative. indicazioni circa le strategie aziendali nel de Gestion du Comté) è stato istituito da adottare. : aspettative del consumatore in termini di In linea con quanto detto negli articoli essi artigianali non industrializzati e della precedenti, avere una maggiore sostedotti. uttori, casari e stagionatori legati a un nibilità significa avere una maggiore o del massiccio del Jura di esercitare efficienza e di diconseguenza anche il ca continuativa, quale fattore sviluppo rimonio paesaggistico. calcolo del PEF va in questa direzione.

Per quanto riguarda il caso specifico della filiera del Grana Padano DOP, ring all 50 types of cheese, butter and cream . CNAOL’s mission is to represent and defend sono state coinvolte 68 stalle, 19 cairy products in France and abroad, to promote to consumers and institutional representatives, seifici e 18 confezionatori. All’interno eir improvement process. del tool, grazie a questo lavoro prelicommittee of Comté was created in 1963: ers the respect of its expectations, in terms of minare di raccolta dati e informazioni, sustainability, non-industrial artisan processes, uality. le aziende potranno non solo conosceoducers, cheese makers and ripening experts ic activity which favours land management re il consumo nel caseificio o in stalla, e Jura mountains, a particular difficult ma anche confrontarsi con realtà simili di riferimento (benchmark). E questo, 9 (0)2 2399 3818 | e-mail: mario.motta@polimi.it conseguenza, le porterà a cono+39 (0)2 2399 come 8648 | e-mail: jacopo.famiglietti@polimi.it (0)2 2399 3879 scere | e-mail: pieter.ravaglia@polimi.it quali sono gli ambiti e le azioni da intraprendere per migliorare le performance ambientali. Nel caso delle stalle, è stato fatto un campionamento che ha tenuto in considerazione tre aspetti principali: la posizione geografica dell’allevamento, il numero di tecnologie – pratiche agricole adottate e la resa media della

produzione di latte. I risultati di impatto ambientale mostrano che il contributo percentuale delle diverse voci si riassume in: acquisto di alimenti (34%), produzione di alimenti (25%), emissioni da gestione degli effluenti di allevamento (16%), emissioni da fermentazione enterica (12%), emissioni da gestione della stalla (6%), utilizzo di energia (5%), acquisto di materiali da lettiera (1%), acqua utilizzata in allevamento (1%). Invece, nel caso della fase di trasformazione, sono state individuate diverse tipologie di realtà aziendali in base a diversi parametri che riguardano la tipologia di Grana Padano DOP prodotta, la classe dimensionale (piccoli, medi, medio-grandi e grandi produttori) e le caratteristiche produttive (monoproduzione o multiproduzione). In media, il peso degli impatti ambientali potenziali ottenuti dalla sola fase di trasformazione del latte in Grana Padano DOP (escludendo quindi la produzione del latte crudo), possono essere così riassunti: produzione calore (35%), produzione energia elettrica (26%), consumo gas refrigeranti (13%), consumo di acqua (11%), trasporto latte crudo (8%), consumo sale (3%), consumo detergenti (2%), etc. In riferimento al packaging, il Politecnico di Milano ha effettuato la va-

LIFE

The Tough Get Going LIFE 16 ENV/IT/000225 - LIFE TTGG Durata: dal 3 luglio 2017 al 30 giugno 2021 Budget totale del progetto: € 2.148.987 (finanziamento UE 59%)

www.lifettgg.eu

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

45


lutazione di impatto ambientale di 115 soluzioni di packaging utilizzate per il confezionamento di Grana Padano DOP. Sono state prese in considerazione tutte le operazioni che, partendo dal trasporto delle forme, portano le confezioni di Grana Padano DOP ad essere pronte per l’invio ai punti vendita. I principali risultati sul peso del confezionamento del Grana Padano DOP sono così riassunti: packaging primario (33%), energia elettrica (25%), metano (17%), packaging se-

condario (11%) e gas alimentare protettivo (5%). Al termine del progetto, come risultato finale, il software sarà inserito su una piattaforma web, quindi accessibile, funzionante e operativo e permetterà una serie di funzioni: non solo una valutazione dell’impatto ambientale, nei modi prima indicati, ma anche la possibilità di archiviare le valutazioni fatte e anche quella di tracciare il lavoro già svolto e i progressi compiuti

o ancora da compiere. Il tool che dovrebbe essere reso disponibile a fine 2021 è stato pensato e progettato come un modello da poter poi replicare, opportunamente adattato, non solo ad altre produzioni di formaggi, ma anche ad altre filiere agroalimentari. Già all’interno del progetto si prevede l’applicazione del modello ad altre 3 produzioni DOP di formaggio.

Come migliorare l’efficienza energetica nei caseifici

Santangiolina Latte, cooperativa agricola formata da circa 220 soci allevatori che conferiscono annualmente oltre 200 milioni di litri di latte, ha la sua sede principale e storica a San Colombano al Lambro (Mi), ma ha con il tempo acquisito anche altri stabilimenti produttivi: a Volta Mantovana (MN) per la produzione e stagionatura del Grana Padano; a Pandino (CR) e 46

a Ballabio in Valsassina (LC) per la produzione e stagionatura di Taleggio DOP, Quartirolo DOP, altri formaggi freschi e per la lavorazione delle panne. Santangiolina nasce come cooperativa specializzata nella raccolta latte, quindi la maggior parte di prodotto conferito viene tradizionalmente destinato alla vendita in cisterna. Ma, negli ultimi anni, soprattutto in seguito

all’acquisizione dello stabilimento di Volta Mantovana per la produzione del Grana padano, la cooperativa ha avviato e sta continuando a perseguire una strategia di diversificazione della produzione, aumentando la quantità e le tipologie delle produzioni casearie. Da qualche anno Santangiolina ha iniziato a collaborare con ENERSEM, spin-off del Politecnico di Milano che

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


abbiamo già visto impegnato anche nel progetto LIFE, che fornisce soluzioni avanzate di ottimizzazione dei consumi energetici, al fine di monitorare e migliorare le performance ambientali con un particolare sguardo al tema dell’efficienza energetica e gestione del freddo nei caseifici. Partendo dalla certificazione della carbon footprint per la produzione di Grana padano, Santangiolina ha continuato a lavorare sulle tematiche ambientali con investimenti strutturali ma anche utilizzo di strumenti e soluzioni innovative. Per Santangiolina la collaborazione con ENERSEM è finalizzata a testare l’utilizzo pratico di software di ottimizzazione energetica. “L’EMS (Energy Management System) è un software in cloud che si basa su modelli matematici e algoritmi di machine learning: è una soluzione di industria 4.0 che regola in maniera ottimale gli impianti monitorandone le prestazione e lo stato manutentivo, oltre a contribuire a ridurre i consumi energetici dell’azienda” afferma l’Ing. Matteo Zanchi AD di ENERSEM. In pratica, sulla base dei programmi di lavorazione e del fabbisogno del freddo, il software decide l’impostazione

del frigorifero, il caricamento della vasca del ghiaccio e regola il circuito di glicole e acqua gelida. La realizzazione di questo software e la sperimentazione svolta presso Santangiolina nasce grazie al contributo del progetto VIDA, (Value-added Innovation in fooD chAins), finanziato nell’ambito del Programma Quadro Horizon 2020, finalizzato a supportare lo sviluppo di PMI innovative che mettono a punto soluzioni per migliorare l’efficienza e la sostenibilità nel settore alimentare. Quali prospettive per il futuro? ENERSEM è impegnata anche su altri progetti: rimanendo in ambito caseifici, stanno lavorando sul tema del recupero di calore dal raffreddamento del siero e su quello dei cogeneratori, che spesso sono dimensionati per funzionare bene dal punto di vista elettrico, ma dissipano molto calore. Insomma, il panorama della sostenibilità ha un orizzonte ampio, fra progetti europei e non, innovazione e nuovi strumenti che potrebbero essere utili per cooperative e aziende agricole per migliorare l’impatto ambientale e ridurre anche i costi aziendali.

L’EMS (ENERGY

MANAGEMENT

SYSTEM) È UN SOFTWARE IN

CLOUD CHE SI

BASA SU MODELLI MATEMATICI E ALGORITMI DI

MACHINE LEARNING: È UNA SOLUZIONE DI INDUSTRIA 4.0 CHE REGOLA IN

MANIERA OTTIMALE GLI IMPIANTI

MONITORANDONE LE PRESTAZIONE E LO STATO

MANUTENTIVO, OLTRE A

CONTRIBUIRE A

RIDURRE I CONSUMI ENERGETICI

DELL’AZIENDA

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

47


PACKAGING la sfida ambientale passa anche attraverso i materiali usati per gli imballaggi dei prodotti


Il packaging è un elemento essenziale per la sostenibilità di tutta la filiera agroalimentare, tanto che molte aziende, in tutto il mondo, sono al lavoro per trovare soluzioni innovative green che possano soddisfare le esigenze di aziende e consumatori. La sempre maggiore attenzione alla valorizzazione dei materiali utilizzati per produrre gli imballaggi costituisce una strategia importante non solo a livello ambientale, ma anche economico e comunicativo. Food Packaging Forum ha pubblicato un’indagine di Markets and Markets secondo la quale il mercato del packaging sostenibile crescerà del 42,8% entro il 2025: oggi è stimato attorno a 174,7 miliardi di dollari e ci si aspetta che raggiunga 249,5 miliardi di dollari nei

prossimi 5 anni, con un cambiamento nella preferenza dei consumatori verso materiali riciclabili ed eco-compatibili che guidano la crescita. La strada però non è in discesa: un packaging sostenibile, che quindi utilizza materiali riciclabili, non può non tenere conto del fattore sicurezza, perché deve proteggere il cibo, mantenendo la qualità e la freschezza. Oltre a ciò sono necessari sviluppi tecnologici per ottenere non solo materiali ma anche sistemi di riciclo all’avanguardia che permettano una totale circolarità delle filiere. Alcuni nuovi packaging sostenibili sono già sul mercato, con soluzioni innovative, altri stanno arrivando. E non mancano esempi virtuosi anche nel settore lattiero caseario.

Il packaging è un elemento essenziale per la sostenibilità di tutta la filiera agroalimentare, tanto che molte aziende, in tutto il mondo, sono al lavoro per trovare soluzioni innovative green che possano soddisfare le esigenze di aziende e consumatori.

La cooperativa tedesca DMK sperimenta la soluzione dell’azienda svizzera SIG

SIG COMBIBLOC, azienda svizzera che si occupa di sistemi e soluzioni per imballaggi asettici, ha da poco portato sul mercato un nuovo imballaggio, Combibloc EcoPlus, privo dello strato barriera in foglio di alluminio e sottoposto a una rigoro-

sa valutazione del ciclo di vita conforme a ISO condotta dall’Istituto indipendente per la ricerca energetica e ambientale (IFEU). I ricercatori hanno esaminato tutti i fattori legati all’ecologia che si verificano durante il ciclo di vita della confezione, dalle materie prime che utilizza fino ai processi di produzione. La confezione richiede il 28% di CO2 in meno per la produzione rispetto a una confezione di cartone convenzionale da 1.000 ml dello stesso formato. Come si ottiene questo risultato? Con un nuovo tipo di struttura. Una speciale forma di cartone grezzo conferisce a combibloc EcoPlus la sua rigidità. Nella nuova struttura composita, il contenuto di cartone ottenuto dal legno è pari all’82%, proveniente da fonti sostenibili certificate FSC TM (Forest Stewardship Council), il che significa che tutto il cartone proviene da foreste gestite in modo responsabile. Le caratteristiche specifiche garantisco-

no che gli alimenti che vengono successivamente inseriti nella confezione di cartone siano protetti dalla luce. In combibloc EcoPlus, inoltre uno speciale nuovo strato di poliammide ultrasottile funge da barriera contro gli agenti che influiscono su sapore e odori esterni. A questo si aggiungono sottili strati interni ed esterni di polietilene: lo strato interno forma una barriera liquida per il prodotto, mentre lo strato esterno tiene fuori l’umidità. Lo scorso marzo SIG ha annunciato con un comunicato che il primo miliardo di confezioni ECoplus è stato riempito da DMK Group, la più grande cooperativa lattiero-casearia tedesca. “In qualità di “early adopter di combibloc EcoPlus”, il Gruppo DMK ha svolto un ruolo decisivo nella storia di successo di questa soluzione di confezionamento asettico a basse emissioni di carbonio per il mercato lattiero-caseario”, ha dichiarato l’azienda.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

49


I nuovi materiali di Novamont

Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals, ha lanciato un nuovo tipo di imballaggio plastic free per gli alimenti. Il materiale è realizzato con 4 strati di Mater-Bi (quello dei sacchetti biodegradabili per l’ortofrutta), con aggiunta di cellulosa e di lacche. L’innovativo sistema multistrato

in Mater-bi offre quindi una confezione totalmente compostabile ma con effetto barriera all’ossigeno e all’umidità per prodotti a lunga conservazione. Queste certificazioni garantiscono la biodegradazione del MATER-BI in diversi ambienti di smaltimento: compostaggio industriale, compostaggio domestico e biodegradazione in suolo.

Ornua: -40% plastica per il cheddar Usando lo slogan “Stesso peso ... 40% in meno di plastica”, la cooperativa lattiero-casearia irlandese Ornua che esporta i suoi prodotti in 110 Paesi e ha 13 stabilimenti di produzione, nel Regno Unito ha lanciato sul mercato il suo formaggio Pilgrim Choise con un packaging più sostenibile, chiamato Megablock, che permetterà di avere un risparmio di oltre il 40% di plastica per confezione, con una riduzione prevista di 83 tonnellate di plastica all’anno. 50

Ciò consentirà di ottenere un risparmio totale di imballaggi di 110 tonnellate con una riduzione di 1.321 miglia stradali e 1,75 tonnellate di C02. Mike Harper, il direttore marketing di Ornua Foods UK ha dichiarato: “Ci siamo posti la sfida di creare un formato che ci consentisse di confezionare la stessa quantità di formaggio, utilizzando meno plastica, migliorando al contempo l’esperienza dei consumatori.”

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


Arla Foods, un packaging sempre più green

Arla, cooperativa lattiero casearia danese con circa 10mila soci, sta puntando da tempo sul packaging green, anche per facilitare il riciclo da parte dei consumatori. Arla Finland ha stretto una collaborazione con la società di biocarburanti UPM, che ha portato in campo un nuovo materiale: una bioplastica a base di legno, certificato FSC. La bioplastica si adatta bene al confezionamento di prodotti lattiero-caseari in quanto ha le stesse caratteristiche tecniche della plastica convenzionale utilizzata nei cartoni, ha spiegato UPM. “Quando abbiamo un prodotto liquido come il latte, è necessaria una sottile pellicola di plastica all’interno del cartone per motivi di sicurezza del prodotto e di durata. Nel nostro nuovo imballaggio, il sottile rivestimento in

plastica sulle superfici interne dei cartoni è ora sostituito da una bioplastica a base di legno”, ha sottolineato Sanna Heikfolk , Brand & Category Manager di Arla. La bioraffineria di UPM utilizza come materiale il talloil, un residuo della produzione di polpa di legno, per i nuovi cartoni di bioplastica. Il packaging è realizzato da Elopak, e anche la Dow Chemical Company è coinvolta nella collaborazione. Dal 2019, Arla Finland utilizza anche confezioni a base di fibre dell’azienda svedese di imballaggi Arta Plast per lo yogurt Luonto. Per il consumatore, anche questo vasetto è facile da riciclare: tutte le parti del nuovo imballaggio possono essere riciclate come cartone, coperchio compreso. Questo rinnovamento ha reso green più di 40 milioni di confezioni all’anno in Fin-

landia. Il fabbisogno di plastica a base fossile è stato ridotto di quasi 200.000 Kg all’anno. Di conseguenza, l’impronta di carbonio dei cartoni del latte è stata ridotta di circa il 20%, quella dei vasetti di yogurt del 43% rispetto al precedente imballaggio. In totale, ciò significa che Arla ha ridotto del 24% l’impatto di carbonio dei propri imballaggi dal 2005 al 2019, deviando dall’atmosfera oltre 116.000 tonnellate di CO2. L’obiettivo della cooperativa è una riduzione del 30% di CO2 entro il 2030, per arrivare a un impatto zero entro il 2050. Attualmente, il 90% degli imballaggi di Arla è riciclabile. La cooperativa punta a rendere tutti gli imballaggi riciclabili entro il 2025, anche per soddisfare la domanda dei consumatori.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

51


SCENARI INTERNAZIONALI Gli esempi dei big player del dairy nel loro impegno per la sostenibilitĂ


FRIESLAND CAMPINA

un esempio virtuoso di energy community tra cooperativa e soci

Il 94% del consumo di energia elettrica di FrieslandCampina, secondo i dati della cooperativa del 2019, è già verde. Percentuale ottenuta grazie alla scelta di non usare più energia fossile per le sue sedi. L’obiettivo è di arrivare al 100%. Anche per questo, ha deciso di acquistare energia green direttamente dai suoi soci, pagandoli in linea coi prezzi di mercato, attraverso “Accordi di acquisto di energia elettrica” (PPA). L’iniziativa è già partita: già 50 soci allevatori forniscono ener-

gia alla cooperativa tramite gli Accordi di acquisto di energia elettrica. Questi “produttori di energia” contribuiscono a circa il 10% del fabbisogno di energia elettrica di FrieslandCampina. L’idea ora è di ampliare il numero di soci con cui stabilire questo tipo di rapporto. Gli Accordi di acquisto di energia elettrica (PPA) vanno oltre le cosiddette GoOs (“Garanzie di origine”), ormai di uso comune che attestano l’origine rinnovabile delle fonti d’energia utilizzate. Nel modello tradizionale, in

cui l’elettricità e le GoO sono vendute separatamente, sono attivi nella catena diversi soggetti, con l’aggiunta di costi da parte di ciascuno. Grazie invece al modello che intende mettere in campo FrienslandCampina, si crea un rapporto diretto tra la cooperativa e l’azienda: è quindi possibile mantenere questo valore aggiunto all’interno della stessa cooperativa con contratti diretti, e il produttore viene immediatamente premiato, con un pagamento in linea con i prezzi di mercato.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

53


la cooperativa olandese punta alle rinnovabili Lunedì 16 novembre 2020, FrieslandCampina, cooperativa lattiero-casearia olandese, insieme ai suoi soci ha generato sufficiente energia eolica, solare e da biogas per soddisfare il fabbisogno di elettricità di circa 15mila aziende agricole. E lo stesso giorno, hanno generato sufficiente energia green da fornire elettricità a circa 227mila famiglie. Come saperlo? FrieslandCampina, sul proprio sito (https://www.frieslandcampinaopwek.

2020

nl) ha inserito un contatore che appunto conteggia l’energia rinnovabile prodotta quotidianamente insieme ai 2.500 soci che la producono. Allo stesso link è possibile vedere, inserendo una data specifica, l’energia prodotta quel giorno. E anche il calcolo di tutti i mesi, con le diverse percentuali relative alle tre fonti rinnovabili, solare, eolico, biogas. Oggi il 15% di tutta l’energia rinnova-

SOLARE

BIOGAS

EOLICO

gennaio

6,32%

19,02%

74,66%

febbraio

7,67%

12,72%

79,61%

marzo

22,50%

14,94%

62,56%

aprile

40,87%

17,14%

41,99%

maggio

43,52%

16,35%

40,23%

giugno

43,30%

18,33%

38,37%

luglio

39,71%

18,96%

41,30%

agosto

41,03%

19,89%

39,08%

settembre

36,82%

23,62%

39,56%

ottobre

14,23%

20,16%

65,61%

bile è generata dalla cooperativa insieme a 2.500 soci. La principale fonte utilizzata, seppur con alcune variazioni nel corso dell’anno, è quella eolica. Nel 2020, risulta che c’è stata una produzione totale di 44,59 GW/h da fonti rinnovabili. Di queste, circa il 19% deriva dal biogas (8,48 GW/h), 75% dal energia eolica (33,29 gw/h) e il 6% da energia solare (2,82 gw/h).


BIOGAS

SOLARE

Fra i vari progetti portati avanti dalla cooperativa, c’è il progetto Jumpstart, utilizzato per aiutare i soci allevatori a convertire il letame in energia verde in modo redditizio. Li aiuta a ottenere finanziamenti, permessi e sussidi per sistemi di mono fermentazione del letame nelle loro aziende agricole. Il biogas può essere trasformato in gas verde o convertito in elettricità e calore. FrieslandCampina e i suoi soci utilizzano entrambe le forme per rendere la filiera lattiero-casearia più sostenibile.

Per quanto riguarda l’energia solare, fra i primi progetti messi in campo c’è il programma Solar, a cui hanno già aderito 2.200 soci, pensato per agevolare gli allevatori nell’acquisto di pannelli solari (anche attraverso finanziamenti ministeriali) o “nell’affitto di un tetto”. È stato in particolare stretto un accordo con GroenLeven che installa un impianto solare sul tetto dell’azienda e ne cura l’allacciamento, il monitoraggio, il finanziamento, le garanzie e la manutenzione. L’a-

zienda riceve un premio annuo da 3 a 4 euro per pannello per aver messo a disposizione il tetto e può utilizzare elettricità verde senza essere costretto a investire lui stesso in pannelli solari. Ogni anno, all’allevatore viene offerta la possibilità di prendere in carico l’impianto e il sussidio ministeriale che lo accompagna. Oltre a utilizzarla in azienda, una parte dell’energia solare viene utilizzata negli stabilimenti di FrieslandCampina.

EOLICO Molte le iniziative di FrieslandCampina verso i soci per quanto riguarda l’energia eolica, tra questi, recentemente la cooperativa ha anche stretto un accordo con EAZ Wind, che prevede, fra le altre cose l’installazione di piccoli mulini a vento.

LUNEDÌ 16 NOVEMBRE 2020, GLI ALLEVATORI SOCI DI FRIESLANDCAMPINA, COOPERATIVA LATTIERO CASEARIA OLANDESE, HANNO GENERATO SUFFICIENTE ENERGIA EOLICA, SOLARE E DA BIOGAS DA SODDISFARE IL FABBISOGNO DI ELETTRICITÀ DI CIRCA 15MILA AZIENDE AGRICOLE. LO STESSO GIORNO, HANNO GENERATO SUFFICIENTE ENERGIA GREEN DA FORNIRE ELETTRICITÀ A CIRCA 227MILA FAMIGLIE.

55


Il gruppo cooperativo Valio punta alla neutralità carbonica al 2035

La sostenibilità ambientale è una delle priorità anche per il gruppo cooperativo finlandese Valio: una realtà che riunisce 4.700 soci, 15 impianti di produzione, registra un fatturato di 1,8 miliardi di euro, ha 4mila dipendenti in tutto il mondo e prodotti esportati in 60 paesi, secondo i dati aggiornati al 2019, contenuti nel Valio Sustainability Report 2019. “Noi siamo consapevoli – dice l'azienda – del nostro impatto ambientale e stiamo adottando misure per ridurlo”. Con un obiettivo chiave: arrivare a 56

emissioni zero di carbonio entro il 2035. La roadmap per il raggiungimento di questo traguardo si muove attraverso alcuni percorsi principali: - un maggior sequestro del carbonio nel suolo - miglioramenti a livello di efficienza energetica negli stabilimenti, - una gestione dei trasporti più efficienti - imballaggi eco-sostenibili, e - riduzione dei rifiuti e scarti durante tutte le fasi, dal campo alla tavola dei consumatori.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

“Stimo che l’azienda media possa abbassare le sue emissioni del 30% entro il 2025”, ha sottolineato Aleksi Astaptsev, tecnico di Valio .


Per il raggiungimento del suo obiettivo di emissioni zero di carbonio entro il 2035, Valio si sta muovendo su diversi fronti. Uno di questi è il cosiddetto carbon farming: ovvero la messa in atto di pratiche agricole che si servono di metodi di coltivazione che massimizzino la capacità dei terreni di sequestrare il carbonio. Circa 250 allevatori soci di Valio nel 2020 hanno già partecipato alla formazione dei carbon farmer. Fra le azioni in campo, l’innovazione gioca un ruolo chiave: la cooperativa, per promuovere il monitoraggio e la riduzione del l’impronta di carbonio delle aziende, ha annunciato di essere al lavoro per lo sviluppo di un calcolatore ambientale. Finora sono stati raccolti dati da 100 allevamenti. Nel 2017, Valio ha brevettato un me-

todo per convertire i liquami in acqua pulita e frazioni di fertilizzanti a base di fosforo e azoto facilmente trasportabili, autorizzati per il biologico e facilmente utilizzabili. Lo stesso processo consente la produzione di biogas da frazioni di letame secco e altri sottoprodotti della lavorazione del latte. Alcune aziende agricole socie della cooperativa si stanno già servendo di impianti di biogas propri impiegando l’energia prodotta a partire dal letame anche per il riscaldamento dell’azienda e per l’alimentazione energetica delle attrezzature di mungitura. Sul fronte trasporti, nel 2019 Valio ha utilizzato il primo camion per la raccolta latte alimentato a LBG, biogas liquefatto, prodotto in gran parte da scarti e i rifiuti delle aziende agricole

socie della cooperativa. L’utilizzo del biogas nei veicoli pesanti è diventato possibile solo di recente, in quanto i veicoli sono stati resi abbastanza efficienti e un singolo serbatoio può fornire un’autonomia sufficiente. Nel 2019, si è iniziato a utilizzare la plastica riciclata per il packaging dei prodotti. Tutte le confezioni di latte, panna e yogurt sono fatti al 100% con materiale di origine vegetale; circa il 90% del materiale impiegato per il packaging dei formaggi artigianali è di plastica riciclata. Fra le azioni in corso, c’è l’utilizzo di un imballaggio eco-compatibile anche per il formaggio a fette e una riduzione del packaging, più sottile, con l’obiettivo di risparmiare 70 tonnellate di plastica all’anno.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

57


In Nuova Zelanda lanciato latte a zero emissioni di carbonio

Fonterra, in collaborazione con la cooperativa Foodstuffs North Island, lancia sul mercato il primo latte a emissioni zero di carbonio nella Nuova Zelanda. Simply Milk è stato certificato carbon-zero attraverso l'acquisto di crediti di carbonio da Toitū Envirocare, una consociata interamente controllata di Manaaki Whenua - Landcare Research. Becky Lloyd, amministratore delegato di Toitū Envirocare, ha spiegato che la certificazione arriva dopo un'analisi che ha tenuto conto dell'impronta 58

di carbonio della produzione del latte. "Sono state valutate le emissioni di carbonio prodotte da Simply Milk nell'intero processo, dall’azienda agricola che fornisce il latte fino alla casa del cliente”. Fonterra e Foodstuffs North Island hanno poi collaborato con Toitū per identificare progetti per compensare le emissioni. "Simply Milk ci consentirà di sostenere la rigenerazione di 7,5 chilometri quadrati di foresta nativa vicino a Kaikoura, nonché programmi di energia rinnovabile nei mercati esteri in

cui Fonterra vende i suoi prodotti", afferma Carolyn Mortland, direttore Global Sustainability di Fonterra. Da un lato l’impatto ambientale, dall’altro le richieste dei consumatori. Chris Anderson, Merchandise Manager delle bevande refrigerate di Foodstuffs North Island, sottolinea che sta diventando sempre più importante per i clienti sapere da dove proviene il loro cibo e che viene prodotto in modo sostenibile.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


USA: al via la Net Zero Initiative

L’impegno del comparto lattiero-caseario statunitense per raggiungere gli obiettivi ambientali e la neutralità carbonica

Nonostante le preoccupazioni diffuse per la gestione della pandemia COVID-19, un argomento che continua ad essere al centro dell'attenzione dei consumatori e dei leader politici è il pensiero per l'ambiente. Un sondaggio della società internazionale Futerra ha rilevato che il 58% degli americani crede che dovremmo rispondere ai cambiamenti climatici con la stessa urgenza con cui abbiamo risposto al coronavirus. Per questo, a inizio anno, l'Innovation Center for U.S. Dairy ha fissato i nuovi obiettivi di tutela ambientale al 2050: - Diventare carbon neutral; - Ottimizzare l'uso dell'acqua, massimizzando il riciclo; - Migliorare la qualità dell'acqua migliorando l'uso di consumi e sostanze nutritive. Questi, probabilmente non rappresentano una priorità per gli agricoltori, ma lo sono per i consumatori. Una ricerca condotta lo scorso anno da The Hartman Group ha mostrato che il 70% degli adulti prende decisioni di acquisto basate, almeno in parte, sulla sostenibilità. Da qui nasce la Net Zero Initiative

(NZI) con l’obiettivo di supportare le aziende a continuare a compiere progressi verso la riduzione delle emissioni di gas serra e miglioramenti significativi nell'uso dell’acqua, mettendo in campo nuove tecnologie e pratiche nella produzione di mangimi, cura delle vacche, efficienza energetica e gestione del letame. In altre parole, la NZI si focalizza sul “come" raggiungere gli obiettivi, non perdendo di vista anche la sostenibilità economica. La NZI opererà attraverso tre pilastri: - Fase preliminare: lavoro basato sull’analisi, la ricerca e la misurazione ambientale ed economica per supportare le decisioni, aggiornare i modelli e anticipare i risultati per le aziende agricole; - Fase di sperimentazione: realizzazione di progetti pilota, con valutazioni economiche e ambientali per validare il modello; - Fase di diffusione: azione coordinata di supporto tecnico, finanziario e formativo per favorire l’adozione di pratiche ambientali in aziende agricole di tutte le dimensioni, regioni e orientamenti produttivi.

Il sistema lattierocaseario USA sta lavorando insieme per fornire al mondo alimenti nutrienti e prodotti in modo responsabile. Con l’intera filiera seduta al tavolo - dagli agricoltori a cooperative, industria, distributori - stiamo investendo in filiere lattierocasearie sempre più innovative in grado di affrontare le sfide ambientali e creare un pianeta più sostenibile per le generazioni future. Mike Haddad, presidente di Innovation Center for US Dairy

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

59


CONSUMATORI GREEN Il loro ruolo, le aspettative, le richieste, i cambiamenti giĂ in atto


62% la percentuale di italiani che preferisce acquistare da aziende green

“PER I PRODUTTORI E I RETAILER, CONOSCERE LE TEMATICHE CHE STANNO PIÙ A CUORE AI CONSUMATORI È FONDAMENTALE PER INDIRIZZARE I PROPRI INVESTIMENTI AMBIENTALI E DI SOSTENIBILITÀ SU QUEGLI AMBITI CHE DA UN LATO APPORTANO DEI BENEFICI AL PIANETA E DALL’ALTRO SONO IN GRADO DI CONQUISTARE L’APPROVAZIONE, LA FEDELTÀ E LA PREFERENZA DEI CONSUMATORI TARGET”.

I consumatori svolgono un ruolo chiave nella transizione verso sistemi più sostenibili non solo attraverso le loro scelte d’acquisto - ricerca di un certo tipo di prodotti - ma anche con i loro comportamenti di uso e smaltimento del cibo stesso. Possono quindi velocizzare la transizione, ma possono anche ritardare questi processi. Il tema della sostenibilità e della transizione green riguarda quindi anche i cambiamenti nei comportamenti dei consumatori. A tal riguardo, per comprendere meglio le abitudini dei consumatori, la Commissione europea ha pubblicato recentemente i risultati di un euro-barometro Making our food fit for the future - Citizens’ expectations (Rendere il nostro cibo adatto per il futuro - Le aspettative dei cittadini), con interviste effettuate fra

agosto e settembre 2020. Agli intervistati è stato in particolare chiesto quale fosse la caratteristica più importante per loro nel momento dell’acquisto di cibo. Più di quattro intervistati su dieci afferma che sia il gusto (45%) il fattore più importante, seguito dalla sicurezza alimentare (42%) e dal costo (40%). Almeno un terzo degli intervistati pensa che la provenienza del cibo (34%) e il contenuto nutrizionale (33%) siano fattori importanti, mentre un quinto cita lo shelf-life (20%). Più di un decimo menziona le convinzioni etiche (16%) e l’impatto del cibo sull’ambiente (15%). Per quanto riguarda le barriere che si possono incontrare per gli acquisti di prodotti sani e sostenibili, i consumatori indicano principalmente il costo, la di61


sponibilità nei negozi e l’accesso alle informazioni. E’ stato poi chiesto, quali aspetti considerano più importanti quando si parla di cibo “sostenibile”. Nutriente e salutare (41%) è la risposta più comune, con quattro su dieci degli intervistati. Quasi un terzo degli intervistati menziona un uso scarso o nullo di pesticidi (32%) e quasi tre su dieci citano l’accessibilità economica del cibo per tutti (29%). Meno di un quarto degli intervistati menziona le 62

filiere locali o corte (24%) e il basso impatto ambientale e climatico (es. impronta di carbonio) (22%), mentre un quinto afferma elevati standard di benessere degli animali e imballaggi minimi, come principali caratteristica. Parlando nello specifico del tema sostenibilità ambientale, molti studi mostrano che i consumatori hanno occhi puntati sul packaging, ma hanno interesse anche alla sostenibilità

della filiera nel suo complesso. Dall’indagine 2020 sulla Sostenibilità e le preoccupazioni ambientali #WhoCaresWhoDoes realizzata da GfK emerge che un numero crescente di consumatori sta già modificando i propri comportamenti. In particolare, i consumatori italiani si dimostrano molto attenti alla sostenibilità: il 30% dichiara di evitare i prodotti con imballaggi in plastica e il 36% ha smesso di acquistare certi prodotti e servizi a causa del loro impatto

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


negativo, una percentuale, che sale al 65%, per il segmento dei cosiddetti Eco Active, che comprende i consumatori più interessati alle tematiche ambientali. A livello europeo questo segmento arriva a pesare il 24% e la Germania è il paese che vanta il maggior numero di consumatori Eco Active (38%). Seguono in classifica l’Irlanda, la Slovacchia (25%), la Spagna (24%), l’Italia e la Gran Bretagna (entrambe 23%). In alcuni Paesi, in particolare Spagna e Francia, il segmento di consumatori Eco Active ha registrato una crescita significativa rispetto allo scorso anno. Un altro gruppo molto rilevante è quello dei consumatori cosiddetti Eco Considerer (43% del totale a livello europeo) che include coloro che modificano di tanto in tanto i propri comportamenti, ma che ritengono importante soprattutto un’azione più incisiva da parte delle aziende e dei governi. Guardando invece alle categorie di prodotto dove gli shopper

ritengono di avere un’influenza maggiore in termini di sostenibilità, per l’Italia troviamo ai primi posti l’home e il personal care; a livello europeo, invece, si piazzano in cima alla classifica frutta e verdura. Ben il 62% degli italiani preferisce compare prodotti da aziende che dimostrano attenzione all’ambiente. Un altro aspetto importante che emerge dallo studio di GfK, è che a livello europeo, chi si occupa degli acquisti in famiglia è influenzato particolarmente dai figli (45%), seguiti dagli amici (42%), dal coniuge (37%) e dai genitori (19%). Le opinioni dei membri più giovani delle famiglie contano di più di quelle dei politici (14%), dei media (13%) e delle celebrità (9%). Di conseguenza, per gli operatori delle filiere oggi è ancora più importante tenere conto dell’orientamento delle generazioni più giovani rispetto alle tematiche ambientali per impostare le proprie strategie di crescita future.

Gli italiani sono in media ben disposti anche rispetto al tema del riciclo e dichiarano di riciclare molto di più rispetto alla media mondiale. Dalle ricerche di GfK emerge però che per il 58% delle famiglie è ancora poco chiaro cosa succede ai prodotti quando vengono riciclati

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

63


I trend sostenibili della GDO Segue questo trend di consumo anche la Grande Distribuzione. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo, realizzato da Nomisma in collaborazione con SpinLife-Università di Padova. E’ stata svolta un’indagine nel periodo giugno-luglio 2020 con il coinvolgimento di 9 insegne della GDO italiana: Bennet, Carrefour, Conad, Coop, Despar, Esselunga, Gruppo Gabrielli, MD e Pam. Quanto emerge è che dall’inizio dell’emergenza sanitaria, i consumatori italiani hanno mostrato ancora più attenzione alla sostenibilità ambientale dei prodotti che scelgono di mettere sulla propria tavola: il 27% ha incrementato gli acquisti sostenibili ed ecofriendly, rispetto al periodo precedente alla pandemia, il 23% ha preferito orientarsi verso articoli con un pack igienico e sicuro, mentre il 21% verso punti vendita che promuovono

64

prodotti green. Secondo lo studio, questa tendenza dovrebbe continuare anche nel prossimo futuro: si stima che il 42% degli shopper darà più importanza all’acquisto di beni alimentari sostenibili. Nel 2021, rispetto al 2019, il

39% opterà maggiormente per un pack a basso impatto ambientale, il 34% per prodotti sostenibili (tutela ambientale, lavoro equo, ecc.) e il 30% per il biologico. L’attenzione all’ambiente, è diventato

POST-COVID - L’EVOLUZIONE DEI CONSUMI IN 7 TAG

% di consumatori che nel 2021 rispetto al 2019 aumenteranno la frequenza di acquisto di prodotti alimentari (Ufficio Studi ANCC e Nomisma)

# 18% #LOW COST # 23% #DIGITAL

e-grocery tramite HOME DELIVERY 23% e-grocery tramite CLICK&COLLECT 19%

# 34% #SAFE

# 35% #HOMEMADE # 38% #HEALTHY

# 42% #SUSTAINABLE

pack a basso impatto ambientale 39% prodotto sostenibile 34% biologico 30%

# 49% #ITALIANITA’

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


anche un importante driver di scelta sul dove fare la spesa: il 71% è disposto a cambiare il negozio abituale a favore

TOP 3ASPETTI DI COMUNICAZIONE PER IL FUTURO

*quali sono i TOP 3 argomenti di sostenibilità ambientale relativi alla sua insegna più importanti da comunicare nei prossimi mesi? (Nomisma - SpinLife)

di un altro punto vendita che offre prodotti con un packaging più green. In questo contesto, la comunicazione rappresenta una non trascurabile leva

44%

strategica. La corretta comunicazione

PACKAGING SOSTENIBILE • • •

riduzione pack in eccesso riduzione uso plastica vergine uso materiali da fonti rinnovabilie

delle azioni sostenibili messe in campo costituisce quindi uno strumento in grado di garantire un importante vantaggio competitivo per i rivenditori Tra i principali temi che saranno

33%

FILIERA & TERRITORIO • •

attività educational rivolte ai consumatori attenzione e riduzione degli sprechi

oggetto della comunicazione green figura, ancora una volta, il packaging: il 44% delle insegne si concentreranno su questo aspetto, valorizzando azioni come la riduzione del pack in eccesso,

22%

l’impiego di plastica vergine o di ma-

ENERGIA&AMBIENTE • •

riduzione del consumo energetico/sistemi fotovoltaici sostenibilità e attenzione all’ambiente a 360°

teriali provenienti da fonti rinnovabili. Il 33% sono intenzionati a comunicare maggiormente aspetti legati alla filiera e al territorio, mentre il 22% si focalizzeranno sulla sostenibilità ambientale a 360° e sulla diminuzione del consumo

11%

SICUREZZA ALIMENTARE • • •

riduzione additivi trasporti e logistica efficiente a basso impatto sicurezza alimentare (food safety)

energetico.

La comunicazione per i consumatori Una indagine condotta da Astarea, Istituto di Ricerche di Marketing, tra gennaio e febbraio 2020 “La Sostenibilità nella comunicazione d’Impresa - Le esigenze informative dei consumatori” mostra quelle che sono nel dettaglio le richieste dei consumatori in termini di comunicazione “sostenibile”dei prodotti. In primis, c’è la protezione dell’ambiente (riduzione delle emissioni CO2) e il riciclo di rifiuti e scarti. Al terzo posto l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Nello specifico, per l’agroalimentare, i consumatori vor-

rebbero maggiori informazioni sui controlli delle materie prime e dei processi, sulla qualità del lavoro dei dipendenti, e sulla priorità attribuita ai fornitori nazionali e/o a km 0. Un altro aspetto interessante messo a fuoco dall’indagine è il “dove” vorrebbero trovare queste informazioni: l’etichetta è al primo posto, seguita dalla pubblicità che sia televisiva, radiofonica o sulla stampa o tramite affissioni. Dopo arriva l’online, nell’ordine, il sito dell’impresa, poi la pubblicità su internet e i social media dell’impresa.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

65


NEWS IN PILLOLE

UK, LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE SUL LATTE FA VOLARE LE VENDITE

La campagna di comunicazione sul latte “Milk Your moments” nel Regno Unito fa volare le vendite, incentivando i consumatori all’acquisto. La prima campagna televisiva nazionale sui prodotti lattiero-caseari nel Paese negli ultimi 20 anni ha contribuito a generare circa 11,2 milioni di litri di vendite aggiuntive di latte durante la pandemia di Coronavirus. Le vendite nel complesso sono aumentate del 9,1% nel periodo della campagna, che si è svolta per 12 settimane, da metà maggio. E sono stati raccolte 100.000 sterline per enti di beneficenza. Secondo Kantar, ha portato altri 212.000 consumatori ad acquistare latte, consumatori che senza questa campagna non lo avrebbero comprato e ha provocato anche cambiamenti positivi negli atteggiamenti nei confronti dei prodotti lattiero caseari nel pubblico di destinazione, con un maggior numero di persone che hanno affermato che i latticini sono una parte importante della loro dieta e perfetti per una famiglia in crescita. La campagna è stata finanziata con 1 milione di sterline da AHDB, Dairy UK, Department for Environment, Food and Rural Affairs, nonché dai governi scozzese, gallese e dell’Irlanda del Nord.

66

BELLANOVA: ETICHETTA UE BENESSERE ANIMALE E’ UNA PRIORITÀ

“La proposta di un’etichetta di portata europea per il benessere animale rappresenta una grande opportunità, per migliorare ulteriormente le condizioni della fase allevatoriale, per fornire ai consumatori informazioni più chiare e complete e per migliorare la competitività delle imprese che decideranno di aderirvi” - ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova intervenendo al Consiglio Agrifish del 15 dicembre. “Per raggiungere questi obiettivi – ha sottolineato - abbiamo bisogno di un sistema volontario per i produttori, costruito su criteri misurabili, verificabili e superiori ai requisiti di legge, da applicare in maniera graduale e proporzionata, in modo da indirizzare il comportamento dei vari operatori che avranno la possibilità di ottenere produzioni in grado di distinguersi sul mercato. In Italia stiamo facendo un grande sforzo organizzativo, per integrare le informazioni contenute nelle banche dati sanitarie con quelle zootecniche sulle performance produttive. Per raggiungere questo obiettivo il Ministero della Salute ha messo a punto il sistema Classyfarm che, una volta integrato con i dati zootecnici, potrà essere utilizzato non solo per la certificazione, ma anche come “fondamentale supporto alla fornitura di servizi di consulenza aziendale”.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE


FONDI UE VINCOLATI AL RISPETTO DELLO STATO DI DIRITTO:

ACCORDO FRA CONSIGLIO E PARLAMENTO

I paesi Ue che non rispettano lo Stato di diritto rischieranno di perdere l’accesso ai fondi europei, secondo un accordo provvisorio raggiunto giovedì 5 novembre fra Parlamento e Consiglio Ue. Si tratta di un primo accordo preliminare che riguarda la cosiddetta condizionalità dello stato di diritto, ovvero la possibilità di precludere ad alcuni Stati membri che non rispettano i valori europei l’accesso alle risorse Ue. I deputati sono

riusciti a garantire che la nuova legge non si applichi solo quando i fondi dell’UE vengono utilizzati direttamente in modo improprio, come i casi di corruzione o frode, ma anche agli aspetti sistemici legati ai valori fondamentali dell’UE che tutti gli Stati membri devono rispettare, come la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze.

ONLINE IL NUOVO PORTALE UE PER FAVORIRE L’EXPORT DELLE IMPRESE

La Commissione Ue lancia il nuovo portale Access2Markets, per supportare gli scambi commerciali delle piccole e medie imprese oltre i confini Ue. Secondo quanto riportato dalla Commissione, il nuovo portale, da poco online, vuole essere uno strumento utile sia per le imprese che già hanno accordi commerciali a livello internazionale, sia per quelle che stanno iniziando ora a esplorare questa opportunità. Il portale fornisce una serie

di informazioni pratiche, legate anche alla vasta rete di accordi che l’Ue ha in essere con oltre 70 Paesi, per aiutare le imprese a districarsi nel complesso insieme di regole. In particolare, le aziende, in pochi click, possono avere informazioni su dazi, tasse, regole di origine, requisiti del prodotto, procedure doganali, barriere commerciali, statistiche sui flussi commerciali dei prodotti importati ed esportati.

OSSERVATORIO SANA: IL MERCATO DEL BIO ITALIANO VALE 4,3 MILIARDI Il mercato italiano del biologico supera i 4,3 miliardi di euro. Emerge dal Report dell’Osservatorio Sana 2020, che mette in luce l’incremento della superficie biologica, del numero degli operatori del settore e il boom dell’e-commerce per il comparto, con una crescita a tre cifre. Sul fronte export, nel 2020 il comparto raggiungerà i 2.619 milioni di euro (stime Nomisma) mantenendo un ritmo di crescita del 8% rispetto al 2019.

ACI AGROALIMENTARE | MILKCOOP MAGAZINE | 2-2020 NOVEMBRE-DICEMBRE

67


L’agricoltura di precisione è quell’insieme di tecnologie e strumenti che permettono di gestire la variabilità di produzione in modo efficace e efficiente

www.milkcoop.com

@milkcoopinnovation

@milkcoop

milkcoop_innovation


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.