Milkcoop magazine n.9 2019

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Milkcoop magazine - Il mensile delle filiere cooperative lattiero-casearie n.9_2019_ novembre/dicembre

Il mensile delle filiere cooperative lattiero casearie

BENESSERE ANIMALE:

scelta obbligata?


SOMMARIO 5

EDITORIALE di Fabio Perini

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GRANA PADANO IN TOUR CON #LASFIDA PER LA SOSTENIBILITA’ a cura del Consorzio Grana Padano DOP

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CLIMATE CHANGE I paesi dell’UE riusciranno ad arrivare alla neutralità climatica entro il 2050?

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BENESSERE ANIMALE Scelta obbligata?

14 BRAINSTORMING DI FILIERA

COOPERATIVE E SOCI 20

LATTERIA SORESINA: IL FUTURO È INNOVATIVO E SOSTENIBILE

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INTERVISTA AL PRESIDENTE TIZIANO FUSAR POLI

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QUALI REGOLE TRANSITORIE PER PAGAMENTI DIRETTI E SVILUPPO RURALE? IN VISTA DELLA PAC POST 2020 a cura di Ermanno Comegna


PRIMO PIANO 30

UE, ACCORDO SUL BILANCIO 2020

31

UE E SINGAPORE,

entra in vigore l’accordo commerciale

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UNA DONNA ALLA GUIDA DELLA COMMISSIONE EUROPEA

il Parlamento europeo ha dato il via libera a Ursula von der Leyen

33

PRODOTTI DOP E IGP EUROPEI PIU’ PROTETTI

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AL VIA I FONDI UE PER PROMUOVERE I PRODOTTI AGROALIMENTARI MADE IN EUROPE

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CRESCE IL NUMERO DI INIZIATIVE PER PROMUOVERE LA SOSTENIBILITÀ E ETICITÀ DEGLI ALLEVEMENTI

38

IN UK, NUOVE REGOLE PER TUTELARE I VITELLI

40

ALIBABA -BAYER: ACCORDO PER LA TRACCIABILITA’ DELLA FILIERA AGROALIMENTARE

49

ANTIBIOTICO-RESISTENZA, IN ITALIA DATI ANCORA ALTI

50

RICETTA ELETTRONICA VETERINARIA

dopo 6 mesi dall’applicazione il bilancio è positivo, ma ancora alcuni aspetti da migliorare

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RIFLETTORI ACCESI SUGLI SPRECHI ALIMENTARI

FOCUS EXPORT 54

MERCATO GRECO

EVOLVONO LE PREFERENZE DEI CONSUMATORI, MA I FORMAGGI A PASTA DURA RESTANO TRAINANTI, IN PARTICOLARE TRA GLI SFUSI E GLI ARTIGIANALI

MERCATI 56

LE STIME AGGIORNATE DI IGC SUI MERCATI AGRICOLI

41

PACK CON PLASTICA RICICLATA

58

IN EUROPA, E’ IN CALO LA FORNITURA DI MANGIMI

43

INTERMARCHÈ, VUOLE SOSTENERE IL LATTE FRANCESE

59

PROTEINE ANIMALI: PRODUZIONE IN BILICO TRA INCERTEZZE E OPPORTUNITA’

44

I NUOVI DRIVER PER PROMUOVERE IL CONSUMO DI LATTE

60

L’IDENTIKIT DEL CONSUMATORE 4.0

48

PENNSYLVANIA, UN NUOVO ACCORDO PER PROMUOVERE IL CONSUMO DI LATTE

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L’EDITORIALE

SOSTENIBILITÀ E ETICITÀ DELLE FILIERE, ELEMENTI SEMPRE PIÙ IMPORTANTI di Fabio Perini

Tante e sempre maggiori sono le sfide che dobbiamo affrontare, ma non dobbiamo sottovalutare quelle che sono le opportunità e i nostri punti di forza. Sì è vero che il consumo di latte non ha un trend particolarmente positivo, ma è anche vero che è poco conosciuto il suo reale valore nutrizionale. Numerose sono le fake news e per questo cresce la confusione da parte del consumatore. Come riportato in uno studio condotto dall’Università di Brescia sugli scenari di sviluppo delle filiere lattiero-casearie, “la definizione di qualità degli alimenti non dipende semplicemente dalle caratteristiche degli alimenti stessi, ma piuttosto dalla percezione o accettabilità di tali caratteristiche da parte dei consumatori.” Le nostre produzioni sono già di alta qualità e alto valore aggiunto e quindi il nostro impegno deve essere quello di promuovere quello che già facciamo e produciamo. Come del resto si sta facendo con il progetto Verde Latte Rosso. Ma non dobbiamo guardare solo al valore nutrizionale dei prodotti, ma cercare di migliorare e comunicare al meglio anche tutto quello che c’è dietro il cibo. Accrescere quindi la qualità percepita dal consumatore. D’altronde oggi chi acquista vuole sapere più informazioni possibili sui processi produttivi. Leve strategiche su cui puntare, nelle nostre cooperative insieme ai nostri soci, sono quindi sicuramente quelle della sostenibilità e eticità delle filiere.

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GRANA PADANO DOP GRANA PADANO IN TOUR CON #LASFIDA PER LA SOSTENIBILITA’ Tre appuntamenti a Roma, Firenze e Brescia nel roadshow di Sorrisi e Canzoni TV Berni: investiamo sempre più in ricerca per rendere green tutta la filiera produttiva Stare insieme, giocare, fare e ascoltare musica per difendere l’ambiente, promuovere il territorio e combattere la produzione eccessiva di plastica e i danni che provoca all’ecosistema. E’ l’obiettivo di #LA SFIDA, il roadshow organizzato da Sorrisi e Canzoni Tv, il settimanale leader in Italia per readership e diffusione, che vede tra i partner, oltre alla Nazionale Italiana Cantanti, il Grana Padano DOP, il formaggio a denominazione d’origine protetta più consumato nel mondo.

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In tre tappe nei centri commerciale Roma Est nella capitale, a “I Gigli” a Firenze e ad Elnos Shopping di Brescia, il tour metterà insieme musica, giochi e impegno ambientale coinvolgendo il pubblico per un’intera giornata. Si partirà con #Beatinthebox, spazio per registrare brevi video cantando a cappella la canzone preferita, poi giudicati e premiati dallo staff del magazine, sino ai giochi a quiz di #LA SFIDA , dove squadre, formate dai concorrenti che si iscriveranno online, si sfideranno in più manches. Il roadshow avvierà così una campagna in partnership con la Nazionale Italiana Cantanti, che mettendo insieme musica e sensibilità ambientale, prevenga e combatta l’inquinamento provocato dalla plastica. Sul fronte della produzione plastic free il Consorzio Tutela Grana Padano è impegnato da anni con una serie di attività di ricerca, che nel 2021 culminerà nella conclusione di uno studio, affidato ad importanti atenei ed istituzioni europee. “I consumatori troveranno il Grana Padano DOP in

un packaging ecocompatibile e nel segno della massima trasparenza, perché conterrà le informazioni sulle performances ambientali dell’intera produzione – spiega Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio di Tutela – Sarà uno dei risultati che potremo raggiungere grazie ad un software, frutto del lavoro dei ricercatori e da fornire alle aziende, per ridurre l’impatto ambientale della filiera ed arrivare ad un’eco-progettazione di tutte le sue fasi”. Per il Consorzio Grana Padano la sostenibilità ambientale passa quindi dalla riduzione delle emissioni nelle varie fasi produttive, dal risparmio energetico nella produzione con la sostituzione del combustibile fossile con altre fonti, dall’eliminazione degli sprechi di prodotto nella lavorazione e nel consumo, dalla riduzione di imballaggi. “Ai messaggi accorati di Papa Francesco si è aggiunta la mobilitazione di milioni di ragazzi con Fridays for Future – conclude Berni – Li facciamo nostri non come promessa di atti di sensibilità ambientale, ma perché confermano una consapevolezza maturata da tempo dai produttori di Grana Padano DOP e che ha portato a studi e iniziative: lo sviluppo economico si può raggiungere solo nel rispetto dell’ambiente. Se la natura soccombe, l’umanità tutta è destinata allo stesso destino”.

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I paesi dell'UE riusciranno ad arrivare

Il 28 novembre, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede all'UE di fissare la neutralità climatica entro il 2050 come obiettivo a lungo termine nell'ambito dell'accordo di Parigi e di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni fino al 55% entro il 2030. In un'altra risoluzione, i deputati hanno dichiarato l'emergenza climatica in Europa. Il voto precede la Conferenza COP25 delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si terrà a Madrid nel corso del mese di dicembre. L'accordo di Parigi mira a limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2°C e a proseguire gli sforzi per circoscriverlo a 1,5°C al fine di evitare le conse-

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guenze catastrofiche del cambiamento climatico. L’accordo di Parigi è stato firmato da 194 paesi e dall’UE. Tutti i paesi del l'Unione europea sono firmatari per conto proprio, ma coordinano insieme le loro posizioni e fissano obiettivi comuni di riduzione delle emissioni a livello UE. Obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni Per raggiungere l'obiettivo dell'accordo di Parigi, ogni cinque anni i paesi devono fissare obiettivi per i loro sforzi in materia di clima, aumentando nel tempo il loro livello di ambizione. Questi obiettivi sono noti come NDC (dall’inglese nationally determined contributions contributi determinati a livello nazionale). Attualmente è previsto che tutti i firmatari apportino aggiornamenti e nuovi obiet-

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tivi entro la

In una rela Gruppo int mento clim si vuole rag sioni globa entro il 205

I capi dell’U tico e gli ob ropea in oc dovrebbe strategia a


alla neutralità climatica entro il 2050?

a fine del 2020.

azione sul riscaldamento globale del tergovernativo di esperti sul cambiamatico (IPCC) del 2018, si afferma che se ggiungere l’obiettivo di 1,5°C, le emisali devono raggiungere lo zero netto 50.

UE discuteranno il cambiamento climabiettivi a lungo termine dell’Unione euccasione del vertice di dicembre, e l’UE presentare alle Nazioni Unite la sua aggiornata all’inizio del 2020.

Il 92 % degli europei concorda sul fatto che le emissioni di gas serra dovrebbero essere ridotte al minimo, controbilanciando al contempo le emissioni rimanenti, al fine di rendere l'economia dell'UE neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Fonte: sondaggio speciale Eurobarometro sull’azione per il clima, 2019

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Bellanova: innovazione e sostenibilità per un nuovo modello agricolo

Innovazione e sostenibilità come pilastri e, in primo piano, i cambiamenti climatici da affrontare per cui “l’agricoltura deve essere parte della soluzione”. Il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, durante il convegno Agroalimentare Bio 4.0 che si è svolto a Torino, ha parlato di un “nuovo modello agricolo italiano” da costruire. Con due “pilastri”, alla base, appunto: innovazione e sostenibilità. Si tratta, ha sottolineato, di “una sfida epocale, perché la crisi climatica sta già producendo i suoi

effetti a livello globale. Lo vediamo anche da noi: le alluvioni che flagellano il Paese, le gelate al sud, la siccità al nord, tempeste in grado di spazzare via milioni di alberi in un solo giorno. E noi dobbiamo farci carico dei cambiamenti climatici in modo determinato". Secondo Bellanova, l’approccio del nuovo modello agricolo, deve essere quello di “contenere il più possibile l'impatto ambientale delle nostre produzioni e promuovere approcci sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Senza la sostenibilità economica, le altre due non reggono comunque. Per questo voglio lavorare per dare piena tutela al reddito degli agricoltori. Solo se aiutiamo le imprese a essere competitive, ad affrontare il mercato, se semplifichiamo loro la vita, potremo avere un'agricoltura in grado di preservare l'ambiente e rispettare i lavoratori”. Un nuovo modello che punta a un approccio

diverso, quindi, anche dal punto di vista economico, con un passaggio da un’economia lineare a una circolare. “E la tecnologia sarà indispensabile in questo percorso, anche e soprattutto in agricoltura", ha aggiunto il ministro. "Tecnologia ed ecologia devono andare insieme - ha ribadito Bellanova - meno acqua sprecata con l'irrigazione di precisione, meno sostanze chimiche con il controllo 4.0, meno trattamenti con l'analisi. Ci sono opportunità importanti nello sviluppo di soluzioni sempre più adatte alle nostre colture”. In questo nuovo modello, che dovrà tenere insieme questi due pilatri, i giovani, secondo il ministro rivestono un ruolo chiave, tanto che ha sottolineato l’importanza che “tanti giovani, tante nuove start up provino a confrontarsi con le esigenze di futuro del mondo agricolo".

In Danimarca, un piano per accelerare la riduzione delle emissioni di azoto da parte dell’agricoltura La Danimarca è in prima linea sul fronte della lotta i cambiamenti climatici e da tempo ha messo in campo diverse azioni e misure per cercate di ridurre il livello di emissioni totali. E’ infatti previsto un piano strategico nazionale che si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni totali di gas serra del 70% cento entro il 2030. 10

Recentemente il governo danese ha deciso di porre una particolare attenzione a quanto succede nel settore agricolo. In Danimarca si stima che ogni anno vengano emesse tra le 48mila e le 54mila tonnellate di azoto da parte del settore primario. Per questo, la scorsa settimana, è stato lanciato un piano dedicato per provare ad accelerare il percorso di

riduzione delle emissioni di azoto provenienti dal settore agricolo. Il piano presentato dal governo si pone l’obiettivo di arrivare ad " una riduzione di circa 3.500 tonnellate di azoto nel 2020", un anno prima di quanto promesso dal precedente esecutivo, viene spiegato in un comunicato dal Ministero dell'ambiente danese.

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BENESSERE ANIMALE scelta obbligata?

ormai non è più solo una buona pratica ma è diventato un nuovo paradigma che tutti devono seguire Oggi tutti parlano, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti di benessere animale. Ma non sempre questo concetto è ben chiaro e il lavoro da fare è sicuramente ancora tanto. In occasione di Forme, la manifestazione sul mondo dei formaggi che si è svolta a Bergamo dal 17 al 20 ottobre, è stata organizzato un convegno - promosso da Confcooperative Bergamo e dall’iniziativa di ACI Agroalimentare Verde Latte Rosso - dedicato proprio a questo tema che ha visto la testimonianza anche di Luigi Bertocchi, dirigente Veterinario dell’IZSLER.

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Il concetto benessere animale

Il concetto di BENESSERE ANIMALE è dinamico e in costante evoluzione, e grazie al progresso delle scienze è soggetto a continue revisioni. Il benessere animale può essere visto nella sua accezione più scientifica (di carattere medico-veterinario), secondo cui esistono una serie di misure e indicatori che definiscono come valutare il benessere animale attraverso una valutazione del rischio che prende in considerazione specifici fattori. Esiste però anche un’interpretazione più soggettiva che riguarda gli aspetti legati alle scelte e opinioni personali dei cittadini e dei consumatori che dipendono da questioni culturali, etiche e sociali. Quando si parla di benessere animale è quindi importante prendere in considerazione entrambi i punti di vista e trovare il giusto compromesso. Generalmente scienziati e legislatori usano il termine benessere

degli animali nella sua accezione scientifica, come una condizione potenzialmente misurabile di un animale vivente in un determinato momento. Tenendo conto della definizione di Hughes (1982), il benessere ha a che fare con l’essere animale in armonia con il suo ambiente, Broom (1986) ha poi presentato questa definizione di benessere: il benessere di un individuo è il suo stato per quanto riguarda i suoi tentativi di far fronte al suo ambiente. Quindi qui emerge il concetto chiave che descrive il benessere come una relazione tra animale e ambiente, che a sua volta si esplicita in tre aspetti: - stato biologico - stato sanitario - stato emotivo Tutti questi aspetti devono essere considerati come le modalità con cui l’animale reagisce per far fronte a determinate situazioni dell’ambiente circostante. Lo stato biologico rappresenta il modo di relazionarsi e reagire a sti-

moli corporei e allo stato fisiologico dell’animale. Lo stato emotivo è relativo a come l’animale affronta le situazioni in cui si trova. Sentimenti ed emozioni come dolore, paura e le varie forme di piacere, sono meccanismi con cui gli animali devono fare i conti e ciò ne determina il loro stato di benessere. Lo stato sanitario rappresenta il modo in cui l’animale reagisce a malattie e patogeni. Anche tutti i meccanismi messi in atto per affrontare le malattie sono una importante determinante del benessere. Anche Dawkins (1993) e Fraser et al. (1997) sottolineano che sentimenti e salute sono parti sostanziali del benessere e Mellor (2015) spiega il ruolo delle emozioni positive per aumentare il benessere. Infatti, quando si vuole fare una misura del benessere degli animali, si prendono in considerazione diversi indicatori che prendono in considerazione tutti questi aspetti, che nel loro insieme contribuiscono all’equilibrio psico-fisico dell’animale (Broom and Johnson 1993).

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Luigi Bertocchi

STRESS, BENESSERE E SALUTE Spesso si usa il termine stress per descrivere una situazione in cui un individuo non riesce più ad avere il controllo sull’ambiente e di conseguenza riduce la sua forma fisica o è probabile che lo faccia. Usando questa definizione, la relazione tra stress e benessere è molto chiara: quando c’è stress si ha quindi sicuramente una condizione di benessere definita come “scarsa”. Esiste allo stesso tempo un legame stretto tra il concetto di benessere e salute dell’animale. Jackson (1988) e Webster (1994) hanno affermato che “non è la diagnosi della malattia che migliora lo stato di benessere, ma la conseguente cura che viene attuata”. Il termine salute (health) secondo Brooms (2006) può essere definito come “lo stato di un individuo che cerca di affrontare una patologia”. Sono quindi inclusi tutti gli sforzi fisici e mentali che possono essere messi in pratica. Ovviamente tutti questi aspetti rientrano nella più ampia sfera del benessere. Già nel 1946 la WHO (World Health Organization) sosteneva che “la salute è lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo l’assenza di malattia o infermità”. Quindi si può affermare che la salute è un aspetto importante del concetto di benessere, ma non l’unico da tenere in considerazione. La stretta dipendenza tra salute e benessere è bidirezionale: da un lato in presenza di problemi di salute si ha un livello di benessere scarso; ma allo stesso tempo, in caso di scarso benessere, l’animale è più suscettibile a avere rischi di salute e ridurre la resistenza alle malattie. Quindi buone condizioni di benessere, determinano anche maggiori capacità dell’individuo e riducono la probabilità che possa incorrere in malattie o aumentano le sue capacità di reazione. Per migliorare lo stato di benessere degli animali è innanzitutto importante capire quello di cui hanno bisogno gli animali. Ciò dipende da molteplici fattori che includono le funzionalità biologiche degli animali ma anche le caratteristiche specifiche della specie. Il “bisogno” dell’animale non è altro che la richiesta - che deriva dalle sue caratteristiche biologiche - delle risorse specifiche che gli servono per far fronte alle condizioni ambientali o agli stimoli corporei. Le richieste e la formulazione del bisogno si origina nel cervello. Da qui si capisce come un ottimale status dell’animale dipende sia dalle sue condizioni fisiche ma anche mentale e comportamentale. 14

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IL SISTEMA CLASSYFARM ClassyFarm è un sistema di categorizzazione del rischio degli allevamenti in ambito di sanità pubblica veterinaria e rappresenta lo strumento a disposizione di medici veterinari ufficiali, medici veterinari aziendali e degli allevatori in grado di monitorare, analizzare ed indirizzare gli interventi in funzione delle problematiche dell’allevamento. Il sistema è stato sviluppato inizialmente grazie ad un progetto di ricerca finanziato dal Ministero della Salute (Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari), nell’ambito delle iniziative atte a contrastare l’antibioticoresistenza, che ha visto la collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia-Romagna e dell’Università degli Studi di Parma. Il Sistema è stato impostato secondo quanto previsto da Regolamento 429/2016 (Animal Health Low) e dal Reg. 625/2017 (Controlli Ufficiali) e messo a punto utilizzando la normativa ed i riferimenti scientifici nazionali ed internazionali (EU, Ministero della Salute, Welfare Quality, EFSA, EMAESVAC). A giugno 2018 il Ministero della Salute ha predisposto due regolamenti specifici rispettivamente su ClassyFarm e sul Sistema di Certificazione. A partire da luglio 2018 il Ministero della Salute ha messo a disposizione il Sistema ai Servizi veterinari regionale, ATS-ASL, IIZZSS, Medici Veterinari che operano nelle aziende zootecniche, allevatori, filiere e Associazioni. ClassyFarm è inserito nel portale nazionale della veterinaria (www.vetinfo.sanita.it) e, attraverso la rilevazione, la raccolta e la elaborazione dei dati relativi a diverse aree di valutazione consente di categorizzare in funzione del rischio le aziende zootecniche. Il Sistema è collegato con le Banche Dati Ufficiali e sfrutta tutte le informazioni in esse presenti.

In generali le informazioni che vengono raccolte riguardano:

• Biosicurezza • Benessere animale • Consumo di antimicrobici • Monitoraggio dell’antibiotico-resistenza • Ispezioni al macello • Parametri sanitari • Dati produttivi • Alimentazione e nutrizione Attraverso tale rilevazione l’allevatore e il suo veterinario aziendale potranno verificare le aree di miglioramento della propria strategia aziendale e individuare le più efficaci misure da attuare per ridurre il livello di rischio del proprio allevamento.

Luigi Bertocchi I parametri di valutazione del benessere animale possono essere distinti in due categorie: 1. parametri relativi agli animali (misure dirette), i quali misurano la reattività e la capacità di adattamento a specifiche situazioni ambientali: ad es. parametri fisiologici comportamentali e sanitari. 2. parametri relativi all'ambiente d'allevamento ed alla sua gestione: ad esempio le dimensioni e le caratteristiche delle strutture (pavimentazioni, microclima, pulizia.) utilizzate per l’allevamento, la qualità della lettiera, la numerosità dei gruppi di animali, ecc.

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Come valutare rischi di benessere osservando gli animali? Attività

FATTORI DI CRITICITA’ IN ALLEVAMENTO Target

Alimentazione

10% - 15%

Abbeverata

2% - 3%

Cause

>15%: inadeguato spazio in mangiatoia o alimento poco appetibile < 3%: inadeguato spazio

In piedi

5%

Sdraiarsi

>80%

<80%: cuccette non adeguate, non confortevoli

In piedi in cuccetta

<4%

>4%: cuccette di dimensioni non corrette, superficie di riposo non confortevole

Perching

<5%

>5%: posizione sbagliata della barra di avanzamento

In cuccetta in diagonale e in piedi In cuccetta in diagonale sdraiate

<5%: inadeguata ventilazione, poco spazio, lettiera inadeguata

0%

>0%: lunghezza delle cuccette sbagliate e barra sbagliata

0%

>0%: impossibilità di movimento in avanti, posizione sbagliata della cuccetta

Fonte: Dot.ssa Sujen Santini, veterinario

Una vacca, dovrebbe spendere la maggior parte del tempo nell’arco di una giornata a riposare e a ruminare. Successivamente c’è la fase dell’alimentazione

e del bere, e poi una certa importanza lo rivestono anche le relazioni sociali (2-3 ore al giorno).

Nel caso di allevamenti intensivi, secondo uno studio condotto nel 2015 (N. Cook 2009 , Jansen 2005) su un campione di 208 vacche in lattazione in 17 stalle, i comportamenti rilevati degli animali sono i seguenti: • Tempo in cui le vacche sono sdraiate in cuccetta (per attività di ruminazione): in media 12 ore • Tempo in cui le vacche sono in piedi in cuccetta (defecazione e urinazione): in media 2,3 ore • Tempo in cui le vacche sono in piedi in corridoio (per attività sociale): in media 2,4 ore • Tempo speso a bere: in media 0,4 ore • Tempo in cui le vacche sono occupate a mangiare (unifeed): in media 4,4 ore (al pascolo circa 8 ore) • Tempo in cui le vacche sono alla mungitura: in media 2,6 ore In condizioni ottimali, le vacche da latte in allevamenti intensivi dovrebbero passare circa il 50% del loro tempo sdraiate in cuccette e circa il 18% a mangiare. Il resto del tempo dovrebbe essere destinato all’attività di mungitura (11%), alle relazioni sociali (10%) e in piedi in cuccetta (9%). A bere almeno per il 2%. 16

in mungitura 11%

a mangiare (unifeed) 18% sdraiate in cuccetta 50% a bere 2% in piedi in corridoio 10% in piedi in cuccetta 9%

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LE SCELTE DEI CONSUMATORI


Le preoccupazioni dell’opinione pubblica sul tema del benessere animale sono sempre più cresciute nel tempo, e in particolare negli ultimi anni. I consumatori, oggi più che mai, sono importanti driver che guidano sia le scelte politiche che quelle imprenditoriali. C’è stato un graduale passaggio da una “push society” guidata, nel caso dei prodotti di origine animale, dalle scelte e decisioni dei produttori, verso una “pull society” guidata al contrario dalla domanda dei consumatori, facilitata dagli orientamenti politici e dalle priorità e scelte delle imprese della distribuzione. Nel 2015 la DG Santé della Commissione europea ha lanciato un’iniziativa per testare le attitudini e percezioni dei consumatori in merito al tema del benessere degli animali. Ciò si è tradotto nel lancio dell’Eurobarometro n.442 “Attitudes of Europeans toward Animal Welfare”, che ha visto la partecipazione di 27.672 cittadini europei che hanno risposto all’indagine. I risultati evidenziano che per circa il 94% è importante la protezione del benessere degli animali allevati; e circa l’82% ritiene che gli animali debbano essere maggiormente protetti e tutelati, rispetto a quanto si fa ora. In riferimento alle azioni da intraprendere per migliorare il benessere degli animali vengono citate: iniziative di formazione sul tema del benessere animale (per l’87%), avere accesso a maggiori informazioni su come sono trattati gli animali (per il 64%). Alcuni consumatori hanno dichiarato che in alcuni casi sarebbero disposti anche a pagare di più per i prodotti che dimostrino alti standard di benessere animale. Si tratta tuttavia di un aspetto che dipende da molteplici condizioni e situazioni. Infine, se si guarda al ruolo dei diversi attori della filiera e delle autorità pubbliche per il monitoraggio e miglioramento del benessere degli animali, i cittadini europei ritengono che sia i governi che le aziende di produzione agroalimentare e della distribuzione dovrebbero aver un ruolo fondamentale.

Spesso oggi i consumatori non hanno una buona considerazione di come vengono trattati gli animali in allevamento, ma ciò è una conseguenza anche del fatto che c’è una scarsa conoscenza su come avvengono i processi produttivi, c’è molta confusione nelle informazioni che vengono diffuse e sono spesso contrastanti. Un elemento di competitività per le aziende virtuose sarebbe quindi quello di migliorare la comunicazione verso l’esterno, con messaggi chiari e oggettivi sulla tracciabilità e conoscenza dei processi produttivi.


COOPERATIVE E SOCI

LATTERIA SORESINA: IL FUTURO È INNOVATIVO E SOSTENIBILE La cooperativa in provincia di Cremona, che il prossimo anno festeggerà i 120 anni dalla sua fondazione, continua a investire, puntando sempre sull’alta qualità dei prodotti, che produce e commercializza e confermandosi leader della DOP Italiana più venduta nel mondo: il Grana Padano Il 5 febbraio del 2020 Latteria Soresina festeggerà i 120 anni dalla sua costituzione. Oltre un secolo di storia alle spalle, quindi. E davanti un futuro che ha ancora il sapore di latte e formaggi, permeato di innovazione e sostenibilità e che mantiene le sue radici nel territorio, elementi chiave dell’azienda, come ha spiegato il presidente, Tiziano Fusar Poli, nell’intervista che segue. 20

Il Gruppo, con le sue oltre 200 stalle, copre l’11% della produzione di latte in Lombardia (quasi il 5% del latte nazionale), e si colloca tra le prime aziende italiane del settore. Con occhi e investimenti puntati anche fuori dal Belpaese: Latteria Soresina ha una sede anche negli Usa e negli anni il fatturato estero è costantemente cresciuto. Per raccontare la cooperativa in

numeri, oggi ha 200 soci, che conferiscono il 100% della propria produzione e curano, grazie alla coltivazione e alla manutenzione del territorio agricolo di loro competenza, una superficie pari a circa 1/4 della superficie agricola della provincia di Cremona, provincia tra le più dedicate all’agricoltura. I dipendenti sono 640, cui si aggiungono altri 150 collaboratori commer-

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ciali. Sfiora le 500mila tonnellate di latte raccolto, collocandosi al secondo posto come acquirente di latte italiano. Produce e commercializza diversi prodotti, fra cui Grana Padano DOP “Gran Soresina” (con 513mila forme all’anno, è il primo produttore in assoluto), Parmigiano Reggiano (75mila forme all’anno) e anche Provolone (copre il 18% della produzione italiana, in termini di volume), burro (il 4% del mercato in Italia), latte fresco e a lunga conservazione. Ha sette stabilimenti produttivi, di cui quattro in provincia di Cremona: a Soresina (dove produce Grana Padano, Provolone, burro, latte alimentare, siero in polvere), a Ca’ De’ Corti, a Piadena, a Stagno Lombardo (Grana Padano in tutti e tre i siti); un altro in provincia di Brescia, a Chiari (Grana Padano), un altro ancora a Peschiera Borromeo, in provincia di Milano (latte, panna) e uno fuori dalla Lombardia, a Campegine, provincia di Reggio Emilia (Parmigiano Reggiano). Questo il presente, che affonda le sue radici

all’inizio del secolo scorso.

La storia Agli inizi del Novecento, l’agricoltura padana stava vivendo un periodo di intenso sviluppo e rinnovamento: tuttavia, a causa dell’agguerrita concorrenza internazionale, i produttori di formaggi, i cosiddetti casari, comprimevano il costo delle materie prime, scaricando sui produttori del latte le difficoltà del settore. Parte da qui la storia di Latteria Soresina, fondata da diciannove agricoltori della zona di Soresina-Castelleone, in provincia di Cremona, col nome di Latteria Soresinese. Nel giro di alcuni anni diventa una solida organizzazione produttiva. “Negli anni Cinquanta – spiega il presidente Tiziano Fusar Poli - è stata la più grande cooperativa di primo grado, poi sono nate altre aziende, ma ha sempre comunque continuato a svolgere un ruolo di leadership nel settore lattiero caseario”.

SORESINA IN NUMERI: 120 anni 200 soci 640 dipendenti 150 collaboratori commerciali Nel corso del tempo, la Latteria è cresciuta, si è ampliata per numero di siti produttivi, per fatturato, ha acquisito altre realtà aziendali, investito su nuovi prodotti e impianti, continuando a mantenere come elemento distintivo la diversificazione di prodotti e portando sempre con sé in questo lungo viaggio tutti i valori che l’hanno contraddistinta fin dalla fondazione, messi in luce dal presidente: valori etici, le persone al centro, attenzione costante sui temi della sostenibilità ambientale e del benessere animale. Senza trascurare gli aspetti legati all’inno-

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vazione e alla comunicazione. Tutti elementi che portano al raggiungimento dell’obiettivo di avere sempre un’alta qualità dei prodotti.

Sostenibilità e innovazione Latteria Soresina è in prima fila per la sostenibilità ambientale. Non da oggi. “Lo storico legame con il territorio e l’ambiente, che deriva dall’attaccamento alla terra di tutti i soci, fa sì che la tutela ambientale sia un principio ispiratore dell’attività di Latteria Soresina», è puntualizzato nel Codice Etico dell’azienda. Lo sottolinea anche Fusar Poli: “È un tema che l’azienda ha sempre avuto particolarmente a cuore. Ormai da anni abbiamo iniziato a mettere in campo una serie di attività, partendo da una formazione culturale, 22

perché da lì si parte sempre, creando la sensibilità verso questi temi. Per poi arrivare a risultati concreti, come la riduzione degli sprechi di acqua e energia, investendo in strumenti e apparecchiature che ci aiutassero in questo percorso, che ci ha portato a risultati straordinari, in tema di riduzione del metano, di emissioni di CO2. E lo abbiamo fatto mettendo in campo degli strumenti che ci hanno messo nelle condizioni di misurare questi miglioramenti”. Fra gli strumenti realizzati in passato, la Carbon footprint, per individuare l’impatto ambientale di alcuni prodotti. Più in generale, Latteria Soresina ha investito molto nella realizzazione di un processo industriale che consente di avere prodotti di altissima qualità con l’utilizzo sostenibile delle risorse, acqua ed energia e con grande attenzione alla riduzione

delle emissioni di CO2. Questo permette di ridurre al minimo l’impatto ambientale. Nello stabilimento di Soresina, negli ultimi anni, la Cooperativa ha ridotto di oltre il 40% i consumi di acqua, dell’8% i consumi di energia elettrica, di circa il 15% quelli di gas metano per produzione di energia termica e del 10% le emissioni di CO2. Inoltre l’installazione di un moderno impianto di cogenerazione, ha ridotto le emissioni di anidride carbonica di circa 2.500 tonnellate all’anno, superando ampiamente, in termini relativi, gli obiettivi assunti dall’Italia nel protocollo di Kyoto. Per quanto riguarda i singoli interventi, per citarne alcuni: per il risparmio idrico si sono utilizzate torri evaporative per il raffreddamento e si sono effettuate misurazioni e monitoraggi dei consumi, per la diminuzione dei

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consumi energetici, in ambito produzione vapore, si è provveduto all’installazione di inverter su aria in ingresso al bruciatore, mentre per l’ambito refrigerazione si usano gruppi frigoriferi con gas ad elevato rendimento e a ridotto impatto ambientale.

Benessere animale Per Latteria Soresina anche il benessere animale è un tema centrale. “Abbiamo fatto piani fondanti sul benessere animale, anche qui partendo da una convinzione precisa, cioè che gli animali che sono messi in una condizione di benessere producono di più e meglio, e quindi abbiamo un prodotto migliore. Non è solo una questione di sensibilità verso il tema, che pure abbiamo, ma è anche una questione di vantaggi economici”, dice il presidente, che continua: “Quando si parla di convenienza quello che sembra teorico diventa molto più facilmente concretizzabile. Se siamo in grado di far percepire la convenienza delle cose

ai nostri allevatori, ma vale in assoluto per qualunque di noi, diventa più facile la concretizzazione dei progetti e del raggiungimento degli obiettivi che ci diamo”. Quasi tutte le aziende agricole socie possono vantare la certificazione di benessere animale: è stato usato il metodo Crenba (Centro di referenza nazionale per il benessere animale). Dopo la valutazione dell’allevamento da parte di un veterinario formato dal Crenba, l’ente certificatore CSQA, a seguito di ispezioni a campione, certifica il processo. Latteria Soresina garantisce uno standard di benessere animale superiore nelle aziende certificate, offrendo al consumatore un valore aggiunto, non obbligatorio per legge.

Progetti in corso Tra le azioni in corso, la cooperativa sta portando avanti un progetto integrato di filiera, grazie al contributo del PSR Lombardia 2014-2020, dal titolo “La qualità sostenibile di Latteria Soresina”: cooperativa e

soci insieme, in collaborazione con l’Università di Milano e il Distretto Latte Lombardo, con l’obiettivo comune di sviluppare una filiera integrata sostenibile e di qualità. Non solo investimenti - per migliorare e ammodernare le strutture produttive (sia a livello di aziende agricole che di cooperativa) – ma anche azioni di innovazione per una migliore gestione e governance della filiera. Particolare attenzione viene data al miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi delle aziende agricole. Infatti, una parte del progetto prevede lo sviluppo di un’ APP per smartphone, che permetterà ai soci di Latteria Soresina, attraverso l’inserimento di pochi e semplici informazioni, di monitorare i loro processi produttivi individuando anche le specifiche azioni da attuare per limitare il consumo energetico e in generale ridurre l’impatto ambientale delle loro attività agro-zootecniche. La sostenibilità, insomma, da queste parti va a braccetto con l’innovazione.

Comunicazione Ormai da anni, Latteria Soresina ha deciso di investire nella comunicazione, attraverso spot trasmessi nelle reti nazionali, tv, radio e anche usando i social network. La più recente campagna è “Puoi crederci”: i video raccontano in modo divertente l’eccellenza dei prodotti attraverso un viaggio nella realtà dell’azienda. In uno, su Gran Soresina, il protagonista è un marito scettico, che viene “invitato” a vedere una stalla della cooperativa. Qui scoprirà che le mucche fanno doccia e massaggio così si rilassano. Il benessere animale ha concreta attuazione in Soresina. In un altro video, sul burro, “Solo panna fresca di un territorio piccolo piccolo?”, chiede il protagonista, che ha qualche dubbio al riguardo. Ma in un attimo sarà “portato” a ricredersi, dopo un giro dall’alto sul territorio di Soresina e un incontro ravvicinato con una vacca. I risultati di questo investimento (anche) sulla comunicazione? La notorietà totale del marchio Soresina è costantemente cresciuta nel tempo, dal 2004 al 2018. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.9_2019_novembre/dicembre

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Intervista al Presidente Tiziano Fusar Poli

“Continueremo a puntare sulla diversificazione dei prodotti” cile, qui entra in scena la capacità del marketing di lavorare in modo efficace per raggiungere questo obiettivo. E quindi si arriva alla comunicazione, alle relazioni, a tutto quello che oggi serve per far capire chi siamo, come lavoriamo e cosa c’è dentro ai nostri prodotti. Con l’obiettivo di far vivere ai nostri consumatori un’esperienza che è quella del mondo di Latteria Soresina. Stiamo lavorando molto sul marketing esperienziale, che è l’ultima frontiera del marketing.

Latteria Soresina esiste dal 1900. Come è cambiato negli anni il ruolo della cooperativa? Il fatto che Latteria Soresina esiste da oltre un secolo sottintende quanto è fondamentale pensare alla continuità di questa grande esperienza che sempre di più negli anni ha giocato un ruolo di leadership. Il ruolo di Latteria si è amplificato tanto, per la quantità di latte conferito (siamo passati dai 1,5 milioni di quintali di 18 anni fa agli attuali 5 milioni), ma anche per fatturato, da 82 milioni agli attuali oltre 400. Il ruolo nel settore e più in generale il ruolo sociale di Latteria Soresina è aumentato in modo esponenziale e ne sentiamo tutta la responsabilità. Portare risultati in modo continuativo è la condizione per garantire futuro alla cooperativa, ai soci e a tutti gli attori che ruotano attorno al mondo Soresina. È quello che abbiamo fatto e vogliamo continuare a farlo. Come si arriva a questi risultati? Partendo dalle persone e conside24

rando fondamentali i temi ambiente, animali e qualità dei prodotti. La ricetta è semplice nella sua enunciazione, meno semplice nell’attuazione. È fondamentale mettere al centro le persone perché altrimenti non si va da nessuna parte. Chi ha portato avanti questo percorso di successo in Latteria Soresina sono state le persone. E le persone portano avanti in modo positivo quello che stanno facendo se si sentono parte di un progetto, che quindi deve essere costruito insieme, condiviso e deve diventare il progetto di tutti, questo è il segreto. Le persone che si sentono parte di un progetto mettono in campo un’energia positiva straordinaria per la realizzazione delle cose di cui credono. Lavorano sicuramente meglio e quindi fanno anche prodotti migliori, perché ci mettono molta più attenzione e molta più passione. Come si sta muovendo per far percepire questi valori al consumatore? Questa parte non è scontata né fa-

Per il futuro, state lavorando su nuove strategie? Dopo una fase di crescita imponente siamo in una fase di consolidamento e di efficientamento, e stiamo facendo una revisione della missione e della strategia che riguarda tutti gli asset dell’azienda, per rimettere le basi per i prossimi anni. È evidente che il mercato sta vivendo momenti di cambiamenti importanti e veloci, che riguardano il mondo dei prodotti, ma anche quello finanziario. E quindi c’è bisogno che le aziende si interroghino in maniera periodica se la strategia è giusta, se la missione continua a essere quella definita in passato e se ci sono dei cambiamenti che bisogna apportare, per esempio rispetto al tema ricerca e sviluppo, che sarà assolutamente centrale nel nostro futuro. Stiamo portando avanti anche importanti innovazioni a livello organizzativo. Quali? Stiamo lavorando sempre più per gruppi multifunzionali, in modo da far crescere le persone all’interno dell’azienda, far respirare alle persone culture e area di ambienti che normalmente non sono il loro, in modo che si crei una contaminazio-

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ne. Questo fa crescere le persone. Quindi stiamo mettendo in campo proprio anche un salto culturale, per far fronte al nuovo che avanza. I primi risultati stanno emergendo. Ci focalizzeremo molto sull’eccellenza operativa, questo è un altro aspetto fondamentale, quindi essere efficienti a livello di costi, ed essere propositivi e proattivi a livello di mercato, anche puntando ancora sull’internazionalizzazione. Quali sono gli indirizzi strategici che intendete confermare? La diversificazione di prodotto, perché riteniamo che questa è una forma di garanzia per il futuro e per la continuità di Latteria Soresina. Noi

abbiamo la fortuna di essere diversificati da sempre e riteniamo che il valore della diversificazione è centrale per la continuità. Non solo di prodotto, ma anche finanziaria. E diversificazione anche di Paese in esportazione per avere margini di manovra, nel momento in cui per uno Stato si dovessero verificare criticità. È il caso, ad esempio, dei rischi di dazi in Usa. Inoltre continuano a essere strategici per noi la distintività e la marca. Naturalmente potrebbero cambiare le strategie di comunicazione sulla base delle nuove tecnologie e dei nuovi strumenti a disposizione, ma l’obiettivo continua a essere quello di creare distintività e far percepire il nostro

valore al consumatore. È presidente di una cooperativa che ha 120 di storia alle spalle e che continua a guardare al futuro. Ha ancora un sogno professionale nel cassetto? Riuscire ad essere elemento di aggregazione di altre cooperative per costruire un hub di prodotti cooperativi italiani da offrire alle tavole del consumatore del mondo. Questo è il sogno, forse un’utopia, ma ogni grande cosa realizzata si è concretizzata perché qualcuno l’ha prima sognata e anche quelle che sembrano utopie spesso si realizzano.

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BRAINSTORMING DI FILIERA

QUALI REGOLE TRANSITORIE PER PAGAMENTI DIRETTI E SVILUPPO RURALE? IN VISTA DELLA PAC POST 2020 di Ermanno Comegna

I ritardi del negoziato per la nuova PAC e la necessità di una transizione La riforma della PAC per il post 2020 va per le lunghe ed allora la Commissione Ue è corsa ai ripari, ed ha formalizzato due proposte di regolamento che contengono le regole transitorie, in virtù delle quali ci sarà la continuità nel funzionamento degli strumenti di sostegno a favore degli agricoltori e ciò vale sia per 26

il primo pilastro (pagamenti diretti e ocm unica) che per il secondo (le misure dello sviluppo rurale). In pratica, i regolamenti attualmente in vigore e le relative regole continueranno ad applicarsi fino a che non saranno abrogate e sostituite da nuovi testi legislativi. Per finanziare le spese del periodo transitorio, si utilizzano gli importi del capitolo agricoltura contenuti nella proposta del nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027. L’entità di tali risorse è solo provvisoria, in attesa dell’accordo politico con il Consiglio e con il Parlamento dell’Ue.

Pertanto, si va verso l’estensione delle vecchie regole della PAC a tutto il 2021, da finanziare con i nuovi fondi, i quali però, ad oggi, sono solo a livello di intenzioni e non di importi definitivamente acquisiti. L’esecutivo comunitario ritiene che il pacchetto di riforma e il quadro finanziario pluriennale possano essere approvati entro il 2020, in modo da dare il tempo necessario agli Stati membri di preparare i loro piani strategici nazionali ed essere pronti per la prima applicazione a partire dal mese di gennaio del 2022. Per tale ragione la proroga è solo per una annualità (il 2021).

Ad oggi c’è la proposta della Commissione europea che prevede una riduzione di circa il 4% per il primo pilastro e del 15% per il secondo.

Non tutti però sono di tale avviso e, ad esempio, c’è chi, all’interno del Parlamento europeo ritiene che non basti un solo anno di transizione, ma ne sarebbero necessari due. In tal caso, la nuova PAC andrà in vigore dal 2023. Appare evidente come tale posizione sia funzionale a consentire

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un allungamento del negoziato e la riconsiderazione sia del disegno proposto dalla Commissione Ue che le posizioni comuni che si sono andate consolidando in questi mesi in seno al Consiglio dei ministri ed al Parlamento europei. Bisogna, infatti, partire dal presupposto che non a tutti piace l’idea prospettata dall’esecutivo comunitario di aumentare i poteri decisionali delle autorità nazionali (sussidiarietà) e lasciare all’Europa solo il compito di definire poche fondamentali regole di base e controllare il raggiungimento dei risultati. Il nuovo approccio, etichettato come “new delivery model”, è messo in discussione da chi teme la cosiddetta rinazionalizzazione della PAC, benché da anni sia già in atto.

Soprattutto, la proposta di riforma è criticata dalle regioni italiane, le quali ritengono comporti un ridimensionamento del loro ruolo politico. Non è però questo l’argomento centrale dell’articolo, bensì il contenuto delle due proposte di regolamento transitorio che sono state ufficializzati dalla Commissione alla fine di ottobre e che ora sono oggetto di negoziato politico, in vista della approvazione.

La proposta di regolamento per la flessibilità finanziaria La prima proposta (COM 2019 580 Final) introduce due regole di flessibilità finanziaria che si rendono necessarie per raccordare i due pe-

riodi di programmazione. L’impatto sugli agricoltori è trascurabile, trattandosi essenzialmente di un provvedimento di natura tecnica. La prima disposizione riguarda l’applicazione della disciplina finanziaria nell’anno 2020 e quindi la determinazione del tasso di adattamento da applicarsi come riduzione lineare provvisoria dei pagamenti diretti, per costituire la riserva di crisi. La seconda disposizione interessa gli Stati membri che hanno scelto di utilizzare la leva del trasferimento delle risorse finanziarie dallo sviluppo rurale ai pagamenti diretti, quindi non riguarda direttamente l’Italia che, come noto, ha rinunciato a tale facoltà.

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La proposta di regolamento transitorio

Decisamente più interessante e con maggiore impatto per il mondo degli operatori economici agricoli è la proposta di regolamento transitorio (COM 2019 581 Final) che, essenzialmente, proroga al 2021 l’attuale regime dei pagamenti diretti; concede agli Stati membri ed alle regioni, in caso di paesi a struttura decentralizzata, come l’Italia, la possibilità di applicare anche nel 2021 le misure del PSR programmate durante il settennio 20142020 e prolunga la validità dei programmi operativi per olio di oliva, ortofrutta, vino e apicoltura. C’è un aspetto fondamentale che è necessario tenere presente in relazione al periodo transitorio ed è la diminuzione delle risorse comunitarie disponibili per i pagamenti diretti (-4%) e per lo sviluppo rurale (-15%). Per l’Italia ciò implica una minore dotazione complessiva di 370 milioni di euro nell’anno finanziario 2021 rispetto al 2020. In particolare, il budget per i pagamenti diretti scende da 3,70 a 3,56 miliardi di euro e quello per lo sviluppo rurale si riduce da 1,50 ad 1,27 miliardi di euro. Si tenga conto però che si parla di dati provvisori che potrebbero essere modificati durante le fasi finali del negoziato sul prossimo bilancio pluriennale dell’Unione europea. Di seguito si riportano i contenuti salienti del regola28

mento transitorio in relazione alla politica di sviluppo rurale, ai pagamenti diretti ed all’ocm unica.

Regole transitorie per il PSR Gli Stati membri che, per mancanza di risorse finanziarie, non sono in grado di assumere nuovi impegni, hanno la possibilità di estendere al 31 dicembre 2021 la validità del PSR vigente. Ciò vale sia per le misure a superficie (esempio agro-ambiente) che quelle ad investimento (esempio installazione giovani).

Nel caso gli Stati membri decidessero di rinunciare a tale facoltà, la dotazione relativa al 2021 è riportata al periodo 2022-2025, suddivisa in quote annuali omogenee. In relazione alle misure a superficie a validità pluriennale (come ad esempio il biologico e l’agro-ambiente) e per quelle a capo (come il benessere degli animali), c’è la possibilità di prolungare gli impegni in essere al 2021. Inoltre, c’è la possibilità di assumere nuovi impegni, ma in tal caso la durata deve essere limitata ad un massimo di tre annualità, in modo da non interferire con il piano strategico nazionale della PAC post 2020. Gli impegni pluriennali assunti con la programmazione 2007-2013 che sono validi anche con l’attuale programmazione, relativi al prepensionamento, alle misure agro-ambientali ed al primo imboschimento di superfici agricole, per i qua-

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li sono previsti pagamenti da corrispondere nel 2022 e negli anni successivi, continueranno ad essere eleggibili, alla condizione che gli Stati membri li inseriscano nel piano strategico nazionale della PAC riformata.

Regole transitorie per i pagamenti diretti

La Commissione propone di concedere agli Stati membri la possibilità di applicare la convergenza interna per gli anni 2020 e 2021. Il regolamento 1307/2013 prevede di applicare la convergenza fino al 2019. Qualora tale facoltà non fosse utilizzata, sarà mantenuto il valore dei titoli del 2019, opportunamente aggiustato, tenendo conto della dotazione finanziaria disponibile per i pagamenti diretti nel 2020 e nel 2021 che è pari a 3,56 miliardi di euro per entrambe le annualità. Di conseguenza, per i pagamenti diretti del 2020 e del 2021, ci sarà di sicuro la riduzione del 4% per effetto della minore dotazione nazionale, cui può aggiungersi un ulteriore taglio a carico dei diritti PAC di valore unitario più elevato, ove l’Italia decidesse di applicare la convergenza interna.

Regole transitorie per l’ocm unica I programmi di attività dell’olio di oliva in scadenza al 31 marzo del 2021 saranno prolungati al 31 dicembre dello stesso anno. II programmi operativi dell’ortofrutta, la cui durata si estende oltre il 31 dicembre del 2021, cesseranno di essere validi entro tale data e le organizzazioni produttori presenteranno nuovi programmi in funzione delle regole stabilite nel piano strategico nazionale della PAC. In alternativa, possono chiedere di modificare o sostituire tali programmi. Anche il piano nazionale di sostegno per il settore vitivinicolo e i programmi nazionali per l’apicoltura sono prorogati rispettivamente al 15 ottobre 2023 ed al 31 luglio 2022. Per tutti questi settori, la proposta di regolamento prevede l’aggiornamento della dotazione finanziaria disponibile, allineando gli importi a quelli contenuti nelle proposte di regolamento sulla riforma della PAC post 2020.

Il numero ed il valore dei titoli della PAC assegnati prima del mese di gennaio 2020 saranno considerati validi e legali a partire dal primo gennaio 2021 (clausola di amnistia), anche se il loro calcolo da parte della autorità competenti nazionali è stato condizionato da errori. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.9_2019_novembre/dicembre

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PRIMO PIANO

UE, RAGGIUNTO L’ACCORDO SUL BILANCIO 2020 Individuate le priorità per il prossimo anno focus su clima, giovani e solidarietà

Cambiamento climatico, occupazione, giovani, sicurezza e solidarietà nell’UE: sono le priorità individuate nel Bilancio 2020, su cui le tre istituzioni hanno raggiunto un accordo. Il Bilancio è quantificato in 168,69 miliardi di euro in termini di impegni (risorse che possono essere concordate nei contratti in un dato anno) e 163,57 miliardi di euro in crediti di pagamento (denaro che sarà erogato). La Commissione in una nota ricorda che questo provvedimento “preparerà anche la transizione verso il prossimo ciclo di bilancio, che sarà il settimo e ultimo nell’ambito dell’attuale ciclo di bilancio a lungo termi30

ne 2014-2020”. L’accordo si basa sulla premessa che il Regno Unito, dopo il suo ritiro dall’Unione europea entro il 31 gennaio 2020, continuerà a contribuire e a partecipare all’attuazione del bilancio dell’UE fino alla fine del 2020 come se fosse uno Stato membro.

Günther H. Oettinger, commissario europeo per il bilancio e le risorse umane ha sottolineato: “Il bilancio dell’UE per il 2020 è una questione di continuità: è l’ultimo dell’attuale bilancio a lungo termine e l’ultimo che la Commissione Juncker ha proposto e negoziato. Esso convoglierà le risorse verso i settori in cui sono necessarie. Contribuirà a creare posti di lavoro, ad affrontare i cambiamenti climatici e a stimolare gli investimenti in tutta Europa. Investirà nei giovani e per rendere l’Europa più sicura. Dovremmo ora concentrarci sull’adozione tempestiva del prossimo bilancio a lungo termine, in modo da garantire certezza e stabilità e continuare a creare un valore aggiunto dell’UE per tutti”.

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UNIONE EUROPEA Le priorità

Entrando nel dettaglio della misura, ecco quali sono gli importi fissati per le priorità individuate: Clima: il 21% del bilancio complessivo sarà destinato a misure per far fronte ai cambiamenti climatici. Ad esempio, il programma LIFE per l’ambiente e i cambiamenti climatici riceverà 589,6 milioni di euro (+5,6% rispetto al 2019). Orizzonte 2020, che tradizionalmente contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi climatici, riceverà 13,46 miliardi di euro (+8,8% rispetto al 2019). La sezione Energia - che investe nella diffusione su larga scala delle fonti rinnovabili, nel potenziamento delle infrastrutture di trasmissione dell’energia esistenti e nello sviluppo di

nuove infrastrutture - riceverà 1,28 miliardi di euro (+35% rispetto al 2019). Competitività e occupazione: quasi la metà dei fondi - 83,93 miliardi di euro in impegni (+4,1% rispetto al 2019) - contribuirà a rendere la nostra economia più competitiva. In particolare 58,65 miliardi sono destinati a sostenere la crescita e l’occupazione e ridurre le differenze fra Stati membri. Agricoltura: gli agricoltori europei beneficeranno di 58,12 miliardi di euro. Difesa: 255 milioni di euro incentiveranno le imprese europee a lavorare insieme per sviluppare prodotti e tecnologie per la difesa nell’ambito del programma europeo di sviluppo industriale della difesa. Sicurezza e flussi migratori: la sicurezza e la gestione della migra-

zione continueranno a ricevere sostegno. Ad esempio, 2,36 miliardi di euro andranno al Fondo Asilo, migrazione e integrazione, al Fondo Sicurezza interna e alle agenzie che operano in questo settore. Giovani: I giovani beneficeranno di una serie di programmi: 2,89 miliardi di euro saranno destinati all’istruzione attraverso l’Erasmus+ (+3,6% rispetto al 2019). Il Corpo europeo di solidarietà creerà opportunità di volontariato o di lavoro in progetti in patria o all’estero con 166,1 milioni di euro (+15,9% rispetto al 2019). Il sistema europeo di navigazione satellitare globale Galileo sarà sostenuto con 1,2 miliardi di euro (+74,7% rispetto al 2019) per espandere la sua diffusione sul mercato mondiale fino a raggiungere 1,2 miliardi di utenti entro la fine del 2020.

UE - SINGAPORE,

ENTRA IN VIGORE L’ACCORDO COMMERCIALE Entrato in vigore dal 21 novembre l’accordo di libero scambio fra l’Unione europea e Singapore. L’accordo consentirà la protezione di 138 prodotti alimentari e bevande europei a indicazioni di origine. Singapore rappresenta già il terzo mercato di sbocco per questi prodotti e può essere considerato il principale partner commerciale per l’UE nella regione del sud-est asiatico, con un totale di scambi bilaterali di merci di oltre 53 miliardi di euro e altri 51 miliardi di euro di scambi di servizi. Il Commissario Ue per il commercio Cecilia Malmström, ha sottolineato che “l’accordo commerciale UE-Singapore darà impulso agli scambi commerciali, a vantaggio di imprese, agricoltori, lavoratori e consumatori di entrambe le parti. In un momento in cui vengono messi in discussione i fondamenti di un commercio globale aperto e regolamentato, abbiamo più che mai bisogno di accordi come questo”.

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UNA DONNA ALLA GUIDA DELLA COMMISSIONE EUROPEA

il Parlamento europeo ha dato il via libera a Ursula von der Leyen

Ue, dal Parlamento via libera alla nuova Commissione Il Parlamento Europeo ha eletto i nuovi membri della Commissione Ue, che sarà guidata per la prima volta da una donna Ursula von der Leyen. La Commissione si insedierà ufficialmente il 1 dicembre 2019 e avrà un mandato di 5 anni. La ratifica da parte del Parlamento europeo è avvenuta con 461 voti a favore e 157 contro. "Sono molto lieta mi sento onorata da questa maggioranza travolgente - ha commentato la presidente eletta Ursula von der Leyen - non vedo l'ora di iniziare a lavorare. Il fatto che oggi siamo in grado di avere un'ampia maggioranza stabile lo considero un voto a favore di un'agenda di cambiamento". 32

Durante il discorso in plenaria al Parlamento, la presidente ha anche ribadito alcuni dei temi chiave che saranno nell’agenda della nuova Commissione, a cominciare dalla migrazione: "sono convinta che la migrazione sarà un fenomeno che resterà, il nostro ruolo in quanto Ue, è quello di sviluppare un concetto globale per affrontare la migrazione. Nei prossimi 5 anni - ha sottolineato - la nostra Unione porterà avanti una trasformazione di società e economia, è la cosa giusta da fare e non sarà semplice". Sul tavolo anche il tema della sostenibilità e anche quello del cambiamento climatico. “Ogni Stato membro dell'Ue si è impegnato per gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Onu”, ha ricordato, sottolineando anche che “la protezione del

nostro clima è una questione esistenziale per l'Europa e per tutto il mondo e non potrebbe essere altrimenti. Vediamo Venezia sott'acqua, le foreste in Portogallo colpite da incendi, la siccità in Lituania; è successo anche in passato, ma non possiamo perdere neanche un secondo, dobbiamo lottare contro il cambiamento climatico". Un riferimento anche al Regno Unito: "un membro della nostra famiglia intende lasciare la nostra Unione e io non ho mai sottaciuto che sarò sempre una remainer. Ma rispetteremo la decisione dei britannici e troveremo sempre delle soluzioni alle sfide comuni, qualsiasi cosa serba il futuro per noi il legame e l'amicizia dei nostri popoli non possono essere spezzati", ha concluso.

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Le indicazioni geografiche (IG) si riferiscono a un prodotto originario di una determinata zona geografica e per il quale una determinata qua-

NOMINAZI E D

Grazie all’Atto di Ginevra, che ha modernizzato l’Accordo di Lisbona del 1958, per la protezione delle denominazioni d’origine e la loro registrazione internazionale, ora anche le organizzazioni internazionali, come l’Unione europea, possono aderire.

Attualmente ci sono 28 membri, di cui sette sono paesi europei. L’adesione consente di migliorare la protezione delle denominazioni d’origine attraverso un’unica registrazione. Ciò significa che una volta che l’UE diventa ufficialmente membro, tutte le indicazioni geografiche dell’UE possono, in linea di principio, ottenere una protezione rapida, di alto livello e a tempo indeterminato se esportate in uno dei 28 paesi membri. In questo modo l’UE può rafforzare la tutela e protezione a livello internazionale di tutti i prodotti a indicazioni di origine made in EU.

A seguito del via libera da parte di Parlamento e Consiglio europeo, avvenuto nel mese di ottobre, in data 26 Novembre, l’Unione europea ha depositato i documenti ufficiali al World Intellectual Property Organisation (WIPO) a Ginevra per entrare a far parte del “Geneva Act of the Lisbon Agreement on Appellations of Origin and Geographical Indications” - un trattato multilaterale per la protezione delle indicazioni geografiche.

PROTETT

da fine febbraio 2020 tutte le indicazioni geografiche europee saranno tutelate in tutti i paesi aderenti all’Accordo di Ginevra

E D'ORIG I

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PRODOTTI DOP E IGP EUROPEI PIÚ PROTETTI

lità, la reputazione o altre caratteristiche sono legate all’origine geografica. Essi sono inoltre utilizzati per distinguere e rafforzare i connotati storico- culturali e di know-how che sono alla base di un particolare prodotto. Una indicazione geografica di prodotto può essere registrata come indicazione geografica protetta (IGP) o denominazione d’origine protetta (DOP), quest’ultima può essere utilizzata solo da produttori situati in una zona delimitata. Esistono oltre 3.000 denominazioni di vini, bevande alcoliche e prodotti alimentari provenienti dall’UE e da paesi terzi registrati nell’UE. L’Atto di Ginevra entrerà in vigore a fine febbraio 2020.

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AL VIA I FONDI UE PER PROMUOVERE I PRODOTTI AGROALIMENTARI MADE IN EUROPE

L’Europa mette in campo 200 milioni di euro per finanziare campagne volte a promuovere i prodotti agroalimentari europei all’interno e all’esterno dell’UE nei prossimi tre anni. La Commissione europea e l’Agenzia esecutiva per i consumatori, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare (CHAFEA) hanno approvato 81 campagne di promozione di questo tipo. Il finanziamento complessivo sarà a carico del bilancio agricolo dell’UE. Phil Hogan, Commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, ha sottolineato: “I prodotti agroalimentari europei sono rinomati in tutto il mondo per la loro qualità e genuinità. Ho potuto constatarlo personalmente in occasione delle visite che ho effettuato in diversi paesi del mondo - Cina, Giappone, Indonesia, Messico, Colombia - insieme ai produttori del settore agroalimentare dell’UE. La Commissione europea sostiene il loro duro lavoro diffondendo e mantenendo questa buona reputazione a livello globale”. I programmi di promozione mirano 34

ad aiutare i produttori a comunicare la qualità dei loro prodotti, a promuoverli all’interno e all’esterno dell’UE e a trovare nuovi sbocchi di mercato. Tra le priorità figurano l’attenzione alla qualità dei prodotti alimentari europei con indicazione geografica e i metodi di produzione biologici. Delle 81 campagne approvate, 55 si rivolgono a paesi al di fuori dell’UE, come il Brasile, il Canada, la Cina, il Messico e l’India. Le campagne selezionate riguarderanno un’ampia gamma di prodotti, quali i prodotti lattiero-caseari, le olive e gli ortofrutticoli. Ad esempio, il settore ortofrutticolo disporrà di 16 programmi dedicati, mentre quello lattiero-caseario ne avrà otto. Quest’anno i programmi selezionati provengono da candidati di 19 Stati membri. I “programmi di promozione semplici” (presentati da una o più organizzazioni proponenti di uno stesso Stato membro) rappresentano la metà del bilancio stanziato per la politica di promozione. Gli altri

100 milioni di € sono destinati per la maggior parte ((90,5 milioni di €) ai programmi multipli (presentati da almeno due organizzazioni proponenti di almeno due Stati membri o da una o più organizzazioni europee), per un’altra parte, pari a 9,5 milioni di €, a quelli su iniziativa della Commissione. Quest’anno sono state selezionate 56 campagne per i programmi di promozione semplici e 25 per i programmi multipli.

L’iter

Per tutti i programmi di promozione, l’invito a presentare proposte pubblicato nel gennaio 2019 dava la possibilità di presentare domanda di finanziamento a un’ampia gamma di organizzazioni, come ad esempio organizzazioni di categoria, organizzazioni di produttori e organismi dell’agroalimentare che si occupano di attività di promozione. La Chafea ha poi proceduto, con l’aiuto di esperti esterni, alla valutazione e alla classifica delle proposte.

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CRESCE IL NUMERO DI INIZIATIVE PER PROMUOVERE LA SOSTENIBILITÀ E ETICITÀ DEGLI ALLEVAMENTI IN FRANCIA È STATA LANCIATA OK ELEVEUR: LA PIATTAFORMA ONLINE AL SERVIZIO DEGLI ALLEVATORI Una piattaforma multimediale, per far sì che gli allevatori abbiano risposte puntuali da specialisti, ma possano anche avere accesso autonomamente a studi e informazioni tecniche: è Ok éleveur (allevatore in francese), messa online su iniziativa dell’Istituto di Zootecnica (Idele), l’APCA (French Chambers of Agriculture) e il Cne ( Confédération Nationale de l’Elevage). In home page un motore di ricerca, che permette di trovare agilmente quello che si cerca, link dedicati ai vari animali, che portano ad approfondimenti sul tema. Esercitazioni e consigli sotto forma di video, collegamenti ai vari social (comprese le pagine di Facebook), e uno spazio

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dove porre domande a un consulente o un tecnico. Sono 250 i consulenti disponibili, oltre a 90 ingegneri di Idele. Per beneficiare di quest’ultima funzionalità, l’allevatore è invitato a creare un account gratuitamente, a scegliere i suoi settori preferiti e indicare il numero di capi: questo gli consente di essere messo in contatto, se necessario, con un consulente della sua regione, e vedere a colpo d’occhio l’agenda dei corsi dedicati alla formazione e degli eventi vicino a casa sua. “Abbiamo cercato di concentrare quante più informazioni e risorse possibili”, spiega Guillaume Mathieu, project manager di Idele. Per-

ché l’obiettivo di questa piattaforma, che non memorizza contenuti, è indirizzare gli allevatori alle risposte che cercano. “Sappiamo che il nostro lavoro non è sempre sufficientemente utilizzato da coloro che potrebbero trarne beneficio, la piattaforma sarà un mezzo di diffusione e trasferimento di conoscenze” , afferma Benoit Rouillé, ingegnere Idele. Come evidenziato da Eric Combes, allevatore di bovini equini e da latte a Corrèze, fra le informazioni rilevate ci sono “dati che possono essere trovati altrove su altri strumenti, ma cercarli richiede molto tempo” . Invece, in questo caso, sono tutte accessibili su un unico sito.

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LANCIATO DISARM, IL PROGETTO EUROPEO PER PROMUOVERE BUONE PRATICHE DI GESTIONE PER COMBATTERE L’ANTIBIOTICO-RESISTENZA

DISARM, è un nuovo progetto di ricerca e innovazione finanziato dalla Commissione europea che ha l’obiettivo di sviluppare soluzioni innovative per migliorare la gestione del fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Il progetto DISARM riunisce soggetti provenienti da diversi settori e comparti agricoli in tutta Europa per condividere conoscenze e idee, sia online che di persona per promuovere buone pratiche volte a ridurre la necessità di trattamenti antibiotici negli allevamenti, mantenendo gli animali sani. E’ stato sviluppato un sito web dedicato www.disarmproject.eu, che fornisce dettagli su eventi e workshop, e la DISARM Community of Practice, un gruppo di discussione su Facebook dove i membri possono porre domande e condividere le loro idee ed esperienze, facilitando la condivisione di conoscenze e innovazione tra gli stakeholder dei diversi settori dell’allevamento in tutta Europa. I temi di discussione includono la gestione dell’allevamento, il miglioramento genetico, la biosicurezza, la stabulazione, i mangimi, l’acqua e gli additivi e le tecnologie di preci-

sione per l’allevamento. Anche la International Dairy Federation (IDF) ha aderito al progetto DISARM nel 2019, per contribuire a promuovere l’uso responsabile degli antibiotici nell’allevamento del bestiame, identificando, condividendo e diffondendo attivamente le migliori pratiche. Un uso prudente e responsabile degli agenti antimicrobici nel settore lattiero-caseario è essenziale per garantire che i farmaci continuino ad essere efficaci nella cura delle malattie animali, riducendo al minimo il rischio di sviluppare la resistenza antimicrobica. Si tratta di una misura importante per prevenire o ridurre il trasferimento di microrganismi resistenti all’interno delle popolazioni animali, dell’ambiente e tra gli animali e l’uomo. DISARM ha una sezione dedicata al settore dei bovini da latte. Gli allevamenti di bovini sono molto variegati, alcuni con stabulazione fissa permanente, altri con accesso parziale o a tempo pieno al pascolo. Altre diversità sono relative alle dimensioni degli allevamenti e del-

le mandrie, alla tipologia di razza bovina, all’ubicazione geografica e alle condizioni climatiche. I sistemi di allevamento devono bilanciare l’ottimizzazione della funzione biologica con l’efficienza economica, attraverso accurate scelte tecniche, tecnologiche, gestionali, economiche e sociali tutte interconnesse. Le specificità di queste attività sono diverse da azienda agricola a azienda agricola, motivo per cui il progetto si basa su un approccio multi-attore e cerca di sviluppare piani d’azione su misura per le diverse aziende agricole. I principali fattori di rischio per la salute del bestiame possono derivare dalla stabulazione, dall’alimentazione, dalla densità del bestiame, dal trasporto e dalla gestione di un allevamento aperto piuttosto che chiuso, ecc. La forte spinta genetica, in particolare per l’elevata produzione di latte nelle vacche da latte, può contribuire a problemi di salute come zoppia, mastite, disturbi riproduttivi e metabolici che spesso richiedono trattamenti antibiotici. Questi sono tutti aspetti che verranno considerati nelle attività del progetto.

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IN UK, NUOVE REGOLE PER TUTELARE I VITELLI Arla UK ha introdotto una nuova politica per i suoi soci che prevede che dal 2021, i vitelli nati e non destinati alla filiera del latte, per le prime 8 settimane di vita non potranno essere macellati

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Arla ha introdotto una nuova politica interna alla cooperativa secondo la quale nessun vitello sarà macellato o sarà praticata l’eutanasia nelle prime otto settimane di vita, consentendo così a tutti i vitelli che non entrano nella filiera lattiero-casearia di essere allevati come bovini da carne. Questa norma entrerà in vigore dopo il 31 dicembre 2020. Non c'è l'obbligo per gli allevatori di allevare tutti i vitelli in loco. Tuttavia, aggiunge l'azienda lattiero-casearia, sarà loro responsabilità garantire che in questo periodo non vengano macellati o praticata l’eutanasia. Questa scelta è per far sì che i vitelli vengano allevati secondo gli standard migliori per aumentare così le diverse opzioni di vendita. E’ quanto si legge in una nota rilasciata da Arla.

Graham Wilkinson, direttore delle parte agricola di Arla Foods UK, ha affermato: "Come industria dobbiamo trovare le soluzioni e creare un mercato migliore per garantire che la vita di ogni vitello abbia un valore. Molti allevatori hanno già dimostrato che le buone pratiche di allevamento, l'identificazione di nuove catene di approvvigionamento e l'evoluzione della cura dei vitelli possono aumentare significativamente le opportunità di mercato per i loro vitelli.” Arla ha dichiarato di essere particolarmente interessata a lavorare con università per sviluppare iniziative di ricerca e innovazione nel campo della salute degli animali, del management delle stalle e nelle pratiche di alimentazione. Par facilitare l’adozione di queste norme, Arla sta già lavorando con ricercatori e università per sviluppare buone pratiche e innovazioni da dare a disposizione agli allevatori. Sono ad esempio già state effettuate prove con due importanti fornitori di genetica per cercare di ridurre il numero di vitelli da latte maschi di razza pura nati ogni anno. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.9_2019_novembre/dicembre

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INNOVAZIONE

ALIBABA -BAYER: ACCORDO PER LA TRACCIABILITA’ DELLA FILIERA AGROALIMENTARE E’ stato stretto un accordo fra Alibaba Financial Services e Bayer Crop Science, con lo scopo di sviluppare un sistema per tracciare, tramite blockchain, la filiera agroalimentare. Con la blockchain, grazie al controllo in tempo reale di tutte le fasi della filiera, è possibile ottimizzare e efficientare i processi produttivi e allo stesso tempo migliorare la qualità dei prodotti ottenuti. In un servizio di AG Funder News viene sottolineato che Bayer Crop Science è impegnata da tempo sullo sviluppo di soluzioni basate sulla blockchain e che già all’inizio del 2019 aveva siglato accordi con una spinoff di ConsenSys, BlockApps,

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che lavora proprio alla creazione di soluzioni agrifood basate sulla blockchain. A sua volta Ant Financial rappresenta la struttura finanziaria di Alibaba, attiva negli investimenti in imprese e collaborazione su progetti innovativi (comprende tra l’altro anche una delle più importanti compagnie nell’ambito dei pagamenti digitali innovativi come Alipay) e ha focalizzato l’attenzione sul settore agroalimentare. In particolare, con questo progetto, Alibaba guarda alla trasformazione del settore agroalimentare e alla domanda crescente di sicurezza e di sostenibilità, che arriva dai consumatori e che può essere esaudita con la creazione di nuove piattaforma in grado di rivedere le supply

chain, sia sui temi della completa e precisa tracciabilità dei prodotti sia sulle sfide legate dell’efficienza delle aziende stesse. “Siamo entusiasti di unirci con Bayer Crop Science per esplorare l’applicazione della tecnologia blockchain in agricoltura. L’agricoltura è il fondamento della civiltà umana”, ha dichiarato George Jiang, direttore generale dell’Intelligent Technology Group di Ant Financials. “Insieme a Bayer, la nostra esplorazione della blockchain in agricoltura migliorerà la trasparenza e la reattività della sua catena di approvvigionamento e porterà più valore ai consumatori, agli agricoltori e alla società”.

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PACK CON PLASTICA RICICLATA La startegia del gruppo coopeartivo finladese Valio per ridurre l’impatto ambientale di filiera Valio intraprende la strada degli imballaggi realizzati con plastica riciclata, in ottica di sostenibilità ambientale. Questo sviluppo del packaging è solo uno dei tasselli di un obiettivo più ampio: l’azienda finlandese di prodotti lattiero caseari punta ad arrivare a un impatto zero dell’impronta di carbonio entro il 2035. Il nuovo packaging di Valio per la sua gamma di formaggi delicati è ora realizzato con almeno il 90% di plastica riciclata, e anche il 50% degli imballaggi dei prodotti Mifu slice e Mifu jauis. L’obiettivo è di aumentare l’utilizzo di questi imballaggi entro breve. Juhana Pilkama, responsabile dello sviluppo del settore packaging dell’azienda ha

spiegato: Il nostro obiettivo è che nel 2020 tutti gli imballaggi di formaggi a fette targati Valio in Finlandia siano realizzati con almeno il 50 percento di plastica riciclata. In futuro, circa il 10 percento di tutta la nostra plastica per imballaggio in Finlandia verrà riciclata. Questo significa molto quando si parla di ambiente”. Un altro passo in questa direzione riguarda i consumatori: in futuro l’azienda ha intenzione di chiarire anche le istruzioni di riciclo che sono stampate sulle confezioni, in modo da facilitare la raccolta differenziata e quindi il riciclo. Valio da tempo è coinvolta in politiche di sostenibilità ambientale, in particolare per ridurre l’utilizzo di plastica. Nel 2015 ha inziato a usare

per il confezionamento dei propri prodotti imballaggi di cartone interamente realizzato con materiali a base vegetale, quindi completamente rinnovabili. Inizialmente questo tipo di confezionamento è stato usato per il suo latte senza lattosio e parzialmente scremato, ma all’inizio di quest’anno l’azienda ha annunciato che tutto i cartoni di latte, panna e yogurt venduti in Finlandia sono realizzati con quei materiali, L’azienda quest’anno ha anche deciso di non usare più negli imballaggi la plastica di colore nero, perché gli attuali dispositivi di riciclaggio non sono in grado di identificare questa tonalità, il che significa che questi tipi di confezioni non vengono riciclati.

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INTERMARCHÈ, VUOLE SOSTENERE IL LATTE FRANCESE in arrivo una nuova etichettatura che permette di avere informazioni chiare sull’origine dei prodotti alimentari: è la nuova idea di Intermarché, marchio della grande distribuzione francese Entro la prima metà del prossimo anno lancerà il suo Franco Score (questo il nome dell’etichettatura) sui prodotti a marchio Intermarché, inziando da “Monique Ranou” (salumi) e “Pâturages” (prodotti lattiero-caseari): un indicatore graduato indicherà, in percentuale, il contenuto di materie prime di origine francese dei prodotti così etichettati, nonché il loro luogo esatto di produzione (città e dipartimento) su una mappa della Francia. Questa nuova iniziativa risponde a una richiesta di maggiore trasparenza da parte dei consumatori, in particolare nel settore dei latticini e dei salumi. “La trasparenza e il sostegno al mondo agricolo francese sono due impegni intrinsecamente legati al nostro status di produttori e commercianti”, ha sottolineato Thierry Cotillard, presidente di Intermarché in una nota.

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I NUOVI DRIVER PER PROMUOVERE IL CONSUMO DI LATTE

il valore nutrizionale, il nuovo concetto di qualità per i consumatori e l’importanza della sostenibilità delle produzioni. Questi sono alcuni degli aspetti emersi dallo studio realizzato dall’Università di Brescia e presentato in un convegno organizzato dalla AOP Latte Italia Un bicchiere di latte al giorno riduce del 25% il rischio di morte per malattie cardiovascolari o tumori. È questo uno dei principali elementi emersi durante il convegno organizzato a Brescia dalla AOP Latte Italia dal titolo “Valutazione di scenari economici e di sviluppo di una selezione di prodotti semilavorati derivati dal latte e di latticini” presentato dall’Università di Brescia e Agrofood Lab. Secondo i dati riportati dallo studio - condotto su un campione di 45.009 persone - in un lasso di tempo di 15 anni in cui si sono registrati un totale di 2.468 decessi (59% per 44

cancro e 19% per malattie cardiovascolari), non è stata trovata alcuna associazione significativa tra il consumo dei prodotti lattiero-caseari e la mortalità. Non solo: è stata riscontrata una riduzione del 25% del rischio di mortalità per tutte le cause, con l’assunzione di latte da 160 a 120 grammi al giorno. “La ricerca presentata - commenta Giovanni Guarneri, Coordinatore settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari - contiene un messaggio rassicurante in merito all’impatto sulla salute derivante dal consumo di latte e lattici-

ni. Un consumo che negli ultimi anni è in calo, in Italia e non solo, e che noi intendiamo rilanciare puntando su una campagna di comunicazione interamente finanziata dalle nostre stesse cooperative dal titolo Verde latte rosso. La campagna, lanciata qualche mese fa, sta veicolando sul web (www.verdelatterosso.it) e sui canali social messaggi e contenuti per comunicare il valore economico, sociale ed ambientale delle migliaia di aziende che dal nord al sud del Paese si impegnano per produrre latte e formaggi di assoluta qualità, che esportiamo con successo in tutto il mondo”.

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IL CONCETTO DI QUALITA’ DI UN PRODOTTO ALIMENTARE Negli ultimi anni il tema della qualità ha assunto un ruolo centrale per il settore agroalimentare, non solo nel dibattito politico, imprenditoriale e nella comunità scientifica, ma anche nel vissuto quotidiano dei consumatori. Nonostante il flusso imponente di informazioni che ci sono oggi, la valutazione della qualità di un prodotto agroalimentare da parte del consumatore non è semplice. La qualità è un concetto multidimensionale, derivante dalla moltitudine di caratteristiche e attributi che un bene possiede: ne consegue che diversi gruppi di consumatori, in situazioni di consumo differenti, possano avere opinioni discordanti sulla qualità dello stesso prodotto. Le caratteristiche sensoriali dei prodotti alimentari non sono più considerate l'unica unità di misura della qualità degli alimenti, vi è una crescente attenzione agli aspetti legati alla salute – nei consumatori è

cresciuta la consapevolezza che una giusta alimentazione possa diventare uno strumento fondamentale per la prevenzione e la gestione di diverse patologie, l’ipertensione, il diabete e l’obesità – alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità, il consumatore si sente sempre più coinvolto emotivamente da ciò che consuma, ed è sempre più attento alle problematiche ambientali della filiera produttiva, oltre che al benessere degli animali.

Brunsø et al. (2002), hanno identificato quattro dimensioni, che ritengono generalizzabili riguardo alla percezione della qualità dei consumatori nei prodotti alimentari:

Ancor più importante, la • definizione di qualità degli alimenti non dipende semplicemente dalle caratteristiche degli alimenti stessi, ma piuttosto dalla percezione o accettabilità di tali caratteristiche da parte dei consumatori. •

gusto: per molti il consumo di alimenti è fortemente correlato a una soddisfazione emotiva e nella definizione di questa categoria si punta l’attenzione sulla capacità di risposta del cibo ad esigenze sensoriali come il gusto, l’odore, il profumo o l’apparenza (la modalità con cui viene presentato un prodotto). salubrità: nella duplice accezione di mangiare in modo sano ed evitare cibi non sani. Il primo aspetto è legato ai valori nutrizionali di una dieta varia ed equilibrata. Il secondo riguarda le preoccupazioni relative alla sicurezza alimentare. Il comune denominatore è l’impatto potenzialmente negativo del consumo di alimenti sulla salute. convenience: con questo ter-

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mine inglese si indica non solo la facilità di approvvigionamento e di consumo, ma anche la praticità d’uso della confezione e della gestione dei rifiuti e di conseguenza il risparmio di tempo e di fatica, sia fisica che mentale, nella preparazione di un pasto.

processo: La preoccupazione dei consumatori riguardo al modo in cui vengono prodotti gli alimenti è aumentata negli ultimi 20-25 anni. Esistono tre grandi aree di interesse: 1) interesse per la produzione biologica 2) interesse per il benessere degli animali 3) interesse per i

prodotti fabbricati in modo “naturale”, vale a dire senza l’uso di tecnologie avanzate. Questa dimensione si riferisce anche alla regolamentazione della produzione secondo disciplinari o protocolli, ai criteri di valutazione della provenienza, della eticità o della “naturalità”.

il valore della sostenibilità per i consumatori Negli ultimi tempi, l’interesse verso un consumo alimentare sostenibile sta ricevendo sempre più attenzione da parte di tutti gli stakeholder (Reisch et al., 2013; Von MeyerHöfer et al., 2013). Tuttavia, non è così semplice definire esattamente cosa renda “sostenibile” una dieta o un regime alimentare. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) propone la seguente definizione: “Le diete sostenibili sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, economicamente eque e accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e, contemporaneamente, ottimizzano le risorse naturali e umane.” (FAO, 2010). Esaminando questa definizione si può intuire come gli aspetti legati alla salute e alla qualità nutrizionale siano parte integrante della sostenibilità di un determinato prodotto. Chiaramente la dimensione nutrizionale e sanitaria viene valutata sulle persone, mentre l’impatto sull’ambiente viene misurato nei vari livelli della catena alimentare. Le decisioni relative alle scelte alimentari prese a livello individuale hanno un impatto sull’individuo e sul sistema alimentare (Meybeck & Gitz, 2017). 46

Affinché una dieta/una scelta/un prodotto sia “sostenibile” è necessario considerare tutte le dimensioni in maniera sistemica. Ad esempio, un determinato prodotto può essere “sano”, ma questo non significa automaticamente che sia anche rispettoso dell’ambiente o economicamente accessibile (Macdiarmid et al., 2012; Irz et al., 2016). Queste considerazioni stanno portando diversi attori del sistema agro-alimentare a ripensare, almeno parzialmente, i propri modelli di produzione e di consumo. Infatti, l’impatto ambientale degli allevamenti può essere ridotto ricorrendo a nuove pratiche agricole, ad esempio modificando l’alimentazione del bestiame (scelta dei mangimi) e l’intensità della produzione, oppure migliorando la produttività e la fertilità degli animali (Crosson et. al, 2011). Di pari passo con l’aumento delle informazioni a disposizione, negli ultimi tempi, anche l’atteggiamento dei consumatori verso il consumo alimentare sostenibile sta diventando più attento e inizia a giocare un

ruolo importante nella scelta finale d’acquisto. Il consumo alimentare esercita una notevole pressione sull’ambiente: ogni fase della filiera, dall’approvvigionamento delle materie prime, alla lavorazione, trasformazione, imballaggio, trasporto, consumo e smaltimento degli scarti, ha un marcato impatto ambientale in termini di emissioni di gas serra, acidificazione dei suoli, consumo delle risorse idriche etc. (Macdiarmid et al., 2012; Reisch et al., 2013; Johnston et al., 2014; Donati et al., 2016). L’origine del cibo, il metodo di produzione e distribuzione e la stagionalità degli alimenti, sono tutti elementi che incidono sulla sostenibilità ambientale. L’ultimo Assessment Report dell’IPCC (UN Intergovernmental Panel on Climate Change) indica che ad oggi la catena di approvvigionamento alimentare genera circa 13,7 miliardi di tonnellate equivalenti di biossido di carbonio (CO2eq), il 26% delle emissioni di gas serra antropogeniche. In questo contesto, l’impatto del settore agricolo è di primaria importanza, soprattutto a seguito della affermazione di pratiche intensive di coltivazione e allevamento. Tale impatto è legato, da un lato, alla intensità energetica della produzione agricola dovuta all’utilizzo di prodotti chimici, quali pesticidi, fungicidi e fertilizzanti e, dall’altro, all’elevato consumo di suolo e risorse idriche, spesso collegato ad

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ESEMPI DI PARAMETRI CHE DEFINISCONO UN PRODOTTO SOSTENIBILE Parametri Provenienza

Descrizione Preferenza per i prodotti locali a “km0”, per ridurre il consumo di energia e l’emissione di gas di scarico causato dai trasporti

Stagionalità

Preferenza per frutta e verdura di stagione, per evitare consumo di energia dovuto alla coltivazione in serra, al surgelamento o al trasporto da altri paesi

Metodo di produzione

Preferenza per i prodotti da agricoltura biologica, che garantiscono il rispetto del terreno dove vengono coltivati

Fonte energetica

Preferenza per le produzioni basate su energie rinnovabili, come le biomasse, l’energia solare e quella eolica

Imballaggio

Preferenza per i prodotti alla spina, sfusi, con imballaggi biodegradabili, per evitare la produzione di rifiuti

Fonte: elaborazioni su dati Demaldè, 2014

una progressiva perdita di biodiversità (Böhm e Hanss 2012; Reisch et al., 2013; Johnston et al., 2014; Donati et al., 2016). Un alimento sostenibile dal punto di vista ambientale deve quindi avere determinate caratteristiche di produzione, distribuzione e consumo, che permettano un basso impatto sull’ambiente e sul territorio,

deve essere prodotto con la minor quantità di risorse energetiche disponibili, e deve generare pochi scarti e rifiuti (Böhm e Hanss, 2012; Donati et al., 2016). Di conseguenza, i consumatori possono consapevolmente ridurre l’impatto ambientale delle proprie scelte alimentari, ad esempio scegliendo prodotti a basse emissioni

di gas serra e con basso consumo di risorse naturali (Donati et al., 2016), scegliendo alimenti con processi di produzione virtuosi, come nel caso della pesca sostenibile, riducendo la scelta di alimenti altamente trasformati (Macdiarmid et al., 2012; Johnston et al., 2014), e contenendo i propri sprechi alimentari.

PERCENTUALE DI CONSUMATORI CHE SONO DISPOSTI A PAGARE UN PREZZO MAGGIORE PER PRODOTTI DI AZIENDE CON UNA MAGGIORE ATTENZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ (NIELSEN, 2015)

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PENNSYLVANIA, UN NUOVO ACCORDO PER PROMUOVERE IL CONSUMO DI LATTE

Stretta una partnership fra PA DAiry e l’associazione Girls on the Run Latte, donne, comunicazione: tre parole chiave della partnership fra PA Dairy (un progetto che coinvolge diversi attori della filiera lattiero casearia in Pennsylvania) e Girls on the Run (GOTR), per promuovere in Pennsylvania, uno stile di vita sano che include il consumo di latte reale come parte di una dieta quotidiana nutriente ed equilibrata. La campagna è stata lanciata il 24 novembre all’evento annuale 5K di GOTR che si è tenuto all’Harrisburg Area Community College di Harrisburg, Pa. GOTR punta a far sì che le ragazze siano sane e sicure utilizzando un percorso basato sull’esperienza che integra in modo creativo la corsa, ha spiegato la Pennsylvania Dairymen’s Association, uno dei partner di Choose PA Dairy. “Una buona alimentazione è la chiave per far crescere corpi e menti giovani sani. Ogni porzione da 8 once di vero latte fornisce una deliziosa e impareggiabile centrale proteica e nutritiva per bambini e adolescenti “, ha affermato Dave Smith, direttore esecutivo della Pennsylvania Dairymen’s Association, che si è detto “orgoglioso di fornire latte al cioccolato, la bevanda di 48

rifornimento ufficiale per la gara e di collaborare con Girls on the Run per dare a ragazze e giovani donne la possibilità di fare scelte alimentari sane e intelligenti”. L’industria lattiero-casearia della Pennsylvania immette 12 miliardi di dollari all’anno nell’economia statale ed è un elemento trainante, dando anche posti di lavoro chiave in molte comunità rurali del Commonwealth, ha affermato la Pennsylvania Dairymen’s Association e GOTC. La nuova partnership Scegli PA Dairy iniziata con l’evento GOTR Capital Area si diffonderà poi ad altri appuntamenti ed eventi GOTR in tutto lo stato per tutto il nuovo anno. “In Girls on the Run, crediamo che ogni ragazza sia intrinsecamente piena di potere e potenzialità. Sappiamo anche che il latte rafforza le ossa e quindi siamo entusiasti di collaborare con i produttori di latte della Pennsylvania e i leader del settore per promuovere una buona alimentazione e uno stile di vita sano per tutte le ragazze che partecipano ai nostri programmi“, ha osservato Gillian Byerly, direttore esecutivo.

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ANTIBIOTICO-RESISTENZA, IN ITALIA DATI ANCORA ALTI Pubblicato il Rapporto 2018 dell’istituo superiore di sanità sull’antibiotico resistenza. Si tratta di dati raccolti dalla sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza AR-ISS e dalla sorveglianza nazionale CPE, coordinate dall’ISS, e pubblicate su EpiCentro.

• In Italia, nel 2018 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli 8 patogeni sotto sor• •

• •

veglianza si mantengono più alte rispetto alla media europea, tuttavia in generale si è osservato un trend in calo rispetto agli anni precedenti. Le percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza generazione (29%) e ai fluorochinoloni (42%) in Escherichia coli si sono confermate molto maggiori rispetto alla media europea, anche se in leggero calo rispetto agli ultimi anni. Si è osservata una diminuzione significativa nella percentuale di isolati di Klebsiella pneumoniae resistenti ai carbapenemi, che sono passati dal 37% nel 2016 al 30% nel 2018, mentre per E. coli anche se il valore si è confermato molto basso (0,6%) è risultato in leggero aumento rispetto agli anni precedenti. La resistenza ai carbapenemi è risultata comune, anche se in diminuzione, nelle specie Pseudomonas aeruginosa (16%) e Acinetobacter (82%). Tra i batteri gram-negativi, nel 2018 il 33% degli isolati di K. pneumoniae sono risultati multi-resistenti (resistenti ad almeno tre classi di antibiotici), valore che si riduce al 15% per P. aeruginosa e a 11% per E. coli; una percentuale particolarmente alta (76%) è stata osservata per Acinetobacter. Per Staphylococcus aureus, la percentuale di isolati resistenti alla meticillina (MRSA) si è mantenuta stabile intorno al 34%, mentre incrementi significativi si sono riscontrati nella percentuale di isolati di Enterococcus faecium resistenti alla vancomicina, passata dal 6% nel 2012 al 19% nel 2018. La tendenza in costante crescita è stata osservata anche a livello europeo. Per Streptococcus pneumoniae si è osservata una tendenza alla diminuzione sia per la percentuale di isolati resistenti alla penicillina che per quelli resistenti all’eritromicina. Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.9_2019_novembre/dicembre

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RICETTA ELETTRONICA VETERINARIA dopo 6 mesi dall’applicazione il bilancio è positivo, ma ancora alcuni aspetti da migliorare

Da aprile scorso è diventata obbligatoria la prescrizione digitale dei farmaci veterinari con la cosiddetta REV (ricetta elettronica veterinaria). Per il ministero della Salute, al netto di qualche criticità il bilancio è positivo. Nel numero 3 di Animal Health viene fatta un’analisi di quanto successo in questi primi 6 mesi. L’analisi svolta parte dalla consultazione online dei dati del Sistema informativo nazionale della farmacosorveglianza, insieme a quelli presenti in Vetinfo (il portale dei sistemi informativi veterinari) e nella Banca dati centrale della tracciabilità del farmaco veterinario.

I numeri

I dati presenti nel sistema dal 2015 (compresi quindi anche quelli della fase sperimentale e dei primi mesi del 2019) mostrano che al 21 ottobre risultano “compilate” quasi 4,4 milioni di ricette elettroniche veterinarie, mentre il numero di ricette “dispensate” si ferma poco sopra quota 3 milioni. Questo perché sono incluse sia le ricette emesse ma anche quelle annullate (emesse e poi cancellate del veterinario), ricette in stato iniziale (compilate, ma mai emesse), ricette scadute prima che l’allevatore andasse in farmacia e quindi alcune duplicazioni. Tuttavia, considerando quelle effettivamente emesse, esiste un disallineamento di circa 800mila ricette rispetto a quelle poi evase. Ma c’è da dire che essendo in una fase iniziale, esiste sicuramente un periodo di adattamento. Infatti come sostiene il Direttore generale della Sanità animale e farmaci veterinari del MInistero della Salute, Silvio Borrello “il numero percentuale di ricette evase sta crescendo col passare dei mesi”. Lo dimostra anche il grafico riportato a sinistra. 50

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CONFEZIONI DISPENSATE PER TIPO RICETTA

UTENTI CHE HANNO USATO IL SISTEMA

Tipo ricetta

Confezioni

Ruolo

Numero utenti

Rifornimento scorta e struttura zootecnica

4.458.792

Veterinario

27.000

Prescrizione veterinaria Pet e Ndpa

3.608.635

Farmacista, grossista, ecc.

17.431

Rifornimento scorta struttura non zoot.

2.235.775

Detentore allevamento

4.189

Prescrizione veterinaria

2.153.907

Proprietario allevamento

3.339

Rifornimento scorta propria

220.981

Servizio veterinario Asl

1.720

Prescrizione veterinaria per autoconsumo

33.454

Mangimificio

282

Dati aggiornati al 21 ottobre 2019 Fonte: Sistema Informativo nazionale della farmacosorveglianza, ministero della Salute

Non solo numeri

I numeri, comunque, non sono tutto. Un bilancio dei primi sei mesi di Rev obbligatoria deve tenere conto del percorso che questa innovazione ha compiuto, delle criticità superate e ancora aperte, delle opportunità che questo strumento offre a chi programma e governa la politica sanitarie (basti pensare al governo dell’uso dei farmaci e alla riduzione del fenomeno dell’antibiotico-resistenza), del modo in cui la Rev è stata accolta nella quotidianità di tutti gli attori e professionisti coinvolti. “I grandi cambiamenti, come l’adozione della ricetta veterinaria elettronica, richiedono sempre tempo, pazienza e soprattutto la collaborazione di tutti. Partendo da questo presupposto mi sento di dire che il bilancio dei primi sei mesi di utilizzo della prescrizione digitale per gli animali è senz’altro positivo”, commenta Borrello, ricordando che “nonostante la fase sperimentale sia stata molto lunga, quasi quattro anni tra luglio 2015 e marzo 2019, indubbiamente ci sono state alcune difficoltà iniziali, dovute al naturale rodaggio su scala nazionale e alle molteplici peculiarità del provvedimento.

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SPRECO ALIMENTARE

RIFLETTORI ACCESI SUGLI SPRECHI ALIMENTARI Quanto cibo sprecano gli italiani? Perché lo buttano via? Il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analii dell’economia agraria) ha effettuato un’indagine fornendo un quadro della situazione e dando una risposta, numeri alla mano, a queste domande: i dati sono stati presentati il 15 novembre, durante la 2° edizione della Giornata della Nutrizione, dedicata quest’anno proprio al tema degli sprechi alimentari. “La quantità di alimenti, ancora buoni da mangiare, che viene gettata via lungo la filiera che va dal campo alla tavola, nei ristoranti e nelle case, è impressionante. Tutto ciò crea gravi squilibri di ordine ambientale, sociale, economico, oltre che nutrizionale, perché un consumo di alimenti aderente alle raccomandazioni consente non solo di sprecare meno, ma anche di essere più sani e di non ingrassare”, sottolinea il Crea.

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I dati

La raccolta dati è stata realizzata nel 2018. L’indagine ha coinvolto 1.142 famiglie rappresentative della popolazione italiana. I dati raccontano quanto, come e perché le famiglie italiane sprecano cibo a casa e quale atteggiamento hanno verso il cibo: il 77% delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver gettato via del cibo nella settimana precedente all’intervista. Quasi un quarto delle famiglie, quindi, ribaltando l’ottica, sembra aver un comportamento di elevata attenzione al tema. L’incidenza di famiglie virtuose, che non gettano via il cibo, aumenta con l’aumentare dell’età della responsabile acquisti, con il diminuire del reddito e in famiglie che vivono al sud e isole.

La deperibilità del prodotto aumenta il rischio di spreco

I prodotti alimentari più sprecati sono risultati essere verdura, frutta fresca e pane; seguono a distanza pasta, patate, uova, budini, derivati del latte (yogurt, formaggi). In particolare, l’incidenza è stata inferiore per la verdura fresca nel nord-ovest e la frutta fresca al sud. D’altra parte, per il pane lo spreco è risultato superiore nelle regioni centrali e in famiglie con bambini piccoli; in queste ultime, anche i ripieni per panini (affettati, formaggio a fette, ecc.) sono risultati maggiormente sprecati rispetto alla media.

L’Italia e gli altri Paesi

Sommando le quantità di spreco per tutte le categorie alimentari, gli italiani risultano aver sprecato in media 370 g/settimana/famiglia. Il dato è allineato con quanto misurato in Olanda (365 g/settimana), e inferiore di quanto rilevato in Spagna (534 g/settimana), Germania (534 g/settimana) e Ungheria (464 g/settimana). Approfondendo le tipologie di spreco, emerge che, rispetto al totale dei quattro paesi europei, in Italia si gettano maggiormente

prodotti completamente inutilizzati (43,2% vs 31% della quantità sprecata), mentre si riscontra una minor propensione a gettare gli avanzi del piatto (14,6% vs 20,0%) e i prodotti aperti, ma non finiti di consumare perché scaduti (30,3% vs 36%).

Identikit delle famiglie “sprecanti” e impatti

Lo spreco risulta maggiore se si vive da soli, ma più in generale si riscontra una certa propensione a buttare via il cibo anche nei segmenti di età più giovane e tra i nuclei familiari con maggiori disponibilità economiche.La consapevolezza dell’impatto negativo dello spreco su diversi ambiti è piuttosto elevata. L’impatto economico è il più sentito (70%), di gran lunga superiore a quello sociale (conseguenze su disponibilità di cibo nel mondo, 59%) e ambientale (55%).

Le capacità di prevenzione

Le famiglie italiane si dichiarano ca-

paci di gestire le attività in cucina, fattore rilevante di prevenzione. Infatti, solo un quinto degli intervistati dichiara di avere difficoltà a cucinare nuovi piatti e sono ancora meno quelli che non sanno riutilizzare gli avanzi o che non sanno pianificare le giuste quantità di alimenti da acquistare. Solo una minoranza (meno del 5%) dichiara di non finire quello che ha nel piatto e di non conservare gli avanzi. Circa due terzi, infine, dichiara di pianificare gli acquisti e di non fare acquisti di impulso. Mentre minore è l’attenzione verso la pianificazione anticipata dei menù settimanali, fatta solo dal 42% degli intervistati. Disporre in casa di alimenti in quantità sufficiente risulta essere una priorità nelle scelte alimentari per la maggior parte delle famiglie e, di contro, avere un eccesso di scorte non costituisce una priorità prevalente.

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FOCUS EXPORT

MERCATO GRECO EVOLVONO LE PREFERENZE DEI CONSUMATORI, MA I FORMAGGI A PASTA DURA RESTANO TRAINANTI, IN PARTICOLARE TRA GLI SFUSI E GLI ARTIGIANALI Da qualche anno il mercato greco vede una redistribuzione dei consumi tra le diverse categorie di formaggio (lavorati spalmabili, pasta dura e pasta molle). Stanno mutando, infatti, le preferenze dei consumatori, mentre l’offerta è divenuta più varia. In particolare, tra 2014 e 2019 sono aumentati i volumi di vendita retail dei formaggi lavorati spalmabili (+14,7%) e dei formati sfusi di pasta dura non lavorati (+8,1% a retail). Questi ultimi sono tradizionalmente i più consumati, raggiungendo 43,8 migliaia di tonnellate nel 2019. In larga parte si

tratta, come per le altre categorie, di formaggi locali, a produzione soprattutto artigianale e ad opera di piccole fattorie a conduzione familiare sulla cui qualità i greci nutrono una fiducia superiore a quella che hanno verso i grandi marchi. Il consumo di lavorati spalmabili è invece ancora ridotto (2mila tonnellate). Per quanto riguarda le altre categorie, gli altri lavorati (non spalmabili) sono diminuiti di -3,8% (intorno alle 300 tonnellate nel 2019), i pasta dura confezionati di -11,3% (seconda categoria per consumo con 10,2 migliaia di tonnellate) e i non

lavorati a pasta molle di -25,9% (9,1 migliaia di tonnellate). In valore, il comparto dei formaggi ha avuto dal 2014 un incremento complessivo di +3,0%. Qui il primato è condiviso tra i formati sfusi e imballati di pasta dura (entrambi +6,5% a valore retail), seguiti dagli spalmabili (+5,9%). L’andamento per i pasta molle è stato anche in questo caso negativo (-16,3%). In termini di livelli assoluti, nel 2019 il mercato retail dovrebbe chiudere con un fatturato di 642 milioni di euro, per più del 60% determinato dai pasta dura sfusi (393,5 milioni).

VALORE RETAIL DELLE VENDITE DI FORMAGGIO NEL 2019 ELABORAZIONI SU DATI EUROMONITOR INTERNATIONAL SVOLTE DALL’UFFICIO STUDI E RICERCHE DI FONDOSVILUPPO PER L’UFFICIO POLITICHE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI DI CONFCOOPERATIVE

*MILIONI DI EURO

Lavorati spalmabili

78,3

18,2

3,4 148,7

Lavorati (altri) Pasta dura (non lavorati e confezionati) Pasta dura (non lavorati e sfusi) Non lavorati a pasta molle

54

393,5

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Nel dettaglio delle singole tipologie di formaggio, la feta è ancora importante nel panorama greco e tale resterà, detenendo una quota valore sulle vendite retail del 14,6%. È seguita dal gouda al 10,4%. Un discreto peso compete anche alla Graviera (7,9% e a base principalmente di latte di pecora), all’Edam (4,6%) e al Goat (3,1%). Ma il dato forse più rilevante, perché testimonia la grande ricchezza dell’offerta come della domanda, è il 59,3% raggiunto dall’insieme di tutte le altre tipologie presenti. La varietà della gamma si riflette nel globale assetto competitivo. Osservato il mercato sia dal punto di vista delle aziende (e gruppi) che vi operano, sia con riguardo ai brand presenti, emerge infatti l’elevato grado di frammentazione, con i piccoli e piccolissimi player che insieme raggiungono una quota del 46,0% del valore retail (per le im-

prese e analogamente per i brand). È abbastanza forte poi il private label, i cui vari marchi riuniti superano il 20%. Gli altri attori sono tutti di medio-piccole dimensioni. Tra di essi spicca Epirus (8,3%) che opera soprattutto con il brand omonimo, con Kerrygold e con Dirollo. Seguono FrieslandCampina al 7,3% (Nounou e Milner i suoi brand maggiori) e Fage al 6,0%. Il panorama competitivo vede anche, nel complesso, alcune nicchie dalle prospettive interessanti, ad esempio i formaggi ad alto contenuto proteico (Benecol), i formaggi a bassa percentuale di grassi (Dirollo Blue) e i formaggi poveri di sale (Viofast e Dodoni). Relativamente alla distribuzione, per il complesso dei formaggi i canali prevalenti sono quelli moderni, in particolare tra supermercati (68,1% del valore totale a retail) e discount (10,8%). Entrambi nel corso del periodo hanno guadagnato

terreno, talvolta a spese degli ipermercati (scesi dal 3,1% al 2,2%). Per il restante, il formaggio è commercializzato nei punti vendita tradizionali, tra piccoli negozi indipendenti (8,6%), negozi specializzati (3,6%) ed altre tipologie (4,9%). Si segnalano infine una quota marginale di internet (0,3%) e iniziative (anche di un certo successo) di imprese che hanno installato distributori automatici (come Thesgala). Le previsioni a medio termine, con -0,8% sui volumi e +6,9% sul valore (a prezzi costanti 2019), confermano sostanzialmente i trend e le dinamiche viste fino ad ora. Esse però considerano anche gli effetti della recente decisione del governo (maggio 2019) di ridurre l’IVA su latte e formaggio, dal 24,0% al 13,0%. La misura è introdotta per sostenere i produttori nazionali nella loro battaglia contro sia gli alimenti sostitutivi sia i formaggi importati.

VARIAZIONE % ATTESA DEI VOLUMI E DEL VALORE DELLE VENDITE RETAIL DI FORMAGGIO (2019/2024, A PREZZI COSTANTI 2019) ELABORAZIONI SU DATI EUROMONITOR INTERNATIONAL SVOLTE DALL’UFFICIO STUDI E RICERCHE DI FONDOSVILUPPO PER L’UFFICIO POLITICHE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E MERCATI DI CONFCOOPERATIVE 18,8% 11,5%

18,0%

8,1% 2,4%

4,6%

1,5%

Volume

Valore

-1,8%

-6,3% -12,3% Lavorati spalmabili

Lavorati (altri)

Pasta dura (non lavorati e confezionati)

Pasta dura (non lavorati e sfusi)

Non lavorati a pasta molle

L’analisi è tratta dalla collana “Export & Mercati”, una serie di pubblicazioni realizzate a cadenza mensile dall’Ufficio Studi e Ricerche di Fondosviluppo per l’Ufficio per le Politiche di Internazionalizzazione e Mercati di Confcooperative e scaricabili dal sito www.internazionalizzazione.confcooperative.it. Le cooperative associate potranno richiedere gratuitamente uno o più report personalizzati per Prodotti/Paese, inviando la propria richiesta all’indirizzo internationaloffice@confcooperative.it. Sempre sul sito di Confcooperative dedicato all’internazionalizzazione, le cooperative potranno trovare tutta una serie di altri servizi, strumenti ed iniziative promosse dalla Confederazione e che si ritiene possano essere di supporto nei diversi processi di internazionalizzazione. Twitter: @ConfcoopMercati Confcooperative Lombardia - Milkcoop magazine n.9_2019_novembre/dicembre

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MERCATI E CONSUMI LE STIME AGGIORNATE DI IGC SUI MERCATI AGRICOLI Secondo le ultime stime rilasciate dall’Intenational Grain Council le previsioni per la produzione mondiale di cereali totali (grano e cereali secondari) nel 2019/20 sono aumentate di 5 milioni di tonnellate fino ad un valore di 2.162 milioni, soprattutto a causa di un aggiornamento dei valori per il mais. Grazie a rese migliori del previsto, le prospettive per il raccolto di mais statunitense sono state innalzate di 3 milioni di tonnellate, a 345 milioni (366 milioni l'anno scorso). Il consumo mondiale di cereali è invece stimato paria 2.188 milioni di tonnellate, con un aumento dell'1% a/a.

produzione totale cereali stimata a 2.162 mT per la stagione 2019/2020 Nella stagione 2020/21 dovrebbe aumentare dell'1% a/a la superficie coltivata a grano, raggiungendo 218 milioni di ettari. Da una parte si assiste ad un calo per problemi di carattere climatico in Regno Unito e Francia (forti precipitazioni) e in Ucraina (per siccità). Per contro, la superficie destinata al raccolto in Russia dovrebbe aumentare. La semina negli Stati Uniti è ormai completa, con una superficie piantata che dovrebbe rimanere vicina ai minimi storici. Le prospettive per la produzione mondiale di soia nel 2019/20 sono mantenute ad un picco di 341 milioni di tonnellate, con una contrazione del 5% a/a che riflette un calo della produzione statunitense. Il consumo è considerato sostanzialmente invariato rispetto al passato, ma le scorte iniziali si mantengono alte. 56

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LE STIME AGGIORNATE DELL’IGC MERCATO MONDIALE DEL MAIS Million tons

Opening Production Imports stocks

Total supply

Food

Use Industrial Feed

Total a)

Exports Closing stocks

MAIZE Argentina (Mar/Feb) 2017/18 2018/19 est. 2019/20 f'cast 2020/21 proj. Brazil (Mar/Feb) 2017/18 2018/19 est. 2019/20 f'cast 2020/21 proj.

1,4 5,7 7,3 6,1

9,2 16,3 9,4 6,1

49,5 43,5 57,0 53,1

7,0 8,1 8,5

51,0 49,3 64,3 59,2

0,8 0,8 0,8 0,8

2,4 2,7 2,9 3,1

15,4 15,1 17,5 17,5

19,4 19,5 22,2 22,4

5,7 7,3 6,1 4,8

(31,5)

(5,3)

31,6 25,6 39,0 35,5

16,3 9,4 6,1 4,7

107,8 98,0 110,6 108,0

(0,6)

(108,5)

64,6 66,6 65,6

17,4 25,6 18,4

89,1 100,3 92,5

4,9 5,0 4,9

14,5 14,8 14,8

57,4 66,0 61,0

79,3 88,5 83,3

1,6 3,3 2,6

8,1 8,5 6,6

17,6 13,1 11,7 13,5

0,0 0,2 0,6 0,1

18,7 17,0 15,3 15,7

5,3 5,4 5,7 5,7

0,1 0,1 0,1 0,2

6,5 5,8 5,7 5,8

12,7 11,9 12,1 12,3

2,3 2,1 1,2 1,3

3,7 3,0 2,1 2,1

(15,0)

(5,6)

(5,6)

(11,9)

25,4 36,9 36,0

0,5 0,5 0,5

4,9 4,3 4,4

6,3 6,1 6,3

18,0 30,3 29,0

(5,4)

(7,3)

(28,0)

5,0 4,9 5,2 5,3

4,2 4,3 5,1 5,6

47,4 51,0 52,0 53,5

59,9 62,9 65,6 67,7

25,9 22,4 36,0 32,0

0,8 0,9 1,2 0,9

97,8 80,8 100,0 101,0

(6,9)

EU-28 (Oct/Sep) 2017/18 2018/19 est. 2019/20 f'cast

0,1 0,1 0,0 0,0

(5,2)

(8,4)

South Africa (May/Apr) 2017/18 2018/19 est. 2019/20 f'cast 2020/21 proj.

1,1 3,7 3,0 2,1

(12,8)

Ukraine (Oct/Sep) 2017/18 2018/19 est. 2019/20 f'cast USA (Sep/Aug) 2017/18 2018/19 est. 2019/20 f'cast

1,3 1,1 0,5

58,3 54,4 53,4

24,1 35,8 35,5

371,1 366,3 344,7

0,0 0,0 0,0

0,9 0,5 1,3

(341,5)

0,3 0,4 0,4

f)

(1,7)

1,1 0,5 0,6

430,3 421,1 399,4

5,3 5,3 5,4

173,3 166,5 166,3

134,7 142,7 132,1

314,0 315,2 304,5

61,9 52,6 48,0

54,4 53,4 46,9

(396,3)

(5,2)

(167,3)

(128,1)

(301,3)

(50,0)

(45,0)

China (Oct/Sep) 2017/18 2018/19 est. 2019/20 f'cast

236,0 220,8 204,4

259,1 257,3 255,4

3,7 5,0 5,0

498,8 483,1 464,8

9,8 10,2 10,2

77,2 81,4 85,5

180,0 176,0 175,0

278,0 278,6 281,6

0,1 0,1 0,1

220,8 204,4 183,2

Japan (Oct/Sep) 2017/18 2018/19 est. 2019/20 f'cast

0,7 1,0 1,2

0,0 0,0 0,0

16,3 16,3 16,1

17,0 17,3 17,2

1,1 1,1 1,1

3,2 3,3 3,3

11,4 11,4 11,6

16,0 16,1 16,3

0,0 0,0 0,0

1,0 1,2 1,0

WORLD TOTAL 2017/18 2018/19 est. 2019/20 f'cast

366,6 338,9 317,9

1.091,4 1.131,0 1.102,8

153,3 164,6 168,1

1.458,1 1.469,9 1.420,7

126,2 128,7 129,0

302,8 301,7 306,9

653,2 679,9 667,8

1.119,2 1.152,0 1.141,8

153,3 164,6 168,1

338,9 317,9 278,9

(1098,4)

(167,5)

(1416,2)

(128,0)

(307,9)

(664,7)

(1138,2)

(167,5)

(278,0)

g)

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g)

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IN EUROPA, E’ IN CALO LA FORNITURA DI MANGIMI Sulle colture proteiche ad uso zootecnico, l’Europa è meno autosufficiente rispetto al passato e anche la produzione complessiva è diminuita. Viene messo in luce nel bilancio dell’UE 2018/19 sulle colture proteiche ad uso zootecnico, pubblicato dalla Commissione europea. La siccità osservata nel 2018 ha avuto un impatto significativo sull’offerta complessiva di queste colture per il 2018/19. L’autosufficienza è scesa dall’80% al 77%, con una minore

disponibilità di foraggio grezzo, in parte sostituita da maggiori importazioni di mais, mentre per quanto riguarda la fornitura totale il calo è stato del 4%, arrivando a 83 milioni di tonnellate, a causa delle ridotte dimensioni di bovini e mandrie di suini. Il foraggio grezzo, come il mais per erba e insilato, rimane la principale fonte di proteine dei mangimi, rappresentando il 42% dell’utilizzo totale nell’UE. Come farina e farina di

semi oleosi, la loro quota è aumentata dell’1% ciascuno e ha raggiunto rispettivamente il 26% e il 23%. Mentre l’UE è pienamente autosufficiente nel foraggio grezzo, produce solo il 26% dei pasti a base di semi oleosi (principalmente soia e colza) consumati nel settore zootecnico. A causa della minore domanda di mangimi, il consumo di tutte le fonti proteiche è calato in cifre assolute.

AUTOSUFFICIENZA IN EUROPA

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RAPPORTO RABOBANK

PROTEINE ANIMALI, PRODUZIONE IN BILICO FRA INCERTEZZE E OPPORTUNITA’ EUROPA

La produzione di pollame e suino è destinata a crescere, Rabobank prevede che la produzione di tutte le spe- trainata dalle opportunità di cie aumenterà nel 2020, guidata dalla carne di maia- esportazione. La produzione di le, seguita dal pollame e infine dalla carne bovina. I carne bovina dovrebbe dimiconsumi interni cresceranno, per gestire questa evo- nuire, in risposta al consumo luzione, dovranno aumentare anche le esportazioni. moderato NORD AMERICA

CINA ASF domina la scena, con un ulteriore calo della produzione di carne suina nel 2020. La produzione crescerà per tutte le altre specie, data la carenza di carne di maiale e i prezzi a livelli elevati

BRASILE LA crescita della produzione è prevista per tutte le specie nel 2020. Le opportunità di esportazione sono il motore principale, sebbene anche la domanda interna stia migliorando

SUD EST ASIATICO l’ASF sta già influenzando la produzione di carne suina e si prevede che si diffonderà ulteriormente nel 2020, incidendo sulla produzione La produzione di pollame aumenterà nuovamente fortemente nel 2020, in parte in risposta all’ASF. La produzione di carne bovina rimane piatta, ma le importazioni sono in aumento

AUSTRALIA E NUOVA ZELANDA Produzione di carne bovina in calo, mentre quella di carne ovina dovrebbe rimanere stabile nel 2020, con prezzi fissi per entrambi. Rabobank prevede che la produzione di carne bovina e ovina della Nuova Zelanda aumenterà

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L’IDENTIKIT DEL CONSUMATORE 4.0 L’Osservatorio Cibi, Produzioni, Territorio (CPT) Eurispes, Uci e Univesitas Mercatorum ha raccolto dati, approfondito fenomeni legati al mercato del mondo alimentare, e osservato come cambiano le abitudini dei consumatori nel Position Paper “I consumi alimentari: conoscere per agire”

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I consumi delle famiglie rappresentano la quota più importante del Prodotto interno lordo italiano e, in particolare, quelli alimentari pesano per l’11% (Istat 2018). Parte da questo dato l’analisi compiuta dall’Osservatorio Cibi, Produzioni, Territorio (CPT) Eurispes, Uci e Univesitas Mercatorum sui consumi alimentari degli italiani, che traccia l’identikit del consumatore 4.0. Dall’analisi emerge il ritratto di un consumatore sempre più informato e consapevole; che cerca innovazione e piacere così come salute, che acquista prodotti certificati ma non si fida più solo di un bollino. I consumatori 4.0 non hanno più fame, ma appetito, e questo è saziato nella loro mente più che nella loro pancia. Conoscere il consumo significa capire le persone, i loro valori e la sfera dei loro desideri.

IL CONTESTO Certamente la crisi economico-finanziaria ha impresso uno shock che ha costruito un sentimento negativo, con l’idea di un impoverimento generalizzato. Ma i dati dicono che in Italia il consumo ha dimensioni quantitative importanti da Paese progredito, le cui manifestazioni aggregate raccontano di uno stock diminuito (ma non basso) e di un consumatore in evoluzione. L’Osservatorio ha ricostruito la fotografia della crisi dei consumi degli italiani attraverso l’elaborazione dei dati provenienti da diverse fonti (Prometeia per Osservatorio Findomestic, settembre 2018; Istat, Indagine Istat sui consumi delle famiglie 2018; Rapporto Coop Consumi 2018; elaborazioni REF ricerche su dati Istat, 2018). Dall’analisi di questi report emerge che: • I consumi aggregati sono cresciuti più del Pil negli ultimi anni, trainandone il (lieve) incremento: dai 964 miliardi del 2013 si passa, nel 2018, a 1.076. • Considerando la dinamica inflazionistica, il 2018 (la spesa si riduce dello 0,9% per la prima

volta in contrazione dal 2014) mostra il dato migliore degli ultimi tre anni, con un incremento dell’1,5% a valore, sostanzialmente dovuto alla crescita dei volumi (+1,3). • Il valore medio mensile della spesa per i consumi degli italiani è pari a 2.571 euro, quasi invariata rispetto al 2017 (+0,3%). Si spende di più al Nord, nelle città metropolitane e nelle famiglie la cui persona di riferimento sia in possesso di titoli di studio superiori. • Gli italiani spendono sempre più in servizi: dal 45% del 2000 siamo passati al 53% del 2018. A fronte di un quadro complessivamente statico della spesa per consumi, si ravvisano, tuttavia, notevoli incrementi della spesa per alcune categorie di consumo, che raccontano di un consumatore cambiato. Crescono: • consumi politicamente scorretti (fumo, gioco, alcol, droga, prostituzione) ma, al contempo, quelli politicamente corretti (alimenti salubri, prodotti equi e

solidali, biologici, sostenibili);

• consumi di integrazione (para-

farmaci, super cibi) e, insieme, quelli di sottrazione (gluten free, sfusi); • consumi di protezione (antifurti, assicurazioni, istruzione privata, spese sanitarie all’estero) e, insieme, di esposizione (viaggi, sport estremi); • consumi fai da te (cucina, bricolage, distillazione domestica) e, al contempo, quelli del già fatto (cibi pronti, home delivery). • In particolare, ad esempio, i prodotti gluten-free valgono oltre 148 mln di euro; gli integrali oltre 343 mln; i sostitutivi del latte crescono di oltre 15 mln di euro a fronte di un calo di oltre 32 mln delle vendite di latte fresco; lo zucchero di canna cresce del 16% a fronte di un calo del 9% di quello da barbabietola. In sintesi, i consumi italiani sono sostanzialmente stabili nelle quantità, ma vitali nella qualità. Il tratto più evidente appare l’incoerenza.

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SICUREZZZA ALIMENTARE

Nell’ambito della sicurezza alimentare, secondo il 64,8% dei millennials intervistati un cibo è di qualità se “lo mangio e non fa male”; al contempo, il 63% ritiene che sia di qualità se “ci stanno poche cose dentro”; il 56,3% lega la qualità del cibo al fatto che “l’etichetta sia fatta bene”; poco più della metà ritiene che un cibo sia di qualità se “è di stagione”. Dunque, la sicurezza alimentare è un elemento importante nella scelta dei prodotti e l’etichetta è fondamentale per convogliare le informazioni necessarie a rassicurare il consumatore

In tema di qualità ambientale della terra d’origine dei prodotti, un cibo è di qualità se “c’è una certificazione ambientale del luogo” per quasi la totalità degli intervistati (98%); “si sa da dove viene” per il 93,7%; “il luogo d’origine è bello e ben tenuto” per quasi otto su dieci (78,8%); “è lontano dai grandi centri abitati” solo per tre su dieci (29,4%). La qualità ambientale intrecciata alla consapevolezza dell’origine dei prodotti è un fattore di estrema importanza in Italia: è, infatti, nel cibo che molte persone riscoprono l’importanza del territorio e della salvaguardia ambientale

LA PRODUZIONE

BENESSERE

Passando al tema della naturalità dei processi dei prodotti, secondo il campione preso in esame, un cibo è di qualità se “è certificato bio” per l’84,7%, con una differenza di dieci punti tra le opinioni delle donne (89,6%) e quelle degli uomini (79,6%); “segue processi produttivi certificati” per otto su dieci (81%); “è fatto come una volta” per il 67,4%; solo il 57,9% ritiene che sia di qualità se “è fresco”. Dunque, la certificazione biologica è un punto di partenza e un riferimento per molti e le donne sono generalmente più affini al consumo di questo tema

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ORIGINE DEI PRODOTTI

Per quanto riguarda l’aspetto del contenuto salutistico dichiarato, il cibo è di qualità se “svolge funzioni positivi per l’organismo” secondo la quasi totalità degli intervistati (97,8%); “gli vengono tolte sostanze nocive” per il 94,5%; “è additivato con ingredienti salutistici” per il 75,2%. La relazione tra cibo e salute, in questo caso, è vista come positivo-preventiva: i millennials non vogliono mangiare solo un prodotto non nocivo, ma un prodotto che tenga il passo della ricerca scientifica alimentare e che aiuti a mantenere uno stato di efficienza fisica e mentale

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Digitalizzazione delle scelte

Grazie alla rivoluzione digitale, la popolazione italiana digitalizzata ha maturato, più o meno consapevolmente, una nuova cultura del consumo che: segue una visione peer-to-peer delle relazioni di scambio (sui social siamo tutti sul medesimo piano di realtà, non esistono gerarchie né rendite di posizione); ha acquisito l’informalità come mood: il linguaggio del digitale è per sua natura pop, caldo e diretto; non accetta più i classici intermediari commerciali, politici, culturali; ricerca semplificazione rifuggendo la fatica mentale: l’uso intenso dello smartphone ha formato una nuova modalità di lettura, di decodifica del testo, più fotografi-

co che verbale; l’individualizzazione diventa la cifra dominante; il brevismo diviene il tempo prediletto della quotidianità.

Trasformazione del cibo

intellettuale

In questo scenario, anche la concezione del cibo si è modificato. L’Osservatorio sottolinea: “Siamo al culmine di un ultra-decennale percorso di trasformazione intellettuale del cibo: da alimento a strumento di piacere, da fatto individuale ad atto relazionale”. Una trasformazione a cui hanno contribuito i media innanzitutto (con i format televisivi, l’ascesa dei cuochi star, l’esplosione del fenomeno dell’esposizione del cibo nel piatto sui social); ma anche

una maggiore attenzione al territorio d’origine dei prodotti e al recupero dell’identità locale. “La trasformazione intellettuale del cibo viaggia in uno spazio ricco di contraddizioni, fra comportamenti sofisticati e attenti alla salubrità e atteggiamenti diametralmente opposti, guidati dall’accumulo, dall’estremizzazione quantitativa a basso costo e dall’assenza del sapere”, viene riportato dall’Osservatorio. In sostanza, la nuova cultura alimentare è principalmente “incoerente”: fra il piacere e il salutismo, fra ritorno alla tradizione e l’ancoraggio a stili alimentari metropolitani globali. E il consumatore 4.0 ne è la fotografia.

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