Albino comunità viva - Ottobre 2020

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IL GIORNALE DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE DI SAN GIULIANO - OTTOBRE 2020


INFO UTILI RECAPITI Casa parrocchiale Tel. e fax: 035 75.10.39 albino@diocesibg.it Oratorio Giovanni XXIII Tel. 035 75.12.88 oratorioalbino@gmail.com Santuario del Pianto 035 75.16.13 - www.piantoalbino.it

ORARI delle SANTE MESSE FESTIVE

FERIALI

In Prepositurale

In Prepositurale

Convento dei Frati Cappuccini Tel. 035 75.11.19

ore 18.00 al sabato (prefestiva) ore 8.00 - 10.30 - 18.00

Scuola dell’infanzia Centro per la famiglia “San Giovanni Battista” Tel. 035 75.14.82 - 035 02.919.01

Per i battesimi come da calendario alle ore 10.30 o alle 15.00

Padri Dehoniani Tel. 035 75.87.11

ore 7.30 - 17.00

Suore delle Poverelle alla Guadalupe Tel. 035 75.12.53 Caritas Parrocchiale Centro di Primo Ascolto aperto il 1° e il 3° sabato del mese dalle ore 9.30 alle 11.30 PER COPPIE E GENITORI IN DIFFICOLTÀ Consultorio familiare via Conventino 8 - Bergamo Tel. 035 4598350

Al santuario del Pianto Al santuario della Guadalupe ore 9.00

Al santuario della Concezione ore 10.00

Alla chiesa dei Frati Cappuccini ore 7.00 - 9.00 - 11.00 - 21.00

ore 8.30 - 17.00

Quando si celebra un funerale (in Prepositurale): se è al mattino, è sospesa la S. Messa delle 8.30; se è al pomeriggio, è sospesa la S. Messa delle 17.00.

Alla chiesa dei Frati ore 6.45 Al santuario del Pianto ore 7.30 Alla Guadalupe ore 8.00 Sulla frequenza 94,7 Mhz in FM è possibile ascoltare celebrazioni liturgiche e catechesi in programma nella nostra chiesa Prepositurale

Amarcord - Madonna della Gamba

Centro di Aiuto alla Vita Via Abruzzi, 9 - Alzano Lombardo Tel. 035 4598491 - 035 515532 (martedì, mercoledì e giovedì 15-17) A.C.A.T. (metodo Hudolin) Ass.ne dei Club Alcologici Territoriali Tel. 331 8173575 PER CONIUGI IN CRISI Gruppo “La casa” (don Eugenio Zanetti) presso Ufficio famiglia della Curia diocesana Tel. 035 278111 - 035 278224 GIORNALE PARROCCHIALE info@vivalavita.eu

www.oratorioalbino.it

In Processione alla festa della Madonna della Gamba

Stampato in abbinamento editoriale con il n. 9/2020 di LAIF - In copertina: 29 settembre 2020, cerimonia del ricordo in piazza San Giuliano.


1 Io credo Ibernato per mesi l’Anno Pastorale e il cammino della catechesi, ci troviamo a riprenderli con un misto di un po’ di patema d’animo e un po’ di desiderio di normalità. Un’altra tappa che ci auguriamo di percorrere tutti insieme, senza perdere nessuno. Inizia sotto la protezione di S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Questa ragazzina che a 13 anni va a Roma dal Papa per chiedergli l’autorizzazione a entrare in clausura. Entrerà a 16 anni per poi morire a 24. In lei, giorno dopo giorno, cresce un amore incredibile per Gesù, senza pretendere niente, né consolazioni, né gratificazioni; desidera solo far piacere a Lui. Gli chiede di essere un po’ come una pallina nelle mani di Gesù Bambino; di essere usata quando Lui vuole giocare, di essere dimenticata in un angolino quando Lui è stanco. È la piccola via della santità. Qualcosa di questo grande e semplice amore per Dio l’ho ritrovato Domenica in una celebrazione a Fiorano. Dopo due anni di preparazione, Alphonce, un ragazzo della Costa d’Avorio di trentaquattro anni, ha ricevuto il Battesimo. L’aveva chiesto cinque anni fa quando era ospite qui ad Albino con altri cinque ragazzi africani; erano tutti musulmani. C’eravamo visti alcune volte; poi erano stati spostati a Fiorano e allora l’avevamo presentato al parroco di là, che ha accettato di seguirlo e prepararlo ai sacramenti che lo fanno cristiano. Sono cammini esigenti, ma molto belli: nell’ultima Quaresima si intensifica la preparazione del cuore attraverso alcune celebrazioni; tra queste gli Scrutini. Ma viene consegnato anche il Credo e lo si invita ad impararlo perché raccoglie le verità che noi cristiani crediamo e cerchiamo di vivere. Prima del Battesimo è invitato a dirlo per la prima volta nella Messa di comunità, davanti a tutti. Gli si era detto che poteva esprimere il Credo con sue parole. Non riusciva a scriverlo in Italiano, l’ha fatto allora in francese; e la catechista l’ha tradotto. È questo. Io, Alphonce, credo che Tu sei il mio Creatore: credo che sei Tu ad avermi donato la vita, a cominciare dal giorno che sono nato, il primo giugno 1986, e credo che sei Tu che continui a concedermi di stare in vita. Signore, mio Dio, senza di Te nulla potrei e senza di Te non sarei arrivato dove sono ora. Tutto spero in Te. Credo che Tu sei Padre che sempre mi è stato accanto e sempre mi ha sostenuto, soprattutto quando ho vissuto momenti di paura in Africa, quando ho dovuto scappare. Ho invocato il Tuo Nome mentre ero in Libia e durante l’attraversamento del mare. Credo in Te, mio Protettore, che sempre Ti prendi cura di me. Con tutto il mio cuore, con tutto il mio corpo, con tutto me stesso credo in Te. Credo che Tu sei Padre che mi parla, che sempre mi dona la Sua Parola. Credo che se mi chiamo Alphonce è proprio grazie alla Tua Parola. Credo che ascoltando la Tua Parola ho potuto conoscere il Tuo Volto e diventare cristiano. Sotto la guida amorevole di nostra mamma, io e i miei fratelli abbiamo potuto conoscere fina da bambini chi sei Tu e quali sono le Tue opere. Poi, diventando giovane adolescente, ho ignorato la Tua Parola. Ma ora sono qui e non sto più nella pelle dal desiderio di ricevere il Sacramento del Battesimo. Credo che dal Tuo amore niente e nessuno mi può separare. Credo in Te, Gesù Cristo, Figlio di Dio venuto in mezzo a noi. Tu sei il mio Pastore: da Te voglio lasciarmi guidare e solo Te voglio seguire. Tu sei il mio Maestro: Te voglio ascoltare e da Te voglio imparare come vivere. Credo che nella preghiera sempre posso entrare in contatto con Te: di Te mi fido completamente. Credo in Te, Spirito Santo, che sei sempre all’opera: grazie a Te Maria Vergine ha accolto l’annuncio dell’Angelo e ha concepito Gesù Cristo; grazie a Te noi possiamo comprendere la Parola di Dio; grazie a Te riceviamo la vita nuova, grazie a Te diventiamo profeti. Sento che Tu, Santo Spirito, sei presente nel mio corpo, sei presente nella mia famiglia. Credo che, grazie a Te, oggi 27 settembre 2020, posso fare la mia professione di fede: oggi nel Battesimo sei pronto a inondarmi di Te, perché la vita di Dio entri in me e io possa entrare ufficialmente nella Chiesa. Credo che la Chiesa sia la Tua famiglia, nella quale i Tuoi figli possono vivere nell’amore reciproco. È grazie alla Chiesa, è grazie ai tanti preti che mi hanno donato il loro sostegno, è grazie a tante persone che non mi hanno lasciato solo e mi hanno fatto sentire parte di qualcosa se io posso fare questa professione di fede. Mi son chiesto: riusciremmo noi, dopo tanti anni, a esprimere così la nostra fede e a vivere così il nostro amore per Dio? Buon inizio di quest’altra parte del nostro cammino di fede e di comunità vs. dongiuseppe

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VITA DELLA CHIESA

“All’inizio non capivo nulla. Mi sono convertito”

Lo scorso 2 settembre in Vaticano nell’udienza a un gruppo di laici francesi impegnati sui temi dell’ecologia il Papa ha raccontato come è nata la Laudato sii

“All’inizio non capivo nulla”, poi “ho avuto un percorso di conversione, di comprensione del problema ecologico“. Parlando a braccio a un gruppo di giovani ambientalisti francesi, Papa Francesco racconta la genesi della Laudato sii, l’enciclica sull’ambiente. “Vorrei incominciare con un pezzo di storia”, dice il Pontefice dopo aver consegnato il discorso preparato per l’occasione. “Nel 2007 c’è stata la Conferenza dell’Episcopato Latinoamericano in Brasile, ad Aparecida. Io ero nel gruppo dei redattori del documento finale, e arrivavano proposte sull’Amazzonia. Io dicevo: ‘Ma questi brasiliani, come stufano con questa Amazzonia! Cosa c’entra l’Amazzonia con l’evangelizzazione?’. Questo ero io nel 2007. Poi, nel 2015 è uscita la Laudato si’. Io ho avuto un percorso di conversione, di comprensione del problema ecologico. Prima non capivo nulla!”, confida. Bergoglio racconta poi della sua

Una nuova Enciclica

Il 3 ottobre Papa Francesco ha firmato ad Assisi la sua terza Enciclica: “Tutti fratelli”. visita a Strasburgo, nel novembre 2014, quando visitò il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa: in quell’occasione ebbe un dialogo col ministro dell’Ambiente francese, Ségolène Royale, che domandò: “È vero che Lei sta scrivendo qualcosa sull’ecologia? – c’était vrai! – Per favore, la pubblichi prima dell’incontro di Parigi!”. “Io ho chiamato l’équipe che la stava facendo – perché voi sappiate che questa non l’ho scritto io di mio pugno, è stata un’équipe di scienziati e teologi, e tutti insieme abbiamo fatto questa riflessione –, chiamai questa équipe e dissi: ‘Questo deve uscire prima dell’incontro di Parigi’ – ‘Ma perché?’ – ‘Per fare pressio-

ne’. Da Aparecida a Laudato sii per me stato un cammino interiore”, continua il Papa. “Quando ho incominciato a pensare a questa Enciclica, chiamai gli scienziati e ho detto loro: ‘Ditemi le cose che sono chiare e che sono provate e non ipotesi, le realtà. E loro hanno portato queste cose che voi oggi leggete lì. Poi, chiamai un gruppo di filosofi e teologi e dissi loro: ‘Io vorrei fare una riflessione su questo. Lavorate voi e dialogate con me’. E loro hanno fatto il primo lavoro, poi sono intervenuto io. E, alla fine, la redazione finale l’ho fatta io. Questa è l’origine”, confida ancora il Pontefice. Che precisa: “Ma voglio sottolineare questo: dal non capire nulla, ad Aparecida, nel 2007, all’Enciclica. Di questo mi piace dare testimonianza. Dobbiamo lavorare perché tutti abbiano questo cammino di conversione ecologica”. Fabio Beretta da ilfaroonline


FORMAZIONE BIBLICA

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“Canti di gioia e grida di dolore nei Salmi”

Dal 30 settembre il corso di cultura biblica con padre Fernando Armellini Il cuore dell’uomo, anche quello più distratto e superbo, quando incontra il dolore alza gli occhi al cielo, quasi sentendolo come la sua vera casa, esperienza che molti avranno sperimentato nel recente tempo di prova che abbiamo vissuto. Almeno 36 Salmi sono testi di supplica e molti sono composizioni miste con altri temi, e non manca la gioia. “Canti di gioia e grida di dolore nei Salmi” è il titolo scelto quest’anno dal biblista Fernando Armellini, curatore e guida dell’annuale corso di cultura biblica che ha preso il via mercoledì 30 settembre ad Albino. Il corso è aperto a tutti e in particolare alle realtà parrocchiali che operano nei territori della valle Seriana, quindi catechisti, operatori pastorali, educatori, ma anche chiunque voglia approfondire la conoscenza della Bibbia. Padre Fernando Armellini è un biblista di fama internazionale, esperto conoscitore dei Vangeli, degli Atti degli Apostoli e dei Salmi. Ha conseguito la licenza in Teologia alla Pontificia Università Urbaniana e in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico di Roma; ha perfezionato gli studi di storia, archeologia biblica e lingua ebraica all’Università di Gerusalemme; per alcuni anni è stato missionario in Mozambico. Attualmente insegna Sacra Scrittura ed è accreditato conferenziere in Italia e all’estero, nonché autore di commenti alle Sacre Scritture. Sono 10 gli incontri in programma, sempre di mercoledì dalle 20.30 alle 21.30, dal 30 settembre 2020 al 27 gennaio 2021. I prossimi in calendario saranno: quattro a ottobre (7, 14, 21 e 28); due a novembre (4 e 11); tre a gennaio (13, 20 e 27). Per garantire la totale sicurezza, gli organizzatori hanno preferito programmare l’inizio degli incontri nella chiesa Prepositurale di San Giuliano, in seguito valuteranno l’opportunità di tornare, come negli anni precedenti, all’adiacente Nuovo CineTeatro di piazza San Giuliano.

Un libro - «Fratel Arturo Paoli? Un bel tipo!», il racconto di Papa Francesco. «Lei da laggiù (dall’Argentina, ndr) non conosceva Mazzolari, don Milani?». «No, conoscevo solo Arturo Paoli». Così risponde Papa Francesco alla domanda di Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food. A pagina 75 di “Terrafutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale”, freschissimo di stampa per le edizioni Giunti e Slow Food, si legge un frammento dell’interessantissimo dialogo tra Petrini e Bergoglio sui “maestri” italiani del dopoguerra. Si viene così a sapere che Francesco ha conosciuto in Italia, da Papa, figure come don Tonino Bello, don Primo Mazzolari, don Milani, che definisce «grandi e grandi profeti», che spesso sono stati messi da parte dalla Chiesa e che adesso «per fortuna vengono recuperati». Tra questi Francesco annovera anche fratel Arturo Paoli, che ricorda di aver conosciuto in Argentina negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso e di aver nuovamente incontrato da Papa. E che definisce «un bel tipo!». A commento, Carlo Petrini aggiunge di aver conosciuto anche lui Paoli, «quando aveva 102 anni», in occasione di un dibattito con il premio Nobel argentino Adolfo Pérez Esquivel. Dibattito che si tenne proprio a Lucca, per iniziativa del Fondo documentazione Arturo Paoli della Fondazione Banca del Monte di Lucca, il 14 maggio 2014, in una chiesa dei Servi affollatissima. Le battute dedicate a fratel Arturo rendono perfettamente il clima amichevole e schietto dei tre dialoghi tra papa Bergoglio e Petrini che aprono il volume. La comunanza di vedute, la consapevolezza della gravità e la fiducia nell’impegno quotidiano tra i due interlocutori sono sintetizzate dalle parole di Papa Francesco - non si dà ecologia senza giustizia» - cioè non ci si può prendere cura dell’ambiente se le relazioni umane sono viziate da squilibri economici e culturali. Una lezione che già i citati maestri del Novecento proclamavano a gran voce. (Il Tirreno Lucca, 20 settembre)

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VITA DELLA CHIESA

Servire la vita dove la vita accade Dalla Lettera pastorale 2020-2021 del vescovo Francesco

“Servire la vita dove la vita accade”. Non si tratta di una formula e neppure di una novità. Si tratta di un criterio che vogliamo assumere come decisivo per la nostra testimonianza personale, ecclesiale, pastorale. L’istanza missionaria che investe la Chiesa intera, la diocesi ed ogni singola parrocchia e comunità, trova in questa espressione la sua dimensione programmatica. Oggi, il territorio non è più solo uno spazio geografico delimitato, ma il contesto dove ognuno esprime la propria vita fatta di relazioni, di servizio reciproco e di tradizioni antiche. È in questo “territorio esistenziale” che si gioca tutta la sfida della Chiesa in mezzo alla comunità. Mi convinco sempre più che il servizio della Chiesa è quello di alimentare la speranza delle donne e degli uomini a partire dalla sorgente pasquale, raggiungendo le esperienze umane fondamentali: nascere, morire, amare e lavorare, gioire e soffrire, educare e scegliere. Come mi ha scritto il Pastore della Comunità Valdese di Bergamo, Winfrid Pfannkuche: “Non viviamo, e di questo siamo certi, nel “tempo del coronavirus”, ma nel tempo del Cristo, del suo Spirito potente di amore, della preghiera e della predicazione del regno di Dio”. Il servizio della vita è quello del Cristo, è la sua missione. Lui stesso è la Vita. Servire la Vita significa dunque servire il Signore che dona la sua Vita dove la vita accade. “In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di Lui” (1Gv 4,9). Servire la vita significa ascoltarla nelle parole e nei silenzi delle persone umane e vedere ciò che c’è, nella speranza di ciò che può ancora venire; significa privilegiare la concretezza dell’incarnazione: riconoscere dunque i bisogni anche meno manifesti; immaginare azioni di risposta adeguate e non ossessionate dall’efficienza; alimentare una disposizione accogliente delle varie situazioni; verificare la sensatezza delle azioni intraprese, alla luce del Vangelo. Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada.

PREGHIERA E CARITÀ

Nei giorni della pandemia e del mio pellegrinaggio nei luoghi dove la vita accadeva, è cresciuta sempre più l’evidenza che preghiera e carità erano le esperienze e le modalità decisive e originali con cui la comunità cristiana condivideva la prova di tutti. Sollecitato a formulare voti e a promettere erezioni di santuari, ho avvertito che l’edificazione di un santuario stava già avvenendo raccogliendo l’infinità di preghie-

re e di gesti d’amore gratuito e generoso che venivano compiuti. Seppur non materiale, questo “santuario” è stato edificato e non vorremo lasciarlo nell’abbandono. Preghiera e carità indissolubili: questo è un ulteriore criterio ben rappresentato dalle mani che, giunte per la preghiera, si aprono come un fiore per la carità. Le variazioni di queste due esperienze sono veramente tante ed abbracciano il mondo della Parola, della Liturgia, della Catechesi, della Vocazione, della Missione e dei molteplici territori dell’esistenza umana.

LA COMUNIONE EUCARISTICA, SPIRITUALE, FRATERNA.

Insieme all’unità di preghiera e carità, è emerso in modo chiaro il rapporto indissolubile tra comunione eucaristica, spirituale, fraterna. Nei giorni della forzata astensione eucaristica, molti hanno percepito il desiderio di quel pane. La consapevolezza diffusa e sorprendente, tranne in alcuni, è stata di quanto fossero inseparabili tre dimensioni. Se noi isoliamo la comunione eucaristica dall’Eucaristia cominciamo a tradire la comunione. Durante queste celebrazioni proponiamo la “comunione spirituale”. Quando dico “comunione spirituale” non intendo semplicemente quelle parole di fede con le quali noi apriamo il cuo-


VITA PARROCCHIALE NOMINA5 Per un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale che aiuti gli anziani a vivere nelle loro case, nel loro habitat, nel tessuto famigliare e sociale.

Monsignor Paglia nominato presidente della Commissione Assistenza Anziani istituita dal Ministro Speranza

re al Signore e alla sua presenza, ma dico “comunione nello Spirito”, nello Spirito Santo, quello Spirito di cui Gesù ci ha parlato nel Vangelo, che ci ha promesso. “Lo Spirito Santo che è in voi”, ci ha detto. La comunione eucaristica e la comunione nello Spirito non possono essere separate dalla comunione fraterna. Penso a quella comunione fraterna che in maniera ancora un po’ limitata vivremo durante le prossime celebrazioni, ma anche, e in modo particolare, a quella che abbiamo vissuto in questi mesi nelle famiglie, nei confronti dei malati, nei confronti dei più deboli, nei confronti di chi aveva bisogno.

Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha istituito con apposito decreto una commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana. A presiederla sarà Mons. Vincenzo Paglia, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. Ne fanno parte illustri personalità del mondo scientifico e sociale. “I mesi del Covid – afferma il ministro della Salute, Roberto Speranza - hanno fatto emergere la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di assistenza sociosanitaria per la popolazione più anziana. La commissione aiuterà le istituzioni ad indagare il fenomeno e a proporre le necessarie ipotesi di riforma”. Mons. Paglia ringrazia il Ministro Speranza per l’incarico che gli affida e ritiene che “la Commissione rappresenta un prezioso strumento inteso a favorire una transizione dalla residenzialità ad una efficace presenza sul territorio attraverso l’assistenza domiciliare, il sostegno alle famiglie e la telemedicina. L’auspicio è che l’Italia, paese tra i più longevi ed anziani del mondo, possa mostrare un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale che aiuti gli anziani a vivere nelle loro case, nel loro habitat, nel tessuto famigliare e sociale”. Davide Lacangeller Agipress, 21 Settembre 2020

Spirito Santo, memoria di Dio, ravviva in noi il ricordo del dono ricevuto. Liberaci dalle paralisi dell’egoismo e accendi in noi il desiderio di servire, di fare del bene. Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi. Vieni, Spirito Santo: Tu che sei armonia, rendici costruttori di unità; Tu che sempre ti doni, dacci il coraggio di uscire da noi stessi, di amarci e aiutarci, per diventare un’unica famiglia. (Omelia di Papa Francesco nella Pentecoste 2020)

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VITA DELLA CHIESA

Don Chino Pezzoli

PREVENZIONE PER COMBATTERE ALCOOL E DROGHE

Prevenire gli sballi è possibile? Rubrica a cura del Centro di Ascolto e Auto-Aiuto “Promozione Umana” di don Chino Pezzoli. Gli sballi giovanili sono in aumento. Possiamo prevenirli? Prevenire gli sballi, significa andare oltre una visione ristretta del problema droga e interrogarci sui disagi in cui i nostri ragazzi, adolescenti e adulti vengono a trovarsi. Dobbiamo, prima di tutto, fare chiarezza sulle relazioni, le espressioni affettive, le difficoltà d’affermazione presenti nei ragazzi. È in atto una sottile e subdola alterazione dell’attività psichica soprattutto giovanile che precede l’uso delle sostanze. L’introduzione nella psiche di suoni, immagini, rumori e stress, può determinare uno stato confusionale e di dipendenza che indebolisce la mente e la espone a diverse trasgressioni e dipendenze che ostacolano l’affermazione graduale della personalità. La vera prevenzione deve tener presente prevalentemente i comportamenti delle persone, gli ambienti che frequentano, gli incontri con gli amici e, non da ultimo, gli interessi e le motivazioni che stimolano le scelte-valore. Un progetto di prevenzione quindi acquista efficacia, se ha la sua capacità di estendersi nella pluralità e spazi vitali della persona, nei diversi aspetti della sua quotidianità: istruzione, formazione, professionalità, socializzazione, affettività. La droga modifica le capacità cognitive, la memoria, l’approccio alle relazioni e l’aggressività, sino a snaturare il temperamento e il carattere della persona. Gli studi prospettici, che iniziano a valutare i bambini negli anni della scuola elementare, hanno dimostrato che la disponibilità a provare le droghe durante l’adolescenza è più elevata nei soggetti che dimostrano: una propensione per la ricerca di sensazioni forti, un minor controllo comportamentale, una scarsa autostima, alcune difficoltà d’adattamento e un carente supporto dei genitori perché assenti. Sono, quindi, maggiormente esposti alla droga o alcol, ragazzi e ragazze che non stanno bene con se stessi. La dipendenza alla sostanza stupefacente, inoltre, si sviluppa più facilmente in quei soggetti che presentano disturbi di personalità e temperamento. In questi soggetti affetti da una condizione di vulnerabilità psicologica, la droga funziona come un supporto mentale di sicurezza, di sufficienza e affermazione veloce. La droga quindi non è la causa del disagio, ma la risposta ad un malessere interiore consapevole o inconsapevole. È sufficiente che il soggetto dipendente dalle sostanze stupefacenti abbia un difficile rapporto con gli altri, un attaccamento

disorganizzato con i genitori, una condizione di “impopolarità” nell’ambito scolastico o lavorativo, una compagnia deviante, per esporsi allo sballo. Tutto concorre ad incentivare il rischio e a facilitare la genesi del bullo che si distingue dagli altri perché sballa o si mette contro. La prevenzione esige chiarezza d’informazione. I figli e gli amici dei figli ne sanno di più dei genitori sulle nuove droghe. Un sistema di continuo aggiornamento sulla droga, e in particolare sulle nuove droghe sintetiche, deve essere impartito anche attraverso i media, con interventi meno ambigui e banalizzanti. È stato dimostrato che una corretta informazione sul rischio della droga e dell’alcol, ha dato benefici immediati. Deve però essere fatta una informazione con dati scientifici che dimostrano i danni fisici e psichici, al fine di dissuadere l’uso della sostanza stupefacente o alcolica. È necessario, inoltre, evitare di dire ai giovani che l’assunzione di droga e l’abuso dell’alcol, sia una scelta personale. Bisogna far loro capire che lo sballo evidenzia la presenza di un malessere interiore che mette in rilievo la loro fragilità psichica ed è indice d’immaturità e incapacità di essere persone autonome, entusiaste di una vita sana. L’arte del prevenire consiste nel mettere il ragazzo nella condizione di pensare, riflettere su tutto ciò che lo circonda perché sappia rinnovarsi attraverso nuove scelte e azioni, assumendosi la responsabilità delle stesse.

CENTRO DI ASCOLTO E AUTO-AIUTO “PROMOZIONE UMANA” di don Chino Pezzoli

Via Donatori di Sangue 13 Fiorano al Serio - Tel. 035 712913 Cell. 3388658461 (Michele) centrodiascoltofiorano@virgilio.it Facebook @centrodiascoltofiorano INCONTRI GENITORI mercoledì dalle 20.30 alle 22.30


EDUCAZIONE

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Miracoli… La prima lettura del mercoledì della decima settimana, è tratta dal primo libro dei Re (18, 20-39) e ha come protagonista il profeta Elia che, da solo, sul monte Carmelo sfida i quattrocentocinquanta profeti del dio Baal. Nel passo si dice che il popolo non si decide e “saltella” da un Dio ad un altro, allora Elia, esasperato da questa condotta, lancia la sfida ai profeti avversari: mettiamo alla prova ciascuno il suo Dio e vediamo qual è quello vero. I profeti, sacerdoti del dio Baal, si sgolano e si agitano arrivando perfino ad infliggersi tagli su tutto il corpo ma Baal non risponde: la vittima deposta sull’altare non brucia. Elia arriva a fare dell’ironia pesante su questa fede mal riposta: il dio Baal è forse lontano, distratto o addormentato e non sente… Poi, quando Elia prega il suo Dio, Questi compie il miracolo e ciò avviene in maniera eclatante ed inequivocabile, davanti al popolo incredulo: il fuoco scende dal cielo, da Dio, e brucia la vittima insieme alla legna, all’altare; il fuoco prosciuga perfino il canaletto pieno d’acqua scavato intorno all’altare per rendere tutto più difficile se non impossibile ma, a Dio, nulla è impossibile. Allora il popolo si decide ed esclama: “Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!”. Capirai, verrebbe da dire: così sono capaci tutti di credere, forse anche noi… Ma questa incredulità non si trova solo nei libri dell’Antico testamento. Anche a Gesù succede più o meno la stessa cosa: il popolo gli chiede in continuazione miracoli e segni; come se questa fosse la condizione affinché possano credere che lui è il Messia, il Cristo. E anche nel suo caso i miracoli avvengo-

no puntualmente e sembrerebbero ancora più straordinari di quello ottenuto da Elia, eppure… Ma è possibile che gli uomini, dell’Antico e del Nuovo testamento noi contemporanei compresi, chiedano continuamente dei segni per poter dire di credere in Dio? Possibile che si debba sempre mettere alla prova questo benedetto Dio per indurlo a manifestare con tutta evidenza la sua identità e quella che definiamo la sua “onnipotenza”? È proprio vero: gli uomini, al tempo di Gesù ma non solo, non si accontentano mai; anche quelli che assistono al miracolo e lo vedono compiersi davanti ai loro occhi pare non siano disposti a credere una volta per tutte; nutrono ancora qualche dubbio, vorrebbero assistere ad un miracolo ancora più convincente, a quello decisivo, come se quelli compiuti finora non bastassero. Sul Golgota gliene viene chiesto addirittura un ultimo che, a pensarci bene, dato il contesto, suona come una provocazione irrispettosa: “Se scendi dalla croce ti crederemo!”. Ma Gesù non scende dalla croce, non soddisfa questa ultima “condizione”, non accetta la provocazione, come non aveva ceduto a quelle di Satana nel deserto. Poi però, il terzo giorno, risorge dai morti. E questo dovrebbe essere il miracolo decisivo, quello che realizza in pienezza quello anticipato dalla “resurrezione” dell’amico Lazzaro. Eppure anche questo miracolo non è sufficiente: gli increduli si inventano l’ennesima spiegazione razionalistica: “Ma quale miracolo. Dite che di notte sono venuti i suoi discepoli e hanno portato

via il cadavere!”. Forse allora, se il tipo e la quantità dei miracoli non bastano, sono proprio i miracoli in sé che non servono, a togliere ogni dubbio, a fornire la prova decisiva che Dio è davvero Dio e che Gesù è Figlio di Dio. Siamo invitati a credere nonostante i miracoli e non grazie ai miracoli. E intanto la nostra fede rimane sempre debole, vacillante, condannata inesorabilmente al dubbio e all’incertezza. Non per nulla i discepoli di Gesù lo implorano: “Aumenta la nostra fede!”, mentre Gesù stesso li apostrofa spesso come “Uomini di poca fede!”. Certo, non possiamo negare che i miracoli avvengano anche oggi e siano numerosi; anche se il più delle volte non si vedono e non si mostrano in modalità spettacolari. Avvengono nel segreto delle coscienze, nell’intimità discreta delle relazioni, nella solitudine di sofferenze indicibili, sono miracoli dell’amore e della fede nella vita, che cambiano il cuore e aiutano a rialzarsi, infondono nuove speranze, chiamano a partecipare già qui, sulla terra, alla resurrezione. È proprio quanto accadrà ad Elia sull’Oreb, quando farà esperienza dell’incontro con un Dio molto diverso da quello che si era manifestato trionfalmente sul Carmelo. Ora Elia si trova su altro monte, e assiste ad un’altra teofania; Dio non gli parla nel vento impetuoso e neppure nel terremoto o nel fuoco ma nel “miracolo” della brezza leggera, nella voce del silenzio. Enzo Noris

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ESPERIENZE EDUCATIVE


SCOUT

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Un campo mobile… essenziale Essenzialità, questa è stata la parola maestra che ci ha guidati per tutti i sei giorni trascorsi in alta montagna sulle Orobie bergamasche, tra laghi alpini, passi rocciosi e panorami mozzafiato. Essenzialità. Una parola affascinante, una parola che non va più molto di moda, ma un termine che racchiude molto bene il significato del roverismo e della strada. Finito il periodo di quarantena, noi del clan di Albino ci siamo subito incontrati per rendere possibile lo svolgimento della route già in programma per i primi di agosto in totale sicurezza. Ad essere sinceri, inizialmente erano più i problemi che le basi solide da cui poter partire, soprattutto perché la nostra provincia è stata molto colpita dal virus ed eravamo ancora titubanti e spaventati. Venendo al punto, il problema principale era quello di garantire il distanziamento durante tutta la giornata e soprattutto durante la notte. Nelle ore diurne abbiamo optato per tenere le mascherine il più possibile (anche mentre si cucinava) e toglierle solo durante il cammino. Se trovare una soluzione per il giorno potrebbe sembrare facile, trovarne una per la notte è tutt’altra cosa. L’idea iniziale e più immediata è stata quella che ognuno si comprasse una propria tenda, singola o doppia, in modo da dormire separati, ma questo stratagemma prevedeva grandi costi da sostenere per il clan e … non è nel nostro stile. Così, guidati dall’essenzialità e dall’intuito del nostro aiuto capo clan abbiamo deciso di progettare dei rifugi autoportanti che necessitassero di un solo telo impermeabile e di un bastone (facilmente reperibile anche in alta montagna) in

Passo della Portula

modo da non essere condizionati né dalla presenza di alberi né dalla grandezza del prato (i rifugi occupano davvero poco spazio), tutto ciò contenendo molto i costi della nostra cassa. Il progetto consiste nel piantare un bastone a terra, da esso far partire in avanti due fili di rafia lunghi poco più di due metri precedentemente legati al palo con un’asola, mentre dietro bisogna solo tirare il filo a terra per rendere stabile la struttura. Prima di mettere il telo sul bastone si consiglia l’utilizzo di un panno per fare meno attrito tra il bastone e il telo. Per costruirlo ci vuole davvero poco tempo e poco materiale, rivelandosi anche molto valido contro le intemperie. L’unica pecca che abbiamo trovato è stata la troppa umidità che si creava nel telo. Con grande semplicità e fantasia siamo così riusciti a creare dei rifugi che ci hanno permesso di trascorrere un intero cam-

po mobile di sei giorni anche in quest’anno così particolare. Non so se le misure prese siano state eccessive o no, quello che mi sento di dire è che noi capi e aiuto dobbiamo essere sempre i primi a dare l’esempio, lo dobbiamo ai bambini e ai ragazzi che frequentando gli scout ci vedono come punti di riferimento. Da scout siamo chiamati a rispettare sempre le regole, sia quando ci piacciono, ma soprattutto anche se sembrano molto restrittive. In conclusione, si può dire che l’essenzialità di questo campo ci ha permesso di sentirci più parte del creato e anche più amati, lo svegliarsi con la rugiada del prato sugli occhi ci ha fatto assaporare di più la strada, le fatiche per raggiungere la meta e piantare il proprio telo nella speranza di resistere alla tempesta ci hanno fatto diventare più fratelli e più una comunità. Giovanni Mazzucchi

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VITA PARROCCHIALE Novità e rendicontazione economica 2019

DALLA CARITAS PARROCCHIALE Pubblichiamo la “lettera aperta” con la quale, lo scorso 11 luglio, i membri del gruppo Coordinamento Caritas hanno presentato le proprie dimissioni al Presidente della Caritas Parrocchiale don Giuseppe Locatelli. Sono passati 15 anni dal giorno in cui don Gianluca Mascheroni, allora curato di Albino, ci ha interpellati per costituire un gruppo che interloquisse con tutte le associazioni e i gruppi impegnati nell’ambito della carità e della solidarietà. L’obiettivo era convergere sforzi e iniziative in una visione coordinata ad operare per la crescita dell’Uomo. Diversi progetti realizzati negli anni sono nati in quest’ottica e diverse sono state le collaborazioni con i vari soggetti con cui abbiamo condiviso iniziative: Acli, Agenda Interculturale, Associazione Diaforà, Biblioteca di Albino, Caritas Vicariale, Caritas Diocesana, Comune di Albino, Costruiamo Ponti con Viviana, CPAC, Cineteatro di Albino nella persona di Paolo Breda, Fondazione La Comune, GAS, Gruppo Missionario, Istituto Comprensivo G. Solari, Istituto O. Romero, Legami di Pane, Mamme del Mondo, Oratorio di Albino, Tavola della Pace, singole generose persone. Li ringraziamo tutti, per quanto hanno dato, per quanto abbiamo costruito. Come gruppo sentiamo di aver realizzato tanto, pur essendo in pochi, riuscendo sempre a ricavare nuovi stimoli per proseguire, anche quando avevamo la sensazione di essere marginali rispetto all’intera progettazione delle attività parrocchiali. Secondo noi, però, è dalla Carità che si costruisce una Comunità e con questa convinzione abbiamo sempre operato. Ora, prima che la stanchezza, o la consuetudine, riducano l’entusiasmo e la qualità del nostro impegno, lasciamo questo incarico e affidiamo al Centro di Primo Ascolto Caritas il progetto di alfabetizzazione e accompagnamento ai minori stranieri che, da qualche anno, è in atto con l’Istituto Comprensivo di Albino, perché continuino nell’iniziativa. È arrivato il momento che altri, giovani nell’età e nello spirito, mettano nuove capacità e nuove energie perché la Comunità sia sempre sollecitata, animata e motivata nella Carità. Grazie Don Bruno Ambrosini, Ernesto Aristolao, Giuliana ed Eleonora Manara, Amelia Perani.

ENTRATE

importo

- Ripresa saldo BPM

€ 2.738,44

- Contributo CPA/Parrocchia

€ 6.000,00

- Fondo di solidarietà

€ *1.330,00

- Interessi attivi

Totale entrate

€ 10.068,68

USCITE

0,24

importo

- Contributo Ciudad de Los Niños -€ 2.500,00 - A CPA per progetti Caritas futuri -€ 2.048,50 - Istituto omnicomprensivo

-€ 2.000,00

- A CPA fondo di solidarietà 2019 -€ *1.330,00 - Cooperativa Gherim

-€ 1.000,00

- Sostegno padre Taddeo

-€

500,00

- Fondazione “La Comune”

-€

500,00

- Imposta di bollo

-€

100,01

- Commissioni

-€

90,17

Totale uscite

-€ 10.068,68

EVIDENZE - In data 20.11.2019 è stato eseguito un bonifico di € 1.330,00 a CPA per fondo di solidarietà comunità albinese dal 01.01 al 20.11.2019. - In data 13.12.2019 il c/c 10735 del coordinamento Caritas è stato estinto. - La liquidità residua pari a € 2.048,50 è stata versata sul c/c 77181 intestato a Parrocchia San Giuliano CPA.


ORATORIO In CineTeatro di martedì alle 21

Torna la rassegna del cinema di qualità

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TESSERA INTERO CICLO: 25 7 - INGRESSO SINGOLO: 5 7

Ingresso gratuito per gli abbonati alla rassegna di inizio anno sospesa per l’emergenza sanitaria

INGRESSO CONSENTITO AI MAGGIORI DI 14 ANNI

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Da poco riaperto, dopo emergenza sanitaria e pausa estiva, il Nuovo CineTeatro dell’oratorio di Albino torna ad affiancare alla programmazione ordinaria - che vede in scaletta le ultime uscite cinematografiche - la rassegna dedicata al cinema di qualità. Solitamente è suddivisa in due cicli, ognuno di dodici film: il primo da settembre a novembre, il secondo da gennaio ad aprile. Eccezionalmente si è pensato a questo primo ciclo in forma ridotta, saranno infatti soltanto sei le pellicole a fare d’apripista e comporre l’offerta della classica rassegna d’essai, punto fermo della sala albinese da oltre quarant’anni, tanto che la sera del martedì è da tempo identificata ad Albino come quella dedicata al cinema di qualità. Nella sala di piazza San Giuliano le proiezioni prenderanno il via martedì 6 ottobre alle 21, questo il programma: 6 ottobre, “Hammamet” di Gianni Amelio; 13 ottobre, “Richard Jewell” di Clint Eastwood; 20 ottobre, “Il diritto di opporsi” di Destin Daniel Cretton; 27 ottobre, “Gli anni più belli” di Gabriele Muccino; 3 novembre, “Il grande passo” di Antonio Padovan; 10 novembre, “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti. Cinque euro l’ingresso singolo, 25 la tessera per l’intero ciclo. A questo proposito, segnaliamo l’attenzione ai fedelissimi del martedì sera, sarà infatti gratuito l’ingresso agli abbonatati alla rassegna d’inizio anno sospesa a causa dell’emergenza covid.

Diventiamo prossimo Continua l’iniziativa del fondo di solidarietà “Diventiamo prossimo” per sostenere e accompagnare le famiglie in difficoltà economica. MODALITÀ PER CONTRIBUIRE

 Autotassazione mensile: si stabilisce una cifra che viene versata mensilmente per il periodo indicato  Presso il Centro di Primo Ascolto alla Casa della Carità in piazza San Giuliano 5 al mercoledì dalle 20.45 alle 22  Con bonifico bancario tramite

Nuovo Iban: IT06 JO3111 5248 0000 0000 77181 c/c intestato Parrocchia San Giuliano, Conto Caritas indicando la causale: FONDO DI SOLIDARIETÀ DIVENTIAMO PROSSIMO

 Con libere offerte anche utilizzando la cassetta all’entrata della chiesa parrocchiale

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ORATORIO - RICORDI D’ESTATE


ORATORIO

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Il peso della valigia

Il saluto di Roberto dopo due anni di servizio nella nostra comunità Quando arriva settembre e si saluta l’estate, uno degli oggetti che si ripongono con cura nell’armadio è senza dubbio la valigia. Grande o piccola, con le rotelle o senza, la valigia è la compagna fedele dei nostri viaggi. Qualcuno la riempie fino a farla scoppiare, qualcuno le preferisce un più comodo zainetto: nessuno però ne può fare a meno. È con questa immagine – le parole non ce la fanno proprio a dire quello che sento – che voglio ringraziare e salutare ciascuno di voi: due anni fa mi avete accolto, da giovane seminarista in servizio presso la vostra comunità, come uno di voi, e mi avete accompagnato in questo tratto di vita. Sono arrivato in punta di piedi, e vi saluto, giunto al termine di questa esperienza, con la valigia piena: un bagaglio pieno zeppo di volti e di storie. Non posso che ringraziarvi: il bene che ho cercato di fare non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello che ho ricevuto.

Mi avete trattato come un figlio: tutti quanti, a partire da don Andrea, che mi ha aperto la porta della sua casa, e da don Giuseppe, fino a ciascuno di voi. Questo è stato un pensiero ricorrente, e questo mi ha sostenuto, permettendomi di prendere in mano il mio cammino e di andare incontro a scelte importanti, che comportano un nuovo inizio per la mia vita. È stato bello condividere con voi un pezzo di vita, far parte della vostra comunità, conoscere i vostri ragazzi e crescere con loro: lo scrivo con tanta gratitudine e con gli occhi lucidi, sorridendo al pensiero di quanto anche loro mi abbiano regalato. Davvero ad Albino ho trovato una casa: aver fatto parte della vostra comunità non smetterà mai di essere un motivo di orgoglio per me. Ringrazio il Signore per ciascuno di voi, e ringrazio voi per tutto quello che mi avete donato in questi due anni. Perdonatemi i pensieri un po’ sconnessi, ma la gratitudine e

la commozione hanno la meglio, anche su un cuore montagnino e un po’ timido. Non mancheranno, in futuro, le occasioni per passare a trovarvi: nel frattempo, non posso che dirvi grazie. A tutti e a ciascuno. In particolare ai ragazzi e ai giovani, con i quali tanto ho condiviso e che tanto mi hanno fatto crescere. Ma alla comunità tutta va il mio grazie. Non dovevate. Grazie. Roberto

Serata finale animatori Summerlife 2020

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ORATORIO

Piccoli passi

Quasi uno slogan, un’espressione plastica e concreta. Piccoli passi. Questa l’intenzione. Questo il modo. E insieme la percezione di non esserci mai fermati del tutto. Semmai, nell’interrompere quasi tutto, ci siamo distanziati, ci siamo visti di meno o da uno schermo. Ma, nonostante tutto, non abbiamo mai smesso di camminare insieme. “Distanti, ma vicini” abbiamo ripetuto più volte. E poi, gradualmente, un po’ per volta, sempre più in presenza, dal vivo, da vicino. Sono passati 6 mesi da quel 23 febbraio in cui tutto era pronto per il Carnevale. Poi tutto quanto conosciamo bene e abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Da lì una scansione rallentata del tempo. Marzo. Aprile. Maggio. Giugno. Luglio. Agosto. E poi viene settembre che è da sempre il mese in cui ripartono le cose. Appunti, post it, scarabocchi, bozze, hanno preso il posto di calendari programmati, rodati, frutto di anni di scelte consolidate. In realtà i calendari ci sono ma le condizioni attuali ci obbligano a piccoli passi ritmati da prudenza e buon senso. Allora in questo navigare a vista, in questa catena di “intanto”, scegliamo di rimodulare alcune proposte, di seguire questi protocolli molto dettagliati e di dare spazio a graduali movimenti di riapertura. Con la passione di sempre, con l’attesa di incontrarci nelle relazioni dal vivo, con il desiderio di riprendere ad abitare questa casa che la Comunità ha aperto perché ci si possa accompagnare a diventare sempre più uomini e donne che provano a far respirare alla propria vita l’aria buona del Vangelo.


ORATORIO

Carissimi, innanzitutto speriamo stiate bene! Vi raggiungiamo con alcune righe in questa fase di ripartenza in cui sappiamo che tutto quanto vissuto nei mesi scorsi continua a farsi sentire a livello personale, famigliare, comunitario e civile. Ci piace continuare a mantenere l’intenzione di muovere piccoli passi per ripartire insieme… Dopo il tempo del lockdown che ci ha visto condividere la S. Messa e le preghiere della sera grazie alla radio e a Youtube, fino ad arrivare con maggio alla possibilità di ricominciare a celebrare insieme nelle nostre chiese con tutte le attenzioni richieste. Dopo l’estate caratterizzata dalla proposta del Summerlife che ha permesso finalmente ai più piccoli di tornare in oratorio per vivere un mese insieme e all’occasione dei 3 giorni di mini-festa dell’oratorio in cui ci siamo ritrovati con tutti. Eccoci ora a raggiungervi per darvi le prime indicazioni circa il

cammino di catechesi dei bambini e dei ragazzi per come l’abbiamo immaginato, riprogettato e riprogrammato con i catechisti. Innanzitutto il primo invito che ci sentiamo di rivolgervi è quello di ritrovarci nella partecipazione alla celebrazione della Messa della domenica per vivere insieme il giorno del Signore come comunità in cammino. Questi sono i primi appuntamenti, i primi passi che abbiamo scelto per partire insieme: - domenica 4 ottobre, alla S. Messa delle 10.30, rinnoveremo il mandato ai catechisti, agli educatori e agli operatori pastorali; - domenica 18 ottobre il tradizionale pellegrinaggio di inizio anno pastorale sarà, a tutti gli effetti, la prima tappa del cammino di quest’anno; - da sabato 24 ottobre inizieremo con gli incontri della catechesi che,

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tenendo conto delle disposizioni, avranno una tempistica leggermente differente rispetto agli scorsi anni; Il contesto di incertezza, la programmazione che è molto sospesa tra ciò che è immaginato e ciò che accadrà concretamente, l’uso effettivo degli ambienti, ci permette intanto di definire il percorso fino a Natale per poi considerare il 2021 alla luce di quanto vissuto in questi primi mesi di ripartenza. Intanto vi chiediamo di preiscrivervi on line con il modulo che trovate sul sito (www.oratorioalbino.it) cui seguirà tutta la documentazione cartacea prevista (patto di corresponsabilità, informativa privacy, modulo iscrizione, eventuali dati personali). Sperando di poterci presto incontrare un caro saluto a tutti voi! don Giuseppe, don Andrea e i catechisti

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SOLIDARIETÀ

Nessuno è così povero da non poter donare

È un momento difficile per tutti, questa pandemia mondiale che ci ha colti di sorpresa ha sconvolto tutti e tutto. I pellegrinaggi di carità che organizzavo da anni, sono ora ancor più difficili da realizzare. Bisogna considerare che quando il furgone carico di derrate arriva in Bosnia, bisogna fare 15 giorni di quarantena là e poi al ritorno altri 15 giorni di quarantene e tampone. Per noi volontari, diventa il tutto ancor più rischioso e impegnativo, anche per chi ha un lavoro e una famiglia e non può assentarsi per così tanto tempo, senza mettere in conto i pericoli ai quali si va incontro. Le donazioni in denaro raccolte vengono inviate a sacerdoti fidati, che le destinano ai più bisognosi e per le cure ospedaliere dei bambini ammalati. È quindi un momento molto difficile anche per noi. Io ho sempre nel cuore la povertà, la sofferenza in Bosnia. La situazione è drammatica, anche se i mezzi di informazione non ne parlano. Penso ai tanti bambini negli orfanotrofi, le famiglie povere, gli ammalati soli, i disabili abbandonati. Noi cerchiamo di dare loro un piccolo sollievo, strappare un sorriso, vedere un bagliore di felicità ne-

gli occhi di questa povera gente. Con i nostri convogli umanitari, consegnano derrate alimentari, beni di prima necessità, pannoloni, coperte, cerchiamo sistemare un tetto malandato, sementi per la campagna, comperato mucche, pecore, galline, per rendere le famiglie povere autosufficienti. Un aiuto particolare è per i bambini ammalati, che hanno bisogno di cure ospedaliere. Infatti l’associazione “Fabio vita nel Mondo”, della quale faccio parte, si occupa specificatamente di questi di bambini poveri e gravemente ammalati, che lasciati al loro destino, avrebbero morte certa e sofferenze atroci e vengono portati all’ospedale Pediatrico Gaslini di Genova. Insieme a Maria e al responsabile Alberto Bonifacio, ho fatto, in circa 25 anni, 500 viaggi umanitari. Spero tanto di poter tornare presto da queste persone così povere e dimenticate. Il loro Governo non le aiuta, le medicine e gli ospedali sono tutti a pagamento, dove trovare i soldi per curarsi, se non si hanno i soldi neppure per vivere? Ciò non sarebbe stato possibile senza le tante persone che mi hanno sempre aiutato ed io le porto sempre nel cuore.

Un grazie gigante ai dipendenti della ditta Persico, che da molti anni, devolvono i soldi della “Cassa Operai” e li danno all’associazione per curare i bambini all’ospedale Gaslini. Un ringraziamento speciale, fatto con il cuore alla famiglia Persico Pierino, che stimo enormemente, che mi ha sempre aiutato e sostenuto, sia sul piano economico che su quello morale. Ringrazio per ultimo, ma di sicuro sono i primi che non dimenticherò mai, i tanti amici che mi hanno sempre aiutato e che purtroppo ci hanno lasciato per la pandemia, andandosene in silenzio, improvvisamente e tante volte soli. Il vuoto che hanno lasciato è incolmabile e sono vicino a tutti i famigliari e agli altri amici come me, sconvolti da tale triste evento, senza ritorno. Sicuramente la nostra cara Mamma del cielo, ci aiuterà e ci proteggerà e come ha detto Papa Francesco, invochiamola nelle nostre preghiere, affinchè illumini le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino le giuste soluzioni per vincere la malattia. Un abbraccio di cuore a tutti, grazie… Tino


ALTRI MONDI - LIBIA

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Appello dell’eritreo padre Mussie Zerai “La situazione in Libia non è tollerabile: molti profughi tentano la fuga da questi lager; spesso vengono uccisi, se presi vivi subiscono violenze indicibili”. L’appello rivolto all’Unione Europea dall’agenzia umanitaria Habeshia e dal fondatore, il padre Mussie Zerai, descrive un quadro ormai insostenibile e si rifà alle “suppliche” provenienti “dai profughi intrappolati nei centri di detenzione, spesso trasformati in veri lager nelle varie località libiche come a Kums, Zawiya, Tripoli, Zelatien, Misurata, Sebha, Kuffra”. Habeshia parla della “disperazione di questi profughi: persone provenienti dall’Africa Sub-Sahariana, eritrei, etiopi, sudanesi, somali, vittime di soprusi, abusi da parte dei gestori delle strutture dove sono trattenuti privati della loro libertà personale, spesso ridotti alla fame, ricatto e violenze”. Le condizioni di salute sono definite “molto precarie”, l’accesso alle cure mediche “è appeso solo alle sporadiche visite delle Ong di medici che non hanno sempre l’accesso automatico. Ogni volta che c’è il cambio di guardia, i nuovi padroni del centro dettano le loro leggi e pretese e violenze”. “Spesso i gestori dei centri di detenzione - denuncia l’Agenzia Habeshia - sono in stretta collaborazione con i contrabbandieri che fanno da mediatori con i veri trafficanti di esseri umani, che trattano il prezzo per la vendita del gruppo di profughi detenuti nei centri. Le persone oggetto di questa trattativa non hanno nessuna voce in capitolo sulla loro cessione a gruppi spesso di veri criminali, che non esitato a torturarli per ottenere il pagamento di cifre esorbitanti”. Per padre Zerai, la soluzione è una sola: “evacuare e svuotare tutti i centri e lager nel territorio libico, trovando un altro Paese che può ospitare temporaneamente i profughi avendo un fattibile piano di reinsediamento per tutti coloro sono bisognosi della protezione internazionale”. “Il nostro appello all’Unione Europea - aggiunge il sacerdote di origine eritrea - è di attivarsi per lanciare un serio programma di reinse-

diamento, implementando gli impegni già presi in precedenza quando l’Ue si era impegnata ad accogliere 50 mila profughi dall’Africa Sub-Sahariana con il programma di reinsediamento. Rispettare gli impegni presi salverebbe migliaia di vite umane dalla morte in mare o nel deserto e nei lager libici”. Ma oltre alla Libia, la denuncia di Habeshia riguarda anche l’Etiopia, dove “la situazione dei profughi eritrei negli ultimi 12 mesi è diventata sempre più precaria”. Il tutto per “la scelta del governo federale di non accogliere nei campi profughi donne, bambini e uomini che non provengano dal rango militare in fuga dal regime eritreo, in virtù dell’accordo di Pace, quindi non ritenendoli più bisognosi di protezione e di fatto negando a loro il diritto di chiedere asilo politico”. Questa situazione e la chiusura di uno

dei 4 campi profughi che ospitava oltre 15 mila persone, “ha prodotto molti profughi urbani senza nessuna forma di tutela senza diritti”, e condizioni aggravate anche dalla pandemia. “Il nostro appello al governo etiope è di rispettare gli obblighi internazionali derivati dalla sua adesione alle convenzioni che tutelano i diritti dei minori e i diritti dei rifugiati invoca Zerai -. Chiediamo all’Ue di investire risorse per rendere un’accoglienza dignitosa a questi profughi eritrei in Etiopia garantendo accesso al diritto di asilo, accesso allo studio, alle cure mediche, al lavoro”. La conclusione parla chiaro: “Altrimenti l’esodo verso l’Europa aumenterà, con il triste conteggio di morti nel deserto e nel Mar Mediterraneo”. ANSA da Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo

REATO RESPINGERE Una sentenza «di portata storica», per usare le parole di Amnesty International, che trova piena applicazione con il rientro in Italia di 5 migranti respinti dalle nostre autorità nel 2009, e che potrebbe avere ripercussioni rilevanti in tema di politiche di immigrazione. Si tratta della condanna ai danni del governo italiano emessa nel novembre del 2019 dal Tribunale civile di Roma, che ha ordinato il rilascio di un visto di ingresso nel nostro Paese per accedere alla richiesta di asilo in favore di 14 profughi eritrei e ha imposto all’esecutivo di Roma il risarcimento dei danni materiali causati per quel respingimento. Una vicenda complessa, iniziata più di dieci anni fa. Senza che a nessuno sia stato consegnato un provvedimento di respingimento né consentito di esprimere o lasciare una traccia legale della propria volontà di richiedere asilo in Italia, le 89 persone vengono ammanettate e riconsegnate alle autorità di Tripoli, anche mediante l’uso della forza. «La portata storica della sentenza è evidente – commenta con Avvenire Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international Italia – il dispositivo stabilisce che hanno titolo a chiedere asilo anche persone che non sono sul territorio italiano. Ciò comporta un’enorme espansione nel campo di applicazione della protezione internazionale». Le autorità italiane, insomma, hanno commesso un fatto illecito e «se questo è vero, sulla base della sentenza, in teoria, tutti coloro che sono stati vittime di respingimenti devono poter usufruire di queste disposizioni». (Avvenire, 30 agosto 2020)

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ALTRI MONDI - BRASILE

“In Brasile, esistere è un atto di ribellione” Intervista a Padre Júlio Lancellotti

Senza temere la censura, padre Julio Lancellotti dell’arcidiocesi di São Paulo, usa i social per combattere l’avanzata del fascismo in Brasile. Nel suo canale di Youtube (OArcanjoNoAr), durante l’omelia domenicale (alle 15 ora italiana), parla delle disuguaglianze sociali. Nato nel 1948 nella città di São Paulo, padre Júlio Lancellotti ha dedicato la sua vita nella Chiesa al lavoro nel carcere minorile, ai portatori di HIV, alla popolazione LGBTQIA+, ai senza tetto e alle persone in situazione di vulnerabilità sociale ed economica. Durante la pandemia del nuovo coronavirus il suo lavoro con la popolazione dei senza fissa dimora non si è certo fermato. Pressenza ha ascoltato padre Júlio Lancellotti su diverse tematiche. Il Brasile vive un momento di forte avanzata del razzismo e del fascismo. Qual’è la posizione della Chiesa davanti a tutto ciò? Non è ancora troppo grande il suo silenzio? Varie voci della Chiesa sono insorte contro il razzismo, contro il genocidio dei giovani neri, contro tutti i tipi di discriminazione e pregiudizi, contro l’omofobia, la LGBT-fobia, contro lo sterminio dei popoli indigeni. Il CIMI (Conselho Indigenista Missionário, l’organo della Chiesa che si dedica al contatto con i popoli originari, n.d.t) ha emesso vari comunicati sull’argomento, sui popoli indigeni e sull’impatto della pandemia di coronavirus nei villaggi. Tuttavia la Chiesa Cattolica, come altre istituzioni, riunisce una pluralità di voci. Dal punto di vista istituzionale la CNBB (Conferenza Episcopale Brasiliana) si è manifestata contraria a tutte queste forme di autoritarismo, di fascismo, ad ogni forma di sterminio, a qualunque iniziativa sfavorevole ai movimenti popolari, ai gruppi indigeni. Anche le pastorali afro hanno espresso la loro posizione. Ma la Chiesa, come ogni istituzione, è pluri-classista; esistono voci in disaccordo, e coloro che preferiscono non manifestarsi apertamente; ma la base popolare della Chiesa

Solidarietà a padre Julio Lancellotti minacciato di morte a San Paolo

I vescovi della regione Sud 1 della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), che comprende lo Stato di San Paolo, hanno diffuso un messaggio di solidarietà a padre Júlio Lancellotti, coordinatore della Pastorale del popolo di strada dell’arcidiocesi di San Paolo. Padre Júlio ha sporto denuncia alla Polizia, a causa di una minaccia ricevuta da un motociclista, mentre lavorava per assistere i senzatetto nel centro della città. Una minaccia che si aggiunge alle tante subite dal sacerdote, anche negli ultimi mesi. I vescovi del Sud 1 chiedono l’intervento dello Stato: “Considerando che la sua vita è a rischio, chiediamo alle autorità di sicurezza dello Stato di San Paolo, garanzie effettive di protezione”. Proseguono i vescovi: “Esprimiamo il nostro veemente rifiuto di ogni aggressione, odio, violenza e discriminazione che minano la dignità umana”. Marianna Micheluzzi (Agenzia SIR) Al termine della eucaristia, domenica 20 settembre, p. Julio ha così motivato il suo rifiuto della scorta offertagli: “Io non chiedo di essere scortato quando il fratello di strada è torturato, quando il fratello di strada non è difeso”. “E resto dove Cristo mi ha messo, a fianco dei poveri”.

Padre Lancellotti all’oratorio Giovanni XXIII di Albino il 9 febbraio 2000 con alcuni dei ragazzi di Casa Vida, cittadini onorari del Comune di Albino dal 19 settembre 1997.

Cattolica, soprattutto chi è coinvolto nelle pastorali sociali, è unanime nel condannare ogni forma di preconcetto, discriminazione, sterminio, violenza, fascismo, autoritarismo e dittatura. La storia della Chiesa Cattolica in Brasile può sfoggiare nomi di grandi personaggi come Dom José Maria Pires, Dom Hélder Câmara, Dom Luciano Mendes de Almeida, Dom Paulo Evaristo Arns, c’è poi Santos Dias da Silva, assassinato dalla Polizia Militare; Margarida Alves, e Sorella Dorothy Stang, anche lei uccisa. Quelli che lottarono e che lottano contro tutto questo sono molti. Quale è stata la rilevanza e l’azione dei gruppi di base della Chiesa davanti alla crisi politica sociale? La Chiesa Cattolica da sola non può cambiare niente, ma deve rimanere allineata ad altri gruppi. Mi sai dire quali sono le voci che oggi si ergono contro il fascismo? La nostra società è molto pluralista, molto complessa, esistono movimenti capillari, ma esiste anche molto silenzio. Se mi trattengo perché altri restano in silenzio, allora nemmeno io farò nulla. Penso che dobbiamo mantenerci saldi nella lotta, nella perseveranza, nelle persistenza, per riuscire ad andare avanti. Di silenzio ce n’è dappertutto. E il silenzio della Potere Giudiziario? E il silenzio del Pubblico Ministero? E il silenzio di tanti deputati? Degli imprenditori, dei banchieri? Chi si giova del fascismo, tace e acconsente. In più di una occasione lei è stato definito come un prete ribelle. Cosa ne pensa? L’atto di esistere, in Brasile, è già di per sé un atto di ribellione. In un paese che sta vivendo il neofascismo, ogni tipo di resistenza, ribellione, disobbedienza, è un segno di salute mentale.


ALTRI MONDI15 ALTRI MONDI Molti religiosi dicono che la pandemia è una opportunità per migliorarci come persone. A causa della pandemia, la disuguaglianza è venuta alla luce molto più chiaramente e ciò ha provocato un senso di inquietudine molto grande perché tutti si sono accorti dell’aumento della miseria; questo stato di calamità in cui viviamo tocca le persone in vari modi, ed è fondamentale quindi che la voglia di reagire si raggruppi in una azione plurima affinché le persone possano percepire l’importanza di lottare per una trasformazione. Pensa che questa trasformazione stia realmente accadendo? In che modo le persone cercano di aiutare? Così come sono molti quelli che vengono per aiutare, che desiderano un cambiamento e che si sensibilizzano, c’è invece chi arriva per insultare e offendere. La macchina del gabinete do odio funziona per colpire le nostre azioni. Ma in questo momento sentiamo il nascere di una grande forza di solidarietà e trasformazione. Non è possibile sapere se questa trasformazione arriverà a concretizzarsi. Lo verificheremo nella corso del tempo, così come esiste gente solidale, ci sono quelli che speculano e si corrompono, ad esempio, come è successo per l’acquisto dei materiali sanitari e gli apparecchi per la ventilazione. Ha ricevuto molte offese via internet nel 2020? Non così tante quanto è stato l’appoggio. L’appoggio è molto più grande. […] La Teologia delle Liberazione insegna che la conditio sine qua non per vivere il Vangelo di Cristo, è l’opzione preferenziale per i poveri, la difesa dei diritti umani. Secondo lei tutto ciò è già stato dimenticato? La Teologia della Liberazione non è affatto morta, continua presente nella tensione del cammino. È un processo storico che si ripeterà. Sempre esisteranno i galoppini del potere e quelli dalla parte dei poveri, di quelli che soffrono. La Teologia della Liberazione da sola non sarà mai egemonica. Starà sempre dalla parte delle vittime. Ci saranno nuovi studi e nuove teorie, riflessioni teologiche costanti e permanenti. Non esiste liberazione senza conflitto. Nessuno riuscirà a spezzare le sue catene con l’aiuto del suo carceriere. La lotta contro la schiavitù sarà sempre presente. Lillian Bento 06.09.2020 - Rio de Janeiro, Brasile

Da padre Giovanni Burundi, 2 settembre 2020 Prendo l’occasione della venuta in Italia di alcune suore per inviare qualche notizia. Non è che sulle colline tutto sia stato tranquillo. Staremo a vedere che cosa succede dopo le elezioni. Avevo mandato qualche notizia via internet, ma penso non sia partita o arrivata. Ho ricordato e ricordo ancora in ogni messa tanti amici e coscritti di Albino morti per il virus. Seguo con attenzione le notizie del bollettino parrocchiale. Qui c’è il virus, ma sembra che nessuno ci badi molto: abbiamo confessato migliaia di persone, senza mascherine. Per ora ci si limita a lavarsi le mani all’ingresso di botteghe, uffici, chiese, ma la distanza è di chi si pigia per avere un posto nella mischia… Vi ricordo sempre. Coraggio. Vs. aff.mo P. Giovanni Carrara

Don Russo: il Vangelo ci guida a capire il dramma dei migranti

Don Lorenzo Russo è il giovane parroco che da 5 anni regge la chiesa di san Francesco d’Assisi a Floridia, in provincia di Siracusa. Diversi politici lo tirano per la giacchetta cercando di usare quanto scritto in un suo post su Facebook. Parole – ci tiene a sottolineare – che lui voleva rivolgere ad alcuni suoi parrocchiani favorevoli alla decisione di chiudere le strutture di accoglienza dei migranti perché considerate focolai di coronavirus. “Scrivo ai miei parrocchiani, a quanti tra questi oggi gioiscono per l’ordinanza convinti da domani di essersi liberati del problema delle migrazioni, a quanti osannano scelte politiche che non fanno il bene dei poveri di questo mondo ma guardano solo al proprio interesse. A voi dico: non venite a Messa, state perdendo tempo! Non giova a nulla battervi il petto, ascoltare la parola del Vangelo, nutrirvi dell’Eucarestia. La vostra ipocrisia vi precede”. Il post di don Lorenzo è appassionato e diretto. “Convertiamoci al Vangelo, fratelli miei. Un giorno dovremo dare conto a Dio di tutto, delle parole come dei silenzi. Sull’amore saremo giudicati”. (vaticannews.va)

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ASSOCIAZIONISMO

ACLI ALBINESI

Rubrica a cura del Circolo “Giorgio La Pira”

LE ACLI BERGAMASCHE A CONGRESSO IL 3 OTTOBRE

Per le ACLI bergamasche si tratta del XXVIII congresso provinciale. “Più eguali. Viviamo il presente, costruiamo il domani” è il tema dell’anno previsto a livello nazionale. “Pur nei limiti che saranno imposti dalle disposizioni anticovid, vorremmo vivere insieme un momento vero di confronto e di partecipazione democratica” dichiara Daniele Rocchetti, presidente ACLI Bergamo. “Ciò che è accaduto ha segnato profondamente le nostre comunità e servirà tempo per rielaborare in modo non superficiale il vissuto. L’errore che tutti potremmo compiere è di immaginare un nuovo inizio con la stessa logica del tempo precedente allo tsunami dell’epidemia. Finita la stagione degli ammortizzatori sociali che il Governo ha predisposto, la ripartenza si preannuncia dolorosissima per tanti, anche nella nostra terra bergamasca. Il rischio è che riemerga un rancore e un risentimento sociale che metteranno a dura prova la tenuta dei territori. Servirà un discernimento attento e azioni di sostegno comunitarie inedite”.

ACLI PROVINCIALI

Il CAF Acli Bergamo e provincia ha voluto ricambiare con un gesto concreto i dipendenti del settore sanitario della nostra provincia : medici, infermieri, operatori sanitari, per il loro impegno nel prendersi cura degli ammalati di Corona Virus. E lo ha fatto dando loro la possibilità di compilare gratuitamente la Dichiarazione dei redditi. ”Memoria e Gratitudine – ha detto Daniele Rocchetti, presidente provinciale del nostro Movimento – per il lavoro svolto da tutti gli operatori sanitari. Ciò che è avvenuto ha messo a dura prova la vita delle nostre comunità, Il personale sanitario è stato in prima linea nell’azione di cura e di sostegno. Uomini e donne capaci di vicinanza e di umanità. Vorremmo non dimenticarli troppo in fretta”. Al Presidente ha fatto eco il direttore di Acli Service Andrea Persico: “ Metterci gratuitamente a loro disposizione è stato il modo migliore per riconoscere lo straordinario impegno dimostrato nei confronti di una catastrofica emergenza”.

ACLI NAZIONALI - RIFORMA FISCALE Un fisco green attento a sostenibilità sociale e ambientale

“Riteniamo che il sistema fiscale riformato debba incorporare un premio per il rischio imprenditoriale e tener conto del rischio/impatto che le scelte di cittadini e imprese hanno sulla sostenibilità sociale e ambientale del sistema economico” Questo l’incipit della proposta scritta dal Presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini, e dal Prof. Leonardo Becchetti, Consigliere Economico Ministro dell’Ambiente del Territorio e della Tutela del Mare, pubblicata da Il Sole 24 Ore “Il nostro sistema fiscale è e sarà chiamato in futuro ad incorporare sempre di più anche il rischio sociale ed ambientale. – si legge nell’articolo – L’economia insegna che ogni attività imprenditoriale, e persino ogni azione e gesto di consumo, comporta esternalità positive e negative ovvero effetti non voluti indiretti sul benessere della collettività. La consapevolezza delle aziende dell’importanza dell’impatto delle loro scelte oltre il profitto è cresciuta molto di recente con il progressivo aumento d’importanza della responsabilità d’impresa.”

SOLIDARIETÀ

In tempi di crisi economica dovuta agli effetti dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, sono tante le iniziative messe in campo per cercare di arginare le difficoltà delle famiglie in povertà.

A Cisano il Circolo Acli si è impegnato attivamente a sostegno del Banco Alimentare. “Siamo partiti all’inizio del 2000 in collaborazione con la Caritas – dice il presidente del Circolo - . Attualmente con il Banco diamo un sostegno a circa 80 famiglie fornendo pacchi con generi di prima necessità, come pasta, latte, riso, olio, zucchero, farina, legumi e alimenti per l’infanzia. La nostra associazione partecipa alla colletta alimentare ogni anno mettendo a disposizione anche un locale per la raccolta dei beni alimentari, poi da distribuire”. Questo è solo un esempio delle tante iniziative acliste che impegnano il nostro Movimento per far fronte, almeno in parte, alle difficoltà di tante famiglie della nostra provincia.

ESEMPIO

Potremmo dire : Il frate ingegnere al servizio dei poveri. Infatti Padre Maurizio Annoni, 84 anni, si era laureato in ingegneria al Politecnico di Milano. Dal 2000 guida l’Opera intitolata a san Francesco, straordinario esempio di quella Chiesa dei poveri che sta tanto a cuore a Papa Bergoglio. Al giornalista che lo intervista confessa di non aver esitato ad indossare il saio quando si era reso conto di avere i poveri nel suo Dna. Non scriviamo sull’impegno che ha messo nel portate avanti questa straordinaria opera milanese a favore dei diseredati. Non basterebbero due pagine. Vogliamo solo segnalare il fatto che una persona, che aveva in vista una luminosa carriera, abbia rinunciato alla stessa per servire quelli che il Vangelo chiama “gli ultimi”.

SFRUTTAMENTO

In occasione della Giornata mondiale contro la tratta degli esseri umani istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2013, la Cooperativa Sociale Eco Onlus di Sofia Flauto ha realizzato un video con l’intento di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime di tratta e promuovere la difesa dei loro diritti. Chi pensa che la schiavitù, la povertà e l’in-


ASSOCIAZIONISMO fanzia negata siano temi lontani dalla realtà nella quale viviamo sbaglia. Basterebbe questo dato: Oggi in Campania quasi il 40% dei bambini vive in condizioni di povertà, vale a dire due minori su cinque. Immaginiamoci di tutto ciò quanto possa approfittarne la mafia. “L’infanzia è a rischio! Non più bambini, non esseri umani, ma strumenti a beneficio del più forte. Costretti a lavorare , spesso convinti da una promessa di benessere. Si tratta di una maglia intricata che stringe e costringe i genitori poveri a farlo pur di sopravvivere. Tutto questo è molto più vicino a noi di quanto sembri” è il messaggio scritto dalla Cooperativa nella speranza di accendere i riflettori sull’emergenza dei bimbi costretti a lavorare. E noi aggiungiamo di quanto possa approfittarne la mafia di una simile situazione.

AUMENTARE L’INVESTIMENTO IN CAPITALE UMANO

Milioni di studenti sono tornati sui banchi di scuola. In qualche caso sono però mancati i banchi: la foto simbolo dei bambini di Genova a ginocchioni per terra a scrivere sulle sedie rischia di equivocare un inizio anno difficile ma non impossibile. Senza dubbio rappresenta la diffusa sensazione che sulla scuola manchi ancora un progetto serio, che si proceda a vista senza pensare troppo al domani: vediamo, vedremo… Il Presidente Mattarella ha invece detto che la riapertura delle scuole è una prova – insomma una verifica, un compito in classe – per tutta la repubblica. E ha fatto bene a dirlo: potremmo dire che un Paese si riconosce dalla scuola che fa. Ed è proprio così, sia perché la scuola è un fenomeno imponente – 800mila dipendenti per 9 milioni di utenti, per circa 15 milioni di genitori e non si sa quanti altri familiari coinvolti, cui si aggiungono psicologi e pedagogisti e tutto un “indotto” che coinvolge altri milioni di persone – sia perché la scuola è un fenomeno importante, sul piano educativo e sul piano economico. Sul piano educativo è interessante richiamare ancora il Presidente della Repubblica quando ricorda il dramma di Willy. È evidente che in questo Paese esistono “scuole” di violenza dove la cultura è quella drammaticamente narrata anche in alcune serie televisive, in cui le auto e le case lussuose, le donne oggetto, gli anelli giganti e gli stili di

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vita danarosi e muscolari sono tutti giocati su un’etica prevaricatrice e ridotta ad una logica per cui si rispettano solo pochi legami familiari e poi ci si adatta a vivere in un mondo dove la legge ordinaria è un’ipocrita finzione, dato che in realtà esiste solo la legge della giungla. Ecco, contro una tendenza così la scuola può fare molto, perché educa alla libertà e continua a formare cittadini liberi e consapevoli, magari anche curiosi e appassionati, certamente non banali. Il male, come sappiamo, ha molto a che fare con la banalità. Sul piano economico è utile richiamare studi di istituzioni e valutatori (es. Brookings) per cui un quadrimestre perso può incidere fino a 1 punto l’anno di Pil per i prossimi 40 anni e fino a 5 punti il reddito del singolo lavoratore. Non stiamo parlando di poco. Abbiamo spesso dimenticato il legame forte tra la formazione e l’economia. Il lavoro dipende anche dalle scelte dei corsi di studio, dalle predisposizioni individuali che si trasformano in competenze utili alla collettività. Dall’istruzione e dalla formazione passa lo sviluppo economico del Paese: non solo la crescita, ma lo sviluppo proprio. C’è un punto di sintesi, tra il piano educativo e il piano economico, ed è l’investimento in capitale umano. L’uomo non è un contenitore vuoto da riempire, ma una storia da collocare nei destini incrociati di tante altre persone e di un contesto di vita e di lavoro. Bisogna formare bene, se si vuole che la collettività lavori bene: investire in capitale umano è un “buon debito”, per usare le parole di Mario Draghi. Per questo dobbiamo chiedere al ministro Azzolina di usare quest’anno scolastico – così precario – proprio per progettare come rafforzare il capitale umano di questo Paese: gli uomini e le donne che lo governeranno e che lo costruiranno nella quotidianità dei prossimi anni. Una scuola che non immagina il futuro che serve diventa serva degli accadimenti e degli imprevisti. E dunque avanti, senza commettere l’errore di progettare una nuova scuola con i soli professionisti della scuola: la scuola è una parte del Paese, ma riguarda il tutto e tutti.

NORMALITÀ

Per fortuna ci sono anche le buone notizie nel panorama disastrato di un Paese dove tutto sembra grigio o nero come la cronaca che parla di furti, rapine, violenze, truffe e ruberie. Per fortuna c’è anche qualcuno che ci riconcilia con la normalità del bene attraverso un gesto, una rinuncia, un atto di generoso altruismo. È giusto parlarne contraddicendo un luogo comune secondo il quale il bene non fa notizia. Perché sono tanti quelli che offrono ogni giorno un messaggio di fiducia, si impegnano per gli altri, sanno rinunciare a qualcosa, sacrificando tempo e denaro per dare speranza a chi l’ha persa. Esempi ce ne sono tanti: il ragazzo che salva il coetaneo dal rogo dell’auto distrutta, la dottoressa che perde la vita per soccorrere un immigrato ferito, il barista che rinuncia al facile gettito delle slot machine perché non vuole guadagnare sulla pelle degli altri, il pensionato che si offre per tenere aperte le sedi di una biblioteca rionale, quello che restituisce il portafoglio con una cospicua somma. Per non parlare di quanto hanno fatto e stanno facendo tanti in questi tragici momenti in cui domina la pandemia. Ci dicono che bisogna ascoltare anche questa foresta che cresce e non soltanto l’albero che cade. Creare fiducia è compito non solo delle Istituzioni, ma di ogni cittadino che si rispetti.

TESORO

Questo pensiero è tratto da un film in cui un vecchio saggio vuole inculcare nella mente del nipote alcuni valori che egli ritiene fondamentali. E dice: “Il tempo è l’essenza della vita. Fanne tesoro in ogni istante”. Si tratta di un insegnamento al quale ognuno di noi dovrebbe fare riferimento. Dio ce lo ha dato non per essere speso in cose futili, come purtroppo avviene spesso ai nostri giorni, ma in modo degno. Anche perché non lo si può fermare. E gettarlo via, sprecarlo inutilmente, sarebbe il più grave errore che una persona di buon senso possa fare. Per le Acli Albinesi Gi.Bi.

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Per essere informato sulle attività proposte dalla nostra comunità parrocchiale, iscriviti alla NEWSLETTER sul sito

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Opere parrocchiali ... il tuo aiuto è importante

È possibile fare offerte - anche deducibili fiscalmente nella dichiarazione dei redditi in misura del 19% - a sostegno dei lavori autorizzati dalla Soprintendenza per i beni Architettonici. Per le aziende è possibile detrarre totalmente la cifra devoluta. Abbiamo concluso il rifacimento del tetto del CineTeatro e della Casa della Carità con qualche sorpresa per quanto riguarda legname e travi marcite. Abbiamo ultimato la sistemazione e riqualificazione del porticato che si affaccia sul sagrato. Stiamo sistemando: - il tetto dell’ex Ragioneria, che ci auguriamo sia l’ultimo; - il passaggio tra il sagrato e l’oratorio per le infiltrazioni di umidità; - il muro interno della sala giochi, in corrispondenza della strada, anche questo per l’umidità. Impegni questi che stanno dando fondo alle nostre risorse. Grazie per quello che riuscirai a fare.

PER DONAZIONI - Bonifico bancario tramite Credito Bergamasco di Albino, Parrocchia di San Giuliano: IBAN IT91 R050 3452 480000000000340 Per la ricevuta ai fini fiscali, rivolgersi in casa parrocchiale.


RICORDO

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Un ricordo di Mauro Carrara

Foto tratta dal profilo Facebook di Giorgio Fossati

Ho avuto l’onore di accompagnare Mauro in alcune tappe importanti della sua vita e non posso esimermi dall’esprimere, insieme al dolore della sua morte, una grande lode nei confronti della sua splendida famiglia. Se Mauro era così gentile, educato, sempre sorridente e sereno, il merito va a chi gli ha permesso e ha voluto per lui una vita da “persona” con tutte le sue unicità. Ricordo la mamma che lo mandava alla scuola elementare da solo, seguendolo a distanza, di nascosto rifugiandosi nei vari portoni quando lui, sospettando, si girava improvvisamente per verificare di non essere controllato. Ricordo con gioia le gite col Campo Estivo a cui lui partecipava sempre con entusiasmo e positività. Ricordo di averlo inserito al lavoro al Cotonificio Albini con un progetto speciale e di essere poi ringraziata dalla dirigenza per aver collocato una persona così diligente, puntuale e laboriosa. Ricordo le chiacchierate che facevamo quando lui, passando da casa mia, si fermava e mi chiedeva notizie sulla salute mia e dei miei familiari e mi raccontava dei suoi impegni e delle varie vicende. Mauro era così e anche negli ultimi tempi, quando la sua mente si stava spegnendo ai ricordi, mi sorrideva ed emanava comunque serenità e gioia. La sorella Silvana gli ha permesso di vivere e chiudere l’esistenza da “persona” amata ed accudita così come i suoi genitori e gli altri fratelli hanno agito sempre nei suoi confronti. Grazie Mauro, continua a sorriderci dal Paradiso. Adriana Azzola

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CASA FUNERARIA di ALBINO CENTRO FUNERARIO BERGAMASCO srl, società di servizi funebri che opera con varie sedi attive sul territorio da più di 60 anni, nata dalla fusione di imprese storiche per offrire un servizio più attento alle crescenti esigenze dei dolenti, ha realizzato ad Albino la nuova casa funeraria. La casa funeraria nasce per accogliere una crescente richiesta da parte dei famigliari che nel delicato momento della perdita di una persona cara si trovano ad affrontare una situazione di disagio oltre che di dolore nell’attesa del funerale. Il disagio potrebbe derivare dalla necessità di garantire al defunto un luogo consono, sia dal punto di vista funzionale che sanitario e permettere alle persone a lui vicine di poter manifestare il loro cordoglio con tranquillità e discrezione.

Spesso si manifesta la necessità di trasferire salme in strutture diverse dall’abitazione per ragioni di spazio, climatiche igienico sanitarie. Ad oggi le strutture ricettive per i defunti sono poche ed il più delle volte improvvisate, come ad esempio le chiesine di paese, che sono state realizzate per tutt’altro scopo e certamente non garantiscono il rispetto delle leggi sanitarie in materia. Dal punto di vista tecnico la casa funeraria è stata costruita nel rispetto delle più attuali norme igienico-sanitarie ed è dotata di un sistema di condizionamento e di riciclo dell’aria specifico per creare e mantenere le migliori condizioni di conservazione della salma. La struttura è ubicata nel centro storico della città di Albino, in un edificio d’epoca in stile liberty che unisce funzionalità e bellezza estetica. Gli arredi interni sono stati curati nei minimi dettagli; grazie alla combinazione di elementi come il vetro e il legno, abbiamo ottenuto un ambiente luminoso e moderno, elegante ma sobrio.

Lo spazio è suddiviso in 4 ampi appartamenti, ognuno dei quali presenta un’anticamera separata dalla sala nella quale viene esposta la salma, soluzione che garantisce di portare un saluto al defunto rispettando la sensibilità del visitatore. Ogni famiglia ha a disposizione uno spazio esclusivo contando sulla totale disponibilità di un personale altamente qualificato in grado di soddisfare ogni esigenza.

FUNERALE SOLIDALE Il gruppo CENTRO FUNERARIO BERGAMASCO, presente sul territorio con onestà e competenza, mette a disposizione per chi lo necessita un servizio funebre completo ad un prezzo equo e solidale che comprende: - Cofano in legno (abete) per cremazione e/o inumazione; - Casa del commiato comprensiva di vestizione e composizione della salma, carro funebre con personale necroforo; - Disbrigo pratiche comunali.

Antonio Mascher  335 7080048 ALBINO - Via Roma 9 - Tel. 035 774140 - 035 511054 info@centrofunerariobergamasco.it


ANAGRAFE PARROCCHIALE Anniversari

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Da agosto a settembre... ... sono rinati nel Battesimo

Gabriella Azzola

Bruno Telini

in Dall’Angelo 1° anniversario

12° anniversario Signore, a te mi affido.

14.10.2019 - 14.10.2020

“Gabry, una di quelle donne con la dignità cucita addosso e per dignità intendo schiettezza, sincerità, pudore, rispetto, serietà, fedeltà, amore assoluto, caparbietà. Tutte qualità che ti hanno permesso di camminare a testa alta. Il tuo Gigi

Sperandio Bosio 3° anniversario

18.08.2017 - 18.08.2020

Sei sempre nei nostri cuori

Defunto

Per la pubblicazione in questa pagina delle fotografie dei propri cari defunti, rivolgersi alla portineria dell’oratorio.

Mauro Carrara anni 57 Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: “Su di te sia pace!” Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene.

- Camilla Patelli - Giulia Ricuperati - Ilaria Foini - Maria Vittoria Gamba - Clara Ghilardi - Greta Panzolato - Otis Ubogu - Thomas Cretone - Stephan Louis Domine - Pietro Birolini

... sono tornati alla casa del Padre

- Piergiorgio Gorini - Clemente Kranaviter - Mirko Calvi - Marino Moroni - Bianca Beltrami - Ivonne Esposito - Giovanni Pellicioli - Anna Poma - Mauro Carrara - Roberto Locatelli - Battista Pegurri - Maria Fassi - Giuseppina Casati - Pietro Pulcini - Bruno Sonzogni - Pietro Verzeroli

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Regala ciò che non hai Occupati dei guai, dei problemi del tuo prossimo. Prenditi a cuore gli affanni, le esigenze di chi ti sta vicino. Regala agli altri la luce che non hai, la forza che non possiedi, la speranza che senti vacillare in te, la fiducia di cui sei privo. Illuminali dal tuo buio. Arricchiscili con la tua povertà. Regala un sorriso quando tu hai voglia di piangere. Produci serenità dalla tempesta che hai dentro. “Ecco, quello che non ho te lo dono”. Questo è il tuo paradosso. Ti accorgerai che la gioia a poco a poco entrerà in te, invaderà il tuo essere, diventerà veramente tua nella misura in cui l’avrai regalata agli altri.


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