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lutto
Ricordo di monsignor Elia Acerbis Nacque il 12 luglio 1929 e crebbe nella famiglia cristiana di Giovanni Acerbis e Maria Magoni, uniti in matrimonio nel 1919. La sua formazione continuò nella Gioventù di Azione Cattolica dell’oratorio di Albino, dal 1945 guidato da don Domenico Gianati, che rendeva i giovani attivi nel costruire la loro fede e insieme anche la loro cultura: i giovani stessi come Elia, Attilio Manara, Benvenuto Cuminetti erano invitati a prepararsi e relazionare, nelle adunanze, su temi di cultura generale e cristiana. Elia quindi, scartata la aleatoria carriera del pittore, seguita dal coetaneo Mario Signori, frequenta il Politecnico di Milano nella facoltà di architettura. Durante gli studi universitari, nel 1950, conosce i primi figli spirituali dell’oggi san Josemaria Escrivà, apostolo della santità dei laici, arrivati a Milano dalla Spagna. Nel 1951, insieme con Armen Manoukian, della facoltà di ingegneria, inizia ad aderire alla proposta di pienezza cristiana dell’Opus Dei, fondata nel 1928. Per tre anni è a Napoli, ad avviare, tra gli studenti, gli apostolati dell’Opera. Il primo centro partenopeo dell’ Opus Dei è fondato nel 1954, quando due studenti spagnoli, Pietro Turul e Fernando Calafat, creano con l’ italiano Elia Acerbis la sede di Santa Teresa al Museo. A Napoli nel 1955 si laurea e quindi torna stabilmente a Milano. Nella stessa Opera entra anche la sorella Teresa. Mantiene i contatti con Albino. Don Domenico dal 1948 aveva avviato la ricostruzione dell’oratorio: l’8 dicembre 1955 è esposto il progetto generale del nuovo oratorio, con un plastico e grafici, opera dell’architetto Elia Acerbis. Per il Comune di Albino, nel 1957, Elia con il collega Sacchi redige il primo piano regolatore. Opera sua sono diverse cappelle del cimitero di Albino, compreso il famedio; così come diverse abitazioni private (L. Goisis, D. e L. Acerbis, R. Ruggeri, G. Perani), a cominciare dalla ristrutturazione della Casa detta Signori, davanti alla chiesa di S. Bartolomeo, con il salvataggio degli affreschi. Don Domenico, da parte sua, fa del Cammino, opera spirituale principale di mons. Escrivà, l’oggetto delle meditazioni domenicali per giovani e non, al termine delle messe delle 8 al mattino, per un anno: l’Opus Dei é un’associazione eminentemente laicale, con una spiritualità propria, centrata sull’impegno di santificazione della vita quotidiana; ognuno si sforza di essere apostolo nel proprio ambiente di lavoro, insegna mons. Escrivà. L’inizio dell’Opera a Milano non è facile per le grandi ristrettezze economiche; il card. Schuster addirittura manda sacchetti di riso a quelli che abitano nel primo centro dell’Opera. Tuttavia si cerca un posto più grande dove fare attività formative. Elia ricorda gli incontri, il primo nel 1952, con Josemaría Escrivà, allora cinquantenne sacerdote arrivato in Italia nel 1946, che
incoraggiava a guardare lontano e infondeva un grande zelo apostolico: Datevi da fare, è una vergogna che con tutti i posti belli che avete al nord dobbiate venire fino a Roma per le attività formative! E così iniziano le ricerche, in un periodo, quello del dopoguerra, in cui i palazzi venivano spesso svenduti e dati all’asta. Dopo due anni spunta il Castello di Urio, sul lago di Como. Elia ha raccontato con passione la storia degli inizi, fatta di sacrifici ma anche di amore per la bellezza. Non va contro il Vangelo scegliere un posto così bello, tanto da sembrare lussuoso? gli è stato chiesto. Il Vangelo è per tutti, ha risposto, un luogo ricco di storia e di cultura può rendere amabile la preghiera anche a chi non ha mai pregato. Ciò non significa che non si debba vivere e insegnare a vivere la sobrietà e la povertà evangelica. Anzi. In Cammino si legge al punto 631: “Distàccati dai beni del mondo. Ama e pratica la povertà di spirito: contentati di quello che basta per trascorrere la vita con sobrietà e temperanza. Altrimenti, non sarai mai un apostolo”. Elia Acerbis ascetico, anche nel fisico, e parco nelle parole lo era già di suo. Elia ha raccontato come presto si trasferiscono a Urio le prime donne dell’Opera per occuparsi della gestione domestica del Castello, in cui si moltiplicano fin da subito le attività formative. La casa comincia a funzionare nel 1954. Le prime donne abitano il retro del castello dal 1959, delle catapecchie a dire di Elia; nel 1960 direttrice amministrativa è Teresa Acerbis; già dal 1961 però si comincia a costruire un’ala nuova destinata alle persone che curano i servizi, chiamata Castelnuovo. Costa tanti sacrifici: qualche professionista dell’Opera che si era comprato