Famija Arciunesa

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Periodico bimestrale - Sped. a.p. 45% - Art. 2 comma 20/b - Legge 662/96 - Filiale di Forlì - Contiene I.P. Direttore Responsabile: Giovanni Cioria - Aut. Trib. di Rimini n. 185 del 16/8/80 e del 26/8/92 Red. e Amm. Riccione - Via Montebianco 27 - Tel. 0541 643884 Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio - Grafica: Composet Riccione

Anno XXXVII - n° 4 -

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La città si trasforma in grande set cinematografico! Riccione si attesta sempre più capitale del cinema. Sull’onda delle storiche pellicole, firmate da illustri registi, come Dino Risi, Antonio Pietrangeli, Valerio Zurlini e, per ultimo, Ligabue, in settembre verrà girato un altro film destinato a catapultare sul grande schermo la Riccione balneare con la sua spiaggia, il suo mare, il divertimento e le immancabili liason amorose. Il progetto, partito da Cinè, “Giornate estive del cinema” che ogni anno in luglio portano in città uno stuolo di attori e registi di primo piano, nonché duemila addetti del settore e le major del cinema, porta la firma della Lucky Red, prestigiosa casa cinematografica italiana guidata da Andrea Occhipinti. La stessa casa che ha prodotto e distribuito film, anche di successo internazionale, come i super premiati “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Sulla mia pelle” sul dramma di Stefano Cucchi. Mentre andiamo in stampa, la trama e i nomi dei protagonisti non sono stati svelati ma conosciamo il regista Enrico Vanzina, avvistato mentre cercava le location per i ciack più significativi. Lo stesso sceneggiatore e produttore cinematografico, a inizio luglio ospite di Cinè, aveva preannunciato la sua presenza a Riccione, in vista di un nuovo film. L’aveva anticipato in occasione del primo anniversario della scomparsa del fratello Carlo, anche lui celeberrimo regista, celebrato in piazzale Ceccarini con la presentazione della versione di “Sapore di Mare”,

restaurata dalla Cineteca di Bologna e Dean Film. Da ricordare che i Vanzina con decine di film sulle vacanze, record d’incassi, hanno raccontato gli anni più fulgidi degli italiani. Tra le location ci sarà anche piazzale Roma, dove in settembre si terrà un concerto che avrà come protagonista un amatissimo artista, che con la sua band ha già fatto rimbalzare il nome di Riccione. A breve le modalità di partecipazione e iscrizione per le comparse. Come conferma il sindaco Renata Tosi, la nuova pellicola è frutto del connubio con Ciné “che, oltre a un valore oggettivo per la città, rappresenta un canale privilegiato per promuovere la “settima

arte”. L’industria cinematografica, ormai di casa a Riccione grazie a Ciné e al suo patron Remigio Truocchio, e per questo ha deciso d’investire in città”. La scorsa edizione delle giornate del cinema sono state intanto contrassegnate dalla presenza di registi, attori e altri artisti di primo piano come Roberto Benigni, Matteo Garrone, Alessandro Siani, Lo Stato Sociale (nella foto), Fausto Brizzi, Donato Carrisi, Paolo Calabresi, nonché Ilenia Pastorelli e Serena Rossi. Nomi che si aggiungono a quelli delle testimonial di Cine@Donna, prologo di Cinè della Giometti eventi, che quest’anno ha puntato su Lucia Ocone, Dori Ghezzi e Isabella Ferrari.

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di Nives Concolino

Don Alessio a San Martino, don Massimiliano alla Stella Maris Lo scorso Giugno, dopo quattro anni, don antonio Moro ha lasciato la parrocchia di San Martino per andare a Bellaria in sostituzione di don Claudio Comanducci, partito per un’esperienza missionaria in Mozambico. Al suo posto è subentrato don alessio alasia, che fino a giugno è stato parroco alla Stella Maris (Fontanelle), ora affidata a don Massimiliano Cucchi, che era in forze nella zona pastorale di Morciano. Nella comunità della Valconca succede il riccionese don Francesco Fronzoni, già vicario parrocchiale a San Mauro Pascoli. A San Martino (circa 12mila anime - un terzo della popolazione riccionese), la notizia dello spostamento di don Antonio, arrivato a Riccione nell’agosto del 2014 dopo don Maurizio Fabbri, ha sorpreso i parrocchiani che nutrivano tanta stima nei suoi confronti.

Da allora don Moro, sacerdote dal 1990, già prete operaio e responsabile dell’Ufficio di Pastorale sociale del lavoro della Diocesi di Rimini, ha lavorato assieme a don Stefano Battarra e ai fedeli, ponendo particolare attenzione alle persone sole e alle famiglie immigrate da altri Paesi. Diversi i progetti di sostegno indirizzati alle missioni. Tra i suoi ultimi progetti, l’apertura

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dell’ambulatorio infermieristico per indigenti e il restauro della torre campanaria della vecchia chiesa di San Martino. Con piacere intanto i parrocchiani hanno dato il benvenuto a don Alessio che, per diversi anni fino al 2015, era già stato a San Martino come cappellano. Tra i suoi progetti, portati a termine nella parrocchia Stella Maris, il completamento del centro parrocchiale. Intenso il suo impegno con i giovani, anche sul fronte scolastico, da tempo infatti insegna al liceo Scientifico Volta-Fellini. Con i ragazzi in passato ha pure fatto particolari esperienze in missioni africane. Apprezzati i suoi incontri di preghiera e la sua pastorale che su diversi punti da circa un anno e mezzo, viene portata avanti in tandem tra la parrocchia di San Martino e quella di Fontanelle. Alla Stella Maris, intanto, il 15 giugno si è

insediato don Massimiliano. Molto impegnato sul versante della pastorale giovanile, anche lui insegna al Liceo Volta-Fellini ed è docente di Bioetica all’Istituto superiore di Scienze religiose di Rimini. Laureato in Medicina e Chirurgia, dopo aver conseguito il baccalaureato in Teologia, è stato ordinato sacerdote nel 2007. “Questi avvicendamenti - spiega il vicario generale della Diocesi di Rimini don Maurizio – cercano di tener conto delle caratteristiche dei singoli presbiteri e di favorire il cammino delle rispettive Comunità pastorali”. Sono state proprio le esigenze di alcune parrocchie della diocesi a dettare questi e altri trasferimenti.

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nuovi progetti

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di Nives Concolino

Ex Delphinarium: arriva il primo condhotel Riccione fa il verso a Milano e annuncia la costruzione di un “Bosco verticale”. Si tratta del primo condhotel d’Italia, formato da nove piani di fabbricato attorniati da vasche con alberi e arbusti. Troverà spazio sul Lungomare della Repubblica, al posto del Delpfinarium, rimasto aperto fino al 2004 e ora usato come pista estiva di kart. Il “progetto di rigenerazione e forestazione urbana”, verrà realizzato dal noto imprenditore Tiziano Sgarbi, che interverrà anche sull’attigua Villa Ernesta, pronta a essere trasformata in un centro benessere. Se ne occuperanno per la parte architettonica lo studio milanese Stefano Boeri architetti, e per la paesaggistica lo Studio Laura Gatti. Alcune anticipazioni dell’intervento sono state date un mese fa dai tecnici dei due studi e di Nomisma, affiancati dal sindaco Renata Tosi, che ha dato il “la” all’accordo operativo, sulla base della nuova legge regionale. Alcuni numeri. Il condhotel, che prevede anche un piano interrato, riserverà il 40 per cento della sua superficie ad appartamenti con vista mare, destinati al mercato immobiliare. I servizi saranno condivisi con l’hotel che si svilupperà sul restante 60 per cento del fabbricato. Un particolare, come annunciato da Erika Morati, business development manager della Boeri, si calcola che la somma delle superfici edificate si aggirerà sui 4.500 metri quadri. La superficie costruita interesserà il 22 per cento dell’area, il resto sarà riservato a giardino. Una parte sul confine verrà ceduta al Comune per allargare i marciapiedi, come previsto per analoghi interventi

di altre proprietà private. Disegnato a pianta quadrata, molto compatto, il condhotel sarà caratterizzato da terrazze e logge con vista mare avvolte nel verde. Il bosco verticale prenderà corpo con arbusti che verranno sistemati a ridosso dei sui balconi e con alberi da piantare nei vasconi collocati sulle logge. La varietà delle piante, come sottolineato dallo stesso Sgarbi, con il cambio delle stagioni varierà l’aspetto del “bosco”. Per il resto la struttura ricettiva e residenziale sarà dotata di sistemi alternativi fotovoltaico, solare termico, pompe di calore, con possibilità di riutilizzare l’acqua reflua per l’irrigazione. In quanto a Villa Ernesta, soggetta a vincolo, con le sue due nuove piscine diventerà il cuore del relax dell’intero complesso che, come evidenzia Sgarbi: “Modificherà lo skyline di Riccione, perché sarà l’intervento più bello della città”. Stando alle previsioni del sindaco l’iter burocratico sarà concluso nel 2020, poi spazio al cantiere. All’indomani della presentazione del progetto non sono mancate le polemiche da parte dei rappresentati di alcune associazioni di categoria, ma soprattutto dei gruppi consiliari di minoranza che accusano il sindaco di “promuovere un progetto, molto più invadente di quello previsto anni fa, con meno piani, contro il quale si era battuta alacremente”. Tengono il pollice verso su questa “retromarcia, che trova un precedente nella tassa di soggiorno”. Su tutto il timore, per alcuni certezza, che questo e altri progetti di rigenerazione, occupando le ultime aree libere a ridosso della spiaggia con questo carico di cemento appesantiscano e tolgano respiro alla fascia turistica”.

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di Nives Concolino

Il Corallo festeggia 90 anni con un nuovo progetto Ha festeggiato i 90 anni di attività con la conduzione della stessa famiglia che l’aprì nel 1929. A celebrare il grande anniversario con centinaia di ospiti, turisti e riccionesi, e un esilarante show del comico Andrea Pucci, lo scorso luglio è stato l’Hotel Corallo, gestito dai fratelli Lorenzo Federico ed Enrico Spadini. A loro l’onore di tagliare la monumentale torta, nella suggestiva atmosfera creata tra giochi di luce e colori a bordo piscina. Ad aprire l’attività, a soli 17 anni, fu il padre Luciano. Da allora, la nota famiglia non ha mai mollato il timone, anzi, nel tempo l’ha ampliata, cosa che accadrà anche in questo autunno, quando, demolito l’adiacente ristorante pizzeria Ranch Saloon sul lungomare della Repubblica, si comincerà a costruire il terzo edificio del complesso.

A darne conferma è Lorenzo Spadini: “Da fine settembre partiremo con la riqualificazione dei fabbricati esistenti e con la costruzione della nuova struttura ricettiva. Oltre alle sedici suite è previsto un nuovo ristorante alla carta per i clienti del Corallo e un centro benessere per i bambini. E’ nostra intenzione ultimare i lavori in due anni”. La motivazione di questo ulteriore importantissimo investimento? “E’ necessario stare al passo coi tempi, perché gli scenari sul fronte turistico cambiano di continuo. Dalla villa della nonna, che era una Mancini, all’hotel che al momento dispone di novantanove camere, il nostro quattro stelle ha subito una continua metamorfosi. La prima ristrutturazione importante è stata fatta dopo la scomparsa di nostro padre che lo gestiva con mamma, Maria Ruth. Caratteristica del Corallo, che ha ospitato anche personaggi come Totò, Mastroianni, Wanda Osiris e i Borletti, è la nostra condizione familiare, da trent’anni affiancata dalla direzione di Silvano Turci”.

REDAZIONE Direttore Responsabile: Giovanni Cioria • Capo Redattore: Giuseppe Lo Magro • Redazione: Nives Concolino, Francesco Cesarini • Hanno collaborato: Dante Tosi (archivio), Lorenzo Scola, Roberto Betti, Alessandra Prioli, Edmo Vandi, Fabrizio Serafini, Alex Bianchi, Vittorio Guidi, Lorenzo Galavotti (archivio ), Manlio Masini, Marina Salvi, Amici dei Musei, Diabete Romagna Onlus • Foto: Pico e Gianni Zangheri • Pubblicità: Tel. 339 5019846 • Grafica e impaginazione: Studio Grafico Composet Riccione: 339 5019846• Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio S.r.l.

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mondo teatro

di Nives Concolino

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Arriva La Bella Stagione con tanti importanti attori In attesa del rifacimento dello Spazio Tondelli (già Teatro del mare) si annuncia il nuovo cartellone de “La Bella stagione”, in programma dal 3 novembre al 29 febbraio. La rassegna, quest’anno all’insegna del Premio Riccione per il Teatro, prenderà corpo con uno stuolo di artisti del calibro di Giancarlo Giannini, Serena Autieri, Paolo Calabresi, Alessandro Preziosi, Anna Galiena, Debora Caprioglio, nonché Fabio Troiano, Natalino Balasso e Giacomo Poretti. Tra gli spettacoli di punta spiccano la prima della nuova versione di un classico di Dario Fo e Franca Rame “Coppia aperta, quasi spalancata” con Chiara Francini e Alessandro Federico (8 novembre) e “Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa di Lorenzo Gleijeses con la co-regia di Eugenio Barba e Julia Varley (22 febbraio). “La Bella Stagione - annuncia Daniele Gualdi, presidente di Riccione Teatro, affiancato dal direttore Simone Bruscia - coniuga la ricerca di nuove drammaturgie e le proposte del grande teatro contemporaneo, legandosi a un altro storico evento, il 55esino Premio Riccione per il Teatro, concorso di drammaturgia. Nella giornata conclusiva del 3 novembre alle 18,30, andrà in scena l’omaggio di “Scanner”, protagonista assoluto della scena elettronica internazionale, all’intramontabile film di Michelangelo Antonioni “L’eclisse”. Ecco le altre date in cartellone, a partire dal 22 e 23 novembre, giorni in cui andrà in scena “La Bancarotta” di Serena Sinigaglia con Natalino Balasso nei panni dello sventurato Pantalone De’ Bisognosi. Il 3 dicembre si prosegue con Alessandro Preziosi in “Vincent van Gogh”.

L’odore assordante del bianco. Nella nuova versione dello spettacolo, Preziosi è Vincent van Gogh, mentre l’emergente attore riminese Massimo Nicolini interpreta il fratello Theo. Il 12 dicembre seguirà Giacomo Poretti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, protagonista di “Fare un’anima”, mentre il 16 Serena Autieri e Paolo Calabresi presenteranno “La menzogna”, pièce di successo del commediografo francese Florian Zeller. Quattro gli appuntamenti di Gennaio. Si parte il 10 con Fabio Troiano ne “La camera azzurra”, adattamento di un romanzo di Georges Simenon a cura di Letizia Russo (Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli” 2003) diretto da Serena Sinigaglia. Si prosegue il 19 con “L’amore per l’educazione”, tratto dal libro Cuore di De Amicis, il 23 con “Otto donne e un mistero”, commedia corale di Robert Thomas con Anna Galiena, Debora Caprioglio e Paola Gassman. Di seguito, il 13 Febbraio, appuntamento col pluripremiato “Il Vangelo secondo Antonio” di Dario De Luca e, il 22 Febbraio, con “Una giornata qualunque del danzatore” e il 27 con “Accabadora” con Anna Della Rosa. Per finire il 29 andrà in scena “Le Parole note” con Giancarlo Giannini e musiche dal vivo del Marco Zurzolo Quartet. Oltre a La Bella Stagione, anche quest’anno il cartellone del Tondelli proporrà la rassegna “La bellina” con cinque appuntamenti domenicali per ragazzi e famiglie. Si parte il 19 Gennaio con “L’amore per l’educazione”, progetto di Gabriele Vacis tratto da “Cuore” di Edmondo De Amicis per poi proseguire con “Kafka e la bambola viaggiatrice” (26 Gennaio), “Nessun dorma” (2 Febbraio), “I love you Tosca” (9 febbraio) e “Butterfly” (16 febbraio). Info: stagione@riccioneteatro.it - www.riccioneteatro.it .


la nostra storia - 90 anni fa

da: “Dall’Internazionale a Giovinezza” di Manlio Masini

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Nei dancing esplode la “ballomania” Il 15 giugno 1929, su “Il Popolo di Romagna”, Montanari -ormai propagandista ufficiale delle delizie di Riccione- punta nuovamente i fari sulla cittadina; parla del «senso dell’ospitalità» della sua gente e della vita balneare che ogni giorno che passa diviene sempre più vivace e variegata. «Gli ospiti -dice il cronista- non vogliono unicamente godere la cura e il soggiorno, ma desiderano anche buoni trattenimenti». Tra questi vanno per la maggiore quelli notturni, che trovano il loro sfogo liberatorio nei dancing, ovvero nei nuovi santuari del ballo sorti nei parchi di alcuni ritrovi pubblici. In questo periodo il piacere della danza si concilia con il piacere della mondanità e su questo aspetto frivolo della vacanza la discussione è a tutto campo. Chi storce il naso e chi invece ritiene la mondanità «un’esigenza utile e dilettevole, che il luogo di soggiorno è tenuto ad offrire». Sulla questione Riccione non ha dubbi e la varietà dei suoi favolosi “notturni” ne è la prova. Parliamo un po’ di questi trattenimenti. In luglio si inaugura il dancing dell’albergo Savioli.

L’apertura di questo nuovo “paradiso fiorito” con orchestrina e pista per il ballo fa notizia e richiama una moltitudine di villeggianti italiani e stranieri anche dai centri balneari vicini. «Il parco -pettegolano i giornali- presentava un aspetto signorile con grande sfarzo di luci». La festa danzante, arricchita da stupendi «adornamenti floreali», si protrae fino alle prime ore del mattino e come in tutte le serate di gran gala alle signore vengono offerti doni e cotillons, mentre «alle coppie danzanti» giochi e regali. Tra i balli domina il foxtrot; molte richieste anche per il black-bottom e il charleston; ma è sempre il tango che affascina e seduce. Il successo di questa “prima” si ripete nelle serate a venire e per tutta la stagione. Tra i party del “Savioli”, maggiormente riusciti, ricordiamo “Moulin rouge” e “Fantasie giapponesi”. In agosto il “Gran ballo di gala” a favore della Casa del fascio registra la presenza di numerose personalità del regime e tra queste il console Ettore Muti. Molto riuscito anche il ballo “Cotillon”, che ai primi di settembre richiama il fior fiore dei villeggianti della riviera. Un altro dancing che riscuote il favore dei bagnanti è il giardino della pensione Vienna. La festa dei primi di luglio, denominata “Sera d’incanto”, con gara di valzer -viennesi naturalmente-, ottiene il “pienone”delle grandi occasioni. Il parco del Vienna, riportano le cronache, «era stato trasformato in modo originale dalle luminarie e dagli addobbi, creati sullo stile cinese». Tanti e «considerevoli» i premi ai concorrenti e alle «gentili dame». Quando non si balla nei parchi si balla in terrazza. Quella dell’Hotel Lido è la più gettonata. Il 17 agosto, in quella «panoramica a mare» si svolge la sfarzosa serata pro Casa del fascio con la partecipazione del giovane tenore Castellani di Milano.

«La festa -annota il reporter de “Il Popolo di Romagna”- si distinse per un carattere di bella e lieta signorilità; le dame gentili che onorano la nostra spiaggia vi intervennero in numerosa coorte. Anche i cavalieri irreprensibili erano in numero notevole. Durante il trattenimento furono offerti doni alle signore e alle signorine; la festa proseguì animatissima fino alla mattina successiva». Le romanze cantate da Castellani riscossero applausi fragorosi. Tra gli ospiti il direttorio del fascio di Riccione al completo e diverse personalità del mondo civile e politico dei paesi vicini.


la nostra storia - 90 anni fa

da: “Una rotta nel Vento” di Dante Tosi”

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14 Agosto 1929. Edda Mussolini inaugura la “Casa Del Fascio” Con queste parole il cronista descrive il momento più alto della cerimonia: “E’ in questa linda casa il cuore della vita di Riccione; della vita nuova che ha per legge il comandamento di un solo Uomo e per meta la valorizzazione di una sola Idea. Edda Mussolini - fiorente giovinezza - si è compiaciuta di tenere a battesimo la “Casa del Fascio”. Rapida è giunta, rapida s’è posta a capo del corteo, rapida ha spezzato il nastro tricolore che legava i cancelli. Il popolo attorno plaudiva commosso e la selva dei gagliardetti si piegava riverente”.

La casa sorge in viale Ceccarini attuale sede della Polizia Stradale (foto a lato), poco più in alto della residenza comunale. Il fabbricato della villa è stato donato dal Comm. Gaetano Ceschina (probabilmente per dimostrare di non essere quel taccagno che la gente descrive; o forse per altri motivi non palesati).

L’ampliamento e la ristrutturazione hanno consentito di ricavare convenienti sistemazioni in appresso descritte. Piano terra: Sede dei sindacati; Patronato Nazionale del Lavoro e Artigianato; Fascio femminile; Giovani e piccole italiane; Sezioni Combattenti e Mutilati; Opera Balilla e comandi; Ricreazione e biblioteca giovani; Circolo ricreativo Dopolavoro; Saletta riunioni; Servizio ristorante. Primo piano: Sala per assemblee; Segreteria politica; Presidenza della Dopolavoro; Sezione Cacciatori e Filodrammatica. Come si vede un contenitore pieno come un uovo dei momenti direttivi ed operativi del partito.

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la nostra storia - 90 anni fa

da: “Dall’Internazionale a Giovinezza” di Manlio Masini

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Al Grand Hotel per il “Gran Ballo della Stampa” La serata in assoluto più splendida ed eccitante dell’estate 1929 è il “Gran ballo della stampa”: un evento unico, di portata regionale, promosso dal sindacato fascista dei giornalisti dell’Emilia Romagna. La manifestazione ha luogo «nelle ampie e superbe sale del Grande Hotel Riccione» il 20 agosto 1929. Prima di accennare all’avvenimento è necessario spendere qualche parola su questo nuovo albergo.

Tra i presenti, unicamente per l’affetto e la familiarità che nutrono verso la cittadina che li accoglie, ricordiamo Marcello Dudovich, Ettore Muti ed Edda Mussolini: l’artista, l’uomo d’azione e la figlia del “capo”. «A mezzanotte -documentano le cronache- fu iniziata la distribuzione di lussuosi “cotillons” che caratterizzarono con nuova grazia le danze.

Il Grand Hotel, di proprietà del commendatore Gaetano Ceschina, viene progettato dall’architetto Rutilio Ceccolini di Pesaro ed è costruito a tempo di record -si dice in cento giorni- dall’impresa di Elvino Casali con l’utilizzo di 300 operai e con la direzione tecnica dell’ingegnere Galeazzo Pullè. L’opera, che si erge sull’area del vecchio ospizio Amati-Martinelli, rappresenta quel sovrappiù di aristocratico che ancora mancava al complesso turistico della Perla verde dell’Adriatico per consentirle di entrare nell’Olimpo delle stazioni balneari più chic d’Italia. Scrivono i giornali: «Il Grand Hotel ha un’imponenza architettonica magnifica ed è costruito secondo i criteri della tecnica alberghiera moderna; provvisto di ogni comodità, ha le caratteristiche indiscutibili dell’albergo di lusso». L’edificio ha camere arredate con gusto e sale spaziose, «ricche di stucchi, di luminarie, di tappezzerie e di decorazioni»; è dotato anche di «segnalazioni luminose di servizio».

Alle dame furono poi offerti vari doni, presentati con fine distinzione. Dopo mezzanotte seguì un sontuoso banchetto al quale presero parte gli intervenuti... Il Ballo della stampa superò le più rosee speranze. L’avvenimento elegante e non comparabile agli altri che si verificarono in questa spiaggia... lo giudicammo come il più grandioso dei trattenimenti mondani della stagione avutosi in tutto il litorale». Tra i «trattenimenti mondani» di maggior successo, che si susseguono al Grand Hotel, meritano la menzione quelli di carattere benefico: il “Ballo di Gala” a favore dell’“Opera Pia Ceccarini”, che ai primi di settembre raccoglie 1.000 lire, e la spettacolare serata organizzata dal comitato delle Opere assistenziali, presieduto da Maria Zoli con la regia di Marcello Dudovich. Una manifestazione, quest’ultima, con danze, brani musicali, recite e «numeri di arte varia» ingentiliti da decorazioni e costumi di grande effetto scenico.

Inaugurato in pompa magna domenica 4 agosto, il Grand Hotel è la novità della riviera adriatica. Ed ora torniamo al Gran ballo della stampa. La partecipazione a questa serata di alta mondanità coinvolge diverse centinaia di ospiti: tutta la crema del giornalismo regionale ed eminenti personalità politiche e artistiche giunte da ogni dove. Gli elenchi degli invitati occupano lunghe colonne di giornale.

Da ricordare anche due serate di agosto a favore l’una delle organizzazioni giovanili fasciste locali, l’altra della Lega antitubercolare. La prima, promossa dal fascio femminile e dal comitato dell’ONB comunale, registra il concorso di tanti cittadini e villeggianti; la seconda, organizzata da un comitato di patronesse, conclude la “Festa del fiore”, tradizionale appuntamento per la lotta contro la terribile malattia, raccoglie la bella somma di 2.100 lire.


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“Metri 5 di battigia” per meditare... Valerio Tullio nasce a Riccione nel 1971 sotto il segno dell’Ariete; da quel momento non ha mai smesso di immaginare. L’esposizione fotografica “Metri 5 di battigia” (Milano 18 Giugno - 27 Settembre 2109 ), apparentemente privi di contenuti significativi, nulla di più di un mondo piatto e vuoto. E’ piuttosto un universo di forme e senso; è il moto perpetuo del mare che restituisce visioni. Confini che travalicano il comune sentire. Mondi variegati e densi, dove riporre l’anima plasmandola armonicamente all’insistere dell’esistenza.

Queste foto in sintesi rappresentano in parte il mio modo personale di guardare al mondo, non solo al mare. Devo ringraziare la cooperativa bagnini di Riccione che si sono fatti partner in questa mia avventura."

Metri 5 di battigia è il rifugio dove l’artista medita; dove anche raccoglie quesiti; cerca e a volte trova risposte: in realtà, ulteriori domande. Un naufrago che anela alla salvezza. Sensibilmente. E l’eco dell’onda rimanda un verso: “...e il naufragar m’è dolce in questo mare”. "Aver la possibilità di esporre a Milano in uno spazio così prestigioso come il Private di Banca Generali vicino al Duomo e partecipare alla rassegna: “Artisti sotto il Duomo” è stata una esperienza molto emozionante. Soprattutto durante il vernissage parlare del mio mare, della storia della mia città, dei primi insediamenti balneari etc etc è stato per me motivo di orgoglio, e sono rimasto piacevolmente impressionato dall'interesse dimostrato in quel frangente dalle persone presenti.

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letture di 100 anni fa...

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di Giuseppe Lo Magro

Lembi d’anime.

Un romanzo su Riccione

Il libro fu cominciato nel 1914 ed ultimato nel 1917. Nel 1918 uscì la 1ª edizione. Di seguito vi offriamo una piccola parte del capitolo 1: “Aurore di spiaggia”.

Nel numero scorso di F.A. Davide Bagnaresi, lo storico che ha curato il progetto “Riccione identità di spiaggia”, ci ha presentato la sua “scoperta”: il romanzo “Lembi d’anime” ambientato a Riccione. Per sua gentile concessione abbiamo potuto leggerlo e rivivere così, attraverso le parole dell’autore, l’atmosfera che circondava la nostra città di cento anni fa.

Era una Riccione in evoluzione ma senza affanni; la spiaggia già ordinata con capanni, tende, sedie a sdraio e mosconi, pronta ad accogliere i turisti nei loro castigati costumi da bagno; viva nel proporre gite in barca con colazione a bordo e bagno al largo; carbonara nei crocchi delle signore che spettegolano sugli effimeri amori estivi; curiosa di ascoltare i racconti dei personaggi che animano la vita notturna; golosa dei dolciumi da gustare nei giardinetti del “Zanarini” o degli aperitivi da centellinare sulla terrazza del Gran Hotel Des Baines; trepidante per le passeggiate pomeridiane in Viale Maria Ceccarini ove esibire abiti di trine o per quelle serali sino alla lanterna sul molo; gioiosa per gli spettacoli di marionette dell’Hotel Ristorante Amati.

Renato Verri si meravigliò di aver potuto dormire tanto. - Le otto.! Possibile? Scese dal letto, aprì le imposte, lasciando che mobili e suppellettili partecipassero a quel gaudio di luce. Compì lesto il suo abbigliamento e s’avviò alla spiaggia da cui mancava da diverso tempo, anticipando col desiderio la contemplazione del suo bel mare dalle eterne sorprese, dai mutevoli aspetti, in quell’ora appiattito, senza strie di vento, quasi stordito da quell’ incanto di luce. Nel cammino guardò ogni cosa con curiosità. Le piccole ville di Riccione, le ridenti casine si erano moltiplicate, erano sorte in gran numero, allineate bizzarramente con contrasti di linee e di colori, lungo i viali non ancora completamente dissodati, ma pieni d’ ombra e di verde. L’utopia degli anni precedenti s'era avverata: su una landa ignuda d’un giorno, dove la solitaria, umile chiesetta, indicava appena nell’alto silenzio, che, anche su quel lembo di sabbie e d’ortaglie deserte, smosse dal vento v’eran dei credenti, rideva ora un piccolo paradiso. Chi mai ricordava gli esploratori di questa spiaggia ideale? I primi innamorati che riuscirono a comunicare il loro entusiasmo, facendo sorgere le prime case timide e sperdute con pochi alberi fruscianti? Come la vita riassorbe l'umanità, il tempo riassorbe i ricordi. Ma l’evoluzione ed il progresso son di buon seme ed anche la spiaggia di Riccione, come al tocco di una verga fatata, si era trasformata negli ultimi anni in un popolato, animatissimo ed allegro paese. Vi si erano aperte ampie strade, viali signorili, negozi, alberghi, giardini aventi le piccole superbie dei parchi, e case e chalets, ed edifici di tutte le foggie, di tutti gli stili, il liberty compreso, che degenera qualche volta in... libertino. Riccione: meta di tutta una folla elegante ed estiva che si riversa da ogni parte d’Italia. La spiaggia è punteggiata da innumerevoli telette estive e vaporose; corsa da leggere nubi di mussoline, di crespi, di merletti; da cappelloni bianchi e di cuffie, sonante di vita elegante, morbida, mondana, tutta trilli, tutta risa, tutta espansione e libertà. E da migliaia di bimbi. Quanti, quanti bimbi! “Borgatti in accappatoio a piccole righe color caffè e arancione è una istituzione riccionese, come le vele colorate, il vento garbino e le donne in bicicletta...”. Da: “Riccione il mio ritrovo preferito” di Fosco Rocchetta. Disegno di R. De Grandis.


amici che se ne vanno...

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di ni.co.

Cesarina Torsani, la “sartora” di viale Dante E’ stata una delle sarte apprezzate di Riccione, tant’è che con la sua professionalità ha catturato anche l’attenzione della famiglia del Duce. Cesarina Torsani, 98 anni, se n’è andata per sempre lo scorso 16 marzo. Sono tanti a ricordarla ancora con l’ago in mano nella sartoria vicino al Palazzo del Turismo, dove dal 1940 al 1981 ha lavorato insieme al marito Alfredo. Le sue “mani di fata” nel tempo hanno creato capi anche per illustri personaggi, tra i quali Donna Rachele che la chiamava a domicilio per farle confezionare i grembiulini dei suoi bimbi o le tende della villa e delle casette circostanti. Come ricordano le persone che l’hanno conosciuta “Cesarina ha trasmesso la passione per il cucito, insegnando il mestiere ai numerosi allievi che frequentavano la sartoria. Si distingueva per la sua eleganza nell’indossare capi da lei confezionati.

Erano tanti i clienti che in occasione delle serate di gala, in programma al Savioli, facevano disegnare e cucire i completi

dalla sua sartoria”. Le giornate della Torsani si dividevano tra casa e lavoro. Ha cresciuto con amore i figli Maria Grazia e Renzo, dandogli costante esempio di onestà, laboriosità e generosità. Adorata anche da nipoti e pronipoti per la sua modernità e apertura mentale, voleva essere sempre aggiornata sui temi di attualità e politica. Aveva tanti interessi: amava leggere, cucinare, giocare a carte e coltivare fiori. Una vita intensa, rafforzata da un grande senso religioso che alimentava con la preghiera quotidiana, affidandosi costantemente alla volontà di Dio. Era sempre pronta ad aiutare il prossimo, e a proposito ripeteva spesso: “La carità non porta miseria”. Insegnamenti che hanno fatto breccia tra quanti l’hanno conosciuta, a partire dai familiari.

Gianfranco, una vita dedicata al lavoro Era un apprezzatissimo artigiano del pane e della pasticceria, prodotta con metodi e ricette di una volta. Gianfranco Porcu, titolare dello storico forno Modernissimo, in Corso Fratelli Cervi, è improvvisamente scomparso lo scorso 19 giugno, a soli 63 anni. Di origine sarda, nato il 27 settembre 1956 a Escolca in provincia di Nuoro, era arrivato in riviera per fare la stagione su invito del pasticcere di Misano Giuseppe Mennini, che andava a prendere i ragazzi in Sardegna per farli lavorare nella sua pasticceria. Giovanni, ammaliato dalla Romagna, ci si è stabilito in via definitiva. Ha lavorato diciassette anni per la pasticceria Giorgio di Angelini, quindi per Mario Balzi, finché acquistò il forno Modernissimo, mettendosi in proprio. Un’avventura, quest’ultima, durata undici anni, continuando a produrre le sue specialità. I prodotti di cui andava fiero, tra l’altro molto apprezzati, erano il pane toscano e la spianata, che tuttora vengo-

no riproposti con la stessa ricetta. A Riccione Gianfranco conosce Sabrina, sua socia nell’acquisto ed ora perno dello storico forno e convolano a nozze il

9 marzo 1986 coronando il loro sogno d’amore. “Ci siamo conosciuti attraverso delle mie amiche -racconta la moglie che lavorava nel ristorante dei genitori, La Cambusa a Misano-, all’inizio ci siamo frequentati di nascosto, poi mio padre sapendo che Franco abitava da solo, mentre noi avevamo la casa grande (io sono la prima di otto fratelli, mentre Franco era il terzo di dodici), lo ha accolto in casa. Dal nostro matrimonio è nato Patrick”. Chi ha conosciuto Gianfranco, che poco prima di andarsene aveva pulito il giardino, sistemato i fiori e fatto perfino la lavatrice per alleggerire il lavoro della sua inseparabile Sabrina, lo ricorda come persona riservata, ma di grande compagnia. Tante le amicizie allacciate anche con gli uomini del Nucleo radiomobile di Riccione, che nel giorno dell’addio si sono presentati in uniforme, scortando il feretro con due auto.

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Riccionesi nel mondo

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di Francesco Cesarini

Michele Mussoni: da Riccione fino all’Onu, ora in Angola Michele 49 anni oggi lavora in Africa, in Angola. Da oltre 20 anni è periodicamente in missione per l’ONU ma ogni anno non rinuncia a passare qualche giorno nella sua Riccione. Da ragazzo, esuberante e sempre pronto alla battuta, si divideva tra i banchi del Liceo e la fascia destra dell’antistadio Nicoletti. Qualcuno ricorda anche di averlo visto sulle TV nazionali in vari programmi. Ma poi Michele ha deciso di inseguire il suo sogno: quello di conoscere da vicino culture e paesi lontani, aiutando le persone in difficoltà. E sembra esserci proprio riuscito. Innanzitutto la prima domanda che si fa a Riccione è sempre quella: “Chi sit e fiul?” (di chi sei il figlio?). “Sono figlio di due straordinarie persone, Adelaide Mantellato, per anni titolare di un negozio di abbigliamento in centro e Gilberto Mussoni una vita nel mondo del calcio, dei genitori speciali”. Quando hai lasciato Riccione? “Finito il Liceo Volta ho lasciato Riccione per studi (prima in Italia e poi all’estero) nel 1988. Poi ho sempre lavorato all’estero, a parte un breve periodo di qualche mese a Roma”. Parlaci del tuo impegno. “Lavoro con le Nazioni Unite, per le quali sono stato impegnato in più di una ventina di paesi, mi occupo di risposta umanitaria in contesti d’emergenza (dovuta a disastro naturale o conflitto civile) con focus in vari settori, ma principalmente sicurezza alimentare e nutrizione. Ho avuto l’opportunità di

conoscere da vicino tanti paesi, culture; fino adesso è stato molto stimolante”. Dove sei stato impegnato? “Ho lavorato nei Balcani (Kosovo, Croazia e Serbia) varie regioni dell’Africa, Asia meridionale (Afghanistan, Pakistan e Sri Lanka) e orientale (East Timor), America Centrale e Caraibi (Haiti)”. Cosa ti gratifica del tuo lavoro? “La soddisfazione è quella di aiutare chi ha bisogno sia attraverso appoggio materiale

a persone vulnerabili sia rafforzando la capacità di governi locali e constatare i risultati del nostro contributo”. Stando così lontano che idea ti sei fatto della tua città e dei riccionesi? “In realtà l’idea della mia città e dei riccionesi non è cambiata poi tanto per il fatto di vivere all’estero, fondamentalmente rimane positiva sia per la mia città, nella quale torno con grande piacere una o due volte all’anno, sia per i suoi abitanti”. Che cosa ti manca di Riccione? “Su tutto, la mia famiglia, i miei cari genitori e i miei fratelli che adoro. Anche alcuni ottimi amici con cui continuo a sentirmi e vedermi. E ovviamente lo stile di vita del posto di mare, probabilmente la qualità della vita di Riccione la comprendi fino in fondo quando sei altrove”. I ricordi più belli di Riccione? Ricordi di famiglia, i mesi estivi passati con amici al mare e uscendo la sera, i tanti sport praticati, soprattutto il calcio. Se ti dico Riccione chi sono le prime tre persone che ti vengono in mente? Farei quattro: i miei genitori e miei due fratelli. Ho un ottimo rapporto con loro e, tra le altre cose, ci legano molto i vari ricordi di bei momenti passati a Riccione. Da “giramondo” cosa ti sentiresti di suggerire alla tua città? Che cosa manca? “A Riccione si sta sempre bene, tra vita di mare, vari tipi di divertimento, ottima gastronomia e ambiente rilassante. Forse, se dovessi dare un suggerimento, continuerei a dare priorità a eventi culturali e allo sport”.

Sala Africa: nuova vita con teatro e musica “Si fece silenzio e risuonarono i primi grandi accordi in re minore della Ciaccona di Bach. Di colpo, con assoluta certezza, seppi di aver trovato il collegamento con quel centro che mi mancava. Il limpido fraseggio della Ciaccona spazzava via le nebbie mostrandomi le gigantesche strutture che fino ad allora mi erano rimaste nascoste”. (Werner Heisenberg, fisico) Il grande fisico Heisenberg vive nel 1919 in una Germania attraversata da una colossale crisi economica, politica e morale dopo la sconfitta della Guerra e i giovani si domandano quali possano essere le vie della ricostruzione. Mentre il fisico è travagliato da tanti dubbi esistenziali ecco che su una balconata, appare un ragazzo con un violino; comincia a suonare Bach e tutto diventa chiaro… È la bellezza che salverà il mondo! Anche il contesto odierno, non lontano dalle frammentazioni dei primi decenni del secolo scorso, necessita di una educazione alla bellezza che interessi soprattutto i giovani e i bambini. E’ stato proprio questo desiderio di bellezza a spingere don Franco Mastrolonardo e don Valerio Celli, sostenuti da un gruppo di ragazzi volontari, a riaprire, lo scorso marzo, la Nuova Sala Africa (ex cinema Africa) con la rassegna di concerti “Colori della Musica”. Ma non è finita. E’ tuttora in fase di elaborazione un programma che nei prossimi mesi, oltre a momenti musicali, proporrà spettacoli teatrali per bambini e di teatro dialettale (questi ultimi a cura di Famija Arciunesa), e d’improvvisazione per i più grandi. Ma l’Africa vuol essere sempre più viva e punto d’incontro per la città, per cui resta aperta anche ad altre iniziative.

di Nives Concolino

La scorsa primavera, intanto, con successo ha proposto quattro domeniche con spettacoli che hanno intrecciato la musica, vera protagonista, ad altre forme d’arte. Un nutrito pubblico di riccionesi e spettatori giunti da fuori comune hanno potuto godere di spettacoli di alto valore artistico e culturale, sia per i professionisti coinvolti, sia per la particolarità e modernità dei concerti proposti, un gradevole cartellone sostenuto economicamente da Banca Malatestiana, Cooperative Bagnini di Rimini e di Riccione, Associazione Albergatori di Riccione e al Gruppo Marcar.


di tutto un po’...

a cura di Francesco Cesarini

Il detto romagnolo...

“L’è com e pardansul!” “E’ come il prezzemolo. E’ dappertutto!

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Un dolce ricordo... EMiLia GaRaVELLi PER TuTTi La “MiGLia” Nel 1962 Don Gino Mordini, parroco di Fontanelle, posa la prima pietra della chiesa, lui stesso le consiglia di intraprendere l’attività di ambulante di dolciumi. La Miglia, ben voluta da tutti nel quartiere per il suo buonumore e l’allegria che è solita portare, lascia il posto al Pastificio Ghigi di Morciano e incomincia una nuova vita. Da quel giorno non vi è messa o festa religiosa in cui non si senta il cigolio stridente dei cerchioni del suo carrettino che annuncia l’arrivo di una dolce sorpresa e di un sorriso amico.

E BaSTa PoCH PER èS CuNTèNT di Giuseppe Lo Magro

Svigis, pugè i pì saltrèin e dì... ènca og ai sò! Andè a véda i “pregati” e dì... ènca og an gni sò!

BASTA POCO PER ESSERE CONTENTI Svegliarsi, appoggiare i piedi a terra e dire… anche oggi ci sono! Andare a vedere gli annunci mortuari e dire… anche oggi non ci sono!

LA FOTO PIU “CLICCATA” L’aRia Di RiCCioNE Da PoRTaRE a CaSa...

La Miglia davanti alla chiesa delle Fontanelle appena costruita.

Riccione 1962 - L’azienda di Soggiorno regala ai turisti in partenza “Barattoli con l’aria di Riccione”. una trovata pubblicitaria per non far dimenticare l’atmosfera della Perla verde e fidelizzare i turisti. Era la riccionese Gloria Saponi la responsabile della distribuzione dei gadget.

Lavoratrice instancabile, si adopererà anche nelle attività della parrocchia, come cuoca nei campeggi estivi dei ragazzi.

Tutti i giorni su Facebook foto, notizie, curiosità su Riccione. Metti “mi piace” e seguici. Tòt i dé sora Feisbuk infég-ne, nove, bujède dʼArcioun. Mét “um pis” e vèn dri ma noun.

Famija Arciunesa

“Prèima ad murì a vria fè un gir sora un aparèc” un desiderio mai realizzato ma per tanti riccionesi la Miglia continua a planare tra i bei ricordi della Riccione del passato.


nuovo rotarY cluB

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di ni.co.

È il Perla verde, presieduto da Gusella E’ nato il nuovo Rotary Club Riccione Perla verde. Presieduto da Daniele Gusella, al momento è composto da trentacinque soci, imprenditori e professionisti che rappresentano l’imprenditoria riccionese. A supportare Gusella nel consiglio direttivo saranno Stefano Tomassini, presidente incoming, Enrico Magnani, segretario, Fulvio Pardu, tesoriere, Danilo Del Bianco, prefetto, Fabrizio Pullè, istruttore del Club, nonché Simona Spadoni, Paola (Polly) Baleani e Alessandro Vannucci. “Convinti che una città come Riccione si meritasse un Rotary Club, e viceversa, abbiamo formato il nuovo club -premette Gusella-. D’altra parte c’era l’esigenza di interpretare in un nuovo modo i dettami del Rotary internazionale. E’ nostra intenzione fare tante cose all’interno e all’esterno del territorio, ci stiamo già attivando per realizzare diversi progetti, anche con l’ausilio dei giovani soci. L’obiettivo è quello di migliorare la vita soprattutto delle persone meno fortunate”. La cerimonia di consegna della “Carta”, si é tenuta all’Hotel Corallo alla presenza di diverse autorità.

La “Sana cultura sportiva” sbarca al Foro Italico a Roma di Fabrizio Serafini La Federazione italiana Tennis ha sposato il progetto e relativo libro, "Sana cultura sportiva" ed ha invitato il sottoscritto a relazionare i futuri maestri di tennis presso il Foro Italico durante gli internazionali d'Italia, (vinti quest'anno da Rafael Nadal e Karolina Pliskova ). L'idea si sta diffondendo come necessità di educare i giovani a ciò che di buono può comunicare lo sport. I valori e i principi trasmessi durante le sedute sportive e durante l'agonismo, aiutano i piccoli atleti nel loro percorso educativo: l'obiettivo è diffondere un buon senso comune, a tecnici, dirigenti, parenti, genitori, arbitri, tifosi. un vero e proprio protocollo. Vincere piace a tutti, ma perdere è una vera lezione, se se ne comprende il significato. Noi adulti dobbiamo essere dei buoni esempi, per questo abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei giovani. Maurizio Costanzo mentre sfoglia il libro di Fabrizio.

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I supermaturi dell’Alberghiero Savioli e del Liceo Volta-Fellini Sono ventitrè gli studenti delle scuole superiori di Riccione che in luglio hanno concluso il quinquennio con il massimo punteggio. Quindici erano iscritti al Volta – Fellini e otto al Savioli. Tre di loro oltre al massimo punteggio, 100 su 100, hanno ottenuto anche la lode. Si tratta di Giovanni Boldi (5F) e Matteo Tomassoni (5G) entrambi dello Scientifico e di Rebecca Grossi (5E) dell’Artistico. Al Volta Fellini si sono contraddistinti Daniele Bianciardi, Jacopo Di Donato, Emanuele Veliu, tutti di 5C, Cinzia Villa di 5E, Francesco D’Orazio di 5F, Davide Merli, Valeria Timmer e Lorenzo Ugolini di 5G, Francesco Barilari ed Eva Bonelli di 5I, tutti dello Scientifico. Con loro Stefano Cella di 5D e Laura Montanari 5E dell’Artistico. Plaude all’ottimo risultato il preside Paride Principi. “Sono orgoglioso di questi ragazzi. Hanno dimostrato un’ottima preparazione e competenza, interpretando al meglio le novità introdotte all’esame di Stato. Mi congratulo anche con gli insegnanti. Ai maturi faccio tanti auguri per il loro futuro”. All’Alberghiero Severo Savioli hanno ottenuto 100 su 100 Mattia Savioli 5CK, Alex Sodde 5BK, Anna Canuti 5EK e Mattia Sozzoni III5SP di San Patrignano, tutti dell’indirizzo di Enogastrono-

mia. Tra gli altri, due studentesse del corso Sala e vendita, Naima Barocci della 5AS e Maddalena Ronchi della lIII5SE, quest’ultima del corso serale, Federico Farina e Nicholas Fagioli della 5T, diplomatisi in Accoglienza turistica. Plaude al successo dei suoi allievi il preside Giuseppe Ciampoli, che ricorda come i tanti suoi allievi si siano contraddistinti “vincendo prestigiosi premi e concorsi nazionali enogastromici”.

I cori riccionesi spopolano in Europa

di Francesco Cesarini

La scorsa primavera ha visto la coralità giovanile riccionese protagonista di una serie di successi mai vista prima. In un solo mese diversi cori della città hanno partecipato a concorsi in Italia e all’estero riportando i seguenti risultati. Fondazione Guido D’Arezzo – Arezzo, Primo Premio cori a voci Bianche – Le Allegre Note, Primo Premio cori giovanili – Note In Crescendo. Lituania Cantat International Competition a Kaunas (LT) 2 Diploma argento e ammissione al Grand Prix Finale. Coro Note in Crescendo. Concorso Corale Città di Faenza Primo Premio coro Coricchiando dell’ I.C. Zavalloni. In particolare il coro NOTE IN CRESCENDO ha vinto i tre premi nel giro di 8 giorni precorrendo oltre 5000 chilometri e mettendosi in evidenza in campo internazionale. Attraverso i cori diretti dal Prof. Fabio Pecci. Riccione è sempre più un punto di riferimento nazionale per la coralità giovanile ed annovera anche un prestigioso concorso corale nazionale tra i suoi principali eventi.

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21 settembre “Artigiano Futuro” a Riccione Il mondo è cambiato, le logiche produttive degli anni passati sono state sostituite da nuove dinamiche di mercato. Occorre comprendere che le modalità di consumo e di produzione così come erano intese vanno modificate. La ricerca di un concetto profondo di “anima” nei prodotti sta motivando i consumatori a ricercare di qualcosa che contenga un plusvalore dato dalle lavorazioni e dalla cultura che da esse traspare. Non si acquista per la presenza di un testimonial ma perché il prodotto contiene intrinseche motivazioni date da ciò che l'oggetto trasmette. Nei prodotti si cerca “forma e contenuto” e quindi la lavorazione, la storia e la provenienza diventano determinanti. Il nuovo artigiano è colui che lavora con passione e con conoscenza unendo tre concetti fondamentali: “Tradurre, Creare, adattare”. Ciò significa che tra i nuovi artigiani vi sono i web master, i creatori di applicazioni, chi lavora con la realtà virtuale e aumentata, i progettisti di nuove vernici ecosostenibili o fotosensibili, fotografi che utilizzano software, modellisti di calzature, costruttori di strumenti musicali ma anche officine e carrozzerie alle prese con la digitalizzazione così come nel settore della meccanica e della meccatronica. Un mondo i continua definizione dove l'innovazione tocca anche settori come le costruzioni, gli impianti ma anche lavanderie, pasticcerie, gastronomie.

Ci sono strumenti Ci sono strumenti indispensabili indispensabili che si non si vedono. che non vedono.

Da sinistra: Davide ortalli Direttore CNa Rimini, Sergio Silvestrini segretario Nazionale CNa, Mirco Galeazzi Presidente CNa Rimini.

Perché l'innovazione non è necessariamente solo tecnologica ma bensì figlia di una continua formazione e un serrato aggiornamento che il mercato richiede per fare la differenza, per essere competitivi. il nuovo artigiano non è nemmeno lontanamente SeiSei sicuro di di avere quello sicuro averegià giàtutto tutto quelloa quello del passato. paragonabile cheche serve per il tuo lavoro? Non basta aprire la bottega ed aspettare clienti ma serve utilizserve per il tuo lavoro? zare tutte le conoscenze unendole alla tecnologia ed alla capacità di una grande flessibilità. CNA vuole per questo spingere la capacità imprenditoriale di un territorio capace di evolversi organizzando il progetto “artigiano Futuro” di CNa che si tiene a Riccione il 21 settembre alle 18.00 presso l'azienda Rossi oleodinamica in Viale del Lavoro 9. Un vero e proprio laboratorio dove raccogliere le eccellenze dela te:anostro territorio, protagoniste: novità, idee, scambio e cresciContatta la CNAladella Romagna più vicina Contatta CNA della Romagna più vicina te: Apri la tua con noicon noi Aprinuova la tua attività nuova attività CNA Forlì-Cesena e per ilanno primoavrai annogratuitamente: avrai gratuitamente: e per il primo ta. Un forte messaggio ai giovani ed al territorio per intraprende0543 770111 - www.cnafc.it Kit digitale card, fatturazione elettronica...) • Kit digitale• (PEC, smart(PEC, card,smart fatturazione elettronica...) CNA Ravenna • Pacchetto Privacy • Pacchetto Privacy 0544 298511 www.ra.cna.it re un nuovo cammino di sviluppo economico che parta da valori • Consulenza di settore • Consulenza di settore • Finanziamenti: progetto zero interessi CNA Rimini • Finanziamenti: progetto zero interessi con altre imprese 0541 760211 - www.cnarimini.it • Networking• Networking con altre imprese fondamentali come impegno e passione. CNA Forlì-Cesena 0543 770111 - www.cnafc.it

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Don Carlo Tonini: “Chi era costui?” Carlo (12.08.1805 – 29.03.1878), figlio di Francesco e Rosa Marcatelli, nasce a Rimini in tempi di carestia e malattie. Rimane orfano a soli 9 anni. Grazie alle buone parole del parroco, è accolto in seminario. E’ un ragazzo bravo e intelligente; affronta con tenacia gli studi ecclesiastici e a soli 27 anni diviene parroco di Riccione. Vi rimane 5 anni, poi nel 1837, lo richiamano a Rimini. Tornerà nel 1848, a sostituire un parroco coinvolto in scandali da processo ed espulsione. A Riccione rimarrà per 30 anni, sino alla sua morte nel 1878. Un mistero è il luogo della sua sepoltura… le alte sfere ecclesiastiche hanno calato un velo oscuro.

20 di Giuseppe Lo Magro

Don Carlo Tonini ebbe a cuore le sorti dei suoi parrocchiani e non gli bastò curarne le anime; si attivò per risollevarli economicamente e portò il progresso nel piccolo borgo affinchè l’esistenza fosse più accettabile. Vediamo in sintesi cosa fece: “Progettò di palificare il Rio Melo, per dare un approdo ai pescatori, cercando finanziamenti. Certificò la povertà di tanti marinai perchè potessero usufruire del Legato Martinelli. Autenticò le firme dei 30 cittadini riccionesi autorevoli, richiedenti al Comune di Rimini tre lampade a gas per illuminare la via principale. Fu tra i firmatari che ottennero l’allargamento di Viale Viola”.

La sua più grande idea è legata alla promozione di Riccione quale paese di bagni marittimi

Pasaggio a livello di Riccione nel 1862. La casellante era Filomena Angelini, nonna del compianto Cav. Augusto Cicchetti.

Il passaggio a livello su Viale Viola (vista monte-mare). A destra si può intravedere l’abitazione del casellante.

Riccione ha un bel mare ricco di iodio, sabbia fine, aria buona. Elementi necessari alla cura della scrofola che attanaglia migliaia di bambini della Pianura Padana. Bisogna portarli qua.! E una volta arrivati bisogna ospitarli, condurli al mare, sorvegliarli. E dietro di loro arriveranno parenti, amici e curiosi. Bisogna fermare il treno a Riccione! Tanto brigò e tanto fece che il Primo Gennaio 1862 il treno fermò al casello di Riccione, dove c’era il passaggio a livello sul Viale Viola (che 50 anni dopo divenne Viale Maria Ceccarini). Si narra che in precedenza, il buon parroco ogni giorno si sorbisse andata e ritorno della tratta Riccione-Rimini, a volte accompagnato dal Conte Martinelli, per dimostrare che c’erano sempre passeggeri sul treno... Don Carlo scende dal treno.


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Don Carlo, leggendo il breviario, accompagna i bimbi scrofolosi al mare per i bagni terapeutici.

Nel 1867 divenne Vice Presidente del Comitato riccionese per gli ospizi marini (Presidente il dott. Giovanni Giorgi) e nell’estate dello stesso anno giunsero in due mandate 106 bambini (50 e 56). Nel 1868 pubblicò un opuscolo per magnificare le qualità del Paese di Riccione. Fu un crescendo di arrivi... di soggiorni... di apprezzamenti... di nuovi villini... Era nata la Riccione dei Bagni di Mare.. era nato il Turismo apportatore di benessere!

Copertina dell’opuscolo: Cenni sul Paese di Riccione e suoi bagni marittimi. Stampato nel 1868.

Cosa ha fatto la Città di Riccione per ricordarlo? Purtroppo solo questo! La rotonda all’incrocio dei viali Milano e Giardini (vicino P.le Curiel- fermata tram). In pieno centro, unica nel suo arredo... ORIGINALE! Qualche anno fa poi il Rotary Club Riccione-Cattolica pose una targa ricordo all’interno della Stazione ferroviaria, che purtroppo con la modernizzazione della stazione, effettuata dalla direzione FF.SS., è stata tolta ed è finita chissà dove.

Ora abbiamo un’occasione! Arredare il nuovo sottopasso Ceccarini... Non dimentichiamoci che il casello ferroviario con la fermata del treno e il passaggio a livello erano proprio lì sopra. Suggerimenti: Dedicargli una scultura stilizzata in ferro tipo quella di Lorenzo Canducci per gli “Angeli custodi” oppure si potrebbe ideare una sagoma in legno marino. Insomma confrontandoci una buona idea salta fuori per ricordare degnamente questo grande parroco che per Riccione è stato importantissimo.

Rotonda Don Carlo Tonini.

Scultura di Lorenzo Canducci.


mondo pittura

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di Giuseppe Lo Magro

Gianvito Vaccaro, il pittore della Libertà Gianvito è un altro che ha “conquistato il diritto” di entrare nel club “B.a.B.A” (Bevitori acqua Beato Alessio). Nato in quel di Potenza (1960), in una terra aspra e bellissima, ha studiato e lavorato per metà della vita nei luoghi d’origine per poi giungere in Romagna e affrontare nuove esperienze esistenziali e professionali. Diplomato Maestro d’Arte (Architettura e Arredamento) Potenza – 1977; consegue il diploma all’Accademia di Belle Arti (sezione Pittura) Torino-1981 e l’Abilitazione all’insegnamento di Ed. Artistica nelle Scuole Medie a Potenza -1982; fa l’impiegato e l’insegnante e tiene mostre personali e colletive di pittura nelle maggiori città italiane e a Barcellona e Parigi. Dal 1997 insegna disegno e pittura presso il Centro Arti Figurative nel Villino Mattioli in via Anzio e presta opera di volontario nell’Associazione Robin Hood pro Mission registrata presso la “Consulta della Solidarietà” di Riccione.

Le sue opere figurano in numerose collezioni pubbliche e private mentre i suoi affreschi impreziosiscono le pareti di molte chiese d’Italia, Riccione compresa.

Per ammirarle è sufficiente visitare le nostre belle chiese: San Lorenzo, San Paolo, Stella Maris e Santi Angeli Custodi. Cus tvò ad piò? L’è dvènt Arciunes sla “A” granda!

Il percorso artistico di Gianvito Vaccaro non è fatto di ricerca ma è rivolto ad una realtà oggettiva dalla quale è difficile sottrarsi, le varie esperienze soprattutto in campo figurativo hanno portato a soffermarsi su una indagine dell’uomo ed i suoi aspetti esistenziali. Lui stesso si definisce un mestierante, poiché la sua esperienza di copista disegnatore, scenografo, insegnante e profondo conoscitore della pittura classica che fa trasparire in maniera evidente anche nelle sue opere, collocandosi in quella schiera di uomini predisposti all’arte denominati semplicemente; pittori. Il pittore è universale e quindi dipinge tutto ciò da cui si sente in qualche modo attratto, affascinato, e sensibilmente coinvolto.In un mondo di confusione generale dove il continuo eco, di pseudo artisti, monotematici, improvvisati, gonfiati da autorevoli critici, e condizionati dai media, incessantemente, nella imperterrita ricerca di interiorità nascoste, Gianvito Vaccaro, preferisce dipingere nella libertà assoluta, figure di uomini, donne, paesaggi, composizioni, in modo tradizionale, usando supporti vari, ma con sani e fluidi, colori ad olio, senza disdegnare altre tecniche affini.


mondo arte e cultura

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Associazione Amici dei Musei di Riccione e Valconca L’Associazione è nata dall’iniziativa di un gruppo di persone, residenti nel territorio, accomunate dalla passione per l’arte e la cultura, consapevoli del grande valore di ogni patrimonio culturale e storico. Conta, al momento più di quattrocento soci ed ha scopi strettamente connessi alla valorizzazione dei Musei del territorio di Riccione (Museo del Territorio, Galleria d’Arte moderna e contemporanea Villa Franceschi) e di tutti i Musei Nazionali seguendo le tematiche e le attività da questi promosse. Ha Sede presso la Villa Lodi Fè, in via delle Magnolie, 3 a Riccione. Il gruppo dirigente è così costituito: Presidente: Carla Lonzi; Consiglieri: Miriam Mulazzani; Monica Mancini; Luisa Ottavio; Rosanna Piva.

L’associazione ha svolto un’intensa attività culturale, fatta di visite alle mostre più interessanti, viaggi alla scoperta delle bellezze della nostra Italia e dall’inizio di Giugno nella propria Sede di Villa Lodi Fè, ad ogni mercoledì, ha organizzato conferenze ed incontri con critici d’Arte, Soci che ci hanno intrattenuti con argomenti di interesse generale, serate musicali e cabarettistiche. Inoltre, da due anni ha istituito una Borsa di Studio annuale a giovani meritevoli che abbiano pubblicato ricerche su opere d’arte presenti nel territorio. Sono state serate possibili perché erano i soci stessi che con generosità tenevano piccole conferenze: Lucrezia Borgia di Marina Milandri – Storia ed origini dei popoli indoeuropei di Roberto Matteoni – Cabaret e divertimento del duo Pierrenzo, nonché del grande Norberto Midani, e di Daniele Fabbri e gruppo – Storie di donne e guerra di Silvana Cerruti Canducci – Storia del mercato dell’arte di Maurizio Stefanini – Storia della poesia di Loris Ferri – Storie di viaggi di Natalino Gasparini e Milena Libretto. Inoltre due grandi incontri col Prof. Riccardo Gresta che ha parlato del Caravaggio e con la Prof.ssa Enrica Taricco che ci proposto la storia di Eleonora d’Aquitania. Per finire, la grande cena sociale che è stata ricca di sorprese ed allietata dalla presenza dell’attrice comica Giorgia Penzo. Programmi futuri In attesa che il panorama italiano proponga mostre, esposizioni o altri eventi, l’associazione ha in programma a fine settembre un viaggio di tre giorni in Valcamonica, sul treno del Bernina e Lago di Como; nel mese di ottobre visita alla Mostra Biennale d’Arte di Venezia.

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gente di casa nostra

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di Marina Salvi

Confezioni Lorena, di madre in figlia 1939-2019. Ottanta anni durante i quali tre generazioni di donne si sono succedute nella gestione di un negozio di abbigliamento a Riccione, vedendo passare il mondo sotto i loro occhi: italiani, tedeschi, francesi, spagnoli, inglesi, russi, americani… hanno apprezzato e comprato i nostri abiti scelti sempre con cura e con gusto. Clienti da ogni parte del mondo, tanti quelli che ritornavano di anno in anno, tanti quelli di cui abbiam visto ritornare i figli e persino i nipoti. Attori e personaggi famosi hanno frequentato il nostro show-room quando Riccione era affollata per le serate dei dancing e il Florida era un ritrovo alla moda. Anni 40: a sin. Maria Teresa e Franca.

Anni ’50: Bazar Florida.

Io rappresento la terza generazione che gestisce il negozio che mia nonna Alessandra Tordi (n. 1908) aveva aperto in viale Gramsci nel 1939 con il nome di Bazar Florida. La gentilezza, la cortesia e la disponibilità hanno sempre contraddistinto le donne della mia famiglia ed il nostro negozio. Mia nonna era una sarta e aveva buon gusto. Fin da piccole mia mamma Maria Teresa Bologna (n.1928) e mia zia Franca (n. 1935) hanno accompagnato e aiutato la nonna imparando da lei l’arte del cucire e della vendita. A quei tempi si faceva tutto artigianalmente: costumi su misura, vestaglie per il mare ricamate a mano, eleganti vestiti da sera che le ragazze sfoggiavano ai balli del Grand Hotel; si cucivano persino palloni colorati per giocare e zoccoli personalizzati a cui veniva attaccata la tomaia al momento. Durante la ritirata dell’esercito tedesco, nella Seconda guerra mondiale, il filo da cucire era un bene prezioso ed ha per-

messo alla nonna di sfamare la famiglia barattando un rocchetto di filo in cambio di generi alimentari. Mia nonna Sandrina (come è stata sempre affettuosamente chiamata dai suoi nipoti) era esile e minuta, ma soprattutto era una donna molto intraprendente e innovativa. Infatti, lei fu la prima a Riccione ad esporre la merce all’aperto nello spazio antistante il negozio, su suggerimento dell’amico fotografo Mario che aveva visto tale modalità in uso nei negozi di Firenze. Tale scelta gli costò una causa dal comune di Riccione perché contro i vigenti regolamenti comunali, ma alla fine si dimostrò una mossa vincente. Ben presto si resero conto che per lavorare e cercare di servire al meglio ogni cliente era necessario conoscere le lingue, per questo mia nonna e mia madre parteciparono ad appositi corsi che allora erano molto frequentati dai riccionesi di ogni età. Si destreggiavano bene e conoscevano parole e frasi in inglese, francese, spagnolo, tedesco e persino russo, l’indi-

2019: Marina Salvi oggi.

spensabile per comunicare con ogni acquirente. A tal proposito, ricordo un aneddoto simpatico raccontato più volte da mia madre. Durante una prova di un abito su misura, una turista finlandese ripeteva in continuazione vaccara (vacker) e a questa esclamazione mia madre rispondeva: “Vacca sarai tu”. Con grande sorpresa la cliente si dimostrò contenta e comprò il vestito molto soddisfatta. Solo in seguito mia madre capì che vacker significa “bella”, ma, ahimè, non si potevano conoscere tutte le lingue del mondo! Tanti sono i clienti rimasti nel nostro cuore e nei nostri ricordi: tra questi Otto e Carlotta, due anziani turisti tedeschi che arrivavano ogni anno con una pic-

Anni ’70: Lino Salvi e Maria Teresa Bologna.

cola decapottabile rossa e che io e le mie sorelle, Lorena e Manuela, aspettavamo sempre con ansia perché non si dimenticavano mai di portarci un’attesissima stecca di cioccolata. Divenuta anziana la nonna, la gestione del negozio è passata a mia madre Maria Teresa (aiutata da mio padre Lino Salvi) e il negozio è stato trasferito sotto il palazzo Savioli in viale Gramsci 49, negozio che tuttora gestisco io col nome di Confezioni Lorena. Sono stati ottanta anni di lavoro ricco di relazioni, di storie, di soddisfazioni, non privi di fatica e di sacrificio. Spero di continuare ancora per tanto tempocon la forza, la passione, la competenza e la gentilezza che hanno sempre contraddistinto le donne della mia famiglia che mi hanno preceduta. A questo punto mi presento: mi chiamo Marina Salvi, la titolare del negozio, commerciante per nascita, diplomata alla scuola d’arte di Pesaro in tessitura e laureata in lettere con indirizzo in Storia dell’arte presso l’Università di Firenze.


mitologia

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Il Vaso di Pandora... è sempre attuale! La storia del vaso di Pandora ci consente di penetrare l’enigma che celano anche altri contenitori come lo scrigno, la scatola, la giara, con la doppia simbologia di protezione e di pericolo, di felicità e di sventura. Come riconoscimento della saggezza e dell’ingegnosità di Prometeo, Zeus gli ha affidato la creazione della vita sulla terra. Ma Prometeo, avendo poca voglia di accollarsi questa fastidiosa missione, si affretta ad affidarla a sua volta al fratello Epimeteo, cui consegna a tale scopo una considerevole quantità di attributi vari e diversi, invitandolo a usare la sua immaginazione per riempire la terra, i cieli e le acque di una moltitudine di creature. Epimeteo si mette a svolgere con gioia il suo compito e crea migliaia di animali. Provvedendo ai bisogni di ognuno, egli ripartisce i diversi attributi consegnatigli da Prometeo - unghie, pellicce, zanne, pinne, ali ecc. — tra le sue creature, in modo che ciascuna riesca a sopravvivere e a occupare il suo posto sulla terra, nel cielo, nei fiumi, nei mari e negli oceani. Quando Prometeo viene a controllare il lavoro di suo fratello, non può che ammirare la maestà del cigno, la potenza del leone o l’agilità della scimmia e meravigliarsi della ricchezza e della diversità della flora e della fauna. Ma egli si accorge subito che Epimeteo ha tralasciato... l’uomo, per il quale non resta più alcun attributo, né pelliccia, né carapace, né unghie, né ali! Come sopravviverà l’uomo in queste condizioni? Per la salvezza degli uomini, Prometeo consegna loro il fuoco che ha sottratto a Zeus, attirandosi in modo l’ira del dio. Poi, chiude in un vaso tutti i mali: la malattia, la violenza, la collera, l’odio, la cattiveria e perfino la morte. Così protetti da tutte le calamità, gli uomini conoscono un periodo benedetto chiamato “Età dell’oro”. Gli Olimpici, gelosi della loro felicità, mettono fine a questa situazione idillica. Il loro strumento è Pandora, prima donna dell’umanità. Ciascuno degli dei e delle dee le fanno un dono. Il suo nome, Pandora, significa letteralmente “colei che ha tutti i doni”.

Mandata sulla terra, Pandora conquista facilmente il cuore di Epimeteo, che ha in custodia il vaso nel quale sono chiusi tutti i mali. Pandora si stabilisce da lui. Un giorno, in sua assenza, la bella scopre il famoso vaso. Curiosa, non può resistere alla tentazione e lo apre, mettendo così fine alla felicità senza ombre degli umani che, ormai, conosceranno le peggiori sofferenze. L’Età dell’oro è finita. Tuttavia, prevedendo il peggio, Prometeo ha pensato a mettere sul fondo del vaso il rimedio a tutti i mali dell’umanità e lì lo trova Pandora nel momento stesso in cui scopre di aver scatenato un’immensa catastrofe: quel rimedio è la speranza.

La vignetta di Giuseppe Ruberto....


solidarietà SPORTIVA Nel mese di Luglio passato c’è stata la 2ª edizione del torneo di beneficenza “Diabete Beach Tennis”. Un arcobaleno di colori: rosa, giallo e blu come le magliette indossate da ognuno, con il simbolico Mister One, che rappresenta il diabete Tipo 1, quello che colpisce i bambini. Tantissimi giocatori si sono sfidati fino a sera, giocando con il sorriso e con il cuore per regalare speranza ai bambini e alle loro famiglie che convivono ogni giorno con il diabete e per costruire insieme un mondo in cui il diabete non sia più d’ostacolo alle passioni ed ai sogni di nessuno. Grazie di cuore agli amici del Riccione Beach Arena, al Comune di Riccione, alle aziende vicine a questo progetto, ai partecipanti e volontari che, come sempre, mettono il loro cuore nel nostro sogno.

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STARE BENE STARE BENE STARE BENE STARE BENE STARE BENE

Reflusso Gastroesofageo

a cura di Lorenzo Scola

Il reflusso gastrico, o gastroesofageo, è un disturbo che si verifica quando i succhi gastrici entrano in contatto con la parete dell’esofago, che avviene, molto spesso, dopo mangiato. Questo reflusso provoca irritazione e quindi bruciore, localizzato dietro lo sterno, e rigurgito acido.

Si può verificare quando il cardias, (lo sfintere esofageo inferiore, un “anello” che mette in comunicazione l’esofago con lo stomaco), non chiude come dovrebbe. Di conseguenza, i succhi gastrici presenti nello stomaco risalgono verso l’esofago, irritandone la mucosa interna, che non è adatta per contenere materiale acido, perché non è gastroprotetta come lo stomaco.

Se questi episodi si verificano con frequenza, il disturbo rischia di diventare cronico. Il reflusso esofageo interessa ca il 20% della popolazione europea e può colpire sia adulti che bambini.
 La tosse da reflusso è uno dei vari sintomi riconducibili al problema. La tosse, in questo caso, si presenta molto fastidiosa, ma è difficile da riconoscere, soprattutto se è l’unico sintomo della malattia. Inoltre, se curata con i medicinali in genere utilizzati per la tosse, la patologia e in particolare il sintomo in questione, potrebbe peggiorare. Se la tosse è causata da reflusso comparirà più probabilmente dopo un pasto, soprattutto se abbondante, e durante le ore notturne; durante la mattinata invece noteremo dei miglioramenti. In linea generale la tosse da reflusso si fa sentire particolarmente quando ci troviamo sdraiati, posizione che favorisce la risalita del contenuto acido dello stomaco verso l’esofago. 1. Sintomi Tipici del reflusso: Fra i più comuni vi sono: La pirosi, o bruciore, localizzata dietro allo sterno, che si irradia fra le scapole fino al collo; Il rigurgito acido. Questi sintomi possono

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persistere durante tutta la giornata oppure manifestarsi in maniera intermittente.
 2. Sintomi Atipici: I sintomi che rientrano in questa categoria sono: Senso di nausea e difficoltà digestive; Singhiozzo; Problemi di deglutizione e sensazione di nodo alla gola; Asma; Insonnia; Otite media; Dolore al torace. Reflusso gastroesofageo: la dieta più indicata Al fine di limitare gli episodi di reflusso è bene seguire un’alimentazione il più corretta possibile. È importante, però, fare pasti leggeri – anche frequenti – mangiare lentamente ed evitare le abbuffate. In caso abbiate episodi di reflusso gastrico, i cibi da evitare sono: Latticini, soprattutto latte scremato, yogurt e formaggi grassi; alcune verdure come pomodori, insalate e verdure cotte al vapore. Frutta: in special modo agrumi, mele, banane, pere, ananas. Prodotti da forno: pane, biscotti, grissini e cracker. Cibi grassi o fritti: che contengono strutto, burro. Dolci: cioccolata, caramelle, dolci a base di menta e budini di latte. Bevande: sono da evitare quelle gassate, ma anche caffè, tè e tisane. È bene evitare anche di coricarsi subito dopo aver mangiato. Di norma sarebbe opportuno attendere 2 ore dal pasto ed eventualmente tenere la testa sollevata con l’aiuto di un cuscino. Fra i rimedi naturali per il reflusso ci sono le tisane a base di piante officinali ricche di mucillagini che hanno effetto lenitivo e antinfiammatorio della mucosa gastrica e dello stomaco, come malva, piantaggine o altea. Anche la liquirizia ha azione antinfiammatoria: contiene mucina, una sostanza che protegge stomaco ed esofago dall’acidità provocata dal reflusso.

Fra le piante naturali spiccano il succo di aloe vera, che oltre a ridurre l’infiammazione, svolge azione di riepitelizzazione della mucosa gastroesofagea. Esistono inoltre ora, prodotti naturali al 100% efficacissimi nella cura e nella prevenzione di questa patologia.


la ZirudÈla

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di Ferdinando Montebelli

La MuSiCa aD SiCHèND CaSaDEi Ui n'è parèc ch'ui pis la musica ad Casadei is né incòrt che la sua la è mèj. La su musica la po' fè e gir de mond mitì sò e dèsch e fèl girì in tond. Ciapè tla bracèda la vosta bèla e fè un gir ad valzer, Lia la è piò arzéla, la sarà piò cuntènta e lav vrà piò bèn sl'alegria la vrà stè sempre piò insèn. L'alegria la sta bèn ad fura e ad chèsa l'è cumè la roba cus trova sora la tvaja stesa. La musica la fa bon ma la saluta, cla bona, cla rumagnola la è piò valida quand i la sona. Me Mèstre Sichènd Casadei bsègna ringrazièl ch'la fat vulè la su musica da tèra finènta in cèl. Ènca i razulèin i chènta la su musica, al su poesie. Um pisaria ènca mu me da fèl isè... sal mie!

LA MUSICA DI SECONDO CASADEI C’è molta gente che ama la musica di Casadei si sono accorti che la sua è meglio. La sua musica può fare il giro del mondo mettete su il disco e fatelo girare in tondo.

Prendete tra le braccie la vostra innamorata e fate un giro di valzer, Lei è più arzilla, sarà più contenta e vi vorrà più bene con l’allegria vorrà stare sempre insieme. L’allegria ci vuole fuori casa e in casa come le cose che trovi sulla tovaglia stesa. La musica fa bene alla salute, quella buona, quella romagnola è di effetto quando la suonano. Al Maestro Secondo Casadei bisogna ringraziarlo che ha fatto volare la musica da terra fino in cielo. Gli uccellini contano la sua musica, le sue poesie. Piacerebbe anche a me di farlo così… con le mie!

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VERDE

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di Alessandra Prioli

Orto Botanico delle Sabbie. Cosa è un biotopo? Come Wikipedia recita: “Il “biotopo” è un’area limitata in dimensioni come uno stagno, una torbiera oppure nel nostro caso un’area formata da dune sabbiose, dove vivono organismi animali e vegetali anche di specie diverse che insieme formano un piccolo ecosistema”. In un ambiente che è sempre piu’ soggetto a subire l’intervento fortemente impattante dell’uomo e che ha quindi perso le sue caratteristiche di naturalezza, anche questi luoghi diventano una rarità e vanno considerati perle preziose da valorizzare e custodire con cura. Riccione possiede uno di questi habitat intatti e magici, che solo l’occhio attento e memore di un passato ormai lontano riesce a percepire come parte non solo del proprio presente, ma della sua storia e del nostro irrinunciabile legame con il territorio; si tratta dell’ “Orto Botanico delle Sabbie”, una superficie sabbiosa originariamente di circa 2000 metri quadrati collocata tra il piazzale Marinai d’Italia, l’ex Colonia Bertazzoni, viale Torino e gli impianti balneari.

Alle file colorate ed ordinate di ombrelloni e di tende, alle stese di lettini, si contrappone questo esempio di biotopo, oggi dalle dimensioni molto piu’ ridotte, terra sabbiosa, zona brulla ed arida, dove la presenza di acqua salata e sabbia hanno selezionato fortemente la vegetazione del luogo e qui non troviamo palme, o piante esotiche, esempi di una subcultura dilagante e nociva, ma arbusti ed erbe dai nomi sconosciuti: il Zigolo delle spiagge, la Reseda Alba (nella foto), la Lappola. Questa vegetazione in alcuni periodi dell’anno produce anche fiori dai colori

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delicati e dalle forme poco vistose, ignorati dai piu’. Troviamo anche esempi di graminacee come l’Agropireto, la Yucca, la Ruchetta di mare, tutte piante adatte ad ambienti salmastri, un habitat che ospita creature quasi scomparse, ma un tempo copiose fra le dune, come lo Scarabeo Sacro e quello Stercorario (nella foto), il secondo definito in gergo dialettale “Bagaron Marder”. A te lettore desideroso di conoscenza e cultore di tradizione e natura, rispettoso del prossimo e dell’ambiente che ti ospita e di cui fai anche parte, forse non è facile da notare quest’ area recintata ed in stato di abbandono, ma se ti trovi da quelle parti, prova ad immaginare cosa era un tempo il suolo su cui affretti il tuo passo per schivare la bicicletta che sfreccia al lato e fermati ad osservare questo frammento di mondo, superstite scenario di un tempo perduto. Auguriamoci che l’amore per la natura e la tradizione, trovi testimonianza in proposte ed iniziative che combattano il degrado, garantiscano sviluppo sostenibile e promuovendo il rispetto dei valori della tradizione locale.

Scarabeo stercorario, un tempo molto diffuso, oggi pressoché scomparso. La particolare caratteristica è quella di realizzare con gli escrementi palline quasi perfette, usando le zampe medie e posteriori, che fa rotolare fino al nido sotterraneo. Per chi volesse approfondire: “Riccione Verde” di Antonio Cianciosi, pubblicato da Famija Arciunesa.


Passeggiando... a cura di Giuseppe Lo Magro

Segnalazioni giunte in redazione negli ultimi mesi..

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zone trascurate in vari punti della città...

Viale Bellini Lungo il portocanale... Durante i lavori stradali nei viali limitrofi sono stati parcheggiati i mezzi di movimento terra e scavo negli stalli riservati ai portatori di Handicap! Perchè penalizzare chi lo è già mandandolo altrove? Non sarebbe meglio, quando ci sono necessità del genere, occupare gli stalli blù.... che sono di più? Parco della Resistenza, ingresso nord di Viale Montebianco... Spesso allagato e impraticale visto che il manto stradale è gibboso e l’acqua ristagna. Va bene la soluzione tipo “Venezia acqua alta...” se è temporanea. Nel frattempo servirebbe un intervento alla pendenza dell’asfalto e alla verifica dei chiusini. Che siano intasati? Nuove “invenzioni” pubblicitarie... Per le strade di Riccione, a imitazione delle bolle colorate del Giro ciclistico d’Italia si stanno notando reclame “da passeggio”. Un’apposita maschera... una bella spruzzata... et voilà... pronta la pubblicità! E’ bene non guardarla troppo a lungo, si rischiano inciampi o scontri umani!

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amici che se ne vanno...

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di Nives Concolino

Marzio Lotti, l’assessore che scampò ai bombardamenti Tra guerra, tentata deportazione e scampato pericolo da furioso bombardamento, parte della sua vita potrebbe essere tradotta in un docu-film. E’ davvero una pagina di storia, che si dipana tra il secondo conflitto mondiale e l’intensa vita politica, amministrativa e sociale quella di Domenico (Marzio) Lotti, classe 1924, scomparso lo scorso 26 giugno, lasciando la moglie Vilma e i figli Andrea e Michele. La sua avventura cominciò a 19 anni con il servizio militare. Dopo l’armistizio infatti, come racconta lui stesso nel libro “Via Don Minzoni 1 Riccione”, fu fatto prigioniero dai tedeschi. Con altri commilitoni venne trasferito in una colonia di Bellaria, dove aveva fatto la guardia costiera, per poi essere caricato su un treno diretto in Germania, nel suo vagone viaggiava anche un fascista riccionese. La corsa del convoglio venne interrotta dalle mitragliatrici degli aerei. Cominciato il bombardamento, Lotti aprì il portellone e con altri compagni di viaggio fuggì nei campi, mentre anche i tedeschi se la davano a gambe. A proposito scrisse: “Di quel momento ricordo solo che è caduta una bomba sul treno e lo spostamento d’aria, che mi ha fatto fare un volo di dieci metri, mentre stavo scavalcando la rete della ferrovia. Il treno si era fermato nel ferrarese dove c’erano tutti quei grandi canapai tra i quali ci siamo rifugiati”.

Per tornare a casa servirono dieci giorni. Questo dopo essere passati per Medicina (Bologna) un quarto d’ora dopo la fucilazione di venti persone e per Cesena, dove nell’attraversare un fiume furono fermati dai tedeschi ai quali Marzio raccontò di trovarsi sul posto per il trasporto degli animali , allora consentito. Tornato a casa rimase nascosto per mesi in una buca. Poi arrivarono i primi soldati alleati inglesi, indiani, polacchi e canadesi.

In ricordo di Marco e Ombretta

Negli anni ‘50, prese la tessera del Partito Comunista ed entrò nel consiglio di amministrazione della neonata Casa del Popolo, svolgendo il ruolo di segretario e direttore. Sempre attivissimo, è rimasto nel consiglio fino al 2018 e per settant’anni ne ha curato le iniziative sportive (incontri di boxe) e ricreative come il locale da ballo, nell’attuale Teatro Tondelli (già Perla verde, Maxi Club e Punto) che ospitò anche Al Bano, Don Backy, Giorgio Gaber, Edoardo Vianello, Jonny Dorelli, Caterina Caselli, Gianni Morandi e Patti Bravo. Marzio viene ricordato anche per la sua vita politica. Nel 1963 venne nominato assessore all’Edilizia, per poi dimettersi tre anni dopo: “Ho lavorato alacremente al Piano regolatore ma non sono riuscito a portarlo a termine”. La mia esperienza amministrativa -racconta lui stesso- si è interrotta a seguito della decisione del Comitato comunale del PCI. La motivazione addotta fu la mia rigidità nell’approccio ai problemi urbanistici. Mi definivano un po ‘Il tedesco’. Il segretario del Comitato Comunale era Mario Masi, l’unico che difese il mio operato fu Terzo Pierani allora segretario della Camera del Lavoro… fui sostituito da Tiziano Solfrini.” A Lotti si deve comunque l’acquisizione per la simbolica cifra pari a mille euro al cambio attuale, dell’area diventata Parco della Resistenza.

dai colleghi del corso D

Per tanti anni avete condiviso la vostra esperienza, il vostro sapere, la vostra umanità e generosità con tutti noi, colleghi e amici della Scuola Media Geo Cenci. Per tantissimi anni avete accompagnato la maggior parte degli abitanti di questa città, Riccione, nel cammino più difficile che ci sia: diventare grandi! Per tantissimi anni avete accolto i nuovi colleghi aiutandoli nei compiti più ardui a cui la nostra professione ci chiama: insegnare ed educare. Avete donato la vostra professionalità, il vero senso “dell’essere degli esseri umani”, aprendo sempre a tutti le porte delle vostre aule come quelle del vostro cuore. Siamo tutti cresciuti con voi e non possiamo che sperare di avervi restituito almeno una briciola di ciò che entrambi ci avete regalato. E adesso? Adesso la luce si è spenta all’improvviso e non sappiamo se ci fa più male il dolore per la vostra perdita o la rabbia per ciò che vi ha strappato via. Adesso siete li. Non più accanto a noi, ma dentro ciascuno di noi, nei luoghi, per fortuna inviolabili, della nostra memoria, ai cui ricordi ci aggrappiamo con forza, per paura che gli orli si sfochino, i colori sbiadiscano e i suoni si affievoliscano... ma il ricordo di voi è e resterà indissolubile, il bene che vi vogliamo troppo intenso da poter essere raccontato. Il buio della vostra assenza troppo freddo per la nostra pelle.... Forse dovremmo prendere atto che la Vita non ha mai il lieto fine, che ci tiene in bilico come e quanto preferisce, che gli addii non prevedono il ritorno. Forse dovremmo provare a dimenticare le cose belle, per non sentirne la mancanza e non conoscere l’amarezza del vuoto. Forse dovremmo imparare a lasciare andare... ma non si vuol lasciare andare ciò che, in fondo si sa, non ci lascerà mai! Forse dovremmo dimenticare il dolore, che poi, magari la vita ci ripagherà... ma siamo solo degli esseri umani e ancora non sappiamo farlo ...né mai sapremo farlo. Ovunque saremo, qualcosa di voi sarà sempre presente, e i ricordi diventeranno attimi eterni. Marco Ioli e Ombretta Bigi, camminerete sempre con noi, perche’ quello che siamo è anche chi abbiamo incontrato sulla nostra strada. E per aver incrociato i vostri passi coi nostri, ci sentiremo sempre degli eletti. Ciao Marco! Ciao Ombretta!


Mondo LIBRI

31 “Cera una volta un paese dove tutto era nero. Le strade erano nere, le case erano nere, i tetti erano neri, le porte erano nere. Tutto era così nero che non si distingueva più niente. Diversamente da quanto si possa pensare, però, gli abitanti non erano tristi. Erano abituati al buio. Ogni giorno si svegliavano allegri e molto, molto, rumorosi. In questo paese viveva una bambina di nome Selene. La piccola non aveva i genitori, ma viveva con un nonno speciale. Era speciale davvero, sì, perché era un nonno magico, o per meglio dire, era un nonno che riusciva a fare magie”. Selene adora sentire i racconti del nonno, soprattutto la storia del paese luminoso, e notte dopo notte si addormenta con il desiderio di scoprire quali sorprese nasconde il suo strano paese. Forse, se Selene avesse il coraggio di osare e di superare le proprie paure, riuscirebbe a immaginare qualcosa di diverso dal buio che è abituata a vedere... la sua fantasia potrebbe essere una vera e propria bacchetta magica, e chissà che non riesca a illuminare con i suoi sogni l’oscurità che la circonda... Ambra Crociani è nata a Cesena nel 1985 ed è in possesso della doppia nazionalità italiana/svizzera. È laureata in Lettere moderne e specializzata in Linguistica e civiltà letterarie all’Università di Bologna. Successivamente ha conseguito il diploma di insegnamento per le scuole elementari (Bachelor) e per le scuole di maturità (Master) a Berna, in Svizzera, dove da alcuni anni vive e lavora come insegnante. Giornalista pubblicista dal 2006, ha la passione per la scrittura, per i viaggi e per gli albi illustrati.

La professione dell’Assistente Bagnanti si evolve. Si evolvono le tecniche di soccorso in mare, muta la percezione di cosa s’intende per adeguata capacità professionale, cambiano l’approccio sociale e quello istituzionale nei confronti dell’Assistente Bagnanti, che assolve alle mansioni di salvataggio in mare. Ed è proprio nel segno dell’innovazione che nasce questo libro. Esistono già diversi testi che si occupano e trattano il tema della formazione dell’A.B. Sono opere di valore intrinseco, ricche di nozioni utili ai fini didattici, scritte da operatori del settore estremamente competenti, e che gli Autori di questo nostro testo conoscono e apprezzano. Eppure crediamo che nonostante l’attendibilità e il positivo contributo dato alla divulgazione delle discipline del Salvamento, le opere in oggetto siano accomunate da un approccio dove è secondaria una visione destinata a offrire prospettive e indirizzi nei confronti delle tematiche legate all’Innovazione. Innovare significa progredire. Spesso tale assioma non è percepito come composto di causa e concausa vincolanti, e i tempi e gli eventi legati ai fattori di assestamento, che si presentano prima che l’innovazione vada a regime, sono intesi come dubbio, sovrastante alla reale utilità del cambiamento. Per comprendere e volere il mutamento è indispensabile conoscere il passato. Ed essere in grado di confrontarlo con il presente. È da quest’operazione, corroborata dalla capacità d’immaginare, che nasce il futuro.

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basket

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di Alex Bianchi

Cos’è il basket? Il basket è musica! Chiudi gli occhi, concentrati sui rumori: quello della retina dopo un tiro perfetto, quello della palla che rimbalza sul ferro, dopo un tiro un po’ meno perfetto, il “cigolio” delle scarpe sul parquet, al limite del fastidio, le urla del coach per un movimento sbagliato, il borbottio del “lungo” quando il play non gli passa la palla pur essendo libero, i mugugni del play quando il “lungo” sbaglia un tiro da sotto, le urla dei tifosi / genitori che sostengono la squadra. Il basket è musica, fino alle ultime note, quelle della sirena che suona decretando la fine della partita e le conseguenti urla della squadra vincente! Ancora musica. Anzi, genitori, fate ascoltare ai vostri bambini meno musica che viene dai tablet, dai televisori e dalle console dei video giochi e portateli ad ascoltare quella che ogni sport produce! Il basket è tradizione: il Basket Riccione ha oltre 40 anni di vita

e li porta molto molto bene! Non si può non menzionare il grande Mario Masi che per ben 32 anni ha gestito e rappresentato la società al meglio, così come non si possono non menzionare l’attuale presidente Stefano Barosi che ormai da 6 anni sta facendo altrettanto ed il main sponsor Etichettificio Dany di Marco Olivieri che, sempre dal 2013, ha deciso di scendere in campo accanto ai Dolphins. Il basket è divertimento e passione, prima di tutto. Ma soprattutto il basket è fatto da PERSONE che compongono un gruppo. Insieme, sempre e comunque. Nello sport (ma anche nella vita), un gruppo solido realizza grandi risultati. Le 6 finali raggiunte in 4 anni e le tantissime convocazioni dei ragazzi ai vari Centri Tecnici Federali, Trofeo delle Province, Trofeo delle Regioni e varie competizioni credo siano un bel biglietto da visita dei valori dei Dolphins!

Poi, le finali, si possono vincere (come quest’anno, i ragazzi dell’under 15) o si possono perdere (Under 13), ciò che conta è aver imparato qualcosa, rafforzato i valori di competitività e sportività. E la stagione successiva si difende il titolo o si prova a vincerlo! Il tutto, nel rispetto delle regole e dei ruoli, senza dimenticare che il basket è uno sport. Non deve essere una forzatura, non deve essere basato solo su competizione e protagonismo, non deve essere un obbligo o un impegno in più di quelli che già la società, ahimè, ci impone. Quest’anno il Basket Riccione farà un passo avanti, ci sarà un cambio di marcia: alcune facce nuove e tante conferme nello staff, perché la strada che si sta tracciando da anni è quella giusta, va solo affinata. Allenatori ed educatori che con passione e pazienza si occuperanno di bambine e bambini dai 5 anni in su. A settembre iniziano i nuovi corsi e, come sempre, ci sarà da divertirsi. Uno staff professionale e competente sta già lavorando con la prima squadra per disputare un campionato di serie D all’altezza del nome dei Dolphins. Ecco il rooster per la prossima stagione: #5 Michele Amadori (play) - #6 Omar Diagne (play / guardia) #7 Matteo Sartini (play) - #8 Matteo Tardini (guardia) #9 Matteo Bomba (guardia / ala) - #11 Enrico Zanotti (ala forte) #12 Joshua Flenghi (guardia) - #14 Manuel Casadei (play / guardia) #15 Luca Serafini (pivot) - #16 Max De Martin (pivot) #18 Alessio Mazzotti (ala / guardia) - #19 Alberto Stefani (pivot) Coach: Maurizio Ferro - Vice: Massimo Darderi Preparatore: Luca Scorsone - Massofisioterapista: Simone Salvatori Sono certo che Mario Masi sarebbe fiero di questo gruppo! Vi aspettiamo il Venerdì sera per le partite casalinghe presso la Palestra Comunale in Viale Forlimpopoli, sperando di sentire molte volte la musica dei nostri ragazzi che esultano a fine partita! Email: marketing@basketriccione.it Facebook: https://www.facebook.com/basketriccione/

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Siamo pronti per iniziare: manchi solo tu! Siamo carichissimi! L’asd Taekwondo Riccione Polisportiva del M. Roberto Betti apre le porte alla nuova stagione! Riaprono i corsi di Taekwondo alla scuola media Geo Cenci (Ex Fornace), nella sede di Via Martinelli continua il corso di autodifesa (difesa personale) e il corso per agonisti sul combattimento e tecnica con l’uso anche di attrezzature elettroniche Daedo. Il nostro continuo impegno sta a significare che crediamo tanto in quello che facciamo e la soddisfazione dei nostri allievi ci da la motivazione per continuare a sviluppare le nostre idee e divulgare il più possibile l’arte del Taekwondo a Riccione che dal 1978 è stata portata sul territorio riccionese dal M. Geo Ottaviani 7° Dan tutt’ora D.T. del asd T.R.(Taekwondo Riccione) poi proseguita fino ad oggi con il M. Roberto Betti 6° Dan, ora affiancato costantemente anche da Luna Uguccioni 4° Dan. E’ un’arte marziale di origine coreana e orgogliosi di nominarlo, uno dei pionieri che ha portato direttamente il taekwondo in Italia è stato il nostro attuale maestro Chung Kwang Soo 9° Dan maestro professionista riconosciuto in tutto il mondo tutt’ora praticante anche a livello agonistico. Il Taekwondo è un’arte marziale molto dinamica con un cospicuo uso di tecniche di calci inoltre, essendo una disciplina, in quanto tale dona autocontrollo e forza caratteriale nel divertimento del nostro magnifico gruppo di Riccione di bambini e adulti. Nel Taekwondo non esiste età, peso, uomo o donna... ognuno trova il suo percorso, tante sfumature di questa arte marziale la fanno completa e adatta ad ogni obiettivo individuale. Tanti nostri ragazzi, dai bimbi, all’adulto, trovano soddisfazione nell’allenamento in palestra, altri non vedono l’ora di salire sui campi di gara e “scatenare l’adrenalina” e altri ancora si impegnano nelle tecniche di rottura o i master (+40 anni) si allenano e/o gareggiano nelle competizioni tecniche! Sta solo a te fare ciò che piace di più! Il corso di “Difesa da Strada”, procede con grande impeto e forte richiesta. E’ un metodo efficace e semplice (ma ce n’è anche per gli esperti) dove si fondono diverse discipline per arrivare a un risultato concreto. Il corso è adatto dai ragazzi di 13 anni agli adulti di qualsiasi età, uomini e donne, dove si imparerà non un arte marziale tradizionale ma un vero e proprio meccanismo di autodifesa istintivo e spontaneo, da utilizzare nella necessità di doversi difendere in strada. Facile e adatto ai principianti e più “accattivante” ai più esperti e persone motivate. Durante l’attività ci sarà anche una buona

preparazione fisica/dinamica e potenziamento (allenamento funzionale) per rendere il corso ancora più armonico e piacevole e fondamentale per completare un buon esercizio. Noi iNiZiaMo LuNEDÌ 16 SETTEMBRE, ma tu puoi iniziare quando vuoi! Non c’è calendario, stagione sportiva, il tuo inizio è la cintura bianca e puoi indossarla quando vuoi in qualsiasi periodo dell’anno! Corsi di Taekwondo (corsi ufficiali) da Lunedì 16 settembre dalle ore 16:50 per i bambini dai 5-8 anni, 17:45 ragazzini da 9-13 anni, 18:45 ragazzi 14-17 anni, 19:30 agonisti/ adulti. Corso di difesa personale inizierà martedì 1 ottobre alle 20,00. Comincerai con la cintura bianca, ma per la prova potrai indossare la tua tuta! 2 prove gratuite per tutto l’anno e settembre gratis! Si ringrazia ufficialmente la disponibilità del M. Geo Ottaviani e un particolare ringraziamento alla Polispotiva di Riccione la quale ci affianca e ci coordina dando la possibilità di divulgare il Taekwondo a Riccione. iNFoRMaZioNi PiÙ DETTaGLiaTE Su CoRSi E oRaRi CoNTaTTaNDo La PoLiSPoRTiVa Di RiCCioNE TEL. 0541 644410, oPPuRE RoBERTo BETTi 335 5337789 SCUOLA EX FORNACE CORSO TAEKWONDO - ORARI LUNEDÌ 16:50 (bambini 5-8 anni) - 17:45 (ragazzini 9-13 anni) 18:45 (ragazzi 14-17 anni) - 19:35 (agonisti-adulti) - 20:35 (adulti) MERCOLEDÌ 17:45 (bambini 9-13 anni) - 18:45 (ragazzi 14-17 anni) 19:35 (agonisti-adulti) GIOVEDÌ 20:00 (corso agonisti) SCUOLA MARTINELLI VENERDÌ 16:50 (bambini 5-8 anni) - 17:45 (bambini 9-13 anni) 18:45 (ragazzi 14-17 anni) - 19:35 (agonisti-adulti) - 20:35 (adulti) SCUOLA VIA MARTINELLI CORSO DIFESA DA STRADA MARTEDÌ 20:00 Difesa personale da strada (ragazzi 13 anni-adulti)

INSEGNANTI D.T. Ottaviani Geo 7° Dan M. Betti Roberto 6° Dan Istr. Uguccioni Luna 4° Dan Istr. Sacripanti Linda 4° Dan


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La pagina di Edmo Vandi

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Gli aneddoti da Stadio Da oltre mezzo secolo siedo nelle postazioni-stampa dei vari Stadi del nostro circondario. (Principalmente Riccione e poi Rimini, Cattolica, Santarcangelo…). In oltre dieci lustri ho vissuto vicende di ogni genere. Mi soffermerei su alcuni episodi da collocare nella categoria degli aneddoti. BALOUN: Anno 1976, il Riccione, in Serie C, gioca con numerose squadre toscane. Trasferta a Siena. Troupe di Telerimini con Pio Biagini e Secondo Casadei. All’ingresso dello stadio della città toscana ci qualifichiamo. Un addetto ci affronta a muso duro: “Voi di Telerimini non entrate. Perchè?” - “Un vostro collega si è presentato con prepotente sfacciataggine pretendendo 12 posti nella Tribuna Centrale delle Autorità”. Ci siamo detti: “I chè ui entra Baloun”, (Quì c’entra Baloun). Questo ragazzo, che purtroppo non c’è più, dal carattere piuttosto “strano”, seguiva le squadra del Riccione in tutte le trasferte, entrando gratis negli stadi salendo sul pullman della squadra e combinandone poi di tutti i colori. Spieghiamo al Presidente della Società, che nel frattempo era sopraggiunto, chi era quel tizio e che con noi non c’entrava niente. Chiarito l’equivoco ci fu consentito di effettuare regolarmente il nostro servizio, con Baloun che nascosto in un angolo ci gratificava con il suo abituale angelico sorriso.

E’ stato un Fante del 15° Reggimento Fanteria della Prima Guerra Mondiale 15/18. Prima della partenza per il fronte si usava posare per una foto-ricordo da mandare ai famigliari in caso di decesso. Veniva eseguita in studio con bicicletta e sigaretta a corredo messi a disposizione dal fotografo. Questo Fante aveva 19 anni. Si chiamava Vandi Virgilio. Era mio padre.

I rasunamènt per capì la vita

Art: De Grandis

Da sinistra in piedi: Cioncolini, Marlia, Allegrini, Clementoni, Inverardi, Padovani. Accosciati: Vaccario, Tosi, Lombardi, Iaconi, Luteriani. All.: Italo Castellani, poi Giampaolo Piaceri. (Da: “90 anni di Calcio a Riccione” di Rodolfo “Rudy” Bacchini. Ph: Pico)

Signor, fam veda arturnè e splendòr dal Vèle Storiche d’Arciuon. ...e dep arcojme po’ azchènt ad cl’Alma Benedèta.

La mèj de vagabènd: e mi marìd l’è Cintura Nera ad Canapè...


La pagina di Edmo Vandi

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Pièda e Puràce: l’esclusivo “mangime” dei poveri La “miseria nera” di gran parte delle popolazioni delle nostre contrade si è conclusa, si può dire, al termine della Seconda Guerra Mondiale, a metà degli anni ‘40 del secolo scorso. Le condizioni dei contadini e dei poveri in genere, così ben descritte da Giustiniano Villa nelle sue famose “zirudèle” erano, a dir poco, precarie e contraddistinte da privazioni di ogni sorta. Dai cibi ai vestiti (due fratelli a contendersi l’unico paio di scarpe era cosa risaputa). Anche Riccione non faceva eccezione. Noi bambini “di periferia” ci arrangiavamo come si poteva. Si andava sulla spiaggia nei mesi invernali ad attendere l’arrivo delle “batlèine” dei pescatori che sbarcavano nei tratti di arenile a loro riservati (il porto non era loro concesso) e vendevano il pescato direttamente dalla barca, sia al dettaglio che alle donne che, in bicicletta, passavano a domicilio. A noi bambini non negavano i pesci ammaccati, i granchi (invendibili) e qualche “puràcia” che mangiavamo crude all’istante. Queste erano grosse 4/5 volte quelle di adesso. Una in ogni

Art: De Grandis

mano e un colpo secco l’una contro l’altra. Una si rompeva, si ripuliva e si succhiava come un’ostrica. Mai una malattia (avevamo anticorpi lunghi una spanna). A casa poi non trovavamo granchè. Pane e carne zero. Piada mista (farina bianca e gialla) e ancora “puràce”. Mio padre nella bella stagione innestava le viti nei poderi del contado, mentre in inverno pescava

le vongole con quel lungo bastone che trainava il “grattasabbia”. A mia madre il compito di venderle. Ma aveva tre figli piccoli per cui il suo “negozio” era un sacco di juta fuori dal cancello sulla strada, corredato da una bilancia, dei giornali e una scatola da scarpe con una fessura in cui infilare i soldi. Era un pionieristico “Self-service” che impegnava il cliente nella pesatura, l’incarto e il corrispondente versamento dell’importo nella scatola da scarpe. E’ passato meno di un secolo da questa civiltà che oggi ci sembra primordiale, ma molti dei contemporanei (i superstiti!) mantengono vivi i ricordi e ritengono importante rammentarli ai giovani (e non) per capire quanto più agevole sia il vivere quotidiano di quella che per molti sembra una vita (da cambiare !) senza valori e senza esaltanti ricompense. Nel frattempo la piada sta facendo il giro del mondo nei menù dei grandi Gourmèt (adesso la chiamano “piadìna, embè !), mentre al puràce (nel loro piccolo) sono diventate una specialità che onora anche le tavole più sofisticate.

Monika Müller, l’interprete con la passione della pittura

Per decenni è stata punto di riferimento per migliaia di turisti tedeschi che negli anni d’oro affollavano la spiaggia di Riccione. Monika Muller, 75 anni, è scomparsa il 3 luglio, dopo una lunga malattia. Nata il 3 ottobre 1944 ad Hanenklee nei pressi di Hannover in Germania, per oltre trent’anni è stata dipendente-interprete prima presso l’Azienda di Soggiorno, poi all’assessorato al Turismo. Come ricordano le persone che l’hanno conosciuta, turisti e riccionesi, soprattutto gli operatori del settore : “Monica era una persona di straor-

dinaria dolcezza e di grande bontà d’animo, sempre sorridente e disponibile. Ha apprezzato tutto quanto di bello la vita offriva senza mai contestare quello che le negava”. L’avventura romagnola della Muller è cominciata nel 1959, quando in vacanza a Riccione con i genitori Wilhelm e Hilde conobbe Edmo Vandi. Scoccò la freccia di Cupido, finché un paio di anni dopo, i due innamorati convolarono a nozze nel santuario delle Grazie, a Rimini. Dalla loro unione nel 1963 nacque Roberto, loro figlio unico. Monika s’integrò subito nel tessuto della città, tant’è che in fretta imparò a parlare in dialetto meglio di tanti riccionesi. Nel 1964, mentre il popolo tedesco continuava a riversarsi in massa nella Perla Verde, la Muller cominciò a lavorare come interprete, attività che svolse all’Azienda di Soggiorno negli Uffici Informazioni del Palazzo del Turismo e, in estate, nelle sedi distaccate all’uscita dell’A14, alla stazione ferroviaria, all’Alba e in altri punti info. Al di là del lavoro Monica nutriva un grande amore per gli animali, amava la lettura, il cinema e la pittura. Pennelli e colori erano la sua grande passione che, alimentata da estro e fantasia, le ha consentito di produrre quadri di pregio, apprezzati da diversi collezionisti del Nord Italia. Intensa su questo fronte la sua attività alla quale nel tempo ha dovuto rinunciare per i problemi di salute.

Tante le persone che hanno dato l’addio a Monica nella chiesa di San Martino in viale Diaz, stringendosi insieme al marito giornalista Edmo Vandi, al figlio Roberto e alla nuora Marisa. Nives Concolino

Olio su tela di Monika Müller.


vite spericolate

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di Giuseppe Lo Magro

Aneddoti di Ugo Bertozzi “ad Primo”, marinaio riccionese La prova dell’alberello

Era un uomo socievole e generoso, simpatico e orgoglioso, amante della vita libera. Fece esperienze professionali navigando sui carghi di mezzo mondo, ma tornava sempre a Riccione e raccontava storie tali da sbalordire gli amici.

Gli amici decidono di fare una prova di forza tra Mario e Ugo. Vanno sul piazzale del porto a scommettere chi sarà capace di levare uno dei giovani alberelli di tamerici a dimora da qualche anno. Per primo tocca a Mario: egli abbranca l’esile fusto, lo torce, lo tira, e dopo alcuni tentativi lo tira fuori con le radici e tutto.

Fu tra i tre ardimentosi che compirono, su tre piccoli dinghi a vela, il Raid “Riccione-Italia Giro d'Europa” cioè un viaggio terra-fiume-mare toccando Spagna, Portogallo, Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera. I suoi compagni di avventura si chiamavano Edoardo Ventura do Santos Silva (oriundo brasiliano che un impiegato dell'anagrafe di Riccione pensò bene di rendere più pratico ribattezzandolo Edoardo Venturini) e Dino Mulazzani della famiglia dei “Panzadura”, soprannominato “Bidoun”. Il perchè è facilmente immaginabile! Qui narriamo l'episodio “Scherzo degli alberelli” e la comparsata nel film Estate violenta: Valerio Zurlini, amico e frequentatore da molti anni di Riccione, scelse bene il luogo per girare il suo film: Estate violenta (1959). Conosceva la nostra spiaggia, il porto, le ville, i viali e, sopratutto, la disponibilità dei riccionesi. Cominciò a girare nell’estate 1959 utilizzando i luoghi della memoria che ben collimavano con quelli della storia che voleva raccontare. Ci fù un episodio curioso nella prima sequenza: “Una barca a motore entra in porto con a bordo due aviatori inglesi raccolti in mare”. La barca è il “Leopoldo”, con Dario Pronti “ad Luis” capobarca e Neri Carlo “Carlèt ad Stupèin”, Neri Armando “Dandla ad Stupèin” e Bertozzi Ugo marinai.

Poi tocca a Ugo: lui é convinto che si tratta di un gioco da ragazzi, però al primo scosso la pianta non si muove; riprova con tattiche diverse, ma il tamerice non molla. Si leva la camicia e per lo sforzo diventa tutto rosso e mugghia

Uno dei piloti é ferito ed é sdraiato sul ponte con un soldato italiano che tiene alta l’ampolla per la trasfusione del sangue. La scena viene ripetuta più volte a causa delle continue disattenzioni e anche perché il soldato ferito, (un autentico inglese) nel momento del percorso inverso per rifare la sequenza, approfittava per attaccarsi al tubo dell’ampolla succhiando il liquido rosso che doveva essere sangue, ma che in realtà era ottimo sangiovese. Così, quando si riprendeva a girare ci si accorgeva che il sangue dell’ampolla non c’era più, e tutto doveva essere rifatto, non prima di aver provveduto a mandare qualcuno da “Baldo” ad acquistare un altro fiasco di vino!

come un vitello nel recinto del macello, ma il “bastardo” non dà segni di cedimento. Finì con una bestemmia da scoperchiare il cielo, e si arrese. Le prime parole che gli vennero fuori dopo aver ripreso fiato furono: “A voj l’ariut”, voglio la rivincita. E quel giorno finì così. E’ appena il caso di dire che era tutto predisposto per lo scherzo (solo la vittima era all’oscuro), la pianta destinata a Mario era stata smossa e, dopo la necessaria manfrina, lui la tirò e venne fuori come radice di carota. Non si creda che la vittima designata fosse sempre un’anima candida o uno sprovveduto sempliciotto: più volte incassava lo scherzo e la beffa pensando di rivalersi alla prossima occasione. Questo era il gioco; un gioco da insensati per cui o ci si stava o si usciva dalla ghenga.

Glossario dialettale: Stupèin= Stoppino, lucignolo Dandla= Donnola, vampiro, donna dai capelli rossi I tre torelli riccionesi: Dino Mulazzani, Edoardo Venturini e Ugo Bertozzi.


La pagina del dialetto

di Giuseppe Lo Magro

Acumpàgn= Accompagnamento, corteo funebre, mortorio. Un tempo, in campagna, era una cerimonia molto sentita. Allora non c’erano i moderni mezzi di locomozione per potervi partecipare e ci si recava in chiesa, al cimitero e poi presso l’abitazione del defunto a piedi o col calesse. La cerimonia durava diverse ore così ai partecipanti veniva offerto il pranzo (preceduto dal rosario – e rusèrie). Dèp l’acumpàgn una magnèda ad macaroun= Dopo il corteo una mangiata di maccheroni. La “portata” del pranzo era direttamente proporzionale alla ricchezza del defunto. Se poi costui avesse disposto: “Quand ca mòr me, tla stala ui è che vidèl”= Quando muoio io, nella stalla c’è quèl vitello. Allora era un pranzo funebre che passava alla storia. E così pure la presenza dei ministri officianti: “Ui era tre prit”= C’erano tre preti... “...E l’acumpàgn un fniva mai”= ...e il corteo non finiva mai. Col povero si diceva: “Ilé i còr pòch i prit”= Lì corrono poco i preti... e si ricorreva al “caratoun”= carro bestiame. Con la persona importante, il feretro era portato a spalla, e chi lo faceva riceveva la pèga (il compenso) così come chi portava ceri o corone. Se avevi ricevuto uno sgarbo da un tizio lo apostrofavi con un bel: “Quand t’mòr an vèngh ma l’acumpagn”= Quando muori non parteciperò al corteo. Quando una riunione che doveva essere allegra si trascinava stancamente si diceva: “Svégia burdèl, un è mènga un acumpàgn da mort!”= Sveglia ragazzi, non è mica un accompagnare il morto! Acumpagnè=Accompagnare L’è nota, fat acumpagnè= E’ notte, fatti accompagnare (ad evitare brutti incontri) A togh l’umbrèla e a t’acumpagn= Prendo l’ombrello e ti accompagno La s’è acumpagnèda s’un vèdve= Vive con un vedovo (more uxorio) E Sgnor ui fa e pò ui acumpagna= Il Signore li fa e poi li accoppia (di solito chi ha gli stessi difetti) U s’è acumpagnè mèl= Si è accoppiato male (chi ha scelto una compagnia non adatta)

LA FOTO CURIOSA

Un importa se tzì stè brèv se te fat de bèn e quant amigh t’è vù. La quantità dla gènta me tu funerèl la dipènd sempra se e piov o s’un piov.

Riccione 1966. Via Pisacane all’Abissinia. Un giovanissimo Paolo Ciotti disseta con un corroborante “bicchierozzo” di sangiovese il simpatico “Bonora” lo spazzino più gentile e disponibile di quegli anni favolosi.

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il personaggio di ieri... 1870 ca.

di Vittorio Guidi

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Don Tmas... se carèt! Questa storia si svolge a Riccione nel periodo in cui le nostre anime erano “governate” dal mitico “Don T’mas” e a Riccione iniziavano i primi bagni dei miseri bambini scrofolosi. A quel tempo Riccione, ancora frazione di Rimini, aveva due cimiteri; uno per gli abitanti dei ghetti di Riccione e San Lorenzo e l’altro per i bambini scrofolosi che, affetti anche da altre malattie, morivano a Riccione. Le sepolture nel piccolo cimitero avvenivano al tramonto per non allarmare gli abitanti del ghetto (occhio non vede...). Avvenivano

dalle precarie condizioni della loro esistenza. Cosicché il nostro

in maniera molto semplice e a volte non partecivano nemmeno i

Don T’mas si trovava da solo con un garzone (che fungeva an-

genitori di quei poveri bambini, occupati dal lavoro, da numerosi

che da chierico) alla guida di un carretto con la modesta bara e

altri figli, trattenuti dalla mancanza di danaro per il viaggio e il

giungeva al piccolo cimitero per dare umana sepoltura alla salma.

soggiorno a Riccione e, spesso, anche dallo scarso affetto indotti

Area attuale: dintorni Parco delle Rose sotto il Colle dei Pini.

Don Tmas e... e gat!

di Lorenzo Galavotti

Tra al dó guère, tla cisa de Paes, ui era un caplèn ch’era la copia spudida ad Don Camillo (quel de cinema); us ciameva Don Tmas (Don Tommaso Carloni). E cnusiva ma tot Arcioun e quand ut cunfsèva, da didrì la grèda, tra una preghiera e un benevol rimprover, ut dmandèva: “Te at chi sit e fiul? La tu mà, l’è un pez che an la ved, cum la sta?”. La sera ma l’ora de ruserie, l’eva sempre prescia e ma cal done us racmandèva cal arspundés svelte perché e duveva ancora andè a dè da magnè mi pól. Una volta che un su paruchièn, fra e serie e e facet ui ha dmand: “Don Tmas stanota ho insugnì la Madona, cus che vrà di?”. “E vra di”, l’è ste l’arsposta, “che se ir sera da la Bugata bivevte un quartèin ad piò, t’insugnivte ènca e Bambinèl!”. Cla volta per Sant’Antonie, i prit, i’andeva

Tra le due guerre, nella chiesa del Paese, c’era un cappellano che era la copia esatta di Don Camillo (quello del cinema); si chiamava Don Tommaso (Don Tommaso Carloni). Conosceva tutto Riccione e quando ti confessava, da dietro la grata, tra una preghiera e un benevolo rimprovero, ti domandava: “Tu di chi sei il figlio? Tua mamma è un po’ di tempo che non la vedo, come sta?”. La sera all’ora del rosario, aveva sempre fretta e alle donne si raccomandava di rispondere prontamente perchè doveva ancora andare a dar da mangiare ai polli.

da i cuntadein a benedì j’animel e specie al munghène tal stale e ma che cuntadèin cus lamenteva che la stala l’era pina ad surs e un gnera mezi ad salvé un pcioun, un plein, un cunej, e nost Don Tmas, fate agl’urazion e al binidizion de chès, te mumènt di salut rivulgendse ma l’arzdor ui dis: “E pò bon om, dè rèta mu me, tni ènca un bon gat!”. Quest l’era Don Tmas, anima semplice e pura e che Dio u l’abia in Gloria.

Una volta che un suo parrocchiano, tra il serio e il faceto gli ha domandato: “Don Tommaso stanotte ho sognato la Madonna, cosa significherà? “Significa”, è stata la risposta, “che se ieri sera dalla “Bugata” (famosa gerente di osteria) bevevi un quartino di più, sognavi anche il Bambinello!”. Allora, per Sant’Antonio, i preti andavano dai contadini a benedire gli animali e in particolare le mucche nelle stalle. Ad un contadino che si lamentava quanto la stalla fosse piena di topi e non c’era possibilità di salvare un piccione, un pulcino, un coniglio, il nostro Don Tommaso, fatte le orazioni e le benedizioni del caso, nel momento dei saluti, rivolgendosi al capofamiglia gli dice: “E poi buon uomo, date ascolto a me, tenete anche un buon gatto!”. Questo era Don Tommaso, anima semplice e pura e che Dio l’abbia in gloria.


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