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Epilogo: dal reale all’irreale

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Gelosia

Gelosia

EPILOGO

DAL REALE ALL’IRREALE

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LUCA SARACHO, 4F

Ebbene miei strenui lettori e lettrici, compagni e compagne, studenti e studentesse, siamo arrivati alla fine. Le settimane di turbolente ed inarrestabili verifiche, interrogazioni, test su Spark (se ancora qualcuno utilizza la piattaforma) e presentazioni sono ormai un lontano ricordo. Certo, se chiudete gli occhi nel mezzo del silenzio più assoluto sono sicuro che possiate ancora sentire il traumatizzante rumore di penne intente, durante un tema di italiano, a dipingere pagine su pagine di fogli protocollo con incomprensibili geroglifici; il tempestoso e frenetico tuonare delle pagine del Castiglioni-Mariotti nel mezzo dell’ultima versione dell’anno; o ancora il sistematico pigiare dei tasti della calcolatrice in una verifica di fisica. Vi ricorderete poi l’angoscia e la stanchezza accumulata da notti insonni di studio “matto e disperatissimo” di leopardiana memoria. Tuttavia, le vostre intrepide gesta tra i banchi di scuola sono ormai storia. Davanti a noi si prospettano finalmente tre mesi di lunghe e meritate vacanze. Ma prima che il fervente clima estivo, sempre sperando che arrivi quest’anno, trasporti la nostra immaginazione, i nostri sogni, i nostri desideri fuori dai cancelli liceali, vorrei dedicare questi ultimi istanti ad una breve riflessione. Quando iniziò quest’anno, non sapevo veramente cosa mi dovessi aspettare. Ero sì entusiasta di poter guidare ques-

ta fantastica redazione verso nuove glorie ed orizzonti, ma allo stesso tempo ero ancora inesperto e, se devo essere totalmente onesto, anche un po’ timoroso di dovermi confrontare con così tanti di voi. Eppure, la mia esperienza da commander in chief non avrebbe potuto essere migliore. Assieme abbiamo dato nuova vita ad una delle istituzioni del nostro liceo, al centro di dibattito, confronto e discussione per eccellenza del nostro microcosmo scolastico. Grazie ad ognuno di voi, miei prodi e mie impavide, che si è preso la briga di stendere un articolo o una recensione, di dare vita a un racconto o di esprimere i propri sentimenti attraverso versi e rime, EtCetera è ritornato ai fasti di un tempo, se non addirittura più in alto. Il mio più grande orgoglio in questo anno da caporedattore è esser riuscito a dare a così tanti e giovani di voi la possibilità di far sentire la propria voce, di far valere le proprie idee e posizioni su tutti i temi, dai terribili conflitti della politica estera ai più sentiti malesseri della nostra comunità. E il mio più grande sogno sarà sempre quello di accogliervi tra noi, che sia per un articolo, una correzione, una virgola o un sudoku. EtCetera non smetterà mai di essere l’agorà del nostro beneamato Majorana, un luogo in cui perdersi nei racconti degli altri fedeli cittadini del domani o in cui incontrare un irripetibile fauno dal nome di Socrate, chissà. EtCetera dopotutto è questo: scoperta personale e collettiva. Ci sono così tante citazioni che mi ero riproposto di includere nei miei auguri finali che mi trovo paralizzato, direbbe Joyce, nella scelta. Dal più classico “Carpe diem” di echi oraziani, per sollecitarvi a prendere in mano la vita e godere con misura di ogni momento, non abbandonandovi all’accidia in cui le nostre speranze estive spesse volte si tramutano; fino al “Beauty is truth, truth beauty” tratto direttamente dalla “Ode on a Grecian Urn”, in cui il romantico John Keats riuscì magistralmente a dipingere l’inscindibile connubio che lega bellezza e verità, visti come fini a cui tendere, in questi mesi di riposo e nella vita di ognuno di noi, per elevare la nostra esperienza verso qualcosa di divinamente superiore ed incommensurabilmente stupendo. Ma la mia scelta è

ricaduta altrove. Forse pochi di voi conosceranno Luigi Veronelli, personaggio del secolo scorso riconosciuto come uno tra i massimi protagonisti della valorizzazione della cultura enogastronomica nostrana. Potrebbe sembrare inappropriato affiancare costui ai più grandi pilastri della letteratura mondiale di tutti i tempi, e forse è così, forse è un’eresia quella che sto compiendo. Tuttavia, proprio in questo sacrilego confronto vorrei condividere con voi una delle frasi più profumate in cui mi sia mai capitato di imbattermi: “Il vino è un valore reale che ci dona l’irreale”. È forse questo un invito a godere sregolatamente dei piaceri che solo il nettare di Bacco è in grado di offrirci? Assolutamente no. Il mio è un invito a trovare quel valore reale nella vostra vita che riesca a donarvi il vostro irreale, come diceva Veronelli. Che lo individuiate in un pianoforte, in un pallone, in un quadro o in una poesia, ciò che importa è che scopriate quel frutto miracoloso, quell’ambrosia divina capace di liberarvi dalla monotonia dell’abitudinarietà e di rendere la vostra vita propriamente degna di essere vissuta. Detto ciò vorrei ringraziare tutti voi, lettori e lettrici, compagni e compagne, scrittori e scrittrici, per aver reso questo sogno una realtà, per aver tramutato il potenziale in eccezionale azione, per esservi imbarcati insieme a me su questo miracoloso legno che porta il nome di EtCetera. Ci rivediamo a settembre majorani!

Luca.

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