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Il club investigativo e il Caso della Dama Rossa

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Il lamantino

Il lamantino

ILARIA SORRENTINO, 1cc

Capitolo 8

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Nella tana dell’Orso

Gli occhi di ghiaccio fissavano impassibili i due ragazzi. Le gambe di Jim si rifiutavano di scappare, tutto il suo corpo restava immobile, eccetto per la mano, che stringeva quella di Jane. -Benvenuti, vi stavo aspettandoLa voce arrivò chiara e tagliente alle orecchie di Jane e le diede la forza di reagire: -Dove sono Beth e Tom? Se gli hai fatto del male...-Calma ragazzina, i tuoi amici stanno bene, per quanto si possa stare bene in una cantina umida e legati a una sedia...-Non ti credo! Voglio vederli! -Prego allora, entrateLa donna si spostò lasciando libero il passaggio, e Jane si precipitò all’interno, non badando agli avvertimenti di Jim alle sue spalle. Jim aveva sentito la mano di Jane abbandonare la sua e aveva visto lei precipitarsi all’interno, senza pensarci due volte. Non gli piaceva quella situazione. Troppo facile. Ma non poteva lasciare Jane da sola e così le andò dietro. La bocca della donna si contrasse in un ghigno spaventoso e chiuse la porta mantenendo lo sguardo fisso sui due ragazzi.

-Forza sedetevi intorno al tavolo. Altrimenti finirà male per vostri amiciJane e Jim si sedettero sulle sedie e la donna gli legò le mani, poi la videro scendere delle scale. Restarono da soli in quel salotto dismesso. Tutto parlava di un incendio: tende strappate e annerite, assi nere traballanti e cenere lungo le pareti. Solo il tavolo e le sedie dove erano seduti, erano nuovi. Erano color verde acquamarina ed erano l’unica traccia di colore in quella distesa di grigio. La donna risalì portando con sé altre due figure: Tom e Beth. A Jane scoppiò il cuore. Tutta la tensione di quelle ultime ore era sparita: stavano bene. Ora però restavano due problemi: come uscire di lì? Cosa voleva quella donna da loro? Domande che presto avrebbero avuto una risposta. La madre di Beth era preoccupata per sua figlia. Non la vedeva ormai da troppo tempo e aveva parlato anche con i genitori dei suoi amici: tutti i ragazzi erano spariti. E ora tutti i loro genitori, l’ex club investigativo, era riunito nel suo salotto. Questa situazione fece venire a Susanna nostalgia di quei momenti passati con i suoi amici prima di quell’incendio che aveva cambiato le loro vite. Da allora non si erano più parlati se non per lo stretto necessario, e ora si trovavano tutti lì. Ma non doveva distrarsi, era essenziale ritrovare i ragazzi. Erano tutti seduti attorno a quel tavolo verde, tutti legati saldamente alle sedie, senza alcuna possibilità di fuga. Un silenzio tombale regnava nella stanza, quando fu rotto dal suono del bollitore del tè. La donna se ne versò una tazza e fissò i ragazzi. -Assomigliate proprio ai vostri genitoriJane pensò che quella doveva essere proprio pazza: ora era troppo dovevano fare qualcosa. Stava proprio per decidere cosa fare, quando Beth si rivolse alla donna che stava sorseggiando tranquillamente la sua tazza di tè. -Che ne sai tu? -Io so molte cose ragazzina, e conosco molto bene i vostri genitori. Vi hanno mai raccontato dell’incendio? -E questo che c’entra? -Stupida ragazzina, hanno bruciato proprio questo edificio! Beth stava per ribattere, ma non ce ne fu bisogno, accanto a lei parlò Tom che cercò di mantenere la voce più

calma possibile: -L’edificio era abbandonatoLa donna scoppiò in una risata raccapricciante: -È questo che vi hanno raccontato? Solo bugie! Bugie, bugie e ancora bugie! - Batté il pugno sul tavolo e la tazza traboccò. -Questo edificio era la casa dove mio nonno veniva per cacciare. La chiamavano la Tana dell’Orso. Quella notte lui era qui dentro insieme a mio fratello. Morirono nel sonno, senza possibilità di salvarsi. Tutto per colpa dei vostri genitori! Tutto per colpa vostra! A quel punto Jane non ce la fece più: -Noi non c’entriamo niente! Non siamo stati noi a bruciare questo posto! -Sta zitta! Zitta ho detto! - Jane si ritrovò con una pistola puntata sulla fronte e il cuore che le batteva all’impazzata. Jim guardò la pistola a un passo dalla fronte della sua amica. -Sei stata tu a uccidere mio padre... Perché? -Perché è stato lui che ha effettivamente appiccato l’incendio, poi i suoi amici lo hanno semplicemente coperto. Ha avuto quello che si meritava e ora potrai raggiungerlo, tutti voi potreteE così, pensò Beth, era finita. Sarebbero finite così le loro vite, le loro avventure... con un unico colpo. Guardò il dito della donna sul grilletto, i suoi occhi gelidi che fissavano Jane e le lacrime rigare il volto della ragazza. Chiuse gli occhi. Preferiva non guardare. Il buio l’avvolse, si preparò al peggio, le passarono per la mente tutti i bei momenti vissuti fino ad ora. Poi un’esplosione e tutto sparì. Jane era... Non osava guardare. Poi un urlo le perforò i timpani. Era la voce di Jane! Aprì gli occhi. Sul pavimento incenerito giaceva il corpo inerte della donna, con la pistola in mano. Si era sparata. Normalmente Beth si sarebbe chiesta perché, ma era troppo occupata a capire come andarsene di lì. Fortunatamente la tazza di tè era caduta rompendosi in tanti frammenti. Con i piedi riuscì a prenderne un pezzo e a passarlo a Jim che cominciò a tagliare le corde. Nel giro di qualche minuto furono tutti liberi. Corsero verso la porta e la spalancarono. L’aria gli sembrava come nuova vita che si insinuava dentro di loro. Erano liberi. Era tutto finito. Poi sentirono dei rumori di ruote sull’asfal-

to e una macchina si fermò davanti a loro. Beth vide sua madre e cose ad abbracciarla. Le lacrime rigavano le guance di entrambe. Lei era vagamente consapevole di tutto quello che la circondava. C’era solo lei nelle braccia di sua madre.

Il giorno dopo Beth e Tom erano seduti su una panchina. Lei era appoggiata alla spalla di lui e guardava i giochi di luce che il sole creava sulla superfice del lago. -E così è tutto finito. Sembra così strano stare seduti qui, senza nessuno che cerca di ucciderci. -Già, è tutto così assurdo-Potresti scriverci un raccontoBeth lo guardò con uno sguardo interrogativo. -Beh, insomma, è una storia così assurda che nessuno ti crederebbe e la prenderebbero tutti come una storia inventata. Il racconto perfetto, no? Si guardarono negli occhi e immediatamente si ritrovarono a ridere entrambi. Osservò i raggi del tramonto sull’acqua e i monti in lontananza. Già era una storia veramente assurda.

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