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Incanta(u)tori: Lieto fine

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Gelosia

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PIETRO CATTANEO, 3bb

Ultimo mese, ultimo numero, ultimo articolo. Anche quest’anno ci apprestiamo ad accomiatarci dalle sudate aule del Majo, a scattare le foto di classe, all’organizzare pizzate e a pregare per il buon esito degli inevitabili scrutini. Anche quest’anno torna, onnipresente, quel pervasivo senso di fine che giugno accompagna, e che d’un tratto ci assale, come aspettasse soltanto di poterci prendere alle spalle. Arriva di colpo, insieme al sollievo dell’ultima interrogazione superata, all’affanno dell’ultimo allenamento, al sospiro tirato dopo l’ultimo applauso di un saggio. Si appiccica alla gola, alle spalle. E insieme arriva la sorpresa di quando volti pagina e t’imbatti in quell’ultimo punto fermo, dopo il quale trovi solo il bianco della carta immacolata. Inaspettata, la fine ci raggiunge come sempre, portando con sé la nostalgia di ciò che si è dato per scontato e l’incertezza di ciò che potrà cambiare. Ed è sempre così: i titoli di coda spiazzano. Si rimane in sala, finché le luci non si riaccendono, recidivi e fuggevoli nei confronti della fine. Facciamo fatica a farci i conti, a metabolizzarla, qualsiasi forma e qualsiasi mutamento comporti. Speriamo sempre in un epilogo. Da questo affascinante ed immortale rapporto che ci troviamo ad avere con la fine si è lasciato ispirare Carlo Corallo, giovanissimo rapper e cantautore siciliano, nello scrivere “Quando le Canzoni Finiscono”, concept album di Marzo 2022 che esplora proprio questa

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tematica. Carlo Corallo è un esponente emergente nella scena rap underground italiana: ricco di amore per la musica e la lingua italiana, per le polisemie, gli incastri e le allitterazioni, si è fatto strada con l’intento di avvicinare il proprio genere a quello del cantautorato italiano, emancipandosi dalle necessità di un target commerciale spesso giovanissimo e disimpegnato. Dopo aver esordito con l’EP “Dei Comuni” (2018) e l’album “Can’tAutorato” (2019), il giovane artista è riemerso nel post-pandemia con un nuovo progetto, in cui dimostra un’innegabile maturazione di tematiche e stile, nonché un’importante scelta stilistica nella selezione dell’accompagnamento musicale: quest’ultimo, sebbene ancora d’importanza marginale, afferma un nuovo carattere, assumendo tonalità esplicitamente jazz, lontane dalle aspettative e per questo sorprendenti. Tale progetto è il nostro “Quando le Canzoni Finiscono”. Il nuovo album abbraccia in toto la tematica di una fine che sconvolge la quotidianità, declinandola in ogni sua forma ed ogni suo principio, descrivendola e denunciandola senza mai cercare di darle un senso troppo definito o riassuntivo, dacché teorizzare la fine la renderebbe solo un altro principio. Attraverso perifrasi, metafore e storytelling, vediamo inscenati amori, vite, amicizie, estati e canzoni al proprio termine; questo può giungere con ripetitività o teatralità, dopo un lungo logoramento, un eccesso o una mancanza, e può lasciare un vuoto da riempire o da svuotare. Tanti sono i temi incuneati a intarsi nei brani del concept album, variando dall’autobiografia alla vita di Antonio Ligabue, dalla critica sociale alla riflessione astratta. Molte sono le riflessioni interessanti che ci sono suggerite ed ispirate dal valore della fine all’interno del nostro quotidiano vissuto: vale la pena di condividerne alcune.

Il fine giustifica i mezzi, la fine li condiziona

Talvolta, la fine può rappresentare un traguardo, una direzione prestabilita e decisa a priori. Altre volte, possiamo esserne consapevoli e non sapere come distaccarcene, vedendola avvicinarsi inevitabile. È questo il caso della coppia che Barocco ci racconta: un amore estivo, tra

una villeggiante ed una guida turistica. Un amore dal sapore di mare e di strade pavimentate, su cui però incombe un’ombra: una data di scadenza, il termine delll’estate - settembre. Loro non se ne crucciano troppo, sanno come il loro amore sia temporaneo, sanno quanto la loro storia sia effimera: potrebbe terminare ed esser come mai esistita. Gli amori estivi fanno il loro corso Da definire onesto più che senza sforzo Fortunatamente, la storia ha un lieto fine: un aereo che parte per un viaggio di ritorno, e un passeggero in meno del previsto, che dice: “Sono giù: ora vuol dire che sono felice” Ok, e allora? Allora questa è una situazione paradigmatica di mille altre. Una storia di una fine che decide già tutto in partenza, quando se ne conoscono i termini. Berrò il latte oggi anziché domani, pur non volendo, per evitare che scada. Recupererò i voti bassi a maggio, prima che finisca la scuola. Ma mi trovi rimandato a settembre. Cercherò di vivere al massimo, conscio di non essere immortale. Una data fine ci condizionerà senza via di scampo.

La fine riscrive l’inizio

Antonio Ligabue visse una vita di solitudine e meriti irriconosciuti. Soffrì a lungo di disagi psicofisici, e patì molto la mancanza di un amore che lo supportasse e lo sorreggesse. Solo alla fine, in poco tempo, trovò fama ed un indefinito amore a risollevarlo. Morì infatti subito dopo, a pochi anni da questi eventi. Grazie a questa ironica e tragicomica fine è in parte valso all’affascinante pittore il merito di trovare la propria storia raccontata in Storia di Antonio (feat. Murubutu). È una storia di paesaggi bucolici, incomprensione e solitudine, che al centro vede un uomo che, imperscrutabile nel proprio interno, coglie il pieno significato del proprio intorno, traducendolo in colore. Una storia che, però, termina sulle tristi note di un: E il bisogno d’amore che ne segnava la storia Gli galleggiava piano negli occhi anche quando si spense per sempre Sono queste parole a rivoltare il senso di quelle che le hanno precedute: la fine infatti ha molto spesso una funzione del tutto retroattiva. Una fine non è solo l’ultimo accadimento puntuale al termine di una sequenza: è ciò che

dà sfumatura e valore a una storia. L’ultimo capitolo di un romanzo, l’ultima scena di una pellicola, le ultime parole di una vita, sono ciò che in una narrazione possono spiegarne e/o rivoluzionarne il senso. Ne consegue che per questo motivo saremo restii ad abbandonare una lettura, un’esperienza, una serata a metà: chissà mai che non termini tutto per il meglio, cancellando qualsiasi eventuale brutta esperienza precedente. Una data fine è capace di reinventarci.

Fine e inizio combaciano e si susseguono

Quante volte ci siamo sentiti dire che ogni fine è un nuovo inizio? Quante volte ci siamo accorti come ogni inizio sia necessariamente una nuova fine? È questo uno dei messaggi contenuti tra i sottotesti di Amore, Violenza, Amore, dove si racconta dello scontro come una delle possibili formule per mantenere una relazione amorosa. Si tratta di un brano ricco di metafore militari e di giochi di parole, come ad esempio: Quando ad agosto il caldo torrido è sulla costiera ionica Il fuoco fa scoprire l’uomo come una vendetta storica Ma, freddure a parte, incredibilmente affascinante è il modo in cui questo e altri testi dell’album dimostrino perfettamente la ripetitività di scontri e passione nelle relazioni, lasciando intravedere un’“anaciclosi del sentimento” in cui ogni volta la fine di questo corrisponde all’inizio di avvenimenti che ne comporteranno la rinascita. Forse è la ciclicità di inizio e fine a insegnarci di più in questo album: ogni capitolo altro non è che una tappa, una parte di un percorso più grande e di un ampio respiro. Prenderne atto è una capacità fondamentale: non necessariamente soltanto per potersi “rialzare dopo una caduta”, ma anche per poter avere un più lucido sguardo su noi stessi. Una data fine è anche un dato inizio, e sarà seguita da molte altre fini, ma anche da molti altri inizi. Ed è così che concludiamo questo anno scolastico: dopo aver sognato che finisse, mentre già ne abbiamo nostalgia, prima di accorgerci che ne seguirà un altro. Vi auguro, a malincuore, una buona estate, carico di nostalgia ma anche di euforia, sperando in un settembre normale e senza più gel igienizzante. A presto gente ;)

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