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Intervista ai rappresentanti d’istituto
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5Giacomo Longoni, 4bb Giovanni Colombo, 3D Intervista ai rappresentanti d’istituto
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Come da tradizione anche al termine di quest’anno scolastico EtCetera ha intervistato i quattro rappresentanti degli studenti nel Consiglio d’Istituto. A loro va il nostro ringraziamento per il prezioso lavoro svolto anche a vantaggio del giornalino, in particolare per aver ripristinato il sito degli studenti majorani.it e per aver pubblicato le nostre ultime edizioni online. Buona lettura!
1. Prima di tutto vi chiederei un bilancio della vostra esperienza. Come è stato ricoprire questo ruolo?
Andrea Scuratti: “Prima della mia elezione credevo fosse una cosa molto complessa. La prof.ssa Felisari nel corso della campagna elettorale più volte mi ha confidato: “Tu non immagini minimamente quello che fai”. In realtà, ad esser sinceri, la cosa più tosta che mi è capitata è stata partecipare ad un consiglio d’istituto di ben quattro ore. Certamente quella da rappresentante è stata un’esperienza particolare, strana per certi versi. A causa della chiusura anticipata a febbraio la mole di lavoro è diminuita drasticamente e anche il nostro margine d’azione è sta
to ridimensionato.” Gaia Nasto: “Io prima di essere eletta me lo immaginavo così il mio ruolo da rappresentante. Devo dire che comunque siamo stati eletti tardi e abbiamo lavorato a pieno regime per soli tre mesi effettivi, da inizio dicembre a fine febbraio. Posso dire che se non ci fosse stata l’emergenza Coronavirus avremmo realizzato davvero dei progetti molto belli e interessanti, quali per esempio la Cogestione e una Majorun un po’ diversa da quella degli scorsi anni. Tutto quello che non abbiamo fatto ma che avevamo già iniziato ad organizzare lo trasmetteremo sicuramente ai rappresentanti del prossimo anno.” Luigi Amatore: “Questo è stato il mio secondo anno, spero l’ultimo, da rappresentante d’istituto. Oltre alla chiusura del Majo anticipata siamo stati penalizzati tanto dalla tarda elezione, avvenuta solo il 25 novembre. Per questo, inizialmente, noi quattro abbiamo deciso di implementare le giornate a tema per far vedere che si organizzava qualcosa e che noi c’eravamo. Sono state fatte più giornate a tema in tre
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mesi che negli ultimi tre anni! Abbia mo fatto in tempo a organizzare cose “piccole”, anche se avevamo già inizia to a pensare – come ha detto Gaia – a cose più “grandi”. Per esempio aveva mo già contattato alcune persone di rilievo per la Cogestione di marzo. Nel tempo a casa ho comunque fatto del mio meglio mettendo mano al sito de gli studenti majorani.it. Insomma, nel male è andata anche abbastanza bene! L’unico rimpianto è stato quello di non aver potuto ricoprire appieno la figura di “fratello maggiore” mettendo a di sposizione di Gaia, Andrea e Emanuele la mia esperienza, avendo già ricoperto questo ruolo.” Emanuele Galbiati : “Confermo quan to detto dagli altri. Abbiamo lavorato praticamente per soli tre mesi ma nel periodo di quarantena abbiamo cerca to di spenderci per le piccole cose e di mantenere vivo il contatto con gli stu denti. Abbiamo cercato di non lasciare soli i majorani.”
2. Come ha detto Emanuele quest’an no il rapporto con gli studenti è stato fondamentale e, forse, la cosa più im portante. Cosa c’è secondo voi da mi gliorare e cosa invece ha funzionato bene?
Emanuele : “I gruppi WhatsApp degli studenti che abbiamo introdotto dopo la nostra elezione hanno lavorato dav vero bene e questo ha certamente fa vorito il rapporto studente-rappresen tante. Posso dire anche che all’interno delle chat, suddivisi nei cinque anni, erano presenti circa la metà degli stu denti della scuola.” Andrea : “Aggiungo che non tutte le volte la comunicazione tra noi e i sin goli studenti passava dai rappresen tanti di classe; molti infatti, soprattutto per le rose di S. Valentino, ci scrivevano in privato. In generale è andato tutto molto bene.” Luigi : “Dobbiamo considerare che era la prima volta che al Majo veniva pro posto qualcosa del genere. Mai c’era stato un gruppo aperto in cui chiunque poteva partecipare e ricevere le comu nicazioni dai rappresentanti degli stu denti e molti, forse abituati agli scorsi anni, hanno preferito fare affidamen to ai rappresentanti di classe. Verso la fine dell’anno nei cinque gruppi aper ti agli studenti alcuni sono usciti dalle chat ma credo sia comprensibile dato che le comunicazioni ufficiali giungeva no in via istituzionale e, specie all’ini zio, c’era molta incertezza.” Andrea : “Confermo. Più che “ciao, come state?” non potevamo scrivere altro.” Gaia : “Alla fine di febbraio nessuno di noi immaginava una simile evoluzione dell’emergenza e c’era molta incertez -
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za. Noi non sapevamo neppure quan to potevamo esporci. Abbiamo mante nuto vivo il rapporto con gli studenti, che già era iniziato quando si andava a scuola e molti ci hanno ringraziato per questo.”
3. A chi non credesse che il vostro la voro sia stato così arduo cosa rispon dereste? Sostanzialmente cosa avete fatto in questi mesi?
Andrea : “Borracce. Giornate a tema. Giornata di S. Valentino.” Gaia : “Io ci terrei a dire che spesso si notano soprattutto le attività e le pro poste che si aggiungono a quelle degli anni precedenti ma anche solo mante nere e migliorare quelle che già ci sono è un compito tutt’altro che semplice.” Luigi : “All’elenco di Andrea aggiunge rei il sito degli studenti. E le foto di fine anno che abbiamo fatto senza averle fatte. Inoltre stavamo organizzando una cogestione le cui caratteristiche andavano delineandosi; basti pensare che avevamo già raccolto la partecipa zione di un numero di personaggi di rilievo che superava le reali esigenze. Infine ricordo che per le felpe manca vano solo gli ordini.” Emanuele : “Ai primi di marzo avrem mo iniziato a pensare alla Majorun…”
4. Avete lavorato bene insieme quest’anno?
Gaia : “Aspettavo questa domanda (in realtà ci ha pagati per farla ndr). Noi quattro abbiamo lavorato bene insie me, sia a livello umano che a livello “tecnico”. Siamo complementari: dove non arriva uno, arriva l’altro! A inizio anno ci siamo divisi bene i ruoli ed è stata un’ottima idea.” Luigi : “L’ho suggerito io anche perché era lo stesso metodo di lavoro adotta to lo scorso anno durante la mia prima esperienza da rappresentante.” Andrea e Emanuele confermano
5. Luigi ed Emanuele, voi siete in quin ta. Com’è stato vivere l’ultimo anno in questo modo?
Luigi : “Inizio col dire che il mio ultimo giorno di scuola non è stato lo stesso dei miei compagni dato che proprio la settimana prima della chiusura sono stato a casa perché non stavo bene e avevo la febbre quindi ho dei ricordi che sono diversi da quelli degli altri. La cosa che mi è mancata di più è stata la gita di quinta anche perché è una sorta di vacanza con i propri compagni di classe e personalmente non faccio molte esperienze di questo tipo. Per quanto riguarda la didattica devo dire che siamo stati pieni di argomenti da studiare e, data l’incertezza della situa zione, i prof sono andati molto veloci. Inizialmente avevo saputo dai docenti capo-dipartimento che la spiegazione di nuovi argomenti si sarebbe inter -
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rotta a metà maggio, almeno per noi di quinta. Ma così non è stato. Sono emersi nel corso di questi ultimi mesi i limiti della didattica a distanza tanto da farmi sorgere la domanda: “spiegano i computer o i prof.?”. Ammetto che questo tempo strano ha comunque avuto anche aspetti positivi, quali per esempio conoscere le proprie abilità sulla gestione del tempo.” Emanuele: “Per me la cosa più difficile è stata il non aver avuto di fianco i miei compagni e il non aver potuto confrontarmi e confortarmi o agitarmi con loro. Credo che questo incida molto anche in relazione alla maturità: lo stress crescerà in maniera esponenziale nel momento in cui devo dare tutto, ovvero all’esame e non ci sarà un crescendo in maniera graduale, come avviene di solito. Questo andrà sicuramente a gravare sulla prova d’esame, sul modo in cui ciascuno l’affronterà e sul risultato finale.”
6. Andrea e Gaia, vi ricandidate l’anno prossimo?
Andrea: “Io non penso di ricandidarmi perché sono molto ansioso e anche piccole cose mi mettono addosso un’ansia incredibile, a volte difficile da controllare. Temo che, dato l’evolversi della situazione, si decida di riconfermare d’ufficio i rappresentanti che già ci sono, almeno fino a fine novembre,
ovvero al raggiungimento dei dodici mesi dall’elezione. Ma che ne sarà dei posti di Emanuele e Luigi?” Gaia: “Io ho intenzione di ricandidarmi perché ho in mente di portare a termine molti progetti nuovi che quest’anno non sono riuscita a realizzare. In ogni caso sarò disponibile ad aiutare i futuri rappresentanti.”
7. Ultima domanda. Emanuele e Luigi tra poche settimane sarete Majores. In questi anni siete stati molto attivi all’interno della scuola, ciascuno nelle sue occupazioni e poi insieme da rappresentanti degli studenti. Insomma, conoscete meglio di chiunque altro il capitale umano del Majo. Chi vedreste il prossimo anno al vostro posto?
Emanuele: “Io ti darei due nomi: Pietro Colombo di 3^ A un ragazzo abbastanza attivo nella scuola e che tutti gli anni fa degli interventi “bollenti” nell’assemblea di inizio anno, durante la campagna elettorale. Il secondo è Giacomo Galbiati di 4B. Ti faccio questo nome non per interesse ad avere un fratello rappresentante il prossimo anno, ma perché davvero Giacomo è molto presente nel mondo Majo e si è sempre speso per la causa comune.” Luigi: “Se l’anno scorso vedevo gente con potenziale, pronta a “farsi in quattro” per il Majo, ora non mi viene
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in mente nessuno oltre ad Andrea e Gaia. Nessuno si è dimostrato interessato alla vita scolastica così tanto da far pensare di ambire al ruolo di rappresentante. Ed è abbastanza triste questo. Purtroppo vedo che il Majo sta morendo. Sembro uno dei vecchi pessimisti e arcigni in questo momento, ma secondo me la colpa è da imputare quasi esclusivamente alla società in cui viviamo. In questi cinque anni da studente ho notato questo cambiamento del Majo e del modo di vivere la scuola da parte nostra. Non c’è più quell’atmosfera che si respirava quando ero al biennio. Purtroppo.” Emanuele: “Luigi, secondo me è la conseguenza di un minor coinvolgimento della scuola. I majorani si sentono meno coinvolti, quindi più distanti.”