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La prescrizione
Attualità
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Francesco Vaccaro, 4aa Giovanni Colombo, 3D
La prescrizione: vittima del
delirante dibattito politico
“In materia penale, estinzione di un reato o di una pena per il trascorrere di un determinato periodo di tempo” Questa è la definizione che il dizionario Garzanti fornisce per il termine prescrizione, al centro dell’attuale dibattito politico e giuridico. Questa consiste, nel processo penale, nell’assoluzione di un imputato allo scadere di un certo periodo di tempo, in relazione alla gravità del presunto reato commesso. Infatti i reati che prevedono come pena l’ergastolo non possono essere prescritti. L’argomento ritorna alla cronaca frequentemente dopo la proposta di modifica di tale meccanismo giuridico, avanzata all’inizio del 2018 dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede e fortemente sostenuta dal suo partito, il M5S. Il disegno di legge prevede l’abolizione della prescrizione dopo la sentenza di condanna in primo grado, che avviene attualmente solo nel 30% dei casi; nel restante 70% il meccanismo scatta prima. Tale soluzione dimentica però che per l’ordinamento
italiano una sentenza di primo grado (anche di condanna) è una sentenza non definitiva e che non può per questo cambiare la situazione di presunzione di innocenza del condannato che è valida fino alla pronuncia di una sentenza non più appellabile. Appare quindi difforme dalla Costituzione una disciplina che preveda un decorso diverso della prescrizione in funzione dell’esito di condanna o meno del processo di primo grado. Questa proposta è stata, per questo motivo, fin da subito osteggiata all’unisono da tutto il mondo giuridico, a partire dal consiglio superiore della magistratura fino all’unione delle camere civili e penali, ed è stata da subito utilizzata come pretesto per ottenere consenso a livello politico, oltre ad aver riacceso il confronto tra due diverse visioni della giustizia, una essenzialmente giustizialista e una marcatamente garantista. La riforma della prescrizione del Guardasigilli sarebbe dovuta entrare in vigore il gennaio dell’anno scorso, ma a seguito di forti pressioni da parte
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della Lega, allora alleato di maggioranza, che premeva per una riforma complessiva dell’ordinamento penale prima di abolire la prescrizione, l’entrata in vigore della riforma è stata rimandata al primo giorno di gennaio di quest’anno. Dal quel momento però non c’è mai stata nessuna riforma del processo penale, e l’argomento è caduto nel dimenticatoio fino a quando agli inizi di settembre è nata la nuova maggioranza con il centrosinistra, che in precedenza aveva votato contro tutte le proposte del ministro. All’interno della nuova maggioranza governativa si è acceso un vero e proprio scontro, in quanto Bonafede e il suo partito non volevano assolutamente modificare la loro proposta di legge. A gennaio, però, il ministro, per evitare una frattura all’interno del governo, ha aperto un dialogo che ha avuto come risultato l’approvazione del cosiddetto lodo Conte bis. Questo prevede che la prescrizione sia abolita dopo la condanna in primo grado, ma se l’imputato è stato assolto in Appello (secondo grado) la prescrizione torna a decorrere senza tenere conto della precedente condanna. Naturalmente questa proposta non
ha messo tutti d’accordo: da tempo infatti “Italia Viva” di Renzi, dichiaratasi assolutamente garantista, minaccia di non votare questo emendamento arrivando a paventare addirittura una mozione di sfiducia al Guardasigilli. Questo scenario desta grande preoccupazione nel paese perché, complici i fragili equilibri politici italiani, sarebbe forte il rischio di una crisi di governo con conseguenze gravi in tutti gli ambiti. La diffusione del Covid-19, passato agli onori della cronaca come “Coronavirus”, è stata come “manna dal cielo”, che ha sospeso, almeno per il momento, il forte dibattito dell’ultimo mese. Speriamo che la quarantena imposta dell’emergenza mediatica del virus possa portare ad una riflessione sull’obiettivo comune: una giustizia che funzioni in tempi brevi. La posizione che è nelle nostre intenzioni far scaturire da questo articolo è moderata. Giustizialismo e garantismo sono poli estremi. La soluzione sta nel conciliare le due proposte. I processi in Italia hanno tempistiche molto lunghe e la mancanza della possibilità di prescrivere il reato penale dopo la sentenza di condanna in primo grado si rivelerebbe dannosa per il sistema giudiziario, ma anche e
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soprattutto per gli imputati. È necessario e doveroso ricordare però che la prescrizione nella storia processuale italiana è stata utilizzata anche come tecnica, da parte di abili avvocati, per far cessare i termini entro cui il processo si fosse rivelato valido. La prescrizione riveste un ruolo fondamentale nel sistema giudiziario di un paese. Essa, perciò, non deve essere necessariamente oggetto di una riforma. È piuttosto la forma del processo penale che deve essere assolutamente modificata e aggiornata secondo le più recenti novità per ridurre la durata del processo, impedendo lo scattare della prescrizione troppo in anticipo. La problematica è perciò di diverso tipo rispetto a quella strumentalizzata ed eccessivamente semplificata al centro dell’attualità degli ultimi mesi.