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Bugie bianche

EtCetera Majorana n° 8 Marzo 2018 21 Argomento

nome cognome classe Titolo articolo Attualità VI - Aprile 2020 Bugie bianche Lorenzo Peritore, 4H

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Pudia ipsusdae es reriatquias quatur, es aut la voluptium quiatur rehenimusti cum inus dolendit, volut liquos simagnis solest fuga. Udae es secatios audae nus aut lautem as adipsant ut exernatiis ipsapietusam nusae comnis ea sus, sant ipsum que etur apelluptas rerit, temporitis eostotatio totat dis que ne as et aut milit et es est, si demperovid exceatemqui deliciu ndaeptatur reperibus simus maios estrum quis sandiciis inim quiaerum acepudae velendel magnam aut offici nullign imust, que nobit quaes ipsapicae. Untibus. Serunditio. As nus sequia volupienet ullest fuga. Ape de natectus, quidunt eicabore dunti accus auda nonse nestrumenis dunt ex et autem est, temporepero bereperro con cones sequam que volori berspel iatibusda voluptas sitatib usaperia del eaquate stiorum quibus, omnis dolorent rerum harum dessit atquo iusam si dem quam, similias ipsunt etur modipitat aceat facepe et experuntini dolorion coria volute as il ipsa aditet laut mint. Elicabo rempor aut estius reSono mesi che mi interrogo sulla menzogna, sul quando la pronunciamo, in che situazioni e di conseguenza anche sul perché e sulle modalità. I casi sono molto vari, ma quello che vorrei discutere in questa istanza è quello della bugia bianca ovvero quella che sarebbe detta a fin di bene, ma come si può intuire dal mio tono, ritengo che gli effetti di tali bugie tradiscano le loro “nobili” intenzioni. Altra premessa importante: qui si parlerà solo dei casi nei quali esse vengano raccontate alle persone che definiremmo a noi care, con le quali si presuppone esista un rapporto di fiducia. Prima di tutto: perché le diciamo? Quello che pensiamo è “questa persona, alla quale io tengo, se dovesse venire a sapere questa cosa che io invece so, soffrirebbe, di conseguenza in virtù del bene che le voglio, non glielo dico proprio per preservarla da quel dolore”. Il presupposto della mia obiezione è che ogni singola esperienza, anche se negativa, anzi il dolore in particolare, non può fare altro che farci crescere interiormente, questo perché più esperienze e quindi più conoscenze portano ad una visione più completa e più sfacpeliq uoditin verferem rem cus, omniscia excerum ratquas el iunt volupid estior aut quoditam rem voloruptio blabore pudaepe rchille ndiae. Ape esequi sim volorib ustinto tatusae ribusam velest, officiisi ius, et am facera pellace arciet aut volore, odisit omnis et anto volorro ipitiorem sinci nimoditate in plabo. As quid qui cuptat debisitibus vid qui ut viducipsam, voloribus, ipid et est omnis et minientis earum enda volori as derios quistiis rernam hillaborum quatur? Ilit, que repudam volor a dolupis accab ius aut quodic tem lam dolorio int fugiae solorrum estis a sit fugit audaesenda sequis moluptaspel imolect emporer sperum doluptatas modit aut omnimpor serovid excerum etur aut dissequae. Aliquia que sitatem es nobisit que officti busandit apercide dus quibus, est enis cettata della realtà. Esse portano al poter osservare meglio, da più punti di vista ogni problema che si ponga ed i problemi che costellano la vita di una persona sono proprio ciò che tolgono serenità alla vita di questa. In questo caso con la parola problema si deve pensare solo a quelle che sono oggettive fonti di sofferenza e disagio come la fine di una relazione, la morte di un caro e così via, non certo a quegli ostacoli presenti ad esempio in ambito lavorativo che al contrario aggiungono quel pizzico di pepe e sfida alla nostra esistenza, che la rendono più interessante da affrontare; dicevo quindi che ogni esperienza può esserci utile nell’affrontare le sfide della vita e ognuna di esse si può di conseguenza considerare come uno strumento. Nel momento nel quale io vado a mentire ad una persona a me cara non faccio altro che sottrarle ingiustamente degli strumenti ai quali avrebbe invece pieno diritto e in questo modo vado ad arrecarle un danno. Nella maggior parte dei casi si tratta poi di fatti che prima o poi verranno a galla, quindi mentendo ritardo l’inevitabile, non impedisco che accada, anche se - come ho appena detto

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Pudia ipsusdae es reriatquias quatur, es aut la voluptium quiatur rehenimusti cum inus dolendit, volut liquos simagnis solest fuga. Udae es secatios audae nus aut lautem as adipsant ut exernatiis ipsapietusam nusae comnis ea sus, sant ipsum que etur apelluptas rerit, temporitis eostotatio totat dis que ne as et aut milit et es est, si demperovid exceatemqui deliciu ndaeptatur reperibus simus maios estrum quis sandiciis inim quiaerum acepudae velendel magnam aut offici nullign imust, que nobit quaes ipsapicae. Untibus. Serunditio. As nus sequia volupienet ullest fuga. Ape de natectus, quidunt eicabore dunti accus auda nonse nestrumenis dunt ex et autem est, temporepero bereperro con cones sequam que volori berspel iatibusda voluptas sitatib usaperia del eaquate stiorum quibus, omnis dolorent rerum harum dessit atquo iusam si dem quam, similias ipsunt etur modipitat aceat facepe et experuntini dolorion coria volute as il ipsa aditet laut mint. Elicabo rempor aut estius repeliq uoditin verferem rem cus, omniscia excerum ratquas el iunt volupid estior aut quoditam rem voloruptio blabore pudaepe rchille ndiae. Ape esequi sim volorib ustinto tatusae ribusam velest, officiisi ius, et am facera pellace arciet aut volore, odisit omnis et anto volorro ipitiorem sinci nimoditate in plabo. As quid qui cuptat debisitibus vid qui ut viducipsam, voloribus, ipid et est omnis et minientis earum enda volori as derios quistiis rernam hillaborum quatur? Ilit, que repudam volor a dolupis accab ius aut quodic tem lam dolorio int fugiae solorrum estis a sit fugit audaesenda sequis moluptaspel imolect emporer sperum doluptatas modit aut omnimpor serovid excerum etur aut dissequae. Aliquia que sitatem es nobisit que officti busandit apercide dus quibus, est enis Titolo articolo – il solo impedirlo sarebbe ingiusto. A questo punto potrei dire, quando si tratta di qualcosa che prima o poi diverrà comunque noto, di star commettendo un doppio torto: non solo nelle intenzioni voglio sottrarre preventivamente dei mezzi alla persona in questione, ma nella pratica le sto anche togliendo del tempo che invece potrebbe utilizzare per metabolizzare quei fatti sui quali getto fumo, favorendo magari in questo modo un accavallamento di eventi negativi, portando ad un maggiore disagio proprio per quella persona che in origine, nelle mie intenzioni, volevo proteggere da un male. Tendiamo a giustificare questo nostro atteggiamento perché qui si parla alla fine di situazioni ipotetiche, ci viene istintivo protestare dicendo che per poter esprimere un giudizio completo dovremmo poter vivere la stessa situazione nei due casi: sia che noi “vuotassimo il sacco” sia che noi non lo facessimo, ma la verità è che ci sembra di aver compiuto una buona azione perché il male commesso non è sempre evidente. Mettiamo il caso nel quale teniamo nascosto qualcosa che poi non si scoprirà mai, di fatto non potremmo osservare un disagio evidente in chi si è bevuto la menzogna, anzi ci riterremmo soddisfatti di noi stessi per avergliene evitato un po’, ma questo perché il danno arrecato non si configura come il sottrarre a qualcuno qualcosa che già possedeva, ma come un impedire che questi ottenga quel qualcosa al quale ha totale diritto. A supporto di questo c’è anche da dire che quando poi la verità viene a galla, nella quasi totalità dei casi - e non dico “tutti i casi” solo perché ritengo la mia esperienza troppo limitata per fare affermazioni di carattere così assoluto e non perché abbia talvolta riscontrato il contrario - dicevo che nella quasi totalità dei casi l’ingannato dirà “avresti dovuto dirmelo subito e non mentirmi”, questo perché inconsciamente sente che l’altro ha volontariamente o meno cercato di sottrargli gli strumenti dei quali parlavo prima, e anche perché diamo per scontato che in un rapporto molto, ma anche poco intimo ci debba essere totale fiducia reciproca e mentendo non solo si tradisce quella del nostro caro, ma si dimostra anche di non provarne una totale nei suoi confronti, rendendo quindi manifeste delle falle nel rapporto. È facile dire di fare tutto ciò per altruismo, nonostante le conseguenze siano prevedibilmente negative, perché così si riesce con le buone inten-

EtCetera Majorana n° 8 Marzo 2018 23 Argomento

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Titolo articolo Pudia ipsusdae es reriatquias quatur, es aut la voluptium quiatur rehenimusti cum inus dolendit, volut liquos simagnis solest fuga. Udae es secatios audae nus aut lautem as adipsant ut exernatiis ipsapietusam nusae comnis ea sus, sant ipsum que etur apelluptas rerit, temporitis eostotatio totat dis que ne as et aut milit et es est, si demperovid exceatemqui deliciu ndaeptatur reperibus simus maios estrum quis sandiciis inim quiaerum acepudae velendel magnam aut offici nullign imust, que nobit quaes ipsapicae. Untibus. Serunditio. As nus sequia volupienet ullest fuga. Ape de natectus, quidunt eicabore dunti accus auda nonse nestrumenis dunt ex et autem est, temporepero bereperro con cones sequam que volori berspel iatibusda voluptas sitatib usaperia del eaquate stiorum quibus, omnis dolorent rerum harum dessit atquo iusam si dem quam, similias ipsunt etur modipitat aceat facepe et experuntini dolorion coria volute as il ipsa aditet laut mint. Elicabo rempor aut estius repeliq uoditin verferem rem cus, omniscia excerum ratquas el iunt volupid estior aut quoditam rem voloruptio blabore pudaepe rchille ndiae. Ape esequi sim volorib ustinto tatusae ribusam velest, officiisi ius, et am facera pellace arciet aut volore, odisit omnis et anto volorro ipitiorem sinci nimoditate in plabo. As quid qui cuptat debisitibus vid qui ut viducipsam, voloribus, ipid et est omnis et minientis earum enda volori as derios quistiis rernam hillaborum quatur? Ilit, que repudam volor a dolupis accab ius aut quodic tem lam dolorio int fugiae solorrum estis a sit fugit audaesenda sequis moluptaspel imolect emporer sperum doluptatas modit aut omnimpor serovid excerum etur aut dissequae. Aliquia que sitatem es nobisit que officti busandit apercide dus quibus, est enis zioni a giustificare un’azione che di per sé non può portare a nulla di veramente positivo, ma la realtà è che spesso mentiamo per convenienza nostra, perché la verità potrebbe mettere in difficoltà anche noi, ma il discorso dell’onestà verso sé stessi merita uno spazio tutto suo che non posso concedergli ora.

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