I Nostri Cani - novembre 2013-

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i nostri

Cani

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Anno 59 num. novembre 2013

ispirarsi anche ai cani con una “comunicazione” valida per la gente senza riferimenti a razze e caratteristiche particolari. Ed è un altro aspetto, forse, a ben pensarci, il più suggestivo perché supera le razze eguagliandole in un simbolo meraviglioso. E lo dimostra una rapida carrellata nell’universo dei poeti. Dall’anarchico Pablo Neruda i cui versi venivano declamati nelle vie di Parigi al romano Trilussa che dice, sorridendo, probabi0li verità, al delicato Umberto Saba. E dopo di lui il geniale D’Annunzio ed il Nobel Eugenio Montale. E su tutti una frase, inaspettata e stupenda, di Giacomo Leopardi, il poeta senza cielo e senza speranza”. “La facoltà di compatire non è propria dell’ uomo. In casa mia v’era un cane che dal un balcone gettava del pane ad un altro cane sulla strada”. Rodolfo Grassi

ODE AL CANE Pablo Neruda

Il cane mi domanda e non rispondo. Salta, corre pei campi e mi domanda senza parlare e i suoi occhi sono due richieste umide, due fiamme liquide che interrogano e io non rispondo, non rispondo perché non so, non posso dir nulla. In campo aperto andiamo uomo e cane. Brillano le foglie come se qualcuno le avesse baciate a una a una, sorgono dal suolo tutte le arance a collocare piccoli planetari Z I OT T O I L su alberi rotondi O P E ER C AN Trilussa e poliziotto. come la notte, e verdi, n Can e noi, uomo e cane, andiamo benone! contrato u Jeri ho in me te va? - Dice: - sotto. a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio, Dico:- Co ro che vedo je do io! nella campagna cilena, Ogni lad a l’odore, caro m fra le limpide dita di settembre. d ..Li sento e ciò io!... h Il cane si ferma, c so a n r Co insegue le api, re o it rn ssato un fo bbato. a p salta l’acqua trepida, è e tr n u e r In quer m lo lo sa quant’ha rto odore? ascolta lontanissimi e so c che Dio cane: - Senti un latrati, ato....’ raffredd o ar o st S . ie .. h .. c o o N orina sopra un sasso, H to : a o tr tt n e o d c in ’ha e mi porta la punta del suo muso, Ma lui m ne poliziotto ch’ho questore. o m si Er Ca is st a me, come un regalo. re p o n lo faran

Lo scrittore cileno Pablo Neruda con il suo cane Chu Tzu un cow chow che lo accompagnò nel suo ultimo soggiorno sull’Isla Negra, era il 1973

Nei miei pri mi an e dal fondo ni abitavo al terzo p iano del viale di il cagn pitòsfo e a grandi etto Galiffa mi vedev ri salt a mi raggiun i dalla scala a chiocc g ev a . O ra non rico iola se morì in ca rd e dove e qu sa nostra e se fu sep o pellito ando. Nella memoria solo quel molto di p balzo e quel guaito resta quando no iù rimane dei grandi né n a Ma questo siano disperazione mori e n morte. o n fu il ca di lunghe o recchie che so del bastardino portava un inventato no mio coetan dal figlio del fattore me e o e an meno del ca ne, e strano alfabeta, vivo , nella mia insonnia. Eugenio Mon tale

è la sua freschezza affettuosa, la comunicazione del suo affetto, e proprio lì mi chiese con i suoi due occhi, perché è giorno, perché verrà la notte, perché la primavera non portò nella sua canestra nulla per i cani randagi, tranne inutili fiori, fiori, fiori e fiori. E così m’interroga il cane e io non rispondo. Andiamo uomo e cane uniti dal mattino verde, dall’incitante solitudine vuota nella quale solo noi esistiamo, questa unità fra cane con rugiada e il poeta del bosco, perché non esiste l’uccello nascosto, non è il fiore segreto, ma solo trilli e profumi per i due compagni: un mondo inumidito dalle distillazioni della notte, una galleria verde e poi un gran prato, una raffica di vento aranciato, il sussurro delle radici, la vita che procede, e l’antica amicizia, la felicità d’essere cane e d’essere uomo trasformata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda con rugiada. 37


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