I Nostri Cani - dicembre 2025

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dicembre 2025

LIFE TETIDE - Attività di campo

Monitoraggio alle Isole Tremiti

L’unità cinofila ENCI, formata nell’ambito del progetto LIFE TETIDE e composta dall’addestratrice Chiara Comes e dalla giovane labrador Brixie de Opitergium, detta Rebi, ha partecipato lo scorso novembre a un’ispezione alle Isole Tremiti.

L’attività ha supportato il personale tecnico nel controllo e nella prevenzione della possibile ricomparsa di specie aliene invasive, una delle principali minacce per la biodiversità degli ecosistemi insulari.

Grazie al loro fiuto e all’addestramento specializzato, i cani del progetto LIFE TETIDE svolgono un ruolo chiave di eco-detection, individuando tempestivamente la presenza di specie invasive anche in aree difficili da esplorare.

Un passo concreto per la tutela e il ripristino degli habitat naturali delle nostre isole.

Coppa Italia per le razze Spaniel

A Peccioli, in un suggestivo paesaggio agreste, una prova di

eccellenza

Si è conclusa a fine novembre presso Peccioli (PI), la IV Coppa Italia per le razze Spaniel, appuntamento di rilievo cinofilo internazionale organizzato da ENCI in collaborazione con le Associazioni Specializzate Club Italiano Spaniel e Springer Spaniel Club d’Italia. In gara 10 Cocker Spaniel Inglesi e 56 Springer Spaniel Inglesi, prota-

gonisti di un confronto di alto valore zootecnico. La manifestazione ha rappresentato un’importante occasione di valutazione e crescita per allevatori e appassionati. Un sentito ringraziamento è rivolto alle Associazioni specializzate di razza, il cui costante impegno consente la realizzazione di eventi di questo livello, contribuendo alla tutela e alla

valorizzazione del patrimonio cinofilo nazionale. Apprezzamento anche per i giudici, i conduttori, lo staff organizzativo e il supporto degli uffici ENCI che con professionalità e spirito di collaborazione garantiscono da sempre la perfetta riuscita di una manifestazione tanto significativa per il mondo Spaniel. Angela Francini

AGILITY, la squadra juniores ospite di Fiera Cavalli

In occasione dell’importante manifestazione di Fiera Cavalli, che si tiene annualmente a Verona, ENCI era presente con la propria squadra juniores di Agility, con cui il Sottosegretario La Pietra si è voluto personalmente congratulare visti gli straordinari risultati ottenuti nel corso dell’anno. I ragazzi hanno effettuato una dimostrazione di agility molto apprezzata dalle Autorità e dal folto pubblico. “È stata una soddisfazione vedere i ragazzi dell’ENCI e i loro cani, poter dimo-

strare ad un pubblico così importante la loro grande abilità che ha consentito al team azzurro di conseguire tanti prestigiosi risultati nelle più importanti manifestazioni europee e mondiali”, ha dichiarato il Presidente Dino Muto. Per l’ENCI erano anche presenti il consigliere Gianluca Di Giannantonio, responsabile del settore agility, il Direttore Generale Fabrizio Crivellari e la responsabile degli Eventi Anna Bonfanti.

ATLANTE GENETICO DELLA SELEZIONE

Giulia Del Buono

LA BIANCA STELLA

La Redazione INC

ENTE NAZIONALE DELLA CINOFILIA ITALIANA

WORLD DOG SHOW

WDS 2026 Italy

UN’OCCASIONE IMPERDIBILE

WORLD DOG SHOW 2026 è la più importante esposizione canina internazionale che si tiene in Italia e che richiama circa 25.000 cani nei prestigiosi padiglioni di Bologna Fiere.

Cinque giorni dove allevatori e proprietari potranno confrontarsi e scambiarsi esperienze, mentre gli amanti dei cani avranno la possibilità di ammirare, conoscere e scoprire la simpatia, la bellezza e le attitudini delle diverse razze. Saranno rappresentate 400 razze che verranno sottoposte al giudizio di 230 esperti che avranno il compito di selezionare i migliori che concorreranno per il titolo di BEST IN SHOW 2026.

Bologna Fiere è uno dei poli fieristici più all’avanguardia al mondo: 375.000 metri quadrati, tra aree interne ed esterne; 20 padiglioni cablati, climatizzati e con sistema di ventilazione; 10.000 posti auto coperti; dotato di un casello autostradale dedicato e una fermata ferroviaria; offre un accesso agevole e diretto con 5 ingressi indipendenti. n. 12 padiglioni n. 100 ring n. 230 Esperti giudici n.

10.000 parcheggi n.

100.000 mq. copertura

Vediamo lo stesso film

Dalla percezione alla previsione: la dipendenza seriale nel cervello di uomini e cani

Quando osserviamo il mondo, non lo percepiamo come una successione di immagini immobili, ma come un flusso coerente e continuo. Ogni sguardo si innesta nel precedente, ogni frammento visivo trova il proprio posto all’interno di una narrazione che il cervello costruisce incessantemente. Questa capacità di dare continuità al divenire visivo è il frutto di un meccanismo tanto invisibile quanto fondamentale. Si chiama dipendenza seriale, ed è la tendenza a percepire ciò che vediamo ora come più simile a ciò che abbiamo appena visto.

Scoperta nel 2014 dagli psicologi Fischer e Whitney, la dipendenza seriale rappresenta una sorta di inerzia percettiva che il sistema visivo utilizza per garantire stabilità in un mondo in continuo movimento. Dopo aver osservato un’immagine orientata in una certa direzione, ad esempio, tendiamo a vedere la successiva leggermente più orientata nello stesso senso. È un effetto impercettibile ma onnipresente, che non riguarda solo l’orientamento, negli anni successivi è stato documentato per la percezione del colore, del movimento, della grandezza, della quantità e persino delle espressioni facciali.

PASSATO E PRESENTE

Alla base c’è un principio profondamente adattativo: la percezione del presente non nasce nel vuoto, ma è sempre plasmata dal passato immediato.

Come ha evidenziato un recente studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), pubblicato su Current Biology, «il cervello cerca costantemente di prevedere quello che accadrà attingendo dall’informazione più affidabile del futuro, ossia il passato prossimo delle nostre esperienze sensoriali». Questo significa che la dipendenza seriale non è solo un effetto percettivo, ma un vero e proprio meccanismo predittivo: il cervello utilizza la memoria a brevissimo termine per anticipare ciò che verrà, riducendo la variabilità e aumentando la stabilità del mondo che vediamo.

Per molto tempo si è ritenuto che un così raffinato meccanismo fosse una prerogativa del cervello umano, risultato della complessità cognitiva e del peso della memoria e del linguaggio nella nostra specie. Tuttavia, uno studio recente condotto presso l’Università di Padova, ha mostrato che anche i cani condividono con noi questo continuum visivo.

È la prima dimostrazione diretta del fenomeno in una specie non umana e ridisegna in profondità la nostra comprensione della mente canina.

LA PERCEZIONE

DELLA QUANTITÀ

Per indagare la presenza della dipendenza seriale nel cane, i ricerca-

tori italiani hanno scelto un campo già ben studiato: la percezione della numerosità, cioè la capacità di distinguere insiemi di oggetti in base alla quantità.

Otto cani domestici, tutti socializzati e motivati dal cibo, sono stati coinvolti in una serie di prove in cui dovevano scegliere, fra due pannelli, quello contenente più dischetti di prosciutto di tacchino.

Durante la fase di addestramento, i cani imparavano a identificare il piatto “più ricco” con un’accuratezza molto elevata, dimostrando di comprendere il compito e di saper discriminare le quantità in modo affidabile.

Nella fase successiva, quella di test, i ricercatori hanno introdotto un elemento nuovo: lo stimolo induttore, un piatto “fantasma” che conteneva una quantità di cibo molto ridotta (4 pezzi) oppure molto abbondante (16 pezzi). Questo piatto veniva mostrato per due secondi prima della comparsa dei pannelli reali, ma non aveva alcun ruolo nel compito - serviva soltanto a verificare se la sua visione avrebbe influenzato la percezione della quantità nel test immediatamente successivo.

E così è stato: dopo aver visto un induttore “grande”, i cani tendevano a sovrastimare la quantità successiva; dopo un induttore “piccolo”, la sottostimavano.

La quantità percepita non era dunque indipendente, ma trascinata dallo stimolo precedente - un chiaro segno di dipendenza seriale. Le analisi psicometriche hanno confermato il risultato: la stima soggettiva della quantità (PSE) passava da una media di 7,1 unità dopo l’induttore piccolo a 10,3 dopo quello grande, rispetto al valore di

riferimento di 8,4 in assenza di induttore.

Non solo l’effetto era chiaramente presente, ma la sua forza risultava comparabile – e in alcuni parametri persino superiore – a quella osservata negli esseri umani, con un indice di grandezza dell’effetto (Fisher Zr) di 0,99 nei cani contro una media umana di circa 0,58. Questo suggerisce che i meccanismi cognitivi sottostanti siano sorprendentemente simili, e che la tendenza del cervello a creare una continuità col passato non sia una prerogativa del cervello umano, bensì una strategia evolutiva comune.

ATTENZIONE,

MEMORIA

VISIVA E SISTEMI

NUMERICI

Lo studio condotto a Padova non si è limitato a dimostrare la presenza della dipendenza seriale nei cani, ma ha analizzato anche i fattori che possono modificarne l’intensità. Tra questi, un ruolo decisivo è svolto dall’attenzione.

Analizzando i tempi di fissazione visiva, i ricercatori hanno osservato che i cani guardavano più a lungo gli induttori più ricchi di cibo. Quando questo accadeva, la loro prestazione nel compito successivo risultava più precisa, come se l’immagine appena vista rimanesse più “viva” nella memoria visiva e orientasse la percezione immediatamente seguente.

L’attenzione, dunque, rafforza il legame tra percezione e memoria a breve termine, mantenendo attiva l’informazione e influenzando ciò che viene percepito subito dopo. Questa interconnessione suggerisce che la dipendenza seriale non sia un

riflesso automatico, ma un processo dinamico e regolabile, legato al grado di elaborazione dello stimolo precedente.

In altre parole, più il cane si concentra su ciò che vede, più quella visione condiziona la successiva.

C’è di più.

Gli autori ipotizzano che la dipendenza seriale derivi dall’interazione di due diversi sistemi di elaborazione della quantità, già noti anche negli esseri umani: l’Object File System (OFS) e l’Analogue Number System (ANS).

Il primo, l’OFS, è un meccanismo rapido e preciso, capace di rappresentare piccole quantità in modo quasi iconico, come se ogni oggetto fosse archiviato in una sorta di “file mentale” distinto.

Il secondo, l’ANS, opera invece in maniera più approssimativa e proporzionale: non elabora i numeri come entità discrete, ma come grandezze relative, una percezione più fluida che diventa utile con quantità elevate.

I cani, spiegano i ricercatori, sembrano utilizzare entrambi i sistemi a seconda del compito. Quando si trovano davanti a quantità elevate, interviene il sistema analogico – meno preciso ma più influenzato dal contesto precedente, e quindi più soggetto alla dipendenza seriale.

Con poche unità, invece, domina il sistema oggettuale, più accurato ma meno mnemonico. Questa duplicità suggerisce che l’integrazione seriale coinvolga processi di ordine superiore e non si limiti ai livelli sensoriali più bassi. Le aree corticali associative, deputate all’integrazione e alla rappresentazione simbolica, sembrano

infatti partecipare a questa costruzione di continuità, confermando che il fenomeno ha anche una natura cognitiva.

CONCLUSIONI

La presenza della dipendenza seriale nei cani implica che il continuum non è un prodotto della cultura o del linguaggio, ma dalla necessità più antica e universale di mantenere coerenza nel flusso dell’esperienza visiva.

Nei cani, come nell’uomo, la mente sceglie di non reagire a ogni istante come a un evento isolato, ma di intrecciare movimenti passati e presenti per costruire una realtà più solida.

In cambio di una leggera distorsione, ottiene un vantaggio cruciale: la stabilità. E in un ambiente che muta di continuo – che si tratti di un branco in movimento, di un gioco con l’uomo o di una città piena di stimoli – questa capacità di integrare nel tempo le informazioni visive migliora l’orientamento, il riconoscimento degli oggetti e la capacità di decisione.

Gli autori concludono che il fenomeno osservato nei cani è probabilmente omologo a quello umano, ossia un meccanismo di integrazione spazio-temporale che garantisce la continuità dell’esperienza sensoriale e che ha radici profonde nella storia evolutiva dei mammiferi. Il fatto che emerga con forza in un animale complesso come il cane conferma la convergenza tra le nostre menti: due specie diverse che condividono non solo l’ambiente, ma anche il modo di costruire la realtà.

Senza dubbio, questa scoperta ci invita a riconsiderare la distanza cognitiva che spesso tracciamo tra noi e gli altri animali.

Questa scoperta ci da la certezza che il loro sguardo - quando si posa su un oggetto, un volto o una scena - non è mai vuoto, al contrario, è il riflesso di una mente che costruisce continuità, proprio come la nostra. Per cui forse stiamo davvero guardando lo stesso film: due menti che cercano logica e armonia nel mondo e che, nel farlo, si riconoscono a vicenda - fotogramma dopo fotogramma, emozione dopo emozione.

Giulia Del Buono Per
Immagine realizzata con Intelligenza Artificiale

L’attrazione per le zampe

Numerose ricerche hanno studiato le possibili cause di leccamenti ostinati che possono avere origini psicologiche e fisiche che non dipendono dalla razza. Come

A volte capita di osservare nei nostri cani un comportamento inusuale e ostinato nel dedicare molta attenzione soprattutto ai metacarpi, oggetto di leccamenti sempre più ostinati, tanto da causare delle fastidiosi dermatiti che, se prevalenti nel tempo, la medicina veterinaria ha denominato come “dermatite da leccamento acrale” (DLAL), o glaucoma da leccamento.

Determinarne le cause non è semplice poiché l’origine scatenante ha in sé variabili molto differenti tra loro. Infatti, potrebbe implicare allergie, dolore, disturbi fisiologici, ansia e stress.

Si tratta spesso di un segnale che determina un problema di fondo

ti (per esempio mangiarsi le unghie o attorcigliarsi i capelli) quando si sentono ansiosi. Infatti, gli scienziati ritengono che il disturbo ossessivo-compulsivo che genera la dermatite da leccamento acrale sia da considerarsi un modello animale rilevabile negli esseri umani.

Stimolazione e distrazione: il movimento ripetitivo e la sensazione fisica del leccamento possono distogliere temporaneamente dal disagio emotivo. Rilascio di endorfine: leccare può innescare il rilascio di endorfine, che possono fornire una momentanea sensazione di piacere o sollievo. Questo “feedback positivo” rafforza anche il comportamento, por-

che può innescare un comportamento auto-consolatorio che rilascia endorfine. Può anche essere il risultato di dolore fisico dovuto a condizioni come l’artrite o una lesione, portando a una condizione cronica. La ricerca suggerisce che la DLAL può essere una forma di disturbo ossessivo-compulsivo nei cani e può comportare alterazioni dei neurotrasmettitori.

ANSIA E STRESS

I cani possono leccarsi per auto-consolarsi da stress, noia o ansia da separazione.

Questi problemi comportamentali possono essere più difficili da comprendere perché sono radicati nelle emozioni e nello stato mentale del cane, e i cani, come sappiamo, non sono in grado di comunicarci cosa stanno “provando”.

I cani che soffrono di queste condizioni possono continuare a leccarsi le zampe per raggiungere alcuni obiettivi.

Auto-lenimento: trovare conforto o sollievo dal disagio emotivo leccandosi le zampe, in modo simile a come gli esseri umani possono adottare determinati comportamen-

tando alla sua ostinata ripetizione. Con il tempo, leccarsi eccessivamente le zampe può diventare un’abitudine, anche se la causa scatenante o di fondo non è più presente.

CAUSE FISICHE

Allergie

Le allergie sono la causa più comune del leccamento delle zampe nei cani, soprattutto tra le dita dei piedi e tra i polpastrelli. I cani hanno reazioni allergiche a determinate sostanze, note come allergeni. Questi allergeni possono essere presenti nell’ambiente, nel cibo o nei parassiti e possono scatenare infiammazioni, portando a leccarsi eccessivamente le zampe. Gli allergeni che comunemente colpiscono i cani includono polline, acari della polvere, alcuni alimenti e pulci. Quando un cane entra in contatto con questi allergeni, il suo sistema immunitario risponde rilasciando istamine e altre molecole infiammatorie, che causano infiammazione e prurito. Questo spinge il cane a leccarsi le zampe nel tentativo di alleviare il fastidio. I cani allergici possono leccarsi ossessivamente le zampe, spesso fino a causare lacerazioni e

intervenire e curare

ciò provoca un dolore maggiore alla zampa e li porta a leccarsi ancora di più.

Infezioni

Le infezioni cutanee sono solitamente dolorose e pruriginose. Leccarsi è una risposta naturale dei cani per cercare di lenire il dolore e liberarsi dal fastidio e dall’irritazione.

Le principali cause di infezioni cutanee nei cani possono essere batteriche, causate da lieviti, fungine e dalla presenza di acari. Ogni tipo di infezione è unico e richiede approcci terapeutici specifici che possono essere erogate solo da un medico veterinario.

Lesioni e dolore

Condizioni come artrite, dolori articolari o lesioni possono indurre il cane a leccarsi eccessivamente. In particolare, l’artrite, malattia degenerativa delle articolazioni, può causare infiammazione, gonfiore e dolore alle articolazioni, comprese le zampe e indurre il cane in leccamenti ostinati nel tentativo di lenire il dolore.

I cani possono iniziare a leccarsi le zampe a causa di varie lesioni o fonti di dolore. Tra queste, possono rientrare: tagli e abrasioni, ustioni, punture da oggetti appuntiti, come chiodi o spine, corpi estranei come schegge, pezzi di vetro o forasacchi che si conficcano nella zampa e possono causare dolore e irritazione. Anche gli irritanti ambientali come il sale stradale, il ghiaccio sciolto, i prodotti per la pulizia, i pesticidi o alcune piante possono irritare i cuscinetti delle zampe del cane. Sebbene l’istinto del cane a pulire una ferita sia naturale, leccarsi eccessivamente può ostacolare il processo di guarigione e aumentare il

rischio di infezioni. È importante affrontare la causa sottostante del dolore o della lesione e fornire un trattamento appropriato per alleviare il disagio del cane.

COME AFFRONTARE IL PROBLEMA

Confrontarsi con un medico veterinario è l’assoluta prerogativa per stabilire le cause del problema. Cercare di rimediare con una diagnosi “casalinga” è sconsigliabile dato che improvvisare un rimedio “fai da te” potrebbe aumentare il disagio nel cane sotto vari aspetti, sia fisici che psicologici.

L’utilizzo del “collare elisabettiano”, molto utile in caso del post operatorio dove è necessario impedire al cane che si lecchi i punti di sutura, può rivelarsi del tutto inutile in caso di DLAL poiché impedirebbe temporaneamente il leccamento ma, di certo, non risolverebbe la causa che lo innesca. Indossare il collare elisabettiano è molto stressante per i cani, pertanto il suo utilizzo dovrà essere solo temporaneo e in caso di effettiva necessità ed efficacia.

Pensiamo per esempio all’arrivo di un bimbo, o di un altro cucciolo, oppure un cambio di abitazione ecc. ecc. La fase di adattamento è soggettiva di ogni cane e l’inevitabile disagio che ne deriva - intenso o meno che sia - può essere affrontato in maniera addirittura opposta dal cane: attraverso un comportamento remissivo o ostruttivo. In ogni caso, il cane mostrerà un disagio che il proprietario dovrebbe cogliere sin dall’inizio, senza arrivare a conseguenze invasive come, per esempio, il leccamento ostinato dei metacarpi.

Inoltre, non è un comportamento legato ad alcuna razza in particolare né alla taglia, bensì correlato allo stato di salute e allo stile di vita del cane.

Una volta stabilita la diagnosi, si potrà affrontare un piano terapeutico. Infatti, alcuni trattamenti possono essere utilizzati da soli o in combinazione, a seconda della gravità e della risposta individuale che il cane darà.

Una combinazione di fattori fisici, comportamentali e psicologici che possono essere valutati e curati solo da professionisti abilitati alla cura e al benessere della salute generale dei cani.

Un consulto veterinario tenderà innanzitutto a stabilire la causa del leccamento ostinato e in questa fase il proprietario potrebbe offrire informazioni utili non solo verificando che l’ambiente non sia fonte di allergie e/o intossicazioni, ma soprattutto descrivere al veterinario il più possibile sia il comportamento del cane che eventuali cambiamenti nello stile di vita della famiglia che potrebbero essere la causa iniziale del disagio psicologico, divenuto nel tempo anche un disagio fisico. È utile ricordare che i cambiamenti - piccoli o grandi che siano - della routine quotidiana, inducono nel cane una fase di adattamento. Per lo studio completo

Renata Fossati

Il cane da slitta

Atleta eclettico, modello di bellezza e compagno di vita il Siberian Husky ha mantenuto nel tempo i dettami dello standard. Una ricerca ha indagato sui vari aspetti

La selezione lo ha conservato nella sua versatilità di cane da lavoro, in grado di percorrere oltre 1600 km in condizioni artiche estreme, lo vede protagonista nelle Esposizioni di bellezza con il suo fascino nordico ed anche come ottimo cane da compagnia, indicato soprattutto per persone che amano attività sportive o lunghe passeggiate all’aperto. In uno studio pubblicato lo scorso mese di novembre, Heather J. Huson et al. (Cornell University di NY) ha dimostrato come la genomica moderna offra l’opportunità di esplorare le implicazioni biologiche della selezione all’interno della razza Siberian Husky per scopi come lo sleddog, esposizione o compagnia.

Sono state identificate regioni di selezione genetica associate a queste tre differenti scopi utilizzando un pannello di genoma intero prelevato da 237 Siberian Husky, tutti registrati presso l’American Kennel Club (AKC).

I cani sono stati raggruppati in cinque categorie in base all’utilizzo riferito dai proprietari e alla storia dello scopo riproduttivo, alcuni, infatti, erano sia cani da esposizione che da sleddog che soddisfacevano il regolamento per “la categoria dei cani da slitta nelle mostre speciali” o “il trofeo di lavoro/esposizione”.

I soggetti da traino sono stati distinti in due categorie: led-sprint e lunga distanza, quest’ultimi avevano gareggiato in gare di distanza superiori a 1000 km (per esempio, Iditarod o Yukon Quest), mentre i cani da sled-sprint gareggiavano in gare inferiori a 50 km riconosciute dall’International Sled Dog Racing Association (ISDRA).

I test sono stati realizzati con tampone buccale e prelievo di sangue.

La rilevanza dello studio, tra i primi del suo genere, ha identificato e valutato la selezione divergente all’interno di una razza, sottolineando la rilevanza biologica. Questo studio ha identificato i geni e i percorsi biologici dominanti sottoposti a selezione nella razza Siberian Husky a causa della diversa priorità delle caratteristiche desiderate nei cani da compagnia, da esposizione o da slitta, ma non ne determina l’impatto al di fuori delle misure morfologiche dirette incluse nello studio. È interessante notare che molti dei percorsi sviluppati hanno

ORGANO UFFICIALE DELL’ENCI

Ente Nazionale della Cinofilia Italiana n. 11 dicembre – Anno 71°

DIRETTORE RESPONSABILE: Fabrizio Crivellari

REDAZIONE: Renata Fossati

PROPRIETÀ ED EDITORE: ENCI Milano

Siberian husky. Foto Gianluca Borgatello. Fotogallery ENCI

un senso plausibile, con aspettative sul perché e sul come siano probabilmente influenzati dagli specifici scopi di allevamento del Siberian Husky.

Nel complesso, questo studio fornisce la prima prova dell’impatto biologico della selezione genetica all’interno della razza Siberian Husky per i distinti scopi di slitta, esposizione e come cani da compagnia, mantenendo al contempo l’uniformità complessiva della popolazione per soddisfare lo standard di razza.

IN ITALIA

La razza è sempre molto popolare nel nostro Paese, tra il 2015 e il 2024 sono nati in media circa 1000 cuccioli l’anno. Cane da slitta per

HANNO COLLABORATO: Giulia Del Buono, Angela Francini, Ermelinda Pozzi, Club Italiano Razze Nordiche

ENCI IN INTERNET: www.enci.it ufficio gestione registri: ugr@enci.it soci: soci@enci.it segreteria: segreteria@enci.it expo: expo@enci.it prove: prove@enci.it redazione: redazione@enci.it affissi: affissi@enci.it addestratori: addestratori@enci.it campioni: campioni@enci.it

antonomasia ha conservato intatto l’istinto del traino tanto che sia sulle Alpi che negli Appennini si svolgono regolarmente gare di sleddog con distanze che variano a seconda delle categorie previste.

Il Club Italiano Razze Nordiche, posto a tutela della razza, organizza annualmente alcune prove attitudinali di sleddog, oltre ad attività ludiche come canicross, bike e agility dove la razza mostra tutta la sua versatilità atletica e l’intraprendenza nel valutare le varie situazioni che il compito presenta di volta in volta.

Inoltre il CIRN organizza regolarmente seminari sulla morfologia, sulla salute e sulle attitudini al lavoro, ospitando relatori internazionali, specialisti della razza.

Club Italiano Razze Nordiche

REDAZIONE, PUBBLICITÀ: 20137 Milano - Viale Corsica 20 Tel. 02/7002031 Fax 02/70020323

IMPAGINAZIONE GRAFICA: DOD artegrafica - Massa Lombarda (RA)

STAMPA: Postel spa Viale Europa 175 00144 Roma

SPEDIZIONE PER L’ITALIA E PER L’ESTERO: POSTE ITALIANE SPA

NOTIZIE ENCI

AVVISO

Si avvisa che, essendo la raccomandata a.r. ritornata con motivazione “al mittente per compiuta giacenza”, in applicazione dell’art. 39.3 del Regolamento di attuazione dello Statuto Sociale ENCI presso la Segreteria della Commissione di Disciplina di 1a istanza è stata depositata lettera di contestazione relativa al procedimento disciplinare n. 145/25 nei confronti di FRISOLI ANTONINO

Il Segretario Istruttore

La quota associativa dei Soci Allevatori è pari a euro 51,65 e dei Soci Aggregati a euro 5,00; ai soli fini postali, euro 2,00, sono da considerarsi quale quota di abbonamento alla rivista.

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