i nostri
Cani
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Anno 55 num. novembre 2009
la canizza sta per esplodere. Invece… Ma questa è la competizione. Ed un po’ anche lo sport “con il cane più ingenuo per la caccia più bella” come continua a dire il gran guru dei segugisti non solo italiani Mario Quadri. Grande animatore della competizione ha saputo coordinare una squadra che la passione per il proprio territorio e lo sport ha saputo trasformare in organizzatori autentici. Fra loro Giovanni Montanari, Arturo Mattioli, Adriano Patacini, William Landini, Piergiorgio Viappiani presidente del Gruppo cinofilo reggiano. Responsabile di un’organizzazione che non ha avuto strappi il dottore Marcello Massardi. Presenti per l’ENCI Abele Barbati, Francesco Balducci e Dino Muto. Il mosaico dell’organizzazione si completa con Alessandro Bonacina presidente Caver, Daniele Ferrari responsabile Sips di Reggio Emilia ed il dottor Ivan Cigarini, veterinario capace, puntiglioso e puntuale. Nei singoli ha vinto Daly, segugio del Bernese riuscito a strappare un punteggio d’onore al coinvolgente Giuseppe Quin zanini, giudice esperto, preciso, capace. Le ha cinto la corona di regina per la caparbietà in caccia, l’insistenza nel cercar il sentiero della lepre fra un girovagare di tracce di capriolo. Al secondo posto Dina Segugio dell’Istria domiciliato in Montenegro e subito dopo Leka della Finlandia.
Il fascino dell’Appennino Segugi e lepri son destinati ad inseguirsi come corressero in un cerchio meraviglioso dove giorno e notte scorrono senza fine. Appena la muta comincia a bagnarsi di rugiada loro se ne vanno, magiche e lievi, a dormire e viceversa in un cercarsi e fuggire meraviglioso che dà significato alla caccia. Ma, a ben pensarci è così anche nelle vicende della vita a cominciar dalle storie d’amore. Si comincia all’alba. I singoli in una zona, le mute in un’altra. I primi hanno a disposizione ciascuno un giudice ed un accompagnatore, gli altri una giuria. Davanti alla rocca dei Boiardi è ancora buio. I fari illuminano un grande tabellone che invita alla mostra di affreschi che si credevano perduti: li dipinse nel 1540 Nicolò dell’Abate ed hanno un nome che par ben augurante anche per i segugi “Il paradiso ritrovato”. Tutto come da copione. I fari cominciano ad illuminare i contrafforti dell’Appennino, i vigneti, le mediche. Avverti il fascino di un benessere conquistato. Ma non era sempre così dice Arturo Mattioli. Ci furono tempi in cui una fetta di polenta era una cena conquistata. Comincia la gran saga. Ciascun segugio, e son tanti e di otto nazioni, ha la sua fetta di territorio, uno spicchio di Appennino dove le lepri sono regine per un impegno intelli-
TUTTI CONCORDI: UN SUCCESSO DELLA CINOFILIA PIÙ AUTENTICA Francesco Balducci: “E’ stato un incontro importante e ben organizzato con terreni ottimi e una giuria, sia per singolo che mute, ineccepibile. Merito degli organizzatori se ancora una volta l’Italia ha conquistato prestigio. Onore anche ai vincitori che sono riusciti a tagliare un traguardo davvero prestigioso”. Abele Barbati: “Non avevo dubbi. Dove c’è Mario Quadri ed i suoi segugisti c’è un successo. Scandiano con questa manifestazione, in cui è stata impegnata concretamente anche l’ENCI, merita di passare alla storia delle razze da seguita”. Dino Muto: “Ho visto una realtà davvero entusiasmante che riempie di soddisfazione e soprattutto dimostra che la cinofilia agonistica vive un’importante realtà ed ha un grande futuro. Bravi gli organizzatori, i giudici ed i concorrenti che hanno ben lavorato per la soddisfazione di tutti”. Marcello Massardi: “E’ stata una manifestazione importante e tutti i membri del comitato organizzatore si sono rivelati all’altezza. Ciascuno di loro merita un grazie dai cinofili per l’impegno, il lavoro e le capacità impiegate. I segugisti di Scandiano hanno dimostrato di essere una grande meravigliosa comunità”. Franco Virgili: “Magnifica manifestazione con terreni ottimi, concorrenti preparati e organizzazione precisa e puntuale con i meravigliosi volontari di Scandiano. Alcuni segugi si sono rivelati incerti su un campo di prova che non conoscevano, altri troppo deboli alle lusinghe del capriolo”. gente e responsabile dei cacciatori e dei gestori dell’ambiente. Giungono i primi risultati. Paion deludenti. Molti cani sembrano stanchi, altri mal si adattano al terreno, altri ancora indulgono al fascino del capriolo che li porta con sé. Mario Quadri segue, osserva, fa alcune considerazioni di una caccia stupenda. Ascolta le voci dei segugi e le traduce con quel suo parlare Carlo Generotti e William Landini
limpido e cheto che par giungere da lontano. Il marcatore sente l’usta, l’accostatore prende il filo, poi c’è lo scovatore, il rimettitore che quando la muta sembra stanca prende l’iniziativa e insiste per ritrovar il selvatico e far precipitare i compagni al riscovo. “Quando accade la muta sente che il traguardo è vicino e la lepre vede precipitare le sue speranze….” Dice Maria Assunta Villa e Mario Quadri
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