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Portare la fede alla fine del mondo

DI TIZIANA TIBERI

Abbiamo incontrato don Alberico Capitani, sacerdote fidei donum della diocesi di Macerata, da oltre trenta anni missionario in Argentina. Per prima cosa ha voluto ricordare il nostro compianto direttore don Luigi Taliani, «amico carissimo, sempre presente; ci sentivamo per telefono e ogni volta che tornavo facevamo un’intervista. Lui continua a essere presente nella mia vita». Nel 2009 è iniziata la missione a Puerto Madryn. Può raccontarci come è nata e com’è la situazione oggi? Noi non siamo veramente missionari come i saveriani o altre congregazioni di religiosi; noi siamo dei sacerdoti diocesani che cercano in nome della diocesi di vivere la missionarietà. La nostra storia missionaria è iniziata con padre Matteo Ricci e poi è ripartita al tempo del Concilio quando i nostri vescovi sono venuti a contatto con gli altri vescovi nel mondo, in modo speciale dell’America Latina; hanno conosciuto la realtà di un cattolicesimo presente ma carente di sacerdoti e questo ha portato le diocesi italiane ad aprirsi e a inviare dei sacerdoti. Ricordiamo cosa significa fidei donum?

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Sono ventidue i sacerdoti diocesani in missione

Prestano servizio all’estero, in una decina di Paesi di quattro continenti o sono in aiuto a diocesi italiane

La maggioranza proviene dal Seminario

Redemptoris Mater

La nostra diocesi, soprattutto grazie alla presenza e al servizio svolto dal Seminario missionario Redemptoris Mater del Cammino neocatecumenale, conta un folto gruppo di sacerdoti impegnati in missione, con presenze in quattro continenti e una decina di paesi. L’ultimo dato, raccolto in occasione del corrente mese missionario, totalizza ben 22 sacerdoti, di cui 17 sono all’estero (inclusi 2 in partenza) e 5 in aiuto a diocesi italiane. Ci pare giusto ricordarne i nomi. All’estero: don Giuseppe Pollio in missione in Irlanda; don Peter Paul Sultana in missione a Malta; don Mirco Cichella e don Emanuele Giammarresi in missione a Taiwan; don Nicola Papa e don Antonio Skroce in missione in Cina; don Alejandro Gonzalez Parrilla e don Miguel Teruel Ruiz in missione in Spagna; don Efrain Santiago Ramirez Acosta in missione in Argentina; don André Luis De Oliveira, don Alberico Capitani, don Sergio Salvucci, assieme, in missione in Patagonia (Argentina) a Puerto Madryn; don Rafael Alvarez in missione in Colombia; don Paulo Roberto Matassa in missione in Brasile; don César Mauricio Lara Condo in missione in Zambia. Da Treia è in partenza per il Cile don Manuel de Ornelas, mentre da Tolentino è in partenza per la Guinea Equatoriale don José Manuel Contreras. In aiuto a diocesi italiane: don Alessandro Di Francesco a Campobasso; don Wilmer Arias a Teramo; don Moises Carias a Prato; don Giovanni Di Felice a Chieti; don Lorenzo Di Re a Pescara. (P.Chin.)

Significa dono della fede. Ricordo don Fernando Mariani che fu il primo sacerdote fidei donum della nostra diocesi dopo don Nazzareno Piccioni, poi tanti altri: don Quinto Lombi, don Silvano Attili, don Alberto Forconi, don Frediano Salvucci e don Felice Prosperi e poi nel 1989 sono partito anch’io da Urbisaglia. Forse dalla conoscenza dei sacerdoti che già erano in missione e poi dall’esperienza dell’adorazione eucaristica è partito questo desiderio di condividere la mia vita con i più bisognosi della fede. Gesù Pane di vita: volevo fare della mia esistenza un Pane di vita da condividere con gli altri. Essere sacerdote e missionario è come una vocazione nella vocazione. Normalmente partiamo per 1012 anni e poi dovremmo ritornare nella nostra diocesi. Per me sono scaduti 12 anni; sto usufruendo di un permesso speciale per ri- manere altri due anni e completare la mia storia missionaria; speriamo che qualcuno poi possa continuare. Quali obiettivi missionari avete raggiunto? Innanzitutto cerchiamo di accompagnare queste comunità che non hanno una presenza del sacerdote. In Argentina le situazioni sono molto diverse anche a livello religioso: ad esempio nella zona attorno Buenos Aires abbiamo una forte emigrazione italiana e spagnola e abbiamo anche una forte tradizione religiosa, un buon inserimento di migranti spagnoli e italiani, il più grande santo argentino è un italiano, san Gaetano, che da noi è poco conosciuto. Invece nella zona della Patagonia, dove mi trovo ora, la situazione religiosa è molto diversa; prima di tutto perché l’evangelizzazione è iniziata alla fine del XIX secolo con i salesiani, il famoso “sogno di Don Bosco”, poi perché i residenti di questa zona vengono da tutte le parti dell’Argentina con una forte immigrazione da altri Paesi latino-americani, in particolare da Bolivia e Paraguay, e di recente dal Venezuela. Quindi una zona che non ha una tradizione religiosa, per cui si tratta di aiutare le persone a formare una fede e una tradizion,e per essere

APPUNTAMENTI chiesa e comunità nella diversità. Viviamo nella periferia tra la povertà, sia materiale che spirituale. Quando torna cosa fa? Mi trovo qui per un tempo di vacanze e di incontro con la mia chiesa locale, la diocesi di Macerata. Sono originario di Pollenza; ho girato varie parrocchie e fra due anni celebrerò il 50° del sacerdozio. Quando torno passo il tempo stando con la mia famiglia e poi visitando le varie comunità, gli amici e ci ritroviamo sempre con il gruppo di giovani (di un tempo) di Urbisaglia. Diciamo: ritorno per rafforzare le radici della fede ma anche della missionarietà con la Chiesa locale. Come sintetizzerebbe questi anni di esperienza missionaria?

Un’esperienza molto bella perché mi ha dato la possibilità di conoscere e di crescere nella fede e nella fraternità. Conoscere la bellezza di poter dare qualcosa agli altri e quando vieni in contatto con i più poveri, sia materialmente che spiritualmente, ne ricavi un arricchimento personale. Dobbiamo però ricordare che tutti noi siamo missionari in forza del nostro Battesimo: la fede non la possiamo tenere per noi; dobbiamo condividerla con gli altri, in particolare in questo mese di ottobre, dedicato alle missioni in tutto il mondo.

20 e 23 ottobre: le date importanti di questo mese missionario

L a Giornata Missionaria Mondiale 2022 (domenica prossima, 23 ottobre) trova il principale riferimento nel messaggio di papa Francesco del 6 gennaio scorso, che ha per titolo «Di me sarete testimoni» (At 1,8), poi declinato in “Vite che parlano”. Il Papa ci dice: «Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre (cfr Gv 20,21) e, in quanto tale, è il suo “testimone fedele” (cfr Ap 1,5), cos ì ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo. E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L’identità della Chiesa è evangelizzare».

Nella nostra diocesi la Giornata sarà preceduta e introdotta dalla Veglia Missionaria Diocesana: “Vite che parlano”. La celebrazione, presieduta dal vescovo Marconi, si svolgerà il 20 ottobre nella chiesa parrocchiale di San Donato a Montefano con inizio alle ore 21.15.

Tolentino, si inaugura il monastero di Santa Teresa

Adicembre 2021 la posa della prima “pietra”, il 30 ottobre 2022 l’inaugurazione del monastero Santa Teresa delle Carmelitane Scalze di Tolentino. Ripercorriamo le tappe principali dalla scossa del 2016 a oggi con le sorelle del Carmelo.

Cosa è successo dopo il sisma del 2016?

La sera del 30 ottobre 2016, grazie all’immediata generosità delle nostre sorelle di Fano, abbiamo trovato accoglienza nel loro monastero, per 9 mesi. Subito è iniziata la ricerca di una struttura autonoma che potesse accoglierci tutte e il 22 luglio 2017 ci siamo trasferite a Cascia. Ancora una volta ringraziamo i padri Agostiniani e, soprattutto, le monache del monastero Santa Rita che han- no messo a nostra disposizione la Casa di accoglienza vocazionale, aiutandoci e sostenendoci in ogni modo. Sono stati anni difficili per la lontananza da Tolentino e i disguidi che ha comportato, per i meandri della burocrazia post sisma, per le difficoltà economiche e tecniche di progettazione. Il nostro Monastero era danneggiato così gravemente che è stato preferibile demolirlo, e abbiamo scelto di ricostruirlo in legno. L’11 dicembre c’è stata la benedizione d’inizio lavori e ora siamo all’inaugurazione!

Quante suore saranno accolte nel nuovo Monastero? Siamo 17 monache. Le nostre giornate alternano preghiera e lavoro, solitudine e fraternità. In tempi normali (cioè non duran-

La struttura precedente era danneggiata così gravemente che è stato scelto di demolirla Il nuovo edificio, in legno, accoglierà diciassette carmelitane scalze te un trasloco come adesso!) ci alziamo alle 5.30 e alle 6 cantiamo le Lodi, cui segue un’ora di preghiera silenziosa, caratteristica del Carmelo teresiano. Alle 7.30 la Messa, il ringraziamento e l’Ora Terza. Dopo colazione inizia il tempo di lavoro. Alle 11 la Lettura, l’Ora Sesta e il pranzo. Riordiniamo la cucina, abbiamo un’ora di ricreazione insieme e poi uno spazio di tempo libero. Alle 15.30 l’Ora Nona e il lavoro. Alle 17.30 la preghiera silenziosa che si conclude alle 18.30 con il canto dei Vespri. Alle 19.15 la cena, il riordino e la ricreazione. La giornata si chiude con la preghiera di Compieta e l’Ufficio delle Letture. Qual è il carisma teresiano?

La parola “amicizia” concentra l’intuizione che mosse Santa Teresa a rinnovare l’Ordine del Carmelo nel 1500. L’amicizia si esprime nel dialogo silenzioso della preghiera e in relazioni fraterne esigenti e schiette all’interno di Comunità piccole (il numero massimo è 21). Amicizia è offerta a chiunque si accosta a noi e anche a chi non ci conosce, perché la preghiera non è mai idillio so- litario e disincarnato, ma è sempre orientata al bene di tutti. Le caratteristiche della nuova struttura in legno (2.100mq) e spazi limitrofi? Il nuovo edificio somiglia molto al precedente, sia all’esterno, sia nella distribuzione interna degli ambienti, ma avrà un piano in meno. Il legno garantisce la massima sicurezza antisismica ed ecosostenibilità. Lo spazio verde circostante è stato progettato con attenzione. Noi di solito non usciamo dal Monastero (i continui spostamenti di questo periodo restano un’eccezione): il giardino permette di godere la bellezza del Creato e fa da equilibratore in una vita appassionante ma impegnativa.

Tiberi Uno scorcio del nuovo Monastero

Tiziana

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