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Servono scelte coerenti con la constatazione di essere da tempo minoranza nella società

Che «abito» per i cristiani?

Dal Sinodo lo stimolo per pensare la rievangelizzazione guardando la realtà dall’interno del mondo di oggi, come fece padre Matteo Ricci, partendo dai contenuti di fede che consentono un dialogo con la modernità

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I

ella storia missionaria di padre Matteo Ricci c’è un passaggio significativo per la sua comprensione di come evangelizzare la Cina, segnato da un cambio di abito. Giunto in Cina e già convinto di poter evangelizzare un mondo così diverso per cultura e mentalità solo attraverso l’incontro e il dialogo aperto ed accogliente, padre Matteo nel 1578 lasciò la sua veste occidentale da Gesuita per indossare l’abito del monaco buddista; perché gli avevano detto che quelli erano gli unici religiosi stranieri ammessi nel Celeste Impero. Di fatto questa scelta nasceva ancora da un pensiero occidentale: il gesuita maceratese con quell’abito da bonzo cercava di tradurre il significato religioso della sua talare gesuitica in un abito che le somigliasse, tra i pochi che circolavano in Cina. Ben presto comprese che questo non bastava: bisognava invece ripensare la propria identità e il senso della propria missione a partire dal pensiero cinese e dalla loro cultura. In essa nell’ambito spirituale, a motivo della dottrina confuciana, era preponderante la stima verso il maestro rispetto a quella verso il sacerdote: si prediligeva l’insegnante della vita buona, rispetto a colui che metteva in contatto con il mondo del sacro. Per questo, padre Matteo, cosciente che la sua missione era far incontrare Cristo, sia sacerdote che maestro della nostra fede, comprese che la via giusta era privilegiare questo secondo aspetto e prese l’abito da mandarino confuciano, riconosciuto dalla cultura cinese come maestro di vita. Questo esempio ha una grande rilevanza per comprendere il nostro tempo di Chiesa italiana. Ormai tutti ammettono che si è realizzato un profondo cambiamento culturale della maggioranza del nostro popolo. In 50 anni la popolazione è diventata sempre più urbana, nelle campagne oggi vive solo il 17% degli italiani, e nella cultura urbana si è registrata la fine della cristianità, cioè di quello stile di vita in cui laAbbadia di Fiastra, Messa di apertura dell’Anno pastorale (14 ottobre 2022) fede cristiana era l’elemento fondamentale che determinava tutte le scelte di vita delle persone, comprese quelle più pratiche e basilari come l’alimentazione. Oggi chi si pone più il problema di modificare il menù in tempo di Quaresima? Nella cristianità la cultura, cioè lo

INIZIATIVA

Formazione per laici

L’11 ottobre 2022 è iniziato, guidato dal Vescovo, il secondo percorso di formazione per laici, con un Corso fondamentale sulla fede e Incontri sulla spiritualità della Messa. Gli incontri, aperti a tutti, si tengono il martedì dalle ore 21 alle 22, in presenza, alla Domus San Giuliano a Macerata. È possibile anche seguirli online. Per iscriversi: https://tinyurl.com/iscrizla ici. La quota è di 10 euro (pagabile alla Domus San Giuliano o tramite bonifico

Iban stile di vita, sosteneva la fede e questa rafforzava l’identità culturale. In molti dialetti “un cristiano” era sinonimo di “un essere umano”. Lo stile di vita profondamente guidato dalla fede, nutrito di preghiera, ritmato dalle celebrazioni liturgiche è oggi proprio solo di una minoranza di italiani. È difficile definirla nei numeri, ma che la cristianità sia ormai una componente minoritaria della società è accertato. È infatti indubbio che se si vive secondo gli usi e i costumi della maggioranza degli italiani, non si vive più da cristiani. In questa nuova

IT98G0615013400CC03210 09248 intestato a Diocesi di Macerata con causale: Iscrizione al corso di formazione laici).

Per informazioni: don Fabio Olano, tel. 0733.1992914.

Di fronte alla guerra in Ucraina, è indispensabile una mobilitazione della società civile internazionale che dia vita a un’alleanza pacifica per ricordare don Giussani

U DIENZA In cento a Piazza San Pietro

DI GIANCARLO CARTECHINI C osa cerco, quando esco di casa la sera, non lo so. Mi lascio attirare, come una falena, dalle finestre aperte: lu- ci, rumori, risate, a volte litigi. È necessario scendere in strada per rendersi conto di quanto siano preziosi questi piccoli bagliori di vita. Solo uscendo si comprende. Solo così. È una notte limpida. Marte brilla nel cielo di ottobre, in direzione Est. Marte, il rosso, l’irascibile. Il dio della guerra ci ricorda quanto sia fragile questa trama di socialità, quanto tutto possa essere spazzato via da un momento all’altro. Anche un quartiere tranquillo ha bisogno di un pensiero vigile per evitare di trasformarsi

in campo di battaglia. «Viviamo in un’epoca folle» ha detto qualcuno, e la follia maggiore è proprio quella di arrendersi alla presunta ineluttabilità del ricorso alle armi. La pace è possibile, va costruita, ed è frutto di opere tese a creare istituzioni di pace. Lo ha sottolineato Stefano Zamagni nell’articolo “Sette passi per una pace giusta e duratura non solo in Ucraina”, pubblicato il 21 settembre da Avvenire (https://tinyurl.com/7passi).

Ci sono situazioni, scrive Zamagni, in cui l’interesse a cooperare, che è vantaggioso per tutti ma richiede una visione di lungo periodo, viene soffocato da comportamenti conflittuali che sembrano più efficaci in un’ottica di breve termine. Le scienze sociali realtà la Chiesa fatica a trovare “l’abito adatto” da indossare per rievangelizzare efficacemente. Le tendenze sono due, ma a mio parere ancora legate a un pensiero “di maggioranza” che collega fede e cultura in modo inscindibile. C’è la linea “conservatrice” che cerca di costruire delle micro-realtà separate dal resto della società, in cui vivere la fede come nel passato. Era quanto teorizzato in ambito americano da un libro comunque interessante: Opzione Benedetto. Questa scelta conservatrice è bella per la coerenza tra fede e vita, ma isolandosi dal mondo attrae pochissimi e non evangelizza efficacemente la massa del popolo. I cristiani “santi, ma strani”, sono certo stimati dalla maggioranza, ma poco ascoltati e imitati. All’opposto c’è la linea “progressista” che ragiona in modo speculare all’altra: accogliendo in toto la cultura contemporanea e trasformando profondamente la fede, perché non trovi ostacoli nel pensiero della maggioranza. Questa scelta è ben accetta dalla maggioranza: sono i cristiani moderni che vogliono bene a tutti e danno ragione a tutti, ma sono ancora cristiani o sono solo moderni? Il Sinodo dovrebbe aiutarci a cominciare a pensare la rievangelizzazione guardando la realtà dall’interno del mondo di oggi, come fece padre Matteo. Senza cambiare la fede, ma partendo da quei contenuti di fede che permettono di aprire un dialogo costruttivo con la modernità. La domanda è: qual è l’abito da “mandarino confuciano” adatto per l’evangelizzazione di oggi? * vescovo chiamano queste situazioni “problemi di azione collettiva”. Si presentano nei luoghi di lavoro, nella vita di quartiere, nei rapporti tra le nazioni. Per questo è indispensabile ricorrere ad istituzioni stabili, che rendano conveniente la cooperazione. Però alcune istituzioni internazionali sono obsolete, pensate per un mondo che non esiste più.

Dopo la caduta del muro di Berlino, siamo stati incapaci di costruire un nuovo sistema di convivenza tra le nazioni, che andasse al di là delle alleanze militari o delle convenienze economiche. La guerra in corso in Ucraina rende evidente in maniera drammatica questa sconfitta. Già, ma come si esce ora dalla spirale di violenza, senza apparente via d’usci- l palinsesto di EmmeTv si rinnova nel segno della qualità dei contenuti: dall’informazione allo sport, dal mondo del lavoro e della cultura, agli approfondimenti che da sempre contraddistinguono l’emittente televisiva maceratese in onda sul canale 89. Tanti i programmi prodotti e che potranno essere seguiti anche in streaming attraverso l’app (per dispositivi Android e iOS) e sul sito marchemedia.com. Dal lunedì al sabato si inizia al mattino con la Rassegna stampa (ore 8.30), per poi proseguire col tg nazionale di Tv2000 (alle 12.40 e alle 20) e l’informazione locale con il TgEmme (nelle edizioni delle 13, delle 19.40, 20.40 e 22.40). Alle 16 la Tv Giovani e alle 19.30 le varie rubriche. Poi ancora tanta informazione con il Tg Sport delle 20.20 e il Tg Economia delle 20.30. La domenica, Santa Messa alle ore 10.30, poi il Tg Agricoltura alle 12.30. Appuntamento settimanale importante poi con il Diario Maceratese (13-16.4019.40-22.40) con i servizi della settimana. Il lunedì è giornata dedicata allo sport con la trasmissione Tempi Supplementari (ore 21) con i risultati e gli highlight dello sport maceratese. Poi spazio dedicato alla Maceratese Calcio con la differita della gara del fine settimana (ore 21.40). Il martedì appuntamento con Tiziana Tiberi e il suo EmmeSera, spazio di approfondimento con ospiti in studio (ore 21). Il mercoledì ha fatto il suo esordio una nuova rubrica, Caro Maestro, Cara Maestra: la scuola dal punto di vista di chi la fa, per un rapporto insegnante-alunnogenitore inedito. Tema del giovedì è la salute: alle 21, La Cultura della prevenzione con il dottor Andrea Corsalini e i protagonisti della Sanità con le loro esperienze; a seguire, alle 21.30, la trasmissione A piccoli passi con la dietista Elisa Pelati. Tutti i venerdì torna lo sport con Scatto Biancorosso condotto da Enrico Maria Scattolini per il prepartita della Maceratese. Un posto a tavola, dedicato all’enogastronomia, chiude il palinsesto degli appuntamenti settimanali andando in onda la domenica alle 11.30.Andrea Mozzoni ta, generata dalla guerra di aggressione russa? Zamagni individua sette passi per negoziare la pace: passi concreti, realizzabili, illustrati con lucidità. Leggete l’articolo: offre spunti di riflessione importanti, apre prospettive. Forse l’ostacolo maggiore per una pace negoziata, conclude, è la paura della negoziazione stessa. I politici e i capi di governo temono di essere percepiti come pacifisti ingenui. Ecco perché in una situazione come l’attuale, è indispensabile una mobilitazione della società civile internazionale, tesa a dare vita ad una alleanza per la pace. La natura umana è caratterizzata da un utilitarismo a breve termine, scrive Jostein Gaarder nel recente saggio “Noi che siamo qui adesso”. Ma ciò non autorizza alcuno sconforto: a metà strada tra il pessimismo, che è solo una forma di pigrizia, e un ottimismo cieco, che significherebbe chiudere gli occhi di fronte alla realtà, c’è la speranza. E la speranza «è ben altro che una disposizione d’animo: è una forma di militanza». «Come vuoi utilizzare la tua vita per quest’unica volta in cui ti trovi al mondo?» – si interroga lo scrittore norvegese. Sono uscito di casa, stasera, senza nessuna meta: ho incontrato un orizzonte militante e passi di pace. Usciamo insieme, finché il tempo regge. Ciascuno, come può, faccia la sua parte. Marte, in fondo, è solo un pianeta che brilla nel cielo di ottobre.

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