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Per la Maceratese un difficile centesimo anno di gioco
Nonostante una storia oramai secolare, la Maceratese fa fatica a brillare in campo: ora si affida a Giorgio Pagliari, figlio di Giovanni e nipote di Dino
DI ENRICO MARIA SCATTOLINI
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Cento anni fa, a fine dicembre 1922, dalla fusione di quattro società calcistiche cittadine (Macerata Footbal Club, Virtus Macerata, Helvia Recina e Robur) nasceva la Maceratese Calcio. Il suo centenario è stato festeggiato con diversi eventi che sono stati espressione del sentimento di appartenenza della tifoseria e dell’intera città al club. Sino ad un dibattito che si è svolto alla locale Università ed alla pubblicazione di un libro (“Rata da scoprire, i valori nascosti dei cento anni di storia biancorossa”).
Meno brillante è stata invece la risposta sul campo da parte della “Rata”, come viene ora chiamata la squadra del presidente Crocioni; in un campionato, come l’“Eccellenza” marchigiana, abbondantemente sottotono rispetto al passato, la Maceratese fa fatica ad uscire dalle pericolose sabbie mobili della zona playout. Situazione ben diversa dagli auspici estivi della dirigenza e per di più appesantita dall’ultima sconfitta subita sul terreno dell’Atletico Gallo.
Il fatto è che si stanno pagando le conseguenze del peccato originale commesso alla vigilia della stagione 2022/23. Quando, in luogo della conferma, con qualche eventuale ritocco, della formazione uscita vincente dalla “Promozione” regionale con uno strepitoso finale (che le aveva permesso di superare il Chiesanuova sul filo di lana), Crocioni ed i suoi collaboratori non hanno incredibilmente rinnovato il contratto all’allenatore Sauro Trillini, al Direttore Sportivo Conti ed a diversi giocatori. In particolare al centravanti Tittarelli, che ora sta furoreggiando proprio con il Chiesanuova.
Il mister fu sostituito da Guido Di Fabio, in passato già alla guida della Rata; l’altro da Giuseppe Sfredda, proveniente dal Monturano. La conseguente attività di mercato era stata ambiziosa con l’ingaggio di difensori, centrocampisti ed attaccanti, in al- ternativa alle succitate cessioni. Altro colpo di scena: l’efficienza della nuova realtà non è stata tuttavia mai verificata da Di Fabio e Sfredda, per la semplice ragione che i due decisero di dimettersi a pochi giorni dall’inizio degli allenamenti estivi.
Il D.s. però ritornò qualche settimana più tardi, stavolta in coabitazione con mister Trillini che, nel frattempo, era stato richiamato da Crocioni sulla panchina della Maceratese.
Ma i risultati hanno continuato ad essere negativi. Al punto che, a metà novembre, è arrivato il secondo giro di valzer: esonero del trainer, rimpiazzato da Peppino Amadio. Che tuttavia non ha fatto miracoli: finora è stato solo ribadito il pesante trend negativo delle partite casalinghe (una sola vittoria all’Helvia Recina nel girone di andata) e sono sempre più allarmanti i rischi di classifica nonostante qualche exploit in trasferta. Di qui l’urgenza di un robusto ritorno al mercato di riparazione nel mese di dicembre. In entrata i difensori Nicolosi e Iulitti; i centrocampisti Misin e Pagliari; il centrattacco De Iulis e l’esterno offensivo D’Ercole. Il futuro della Rata è in gran parte affidato a loro. Se ne sono invece andati Bergamini, De Marzo, Loviso, Rivamar, Battezzati, Papa e Marino. Con particolare attenzione e curiosità sarà comunque seguito Giorgio Pagliari, figlio di Giovanni Pagliari, attuale allenatore della Recanatese, e nipote di Dino: due icone del calcio biancorosso. Ha 24 anni, proveniente dal Fabriano-Cerreto, esperienze di mediano con Atalanta, Vastese e Tolentino.