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È Virgì Bonifazi l’autore del busto di padre Matteo Ricci

DI ALESSANDRO FELIZIANI

Ilprimo giugno del 1940, quando era direttore dell’Accademia di Brera, Francesco Messina, tra maggiori scultori figurativi del Novecento, in una lettera indirizzata al maceratese Alessandro Bonifazi scrisse: «...per le spiccate qualità artistiche, in speciale modo indirizzate alla scultura, di vostro figlio Virginio, Vi consiglio lasciargli la più ampia libertà nella scelta di un destino che gli auguro felice». Quel Virginio, all’epoca ventiduenne allievo della prestigiosa istituzione milanese, era l’artista che sarebbe diventato un protagonista della vita culturale di Macerata del secondo Novecento, da tutti conosciuto come Virgì, diminutivo con cui veniva chiamato da ragazzino e che lui stesso scelse come nome d’arte.

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Virgì – ha scritto di recente il critico d’arte Lucio Del Gobbo – si è espres- so con varie forme e tecniche artistiche, seguendo molteplici interessi: dal ritratto al paesaggio, dalle nature morte alla caricatura che ha coltivato sin da giovanissimo, affascinato dalle opere di Ivo Pannaggi e di altri esponenti del gruppo futurista maceratese. Il pubblico ha conosciuto Virgì quasi esclu- sivamente come caricaturista e questa “etichetta” gli è rimasta ancora oggi. A rimuovere, a venticinque anni dalla morte, il velo che ha oscurato a lungo il resto delle sue doti artistiche – in particolare quella di scultore – è stata la mostra che l’associazione “Le Casette” e il Comune di Macerata hanno allestito nel periodo natalizio alla galleria “Antichi Forni” del capoluogo. “Virgì uno di noi” – questo il titolo della mostra – lo ha ricordato a tutti come artista a tutto tondo. Si è trattato di una vera e propria retrospettiva, che ha permesso di sottolineare l’eclettismo dell’artista, con l’esposizione di ritratti a matita, dipinti ad olio, acquerelli e sculture. Tra queste ultime anche il bozzetto originale del busto di padre Matteo Ricci, il grande gesuita maceratese che il 17 dicembre scorso Papa Francesco ha proclamato venerabile.

Realizzato nel 1982, il busto è stato donato dai Lions Maceratesi al Centro diocesano Padre Matteo Ricci e dal 2009 esso si trova collocato davanti alla Cattedrale di San Giuliano. «Quarant’anni fa, ricorrendo il quarto centenario dell’ingresso di Matteo Ricci in Cina – ricorda Lucio Del Gobbo, che è stato amico di Virgì Bonifazi – negli ambienti artistici e culturali di Macerata si accese un dibattito per la realizzazione di un monumento dedicato all’importante missionario e Virgì, persona sempre concreta e impegnata per la sua città, senza dire niente a nessuno, si mise al lavoro, sorprendendo poi tutti ad opera realizzata». Il busto a padre Matteo Ricci, fotografato da tutti i turisti che transitano per piazza Strambi, non reca la firma dell’autore. Anche questo, secondo Del Gobbo, è un segno della modestia e della semplicità con cui Virgì si è sempre speso per la sua città, come uomo e come artista.

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