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Papa Benedetto accende la fiaccola del Pellegrinaggio Macerata-Loreto

Vecerrica: «La sua gioia di fronte alle piccole cose»

Il fondatore del Pellegrinaggio Macerata-Loreto riporta alla memoria la figura del Pontefice emerito che incontrava per la benedizione della Fiaccola della pace

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DI M. NATALIA MARQUESINI

Tra

IL LEGAME

Monsignor Georg Gänswein arcivescovo titolare di Urbisaglia i vescovi marchigiani c’è n’è uno che ogni anno ha un appuntamento fisso con il Santo Padre: monsignor Giancarlo Vecerrica dal 1998 puntualmente il mercoledì che precede il pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, si reca personalmente insieme a una delegazione del comitato organizzatore dal Papa per accendere e benedire la Fiaccola della Pace durante l’Udienza generale in Piazza San Pietro. «Da quando sono venuto a conoscenza della morte del papa emerito Benedetto XVI – racconta il presule – mi torna spesso alla mente il ricordo di lui di fronte alla fiaccola: l’entusiasmo con cui la prendeva e la sollevava più in alto possibile, sembrava voler arrivare in cielo». Come per Giovanni Paolo II prima e papa Francesco successivamente, l’interesse e l’affetto dei pontefici verso i partecipanti e gli organizzatori del Pellegrinaggio non è mai mancato. Anche papa Benedetto infattinell’accogliere ogni anno la delegazione con la fiaccola accompagnava la benedizione con la gioia nel cuore, anche indossando il tipico cappellino dei pellegrini (foto qui sopra). Tra gli incontri dell’ideatore del Pellegrinaggio Macerata - Loreto e papa Benedetto XVI monsignor. Vecerrica ne ricorda un altro con particolare tenerezza: «Nel 2007 mi recai in visita ad limina dal Santo Padre come vescovo di Fabriano - Matelica. Gli portai in regalo una Madonna impressa su un foglio realizzata con la tecnica della filigrana. Mai dimenticherò di come papa Benedetto si spostava velocemente da una finestra all’altra della sala col desiderio di gustare appieno l’immagine riprodotta. Oggi ripensando a lui mi vengono in mente questi due ricordi ed entrambi mi fanno non solo rallegrare, ma mi spingono a chiedere al Signore di saper anche io entusiasmarmi ed emozionarmi di fronte alle cose, anche piccole come una filigrana, nel modo in cui lo fa un bambino, e nel modo che ho visto in lui».

C’è un legame del tutto speciale, anche se indiretto, che unisce la nostra diocesi a Benedetto XVI. Infatti il suo segretario particolare, monsignor Georg Gänswein, è stato da lui creato arcivescovo il 7 dicembre 2012 attribuendogli il “titolo” di Urbisaglia. Il paese della nostra diocesi nell’antichità è stato infatti sede vescovile. Appresa la notizia il sindaco e il parroco dell’epoca, Roberto Broccolo e don Marino Mogliani, avevano subito invitato monsignor Gänswein, che ha visitato il paese domenica 15 settembre 2013, celebrandovi la Santa Messa.

“Padre Georg”, com’è da tutti conosciuto, è nato in Germania il 30 luglio 1956, nella cittadina di Riedrn am Wald, presso Friburgo ed è stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1984. È arrivato a Roma a metà anni Novanta su invito dell’allora cardinale Ratzinger e da allora non si è più allontanato da lui.

Benedetto XVI: «A Loreto tutti siamo a casa»

Riproponiamo uno stralcio dell’omelia pronunciata da papa Ratzinger durante la Messa celebrata nella città mariana nel 50° anniversario del pellegrinaggio di Giovanni XXIII.

Nella

vogliamo riservarci una parte della nostra vita, in modo che possa appartenere solo a noi. Ma è proprio Dio che libera la nostra libertà, la libera dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno: quella del dono di sé, dell’amore, che si fa servizio e condivisione. La fede ci fa abitare, dimorare, ma ci fa anche camminare nella via della vita. Anche a questo proposito, la Santa Casa di Loreto conserva un insegnamento importante. Come sappiamo, essa fu collocata sopra una strada. La cosa potrebbe apparire piuttosto strana: dal nostro punto di vista, infatti, Benedetto XVI esce dalla Santa Casa Arrivo a Loreto crisi attuale che interessa non solo l’economia, ma vari settori della società, l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo. Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna. Ma il dimorare del Figlio di Dio nella «casa vivente», nel tempio, che è Maria, ci porta ad un altro pensiero: dove abita Dio, dobbiamo riconoscere che tutti siamo «a casa»; dove abita Cristo, i suoi fratelli e le sue sorelle non sono più stranieri. Maria, che è madre di Cristo è anche nostra madre, ci apre la porta della sua Casa, ci guida ad entrare nella volontà del suo Figlio. È la fede, allora, che ci dà una casa in questo mondo, che ci riunisce in un’unica famiglia e che ci rende tutti fra- la casa e la strada sembrano escludersi. In realtà, proprio in questo particolare aspetto, è custodito un messaggio singolare di questa Casa. Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. Allora, qui a Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta (cfr Ap 21,3). Benedetto XVI

MACERATA

Il passaggio dai manoscritti alla prima stampa: una mostra alla Biblioteca Mozzi-Borgetti

Nel pieno dell’era digitale, con le attività legate alla scrittura e alla lettura affidate sempre più spesso a strumenti elettronici, emoziona trovarsi a tu per tu con manoscritti miniati e preziosi incunaboli. La mostra “Virgo hec penna. Dal manoscritto alla prima stampa” allestita, a cura di Laura Mocchegiani, nella biblioteca Mozzi-Borgetti di Macerata ci riporta a oltre sei secoli fa, al cambiamento epocale che ha segnato il passaggio dal manoscritto al testo a stampa. Oltre a proporre il prezioso fondo librario della biblioteca, la mostra permette di entrare in rapporto con la geniale invenzione di Gutenberg, giunta in Italia nel 1465 grazie a monaci tedeschi del monastero di Subiaco. Tra gli incunaboli di maggior pregio in mostra (visite fino al 28 febbraio, dal lunedì al venerdì ore 9-18.30 e il sabato 9-13) figurano due esemplari pergamenacei del fondo Castiglioni di Cingoli, fino ad oggi sconosciuti ai cataloghi. Uno di questi, grande come uno smartphone, è probabilmente uno dei più piccoli incunaboli esistenti. (Ale.Fel.)

Il bando Caritas è per 3 posti ed è aperto ai giovani con un’età compresa tra i 18 e 29 anni. Scadrà il prossimo 10 febbraio. La durata dell’impegno sarà di dodici mesi

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