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La Casa di Bethlem dove abita la carità
DI ANDREA MOZZONI
L a nuova struttura di prima accoglienza “Casa di Bethlem”, nel Centro storico di Macerata, è la risposta diocesana al bisogno di un letto e di un pasto caldo per le persone senza fissa dimora, per chi si trova in una condizione di disagio abitativo o per chi, vittima di violenza, possa avere bisogno di una specifica tutela. In attesa che giungano nel breve periodo le ultime autorizzazioni burocratiche da parte degli Enti preposti, in particolare Comune e Ambito territoriale sociale, una volta inaugurata “Casa di Bethlem” ospiterà anche un ambulatorio medico gestito dall’Associazione Medici Cattolici di Macerata. «Si tratta di una realtà che vuole cogliere tutte le forme di emarginazione e che oggi non hanno nessuna alternativa – spiega il direttore della Caritas di Macerata Denis Marini –, persone senza fissa dimora che nella nostra società vengono individuate come gli “invisibili”, gli emarginati, i poveri dei poveri. “Casa di Bethlem” è perciò la Chiesa che si vuole fare prossima – aggiunge Marini –, vuole condividere direttamente queste sofferenze e vuole sostenere queste forme di povertà, partendo proprio dalla storia di ognuno, ospitando, offrendo un pasto caldo e rispondendo ai bisogni imminenti di questi stati di povertà». Per affrontare tutto questo, la risposta della Diocesi di Macerata è, appunto, “Casa di Bethlem”, la quale, nelle intenzioni del vescovo Nazzareno Marconi, rappresenta un patrimonio fatto di impegno sociale e solidale appartenente a ogni fedele nel territorio diocesano e per il quale ognuno di questi fedeli debba sentire una personale responsabilità:
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«Attualmente abbiamo 22 camere con 23 bagni e sono 14 le persone in attesa – continua il direttore della Caritas –, sia doppie che singole, oltre ad alcuni spazi che fungono da refettorio e che hanno l’opportunità di generare anche una occasione di incontro: non garantiamo infatti l’apertura soltanto erogando dei servizi, ma mettendo comunque in atto vero e proprio senso di condivisione con tutti i gruppi di giovani e non solo che vogliono vivere questa esperienza. Vogliamo puntare sulle relazioni – sottolinea ancora Marini –, perché siamo convinti che possiamo lottare contro le povertà con l’accoglienza e con la relazione, mettendosi a confronto e in dialogo, cercando di capire come reinserire nella società le persone che si rivolgeranno a “Casa di Bethlem”». Una casa diocesana che esprime la carità: «Rappresenta tutto questo nato la scelta compiuta dall’équipe, con la speranza che dalla guerra si intraprenda al più presto un cammino proteso verso il raggiungimento della pace. Ma il primo passo da compiere deve avvenire all’interno delle nostre anime, poiché la vera pace si ottiene solo quando avremo sanato il conflitto nel nostro cuore. Dall’interno all’esterno, dalla guerra alla pace, ecco i due itinerari da percorrere con impegno e speranza. Non vogliamo solo fare incontri che diano delle “informazioni” sui conflitti esistenti, cosa anche questa buona per essere consapevoli delle “ferite” che il nostro monda sta vivendo; cercheremo anche di vedere
Iniziativa condotta in collaborazione con la Caritas. L’obiettivo è fornire un quadro dei conflitti in corso nel mondo e individuare i segni di speranza, di pace e di riconciliazione i segni di speranza, conoscere donne e uomini che si stanno spendendo per essere segno di pace e riconciliazione dentro ai conflitti. La Scuola missionaria 2023, propone dunque un cammino fondato sui termini mis- sione e pace. Essere missionari, infatti in questi giorni che ci interrogano sul nostro ruolo di cristiani nella storia, appare in definitiva come la scelta più vera e più giusta. Il programma prevede: 11 Febbraio: cogliere semi di pace dentro il conflitto, A. Angelozzi, pedagogista. 4 Marzo: viaggi di pace. Racconto del viaggio di alcuni giovani marchigiani in Bosnia ed Erzegovina, lungo la rotta balcanica. 15 Aprile: le guerre nel mondo, Attilio Ascani, CVM, Testimonianza di Nello Scavo giornalista di Avvenire . 6 Maggio: protagonisti della Nonviolenza. Confronto con gli operatori di “Operazione Colomba”, corpo non violento dell’Associazione Gio- vanni XXIII. Cena insieme. Giugno: weekend conclusivo (Loreto-Avenale). Essere oggi costruttori di pace. Collegamento con il Sermig (Torino) e con I. Scoccia, missionario in Mozambico, terra di guerra. Gli incontri avverranno a Tolentino, Parrocchia Spirito Santo, sabato, dalle 17 alle 19, ringraziamo di cuore la preziosa collaborazione con il parroco don Vito. Sentiamo anche che il Centro Missionario debba animare i territori della diocesi e quindi i vari appuntamenti sono ogni anno dislocati su tutto il territorio e non solamente in alcune zone. L’équipe del Centro missionario

L’ingresso della Casa di Bethlem, in via Gioberti a Macerata rappresentandoci tutti – ribadisce –; possono partecipare tutti gruppi giovani e gli ambiti pastorali; abbiamo un numero come Caritas che fa riferimento alla “Casa di Bethlem”, che raccoglie tutte le disponibilità e le forme di volontariato, con lo spirito di comunione e quello di voler lavorare insieme. Periodicamente, la Pastorale giovanile organizza a tal scopo delle raccolte alimentari per rifornire la cucina». Già da subito c’è chi si è messo in moto per raccolte alimentari e altro: «In molti si sono resi disponibili per le pulizie, per il controllo, per la formazione e per l’animazione – conclude Marini –, oltre a ciò, abbiamo creato una rete sociale, fatta di associazioni, che sono pronte a rispondere e a collaborare a questo grande progetto». Tra queste, appunto, l’Associazione Medici Cattolici italiani: «Realizzeremo a “Casa di Bethlem” un punto di ascolto socio-sanitario – aggiunge il dottor Andrea Corsalini, presidente di Amci Macerata –; non vuole essere un luogo di trattamento delle patologie, non volendo sostituire i medici curanti ma integrando un servizio, rispondendo ai dubbi che potranno esserci e rispondendo a qualche necessità di natura sanitaria. Nel tempo, poi, aiuteremo quelle persone che avranno poche possibilità di riuscire a completare l’analisi del proprio quadro sanitario». Chi volesse contribuire economicamente all’opera di “Casa di Bethlem” può farlo attraverso l’Iban: IT75K0615013400CC032015710; Intestazione Diocesi di MacerataCaritas; causale “Casa di Bethlem”.
IL DOCUFILM
Alla Divina Pastora «The Letter»: col Papa l’impegno per la Terra

Una cinquantina di persone si sono ritrovate la sera del 3 gennaio nei locali annessi alla chiesa della Divina Pastora di Tolentino per assistere e discutere del docufilm “The Letter” diretto dal regista Nicolas Brown. Il docufilm racconta la storia dei viaggi a Roma di diversi personaggi, provenienti vari continenti, impegnati in prima linea nella cura del pianeta Terra, la nostra casa comune. Scopo del loro viaggio è parlare con papa Francesco della enciclica Laudato si’ Il video ci presenta Arouna Kandé, giovane studente senegalese musulmano, che si confronta con le vicende del capo indigeno brasiliano Cacique Odair Dadá Borari, della quattordicenne e già “attivista” indiana Ridhima Pandey, dei biologi marini (e coniugi) americani Asner, e dell’irlandese Lorna Gold. Nel filmato appaiono come portavoce delle moltitudini sempre più numerose di vittime, senza alcuna responsabilità, dei disastri che colpiscono l’ambiente naturale a causa del cambiamento climatico frutto di scellerate azioni umane. Queste persone, leader in quanto riferimen-
Sant’Antonio abate, le radici di una festa antica

La ricorrenza, che cade proprio oggi, 17 gennaio, veniva resa solenne da Messe, processioni e anche spari di mortaretti
DI UGO BELLESI
L a civiltà contadina ha tenuto sempre in grande considerazione gli animali, sia che si trattasse delle bestie nelle stalle, perché costituivano la “forza motrice” indispensabile per il lavoro nei campi, sia che ci si riferisse agli animali di bassa corte che costituivano una fondamentale fonte di alimentazione. Ne è la riprova il fatto che la giornata odierna, 17 gennaio, festa di sant’Antonio abate, era considerata festa di precetto da celebrare solennemente con Messe, processione e panegirico con sparo di mortaretti dal primo mattino e per tutta la giornata. Per organizzare la festa c’era un comitato (chiamato li festaroli de sant’Andò) che al tempo della trebbiatura raccoglieva le offerte girando per le case dei contadini, che non si tiravano certo indietro, tanto che alla fine ci si ritrovava con molti quintali di grano, la cui vendita fruttava un bel gruzzolo. Parte del grano però era consegnata al fornaio che doveva preparare una certa quantità di panini (le panette de sand’Andò) che venivano benedetti dal parroco e distribuiti a coloro che avevano of- ferto il grano. Le panette la mattina del 17 gennaio venivano fatte mangiare alle bestie nella stalla per essere “protette” dal Santo. Sempre nella mattina della festa i festaroli offrivano la colazione (la magnata) a tutti gli uomini che si occupavano dei bovini nelle stalle. Altra tradizione riguardava la vigilia della festa di sant’Antonio abate. Infatti il 16 gennaio chi aveva a disposizione del bestiame gli dedicava una particolare attenzione. Così i carrettieri ripulivano molto bene i loro cavalli e servivano loro una doppia razione di biada. Altrettanto facevano i contadini con i bovini ai quali riservavano una quantità maggiore di ottimo fieno. Agli animali da cortile veniva distribuita una doppia razione di becchime. Questo trattamento particolarmente ricco di cibo veniva chiamato satollacciu Aveva lo stesso nome infatti del cenone che si faceva in campagna la sera che precede l’Epifania. In vari comuni del Maceratese questo lauto pasto si chiamava anche crepaccione. Era una cena particolare perché a base soprattutto di legumi preparati in varie maniere, ma c’erano anche lo stoccafisso, il baccalà e pesce di varie qualità. E per dolce si serviva il classico crustingu Da cosa ha origine questo trattamento speciale degli animali? Da una tradizione antichissima secondo la quale si credeva che sant’Antonio, la notte della vigilia della sua festa, visitasse tutte le stalle per controllare la pulizia to per le rispettive comunità, sono state raggiunte da una lettera partita dal Vaticano. Da quel momento cominciano un viaggio che ci fa conoscere la loro vita e quindi li fa giungere in Vaticano dove Papa Francesco sviluppa con loro un dialogo di grande confidenza e ascolto attento. L’azione del docufilm si sposta quindi ad Assisi, terra di san Francesco, dove il cardinale francescano Raniero Cantalamessa aiuta a cogliere in tutta la loro ricchezza le radici francescane del messaggio dell’enciclica Laudato si’, dedicata da Papa Francesco alla cura della “casa comune” che è la terra. L’incontro alla Divina Pastora ha fatto cogliere l’utilità di una visione comunitaria: grazie al confronto che spontaneamente scaturisce dalle storie e dalle parole ascoltate, si è alimentata la consapevolezza e la decisione di fare qualcosa per quella salvaguardia della “casa comune”, l’obiettivo urgentissimo cui ci sollecita papa Francesco con la sua enciclica. Per chi volesse replicare l’esperienza, informazioni e prenotazioni presso il Circolo Laudato si’ dell’Abbadia di Fiastra, facendo riferimento al sottoscritto (tel. 333.1471791).
Alberto Forconi
Immagine devozionale di sant’Antonio abate, in gesto benedicente, attorniato da animali delle stesse e per parlare con gli animali e chiedere loro come venivano trattati. Se le bestie si lamentavano, il Santo avrebbe maledetto l’uomo incaricato di custodire gli animali. Invece lo avrebbe benedetto se gli animali gli avessero parlato bene di lui. Altra tradizione del mese di gen- naio è quella di solennizzare la sera della vigilia dell’Epifania organizzando dei gruppi, con accompagnamento musicale (inizialmente era soltanto con un organetto e poi anche con piccoli complessi), che giravano nei paesi e nelle campagne cantando la Pasquella e ricevendo doni.
