Aristotele

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LA FILOSOFIA PER VIVERE BENE

quelle che concernono l’arte dell’esistenza, sono ancora oggi di un’attualità e di un fascino strabilianti. E, in particolare, la sua idea che la gioia di vivere rappresenti il presupposto di ogni nostro comportamento morale ci colpisce nel profondo.

Maurizio Zani

di Aristotele, soprattutto

LA FILOSOFIA PER VIVERE BENE

Molte delle teorie filosofiche

ARISTOTELE

Maurizio Zani

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RIZA

Edizioni Riza - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it

ARISTOTELE Come conquistare la tranquillità e la gioia in ogni momento della nostra vita

«Sono i piaceri che contribuiscono grandemente alla felicità personale»

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Maurizio Zani

ARISTOTELE Come conquistare la tranquillitĂ e la gioia in ogni momento della nostra vita

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Aristotele Foto: 123rf, Fotolia, Shutterstock Testi a cura di Maurizio Zani © 2019 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore. Maurizio Zani - Studioso del pensiero antico, ha collaborato con la facoltà di Psicologia dell’Università di Bologna e ha insegnato filosofia e storia nei licei milanesi.

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SOMMARIO

Introduzione I Saggi del passato aiutano a vivere bene oggi.........7 Capitolo 1 La figura di un grande filosofo.............................. 11 Capitolo 2 Il pensiero e la sensibilitĂ di Aristotele ................ 29 Capitolo 3 Aristotele nostro contemporaneo......................... 65 Capitolo 4 Aristotele e i grandi temi della filosofia................. 95 Bibliografia......................................................... 143

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Introduzione

I Saggi del passato aiutano a vivere bene oggi

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a finalità di questa collana dedicata ai Grandi Filosofi è il presente: offrire spunti per star bene nel presente. Star bene significa prestare attenzione alla nostra vita in ogni momento, sentirci in armonia con noi stessi, insomma essere saggi. L’idea di saggezza è l’idea di serenità interiore. Essa ha lontane radici nel passato. È radicata nelle riflessioni di grandi pensatori, molti dei quali alimentano la vita di questa collana: Aristotele, Plutarco, Marco Aurelio, Platone, Seneca, Cicerone, Epitteto… 7

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Aristotele - Introduzione

Sono tutti grandi Saggi del passato che si presentano a noi con una filosofia aderente alla vita, che si sottrae alla tentazione di costruire questioni astratte, lontane dal quotidiano, riservate a pochi addetti del mestiere. Per loro, come per noi di Riza, la filosofia ha il compito di rendersi utile all’esistenza reale di ogni singolo individuo, di mettersi in relazione con i problemi di ogni giorno. Per questo rigetta linguaggi tecnici e specialistici. Vuole essere alla portata di tutti. Non ha da proporre princìpi etichettati con una data di scadenza. I suggerimenti di questi filosofi non hanno tempo: sono consigli per realizzare la tranquillità dell’animo in ogni momento della nostra vita. Sono indicazioni che mirano a conquistare uno stato di benessere interiore che è sempre stato ricercato dall’uomo, fin dalla notte dei tempi. Proprio perché la filosofia pratica mira a comunicare come superare i disagi esistenziali e recuperare la gioia di vivere, non può separarsi dall’allegria. È un atteggiamento dell’animo che fa parte del suo essere. Nessuna meraviglia pertanto, se qualche volta nel libro il lettore verrà a contatto con un modo giocoso e scanzonato di affrontare i temi di solito ritenuti molto seri. Il filosofo infatti ama scherzare e non ha certo il piglio austero che di solito gli viene erroneamente attribuito. Come recita un vecchio adagio, la verità si può dire anche ridendo. 8

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I Saggi del passato aiutano a vivere bene oggi

Ogni volume di questa collana illustra il pensiero di un filosofo, la sua vita, ma anche e soprattutto che cosa pensa di problemi che ci toccano da vicino. Per questo il suo pensiero non appartiene al passato. Ogni filosofo è per noi contemporaneo: lo ascoltiamo e gli poniamo domande. Le sue affermazioni più significative, inoltre, ci forniranno l’occasione di applicare all’oggi i suoi insegnamenti, di interpretarle alla luce delle nostre esperienze presenti. Uno degli scopi fondamentali di questa collana è anche introdurre il lettore ai grandi problemi della filosofia. Pertanto ciascun testo conterrà un capitolo che tratta alcune tematiche centrali del pensiero filosofico. Poco alla volta, volume per volume, il lettore si impadronirà del modo di ragionare dei filosofi e dei contenuti più significativi delle loro riflessioni. Senza sforzo particolare, con leggerezza e senza doversi arrovellare su un linguaggio da iniziati. Maurizio Zani

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Capitolo 1

La figura di un grande filosofo Aristotele per molti secoli, a partire dal Medioevo, fu considerato il filosofo per eccellenza. Il suo pensiero presenta ancora oggi molti aspetti di interesse, modernitĂ e fascino

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ARISTOTELE - CAPITOLO 1

Un pensatore antico, ma sempre attuale

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a figura di Aristotele è stata mitizzata, soprattutto nel Medioevo, quando era considerato il massimo filosofo del passato, anticipatore in qualche modo anche del pensiero cristiano. Nei secoli più recenti però il suo pensiero è stato trascurato. Ma molte delle sue teorie filosofiche, soprattutto quelle che concernono l’arte dell’esistenza, sono ancora oggi di grande attualità e fascino. In particolare, l’idea che la gioia di vivere rappresenti il presupposto di ogni nostro comportamento morale ci colpisce ancora nel profondo. 12

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La figura di un grande filosofo

La famiglia Aristotele nasce a Stagira (ora Stavro), una città orientale della penisola Calcidica (nel nord della Grecia) nel 384-383 a.C. La sua famiglia è abbiente e di estrazione sociale elevata. Il padre Nicomaco era infatti medico di corte al servizio del re di Macedonia Aminta III, nonno di Alessandro Magno. La condizione professionale e sociale del padre è di sicuro riguardo. Infatti, il medico personale di un re deve godere dell’assoluta stima di quest’ultimo in quanto, per così dire, ha nelle sue mani la vita del monarca. Un re era sempre esposto, anche se in minor misura della gente comune, a ogni tipo di malattia. Ma soprattutto, poteva essere oggetto di avvelenamenti o attentati che richiedevano l’immediato intervento del suo medico di fiducia. E non è neppure escluso che un monarca si rivolgesse a questa figura di professionista anche per ottenere consigli e suggerimenti su come gestire alcuni problemi della vita privata o, più in generale, della sfera politica. Non dimentichiamo, infatti, che la medicina greca non si limita solo a procedure terapeutiche di ordine fisiologico. Ma, grazie alla illustre tradizione medica che fa capo a Ippocrate (460-377 a.C.) si è affermata l’idea che il sapere medico sia inscindibile da quello filosofico. Il medico, infatti, deve saper curare il corpo e l’anima, compito quest’ultimo che viene affidato ap13

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punto alla filosofia. Questa convinzione si fonda sul principio che corpo e anima costituiscano due aspetti simmetrici e indivisibili di un’unica realtà: l’unità psicosomatica dell’essere umano. Anche la madre, Festide, dispone di una certa familiarità con la scienza medica. I suoi genitori, i nonni materni di Aristotele, infatti sono medici. Nell’ambiente familiare il giovane Aristotele respira dunque aria di medicina e filosofia. E, anche se il padre muore quando il futuro filosofo è ancora un ragazzo, l’atmosfera familiare rappresenta uno stimolo di indubbio rilievo verso l’approfondimento di temi concernenti questi due settori del sapere umano. È legittimo pensare che il ragazzo discuta di filosofia con il padre e la madre. E, forse, che, nella passione per la filosofia che matura nel giovane già in età adolescenziale, si riversi l’affetto nutrito per il padre prematuramente scomparso.

L’ingresso nell’Accademia All’età di circa diciassette anni (verso il 367 a.C.) Aristotele giunge ad Atene ed entra a far parte di una prestigiosa scuola di matematica e di filosofia: l’Accademia. L’Accademia, fondata da Platone circa vent’anni prima, rappresenta una delle tante scuole prestigiose esistenti all’epoca ad Atene. È una sorta di università privata antica a cui è piuttosto difficile iscriversi, dato 14

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La figura di un grande filosofo

Il saggio non dice tutto quello che pensa, ma pensa tutto quello che dice

il suo carattere di setta chiusa e il tipo di studi altamente specializzati che distinguono questa istituzione dalle concorrenti. Per entrarne a far parte bisogna disporre di buone conoscenze matematiche e filosofiche. Non è escluso, inoltre, che l’ammissione avvenga solo in seguito al superamento di un esame o a qualche tipo di prova selettiva. Comunque il giovane ottiene l’iscrizione. Con tutta probabilità, al momento dell’ingresso nell’Accademia, egli dispone di una buona conoscenza della letteratura scientifica del tempo e, soprattutto, delle opere di Platone. E si fa notare subito per la sua duttilità e profondità intellettuale. I suoi compagni di corso, non a caso, gli affibbiano un nomignolo che suona un po’ affettuoso e un po’ invidioso: “cervello”. Platone, comunque, è assente perché proprio quell’an15

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no si è recato in Sicilia su invito di Dione – parente del tiranno di Siracusa, Dionisio il vecchio, morto lo stesso anno – che si era convertito agli ideali politici del filosofo durante il primo soggiorno di quest’ultimo nell’isola. L’assenza di Platone da Atene dura fino al 364 a.C. La reggenza della scuola in questi tre anni è affidata a Eudosso di Cnido, uno scienziato molto versatile, competente in matematica, astronomia, geografia, etnologia, medicina e filosofia. Eudosso influenza notevolmente la formazione del giovane filosofo, come pure l’orientamento della scuola.

Il piacere della filosofia La scelta di frequentare l’Accademia è una circostanza che segnala il nuovo orientamento esistenziale del giovane: la rinuncia alla carriera paterna. Forse è stata un’opzione sofferta o forse no. Ma è certo che l’amore per la filosofia deve aver esercitato un’attrazione ben più potente di quella collegata alla carriera. Per Aristotele si tratta di scegliere tra due forme di piacere: la carriera, portatrice di denaro e prestigio; la filosofia, gratificante esclusivamente sotto il profilo delle soddisfazioni intellettuali. Anche allora, infatti, il filosofo difficilmente poteva essere annoverato tra i percettori di alti redditi derivanti dalla propria attività. Nell’Etica Nicomachea – uno dei grandi scritti morali della maturità – Aristotele rende trasparente questo tipo di con16

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flitto legato alla scelta tra due forme di piacere antagoniste. Per lui si tratta di una tensione irresolubile tra “piaceri estranei” e “piaceri propri”. La carriera presumibilmente rientra nel primo genere di piaceri, quelli che alla lunga vengono percepiti come incapaci di realizzare le proprie disposizioni più profonde: «I piaceri estranei – sottolinea a questo riguardo il filosofo – producono all’incirca lo stesso effetto dei dolori propri. Infatti i dolori propri distruggono le attività: per esempio, se a qualcuno è spiacevole e penoso lo scrivere o fare i calcoli; il primo infatti non scrive, il secondo non calcola» (Etica Nicomachea, X, 5, 1175 b, 15-20). Invece la filosofia dovrebbe appartenere alla seconda classe di piaceri, quelli collegati alla realizzazione delle più profonde disposizioni personali: «Il piacere proprio affina le attività e le rende più durature nel tempo e migliori» (op. cit., 10-15). Sono i piaceri che contribuiscono grandemente alla felicità personale.

Lo strano destino dei suoi scritti Comunque sia, la scelta di Aristotele si rivela vincente. Aristotele rimane in questa scuola per circa vent’anni, fino al 347 a.C., anno della morte di Platone. È un segnale importante di autorealizzazione. Tuttavia, non sono note le mansioni da lui svolte in seno all’Accademia. Sembra certo che vi abbia insegnato retorica 17

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