Galizia, una incredibile miniera di preziosi sapori “marini” Con 1.500 km di costa, la Galizia è un’autentica miniera di preparazioni a base di pesce, frutti di mare e crostacei di qualità eccellente, pescati nelle generose acque dell’Atlantico. La luce e il vento della costa sono lì a ricordare che oltre l’ultimo istmo proteso all’ovest non vi sarà più traccia di terra: il Finis Terrae dei Romani, il punto oltre il quale si aprivano le porte del nulla. A noi si apriranno invece le porte dello stomaco, soprattutto dopo una lunga giornata di cammino. Uno dei piatti principali della cucina di mare è senza dubbio il pulpo a la feira, il polpo che un tempo si trovava soprattutto nelle fiere di paese della regione e ora viene proposto in tanti locali e nelle numerose pulperias disseminate un po’ ovunque, veri templi della cucina popolare. Viene condito con una salsa a base di paprika, che insaporisce anche le patate bollite servite in accompagnamento. È una preparazione simbolo della cucina galiziana, tanto che nel resto di Spagna viene appunto chiamato pulpo a la gallega. Le ricette non saranno 365, una per ogni giorno, come quelle che sostengono di avere i Portoghesi, ma il merluzzo è un altro pesce molto utilizzato in varie modalità. Una particolarmente gustosa prevede che venga servito in due grossi tranci sovrapposti, sormontati da spinaci e da una fetta di Jamón, e adagiati su una salsa a base di aceto e peperoni. Non mancano i tonni e il rombo, seppie, branzini e orate, mentre la pescatrice viene talvolta proposta in spiedini davvero sfiziosi. Le acque dell’Atlantico regalano ottimi molluschi, cozze, capesante, vongole, cannolicchi, ostriche, serviti crudi o cucinati spesso alla griglia e conditi con salse a base di olio extravergine d’oliva. Il capitolo crostacei di Galizia da solo varrebbe un viaggio: gamberi, aragoste e astici, granseole, vari tipi di granchi, dal piccolo saporito granchio vellutato all’enorme centollo o granchio bianco di Lira, segnalato da Slow Food. Si tratta di una rarità che per squisitezza e prezzo se la vede testa a testa coi pregiatissimi percebes, crostacei appartenenti all’infoclasse dei Cirripedi che sul mercato posso raggiungere e superare i 100 euro al kg. Dotati di un doppio uncino, vivono aggrappati alle rocce battute dal mare. I temerari raccoglitori si calano con le funi dalle alte scogliere galiziane nelle acque gelide per strapparli e portarli sulla tavola degli estimatori, dove vengono serviti al naturale dopo breve bollitura. Per uno spuntino veloce e alla portata di tutte le tasche è sempre l’ora della empanada gallega, torta salata di forma quadrata ripiena di tonno, peperoni, olive, cipolle oppure carne. Dall’entroterra arrivano i pimientos de Padròn, peperoni verdi, piccoli e gustosissimi, identificati da una Denominazione d’Origine, assegnata anche al queso de tetilla. Morbido, poco stagionato e ricavato da latte di mucche galleghe, deve il nome all’inconfondibile forma di piccolo grazioso seno. Sopra tutto questo ben di dio, d’obbligo bere un bicchiere di Albariño, fiore all’occhiello della Denominazione d’Origine Rias Baixas (fonte: DRmag; photo © Miguel Tamayo – stock.adobe.com).
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Faros, conosciuto anche nella traduzione inglese come Lighthouse Way, che consiste in un itinerario di circa 200 km, percorribili in 8 o più tappe. L’itinerario è caratterizzato da un livello di difficoltà medio, con dislivelli talvolta anche impegnativi, ma potrete affrontarlo senza grossi problemi, con solo un poco di preparazione fisica e un minimo di allenamento al cammino. Le tappe variano dai 17 ai 32 km e il percorso è ben segnalato, in tutta la sua lunghezza, tramite una molto riconoscibile freccia verde, dipinta sui cartelli e sulle rocce, che vi accompagnerà per tutto il tragitto. E verde è anche il colore della natura più autentica e selvaggia nella quale vi troverete totalmente immersi durante questa avventura, un verde sempre incorniciato della bellezza sublime del blu intenso e immenso dell’oceano. Si tratta di un cammino davvero strepitoso, spesso proprio a picco sull’oceano, tra scogliere, promontori, dune e lunghe spiagge dorate, il tutto a tratti interrotto da antiche fortezze e da graziosi villaggi di pescatori affacciati sul mare. Amerete certamente questo itinerario per la varietà dei paesaggi (tant’è che di fatto sarà come percorrere un vero e proprio sentiero montano ma sul livello del mare) per i panorami mozzafiato, per gli infiniti silenzi, e per l’indimenticabile spettacolo dei tramonti, con il sole che in un rosso abbagliante, ogni sera, si tuffa dentro ad un oceano argentato. E poi per i fari, ovviamente, per i diversi e meravigliosi fari che, incontrastati e fieri, si staglieranno, passo dopo passo, all’orizzonte del vostro cammino, scandendone le tappe: il Faro de Punta Nariga, costruito dal celebre architetto spagnolo CÉSAR PORTELA, il Faro Roncudo, il Faro bianco di Punta Laxe, che sorge in uno degli scenari paesaggistici più belli e incontaminati di tutta la Spagna, il Faro Vilán a Camariñas, il cui nome deriva dai merletti elaborati dalle donne del posto, il Faro di Punta da Barca, il Faro Touriñán. E infine, alla fine del viaggio, e alla fine della terra, il faro più agognato, il più sognato, il più citato: il Faro di Finisterre al quale da secoli giungono i pellegrini di tutto il mondo, che sono quelli che sanno che, per ben cominciare, occorre sempre mettersi in cammino partendo con il piede giusto. Elena Simonini
Premiata Salumeria Italiana, 1/22