Steven Spielberg - Mondi e visioni del re dei blockbuster

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Steven Spielberg Mondi e visioni del re dei blockbuster di Giovanni Toro © 2022 Giovanni Toro © degli aventi diritto per le immagini utilizzate © 2023 Solone srl per questa edizione Collana: Narrativa, 41 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio Stampa: Gloria Grieco Coordinamento editoriale: Cristina Fortunato Progetto grafico cover e quarta: Nino Cammarata Service editoriale: Massimo De Martino Correzione bozze: Salvatore Cervasio Stampato presso Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di dicembre 2023 Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe

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Giovanni Toro

Steven Spielberg Mondi e visioni del re dei blockbuster



Indice capitolo primo

capitolo secondo

Gli inizi

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1.1 I cortometraggi 1.2 I lavori in TV

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La nascita dei blockbusters

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2.1 Jaws

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La trama La storia… dietro la storia In salita Un successo senza precedenti

capitolo terzo

Steven on the road

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3.1 Duel

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La trama La storia… dietro la storia Sul film Curiosità

3.2 Sugarland Express La trama La storia… dietro la storia Sul film Curiosità

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capitolo quarto

Il fantastico spielberghiano

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4.1 La trilogia aliena

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4.1.1 Incontri ravvicinati del terzo tipo La trama La storia… dietro la storia In salita Da cosa nasce cosa Sul film 4.1.2 E.T. L’extra-terrestre La trama La storia… dietro la storia Da cosa nasce cosa Sul film Curiosità 4.1.3 La guerra dei mondi La trama La storia… dietro la storia Sul film

4.2 “A” come avventura 4.2.1 I predatori dell’arca perduta La trama La storia… dietro la storia Sul film 4.2.2 Indiana Jones e il tempio maledetto La trama La storia… dietro la storia Sul film 4.2.3 Indiana Jones e l’ultima crociata La trama La storia… dietro la storia Sul film 4.2.4 Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo La trama La storia… dietro la storia Sul film Curiosità 4.2.5 Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno La trama La storia… dietro la storia Sul film

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75 75 78 82 85 88 92 92 95 99 104 106 108 108 111 114 118 120 120 122 126 129 129 131 135 138 138 140 144 146 146 149 152 155 157 157 159 162


4.3 È solo una questione di DNA 4.3.1 Jurassic Park La trama La storia… dietro la storia Sul film 4.3.2 Il mondo perduto - Jurassic Park La trama La storia… dietro la storia Sul film

4.4 Fantascienza impegnata 4.4.1 A.I. - Intelligenza artificiale La trama La storia… dietro la storia Sul film 4.4.2 Minority Report La trama La storia… dietro la storia Sul film 4.4.3 Ready Player One La trama La storia… dietro la storia Sul film

4.5 Sulle ali del fantastico 4.5.1 Always - Per sempre La trama La storia… dietro la storia Sul film 4.5.2 Ai confini della realtà La trama La storia… dietro la storia Sul film 4.5.3 Hook – Capitan Uncino La trama La storia… dietro la storia Sul film Curiosità 4.5.4 Il GGG – Il grande gigante gentile La trama La storia… dietro la storia Sul film

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capitolo quinto

La storia in celluloide

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5.1 Attraverso le due guerre

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5.1.1 1941 – Allarme a Hollywood La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.1.2 L’impero del sole La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.1.3 Schindler’s List La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.1.4 Salvate il soldato Ryan La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.1.5 Il ponte delle spie La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.1.6 War Horse La trama La storia… dietro la storia Sul film

5.2 Il peso del passato 5.2.1 Il colore viola La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.2.2 Amistad La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.2.3 Lincoln La trama La storia… dietro la storia Sul film

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234 234 237 240 243 243 246 249 251 251 255 261 264 264 268 271 274 274 277 278 281 281 284 287 289 290 290 294 297 299 299 303 305 307 307 310 312


5.3 Raccontare la cronaca 5.3.1 Prova a prendermi La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.3.2 The Terminal La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.3.3 Munich La trama La storia… dietro la storia Sul film 5.3.4 The Post La trama La storia… dietro la storia Sul film

capitolo sesto

Io sono Spielberg

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6.1.1 The West Side Story La trama La storia… dietro la storia Sul film 6.1.2 The Fabelmans La trama La storia… dietro la storia Sul film 6.1.3 Spielberg produttore

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6.1.4 Il sodalizio con John Williams

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6.1.5 L’estetica spielberghiana

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Bibliografia

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«Ognuno di noi è una persona diversa ogni anno. Non credo che rimaniamo la stessa persona per tutta la vita». Steven Spielberg



«Perché pagare un dollaro per un segnalibro, quando si può utilizzare la banconota come segnalibro stesso?» Steven Spielberg

capitolo I

Gli inizi Steven Allan Spielberg, meglio conosciuto come Steven Spielberg, nasce a Cincinnati, nell’Ohio, il 18 dicembre del 1946 in una famiglia di origine ebraica. Il padre, Arnold Spielberg, è un ingegnere elettronico conosciuto, la cui bravura e genialità lo aveva portato a lavorare nel team che inventò il primo sistema di elaborazione dati alla RCA nel 1950. La madre, Leah Adler, era invece una concertista e musicista. Chiamata “la donna con i capelli come Peter Pan” iniziò a suonare il pianoforte e studiò al conservatorio diventando una conosciuta e stimata pianista. Steven iniziò a girare i primissimi film quando dal padre gli fu regalata una videocamera da 8 millimetri. Si trattava di piccoli filmini domestici, mai rilasciati in pubblico, dove usava i genitori e le sorelle1, per mettere in scena dei piccoli siparietti. Non si trattava chiaramente di lavori articolati e complessi, ma quelle esperienze avevano iniziato a fargli fare esperienza portandolo a gettare, anche se in maniera alquanto elementare, le basi della cinematografia. Il regista ha sempre sostenuto come nella sua città, Phoenix in Arizona, non ci fosse un granché da fare «se non guardare i cactus crescere»2. Era un modo come un altro per divertirsi e passare il tempo, e le sue difficoltà di integrazione con gli altri ragazzi – era fisicamente mingherlino, non muscoloso e quindi sempre preso di mira – lo portavano a isolarsi dagli altri. 1 2

Anne, Sue e Nancy Spielberg. Intervista rilasciata a “Dinah!”, 1978 (show televisivo americano andato in onda sulla CBS dal 1972 al 1980).

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Steven Spielberg - Mondi e visioni del re dei blockbuster

Il giovane Spielberg alle prese con la sua cinepresa. © Tutti i diritti riservati.

Per sua stessa ammissione, il regista, amava stare da solo, vedere film e telefilm alla televisione oppure ascoltare colonne sonore, o ancora fissare il cielo e guardare le nuvole. Il padre, poi, a causa del suo lavoro, stava sempre lontano da casa e tornava tardi così Steven e le sorelle venivano accuditi dalla madre Leah, che era senz’altro più un’amica per loro che una madre. Tant’è che veniva considerata dagli altri come un’eterna Peter Pan al punto che, con la sua leggerezza e spensieratezza, si andava spesso a cacciare nei guai quanto i suoi figli. Per dare la misura del tipo di persona che fosse Leah, basti raccontare un aneddoto emerso durante una sua intervista. Racconta, infatti, che un giorno era passata da un negozio di animali e aveva visto una scimmia all’interno di una gabbia che si trovava in posizione fetale con le zampe posizionate davanti al volto. Il proprietario gli aveva così raccontato la triste storia di quell’animale che, separato dalla madre, si stava ormai lasciando morire. Leah, colpita da quella storia, decise di prendersi cura dell’animale e di portarselo a casa. Quando Steven la vide entrare con la scimmia, ne rimase sorpreso e, con le sorelle che erano impazzite dalla gioia gridando per tutta la casa, si rivolse alla madre dicendole che nelle famiglie normali, di solito, se un bambino chiede una scimmia è la stessa madre ad opporsi a quella richiesta rispondendo, magari, che quell’idea è soltanto una follia… Questa situazione famigliare ha di certo reso Steven, da un lato, un ragazzo libero di crescere “creativamente” in un contesto completamente diverso – una delle sorelle dichiarerà che sembrava di stare in una famiglia bohémienne che si trovava in periferia – dall’altro lo ha “costretto”, però, a rappor-

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Gli inizi tarsi solo con la sua famiglia – e in particolar modo con la madre – portandolo a isolarsi dal mondo e trovando nella sua famiglia e nella cinepresa gli unici amici possibili. Tant’è che Spielberg dichiarerà di essere cresciuto agli inizi senza stima di sé e con tantissime paure autoinflitte che riusciva a controllare solo con l’uso della cinepresa. «[…] la cinepresa era la mia penna con la quale scrivevo le mie storie attraverso l’obiettivo, e quando dicevo azione o stop prendevo il controllo della mia vita».

Il mezzo cinematografico rappresenta dunque un tramite tra lui e il mondo, una sorta di filtro che gli ha dato modo di relazionarsi con l’esterno e che probabilmente lo ha portato – dal momento che era chiuso dentro questo mondo famigliare ovattato – a incontrare persone che non avrebbe mai incrociato o rapportarsi con ragazze che probabilmente non avrebbe conosciuto.

1.1 I cortometraggi Già dai primissimi lavori con la cinepresa Steven aveva preso l’abitudine di dare dei titoli ai filmini che realizzava. Molti di questi che sono arrivati a noi, alcuni totalmente inediti, possono essere ordinati proprio grazie ai titoli che il regista gli aveva assegnato. Il primo lavoro in assoluto, girato con pellicola in bianco e nero e della durata di tre minuti, risale al 1957, quindi quando Stephen aveva 11 anni, e prende il titolo di The Last Train Wreck. La storia breve racconta di uno spettacolare incidente effettuato con i suoi treni giocattolo. Una scena che riprenderà in maniera più professionale all’interno di Incontri ravvicinati del terzo tipo quando il protagonista Roy Neary si trova a usare due trenini elettrici per far capire al figlio le nozioni delle frazioni. Un anno dopo, realizza The Last Gun (1958) con l’aiuto di due amici di quartiere: Jim e Barry Sollenberger. Il film di genere western fu montato in camera, cioè realizzando le varie inquadrature in successione e quindi abilitando e disabilitando il pulsante di registrazione della cinepresa. La pellicola è stata girata davanti al Pinnacle Patio, una bisteccheria a Phoenix, che aveva una diligenza rossa parcheggiata davanti. Nel corso delle interviste Spielberg si riferisce a questo lavoro come The Last Gunfight, The Last Shootout o ancora Gunsmog.

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Steven Spielberg - Mondi e visioni del re dei blockbuster Lo stesso anno realizza il cortometraggio A Day In The Life Of Thunder basato sulle gesta di Thunder, il cane di famiglia – un cocker spaniel – che gironzola nel quartiere trascinando la macchina da presa. Il primo film di Spielberg con “creature”. Nel 1959 realizza in successione USSR Documentary, Untitled Western e Films Of Ingleside Elementary School, tutti film ancora in bianco e nero. Nel primo racconta la storia di una famiglia in viaggio verso la Russia; il secondo è ancora un western movie girato con altri due amici di nome Terry, Mechling e Steve Swift la cui location è il giardino di Terry mentre nel terzo riprende a scuola una partita di Flag football3. Il primo film visivamente più articolato del giovane regista è sicuramente Fighter Squad (o Squadron) del 1960/1961 della durata di circa quindici minuti. La storia racconta di un combattimento di aerei della Seconda guerra mondiale in cui si vedono i piloti agire all’interno delle cabine di pilotaggio. Spielberg passava il tempo a guardare la televisione e molti film che andavano in onda sulle allora emittenti americane trattavano della guerra. Per lui fu perciò naturale riportare quelle tematiche nei suoi primi lavori. Le sequenze furono fatte in un aeroporto locale al cui interno vi erano degli aerei militari abbandonati; riprese che furono integrate poi dal giovane regista da filmati di repertorio di reali combattimenti in cui si affrontavano aerei e navi. A un certo punto del film si vede l’amico di Steven muovere una cloche e successivamente una nave esplodere come colpita da un siluro aereo. Un montaggio che dava l’impressione di come a ogni azione dei protagonisti corrispondesse effettivamente un esito sul piano del combattimento. Un risultato ottenuto, sosterrà poi Spielberg, grazie alle immagini di repertorio realizzate da John Ford e che portavano al suo lavoro un incredibile qualità. Il fascino del film, infatti, va sicuramente ricercato nel materiale inestimabile girato dal grande regista americano perché quel materiale effettivamente ha ripreso la realtà delle cose. Tuttavia, la particolarità di questo lavoro risiede nel fatto che si inizia già a intravedere un talento particolare per la messa in scena. Il giovane cineasta riprende gli attori all’interno del veicolo spesso inclinando la telecamera a destra o a sinistra per simulare la virata dell’aereo.

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Il flag football è uno sport di squadra molto simile al football americano del quale utilizza la stessa palla. La differenza è determinata dall’assenza del contatto fisico in quanto l’avversario non viene fermato tramite il placcaggio, bensì prendendo una bandierina (in inglese, appunto, flag).

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Gli inizi

Alcuni frame tratti da Fighter Squadron. © Tutti i diritti riservati.

Un’accortezza che la dice lunga su quelle che sono le modalità visive di racconto del giovane autore. Un’altra caratteristica da non sottovalutare e che accomuna i primi lavori del regista è la sua straordinaria capacità di sviluppare un racconto senza audio. I primi filmati di Spielberg sono infatti senza sonoro perché le 8 mm non avevano l’abilità di registrarlo4. Questa difficoltà costrinse il giovane autore a impegnarsi per realizzare delle storie che nonostante la mancanza dell’audio fossero tuttavia comprensibili. Nello stesso anno realizza Steve Spielberg Home Movies, una sorta di contenitore di gag che si rifà alle commedie slapstick, un sottogenere del film comico nato nei primi del Novecento in Francia e sviluppatosi poi negli Stati Uniti degli anni Venti. La variante fonda la sua comicità sul linguaggio del corpo dell’attore che si articola intorno ad alcune trovate semplici, ma che risultano agli occhi dello spettatore altamente efficaci (esempio, le performance di Buster Keaton, Charlie Chaplin o degli stessi Stanlio e Ollio). Nel 1961, realizza altri due cortometraggi uno intitolato Career Exploration Project e l’altro Scary Hollow. Nel primo sviluppa un’altra storia di genere western questa volta però aggiungendo, alla pellicola già registrata, un sonoro in cui sono presenti grida e rumori di cavalli al galoppo; la seconda pellicola riguarda invece un lavoro fatto per una recita scolastica, ma su questo purtroppo non si sa molto. 4

Le possibilità sonore per l’8 milimetri arrivarono quando nacque il formato “Super 8 mm” che aveva perforazioni più piccole e lasciava spazio libero sulla pellicola per la colonna sonora magnetica. Quella zona, più avanti, divenne registrabile quando furono immesse sul mercato cineprese in grado di registrare il suono della presa diretta.

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Steven Spielberg - Mondi e visioni del re dei blockbuster Nel 1962 arriva il suo primo film a colori della durata di 40 minuti intitolato Escape To Nowhere5. A lavorarci ci sono già diverse persone, tra cui Heaven Peters, George Mills, i già citati fratelli Sollenberger e la madre di Steven, Leah. La storia racconta di un plotone di soldati americani che nel tentativo di mettere in sicurezza una collina militarmente strategica, rimane circondato dai soldati tedeschi. Per realizzare il film Steven fece pressione su decine di amici per fargli interpretare dapprima i soldati americani e poi le truppe tedesche. Per il ruolo di capo squadriglia scelse invece il bullo del liceo in modo da conquistarlo dandogli la parte da leader. Entrambi i genitori di Spielberg guidarono invece la Jeep. Il film è tecnicamente più avanzato rispetto al precedente cortometraggio di guerra realizzato nel 1960. Ad esempio, Spielberg aveva tentato di creare delle divise tedesche dipingendo delle magliette bianche con un grigio slavato senza ottenere un grandissimo risultato, sebbene l’idea fosse quella di trasformarle in uniformi naziste. Un’altra trovata fu quella di utilizzare un sistema di staffetta degli attori per superare il problema delle scorte limitate degli elmetti soldato. Correndo, infatti, davanti alla macchina da presa gli attori entravano e uscivano dallo spazio inquadrato dalla cinepresa e potevano così passarsi i vari elmetti facendo sembrare che ce ne fossero molti di più. Tuttavia, lo stratagemma che ha risolto le problematiche legate alle esplosioni che si vedono nei film di guerra e che avrebbe rappresentato una vera e propria montagna da scalare, fu risolto in maniera abbastanza geniale. Spielberg, infatti, utilizzò delle tavole in legno basculanti mediante un perno in cui una parte era rialzata mentre la parte opposta – quella abbassata - veniva riempita di terra. Quando l’attore, non inquadrato in tutta la sua figura, metteva il piede sull’estremità alta di una di queste tavole, il meccanismo di leva faceva alzare la parte posteriore dell’asse riempiendo così l’aria di terra e simulando un’esplosione. Per l’attore bastava poi che si lasciasse cadere e lo scopo era così raggiunto. Durante le riprese, il regista racconta in tempi recenti che si fermò una pattuglia della polizia perché qualcuno li aveva informati che nel deserto vi erano dei nazisti. Quando però i poliziotti si resero conto che erano dei ragazzi che stavano girando il film, si fermarono per un po’ in quel set improvvisato per guardare le riprese. 5

In The Fabelmans (2022), pellicola ispirata alla vita del giovane Spielberg, il film viene tradotto in italiano come Fuga verso il nulla.

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Gli inizi

Escape to Nowhere rappresenta per Spielberg un lavoro ancora più accurato. © Tutti i diritti riservati.

La notizia di un cortometraggio girato da un giovane regista fece il giro delle emittenti locali e una di queste andò a intervistarlo e gli inviati rimasero parecchio colpiti per la cura con cui Steven Spielberg aveva messo in piedi tutto l’apparato di produzione “cinematografica” e per il suo talento nel promuovere quel lavoro. Il film ottenne una vittoria all’interno di un concorso statale per film amatoriali in cui Spielberg ricevette una cinepresa Kodak da 16 mm. Quattro anni dopo, un’altra pellicola amatoriale delinea molto bene quello che sarebbe stato il futuro del regista. «[…] non sapevo se sarebbe diventata la mia carriera o dove mi avrebbe portato. Sapevo solo che riempiva il mio tempo e mi regalava tantissime soddisfazioni, appena finivo un film ne volevo iniziare un altro perché stavo bene».

Firelight (1964) viene prodotto dal padre e dalla madre di Spielberg che investono 400 dollari nel nuovo lavoro del figlio. Anche qui ci lavorano moltissime persone, tra cui la sorella Anne che si occupa della supervisione della sceneggiatura mentre l’altra sorella, Nancy, avrà un ruolo per il personaggio di Lisa. La storia segue i lavori di un gruppo di scienziati, in particolare di Tony Karcher e un appassionato di ufo di nome Howard Richards, che effettuano alcune indagini su una serie di luci colorate che appaiono nel cielo e che sembrano far sparire persone, animali e oggetti. Gli alieni, conosciuti con il nome di “altarians” (altariani), agiscono nella città inventata di Freeport in Arizona e rapiscono in sequenza prima un cane, poi un gruppo di guardie nazionali e infine una ragazzina di nome Lisa (la sorella di Spielberg) che viene catturata davanti gli occhi della madre.

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Steven Spielberg - Mondi e visioni del re dei blockbuster Nella parte finale del film si scopriranno le intenzioni di questi alieni il cui scopo finale è quello di trasportare tutti gli abitanti della cittadina americana sul loro pianeta per creare una sorta di zoo umano. Il film presenta una trama parecchio ricercata in cui Spielberg dà prova di avere delle ottime capacità narrative mostrando, allo stesso tempo, una notevole maturità per un ragazzo della sua età. La storia, oltre a presentare un elemento di fantasia, è intessuta di sottotrame che coinvolgono i protagonisti come, ad esempio, i battibecchi coniugali tra Karcher e la moglie oppure i tentativi ossessivi di Richards nel convincere la CIA nell’esistenza della vita aliena. Spielberg continua, in queste produzioni amatoriali, a portare avanti quelle fascinazioni derivate dall’essere stato un vorace spettatore televisivo in grado di assorbire tutto quello che le allora emittenti televisive americane mandavano in onda a qualsiasi ora del giorno della notte. Si trova, infatti, a suo agio nel passare da un genere all’altro e quindi a realizzare lavori con tematiche western, ad esempio, o di guerra oppure, come in questo caso, di genere fantascientifico costruendo così un suo immaginario che rappresenterà la base per i suoi lavori futuri. C’è anche da evidenziare come alcune sequenze realizzate in questi lavori amatoriali verranno poi riprese e ulteriormente sviluppate all’interno dei suoi film hollywoodiani diventando delle scene per certi versi iconiche. All’interno di Firelight, ad esempio, c’è una scena in cui una cameriera di nome Debbie, dimenticando di tenere d’occhio la sua pentola a pressione rischia di farsi male per via della sua esplosione. La scena verrà ripresa poi nel film Gremlins (1984) in cui il regista inserisce lo stesso episodio, anche se in un contesto narrativo differente, ottenendo lo stesso caos con brandelli di cibo (e Gremlins) sparsi per tutta la cucina. Non solo, perché Steven Spielberg concretizza nei suoi film anche quelle che sono le sue paure da bambino riportandole poi sul grande schermo, in scene o sequenze che rimangono negli annali della cinematografia di genere. In Poltergeist – demoniache presenze (1982) uno dei protagonisti ha paura di un albero la cui silhouette diventa minacciosa durante un temporale. Nel film l’albero prenderà poi vita trasformando l’intera sequenza in un incubo, ma nella realtà il regista aveva effettivamente un albero che vedeva al di fuori della sua finestra e che durante le notti di pioggia lo inquietava non poco.

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Gli inizi «Quando ero piccolo avevo paura di tutto. C’era un albero fuori dalla finestra della mia camera. Era terrificante».

Per Firelight, pare che la storia fosse stata ispirata da un’esperienza fatta da un suo amico che aveva partecipato a un campeggio di boy scout e aveva visto insieme ad altri una luce rossa alzarsi nel cielo. La storia si rivelò poi assolutamente inventata, ma scatenò l’immaginazione del giovane regista. «Ricordo di aver buttato giù una sceneggiatura rimanendo sveglio per 24 ore. Le idee uscivano dal mio cervello in quello che si potrebbe definire un flusso di coscienza con la stessa velocità con cui riuscivo a scrivere. Una settimana dopo ho iniziato a girare Firelight».

Per raccogliere i fondi del film, Spielberg ha imbiancato degli alberi di agrumi raccogliendo circa 100 dollari che furono poi integrati dal padre fino ad arrivare alla quota totale di 400 dollari. Spielberg avrebbe voluto girare Firelight con la nuova cinepresa che aveva vinto con il precedente cortometraggio, ma si rese conto che non poteva permettersi di comprare la pellicola che serviva per la nuova cinepresa da 16 mm e allora la scambiò con una Super 8 mm che gli permise di realizzare i vari effetti del film grazie alle doppie esposizioni e allo stop motion. La parlantina, infine, del giovane Steven lo aiutò anche a convincere il primario dell’ospedale locale a prestargli una stanza dotata di letto con maschera per l’ossigeno mentre riuscì a farsi prestare, per dieci minuti, un aereo dell’American Airlines che si trovava fermo sulla pista dell’aeroporto locale. Il film fu proiettato il 24 marzo del 1964 al cinema Phoenix Little Theatre, sempre in Arizona. Il piccolo regista decise di affittarlo, vendendo 500 biglietti a un dollaro ciascuno. Quella sera, tolte le spese di affitto del locale, gli rimasero in tasca circa cento dollari. Il suo maggior incasso di sempre, fino ad allora, e di sicuro profetico per quello che sarebbe stata la sua futura carriera cinematografica. Tra il 1965 e il 1966 realizza altri cinque cortometraggi. Nel primo, intitolato American Football, Spielberg semplicemente cattura un incontro di football americano dalla linea che delimita il campo; il secondo cortometraggio, Rocking Chair, mette al centro dell’interesse narrativo una sedia a dondolo di legno di John F. Kennedy, realizzata per le elezioni del 1964, il cui modello fu messo in vendita sul mercato dopo il suo omicidio; Senior Sneak Day, è il terzo cortometraggio girato dal regista che è una sorta di reportage della gita

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Steven Spielberg - Mondi e visioni del re dei blockbuster

A sinistra il poster che annuncia la proiezione del film, a destra una foto (autografata dallo stesso regista) in cui il giovane Spielberg posa di fronte all’information board del cinema in cui si da notizia della proiezione. © Tutti i diritti riservati.

scolastica dell’ultimo anno in un parco divertimenti sulla spiaggia dove i suoi compagni si esibiscono in salti mortali, nella realizzazione di piramidi umane e abbuffate di dolci. La parte finale contiene anche una parodia del film di Hitchcock, Gli Uccelli (1963); Encounter e The Great Race sono gli ultimi film di questo filone: nel primo, girato in 16 mm, racconta di un marinaio aggredito da uno sconosciuto il cui epilogo si svolge in una torretta dell’acqua cittadina con un combattimento tra i due; nel secondo, aiutato da Roger Ernest, racconta la storia di un uomo che dopo aver litigato con la sua ragazza la insegue per tutto il campus. Il racconto viene diretto seguendo il genere della commedia e in particolare dello slapstick. Spielberg aveva collezionato nel corso del tempo moltissimi cortometraggi nei quali, indubbiamente, si notavano le cifre stilistiche dell’allora acerbo regista. Dopo essersi fatto le ossa con quei lavori, adesso era desideroso di entrare nell’industria cinematografica e così decise di realizzare un nuovo film stavolta sul formato più costoso e professionale del 35 mm.

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Altri titoli della stessa collana: Christopher Nolan - L’Architetto del Tempo – isbn: 978-88-36271-04-7 L’archeologo sul grande schermo – isbn: 978-88-36270-95-8 Ridley Scott – Cinema e visioni dalla New Hollywood – isbn: 978-88-36270-03-3 Satana a Hollywood – isbn: 978-88-36270-15-6 John Carpenter – Il regista da un altro mondo – isbn: 978-88-94818-97-0 Guida ai cinecomics – isbn: 978-88-36270-18-7 La riscossa delle nerd – isbn: 978-88-94818-98-7 Dune – Tra le sabbie del mito – isbn: 978-88-36270-10-1 Tom Ford – Percorsi di moda e cinema – isbn: 978-88-36270-02-6 La storia delle serie tv – isbn: 978-88-94818-90-1 Storia degli effetti speciali – isbn: 978-88-94818-61-1 David Lynch, il tempo del viaggio e del sogno – isbn: 978-88-94818-60-4 James Wan da Saw e Insidious al Conjuring Universe e Aquaman – isbn: 978-88-94818-74-1 Slasher – isbn: 978-88-94818-11-6

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