Il Corriere dei Piccoli - Una supernova tra le riviste d'autore

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Il Corriere dei Piccoli

Una supernova tra le riviste d’autore

Andrea Carta

Il Corriere dei Piccoli Una supernova tra le riviste d’autore di Andrea Carta

© 2020 dell’Autore dei testi

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© 2023 Solone srl per questa edizione

Collana: L’arte delle nuvole, 45 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Ordini e informazioni: info@edizioninpe.it

Caporedattore: Stefano Romanini

Uf icio Stampa: Gloria Grieco uf iciostampa@edizioninpe.it Coordinamento editoriale: Cristina Fortunato

Copertina: Sebastiano Barcaroli

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Il Corriere dei Piccoli

Una supernova tra le riviste d’autore

Andrea Carta

Prefazione

Chi cercasse notizie, non importa se su Internet o altrove, su una rivista chiamata «Corriere dei Piccoli», scoprirebbe che il suo primo numero è uscito nel lontano dicembre del 1908 e l’ultimo nell’agosto del 1995. Scoprirebbe, inoltre, che nel gennaio del 1972 fece la sua comparsa nelle edicole una rivista chiamata «Corriere dei Ragazzi» che, dopo aver riscosso un successo strepitoso, scomparve senza motivo apparente nel novembre del 1976.

Ma le cose non stanno così. Il «Corriere dei Ragazzi» non è mai esistito se non a livello formale: quello che è successo è che la rivista chiamata «Corriere dei Piccoli» intraprese, a partire dal 1961, una serie di cambiamenti sempre più profondi, il più importante dei quali fu il cambio del nome nel gennaio del 1972, diventando appunto «Corriere dei Ragazzi». Nel novembre del 1976 ci fu un nuovo cambio di nome in «Corrier Boy» e, soprattutto, di contenuti; nel gennaio del 1979 ce ne fu un altro: «Corrier Boy serie Music» (più noto come «Boy Music») e, in ine, nel dicembre del 1984, le pubblicazioni cessarono.

In quanto al «Corriere dei Piccoli» che ha resistito nelle edicole sino al 1995, si trattava di una rivista completamente diversa dalla precedente, nata nel gennaio 1972 al solo scopo di mantenere in vita il vecchio nome, e forse limitare la perdita di lettori conseguente alla trasformazione in «Corriere dei Ragazzi». Ciò ha indubbiamente funzionato, dato che oltre ventitré anni di ulteriore permanenza nelle edicole non sono affatto pochi.

Scopo di questo lavoro è quello di ripercorrere i cambiamenti subiti dalla rivista dal 1961, quando vi irrompono i fumetti, sino al 1976, quando ogni legame col vecchio «Corriere dei Piccoli» viene reciso per sempre. Da fedelissimo lettore quale sono stato, dedico volentieri questa opera a tutti quelli che,

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come me, hanno avuto la fortuna di farsi accompagnare dall’infanzia all’adolescenza da una pubblicazione unica nel suo genere: ho la certezza che chiunque abbia vissuto questa esperienza non potrà mai dimenticarla, e vi sarà sempre un angolo della nostra memoria da cui le storie migliori potranno saltar fuori all’improvviso.

Ho evitato per questo di commentare i fumetti in modo analogo a quello a cui ci hanno abituato dizionari ed enciclopedie, vale a dire poche, asettiche righe (a volte copiate da altre pubblicazioni) per illustrare i personaggi, sempre seguite da un breve elogio. Ho, invece, cercato di esprimere quanto provavo allora e provo tuttora, dopo che gli anni hanno mutato i miei gusti e i miei giudizi: non ho risparmiato né critiche né elogi, dal momento che li ho ritenuti giusti, e ho cercato di raccontare i personaggi (almeno i migliori!) evidenziandone tutti quegli aspetti poco considerati, se non ignorati dalla maggior parte dei commentatori (forse perché non tutti leggono tutto…).

Mi scuso per gli errori e le omissioni che vi saranno in questa guida, pur avendo fatto di tutto per ridurli al minimo. Purtroppo, come tanti altri che, penso, ne capiranno i motivi, non ho potuto conservare dalla mia infanzia neanche un numero della rivista; tutti i miei dati si basano perciò su ricordi, ricerche su Internet e nelle biblioteche, nelle quali (forse anche per la scarsa considerazione di cui godono i fumetti nel nostro Paese) i numeri della rivista sono in condizioni ben lontane da essere ottimali. Inserti e supplementi mancanti sono la regola; così pure le pagine strappate in tutto o in parte (specialmente quelle centrali e le copertine), e, talvolta, interi numeri inesplicabilmente scomparsi. Né i criteri con cui la rivista pubblicava le storie sono di qualche aiuto, anzi: erano pubblicate spesso in ordine casuale (anche quelle in progress), con i nomi degli autori molte volte omessi, senza titoli originali, tradotte alla buona e, dulcis in fundo, rimontate, tagliate e ricucite sino al punto da doversi mettere le mani nei capelli (e tenercele).

E se nonostante tutto sarò riuscito a portare a termine un lavoro decente, il merito non sarà solo mio, ma anche di quei personaggi che sono rimasti in un angolo della nostra memoria, a dispetto dei tanti, troppi, detrattori dei fumetti, e di questi in particolare.

Come direbbero alcuni di questi personaggi: «Buona puffa a tutti!».

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Premessa

È bene spendere due parole sui tipi di fumetto che compariranno in questa analisi, e che sono presenti nei quindici anni della rivista che vengono analizzati.

Una divisione abbastanza metodica può essere fatta se si prende in considerazione la lunghezza delle storie a fumetti. Ritengo che con questo criterio si possano individuare quattro categorie principali:

Racconti brevissimi

Si tratta tipicamente di strisce giornaliere (di produzione americana, e più tardi anche italiana), vale a dire tre o quattro vignette af iancate a comporre una “striscia”. Più che di storie, si tratta di gag, quasi sempre a sfondo umoristico.

ESEMPIO: Lupo Alberto, Olaf, Sturmtruppen.

Altre volte si tratta, invece, di tavole (di produzione americana o francese), ovvero una decina di vignette che occupa tipicamente mezza pagina (se previste per la pubblicazione nei quotidiani, come in America), o anche una pagina intera (nei casi di pubblicazione in albo, come in Francia e, talvolta, in America). Sono storie molto brevi, più che altro gag un po’ più elaborate. In qualche caso possono anche arrivare a due pagine.

ESEMPIO: La famiglia De’ Guai, Totò Tritolo, Gastone.

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Racconti brevi

Si tratta di storie di lunghezza compresa tra le otto e le dieci pagine, nella maggior parte dei casi. Possono essere anche più corte (di quattro/cinque pagine) o più lunghe ( ino a quindici/sedici pagine).

Si parla di liberi, quando nelle storie non compaiono personaggi issi (questo è tipico della produzione italiana, soprattutto in altre riviste); abbiamo, invece, gli pseudoliberi, quando la storia è tratta da episodi storici o di cronaca, comunque non di fantasia (questo genere ha raggiunto il suo massimo sviluppo proprio sul «Corriere dei Piccoli» – in seguito «C.d.P.» – e più ancora sul «Corriere dei Ragazzi» – in seguito «C.d.R.»).

Si parla in ine di racconti completi o di storie brevi (dal francese “récits complets”) se nelle vicende compaiono personaggi issi.

ESEMPIO: Jak Mandolino, Aquila, Nick Carter.

Racconti medi

Sono storie la cui lunghezza tipica si aggira sulle quaranta o cinquanta pagine. Naturalmente possono essere più corti ( ino a venti pagine circa) o più lunghi (anche di ottanta o cento pagine).

Quasi tutti i personaggi della scuola franco-belga vengono sviluppati in storie di questo tipo, dalla lunghezza standardizzata in quarantaquattro o sessantadue pagine.

Sulla rivista queste storie sono sempre state pubblicate divise in puntate di lunghezza molto variabile ( ino a un massimo di trentasette pagine); più raramente sono comparse intere, in inserti e in numeri doppi.

Inoltre, sono usciti in edicola trenta «Albi Ardimento» e diciannove «Albi Sprint», sui quali sono state pubblicate molte storie di questo tipo che non hanno trovato posto sulla rivista (si parla di almeno ventidue inedite). Alcune storie brevi, anch’esse inedite, compaiono su «Zack avventura», un albo tascabile di oltre duecento pagine uscito in edicola nel novembre del 1974.

Ho inoltre de inito liberi lunghi le storie di questa lunghezza senza personaggi issi.

ESEMPIO: Michel Vaillant, Zorry Kid, Bernard Prince.

Racconti lunghi

Sono storie particolarmente lunghe (almeno cento pagine, ma si arriva anche a trecento/quattrocento), sempre di produzione italiana. Alcune volte vengono pubblicate divise in puntate, altre in episodi. In questo caso si parla di serie.

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Si tratta cioè di storie che, a differenza di un racconto a puntate, si evolvono molto lentamente e che possono essere prolungate quasi all’in inito (tuttavia, prima o poi iniscono). La divisione in episodi sfrutta le pause del racconto (diversamente dalle puntate, in cui si tronca la narrazione), cosicché si ha talvolta l’impressione che ogni episodio sia una storia a sé stante.

ESEMPIO: Il Maestro, Lord Shark.

È da notare che sulla rivista è stata pubblicata anche una serie in inita a tutti gli effetti: Valentina Mela Verde.

In conclusione, si può de inire serie anche l’insieme delle storie di un dato personaggio.

Per quanto riguarda i personaggi pubblicati sulla rivista, questa analisi prenderà in esame in ogni dettaglio i cosiddetti personaggi issi, vale a dire quelli che compaiono in più di una storia, o che, comunque, fanno parte di una serie. Verranno, inoltre, dati molti dettagli dei liberi lunghi più signi icativi, mentre solo qualche accenno verrà dato a liberi e pseudoliberi.

Verranno trascurati tutti i personaggi comparsi una volta sola o che, per motivi diversi, non sono ritenuti signi icativi ai ini di questa analisi:

• Fiamma d’Argento, Timur, il Cavaliere Bianco, Sceriffo Kendall, Principe Valiant e So ia (comparsi esclusivamente in inserti separati, e non nella rivista vera e propria);

• Bob Morane (comparso solo in un «Albo Ardimento», mai nella rivista);

• Topo Gigio, gli Antenati, Mago Zurlì (sono adattamenti di personaggi della televisione);

• Matt Mason, Lancillotto (sono adattamenti di spot televisivi);

• Teddy Teller (è l’adattamento di un personaggio di racconti in prosa, le cui avventure sono state chiuse da una e una sola storia a fumetti);

• Modesto e Lillina, Ernie Pike, Bob Slide (pur essendo personaggi abbastanza famosi, sono apparsi una volta sola nella rivista, passando inosservati);

• Una zampa ad ogni angolo, Lo zoo pazzo, 2001 e mezzo (più che di strisce si tratta di barzellette).

Inoltre, numerosi fumetti in versi, discendenti dei mitici personaggi di prima della Guerra – il signor Bonaventura, Sor Pampurio eccetera – sono presenti nei primi anni presi in considerazione da questa analisi: ho preferito ignorarli, sia perché hanno rappresentato un modo molto diverso di concepire i fumetti, sia perché la loro presenza in quegli anni non è stata comunque di grande importanza.

11 PREMESSA

In ine, bisogna ricordare che il «C.d.P.» non ha pubblicato solo fumetti, ma una mole considerevole di racconti e romanzi, di cui si darà qualche cenno in seguito per l’importanza che hanno avuto nella rivista, nonché di racconti igurati, di cui pure si parlerà brevemente per la stessa ragione.

Per questo motivo – l’importanza avuta per la rivista – verranno inclusi tra i personaggi issi studiati in dettaglio: Tommy River e Martin Cooper, protagonisti di romanzi, e il dottor Oss, protagonista di racconti igurati.

Per ciascuno dei cento personaggi issi presi in esame verrà riportata una scheda così composta:

1. Numero d’ordine del personaggio (da 1 a 100).

2. Nome del personaggio nella versione italiana.

3. Paese di origine del personaggio (I = Italia, B = Belgio, F = Francia, S = Spagna, U = USA, G = Gran Bretagna, A= Argentina).

4. Autore o autori.

5. Tipo di disegno (R = Realistico, U = Umoristico).

6. Tipo di storia a fumetti con cui il personaggio è comparso di solito sulla rivista (strisce giornaliere, tavole, racconti brevi, racconti lunghi, serie, romanzi, racconti igurati).

7. Giudizio personale, che includo più che altro per stimolare la curiosità di chi legge:

PERSONAGGIO ECCEZIONALE: VALE LA PENA DI CONOSCERLO IN OGNI DETTAGLIO.

PERSONAGGIO DI GRANDE INTERESSE: VA CONOSCIUTO A FONDO

PERSONAGGIO RIUSCITO: NON PUÒ ESSERE IGNORATO

PERSONAGGIO APPENA RIUSCITO: PUÒ ESSERE TRASCURATO

PERSONAGGIO NON RIUSCITO: PUÒ ESSERE IGNORATO DEL TUTTO

Dopo la testata verrà riportato il nome originale del personaggio (se non italiano); quindi un commento più o meno vasto (secondo l’importanza) basato principalmente sulle storie apparse sulla rivista.

Seguirà un elenco dettagliato di queste storie (o apparizioni), che avrà forme diverse a seconda del tipo di storia, ma riporterà in genere:

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251 I CASTORI
CHARLIER
LUNGHI
2 B3
/MITACQ4 R5
6 7

• Numeri della rivista in cui è comparsa la storia.

• Titolo.

• Numero di pagine.

• Eventuale titolo originale, per le storie lunghe di produzione estera.

• Eventuali note, se vi fosse qualcosa di particolare da segnalare.

In ine, uno sfondo dorato segnalerà quelle che, a mio giudizio, sono le dieci storie più belle mai pubblicate sulla rivista, mentre uno argentato indicherà le altre venti, tra quelle pubblicate in questo periodo, che non dovrebbero mancare nella biblioteca di ogni appassionato di fumetti.

13 PREMESSA

capitolo 1

Cronistoria minima

Ho diviso la storia degli ultimi quindici anni della rivista in sei fasi, cercando di seguire i mutamenti editoriali succedutisi in questo periodo:

1. Dal numero 45 del 1961 al 10 del 1968: questa fase comincia quando il direttore Guglielmo Zucconi aumenta le pagine da ventiquattro a trentadue per ospitare un numero di fumetti sempre crescente. Zucconi era diventato direttore, succedendo al grande Giovanni Mosca, nel numero 9 del 1961; nel numero 13 di quell’anno erano apparsi i primi personaggi issi (Violante e Carletto Sprint, con i testi dello stesso Zucconi); nel numero 36 il primo racconto igurato (Lazzarino). Con l’aumento delle pagine si può dire che il «C.d.P.» cessa di essere un giornale educativo per bambini (come era sempre stato per più di cinquant’anni), e diventa a tutti gli effetti una rivista di fumetti. Personaggi di produzione franco-belga, quasi esclusivamente a disegno umoristico, vengono gradatamente immessi sulle pagine della rivista. Nel numero 52 del 1963 diventa direttore Carlo Triberti, senza portare nuovi mutamenti editoriali. In questa fase grande importanza viene data ai testi scritti (racconti igurati, racconti e romanzi), presenti massicciamente in ogni numero.

2. Dal numero 11 del 1968 al numero 3 del 1970: questa fase vede una radicale trasformazione della rivista, che aumenta le pagine a cinquantadue e riduce il formato, probabilmente per adattarsi a quello delle storie di produzione franco-belga. Vengono introdotti molti altri personaggi di quella scuola, stavolta in prevalenza a disegno realistico. Scompaiono i racconti igurati, ma la struttura della rivista rimane immutata. A ine giugno del 1969 nascono gli «Albi Ardimento», destinati dapprima a ripubblicare le migliori

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storie avventurose apparse sul «C.d.P.», e successivamente del materiale inedito, evidentemente troppo abbondante per comparire direttamente sulle pagine della rivista.

3. Dal numero 4 del 1970 al 52 del 1971: le pagine passano da cinquantadue a sessantotto; non ci sono in apparenza altri cambiamenti significativi. In realtà si cominciano a tenere in grande considerazione i gusti (veri o presunti) dei lettori. L’aumento delle pagine è appunto dovuto alla necessità di accontentarli, visto che chiedono storie complete, piuttosto che a puntate. Vengono quindi introdotti nuovi personaggi di produzione francobelga che, a differenza di quelli ino ad allora pubblicati, vanno avanti esclusivamente per mezzo di storie brevi (récits complets). Inoltre, si fanno sempre più numerosi gli pseudoliberi, prima molto rari, a scapito dei testi scritti. Nel giugno del 1970 nascono gli «Albi Sprint», che svolgono per il fumetto umoristico la funzione svolta per quello avventuroso dagli «Albi Ardimento». In ine, nell’estate del 1970 viene promosso un referendum ai lettori per decidere se sia il caso di cambiare nome alla rivista. Come previsto, due lettori su tre scelgono il nuovo titolo: «Corriere dei Ragazzi», che verrà adottato a partire dal gennaio del 1972 (inizio della fase successiva).

4. Dal numero 1 del 1972 al 6 del 1974: il nome cambia in «Corriere dei Ragazzi». Pagine e formato restano invariati, ma si trasforma profondamente il contenuto. Vengono abbandonati tutti i personaggi considerati infantili (vale a dire quasi la totalità di quelli a disegno umoristico), e rimpiazzati da quelli nuovi, creati da autori italiani e che procedono esclusivamente a forza di storie brevi. Gli pseudoliberi aumentano moltissimo, e così pure i redazionali (infatti d’ora in poi lo spazio dedicato ai fumetti scenderà al 60% circa, contro il 70% delle fasi precedenti). Le storie a puntate vengono drasticamente ridotte, i testi scritti si riducono. La rivista assume un taglio giovanilistico prima assente, e si comincia a notare anche un certo orientamento politico di sinistra. Scompaiono gli «Albi Sprint» e gli «Albi Ardimento»; per salvare il nome «Corriere dei Piccoli» viene creata una nuova rivista con questo titolo e con nuovi personaggi, ideati appositamente per i lettori più piccoli. Questa, nonostante contenuti spesso scadenti e numerosi mutamenti nella linea editoriale (tra i quali il più celebre è, forse, il passaggio ai fumetti di scuola giapponese all’inizio degli anni Ottanta), sopravviverà sino al 1995. Giancarlo Francesconi succede a Triberti nella direzione del «C.d.R.» (dopo otto numeri gestiti da Mario Oriani). La sua caricatura diventerà famosa.

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5. Dal numero 7 del 1974 al 20 del 1975: le pagine passano a ottantaquattro, mentre il formato si riduce lievemente. Comincia la cosiddetta autarchia: tutti i personaggi della scuola franco-belga, con pochissime e rare eccezioni, scompaiono dalla rivista e sono sostituiti da quelli nuovi di produzione italiana. Compaiono anche dei liberi, mentre rimangono numerosi gli pseudoliberi. I testi scritti scompaiono del tutto. Con la scomparsa dei fumetti franco-belgi vengono praticamente abolite le storie a puntate. La rivista si presenta in modo ormai quasi totalmente diverso rispetto a quella di soli tre anni prima. La politicizzazione a sinistra si accentua. Nel numero 10 del 1975, Alfredo Barberis succede a Francesconi.

6. Dal numero 21 del 1975 al 45 del 1976: le pagine aumentano a cento, ma il formato si riduce moltissimo (la rivista diventa tascabile), e tutti i fumetti passano dal colore al bianco e nero. Ora ci sono più redazionali che fumetti. C’è una certa marcia indietro rispetto agli ultimi cambiamenti: tornano le storie a puntate (e anche qualche personaggio della scuola franco-belga) e tornano i testi scritti, anche se non così numerosi. Comunque sono sempre prevalenti pseudoliberi e storie brevi. Si riduce la politicizzazione della rivista, che perde anche il taglio giovanilistico.

Come noto, la rivista scompare in un tempo brevissimo, e senza che vi siano stati segnali premonitori: nel numero 43 del 1976 Raffaele D’Argenzio succede a Barberis; nel numero 46 il nome cambia improvvisamente in «Corrier Boy» e nel giro di poche uscite scompaiono tutti i personaggi e le rubriche presenti ino a poco prima.

La rivista diventa del tutto analoga ad altre giovanili sul modello dell’«Intrepido», e d’ora in poi si baserà esclusivamente su liberi e serie.

Nel 1984, dopo aver nuovamente cambiato nome in «Boy Music», la rivista chiude de initivamente.

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I personaggi

Racconti e romanzi

Innanzitutto è necessario spendere qualche parola sui racconti e sui romanzi che la rivista ha pubblicato nei quindici anni presi in considerazione. Solo in seguito potremo passare a un esame dettagliato dei fumetti.

Racconti e romanzi, come noto, sono stati sempre pubblicati dal «C.d.P.»: nel periodo qui considerato viene dato progressivamente uno spazio sempre maggiore agli autori che lavorano per la rivista, mentre in precedenza abbondavano le pubblicazioni di classici (Jules Verne, Emilio Salgari ecc.). Tra questi autori bisogna ricordare principalmente Luigi Ugolini, Gianni Rodari, Giana Anguissola e il giornalista di Pavia Mino Milani; né mancano quelli stranieri di un certo peso.

Per quanto riguarda i racconti, sono indubbiamente di un certo pregio tutti quelli di Rodari (molto famoso anche al di fuori della rivista): hanno tutti un impianto semi iabesco, e sono sempre rivolti a un pubblico infantile, anche quando la trama si arricchisce di risvolti misteriosi.

Di grande interesse anche i racconti di Milani, tutti all’insegna dell’avventura (talvolta con un pizzico di mistero); soprattutto risulta interessante la serie di racconti ( irmati con lo pseudonimo Eugenio Ventura) che ha per protagonista l’agente segreto Teddy Teller: per quanto nati, come tanti altri prodotti, sull’onda del successo di James Bond, la suspense e la tensione caratteristiche di questi racconti non si scordano tanto facilmente. Il successo del personaggio è tale che “Ventura” scrive anche un racconto a fumetti (Operazione Little-Top, 3/68-10/68, di 16 pagine) illustrato da Aldo Di Gennaro, disegnatore col quale collabora spesso e volentieri: come sempre in questi casi, il risultato è modesto.

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capitolo 2

Abbandonato Teddy Teller, “Ventura” scriverà dei nuovi racconti con protagonista Billy Bilson, personaggio del tutto analogo al suo predecessore, di cui però non eguaglierà il successo. In quanto ai romanzi, vale la pena ricordare almeno i più famosi: sono da segnalare innanzitutto alcune opere pregevoli scritte da autori stranieri, tra le quali spiccano due romanzi da cui la Walt Disney avrebbe tratto dei ilm di successo, vale a dire Citty Citty Bang Bang di Ian Fleming (proprio quel Fleming creatore di James Bond) 29/66-40/66, di 28 pagine e il famoso F.B.I. operazione gatto dei coniugi Gordon, giallisti americani allora all’apice del successo (14/67-31/67, di 46 pagine).

Nessuno dei due romanzi si dimentica facilmente, specialmente il primo, che narra di un’automobile dotata di favolose capacità (vola, nuota, e, forse, pensa) che viene coinvolta in una storia di gangster.

Tra gli autori italiani, oltre ai già citati Luigi Ugolini e Giana Anguissola (scrittrice per ragazze), la parte del leone la fa nuovamente Mino Milani, che qualcuno ha de inito il più grande scrittore italiano di avventura dopo Salgari:

è il solo i cui romanzi sono passati dalla rivista alle librerie. Milani, uomo dai mille interessi e dalle mille letture, scrive così tanto da ricorrere spesso a due pseudonimi per non far pensare che scriva tutto lui: Piero Selva e il già citato Eugenio Ventura. Si è già fatto cenno ai suoi racconti, che in molti casi –specialmente se di argomento misterioso o fantastico – possono competere con quelli della scuola anglosassone (ricordo a riguardo solo La notte del gatto sof iante, apparso nel settembre del 1971), ma la sua specialità sono indubbiamente i romanzi storici e avventurosi, a loro volta immersi spesso in atmosfere ricche di mistero e suspense, e che nei casi migliori vengono arricchiti da molti seguiti che danno vita a serie indimenticabili. Fortunati i lettori cresciuti con le sue opere in quegli anni ormai lontani!

Tra quelle che non hanno avuto seguiti si possono citare Aka Hor (38/674/68, di 41 pagine, parla di una misteriosa valle dominata da mercanti di schiavi) e La valle dei diamanti (26/70-39/70, di 42 pagine, parla della ricerca di un tesoro in diamanti nel Sudafrica). Invece, I quattro di Candia ed Efrem ne hanno avuto diversi, e i rispettivi cicli si possono sintetizzare in questo modo:

• I quattro di Candia (36/69-42/69, 21 pagine)

• I quattro di Candia 2 (36/71-46/71, 43 pagine)

• Efrem (11/70-25/70, 40 pagine)

• Efrem 2 (41/70-5/71, 51 pagine)

• Efrem 3 (41/73-6/74, 54 pagine)

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dei piccoli»
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I quattro di Candia sono tra i difensori di Candia (capitale dell’isola di Creta, allora possedimento veneziano), che fu assediata dai turchi nel Seicento e, in ine, espugnata; Efrem è, invece, un contadino che, arruolato a forza nell’esercito del famoso capitano di ventura Giovanni Acuto, si riscatta e diventa capitano di ventura a sua volta.

Tuttavia, due sono i cicli di romanzi per cui ricordare Milani è assolutamente indispensabile: il ciclo western con protagonista Tommy River, e soprattutto il ciclo di fantascienza con protagonista il giornalista Martin Cooper.

Possiamo schematizzare così i due cicli:

Tommy River è il classico cowboy di tutte le storie western, coraggioso, leale, svelto con la pistola ecc. In più, come molti personaggi di Milani, è fatalista, sembra cioè subire gli eventi con rassegnazione piuttosto che esserne protagonista. Ambientate durante e dopo la guerra di secessione, le sue storie abbondano di indiani, di militari, di drammi personali e con litti di dif icile soluzione anziché di fuorilegge, scazzottate, sparatorie e contrapposizioni tra buoni e cattivi.

Complessivamente è un personaggio riuscito, anche se si tratta in effetti di un trampolino di lancio verso storie più impegnative (i migliori romanzi di Milani verranno dopo l’esaurirsi del suo ciclo). Merita di essere ricordato allo stesso modo dei personaggi a fumetti. (n./anno)

3/61-15/61

21/61-16/62

26/62-33/62

34/62-50/62

6/65-24/65

44/66-13/67

11/68-17/68

Titoli vari (10 pagine)

Titoli vari (42 pagine)

Titoli vari (16 pagine)1

Titoli vari (34 pagine)

Tommy River sulla via del Nord (36 pagine)

Tommy River e la lunga pista (56 pagine)

Tommy River a Gettysburg (21 pagine)

1 Da qui iniziano i romanzi propriamente detti, divisi in puntate che compaiono su ogni numero. In precedenza le storie erano divise in “episodi”, pubblicate di tanto in tanto.

21 i personaggi

Martin Cooper è un giornalista alquanto particolare. Inviato spesso dal suo capo, il colonnello Splannerville, a occuparsi di casi appena un po’ strani, si imbatte sempre in drammatiche vicende dai risvolti fantascienti ici (che non riesce, o non può, documentare). Farebbe spesso una brutta ine se non fosse per quelli che de inisce “campanelli di allarme”: una specie di sesto senso che, dal tempo della guerra in Corea (alla quale ha partecipato), si manifesta sotto forma di campanelli che sente suonare in testa nell’imminenza di un pericolo.

Le sue storie cominciano alla grande; purtroppo col passare del tempo Milani non riesce più a realizzare le sue idee in modo abbastanza avvincente, nonostante gli spunti rimangano notevoli.

Con Il paese delle grandi orme, che narra della ricerca in Amazzonia di un uccello preistorico forse ancora in vita, siamo già a un livello eccellente; ma il massimo viene toccato con la storia seguente, In fondo al pozzo, un autentico capolavoro di mistero e suspense, che in certi punti potrebbe essere accostato al Gordon Pym di Edgar Allan Poe: parla di una spedizione che, dopo aver scoperto un mondo sotterraneo e subacqueo – Atlantide? – si imbatte in un gigantesco e misterioso meccanismo, toltone solo un chiodo, sarà la catastrofe. Segue poi La trottola, breve e geniale racconto imperniato su un piccolo ma pericoloso disco volante a forma di trottola, invisibile all’occhio ma non alla macchina fotogra ica. Con Gli uomini che nacquero dal fuoco, breve racconto su alcuni sopravvissuti a un’esplosione atomica segreta, si avverte per la prima volta una certa stanchezza, sensazione analoga a quella che si ha leggendo il successivo Venuto dal tempo: idea geniale ma sviluppo un po’ carente (parla di un astronauta che sembra vivere un’altra vita o in un’altra dimensione). Con il successivo La pietra pulsante, che racconta del ritrovamento di un essere vivente, probabilmente un extraterrestre, dentro una grossa pietra, siamo per la prima volta di fronte a una delusione: il romanzo è prevalentemente una storia di terroristi (e terroriste) condita appena con un pizzico di fantascienza. Il crollo arriva con Giù nell’abisso, una storia di zombi che ricorda il peggior Lovecraft, tutta fumo e niente arrosto, in pratica solo una serie di sparatorie e inseguimenti, per di più alquanto noiosi, con la parte fantascienti ica relegata in secondo piano e qualche strizzata d’occhio alla nascente new age, forse imposta a Milani dai nuovi editori della rivista.

Nonostante questi ultimi risultati, il ciclo di sette romanzi si colloca a un livello di assoluta eccellenza nella storia della rivista, e merita senza dubbio di essere ricordato allo stesso modo dei personaggi a fumetti.

22 Il «Corriere dei piccoli» – Una supernova tra le riviste d ’ autore

22/64-37/64 Il paese delle grandi orme (32 pagine)

44/65-12/66 In fondo al pozzo (42 pagine)

5/68-10/68 La trottola (12 pagine)

6/71-12/71 Gli uomini che nacquero dal fuoco (12 pagine)

31/71-35/71 Venuto dal tempo (20 pagine)

45/72-52/72 La pietra pulsante (25 pagine)

4/76-18/76 Giù nell’abisso (45 pagine)

Rimane da parlare dei cosiddetti racconti igurati: si tratta di una forma di narrazione tipica del «C.d.P.» che deriva dalla fusione tra i racconti tradizionali e i celebri fumetti in versi nati a inizio Novecento; in sostanza, una pagina di un racconto igurato si presenta come una successione di sei vignette (senza fumetti) che illustrano il testo sottostante, di solito una decina di righe per un totale di tre o quattro frasi. Vignette e testo sono in precisa corrispondenza, per cui non si può parlare di racconti illustrati; comunque si tratta pur sempre di racconti, e non di fumetti, per cui conviene includerli in questa parte, prima di passare all’esame dei fumetti veri e propri.

In genere i racconti igurati sono riduzioni letterarie di famosi romanzi o racconti, anche se non mancano opere di fantasia. Da segnalare la serie de La sacra Bibbia, ef icace riduzione del Vecchio Testamento, scritta da Corrado Vanni e illustrata da un Sergio Toppi alle prime armi:

• La sacra Bibbia (35/63-3/64, 34 pagine)

• La sacra Bibbia (12/64-24/64, 22 pagine)

• La sacra Bibbia (45/66-1/67, 8 pagine)

Di grande interesse anche la serie su Lazzarino del Tormes, tratta dal famoso romanzo picaresco, scritta da Carlo Triberti e illustrata da Iris De Paoli:

• Le avventure di Lazzarino del Tormes (36/61-51/61, 16 pagine)

• Le nuove avventure di Lazzarino (15/62-27/62, 13 pagine)

• Le nuove avventure di Lazzarino (42/62-46/62, 5 pagine)

• Le nuove avventure di Lazzarino (6/63-18/63, 13 pagine)

• Le nuove avventure di Lazzarino (8/64-23/64, 16 pagine)

• Le nuove avventure di Lazzarino (41/64-48/64, 8 pagine)

23 i personaggi

Il «Corriere dei piccoli» – Una supernova tra le riviste d ’ autore

Vale la pena ricordare che con la prima di queste storie iniziano uf icialmente i racconti igurati (anche se qualche prova era stata fatta in precedenza).

Tra i personaggi di fantasia (o quasi), bisogna però segnalare assolutamente il dottor Oss, le cui storie sono state scritte da Milani (come “Selva”) e illustrate da Grazia Nidasio; è l’unico personaggio che, sviluppato attraverso racconti igurati, sta alla pari di quelli a fumetti:

3 DOTTOR OSS I MILANI/NIDASIO FIGURATI

Il dottor Oss, come molti sanno, è il protagonista di un racconto di Jules Verne (Une fantaisie du docteur Ox): si tratta di uno scienziato che, con la scusa di fornire l’illuminazione a gas alla cittadina francese di Quiquendone, sperimenta sui lemmaticissimi abitanti del paese, per studiarne le reazioni, una miscela a base di ossigeno puro. Gli abitanti diventano nervosi e irascibili ino a rischiare la guerra con un paese vicino; poi un’esplosione nel laboratorio dello scienziato pone ine all’esperimento.

Dopo aver ridotto il racconto per il «C.d.P.», Milani riprende il personaggio e lo trasforma in un eroe positivo, uno scienziato sempre pronto a indagare i misteri della natura, a battersi per una scienza giusta, e a combattere il cattivo uso delle scoperte scienti iche. Classico esempio di scienziato onnisciente (non vi è branca scienti ica, e talvolta anche umanistica, di cui ignori qualcosa), gira sempre a bordo di strane macchine di sua invenzione (come Archimede Pitagorico), accompagnato dai suoi due assistenti, Igeno e Solfuro. La sua fama è enorme, e dovunque ci siano misteri scienti ici o intricati problemi da risolvere, viene richiesto il suo aiuto (che lui concede volentieri). Ha anche un nemico ricorrente, un certo Maladragus, la classica igura dello scienziato malvagio invidioso dello scienziato buono (e a questi inferiore). Scritte splendidamente da Milani, e illustrate con rara ef icacia dalla Nidasio (memorabili soprattutto i macchinari dello scienziato), tutte le storie del dottor Oss sono di livello notevole, e oltretutto vanno sempre migliorando, ino a raggiungere l’apice con L’eremita Silvestro, capolavoro di suspense e mistero che supera ogni altro racconto scritto dallo stesso Milani, e con Il grande viaggio, una variazione sul tema di Viaggio allucinante di Isaac Asimov (e con risultati perino superiori!).

Questa storia è anche l’ultimo racconto igurato apparso sul «C.d.P.»: la scomparsa di questa particolare forma di narrazione, e la conseguente ine del personaggio, segneranno l’inizio della decadenza della rivista.

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Altri volumi della stessa collana pubblicati da Edizioni NPE:

Ventenni Paperoni – Ma leggi ancora Topolino? – ISBN: 978-88-36271-20-7

Diabolik – dietro le quinte: Ginko all’attacco! ISBN: 978-88-36271-19-1

Giorgio Foresto – Avventure a colori di un pittore fuggiasco

ISBN: 978-88-36271-18-4

Le vite de’ più eccellenti fumettori – ISBN: 978-88-36270-85-9

Pinocchio illustrato da Paolo Mottura – ISBN: 978-88-36270-66-8

Realizzando Diabolik – ISBN: 978-88-36270-72-9

Diabolik – Il Libro Rosso – ISBN: 978-88-36270-00-2

Le origini del fumetto – ED. BROSSURATA – ISBN: 978-88-36270-69-9

Fumetti e potere – ISBN: 978-88-94818-89-5

Frammenti dall’assurdo n.e. – ISBN: 978-88-36270-58-3

Eccetto Topolino – SECONDA EDIZIONE BROSSURATA – ISBN: 978-88-36270-28-6

Tarzan – ISBN: 978-88-94818-75-8

Tex – Fiumi di China Italiana in Deserti Americani – ED. BROSSURATA

ISBN: 978-88-88893-71-6

I Disney Italiani – ISBN: 978-88-97141-26-6

Jacovitti – Sessant’anni di surrealismo a fumetti– ISBN: 978-88-97141-09-9

La casa editrice del fumetto d’autore edizioninpe.it

La storia della prima rivista di fumetti italiana

Con i suoi oltre 4.500 numeri divisi in 88 annate, il «Corriere dei Piccoli» rappresenta un tassello fondamentale della cultura italiana. A partire dal 1908, ha pubblicato racconti illustrati e introdotto le strisce americane, presentando narratori di primo piano. L’editoriale contenuto nel primo numero è considerato il manifesto di fondazione del Fumetto italiano. Questo saggio ripercorre origini ed evoluzione della rivista, passando in rassegna storie e autori ospitati nelle sue pagine. Con interviste ai protagonisti e curiosità inedite.

ISBN: 978-88-36271-33-7

€ 25,00 edizioninpe.it Edizioni NPE
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