La freccia nera

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LA FRECCIA NERA LA FRECCIA NERA dino battaglia

La freccia nera riduzione a fumetti dal romanzo di Robert Louis Stevenson di Danilo Forina, Dino Battaglia © Scarabeo srl © 2023 Solone srl per questa edizione Tutti i diritti riservati.

Collana Dino Battaglia, 18 Direttore editoriale: Nicola Pesce Caporedattore: Stefano Romanini Ufcio stampa: Gloria Grieco Coordinamento editoriale: Cristina Fortunato Illustrazioni di copertina: Dino Battaglia Progetto grafco di copertina: Sebastiano Barcaroli Impaginazione: Valeria Morelli

Si ringrazia Erasmo Frascaroli per la gentile consulenza.

La freccia nera, adattamento a fumetti del classico di Robert Louis Stevenson, è stato pubblicato per la prima volta a puntate sul«Corriere dei Piccoli» dal n. 32 dell’11 agosto 1963 al n. 51 del 22 dicembre 1963.

Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di febbraio 2024

Edizioni NPE

è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA)

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La freccia nera

adattamento testi Danilo Forina

disegni Dino Battaglia

Freccia nera ma illuminante

Come si sa, il Guinness dei primati è una curiosa opera: registra tutto ciò che “arriva primo” in qualsiasi categoria di entità, e per quanto riguarda i libri, si scoprirebbe consultandola che il libro più tradotto al mondo è la Bibbia mentre al secondo si piazza il “nostro” Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi. Ebbene, non ho dati sottomano ma, viste le sue innumerevoli traduzioni, non mi stupirei se al terzo si piazzasse La freccia nera, romanzo ambientato nel tardo Medio Evo da Robert Louis Stevenson. È destinato spesso a lettori adolescenti, ma in realtà ha caratteristiche tali da interessare, afascinare, coinvolgere lettori di ogni età e di ogni genere.

Per guardare soltanto all’ambito italiano, esistono alcune decine di traduzioni integrali del romanzo, mentre non si contano quelle in vario modo ridotte (e spesso illustrate) destinate ai ragazzi. Senza contare altre forme di trasposizione del romanzo, come per il cinema o per la televisione. Pertanto, domanda retorica, poteva il fumetto restare indiferente di fronte a una tale fumana? Evidentemente no. Infatti, di gran pregio ne esistono in Italia addirittura due. Una è La freccia nera, uscita a puntate nel 1988 sul settimanale «Il Giornalino», dal n. 43 al n. 48, su una sceneggiatura di Paola Ferrarini disegnata da Gianni De Luca. Ma molti anni prima, nel 1963, ne era uscita una precedente edizione: La freccia nera, sempre a puntate, sul settimanale «Corriere dei Piccoli», dal n. 32 dell’11 agosto al n. 52 del 22 dicembre, su sceneggiatura di Danilo Forina, con disegni di Dino Battaglia. È la trasposizione pubblicata nelle prossime pagine, a mo’ di graphic novel (che come ormai sappiamo è la defnizione di una certa tipologia di fumetti la quale, a quel tempo, non era ancora – come si usa dire – in mente Dei).

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Immersione nella Storia

Robert Louis Stevenson (Edimburgo, 13 novembre 1850 – Vailima, 3 dicembre 1894) è stato un notevole intellettuale inglese: saggista e poeta, ma soprattutto autore di romanzi molto apprezzati dalla critica ma anche assai popolari, come per esempio Il fanciullo rapito o Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Come romanziere, e nel genere avventuroso, creò capolavori notissimi come L’isola del tesoro, per cui la critica lo considera straordinario e insuperato. Ma personalmente, per educazione e cultura, egli propendeva per il romanzo storico, sentendosi emulo del suo conterraneo Walter Scott, il cui Ivanhoe del 1814 è considerato il capostipite di questo f lone narrativo. Nel quale Stevenson scrisse fra l’altro Il signore di Ballantrae, sulle gloriose vicende della vecchia Scozia e, nel 1888, appunto La freccia nera, storicamente ambientato nel contesto della Guerra delle due Rose, un fatto storico che coinvolse l’Inghilterra fra il 1455 e il 1485; fu una tremenda, turbolenta e pluridecennale contesa, complicatissima, combattuta fra due potenti fazioni e relative alleanze. Per la conquista del potere, si combatterono due famiglie, entrambe discendenti dalla famiglia dei Plantageneti: i Lancaster, contraddistinti dal simbolo di una Rosa rossa e gli York, simbolizzati dalla Rosa bianca; a loro successero poi i Tudor, loro lontani parenti.

Dopo numerose battaglie, che comportarono varie migliaia di morti e non pochi omicidi diretti, anche fra membri del parentado, la lunga lotta si concluse nel 1485 con la defnitiva “conquista” del trono da parte di Enrico Tudor, parente acquisito dei Lancaster e salito al trono come Enrico VII, il quale sposò Elisabetta di York: quasi un Romeo e Giulietta ante litteram. Ciò segnò comunque la riconciliazione fra le casate e la defnitiva conclusione del confitto. Il fglio di Enrico ed Elisabetta ereditò il trono per nascita e sangue,

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come Enrico VIII (inizialmente ebbe per stemma una rosa, ma diversa dalle precedenti). Con lui nacque la dinastia dei Tudor. Egli raforzò il prestigio della Corona, spianando la via alla moderna concezione della Monarchia come Stato assolutista.

Complessa, dunque, la Guerra delle due Rose. Ma non meno complesso il contesto storico in cui Stevenson ambientò La freccia nera, esattamente lo stesso, e il cui groviglio di eventi è raccontato nelle pagine di questo volume.

Sullo sfondo della guerra delle due Rose, tra i Lancaster e gli York, il giovane orfano Dick Shelton viene cresciuto da Daniel Brackley, un soldato di ventura avido e opportunista, appartenente alla fazione dei Lancaster. Ma un giorno, sir Daniel si vede braccato da un gruppo di uomini, la Compagnia il cui simbolo è una Freccia Nera.

Cosa vogliono questi fuorilegge da Brackley? E perché fanno di tutto per proteggere Dick, sostenendo di conoscere le torbide circostanze dell’assassinio di suo padre? E poi, come può Dick credere alla Compagnia della Freccia Nera, sotto sotto partigiana degli York, e voltare le spalle a colui che lo ha allevato e nutrito?

Tra piccole e grandi battaglie, accompagnate da un susseguirsi di nuovi incontri e di sorprendenti scoperte, Dick si batte con coraggio e lealtà, nella speranza di far luce sul proprio passato. In sostanza, da quel momento in avanti, si scatena una furiosa, inarrestabile sarabanda di eventi, che in fondo sono la “sostanziosa sostanza” del romanzo (personalmente, penso sia la segreta ragione del suo notevole successo nel tempo). Sarà una serie di avvenimenti convulsa e dinamica che, alla fne, non concede tregua al lettore.

Infatti, il mistero della ricerca di chi sia stato ad assassinare il padre di Dick è il grimaldello-suspense che si trascina per tutto il romanzo, parallelamente al rapporto problematico fra Dick e il giovanissimo Giovanni: che poi si rivelerà essere una ragazza, Giovanna, sicché la trama assume anche l’andamento di una storia d’amore…

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Un plot, come si constata, non così semplice, e in grado di tenere avvinto il lettore del romanzo originario per la sua intera durata. Ma cattura anche il lettore del fumetto: sia in assoluto, ma soprattutto se la storia – come si diceva – esce a puntate, e lo sceneggiatore è a sua volta così tecnicamente smaliziato da organizzare la narrazione in modo che ciascuna puntata (e a volte persino una singola tavola intermedia) termini con una situazione sospensiva capace di suscitare nel lettore l’attesa di un “e adesso cosa succederà?” nella puntata successiva.

Sotto questo proflo, va sottolineato l’abile ruolo di Danilo Forina (lo sceneggiatore) che è riuscito a condensare in maniera accettabile l’intensa materia narrativa di La freccia nera nell’arco di 34 tavole. Le quali – vale la pena di ricordare oggi, quando il graphic novel si sorbisce tutto d’un fato –furono centellinate nell’arco delle corrispondenti puntate, terminanti ciascuna col già menzionato briciolo di suspense, destinato a mantenere nel lettore l’aspettativa.

In efetti, fno a questo punto abbiamo parlato dei valori intrinseci de La freccia nera, cioè i suoi contenuti. È ora il momento di dare qualche cenno anche, diciamo, all’esterno: ossia ai realizzatori della storia. Nel caso specifco, si tratta di Danilo Forina, uno sceneggiatore che sul piano critico è stato francamente e ingiustamente trascurato, non fosse altro per la sua enorme produzione, in quanto prolifcissimo autore di racconti a fumetti. “Questo” ce ne of re l’occasione.

Un autore versatile

Danilo Forina (Canosa di Puglia, Bari, 24 ottobre 1912), nonostante la separazione precoce dei genitori, ebbe un’infanzia felice presso il nonno materno. Il quale però si spense nel 1919 e lui rimase con una nipote, fglia di un suo fratello, ugualmente defunto. Ma già da bambino aveva una divorante passione per la lettura, che lo dotò di una cultura notevole e della determinazione, fn da allora, di diventare scrittore. Quindicenne, si trasferì a Roma, dove poté frequentarne le numerose biblioteche. A diciott’anni conobbe Eros Belloni, direttore del giornalino fascista per ragazzi «Il Balilla», per il quale collaborò con racconti. Poi estese la collaborazione ad altre pubblicazioni giovanili.

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Sposato nel 1937, con due fgli, intanto avanzava la guerra, un periodo bellico molto difcile per le pubblicazioni. Trovò lavoro come impiegato statale, ciò che gli permise di evitare la fame e di giungere al dopoguerra. Contattando Domenico Volpi – caporedattore del settimanale a impronta cattolica «Il Vittorioso» (all’epoca il più dif uso del settore) – imparò da lui come si scrive un fumetto. Da allora, nel successivo decennio, «quelle storie diventarono quasi cinquecento», confesserà più tardi Forina. Anche le sue collaborazioni si moltiplicavano: via via, ecco «Il Giornalino», il «Corriere dei Piccoli», il «Messaggero dei Ragazzi».

Ma la sua… febbre creativa lo portò poi a scrivere veri e propri libri, e di generi diversi. Dal 1958, sollecitato da Alberto Manzi, il famoso Maestro della televisione, approdò ai volumi di divulgazione scientifca, ai testi per le scuole elementari, ad articoli per il mensile «Selezione dal Reader’s Digest», famoso negli anni Sessanta. E infne anche romanzi veri e propri. «Chi è veramente scrittore – afermava – non scrive per un pubblico particolare, ma scrive e basta». Nel 1978 arrivò anche alla fantascienza col romanzo I cavalieri dello spazio, che ebbe parecchie edizioni.

Negli anni Ottanta, ormai pensionato, ma sempre creativamente attivo, continuò a scrivere fumetti. Ottantunenne, si spense a Roma il 20 dicembre 1993. Autore eclettico, fu notevolmente versatile, attraversando stagioni creative segnate dalla poesia e dalla narrativa, ma soprattutto dal fumetto.

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Presagi di eleganze

E occupiamoci fnalmente del protagonista ideale di questa prefazione, il “nostro” Dino Battaglia. A proposito del quale il discorso diviene un po’ sofsticato. Nel senso che la sua arte è uno degli aspetti più “attenzionati” dalla critica sotto le più diverse angolature, quasi esclusivamente quelle estetiche. E si è trascurato magari l’aspetto evolutivo della sua arte. Posto che un discorso del genere richiederebbe un altro metodo di premesse analitiche, che dovrebbero riguardare più opere successive nel tempo (e ciò varrebbe in generale per un qualunque disegnatore di fumetti, se non per gli artisti tout court); tuttavia quest’opera, La freccia nera, risale al 1963. Vale a dire: è di alcuni anni anteriore a quel suo Moby Dick pubblicato nel n. 3 della rivista «Sgt. Kirk», che a suo tempo destò l’ammirazione critica e sembrò essere un punto di rottura, un salto improvviso nella sua arte. Invece, il presente racconto ci documenta come quel salto evolutivo derivasse in realtà da graduali esperimenti grafci precedenti. Questo momento cronologico della vita di Battaglia è idoneo a evidenziarci qualche dettaglio interessante, appartenente a un periodo seminale della sua evoluzione artistica.

Infatti, pur mantenendosi alla struttura narrativa tradizionale del fumetto (la sequenza di vignette, susseguentesi in strisce: come gli “prescrive” la sceneggiatura) Battaglia procede a sperimentazioni all’interno delle vignette lavorando sulle ombreggiature e rafnando il tratto. Probabilmente l’originaria pubblicazione a colori nel «Corriere dei Piccoli» mascherava questa tipologia di dettagli, che invece si possono ben rilevare nel bianco/nero di queste tavole: si rileva agevolmente come i “neri” non sono il risultato di campiture derivanti da pennellate, bensì diverse sfumature ottenute premendo sulla carta batufoli di cotone o di pezzetti di spugna, imbevuti nella china, variamente diluita; oppure con, e attraverso, brandelli di garza, il cui risultato grafco sulla carta simula l’efetto di retinature.

Al tempo stesso, anche il lavoro sul tratto grafco evidenzia una certa ricercatezza. I tratti che delineano le immagini non sono ottenuti grazie alla tecnica tradizionale – una linea continua, più o meno modulata a pennello – bensì (grazie a pennini o a pennelli sottilissimi) con una successione di piccoli tratti discontinui (tecnicamente si parla di tratto “rotto”) che conferiscono all’immagine un aspetto nervoso, dinamico…

Ora, senza addentrarci in ulteriori approfondimenti, rileviamo tuttavia che queste ricercatezze conferiscono poi alle tavole una percezione visuale di leggerezza, di vaporosità, che sono le premesse di stilizzazioni ed eleganze che Battaglia rafnerà negli anni successivi. Ma delle quali si può qui intuire il presagio. Come via via nei lavori del periodo successivo (si vedano “progressi” del genere, per esempio, nei due episodi Cinque della Selena e 5 su Marte) Battaglia si avvicinava al primo importante gradino evolutivo, costituito dal citato Moby Dick, che era a sua volta la premessa dei capolavori dei suoi anni a venire.

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Pubblicato per la prima volta a puntate sul «Corriere dei Piccoli» dal n. 32, agosto 1963, al n. 51, dicembre 1963.

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Volumi di Dino Battaglia pubblicati in precedenza in questa collana:

Edgar Allan Poe – isbn: 978-88-97141-90-7

Maupassant – isbn: 978-88-97141-91-4

L’Uomo della Legione – isbn: 978-88-88893-88-4

Lovecraf e altre storie – isbn: 978-88-88893-89-1

La Mummia – isbn: 978-88-88893-97-6

L’Uomo del New England – isbn: 978-88-94818-06-2

I delitti della Fenice – isbn: 978-88-94818-25-3

Woyzeck – isbn: 978-88-94818-32-1

Till Ulenspiegel – isbn: 978-88-94818-47-5

Il gatto con gli stivali – isbn: 978-88-36270-07-1

Gargantua e Pantagruel – isbn: 978-88-36270-21-7

San Francesco d’Assisi – isbn: 978-88-36270-34-7

Il cuore nello scrigno – isbn: 978-88-36270-70-5

Il gigante egoista e altre favole – isbn: 978-88-36270-86-6

I Cinque della Selena – isbn: 978-88-36271-16-0

5 su Marte – isbn: 978-88-36271-31-3

Ivanohe– isbn: :978-88-36272-08-2

La casa editrice del fumetto d’autore
edizioninpe.it

«Le vostre mani sono macchiate del sangue di mio padre, e un giorno non lontano io lo vendicherò.»

Inghilterra, seconda metà del Quattrocento.

Le nobili famiglie di York e Lancaster si contendono il trono nella cosiddetta Guerra delle Due Rose. Sullo sfondo di questo drammatico confitto, si consumano le vicende del giovane Dick Shelton. Rimasto orfano, Dick è cresciuto con Daniel Brackley, un avido soldato che lo ha avviato alla carriera militare.

Quando scopre che è stato il suo tutore a uccidere il padre, decide di schierarsi con la Freccia nera: un gruppo di fuorilegge che lotta contro le ingiustizie dei potenti. Tra battaglie, amori e avventure, si assisterà a una sorprendente evoluzione del protagonista. Dal classico di R. L. Stevenson, l’adattamento a fumetti di Dino Battaglia.

Dino Battaglia (Venezia 1923 – Milano 1983), considerato uno dei maggiori autori italiani di fumetto, è stato il primo italiano a conquistare il premio di “Miglior Disegnatore Straniero” al Festival di Angoulême. Dando corpo ad atmosfere indefnite e misteriose, Dino Battaglia evoca con il suo pennino silenzi inquietanti e luci abbaglianti – anche grazie al supporto di una tecnica inconsueta nel fumetto come il tampone – e vedono così la luce fumetti che ancora oggi non smettono di sorprendere per la loro elegante e inquietante potenza espressiva.

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euro 17,90 ISBN: 978-88-36272-19-8
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