La Freccia - ottobre 2019

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MEDIALOGANDO

INFORMARE È FARE OPINIONE LA FRECCIA INCONTRA AGNESE PINI, DIRETTRICE DE LA NAZIONE marmanug

© Mori-Moggi/New Press Photo

di Marco Mancini

D

onna, 34 anni, dal 1° agosto direttrice di un quotidiano con 160 anni di storia, com’è La Nazione di Firenze. Testata del Gruppo Monrif, affratellata al Resto del Carlino e al Giorno nel network nazionale di QN. È Agnese Pini. Di lei si è detto e scritto già molto. In Italia una nomina come la sua non poteva che destare attenzione e curiosità. Hanno presto iniziato anche a chiamarla in tv, nei talk show politici. In quelle trasmissioni all’estero di scarso successo, ma che da noi conquistano ancora una discreta audience, catturata dall’aspro confronto tra punti di vista dialettici, con i giornalisti della carta stampata a farla da protagonisti. In molti, oltre ad abbinare un volto a un nome, hanno potuto così apprezzare la sua lucidità e freschezza intellettuale, la sua chiarezza espositiva, le sue opinioni. Svincolate da sovrastrutture, retaggi e dietrologie da Prima Repubblica e, soprattutto, post-ideologiche per anagrafe 4

e cultura. Sono proprio le opinioni, secondo il Pini pensiero, che il lettore cerca in un giornale e chiede a un giornalista. Non soltanto, quindi, nel piccolo schermo. «L’informazione è nata per fare opinione. E il giornale, storicamente, nasce proprio per rispondere a questo bisogno umano, dare un servizio, offrire un punto di vista, contribuire a fare scelte e prendere decisioni». Soltanto che oggi, con l’avvento dei social, sono in tanti a esibire le proprie opinioni e, pur senza averne competenza, a brandirle come verità inconfutabili. Sì, ma non dobbiamo essere troppo cattivi con il nostro pubblico e le persone in generale. Non tutte sono così sciocche e ignoranti da lasciarsi sedurre dalle scie chimiche o dai terrapiattisti. Certo, qualcuno c’è, come c’era prima chi credeva nei maghi e nelle streghe. Soltanto che oggi è tutto più pervasivo: i social network, con un click, ti consentono di

raggiungere in tempo reale un’enorme moltitudine di persone. Così la questione si ingigantisce e la situazione appare peggiore di prima. Dall’ignoranza la difesa resta sempre la stessa: istruzione e cultura. Si parla invece di analfabetismo di ritorno, di una scuola che non assolve più ai suoi compiti, che ha perso autorevolezza. È un tema a cui sono particolarmente sensibile e che trova qui a Firenze una tradizione forte, con un preciso riferimento a Don Milani. Non a caso tra le prime novità che ho introdotto nel giornale c’è una rubrica, in uscita il lunedì sugli spazi regionali, dal titolo Lettere da una professoressa, che echeggia quello del famoso libro del prete di Barbiana. Oggi gli insegnanti si trovano spesso a essere i detentori di un sapere punitivo, bistrattati in scuole che non hanno servizi adeguati. Così abbiamo chiesto ai professori del territorio di darci un loro contributo da mettere sulla carta e poter


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