La Freccia - marzo 2020

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PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE

ANNO XII | NUMERO 3 | MARZO 2020 | www.fsitaliane.it

MARZO 2020

BEBE VIO

DESTINAZIONE TOKYO

DONNE E ARTE DA RAFFAELLO AI CONTEMPORANEI

VIAGGI DA SET

LA ROMA DI FELLINI E SORDI IN SICILIA CON MONTALBANO


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I VEGETARIANI CAMBIERANNO IDEA

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© FS Italiane | PHOTO

EDITORIALE

LE PERSONE AL CENTRO

A

priamo questo numero con un commosso ricordo dei due colleghi deceduti nell’incidente ferroviario dello scorso 6 febbraio, Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo. Il Gruppo Ferrovie dello Stato ha impresso negli ultimi tempi una profonda svolta al suo modus operandi e alle sue strategie. Guardando a tutti i viaggiatori, ai dipendenti, ai fornitori, ai collaboratori come a persone, con una loro irriducibile individualità fatta di talenti, relazioni, bisogni. FS Italiane, e il suo top management, hanno voluto che la persona diventasse l’epicentro intorno al quale progettare e realizzare un distintivo modo di fare impresa. Anche quanto è accaduto dopo l’incidente, dentro e fuori le aziende del Gruppo, la solidarietà, la pacatezza dei toni, la serietà di tutti, ci conforta sulla bontà di questo indirizzo. Intanto, mentre ci accingiamo ad andare in stampa, l’attenzione generale è con-

centrata sul propagarsi del contagio da coronavirus nelle regioni del nord Italia. Non possiamo prevedere cosa accadrà nelle prossime settimane. Oggi, purtroppo, si respira un’aria pesante. L’auspicio è che non sia più così, quando ci leggerete. Ma è difficile. La Freccia di marzo l’avevamo pensata, in redazione, incentrata soprattutto su storie di donne, con tante figure femminili positive e piene di talento e grinta. In copertina, Bebe Vio le riassume tutte, e ne è un iconico esempio. Determinata, ottimista a dispetto del destino, vivace e vincente, solare. Quella sua incontenibile positività vorremmo poterla trasmettere a tutti, inocularla in ciascuno di noi, con la nostra rivista, come un potente antidoto alle grigie minacce che sembrano incombere tanto sulla salute pubblica quanto, se non di più, sulle menti. Un ottimismo della ragione che non sminuisca affatto il problema, ci induca ad adottare tutte

le misure di profilassi necessarie, a seguire le prescrizioni impartite dalle autorità sanitarie e pubbliche ma eviti psicosi, parossismi, polemiche, E, soprattutto, ci permetta di guardare al futuro con maggiore fiducia. Il 2020 è stato proclamato l’anno del treno turistico. FS Italiane, con le Frecce, i Regionali di Trenitalia e i treni storici della Fondazione FS sono pronte a fare la loro parte, con professionalità ed entusiasmo. Il turismo è una grande risorsa per il Paese. Quanto sta accadendo avrà però conseguenze pesanti sulla bilancia turistica, oltre che industriale ed economica. Ma un riscatto non è impossibile. Occorrerà coagulare tutte le nostre migliori energie, e individualità, per vincere la sfida. Gli esempi non mancano. Le persone che lavorano e viaggiano con noi ne sono testimonianza. Come le tante che incontrerete e conoscerete su questo giornale. 3


MEDIALOGANDO

CON LO SGUARDO DI UN FORESTIERO PER UN'INFORMAZIONE MAI BANALE O SCONTATA. E LIBERA, PERCHÉ RESPONSABILE. A COLLOQUIO CON ANDREA MONDA, DIRETTORE DELL’OSSERVATORE ROMANO di Marco Mancini

V

arco il cancello di Sant’Anna in una tiepida mattina di febbraio. Accompagnato da un ex manager di FS, oggi firma dell’Osservatore Romano, entro in un’altra città, ben più distante da Roma e dall’Italia dei pochi passi appena percorsi. Perché la sensazione, superato il filtro delle Guardie Svizzere e dei gendarmi vaticani, è di trovarsi in una dimensione quasi aliena, proiettato in un’atmosfera rarefatta ma densa di storia e spiritualità. Un po’ è suggestione, lo ammetto. Ma, da qui dentro, il mondo lo percepisci davvero con altri occhi. Me lo conferma Andrea Monda, da dicembre 2018 direttore dello storico quotidiano del Papa, fondato da due laici nove anni prima che le truppe di Vittorio Emanuele II, sfondate le Mura aureliane, invadessero Roma e decretassero la fine dello Stato Pontificio. «Ogni mattina varco il confine ed entro in un Paese straniero, da quel momento l’Italia scompare o comunque, da direttore del giornale, sono libero dal doverne parlare. L’Italia va nella pagina internazionale, ma soltanto se ci sono notizie che lo meritano. E, comunque, in mezzo a tante altre che arrivano da tutte le parti del mondo. Di fatto dirigere

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Photo Divisione produzione fotografica/Vatican Media

questo giornale mi ha sprovincializzato lo sguardo», mi spiega. Servirebbe alla stragrande maggioranza dei nostri giornali e media, concentrati a tal punto sulle vicende nazionali da cadere in una sorta di strabismo autoreferenziale. Ecco, quello che invece voglio contraddistingua il nostro quotidiano è raccontare i fatti e interrogarsi con uno sguardo da forestiero. È un’espressione che ho usato nel mio primo editoriale, scritto quasi di getto, il 20 dicembre 2018, ispirandomi a un passo del Vangelo secondo Luca, all’Episodio di Emmaus, quando Gesù risorto va incontro a due suoi discepoli che parlano di lui, della sua crocifissione. Discutono quindi della cronaca, però senza capire il senso di quell’avvenimento. Quando lui chiede di cosa stiano parlando, e fa finta di non sapere niente, loro si meravigliano che lui sia così forestiero da ignorare cosa sia accaduto. Ecco, io usavo questa immagine per dire cosa deve fare l’Osservatore Romano: entrare nelle conversazioni degli uomini per stare sul pezzo, per parlare del fatto del giorno, ma con lo sguardo di un forestiero. Capace di stupirsi ogni volta e poi sorprendere con un’interpretazione non banale o scontata.


voro. Perché con la libertà di stampa ci riempiamo la bocca, ed è giusto, è il segno della qualità di una democrazia, ma la responsabilità della stampa è altrettanto importante, perché la libertà priva della responsabilità può trasformarsi in qualcosa di molto pericoloso. Tema delicatissimo, qualsiasi misura che esca dall’autodisciplina deontologica può essere tacciata di atto censorio. Io ho posto una questione quasi politica: in un sistema democratico ogni potere deve avere un bilanciamento, la stampa e l’informazione dovrebbero essere un servizio, ma di fatto sono un potere. E a chi rispondono? Chi li limita o controlla? Non possiamo cavarcela con l’autodisciplina, o con l’affidarci al giudizio dei lettori, che peraltro ci stanno penalizzando, offrendoci un monito di cui non possiamo non tener conto. Vuoi dire che i lettori abbandonano i giornali perché nauseati dalla loro irresponsabilità? C’è anche altro, certo, ma è un fatto innegabile che alcune notizie e il modo in cui si diffondono possono provocare danni enormi, sui quali dobbiamo interrogarci. Pensa a quando l’informazione tocca le inchieste giudiziarie e comunichiamo un avviso di garanzia… Presentato e percepito già come una condanna… Ecco, non è che io sia per il bavaglio all’informazione, ma altra cosa sarebbe, per esempio, se dessimo quella notizia se e quando si arriva almeno al rinvio a giudizio. Comunque la questione va posta, perché in alcuni casi i danni sono maggiori del servizio offerto. Tutti i giorni abbiamo casi che finiscono nel tritacarne di un fuoco incrociato tra magistratura e stampa. Così non va. Nella contiguità tra magistratura, inchieste giudiziarie e comunicazione c’è un nervo scoperto, ed è la carne viva della questione.

L’OSSERVATORE ROMANO Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004

Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

POLITICO RELIGIOSO

GIORNALE QUOTIDIANO

Non praevalebunt

Unicuique suum Anno CLX n. 42 (48.366)

Città del Vaticano

venerdì 21 febbraio 2020

.

Papa Francesco rinnova l’appello a unire gli sforzi in un’ampia alleanza per la formazione della persona

Appello per l’accoglienza dei rifugiati di Lesbo

Un patto educativo coraggioso e rivoluzionario

Nuovo appello del Papa ai responsabili politici, amministrativi e religiosi per dar vita a un «patto educativo globale» in grado di «formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna». Parlando ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per l’educazione cattolica — ricevuti in udien-

za giovedì mattina, 20 febbraio, nella Sala Clementina — il Pontefice ha rilanciato l’appuntamento del prossimo 14 maggio in Vaticano allo scopo di promuovere una «grande alleanza» tra le istituzioni religiose e civili per la formazione delle nuove generazioni. «Il trovarsi insieme — ha spiegato — non ha l’obiettivo di elaborare programmi, ma di ritrovare il passo comune... rinnovando la pas-

sione per un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione». Il patto educativo, ha insistito aggiungendo alcune parole “a braccio” al discorso scritto, «non dev’essere un semplice ordinamento, non dev’essere un “ricucinato” dei positivismi che abbiamo ricevuto da un’educazione illuministica. Dev’essere rivoluzionario».

Già dentro l’Europa ma fuori dalla società

Nel suo discorso il Pontefice ha offerto un’ampia riflessione — articolata in quattro punti — sull’educazione intesa come «dinamismo di crescita orientato al pieno sviluppo della persona». Francesco ha parlato anzitutto di «un movimento ecologico» che «ha al centro la persona nella sua realtà integrale» e «ha lo scopo di portarla alla conoscenza di sé stessa, della casa comune in cui è posta a vivere e soprattutto alla scoperta della fraternità». Poi ha definito l’educazione «un movimento inclusivo», ricordando che questa dimensione «non è un’invenzione moderna, ma è parte integrante del messaggio salvifico cristiano». Oggi, ha aggiunto, «è necessario accelerare questo movimento inclusivo dell’educazione per arginare la cultura dello scarto, originata dal rifiuto della fraternità». Un’altra «tipicità dell’educazione» evidenziata dal Papa è «quella di essere un movimento pacificatore» in grado di contrastare «la “egolatria” che genera la non-pace, le fratture tra le generazioni, tra i popoli, tra le culture, tra le popolazioni ricche e quelle povere, tra maschile e femminile, tra economia ed etica, tra umanità e ambiente». Infine, si tratta di «un movimento di squadra», al cui progresso «devono insieme partecipare le famiglie, gli insegnanti, i vari tipi di associazioni a finalità culturali, civiche e religiose, la società civile e tutta la comunità umana». PAGINA 8

Almeno 9 morti e diversi feriti in due sparatorie di matrice xenofoba a Hanau

Strage nei bar della comunità turca in Assia BERLINO, 20. La strage fra i bar della comunità turca di Hanau, nella Germania centroccidentale, sarebbe stata commessa con un movente xenofobo da un sostenitore dell’estrema destra. Lo hanno evidenziato stamane i media tedeschi, dopo le sparatorie di ieri sera nei locali dove si fuma narghilè nella città dell’Assia, a venti chilometri da Francoforte.

Il bilancio finale è di nove vittime più il presunto autore del massacro — un tedesco di 43 anni, sostenitore di teorie dell’estrema destra e spinto dall’odio per gli stranieri — trovato morto nella sua abitazione, insieme alla madre. Gli inquirenti hanno rinvenuto un video e un testo dello stragista: avrebbe scritto che alcuni popoli, che non si possono più

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(foto Stefano Goldberg)

A PAROLA DELL ANNO

A colloquio con Renzo Piano di ANDREA MONDA y(7HA3J1*QSSKKM( +"!z!$!?!#!

In che senso? Come quella di qualcuno che sia, appunto, un po’ fuori fase, come se vivesse da un’altra parte, del resto per un cristiano la vera patria non è questa ma quella celeste. Dobbiamo avere uno sguardo che ci consenta di cogliere il senso più profondo dei fatti, che altrimenti diventano solamente cronaca destinata ad accumularsi come sabbia in una clessidra, tutti i giorni, indifferentemente. Voi avete anche un’altra sfasatura, quella temporale, perché rispetto alla quasi totalità degli altri quotidiani uscite nel pomeriggio… Montini nel 1961, quando ancora non era Pontefice, scrisse un articolo per il centenario del giornale e lo chiamò «singolarissimo quotidiano», non paragonabile a nessun altro, e in effetti noi non assomigliamo agli altri giornali, finanche nell'orario di uscita. In passato, in Italia, c'erano altri quotidiani del pomeriggio o della sera, ma ormai siamo rimasti gli unici a uscire nel pomeriggio. In Francia, per esempio, come noi c'è Le Monde. Su questo punto abbiamo avviato una discussione, sebbene cambiare non sia facile. Cambiare in Vaticano non è mai facile. Comunque, questo orario di uscita ha i suoi vantaggi. Come far decantare l’emotività rispetto ad alcune notizie? E trovare il tempo per approfondire con quello “sguardo forestiero”? È così, è una necessità che sento come congenita. Comunque, se la copia stampata arriva tardi, il giornale si può leggere, in formato digitale, subito dopo il mio “visto si stampi”. In tutto il mondo, e gratis. Perché al Papa interessa la diffusione. Anche questa è un’altra singolarità, noi non siamo un’impresa commerciale, siamo un’altra cosa. A differenza degli altri quotidiani, qui da noi l’impresa coincide con la missione della Chiesa. Insomma, il numero di copie vendute ha scarsa rilevanza... Esatto, puntiamo più sulla qualità che sulla quantità: i nostri lettori sono infatti non tanti ma molto qualificati e sono sensibili e attenti. C’è l’intero corpo della Chiesa, dai Cardinali fino ai più lontani missionari che dall’Africa mandano le monetine raccolte per l’abbonamento, perché nel giornale sentono il loro legame con la cattedra di Pietro. L’Osservatore ha un’edizione settimanale in inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese. E una mensile in polacco, inaugurata nel 1981, dopo tre anni di pontificato di Giovanni Paolo II. Per otto anni è entrata in Polonia e, pur sottoposta a censura, è stata la prima rivista straniera a farlo. Oggi siamo letti in tutte le sedi diplomatiche nel mondo e dai capi di Stato. Insomma, raggiungiamo uno spicchio di mondo estremamente qualificato e, soprattutto, grazie a Papa Francesco, destiamo molto interesse anche al di fuori della cerchia della cattolicità. In queste pagine abbiamo affrontato spesso il tema della sostenibilità finanziaria di un giornale, che per voi sembra non costituire un problema. Talvolta il tentativo di vendere più copie e guadagnarsi pubblicità spinge all’esasperata ricerca dello scoop o del titolo a effetto. Tu in un editoriale hai scritto che abbiamo perso il senso del limite, non ci assumiamo le conseguenze delle nostre azioni. Spiegaci meglio… È così. È il tema della libertà disgiunta dalla responsabilità. Un tema sul quale mi sono soffermato, e ho voluto aprire un dibattito, coinvolgendo altri direttori e giornalisti. Ci siamo riuniti lo scorso 29 novembre in una tavola rotonda nella Sala Marconi a Palazzo Pio, per interrogarci su come svolgiamo il nostro la-

I

l Messaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali è incentrato sul tema della narrazione, sulla necessità, propria dell’uomo “essere narrante”, di raccontare storie, perché è il racconto di storie buone che permette di respirare più liberamente in un mondo soffocato

dalle chiacchiere e dalle fake news. Abbiamo girato la provocazione insita in questo messaggio ad una serie di artisti coinvolti con la loro opera creativa a rendere più bello e umano il mondo e in molti hanno reagito riflettendo “in dialogo” con il testo del Papa. Iniziamo questa serie con le parole che ci ha consegnato Renzo Piano. PAGINA 5

espellere dalla Germania, vanno «annientati». Gli inquirenti, hanno confermato le autorità dell’Assia, hanno classificato la strage come «atto di terrorismo di matrice probabilmente xenofoba». L’attacco si sarebbe svolto in due momenti. I primi colpi, otto o nove secondo testimoni oculari, sarebbero stati sparati al Midnight, un bar shisha nel centro della città. Subito dopo l’autore (o gli autori) si sarebbe diretto in auto verso il quartiere di Kesselstadt, nella periferia occidentale di Hanau, dove sarebbero stati esplosi ulteriori colpi in un altro locale della comunità turca. Anche qui ci sarebbero stati morti e feriti. Voci su una terza sparatoria nella zona di Lamboy, questa tuttavia senza vittime, non sono state confermate. L’intera area è stata chiusa dalle forze dell’ordine, che hanno mobilitato centinaia di uomini, comprese unità delle forze speciali. Decine di ambulanze sono state viste arrivare nei luoghi della sparatoria. Una foto diffusa dalle agenzie ha mostrato un giovane fermato dagli agenti poco lontano da uno dei bar, ma nessun arresto è stato confermato. L’ipotesi di un attacco a sfondo terroristico e xenofobo viene presa in considerazione alla luce del fatto che il tipo di locali presi di mira è in genere frequentato da giovani della comunità turca o musulmana. Già lo scorso venerdì sera, a Kreuzberg, nel pieno centro di Berlino, una sparatoria al Tempodrom, un edificio per eventi dove era in corso lo spettacolo di un comico turco, aveva ucciso uno spettatore e ferito almeno sette persone. L’ombra del terrorismo di estrema destra è molto forte in Germania. La scorsa settimana, la polizia ha arrestato 12 uomini, in sei diversi Länder federali, sospettati di fare parte di un’organizzazione terroristica di estrema destra, che progettava attacchi e attentati a moschee, centri di accoglienza per profughi e scuole di quartieri a maggioranza musulmana.

Rilevamenti della scientifica sul luogo della strage (Afp)

LESBO,

20. «Ridare speranza» ai profughi — circa 20.000 adulti e oltre 1.100 minori non accompagnati — sistemati da tempo in maniera precaria nell’isola greca di Lesbo «già dentro l’Europa, ma fuori la società europea». Questo il senso dell’appello, rivolto in primo luogo alle comunità cristiane d’Europa, contenuto in una lettera diffusa questa mattina dal cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, dal cardinale presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) Jean-Claude Hollerich, e dal cardinale Michael Czerny, sotto-segretario della sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Un appello che fa proprio e rinnova quello che già Papa Francesco lanciò a conclusione dell’Angelus del 6 settembre 2015, quando il Pontefice chiese alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari del continente, di accogliere ciascuno almeno una famiglia di rifugiati, dando così concretezza al Vangelo. Il 16 aprile 2016 Papa Francesco si recò poi proprio nell’isola di Lesbo e, come è noto, portò con sé, nel suo viaggio di ritorno, un primo gruppo di 21 profughi che furono accolti dalla Santa Sede. Da allora, viene ricordato, «il Papa non ha mai mancato di adoperarsi in loro aiuto, cercando di aprire dei corridoi umanitari per il loro trasferimento, in piena dignità, in altri paesi europei». Questa via, si legge nell’appello, «diventa per tutta la Chiesa, oltre che un dovere cristiano, un invito accorato a suscitare energie nuove ed evangeliche di accoglienza in ciascuno dei paesi membri dell’Unione europea, nei quali le rispettive Conferenze episcopali dovrebbero, in collaborazione con i singoli governi, concordare un progetto di corridoio umanitario da Lesbo e dagli altri campi di prima accoglienza della Grecia». Pubblicata in varie lingue, la lettera viene accompagnata da alcune linee guida preparate dalla Comunità di Sant’Egidio, che già si è occupata, in collaborazione con l’Ele-

mosineria, delle modalità giuridicoamministrative del trasferimento dei migranti. Passo dopo passo, le conferenze episcopali possono seguire le indicazioni per lo spostamento di richiedenti asilo e rifugiati dalla Grecia in un altro paese europeo. «Le esperienze già avviate in alcuni paesi — aggiungono — hanno dimostrato che le possibilità della buona accoglienza sono superiori a quanto si sperasse».

ALL’INTERNO Messa a Santa Marta

Essere cristiani significa accettare la via di Gesù fino alla croce ADRIANA MASOTTI

A PAGINA

8

Visita dell’arcivescovo Gallagher in Estonia e Lettonia PAGINA 2

I dati dell’Unesco

Nel mondo 2.500 idiomi a rischio ANNALISA ANTONUCCI

A PAGINA

3

LETTERE DAL DIRETTORE

Tolkien e la maledizione di Babele PAGINA 3

Il documentario «Lourdes» EMILIO RANZATO, FRANÇOIS VAYNE FLAMINIA MARINARO E GIULIA GALEOTTI A PAGINA 4

?

le domande della poesia

Cosa perdiamo nella frenetica corsa dei giorni? Cosa mettiamo in gioco nell’isterica competizione?

Di corsa, inseguendo se stessi, la propria figura smarrita, pensandosi in fondo lasciati soltanto un poco più indietro. E andando lanciati in avanti metro su metro, in questo spreco di sé nel mondo fuggendo, intanto mutando in gara infinita — intravista e perduta — la vita.

La seconda giornata dell’incontro di Bari sul Mediterraneo

Ripartire dall’annuncio FEDERICO PIANA

A PAGINA

6

Il 2 marzo aprono gli archivi della Santa Sede per il pontificato di Pio XII PAGINA 7

PAOLO RUFFILLI legge la realtà parola dopo parola, svelandone la testura e il senso sotteso, come una pellicola in camera oscura. Il testo qui proposto è tratto dal suo ultimo libro, «Le cose del mondo» (Mondadori, 2020, per gentile concessione dell’editore). a cura di NICOLA BULTRINI

NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 8

La copertina dell’Osservatore Romano di venerdì 21 febbraio 2020 5


MEDIALOGANDO E dalla tavola rotonda cosa è emerso? Riflessioni stimolanti su quanto sia fondamentale il rispetto verso le persone, il controllo, il senso del dovere e dei limiti, l'affidabilità. Non c’è libertà senza responsabilità. Ho pubblicato tutti gli interventi sul quotidiano dell’11 dicembre 2019 e si possono leggere anche online. Vorrei trasformare questo incontro in un appuntamento annuale e coinvolgere anche la stampa internazionale. Chi è intervenuto alla tavola rotonda si è messo in gioco, senza “fare accademia”, ma raccontando storie personali e ponendo quesiti concreti. Per esempio? Antonio Spadaro (direttore di Civiltà Cattolica, ndr) ha posto una domanda precisa: la famosa foto del cadavere di Aylan, il bambino annegato riverso su una spiaggia turca, in quanti l’avrebbero pubblicata? Io forse non l’avrei pubblicata. Cosa significa che i giornalisti devono dare la notizia? Sono esseri umani e, come tali, devono porsi anche questioni di tipo morale su ciò che è giusto fare o non fare. In questo caso non tanto sul dare una notizia, ma su come darla… Esatto. Vedo che quasi nessuno si pone la questione dei limiti. Ho apprezzato molto Monica Maggioni quando decise che non avrebbe mai mandato in onda i video dei terroristi che decapitavano i prigionieri. Ha fatto una cosa sacrosanta, ma è stata l’unica a dirlo esplicitamente. Per questo ho chiesto di aprire un osservatorio sulla qualità e le conseguenze di certe nostre scelte giornalistiche. E mi riferisco anche ai talk show televisivi, diventate una sorta di arena con tifoserie urlanti che fomentano l’odio e non promuovono alcun ragionamento, e al mondo dei social. Che è quello della disintermediazione per eccellenza, dove in tanti credono di trovare la verità non edulcorata, elaborata, ma diretta. Ed entrano in gioco l’affidabilità, le relazioni… Quello di internet è un mondo senza padri, dove la voce di chiunque diventa autorevole, con effetti deleteri ormai evidenti. Un mondo che prescinde dalla funzione di mediazione che è propria dei corpi intermedi. Un mondo dove siamo tutti commentatori e pensatori, dove l’incompetenza diventa quasi una virtù, un controsenso…ma questa non è più comunicazione. Il successo dei social è una propaggine di quella lotta all’élite che sta mostrando i suoi paradossi e la sua inconcludenza, per non dire peggio. Un degrado che ha contaminato persino il linguaggio della politica Il Papa su questo ha avuto parole molto significative invitandoci a passare dalla cultura dell’aggettivo alla teologia del sostantivo. Ecco, anche la politica si è ridotta a una gara tra chi trova la migliore aggettivazione e risulta efficace nel breve periodo. Trasformandosi in marketing e lasciando indietro la sostanza, la persona, le storie individuali, da conoscere e, soprattutto, da rispettare. Comunque il mondo dell’informazione è cambiato e i social sono una realtà dalla quale non può prescindere neanche il Papa… È innegabile che Papa Francesco oggi sia, forse, il più grande comunicatore, capace e libero giustamente di muoversi in totale autonomia. E lo staff che deve curare la sua comunicazione è quindi coinvolto in maniera impegnativa. Su Twitter ha milioni di follower. E noi pubblichiamo i suoi tweet, interagiamo coordinandoci con il sito di Vatican News. L’account Twitter Pontifex lo aveva 6

avviato già Benedetto XVI, cogliendo la necessità di una comunicazione spedita e diretta. Francesco arriva e, dopo due anni, prosegue su quella scia e avvia la riforma dei media vaticani. L’Osservatore Romano, prima della radio unico strumento di informazione, è stato affiancato negli anni dalla televisione e poi da tutto ciò che è il digitale. Serve un coordinamento. Francesco istituisce così un dicastero ad hoc e lo affida prima a don Dario Viganò e poi a Paolo Ruffini. Una piccola, ma neanche tanto piccola, rivoluzione, perché chiama a guidarlo un laico, grande esperto di comunicazione. Perché dalla multimedialità non si può più prescindere, la carta, da sola, è ormai un retaggio del passato. Appunto, e la riforma voluta da Francesco ne tiene conto, il nuovo dicastero ha il compito di creare un’adeguata integrazione tra i nostri mass media: la radio, il centro televisivo vaticano, l’Osservatore Romano e tutto ciò che adesso è rete. Noi direttori ci incontriamo in riunioni periodiche settimanali il lunedì pomeriggio, nell’ordinarietà. E ogni volta che si presentano momenti più delicati che necessitano di un efficace coordinamento. Ma il Papa, il tuo editore, è contento del giornale? Qualche tempo fa mi ha avvicinato e mi ha detto: «Io ho un problema». Preoccupato, gli ho chiesto: «Quale, Santo Padre?». «Ogni giorno perdo un’ora del mio tempo per leggere l’Osservatore Romano». Poi mi ha chiesto: «Lei fa un giornale di alto livello, è in grado di mantenerlo?». E io: «Ci proviamo». Con il suo sottile umorismo, ma mi è parso un bell'apprezzamento, giusto? osservatoreromano.va ossromano oss_romano



SOMMARIO MARZO 2020

IN COPERTINA BEBE VIO

46

64

54

108

ROMA IMMORTALE La Città Eterna riscoperta attraverso i film di Alberto Sordi e Federico Fellini, a 100 pag.

36

anni dalla nascita dei due Maestri

83

12

UN TRENO DI LIBRI

RAILWAY HEART

Invito alla lettura di Alberto Brandani, che questo mese propone ai lettori della

17

Freccia il nuovo romanzo di Stefano

L’ITALIA CHE FA IMPRESA

Massini, Ladies football club, una ballata

20

88

SAVE THE DATE

ARTE E DONNE A Brescia una mostra sul ruolo femminile

60

28

nella società, dal primo Rinascimento alla

SICILIA TERRA DI CINEMA

WHAT’S UP

28

42

epica del calcio delle ragazze

CITTÀ ACCESSIBILI

50

IN VIAGGIO CON SERRA YILMAZ

Belle Epoque. A Roma, sono protagoniste

64

le dame e le Madonne di Raffaello

POMPEI MUSEO A CIELO APERTO

72

57

TRENTINO GOURMET

76

CAMMINI AL FEMMINILE

95

SHOCKING ELSA A TEATRO

104

WOMEN PICTURES

107

PHOTO

128

FUORI LUOGO

LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

114 PARTENZE DI PASQUA Più treni e più posti disponibili in occasione delle festività pasquali. Il 9 e 10 aprile due nuovi Frecciabianca collegano Roma alla costa tirrenica fino a Reggio Calabria Scopri tra le pagine l’offerta Trenitalia. Oltre 300 Frecce e FRECCIALink al giorno, più di 100 città servite 8


Tra le firme del mese

I numeri di questo numero

1.150

i luoghi aperti per le Giornate Fai di Primavera [pag. 23] VALENTINA LO SURDO Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino

100

gli anni dalla nascita di Alberto Sordi e Federico Fellini [pag. 54]

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XII - NUMERO 3 - MARZO 2020 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 21/02/2020 Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO AdobeStock Copertina © Augusto Bizzi Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it

EDITORE

4

i milioni di visitatori l’anno al Parco archeologico di Pompei [pag. 64] ENRICO MENDUNI Professore universitario di Cinema, Fotografia, Televisione. Cura mostre fotografiche e documentari. Appassionato di treni e stazioni

90

i capolavori della mostra Donne nell’arte, a Brescia [pag. 89]

Read also

MASSIMO OSANNA Direttore generale del Parco archeologico di Pompei, professore di Archeologia classica presso l’Università Federico II di Napoli e autore del libro Pompei, il tempo ritrovato. Le nuove scoperte. Negli anni passati ha promosso scavi e ricerche in Italia meridionale, Grecia e Francia

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Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli, Michele Pittalis, Claudio Romussi Verto Group Cesare Biasini Selvaggi, Serena Berardi, Alberto Brandani, Carlo Cracco, Marzia Dal Piai, Fondazione FS Italiane, Alessio Giobbi, Itinere, Riccardo Lagorio, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei, Enrico Menduni, Cristiana Meo Bizzari, Massimo Osanna, Piccola, Bruno Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Walter Ricciardi, Flavio Scheggi, Carlos Solito, Andrea Sperelli, Mario Tozzi, Stefano Vella

Alla realizzazione di questo numero ha lavorato Claudia Frattini, che dopo anni lascia il mensile per un altro incarico. A lei i ringraziamenti di tutta la Redazione per il lavoro svolto insieme

REALIZZAZIONE E STAMPA

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 4428

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati

BRUNO PLOYER Caporedattore e inviato speciale di Sky Tg24 per lo spettacolo. Convinto che l’arte e la cultura siano la migliore vitamina per lo spirito

On Web La Freccia si può sfogliare su ISSUU e su fsnews.it

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CON AVIS SCONTO DEL 20% In più 1 punto CartaFRECCIA ogni euro speso. Scegli l’auto che meglio si adatta alle tue esigenze e prenota utilizzando il codice Noleggio Facile T314101. Richiedi inoltre gratuitamente i seguenti accessori: GPS, Young Driver e Catene da neve. I N I TA L I A È T E M P O D I VA C A N Z A ! AV I S A U T O N O L E G G I O . I T/ T R E N I TA L I A

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FRECCIA COVER di Flavio Scheggi

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Jacques Henri Lartigue Richard Avedon, New York (1966) © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL

L’INVENZIONE DELLA FELICITÀ «Lartigue fece ciò che nessun fotografo aveva fatto prima e che nessuno fece dopo: fotografare la propria vita». [Richard Avedon] Il movimento di automobili e aeroplani, le serate mondane, le eleganti dame a passeggio al Bois de Boulogne. Sono questi gli elementi che Jacques Henri Lartigue (1894-1986) ricercava attraverso il suo obbiettivo. Al fotografo francese la Casa dei Tre Oci di Venezia dedica, fino al 12 giugno, la più ampia retrospettiva mai organizzata in Italia. La rassegna L’invenzione della felicità presenta 120 immagini, di cui 55 inedite, tutte provenienti dagli album personali di Lartigue. A queste si aggiungono pubblicazioni dell’epoca e materiali d’archivio come il suo Diary of the Century e tre stereoscopie con immagini che rappresentano paesaggi innevati e scenari parigini. Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate di inizio ‘900, Lartigue ritrae la ricca borghesia che si ritrova ai Gran Premi

di automobilismo e alle corse ippiche di Auteuil, ma anche gli uomini e le donne eleganti che li frequentano. La consacrazione mediatica per il fotografo francese arriva solo nel 1963, a quasi 70 anni, quando John Szarkowski, direttore del dipartimento di fotografia del MoMa, espone i suoi lavori nel museo newyorkese. Gli ultimi anni della sua attività professionale, i ‘70 e gli ‘80, sono segnati dalle collaborazioni con il mondo della moda e del cinema, dove lavora come fotografo di scena per numerosi film. L’occhio di Lartigue, tuttavia, non riuscì mai ad allontanarsi dalla vita di tutti i giorni, immortalando sempre molti dettagli curiosi e carichi d’ironia. treoci.org CasadeiTreOci casa.dei.tre.oci 11


RAILWAY heART

PHOTOSTORIES PEOPLE #Frecciaview © Vittoria D’Amore vikdam95

IN VIAGGIO In viaggio verso Reggio Calabria © Elisa Perrotta elisa_perrotta

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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME A cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.

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LUOGHI Stazione di Reggio Emilia AV Mediopadana © Simone Scaglia scagliaphotography

AT WORK Chiara, capotreno © Antonio Li Piani ermetico.op

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RAILWAY heART

A TU PER TU

a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

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arta, 30 anni, addetta all’assistenza clienti nel FRECCIALounge della stazione di Milano Centrale, per la Divisione Passeggeri Long Haul di Tre-

nitalia. In cosa consiste la tua attività? Ci occupiamo di assistenza e vendita a 360 gradi: accogliamo e accompagniamo le persone dalla pianificazione alla scelta del viaggio, dal cambio del biglietto alla post vendita in caso di problemi riscontrati sul servizio. E le supportiamo anche per la fidelizzazione al programma CartaFRECCIA, gli indennizzi e i rimborsi. Il tuo percorso professionale? Sono in Trenitalia da quasi cinque anni. Ho lavorato in biglietteria, ai desk di stazione, nelle postazioni accanto ai binari, nel FRECCIAClub, nella SalaFRECCIA e ora principalmente nel FRECCIALounge. Inoltre, collaboro con la rivista A Tutta Freccia, un bimestrale aziendale nato nel 2012 e distribuito a livello nazionale nelle sedi di vendita diretta e customer service. Uno strumento utile per tutti i colleghi, nel quale sono riportati aggiornamenti di natura commerciale e informazioni per gli addetti ai lavori, come per esempio la sicurezza aziendale. La formazione in questo campo gioca un ruolo fondamentale? Veniamo aggiornati continuamente durante il percorso lavorativo. Tra i punti di forza di questa professione c’è senza dubbio la capacità di lavorare in team per fornire al meglio una comunicazione chiara, semplice ed efficace a chi ci interpella. Rappresentiamo il front line dell’azienda e dobbiamo essere pronti a occuparci delle persone e a indirizzarle verso la risoluzione di problemi anche quando non ci competono. Quali sono, invece, le competenze cosiddette di rito? Chi frequenta il FRECCIALounge è generalmente un affiliato e abbiamo il vantaggio di conoscere tutte le sue esigenze, ma non per questo trascuriamo i nuovi viaggiatori che scelgono di affidarsi a noi. Dobbiamo sempre capire che tipo di cliente abbiamo davanti e comportarci di conseguenza in base alle sue peculiarità. In linea di massima cerchiamo di far fronte anche alle richieste meno comuni, qualora una certa interpretazione del regolamento lo consenta, nei limiti della ragionevolezza e della flessibilità e, soprattutto, a patto di non arrecare disagio ad altri viaggiatori. Le situazioni e le singole richieste, insomma, vengono valutate una per una, per garantire la massima soddisfazione. Un suggerimento che vorresti dare? Consiglierei a tutti i colleghi, in ogni settore e livello, di contribuire alla crescita di questa grande famiglia mettendoci del proprio. Ognuno di noi ha qualcosa che lo rende unico e può apportare nel proprio piccolo un valore aggiunto, mettendo in campo la propria unicità.

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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

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aniele Parisi, 38 anni, attore, ci parla della sua esperienza di viaggio tra una tournée e l’altra su e giù per l’Italia. Qual è il tuo rapporto con il treno? Mi sposto con le Frecce per raggiungere nel minor tempo possibile le città in cui mi esibisco con i miei spettacoli. E, visto che sono impegnato anche nella scrittura teatrale, il treno mi dà la possibilità di concentrarmi, portare avanti ciò che sto seguendo in quel momento o buttare giù nuove idee. Il viaggio, dunque, anche come fonte d’ispirazione? Senza dubbio, i paesaggi mozzafiato che scorrono dal finestrino favoriscono e stimolano notevolmente la redazione dei miei lavori. Inoltre, in treno traggo spunti per la mia professione di attore grazie agli incontri e alle storie che ascolto dagli altri passeggeri. Insomma, ho imparato a catturare insegnamenti utili sia per la stesura dei testi sia per la loro interpretazione. Non sono poche le occasioni in cui sono stati proprio i miei compagni di viaggio a fornirmi i temi su cui lavorare, ad aiutarmi a raccogliere testimonianze ed elaborare idee che poi ho riportato sul palcoscenico. Qualche dettaglio in più sulla tua attività lavorativa? Racconto la società e le sue contraddizioni in chiave ironica: solitamente mi esibisco da solo, scrivendo, dirigendo e interpretando i miei show. Ho iniziato come attore di prosa e mi capita di essere contattato anche per recitare in film e spettacoli da interprete scritturato. La maggior parte del tempo, però, lo passo sui testi e a montare i miei spettacoli: una maturità creativa arrivata col tempo, dopo gli studi all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico, a Roma, e diversi laboratori teatrali grazie ai quali ho capito quale era la strada che più mi si addiceva. Ho iniziato così a lavorare sui miei spettacoli comici, il primo realizzato a Terme Euganee, arrivando a Padova proprio in Frecciarossa. Questo treno ha avuto un ruolo importante, quasi a voler segnare lo spartiacque di una mia personale identità lavorativa che si è intrecciata con la mia vicenda umana e artistica. Un episodio o un aneddoto da raccontare? Ricordo una signora che mi sedeva davanti, mi osservava con occhi spiritati mentre mangiava voracemente qualunque pietanza le capitava di tirare fuori dalla borsa. Masticava con avidità e ingordigia, senza staccarmi gli occhi da dosso, e più mangiava più mi intimoriva, tanto da farmi immaginare che prima o poi sarei diventato io il suo pranzo. Ho temuto di essere divorato. Un’esperienza che ho messo da parte e ho riposto nel cassetto delle idee per una possibile futura esibizione. Un suggerimento per migliorare il servizio? Quando viaggio per lavoro mi trovo con molti bagagli, tra cui abiti, attrezzature di scena e strumenti musicali, così le cappelliere in alto al treno non mi sono sufficientemente utili. Sarebbe necessario un ampliamento degli spazi dedicati a valigie e altri oggetti, magari allargando quelli disponibili tra un vagone e l’altro.

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© robsonphoto/AdobeStock

L’ITALIA che fa IMPRESA

DIGITAL (GREEN) REVOLUTION UN MANIFESTO TECNOLOGICO PER RIDURRE GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO. È LA PROPOSTA DELLA MULTINAZIONALE EUROTECH, CHE PUNTA A UNA SOSTENIBILITÀ DALLE FONDAMENTA DIGITALI di Piccola

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a Freccia incontra Roberto Siagri, 60 anni a giugno, amministratore delegato di Eurotech, azienda tecnologica quotata a Piazza Affari. Una delle multinazionali tascabili fiore all’occhiello della nostra imprenditoria. Fondata nel 1992 sull’idea di miniaturizzare il pc per utilizzarlo in ambito industriale, oggi fattura 61 milioni di euro e chiude il 2019 con ricavi oltre i 100 milioni, segnando in Borsa un +159,78%. Il segmento Ricerca e Sviluppo è fondamentale per restare competitivi. Su cosa vi state orientando? Sui componenti tecnologici per la trasformazione digitale

delle imprese. Dall’Internet of Things ai computer ad altissime prestazioni, veri e propri data center miniaturizzati. Un esempio di digitalizzazione e robotica avanzata sono i prototipi di auto a guida autonoma con i supercalcolatori green di Eurotech, raffreddati a liquido, in grado di ridurre dimensioni e consumi energetici del 90%. Quante persone lavorano in questo settore e dove registrate il fatturato maggiore? Attualmente oltre 100 persone, in totale abbiamo 320 dipendenti di Eurotech nel mondo. Il business principale è negli Stati Uniti, con un peso attorno al 50%, mentre il rimanente è ripartito tra Europa e Giappone. Che cosa rappresenta l’auto a guida autonoma dal punto di vista dell’innovazione tecnologica? Un concentrato di Iot, big data, edge computing, supercalcolo, intelligenza artificiale, ma anche il risultato delle importanti trasformazioni in atto. La transizione da prodotto a servizio è un grande passo verso la sostenibilità planetaria. Ed è proprio sull’autonomous driving che Eurotech si sta impegnando. I nostri supercalcolatori miniaturizzati sono dotati di un sistema di raffreddamento a liquido che consente un enorme risparmio sui consumi energetici, abilitando così l’esecuzione di complessi algoritmi di intelligenza artificiale a bordo del veicolo. 17


L’ITALIA che fa IMPRESA

Qual è secondo lei il modello di business vincente dei prossimi anni? Penso che in una visione etico-ambientale del fare impresa stiano le fondamenta del presente e del prossimo futuro. Le tecnologie digitali possono aiutarci a realizzare un mondo migliore, fondato su un’economia green e una più equa distribuzione del benessere. Non possiamo pensare di creare prodotti che non abbiano anche un valore aggiunto in termini di rispetto e tutela dell’ambiente, da un punto di vista teorico e pratico. Inoltre, i nuovi modelli di business sostenibili fanno guadagnare di più le imprese e risparmiare i consumatori. Ecco perché si parla di un nuovo modo di interpretare il capitalismo, con maggiore rispetto e valore verso i portatori di interesse, gli azionisti, i lavoratori e il Pianeta. Perché l’ambiente siamo anche tutti noi, comprese le nostre fabbriche e i nostri prodotti. Un altro tema caldo è la cyber security, come siamo messi in Italia e, in generale, in Europa? Servono norme chiare per garantire la sovranità digitale, soprattutto sulla sicurezza informatica a livello industriale, da applicare, per legge, anche ai dispositivi Iot. Dalla cyber security dipendono gli investimenti nella digitalizzazione, perché un incidente in questo ambito può portare al fermo della produzione, alla paralisi di una infrastruttura o al blocco dell’erogazione di servizi. La sicurezza delle macchine deve essere sempre al primo posto dell’agenda digitale. In concreto, cosa occorre fare? Serve un approccio sistemico e collettivo di vasta portata, è una sfida sociale comune. La direttiva sulla sicurezza del-

le reti e dei sistemi informativi, la Nis, è la prima normativa in materia adottata nell’Ue, bisognerebbe fare altrettanto in ambito Iot. L’applicazione dell’intelligenza artificiale sui sistemi di sicurezza è in grado di garantire l’immediata identificazione di una minaccia, individuando comportamenti anomali che possono nascondere nuovi attacchi informatici. I primi effetti si vedranno nei prossimi anni. Proprio lei ha lanciato l’idea di un manifesto tech per il clima. Come mai? Un’azienda come la nostra deve porsi come primo obiettivo proprio l’utilizzo della tecnologia per impostare un’economia differente, basata sull’intangibile, sull’uso e non sul possesso e sul risultato. I modelli di produzione aziendali passeranno da lineari a circolari, sempre attraverso la trasformazione digitale. Esistono enormi margini per la riduzione degli sprechi, anche con una consistente diminuzione dell’utilizzo di energia e materia. Applicando la tecnologia è possibile ridurre drasticamente gli effetti dei cambiamenti climatici antropici. Per questo, sarebbe utile che le aziende italiane del settore scrivessero il proprio manifesto. Un’unione di intenti, per depositare, formalmente, che cosa serve dire e fare per una sostenibilità dalle fondamenta digitali. Viviamo un periodo storico cruciale per il mondo intero, è il momento di tracciare nero su bianco gli effetti dello sviluppo digitale, in sintonia con l’ambiente e le sue prerogative. eurotech.com EurotechIoT

L’amministratore delegato Roberto Siagri con l’autonomous driving di Eurotech

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EurotechFan


Fake news, data breaches, influencer fraud. Ai nuovi comunicatori la sfida dell’attendibilità. IULM, IMPARARE IL FUTURO.

Per info e iscrizioni ai test di ammissione iulm.it/openday

Il futuro si apre a chi impara a gestire il cambiamento. IULM è l’Università del sapere dinamico, dell’evoluzione delle conoscenze. Vieni a scoprire il mondo dove sarai domani.


AGENDA A cura di Luca Mattei

ellemme1 - l.mattei@fsitaliane.it

save MARZO the date 2020 FIERA DEL CICLOTURISMO MILANO//28>29 MARZO Se la vostra passione è ammirare le meraviglie paesaggistiche, storiche e artistiche del Belpaese raggiungendole a bordo di una bici, cancellate tutti gli appuntamenti in agenda per

l’ultimo fine settimana del mese. Nella Città del Duomo, all’interno di Base Milano, hub creativo nel cuore del distretto del design, la società di comunicazione Bikenomist organizza la prima fiera italiana dedicata al ciclotu-

fieradelcicloturismo

Fabio Massimo Iaquone, Nello spazio (2019) M9museum m9social 20

rismo, un modo di viaggiare praticato per periodi brevi o lunghi, con bagagli al seguito, pernottamento in tenda o in strutture ricettive, scegliendo le due ruote come unico mezzo di trasporto o con l’integrazione di treno e bus. Un fenomeno in costante aumento: secondo il rapporto Isnart-Legambiente del 2019, in Italia nel 2018 i cicloturisti hanno raggiunto i 77,6 milioni, mentre sei milioni di persone hanno trascorso una o più notti di vacanza utilizzando la bici, con un aumento del 41% rispetto al quinquennio 2013-2018. L’evento meneghino si rivolge a famiglie, avventurieri e sportivi, appassionati e neofiti dei viaggi su due ruote. Oltre agli stand di 36 operatori, tra specialisti del settore, enti territoriali e realtà internazionali, sono in programma i Bikeitalia Talks, workshop, incontri informativi e storie di cicloviaggi. fieradelcicloturismo.it

INCONTRI A POCHI PASSI DALLA LUNA VENEZIA//7 MARZO E 18 APRILE Nell’ambito di Lunar City, mostra al Museo del ’900 M9 di Mestre fino al 3 maggio, sono di particolare interesse gli Incontri a pochi passi dalla Luna con personaggi legati agli astri. Sei gli ospiti previsti per il 7 marzo: il regista Fabio Massimo Iaquone, del quale il museo ospita la videoinstallazione Nello spazio, presenta il documentario Infinito Hack, oltre l’infinito. L’astrofisica Patrizia Caraveo e il fumettista Leo Ortolani narrano i loro rispettivi libri Conquistati dalla Luna e Luna 2069. Ma cosa si può vedere nel cosmo? Lo chiarisce il direttore di Lonely Planet, Angelo Pittro, che illustra la guida Universo. Mentre lo chef Stefano Polato svela i segreti dei cibi che prepara per gli equipaggi spaziali. Infine Daniele Bossari, noto volto televisivo e voce radiofonica, si rivela esperto di pietre e nuove tecnologie. Il 18 aprile Luca Perri, astronomo e web star, spiega cosa c’è da sapere prima di diventare astronauta. Il divulgatore Adrian Fartade dipinge gli scenari delle prossime esplorazioni. In chiusura, il critico Giò Alajmo ricorda David Bowie, lo starman della musica. m9museum.it


I ragazzi finalisti di High School Game 2019 highschoolgame hsg_italia highschoolgame_ita

HIGH SCHOOL GAME ITALIA//FINO AL 25 MAGGIO Edizione numero otto per High School Game, concorso didattico che premia istituti e studenti dal terzo al quinto anno delle scuole superiori in tutta Italia. Una sfida multimediale con eventi dal vivo che coinvolge i ragazzi in domande a quiz su materie come letteratura, matematica, storia, geografia, informatica e inglese, oltre che su temi civici proposti come contest tematici, tra cui Sicurezza stradale, in partnership con Anas, per migliorare la preparazione sulle regole di guida e limitare gli incidenti, ed Educazione ambientale, per combattere il cambiamento climatico stimolando comportamenti responsabili. Le semifinali regionali, che vanno avanti fino ad aprile, si svolgono il 3 marzo all’IISS Alessandro Volta di Palermo, il 12 al Centro Sicilia SP54 di Misterbianco (CT), il 13 all’Università Lumsa di Roma e il 23 alla Iulm di Milano. Per la finale nazionale a Civitavecchia (RM) bisogna aspettare la cerimonia del 24 e 25 maggio, condotta da Alessandro Greco e Antonella Salvucci. highschoolgame.it

XXV GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO PALERMO//21 MARZO Altro e Altrove è il tema scelto da Libera per la XXV Giornata della Memoria e dell’Impegno per indicare il bisogno di continuare a lottare contro la mafia anche in luoghi e ambiti finora poco battuti. L’iniziativa quest’anno è ancor più importante perché l’associazione presieduta da Luigi Ciotti compie un quarto di secolo. Un lasso di tempo in cui ha dato vita a numerosi eventi e ottenuto conquiste come la confisca di beni, ma durante il quale la mafia non è rimasta ferma, rendendosi meno visibile e più invasiva. Ecco perché la dimostrazione di avversione nei suoi confronti deve essere un fuoco sempre alimentato. Come fanno i tedofori che portano in giro la fiaccola di Libera, in un percorso che tocca le città scelte come sedi della Giornata negli ultimi 24 anni e termina in Sicilia. Per raggiungere Palermo, Trenitalia mette a disposizione un treno speciale con cuccette in partenza il 20 da Milano Centrale e fermate a Bologna e Roma Termini. I partecipanti possono anche acquistare negli Uffici Gruppi biglietti di andata e ritorno per Frecce e Intercity, con una riduzione del 40%. libera.it XXIV Giornata della Memoria e dell’Impegno, Padova (2019) libera.associazioni.nomi.e.numeri.contro.le.mafie libera_annclm

Cortinametraggio 2019 © Matteo Mignani

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CORTIADI - WINTER SPORT SHORT CORTINA D’AMPEZZO (BL)//23>29 MARZO Cortina d’Ampezzo si divide in tre set a cielo aperto, grazie a un’innovativa proposta del festival Cortinametraggio: le Cortiadi Winter Sport Short, una gara tra i partecipanti alle ultime edizioni della kermesse, che devono girare in una settimana un cortometraggio a tema sportivo. Tre i progetti scelti: La Bomba, di Lorenzo Marinelli, vede il protagonista Fabrizio Mazzeo, noto attore di fiction, ricevere la proposta di interpretare Alberto Tomba nel biopic sulla sua vita, salvo ricordarsi all’ultimo provino di non saper sciare. A un istruttore ampezzano l’arduo compito di trasformarlo velocemente in un campione. Legato al mondo dello sci è anche Tre secondi di Matteo Nicoletta, focalizzato sulla figura di Kristian Ghedina, che sviluppa un divertente scambio di ruoli e persone, con inaspettati colpi di scena. Stone Heart di Federica D’Ignoti, infine, narra la vicenda di Maria, ex stella del curling che lavora come cameriera in un hotel di Cortina, ma deve fare i conti con il passato. cortinametraggio.it 21


AGENDA ellemme1 - l.mattei@fsitaliane.it

Freccia Weekend marzo 2020

A cura di Luca Mattei

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1 Fa’ la cosa giusta! (2019) © Alessia Gatta

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2 Gli Yosh Whale durante la finale, poi vinta, del Premio Buscaglione 2018 © Luca Randazzo

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Weekend alla Fiera di Milano con Fa’ la cosa giusta, mostramercato del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, con centinaia di espositori da tutta Italia e un vasto calendario di incontri, laboratori e presentazioni. [1] falacosagiusta.org

Dal 12 al 14 all’Hiroshima Mon Amour di Torino, 12 artisti sono pronti a entrare in gara per la fase finale del Premio Buscaglione, trampolino di lancio nelle scorse edizioni per band come Lo Stato Sociale ed Eugenio in Via Di Gioia. [2] sottoilcielodifred.it

Una passeggiata al chiaro di luna e una cena gourmet in rifugio a base di prodotti tipici altoatesini. È Full Moon Dinner, evento a cura di Area vacanze sci & malghe Rio Pusteria (BZ) in programma sabato 7. riopusteria.it

Pensavo Peccioli, dal nome del borgo pisano che lo ospita, è un osservatorio ideato dal giornalista Luca Sofri. Tre giorni per capire cosa accade nel mondo, attraverso incontri e reading di scrittori, giornalisti e artisti, tra cui Michela Murgia e Paolo Virzì. pensavopeccioli.it

Per la prima volta in Italia, Thaddeus Phillips porta in scena dal 3 al 6 al Teatro Franco Parenti di Milano il suo 17 Border crossings, show sul tema del passaggio fra territori, lingue, culture, leggi e accadimenti storici. teatrofrancoparenti.it

Al via la XVII edizione delle Giornate del cinema quebecchese in Italia, con otto film sul tema Nuove mitologie. Start a Torino dal 6 all’8 e a Milano il 6 e 7, poi la rassegna si sposta a Bologna il 9, a Benevento l’11 e a Roma il 13. cinemaquebecitalia.com

Ultimi giorni al Museo Civico di Bari per Eros Eroso 1970/2020, personale dell’artista bitontino Mimmo Avellis che festeggia i primi 50 anni di carriera con un’antologica dedicata alla prediletta tematica amorosa. museocivicobari.it

Appuntamento sabato allo Stadio Olimpico di Roma per la quinta giornata del torneo Sei Nazioni di rugby. L’Italia affronta l’Inghilterra, che si è piazzata al secondo posto in classifica nell’edizione dello scorso anno. sixnationsrugby.com


3 Francesco del Cossa, San Floriano (1470-1472) © National Gallery of Art, Washington

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4 Jean Margat, Bijoconde (1963-1983) lookingformonnalisa vivipavia.comunePV

5 Margot Robbie, Nicole Kidman e Charlize Theron, protagoniste di Bombshell bifest.it bifest_official bifest

FOCUS 20>22

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Nella mostra La riscoperta di un capolavoro, a Palazzo Fava di Bologna dal 12 marzo al 28 giugno, vengono riunite, 300 anni dopo lo smembramento, le tavole del Polittico Griffoni di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti. [3] genusbononiae.it

Ultimi giorni in varie sedi di Pavia per Looking for Monna Lisa. Misteri e ironie attorno alla più celebre icona pop, con dipinti, sculture e installazioni di artisti contemporanei che reinterpretano la donna leonardesca. [4] vivipavia.it

Per le Giornate FAI di Primavera, il 21 e 22 è in programma in 430 città di tutta Italia l’apertura eccezionale di 1.150 luoghi di solito inaccessibili o poco noti, come dimore nobiliari, torri, fari e fabbriche. fondoambiente.it

Il Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli ospita dal 19 marzo al 26 giugno Dalla scultura al disegno, retrospettiva su Vincenzo Gemito, artista partenopeo di caratura internazionale attivo nella seconda metà dell’800. museocapodimonte. beniculturali.it

Weekend di sport con le finali della Coppa del Mondo di sci alpino a Cortina d’Ampezzo (BL). Per la Coppa delle Nazioni e le gare di slalom speciale e gigante, il tifo si concentra sui nostri Dominik Paris e Federica Brignone. fis-ski.com

Dal 20 al 29 a Padova e Abano Terme (PD) l’VIII edizione di Detour, il primo festival internazionale dedicato al cinema di viaggio, declinato come luogo d’incontro fra culture e tradizioni diverse e lontane. detourfilmfestival.com

Prima edizione per il Festival delle Scoperte, spaziando nei più vari campi del sapere. In 20 luoghi diversi di Firenze oltre 100 ospiti per 120 eventi, tra conferenze, dibattiti, workshop e show, sul tema del tempo. festivalscoperte.it

Domenica si conclude Quando le statue sognano. Frammenti di un museo in transito, progetto che vede le opere degli artisti 108/ Guido Bisagni, Alessandro Roma e Fabio Sandri in dialogo con i reperti del Museo Salinas di Palermo. coopculture.it

BARI INTERNATIONAL FILM FESTIVAL Il Bif&st spegne undici candeline. La kermesse diretta da Felice Laudadio, di cui Trenitalia è official carrier, torna a riempire dal 21 al 28 marzo le platee del Multicinema Galleria e dei teatri storici del capoluogo pugliese, il Petruzzelli, il Margherita e, da quest’anno, il Piccinni, disponibile dopo un recente restauro. L’edizione 2020 è dedicata a Mario Monicelli con La storia, la memoria, retrospettiva che prevede decine di pellicole e una mostra fotografica. Un’occasione per tutti i cinefili di assistere a premiazioni, incontri, rassegne e proiezioni di anteprime nazionali e internazionali. Film imperdibili a partire già da quello di apertura: Bombshell - La voce dello scandalo, con Charlize Theron, Nicole Kidman e Margot Robbie, per la regia di Jay Roach, nelle sale italiane da giovedì 26. Basato su fatti realmente accaduti, racconta come Roger Ailey, l’uomo che ha contribuito a creare il più controverso impero dei media di tutti i tempi, Fox News, sia stato spodestato da Megyn Kelly, Gretchen Carlson e Kayla Pospisil, tre donne diverse tra loro ma accomunate dalla scelta di lottare contro un sistema di potere e abusi. [5] bifest.it

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AGENDA

FrecciaGourmet marzo 2020

a cura di Marzia Dal Piai

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Dal 7 al 9 marzo, alla Stazione Leopolda di Firenze, torna Pitti Taste, il Salone dedicato alle eccellenze del gusto e del food lifestyle. Le parole d’ordine sono “mangiare” e “stare bene”. Qui si danno appuntamento i migliori operatori internazionali dell’alta gastronomia, ma anche il vasto pubblico dei foodie. Degustazioni, kitchen design ed eventi nelle sezioni Taste tour, tools, shop e ring. In parallelo alla fiera, FuoriDiTaste anima la Città del Giglio con cene, installazioni e incontri. pittimmagine.com Al Mercato Centrale è tornato Mangiadischi, l’evento che coniuga dj e artigiani della bontà in un tour lungo un anno tra Roma, Firenze, Torino e Milano. Prima tappa nella Capitale, in via Giolitti, tutti i giovedì dalle 12 alle 14 fino al 26 marzo. Cibo e musica in un connubio di eccellenze locali e creatività. Il 5 marzo è protagonista la pizza, il 12 i carciofi e i funghi, il 19 il cibo vegano e vegetariano, il 26 il fritto. mercatocentrale.it Qui c’è campo è l’evento proposto per il 14 e 15 marzo dal Comune di Cernobbio, sul Lago di Como, all’interno del progetto Orti che passione, nato per promuovere un’agricoltura moderna che tenga conto delle peculiarità del territorio e della tradizione storica. Al Polo del Verde in piazza S. Stefano sono previsti corsi base di ortofrutticoltura, mentre il 15 a Riva di Cernobbio c’è il Mercato di Campagna Amica con prodotti biologici. comune.cernobbio.co.it

È dedicata a tutti i golosi del mondo la Giornata europea del gelato artigianale del 24 marzo voluta da Longarone Fiere e Artglace. Questo prodotto unisce l’Europa e a dimostrarlo sono i numeri: le vendite hanno raggiunto i 9,5 miliardi di euro nel 2018, pari al 60% del mercato mondiale, con una crescita del 5% rispetto al 2017. Ogni anno il gusto ufficiale dell’evento viene dedicato a una delle sette nazioni aderenti all’assemblea Artglace. Per il 2020, in onore dell’Olanda, è protagonista lo yogurt variegato alla fragola. gelato-day.it

Il 21 e 22 marzo arriva a Base Milano VeggieWorld. La manifestazione conta diverse edizioni in otto Paesi e 16 città. Con un mercato alla ricerca di uno stile di vita sano ed equilibrato, si pone come centro d’incontro aperto a tutti, anche agli amanti della carne che potrebbero non conoscere la versatilità della cucina vegana. Per l’appuntamento milanese sono previsti workshop, conferenze e show cooking. veggieworld.de

Tutti a Trieste il 24 e 25 marzo per l’International wine tourism conference (IWINETC), convegno internazionale di enoturismo a cui partecipa anche il Movimento Turismo del Vino, associazione che conta circa 900 cantine in tutta Italia. Due giornate di dibattiti e riflessioni per orientare l’offerta adattandola alle nuove tendenze della domanda. Ma anche un’area espositiva dove scoprire le destinazioni e i prodotti dei viaggi del vino. iwinetc.com

Il 28 e 29 marzo si tiene la 14esima edizione di Golosaria tra i castelli del Monferrato (AL), rassegna itinerante di luoghi e gusti. Per l’occasione, il territorio è costellato da appuntamenti, feste, assaggi ed eventi culturali. Nel castello di Casale Monferrato si trovano produttori, cucine di strada e birre artigianali, mentre quello di Uviglie a Rosignano Monferrato ospita vino, champagne e bollicine. golosaria.it

A Palazzo Ducale di Genova, il 28 marzo è il giorno della finalissima del Campionato mondiale di pesto al mortaio, con 100 concorrenti che si sono qualificati in diverse tappe. In programma anche il Campionato dei bambini, il Pesto party e il Pesto talk, mentre il Pesto last minute è un ripasso dell’uso del mortaio per dilettanti il giorno prima dell’evento. visitgenoa.it


Fotografia di Maurizio degli Innocenti


LA NOSTRA MISSIONE È FINANZIARE LA FORMAZIONE DELLE IMPRESE ITALIANE


GUSTA & DEGUSTA

a cura di Andrea Radic

Andrea_Radic

NATURA MARCO ACQUAROLI E IL SUO MENÙ DELL’ORTO

I

Lo chef Marco Acquaroli (a destra) insieme a Daniele Merola, proprietario del ristorante Natura

dentità, ricerca e giovinezza sono la sintesi della proposta di Natura, tavola franciacortina, in quel di Adro (BS), che offre un menù dedicato totalmente all’orto. L’obiettivo dello chef Marco Acquaroli e del proprietario Daniele Merola è ribaltare il paradigma della cucina vegetariana e vegana partendo dalla terra. Rivisitare la tradizione locale per proporre una forte identità creativa, dove le verdure sono protagoniste assolute. Erbe aromatiche e fiori dell’orto accanto alla cucina, erbe spontanee che in Franciacorta si trovano nei vigneti e ortaggi dei coltivatori di Rodengo Saiano e Sulzano. «Vogliamo dare un segno di novità, partire da piatti antichi e renderli con-

temporanei, come la sarda essiccata che diventa Sarda barbecue, un piatto signature», raccontano Marco e Daniele. «Il menù vegetariano dipende molto da ciò che raccogliamo quotidianamente, ma stupiremo i nostri ospiti anche con una Lepre à la royale che non contiene carne». Tra i piatti primaverili ci sono il Raviolo con latte cagliato di capra e fieno servito con darum di capretto (salsa fermentata) e il Risotto allo spiedo, con brodo di patata e salvia a ricordare i sapori dello spiedo, ma in versione risotto. ristorantenatura.it Ristorante Natura Via Principe Amedeo, 35 Adro (BS) Tel. 030 7281670

CASTELLO BONOMI ELEGANTE FRANCIACORTA DI GRANDE LONGEVITÀ

V

entiquattro ettari di vigneti nello straordinario anfiteatro naturale del Monte Orfano, formatosi dal corrugarsi della crosta terrestre e dal sollevamento del fondale marino. Tutto ciò dona ai vini freschezza, mineralità e spiccato carattere. La longevità è una delle caratteristiche identitarie delle bollicine di Castello Bonomi, raggiunta con un costante lavoro di ricerca sulla zonazione, al fine di individuare la particolarità espressiva di ogni parcella dei vigneti della tenuta. «Impegno che ha consentito di selezionare ben 22 cloni diversi e realizzare la nostra nuova Cuvée 22», spiega Roberto Paladin,

BRESCIA 55 FRECCE AL GIORNO ADRO E COCCAGLIO LOCALITÀ RAGGIUNGIBILI CON TRENORD DA BRESCIA

proprietario insieme al fratello Carlo. «Ci siamo ripromessi – aggiungono – di stappare un nostro Lucrezia Etichetta Nera del 2004 al Vinitaly del 2024, a dimostrazione della resa straordinaria del Pinot nero in purezza». Tra le etichette di Castello Bonomi da non perdere il Satin Millesimato 2011, 100% Chardonnay, e l’elegantissimo CruPerdu, 70% Chardonnay e 30% Pinot nero, della stessa annata, con meticolosa selezione dei grappoli. castellobonomi.it

Castello Bonomi Via S. Pietro, 46 Coccaglio (BS) Tel. 030 7721015

CruPerdu millesimato 2011 di Castello Bonomi 27


WHAT’S UP

DIODATO FA RUMORE IL VINCITORE DI SANREMO 2020 LANCIA IL NUOVO ALBUM CHE VITA MERAVIGLIOSA E SI PREPARA PER I LIVE DI APRILE A MILANO E A ROMA

© Giuseppe Gradella

di Gaspare Baglio

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gasparebaglio


© Ettore Ferrari/Ansa

È

partito come artista di nicchia, poi ha vinto il 70esimo Festival di Sanremo con il brano Fai rumore. «Una canzone nella quale racconto me stesso e le mie sensazioni, ripescandole dentro di me. Quando ci si mette a nudo, provando anche un po’ di vergogna nel dire certe cose, ci si connette con gli altri. La sincerità arriva alle persone». Antonio Diodato, in arte solo Diodato, subito dopo essere salito sul gradino più alto del podio dell’Ariston ha ammesso: «È una sensazione stranissima, il Festival trasmette emozioni non facili da gestire. Fin dal primo giorno mi sono sentito accolto da un calore inaspettato, e ricevere tutti questi riconoscimenti mi riempie di gioia. Sono felice per le persone con cui ho lavorato in questi anni, cresciute insieme a me un passetto alla volta». Già, perché il cantautore di origini pugliesi ha fatto l’en plein,

portandosi a casa anche il Premio della critica Mia Martini e quello della Sala stampa dedicato a Lucio Dalla. «Trionfi tutti dedicati ai miei familiari, che hanno fatto tanto rumore nella mia vita e durante i giorni sanremesi, anche se li ho sentiti molto poco, hanno rispettato il momento particolare che stavo vivendo. E poi dedico la vittoria a Taranto e a tutti coloro che lottano contro una situazione insostenibile. È una città che deve fare rumore». Diodato è uno degli organizzatori del 1° maggio tarantino e non ha dubbi: «Userò sempre la mia forza per aiutare i miei amici ad avere una cassa di risonanza denunciando quello che accade». Archiviato Sanremo, è tempo di partire con i primi due live per promuovere il nuovo progetto Che vita meravigliosa, il 22 aprile a Milano e il 29 a Roma. «Sono pronto a condividere, a raccontare la mia condizione di pe-

renne viaggiatore, navigante felicemente disperso, osservatore talvolta malinconico, talvolta disincantato, ed eterno bambino innamorato di questa giostra folle», prosegue l’artista. Dopo le anteprime on stage, a maggio sarà all’Eurovision Song Contest di Rotterdam a rappresentare il Belpaese. «Sono felice di portare la musica italiana nel mondo, perché ha uno spessore importante e va aiutata a livello internazionale. Abbiamo forza, siamo molto riconoscibili, Modugno lo insegnava. Andrò sempre all’estero». Tutti bei cambiamenti, ma che non gli fanno dimenticare chi era: «Ricordo quel bambino, in una stanza, tanti anni fa, che aveva paura del mondo fuori. Questa vittoria la dedico anche a lui». DiodatoOfficial DiodatoMusic diodatomusic 29


WHAT’S UP

© Marco Onofri

noiata dal suo modo di essere un po’ troppo precisino e accondiscendente, decide di lasciarlo. Lui, disperato, va a lezione di seduzione in una vera e propria scuola, dove l’insegnante è Serena Rossi. Qui, insieme ad altri studenti e tramite tecniche specifiche, cercherà di riconquistarmi. Ci riuscirà? Hai già lavorato con Giampaolo nel film del 2019 diretto da Volfango De Biasi, L’agenzia dei bugiardi. Com’è il tuo rapporto con lui? Ci siamo sempre trovati bene, ormai siamo amici. Con lui è impossibile essere seri, abbiamo un senso dell’umorismo molto simile e, durante le pause o le cene insieme, le risate sono assicurate. Inoltre è una persona buona e sensibile. Com’è il Morelli regista? È tutto quello che un attore può desiderare: tranquillo, ti lascia fare ciò

TRA CINEMA E REALITY DOPPIO APPUNTAMENTO CON DIANA DEL BUFALO. SUL GRANDE SCHERMO NELL’OPERA PRIMA DI GIAMPAOLO MORELLI E SU AMAZON PRIME IN FUGA INSIEME A CRISTIANO CACCAMO di Cecilia Morrico

U

morricocecili

MorriCecili

n marzo ricco di appuntamenti quello di Diana Del Bufalo. Dopo la consacrazione comica con Colorado nel 2015 e i successi sul grande schermo come Puoi baciare lo sposo (2018) e 10 giorni senza mamma (2019), sperimenta su Amazon Prime il format italiano del reality Celebrity Hunted, da venerdì 13, e torna al cinema, dal 26, con 7 ore per farti innamorare di Giampaolo Morelli. Tra cinema e reality. Ci racconti i tuoi nuovi progetti? Sono felicissima! 7 ore per farti innamorare è l’opera prima di Giampaolo 30

Morelli e mi sono trovata benissimo a farmi dirigere da lui. È una commedia romantica molto divertente. Celebrity Hunted, invece, è completamente un’altra cosa. Siamo otto concorrenti in gara, alcuni in coppia, come me e Cristiano Caccamo, il mio migliore amico. Dobbiamo fuggire dagli investigatori che ci danno la caccia in giro per tutta l’Italia. È stato avvincente e, a volte, difficile: stare due settimane senza cellulare, per una dipendente come me, non è cosa da poco. Nel film sei Giorgia… La fidanzata di Giampaolo che, an-

che senti, ti dà delle dritte, certo, ma si capisce che vuole far uscire la tua natura. Lavorare con lui è stata una passeggiata di salute. Invece su Prime parte questa caccia all’uomo, o alla donna nel tuo caso. Ma davvero vi hanno dato una carta di debito per sopravvivere due settimane? Sì, potevamo prelevare solo 70 euro al giorno e neppure tutti i giorni per non essere rintracciati dagli investigatori. Abbiamo chiesto aiuto ad alcuni amici. Oltre a Cristiano Caccamo, hai incontrato gli altri partecipanti? Ci siamo visti agli shooting e il giorno della partenza dal Colosseo. Francesco Totti e Ilary Blasy mi sono rimasti nel cuore. Francesco ha partecipato da solo, Ilary l’ho conosciuta successivamente, durante una cena. Li trovo simili a me e a Cristiano, sono autentici, simpatici e disponibili. Non voglio fantasticare, ma li sento già nostri amici. La tattica per fuggire Del Bufalo-Caccamo? Abbastanza banale: non comprare nulla con la carta ma solo in contanti, correre velocemente nei momenti critici e convincere i ristoratori a regalarci un pasto in cambio di qualche servizio al ristorante (ride, ndr). dianadelbufalo


© M.MarinPh.

BELL A DA … VIVERE SU RAI1 DAL 15 MARZO UNA FICTION AFFRONTA IL TEMA DEL FEMMINICIDIO. MARGHERITA LATERZA INTERPRETA ANITA, UNA SCIENZIATA IMPEGNATA A COMBATTERE LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

D

onna e libertà, un binomio ancora non realizzato in pieno. Margherita Laterza è una delle protagoniste di Bella da morire, la fiction in onda su Rai1 dal 15 marzo per quattro puntate. La giovane attrice interpreta una scienziata un po’ svagata, che si affeziona ai morti e si tiene lontana dai vivi. Un personaggio puro che, però, deve fare i conti con la violenza nei confronti delle donne. In questa fiction si affronta un tema impegnativo e anche la Rai fa una scelta forte. Che ne pensi? La questione è attuale, si parla di femminicidio. La televisione pubblica svolge il suo compito, direi in modo coraggioso. Chi sei esattamente sul piccolo schermo? Una giovane medico legale un po’ fuori di testa. Il mio personaggio, Anita, è surreale. Svolge autopsie e, paradossalmente, si trova più a suo agio con i morti. È una bambina non cresciuta, talmente sensibile che preferisce avere a che fare con loro. Per questo stabilisce un rapporto molto stretto con Gioia, la vittima. Come ti sei preparata per questa parte? Ho visto il documentario Ignoto 1 - Yara, Dna di un’indagine, sull’omicidio della giovanissima Gambirasio. Inoltre ho consultato una mia amica, medico legale. Lei mi ha spiegato che, mentre i medici in genere hanno a che fare con la sofferenza delle persone, i medici legali lavorano per dare loro verità e giustizia. Per prepararmi ho anche passato un po’ di tempo con mia zia, che lavora nel settore, in un laboratorio d’analisi. Nella storia c’è spazio anche per la solidarietà? La collaborazione tra le protagoniste è forte. Giuditta (Lucrezia Lante della Rovere) è il pubblico ministero, la donna in carriera; Eva, la poliziotta (Cristiana Capotondi), è una donna tosta e Anita è quasi autistica. Hanno tre caratteri difficili, ma credono nel lavoro di squadra.

E i momenti ironici? Non mancano. Molti sono legati al mio personaggio. Supportata dalle due amiche, per esempio, approccio il mio professore, ma gli incontri si rivelano disastrosi. Il titolo mette in evidenza il solito luogo comune che essere belle sia una colpa. Che ne pensi? In Italia sopravvive ancora una cultura machista. Spesso l’uomo, se non riesce a sopportare il confronto con una donna forte e non controllabile, magari anche bella, diventa aggressivo. In questo senso tutte le protagoniste sono “belle da morire”. Secondo te c’è stata un’evoluzione tra la tua generazione e le precedenti? Noi trentenni siamo cresciuti con le stesse favole dei nostri genitori, dal finale “e vissero felici e contenti” ma, crollati gli schemi, abbiamo la necessità e la responsabilità di riscrivere i rapporti. E questo genera tensione.

DONNE DA FILM Al cinema scienza e coraggio al femminile. È nelle sale dal 12 marzo Marie Curie, film diretto dalla regista Marie Noelle. La storia eccezionale di una fisica, due volte Premio Nobel, che nei primi del ’900 passò la vita, a fianco del marito Pierre, nella ricerca pioneristica di una cura contro i tumori, la radioterapia. Proprio il giorno della Festa della donna, poi, esce nelle sale Sono innamorato di Pippa Bacca di Simone Manetti. Il film racconta la biografia dell’artista uccisa in Turchia nel corso di un viaggio in autostop, realizzato nel 2008 con Silvia Moro. Entrambe le ragazze, vestite da sposa, avevano intrapreso questa avventura per portare un messaggio di pace dalla Slovenia fino a Israele. 31


© Sara Sabatino

WHAT’S UP

STAND-UP TALENT MICHELA GIRAUD, DOPO IL SUCCESSO ONLINE CON LE CLIP DI EDUCAZIONE CINICA, SPOPOLA IN TEATRO, IN TV E IN LIBRERIA. PENSIERI E ANTICIPAZIONI DI UN’ATTRICE MULTITASKING

«P

er me l’intervista con La Freccia è un sogno: prendo un treno a settimana, vi leggo sempre». Michela Giraud esordisce così. Siamo lusingati, considerato che la ragazza è un talento vero: oltre che una bravissima stand-up comedian, è anche un’attrice capace di passare dalle sfumature brillanti a quelle drammatiche. Un esempio? Le web clip di Educazione Cinica e la fiction realizzata per Rai1 Permette? Alberto Sordi, nella quale veste i panni di Aurelia, la sorella del grande attore romano. Ma Giraud ha tante frecce al suo arco, a cominciare dallo spettacolo Almeno non ho precedenti penali, in scena il 16 marzo alla Sala Umberto di Roma e poi in tour, con tappa a Brescia il 24 maggio e a Pisa il 18 giugno. Come mai questo titolo? Lo show parla di me, che sono “una

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persona orrenda”, racconto tutte le cose gravi che ho fatto (ride, ndr), gli errori e gli incidenti di percorso. Ma mi consolo ricordando che almeno non ho precedenti penali. Sarà un’ora di stand-up comedy pura e agguerritissima. Quali altri argomenti affronti? La condizione dei trentenni, generazione senza futuro, che sembra non poter fare altro che piangersi addosso. Invece provo a ribaltare la prospettiva a suon di sarcasmo. Ci sarà dentro anche un po’ della mia vita privata, che ha preso una piega inaspettata da gestire durante il primo film da coprotagonista. Come si dice? The show must go on. Il 7 maggio esce anche il tuo libro Tea. Storia (quasi) vera della figlia di Dio, per HarperCollins… È un lavoro corale, con Serena Tateo, Daniela Delle Foglie e Laura Grimaldi.

Racconta della figlia del Creatore che scende sulla Terra per dimostrare di essere la nuova Messia. Incontrerà quattro evangeliste alle quali cambierà la vita. A me hanno assegnato la crudele Flaminia di Roma Nord, un personaggio che ha delle buone ragioni per la sua cattiveria. La grande novità, però, è che sei la prima donna a presentare CCN - Comedy Central News, sul canale 128 di Sky... La conduzione è una grande sfida. Sarà un’edizione improntata all’eccesso, il mio Bagaglino mancato. Quindi prenderai più treni… Il treno è la mia casa, ci passo metà del tempo. La mia vita è sulla Roma-Milano e viaggio verso il destino che mi attende, spero luminoso. G.B. michelagiraud michelagiraud87 MichelaGiraud


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WHAT’S UP

IL VIAGGIO DELLA RINASCITA NELL’AUTOBIOGRAFIA PER IL MIO BENE EMA STOKHOLMA RACCONTA LA SUA STORIA DIFFICILE E IL TRENO CHE LE HA SALVATO LA VITA

«È

stato tosto da scrivere questo libro. Anche fisicamente. Ma voglio parlarne per abbattere un tabù». La speaker di Back2Back su Radio2, dj e conduttrice, Ema Stokholma, racconta le fasi di lavorazione dell’autobiografia Per il mio bene, nata dopo un fatto di cronaca che l’ha particolarmente colpita: «Un bambino di nome Giuseppe è morto in casa dopo essere stato picchiato dal patrigno. La sorellina aveva un pezzo di orecchio in meno, staccato a morsi. Su Facebook ho letto molti commenti indignati: una bambina non può andare a scuola con i lividi in faccia senza che nessuno dica niente. Alcuni genitori non basta odiarli, bisogna aiutarli: magari necessitano di un aiuto clinico. Siamo tutti colpevoli quando accadono queste cose. Io l’ho vissuto e so cosa vuol dire». Nel libro descrivi le violenze che hai subito da tua mamma. Quali sono state le reazioni dei tuoi amici? Non credo fossero tutti a conoscenza del tuo vissuto… L’ho scritto anche per questo, non per liberarmi. Io sono felice, sto bene, ma

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mi è capitato di non aver mai ricevuto l’ascolto che serviva. Dopo l’uscita del libro molte persone che hanno fatto parte della mia vita si sono scusate per non avermi accolta e capita o per alcune litigate che potevano avermi fatto rivivere momenti dell’infanzia. L’unica persona che sapeva e ha voluto conoscere il mio passato è stata Andrea Delogu. Gli altri hanno messo un muro tra quella che sono oggi e la me bambina. Cosa pensavi quando sentivi questa distanza con gli altri? Che le persone vanno ascoltate. A volte avrei potuto parlare con qualcuno, anche solo per spiegare il motivo di certi comportamenti. Perché le istituzioni non sono mai veramente intervenute? Probabilmente si fatica ad accettare che una madre sia crudele. Invece bisogna ascoltare veramente i bambini, non si deve né pensare né parlare per loro. Il viaggio, nella tua storia, assume un valore particolare? Il treno mi ha salvato la vita, le stazioni mi hanno accolta come una figlia. Quando viaggio mi sento libera e sicu-

ra. Avevo poco più di 15 anni ed è stato proprio un treno a portarmi lontano dalla situazione insopportabile che stavo vivendo. G.B. emastokholma.com ema.stokholma emastokholma

HarperCollins, pp. 200 € 18



INCONTRO

DESTINAZIONE

TOKYO LA CAMPIONESSA DI SCHERMA BEBE VIO SI PREPARA ALLE PARALIMPIADI IN GIAPPONE E CONDIVIDE QUESTO SOGNO CON ALTRI NOVE ATLETI DELL’ASSOCIAZIONE ART4SPORT di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it Photo Augusto Bizzi

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INCONTRO

S

pinge fuori le parole una dietro l’altra, rapidissime. Le fa arrivare dirette, puntellandole di ironia e accompagnandole con risate limpide. Bebe Vio sembra tirare di scherma anche quando parla. La sua energia incontenibile, che in gara scorre lungo il fioretto, lontana dalla pedana fuoriesce con la stessa potenza. La incontriamo nello spazio esterno di un locale a Trastevere, a pochi passi da dove vive e frequenta l’università. Mentre racconta del suo countdown per le Paralimpiadi di Tokyo di agosto, sgranocchia gallette, invia messaggi, saluta i fan, chiacchiera con gli amici di passaggio. In ogni sua frase compare un desiderio, fa capolino un progetto, si materializza una sfida. E, nonostante sia lanciata verso innumerevoli obiettivi individuali, vuole far volare in alto anche i sogni degli altri. Come ti stai preparando per Tokyo? Rio 2016 è stata la mia prima Paralimpiade, l’ho presa come un viaggio alla scoperta di quello che potevo e volevo fare. All’inizio nessuno pretendeva nulla da me. Ero consapevole del fatto che avrei vissuto emozioni forti e difficili da gestire. Alla fine in Brasile ho vinto una medaglia d’oro e una di bronzo nella gara a squadre, quando non dovevamo nemmeno qualificarci. Una sorpresa pazzesca. Tokyo invece è tosta, perché arriva dopo le vittorie del Mondiale, della Coppa del mondo e dell’Europeo. Non ci dormo la notte, ho fatto partire il conto alla rovescia quando mancavano mille giorni. Ho cominciato a lavorare di più con il preparatore atletico e il fisioterapista. A breve praticherò anche una specie di pilates per sciogliere determinati muscoli. Gli orari di allenamento sono triplicati rispetto al normale. Hai deciso di gareggiare con la doppia arma, cioè anche con la sciabola. Come sta andando? Ho iniziato la settimana prima del Mondiale in Corea dello scorso settembre, e infatti non è andata benissimo. Poi, a novembre, c’è stata la Coppa del mondo ad Amsterdam, dove sono leggermente migliorata. Ora manca solo la terza Coppa del mondo a Budapest (a metà febbraio, pochi giorni dopo la nostra intervi38

Bebe Vio e i ragazzi del progetto Fly2Tokyo

sta ndr). Nella scherma in carrozzina quasi tutti competono con due armi e per le qualificazioni alle Olimpiadi si considera la media delle posizioni nei due ranking. Avendo io un punteggio altissimo nel fioretto, riesco a sfangarla anche con la sciabola. Per me questa è una dimensione completamente nuova, non si tratta di perfezionarmi come nella mia specialità ma di imparare da zero: cambiano, per esempio, la distanza con l’avversario e i punti in cui toccarlo. Nella sciabola valgono tutte le zone del busto. Infatti, nella prima gara, ho preso talmente tante zaccagnate in testa che alla fine ho dovuto buttar giù sette antidolorifici. Sei già andata più volte nella capitale giapponese. Spedizioni per studiare il nemico? Sono stata cinque volte per i progetti degli sponsor. Toyota è quello principale di Tokyo 2020, poi sono stata ingaggiata dall’operatore di telefonia mobile Docomo. Con loro abbiamo portato avanti un lavoro di sensibiliz-

zazione: nella cultura giapponese c’è la convinzione che, se nasci disabile, è perché ti sei comportato male in una vita precedente. Persistono un sacco di pregiudizi e i ragazzi con disabilità frequentano scuole riservate. Abbiamo realizzato le prime pubblicità e già vedere me come testimonial di un’azienda è rivoluzionario in quel Paese. Poi lavoriamo a campagne ed eventi per promuovere la cultura paralimpica: i primi risultati tangibili sono i biglietti sold out per le Paralimpiadi. In cosa consiste il progetto Fly2Tokyo ideato dalla tua associazione, Art4sport? Art4sport è stata fondata nel 2009 dai miei genitori per fornire a bambini e ragazzi amputati tutto il necessario per praticare sport: stampelle, protesi speciali, carrozzine. Al momento ne fanno parte 35 persone che vanno dai tre ai 30 anni. Ci alleniamo sparsi in tutta Italia e, periodicamente, facciamo dei ritiri insieme. Fly2Tokyo è un’iniziativa che vede dieci atleti dell’as-


Bebe Vio con i genitori

sociazione, compresa me, provare a qualificarsi per le Olimpiadi. Abbiamo a disposizione un team di professionisti – nutrizionista, preparatore, fisioterapista – che ci segue nel nostro percorso. A ogni modo, il fine è anche quello di far conoscere le storie di altri sportivi come noi. Abbiamo stretto una collaborazione con RaiPlay per creare un format televisivo. Al Comitato italiano paralimpico arrivano un sacco di richieste da parte di media e aziende per me e per Alex Zanardi, ma non esistiamo solo noi. Molti mi dicono: «Eh, ma tu ce l’hai fatta». All’inizio, fisicamente non c’era molto, se non le protesi. E non avevo mai raggiunto grandi risultati. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che hanno creduto in me. Quindi il mio scopo, adesso, è supportare i giovani di Art4Sport per aiutarli a realizzare i loro sogni che, magari, non coincidono con le Olimpiadi, ma consistono semplicemente nel tornare in campo o nel cambiarsi nello spogliatoio insieme a tutti gli altri. La 32esima edizione dei Giochi Olimpici sarà la più sostenibile di sempre. Tu nel quotidiano sei attenta all’ambiente? Io, in realtà, sono di plastica (ride, ndr). Nel mio piccolo, però, faccio la differenziata, uso la borraccia, non butto niente a terra. Ho visto le foto del villaggio olimpico, è tutto in legno. Gli elementi per costruirlo sono stati regalati da alcune municipalità giapponesi. Una volta smantellata la strut-

tura, verranno restituiti ai donatori per realizzare nuove opere. I letti degli alloggi saranno di cartone: immagino

scherma? Bello saltare le lezioni con la scusa delle Olimpiadi… Al di là delle giustificazioni che sicu-

già la scena del mio preparatore atletico, enorme, che si sdraia e smonta tutto. Come concili l’università con la

ramente non sono banali, è un po’ un casino. Cerco di limitare le assenze al periodo delle gare. Però ho la fortuna di fare due cose che mi piaccio-

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INCONTRO

«Prima erano un tabù anche le parole, i bambini avevano paura dei disabili, della carrozzina e degli arti artificiali. Oggi invece vengono da me, mi danno la mano e me la tirano via» no: praticare sport e studiare. Sono iscritta al corso di laurea in Comunicazione e Relazioni internazionali alla John Cabot University di Roma. Come mai hai scelto di trasferirti nella Capitale? In realtà all’inizio propendevo per Milano ma, conoscendomi, sarei andata solo alle feste. Tra l’altro io vivo in tuta e non mi trucco, mi avrebbero guardata troppo male. A parte questo, sono un’atleta delle Fiamme Oro e qui ho la fortuna di potermi esercitare tutti i giorni in caserma. Ero venuta anche per un allenatore che poi, però, ha accettato un’offerta di lavoro in America. Dopo il Mondiale in Corea 40

ho cambiato tutto il team: allenatore, preparatore atletico e fisioterapista. E così, a ridosso di Tokyo, è stato abbastanza traumatico. Ma ho trovato una squadra fantastica, a parte il fisioterapista che lavorava per la Lazio mentre io tifo per la Roma. Il mio nuovo giovanissimo coach, Simone Mazzoni, ha capito il mio modo di tirare, molto diverso dall’ordinario: di solito si usa il polso, che io non ho. Simone mi ha raccontato che qualche sera fa era con la fidanzata e, all’improvviso, ha iniziato ad agitare il braccio in modo strano. Lei gli ha chiesto cosa stesse combinando e lui ha risposto: «Devo ragionare su alcuni movimenti

per Bebe». Infine, c’è il preparatore che viene dal rugby, anche lui fantastico. Io mi sono sempre dedicata allo sport, ma loro mi stanno trasformando in un’atleta al 100%. Ne sono felice, qualsiasi risultato otterremo. Tu hai fatto della tua disabilità un punto di forza, ma molti la vivono come un ostacolo. Che cosa serve, secondo te, per rendere effettiva l’inclusione? La mentalità sta cambiando, sia nella società sia tra le persone con disabilità. Prima veniva nascosta, anche dalle stesse famiglie, e compatita. Se guardo alla mia storia, è stata realizzata una Barbie con le mie fattezze, sono stata stata inserita nel libro Storie della buonanotte per bambine ribelli 2 (Mondadori, 2018) di Elena Favilli e Francesca Cavallo, sono finita sulla copertina di un sussidiario scolastico dove, tra le pagine, si trovano i termini protesi e amputazione. Prima erano un tabù anche le parole, i bambini avevano paura dei disabili, della carrozzina e degli arti artificiali. Oggi invece vengono da me, mi danno la mano e me la tirano via. Addirittura


© Mattel 2019

il fratellino del mio migliore amico fa gli scherzi ai turisti: molla le mie braccia sui loro tavoli e poi scappa via. In un’altra intervista alla Freccia hai detto che sei sempre felice, ma t’infuri pure facilmente. Cosa c’è nella tua classifica della gioia e in quella della rabbia? Nella prima ci sono la famiglia, lo sport e il fatto di vedere qualcuno felice. Mentre mi fanno incavolare le persone che provano pietà per qualcuno e dicono «poverino», e non solo in riferimento a una persona con disabilità. Poi mi manda fuori di testa chi non s’impegna. Per esempio, mia sorella sarebbe brava in qualsiasi sport, ma non ha voglia di applicarsi.

Hai scritto libri, hai condotto un programma televisivo, sei testimonial per aziende e campagne pubblicitarie, hai una rubrica su una rivista. Ti manca solo una spedizione nello Spazio con il fioretto… Però con Alitalia e l’astronauta Luca Parmitano ho guidato un aereo! In realtà vorrei laurearmi e fare un master a New York. Nel frattempo, una volta finite le Olimpiadi, mi piacerebbe iniziare acroyoga e vorrei frequentare un corso da sommelier, visto che ora il mio staff atletico non mi fa toccare l’alcol. BeatriceVioOfficialPage VioBebe bebe_vio

BARBIE INCLUSION Una bambola senza capelli, una con la vitiligine, un’altra dall’incarnato più scuro e con una protesi dorata. Sono le nuove arrivate della linea Fashionistas di Barbie, dedicata alla diversità e all’inclusione. Nell’ottica di lanciare messaggi positivi e sociali, il brand Mattel ha introdotto oltre 170 nuovi look che sono sempre di più il riflesso del mondo. Con l’obiettivo di educare, giocando, alle molteplici sfaccettature della società, senza pregiudizi e barriere. C.M. barbie.com

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ACCESSIBILITÀ

UNA FIABA PER TUTTI ABBATTERE LE BARRIERE E PROGETTARE CITTÀ ACCESSIBILI IN NOME DELLA TOTAL QUALITY. QUESTI GLI OBIETTIVI DELLA ONLUS FONDATA E PRESIEDUTA DA GIUSEPPE TRIESTE

© Jérôme Rommé/marcociannarel/AdobeStock

di Cristiana Meo Bizzari - c.meobizzari@fsitaliane.it

L’

obiettivo è ambizioso, forse utopistico, ma legittimo e ammirevole: abbattere ogni barriera, architettonica, sensoriale e, soprattutto, culturale. Perseguirlo è la missione di Fiaba, onlus fondata nel 2000 da Giuseppe Trieste, atleta paralimpico, Grande ufficiale al Merito della Repubblica, tenace tessitore di rapporti con 42

istituzioni e aziende, nonché instancabile ideatore di progetti e iniziative, tra le quali spicca il Fiaba Day. Una Giornata nazionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche, istituita nel 2003 con una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri, che si tiene a Roma ogni prima domenica di ottobre, in piazza Colonna.

In un mondo globalizzato, dove civiltà e sviluppo sono legati al superamento di ogni frontiera fisica, per qualcuno ancora troppe attività quotidiane possono trasformarsi in un’impresa complessa. Quella che combattete è una missione impossibile? No, è una battaglia di civiltà. Perché bastano una caviglia ingessata,


I centri urbani in Italia a che punto sono? Non è facile spostarsi al loro interno, soprattutto per le persone a ridotta mobilità. È l’ambiente a creare gli ostacoli e spesso impedisce di raggiungere un edificio, di entrarvi agevolmente e di poter fruire degli spazi e delle attrezzature in condizioni di sicurezza e autonomia. Come si concretizza l’impegno di Fiaba a favore della Total Quality? Attraverso il dialogo continuo e il confronto partecipato tra istituzioni, progettisti, specialisti e utenti: un nuovo metodo di lavoro basato sull’osservazione e lo studio delle situazioni reali, l’ascolto reciproco,

la discussione. Siamo presenti sul territorio nazionale con una rete di oltre 450 sottoscrittori di un protocollo di intesa: presidenza del Consiglio dei ministri, ministeri, Regioni, Province, Comuni, istituti di cultura, enti, associazioni, università, ordini professionali. Abbiamo promosso l’istituzione delle cabine di regia Fiaba onlus per la Total Quality, presenti in numerose località italiane. E la figura del Total Quality Manager, tecnico esperto di qualità totale in grado di interpretare il corretto management presso gli enti pubblici e privati e progettare quello che ci circonda, senza che nessuno incontri difficoltà.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con Giuseppe Trieste, atleta paralimpico e fondatore di Fiaba Onlus

© Quirinale

uno stato di avanzata gravidanza, un passeggino con un neonato da spingere, un affaticamento o un rallentamento nei movimenti causati dall’età, una marcata differenza fisica o una temporanea malattia e il superamento delle barriere architettoniche diventa una necessità per chiunque e non solo, come comunemente si ritiene, per le persone con disabilità. Nel servizio di copertina abbiamo incontrato Bebe Vio, che la battaglia per l’inclusione l’ha già vinta. Ma, per essere davvero indipendenti, occorre che tutti possano muoversi liberamente al di là delle condizioni fisiche, sensoriali e intellettive. Voi parlate di Total Quality… Sì, è un concetto ampio di qualità totale che abbraccia tutti gli ambiti e si connota con un’adeguata vivibilità per tutti, senza nessuna distinzione. Ecco, a chiunque deve essere consentito di vivere l’ambiente in modo confortevole e sicuro. Quando non è così occorre che ognuno denunci le situazioni di difficoltà, mentre spetta agli amministratori svolgere un’opera di prevenzione. Soprattutto perché ciascuno di noi, nel corso della propria esistenza, potrebbe trovarsi a sperimentare una condizione di ridotta mobilità. Quindi abbiamo bisogno di un cambiamento culturale, una nuova forma di welfare che non si limiti a rispondere alle singole disabilità ma alla varietà di condizioni oggettive e soggettive, ponendo al primo posto la qualità della vita per tutti. Quali sono i tratti distintivi di una città davvero vivibile? L’accessibilità prima di tutto, perché garantisce un alto grado di qualità della vita. Fruibilità e accessibilità devono diventare termini propri del linguaggio di ogni opera pubblica e privata che si vuole realizzare, secondo i principi della Total Quality e dell’Universal Design, la progettazione per tutti teorizzata negli anni ’70 dall’architetto americano Ronald L. Mace. Il criterio su cui si fonda è che bisogna progettare edifici, ambienti e prodotti senza bisogno di adattamenti speciali.

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ACCESSIBILITÀ

Ciascuno ha il dovere di segnalare situazioni difficili, ma è la normativa a giocare un ruolo fondamentale… Sì, anche se le leggi vigenti (41/1986 Pepa - Piani eliminazione barriere architettoniche, 13/1989 Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, 104/1992 Diritti delle persone con disabilità, ndr), sicuramente innovative nei contenuti, sono rimaste quasi totalmente inapplicate. Questo perché non è stata promossa un’adeguata cultura in merito ed è stato sbagliato l’approccio comunicativo. Così queste leggi sono state viste dal 95% della popolazione come dedicate esclusivamente alle persone con disabilità, mentre appare chiara l’esigenza di pensare alla persona in quanto tale. Ce lo dicono anche i numeri: in Italia si stima che le persone con disabilità siano circa 4,3 milioni, pari al 7,2% della popolazione, e raggiungeranno i 6,7 milioni nel 2040, gli over 65 sono 13,8 milioni e gli ultracentenari oltre 14mila (dati Istat, ndr). Il concetto di diversity, visto in positivo, ci deve far prendere coscienza che tutti abbiamo necessità, Un momento del Fiaba Day

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durante l’arco della vita, di ambienti adeguatamente accessibili. La diversità dovrebbe essere valorizzata in tutti i contesti. In quello aziendale si parla spesso di diversity management. In cosa consiste? È un concetto che ha avuto origine negli Stati Uniti già a partire dagli anni ’80, per poi diffondersi nel resto del mondo, mentre in Italia ha iniziato ad affermarsi solo di recente. Alla base c’è l’idea che siano le persone le risorse fondamentali per raggiungere i migliori risultati in termini di innovazione, competitività e immagine. All’interno di varie realtà sono state dunque adottate una serie di pratiche e politiche volte a valorizzare la diversità in ambito lavorativo. L’applicazione dei principi della Total Quality potrebbe quindi influire in maniera positiva sul sistema Paese? Sicuramente, basti pensare al turismo e alla mobilità. Il primo è uno dei motori trainanti per l’economia italiana: nel 2018, secondo l'Istat, si è registrato il record storico di 429 milioni di presenze e il nostro Paese può aspirare a migliorare ancora in termini di competitività. Condizione essenziale è proprio l’adeguamento delle struttu-

re ricettive, secondo una prospettiva inclusiva che preveda il superamento di soluzioni separate e discriminanti, il cosiddetto turismo accessibile o turismo per tutti. La mobilità accessibile, poi, costituisce una condizione imprescindibile di inclusione. Ogni giorno, in Italia, circa 15 milioni di persone attraversano le città utilizzando i mezzi pubblici (fonte Asstra, ndr) ed è importante che siano fruibili in autonomia da tutti. La valorizzazione della diversità in tutte le sue forme deve diventare una priorità e la formazione è la chiave per sviluppare consapevolezza sul tema, per questo Fiaba tiene corsi dedicati. La onlus partecipa anche a tavoli tecnici e collabora attivamente con varie aziende, tra cui le Ferrovie dello Stato Italiane, che dimostrano sempre maggiore attenzione affinché tutti i passeggeri possano godere di una qualità percepita adeguata ai loro bisogni. Lo dimostra il riconoscimento della Comunità europea che ha nominato Ambasciatore per la diversità l’amministratore delegato Gianfranco Battisti. fiaba.org FIABAOnlus



ACCESSIBILITÀ

Danilo Ragona e Luca Paiardi a Bali

LIBERTÀ SENZA LIMITI A TU PER TU CON DANILO RAGONA DI VIAGGIO ITALIA, IL PROGETTO REALIZZATO CON LUCA PAIARDI CHE DIMOSTRA COME, NONOSTANTE LA DISABILITÀ, NULLA SIA IMPOSSIBILE di Gaspare Baglio

D

ue vite unite da un momento duro quelle di Danilo Ragona e Luca Paiardi: un incidente e la perdita dell’uso delle gambe. La loro amicizia nasce 20 anni fa nei corridoi dell’Unità spinale del Cto di Torino. In quell’incontro viene piantato il primo seme di Viaggio Italia, progetto teso a dimostrare che vivere bene con la disabilità è possibile, così come lo è muoversi, scoprire luoghi nuovi, farsi inondare dalle emozioni. La loro storia è testimoniata online sul sito dell’iniziativa, che approfondisce le avventure del

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gasparebaglio

Photo Gabriele Bertotti

duo e ha una sezione dedicata a chi desidera avere informazioni e dritte su itinerari, percorsi e organizzazione del viaggio. Ne parliamo con Danilo. Come, quando e perché è nato Viaggio Italia? Mangiando un panino, al termine delle prove di un nostro spettacolo di danza contemporanea, realizzato per il Festival di Dresda in Germania. Ci siamo detti: «Perché non raccontiamo i nostri viaggi a chi pensa che non sia più possibile vivere esperienze in giro per il mondo?». Così, nel 2015, nasce il nostro primo itinerario docu-

mentato tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Vista l’esperienza molto positiva abbiamo dato vita a un progetto più complesso, dimostrando che vivere, e non sopravvivere, con una disabilità si può: chiunque ha diritto di viaggiare, lavorare, fare sport, innamorarsi di luoghi e persone, conoscere, incontrare e aiutare gli altri. Cosa avete imparato, in questi anni, sui vostri limiti e sull’approccio per affrontarli? Che la ricerca, la scoperta e la condivisione dei limiti ci permettono, prima di tutto, di crescere come esseri umani.


Rio de Janeiro

E ci aiutano a essere più consapevoli delle nostre nuove possibilità. Una realtà italiana veramente accessibile che vi ha colpiti? Il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, è l’esempio di un luogo dove si può fruire la cultura in piena libertà e autonomia. Mentre all’estero siamo stati, proprio quest’anno, a Singapore, definita la città più accessibile al mondo. Dal 2015 avete visto cambiamenti e progressi sul fronte degli operatori turistici? Alcuni di loro interpretano le persone diversamente abili come un problema, trascurando il fatto che molti sono potenziali viaggiatori e che, nel mondo, ce ne sono più di un miliardo. Condividono la vita con amici, familiari, figli: parliamo di oltre due miliardi di persone che richiedono attenzioni differenti. Basterebbe attrezzarsi in maniera adeguata per accoglierli e soddisfarne i bisogni. Coordinandoci con associazioni e aziende abbiamo ideato i pacchetti turistici di Viaggio Italia che, basati sulle nostre esperienze, danno la possibilità a chiunque di girare il mondo. In questi anni, fortunatamente, abbiamo visto un miglioramento, ma muoversi in città con bus, tram e taxi purtroppo resta un problema. Fate canoa, deltaplano, immersioni, arrampicate. Siete sempre stati così sportivi e spericolati

Avendo avuto l’incidente in giovane età, non abbiamo avuto tempo di diventare dei normodotati spericolati (ride, ndr). Diciamo che ci siamo tirati su le maniche e abbiamo colto, da una grande disgrazia, un’enorme opportunità per provare quante più cose possibili. Lavorate anche con aziende per sviluppare prodotti e servizi innovativi finalizzati a migliorare la quotidianità delle persone con disabilità.

Qualche esempio? Con la nostra associazione, B-free, supportiamo spesso i nostri sponsor per promuovere e migliorare prodotti e servizi, affinché più persone possano beneficiarne. Un esempio è stato il progetto MateraMare: siamo stati chiamati a supporto di un tavolo di lavoro, condiviso con altri professionisti con disabilità, per mappare il territorio della Basilicata e migliorarne l’accessibilità. Una grandissima soddisfazione. Valentina Tomirotti, blogger sulla sedia a rotelle, ha detto alla Freccia di aver lanciato un crowdfunding per acquistare un'automobile adatta a lei, che costa 60mila euro. Un altro tema è l’accessibilità economica della tecnologia e degli ausili per disabili. Questa è una lotta ulteriore. Abbiamo avviato un progetto che prevede il recupero di carrozzine dismesse e, in collaborazione con molte aziende, si è posto l’obiettivo di dare vita a prodotti rigenerati, personalizzati e per tutte le tasche. Fate anche visita alle Unità spinali degli ospedali. Sì, per portare il messaggio che oggi la vita in autonomia è possibile. E non

Ladakh, India 47


ACCESSIBILITÀ

Himalaya, India

mancano occasioni di confronto con amministrazioni comunali e regionali, con privati, bambini e ragazzi delle scuole. Sono ancora tante le cose da fare per rendere più accessibili istituti, musei, centri sportivi, sentieri, spiagge, e per imparare ad accogliere e accettare la disabilità. Prossimi viaggi? A gennaio 2021 ci siamo dati un grande obiettivo: fare il giro del mondo in Bali

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quattro mesi. Con tappe in 60 città, donando una carrozzina ricondizionata con i colori che rappresentano ogni Paese che ci ospiterà. Vogliamo promuovere l’economia circolare e sociale e aiutare più persone possibili, anche in nazioni povere, con problemi di mobilità. Attiveremo una campagna di crowdfunding per coinvolgere e sensibilizzare tutti. Verranno presi accordi con amministrazioni

locali, perché le città possano diventare più accessibili e inclusive nel corso di qualche anno. Singapore ha fatto la scelta di diventare accessibile al 100% entro la fine del 2020. Noi portiamo questi valori in giro per il globo: sosteneteci, vi divertirete anche voi. viaggioitalia.org | b-free.it viaggio.italia viaggioitalia2017



IN VIAGGIO CON

ANIMA N OMAD E IL TEATRO È FATTO DI SORPRESE, COME IL VIAGGIO. IN TRENO CON SERRA YILMAZ, CHE FINO AD APRILE INTERPRETA CON SUCCESSO SANCHO PANZA NEL DON CHISCIOTTE DI ALESSIO BONI di Andrea Radic

Serra Yilmaz è Sancho Panza nel Don Chisciotte di Alessio Boni 50

Andrea_Radic


S

guardo intenso e profondo, figura minuta, quasi delicata, dai capelli blu. Borsa in una mano e valigia nell’altra, Serra Yilmaz, attrice di teatro e cinema apprezzatissima da Ferzan Ozpetek, adora viaggiare in treno. «Così andrei dappertutto», dice mentre al binario 3 della stazione di Salerno siamo in attesa del Frecciargento che ci porterà a Firenze. «Arrivo sempre in anticipo, ho l’ansia da partenza, eppure adoro viaggiare, basta che mi si proponga: andiamo, partiamo, di qua o di là non importa, io sono sempre pronta». Ci sediamo ai posti 2a e 2b, e confessa: «Ho voglia di passare una notte a casa tra uno spettacolo e l’altro. La tournée teatrale è un viaggio permanente per una durata determinata». Impegnata da oltre un anno nel Don Chisciotte liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes, per la regia di Alessio Boni con Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, l’attrice di origine turca e fiorentina d’adozione interpreta Sancho Panza, mentre lo stesso Boni è il protagonista. Lo spettacolo, in tour fino ad aprile tra Milano, Perugia e Roma, è in attesa anche di una tournée all’estero. Il viaggio che sensazioni ti accende?

Ho sempre avuto un’anima nomade, per me viaggio vuol dire scoprire. Sempre pronta a conoscere nuovi luoghi, nuove persone, nuovi paesaggi, un insieme di cose che sono cultura. Sei curiosa? Molto, più di tutti i mici curiosi. Ami viaggiare in treno? Moltissimo, per me è il mezzo ideale dell’atto del percorrere, ovvero muoversi tra i paesaggi che cambiano e godere di questa sensazione. Un paesaggio affascinante, quello italiano, che cambia sempre, persino tra Firenze e Roma. E poi in treno mi piace alzarmi, camminare, andare al bar, in bagno, cose che in macchina non puoi permetterti. Un beneficio per la mia schiena, che a volte lancia qualche piccolo segno di affaticamento. La provincia italiana apprezza molto il teatro. Una piacevole scoperta che ho fatto girando l’Italia è la ricchezza di avere, in luoghi anche molto piccoli, teatri molto belli. La cultura del teatro, dopo un periodo in cui ha perduto terreno, lo sta riacquistando. Con il nostro Don Chisciotte abbiamo un pubblico presente e fedele ed è molto piacevole sapere che la sala sarà piena e che la

gente si sposta per vederti. Cosa dai e cosa prendi nel rapporto con il pubblico? È sempre piacevole confrontarsi con gli spettatori e, senza nulla togliere agli adulti, sono sempre gli adolescenti a fare le domande più interessanti, perché hanno la vera curiosità di sapere. Molto bello il rapporto che si crea quando andiamo nelle scuole, gli studenti pongono mille domande. Ti capita di tornare bambina? Sono sempre bambina, non sono mai partita dalla mia infanzia, dunque non ho bisogno di tornarci. Gli attori vogliono restare bambini e continuare a giocare. Durante la tournée si crea spirito di gruppo con i colleghi? Sì, esiste questo sentimento, anche se dal punto di vista organizzativo siamo indipendenti. Raramente ci capita di alloggiare tutti nel medesimo luogo, è successo a Cattolica ed è stato bello ritrovarsi anche al di fuori del palcoscenico. Abbiamo poi abitudini diverse, per esempio Alessio (Boni, ndr) va a cena dopo lo spettacolo, per me è troppo tardi mangiare a quell’ora anche se talvolta ci vado, per stare in compagnia, ma preferisco un boccone verso le sette. Durante le date a

L’attrice Serra Yilmaz in Frecciargento con il giornalista Andrea Radic 51


IN VIAGGIO CON

Firenze ho organizzato un paio di cene a casa, per riunire tutta la compagnia. La Serra Yilmaz che fa della tavola il luogo della condivisione, come nei film di Ozpetek. Mi piace riunire le persone intorno al cibo, l’atto di cucinare per gli amici mi appartiene, è generosità. Come a Bologna, dove alloggiavo a casa di amici in un luogo unico, una chiesa sconsacrata. Ho organizzato un brunch per attori e tecnici la domenica prima dello spettacolo. Il teatro è una chiave per comprendere meglio l’essere umano? Sì, come lo è l’arte in generale, anche il cinema. Il teatro fa riflettere, se di quello che hai visto una sera non porti nulla a casa con te, è triste. Vai a teatro come spettatrice?

Non quanto vorrei, ma sono felice quando ne ho l’occasione. E al cinema ti guardi? Non mi interessa molto vedere me stessa, per me il momentum del cinema è sul set, quando giriamo. Certo sono interessata al risultato finale, ma non a rivedermi, perché tutto è già successo. Cosa ha il cinema che il teatro non possiede e viceversa? Dal mio punto di vista il cinema prevede un impegno molto più concentrato, in due mesi si deve girare il film e portarlo a termine, si ha la sensazione di essere in un microcosmo. Il teatro è recitare ogni sera e, molto spesso, con qualche piccola novità, sorpresa, minimi cambi che il pubblico difficilmente coglierà, ma che sono la mo-

dalità del teatro. Il tuo stato d’animo influisce sulla recitazione? Capita di sentirsi stanchi o di vedere i colleghi mosci, in quei casi ho una reazione istintiva verso me stessa e tutta la compagnia. Se dietro le quinte mi sento debole, il palco, che è un luogo magico, mi tira su. Sento la responsabilità verso il pubblico, che non può andare a casa deluso, e questo ha un grande effetto su di noi, ci carica di energia. E se non è partecipe? Con Alessio scherziamo sempre, li chiamiamo «i giapponesi», oppure lui mi dice «stasera coreani», e io rispondo «sì, ma del nord». Poi scopri che è solo timidezza, perché lo scrosciante applauso finale ti ripaga di tutto. Qual è il complimento che più ti ha gratificata? Una signora che mi ha paragonata ad Anna Magnani, è stato come vincere un Oscar. Quanto ti diverti sul palco? Un sacco, è un lavoro che faccio con amore e grande piacere. Ogni sera tra di noi succedono una quantità di cose, piccole, impercettibili agli altri, che mi divertono molto. In una scena devo ordinare del cibo: l’altra sera per sorprendere il collega ho cambiato la battuta e ordinato sarde in saor, invece delle solite orate. Piccole invenzioni che ti concedi senza stravolgere nulla. Sei diretta o diplomatica? Molto diretta e per questo sono (o non sono) apprezzata. Nel recitare ti ispiri alla vita di tutti i giorni? Osservo molto, come si comporta la gente, nel bene e nel male, fa parte del mio mestiere. Sono una guardona. Ride, e siamo in arrivo a Firenze. serrafine

SAVE THE DATE DON CHISCIOTTE 1>15 MARZO 17>22 MARZO 25>5 APRILE

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Teatro Manzoni Milano Teatro Morlacchi Perugia Teatro Ambra Jovinelli Roma



© Archivio Cicconi/Getty Images

TRAVEL

ROMA IMMORTA LE

LA CITTÀ ETERNA VISTA ATTRAVERSO I FILM DI ALBERTO SORDI E FEDERICO FELLINI, A 100 ANNI DALLA NASCITA DEI DUE MAESTRI di Enrico Menduni

Federico Fellini e /and Anita Ekberg durante le riprese di/during the shooting of Boccaccio ’70, Roma Eur (1961)

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F

radio, comparendo in varie pellicole fino a trovare in Fellini (Lo sceicco bianco e I vitelloni, tra il 1952 e il ’53) il regista capace di stabilizzare il suo personaggio e il suo carattere ironico, disincantato, a volte cinico, spesso grottesco, completamente avvolto in una lingua e un’inflessione romanesca che non avrebbe più abbandonato. Fellini era nato a Rimini. Restare in città o andare via? Era questo il dilemma di molti giovani, e andare via significava prendere il treno per la Capitale: quello che ancora oggi percorre la linea Adriatica fino a Falconara e poi si addentra nell’Appennino (Jesi, Fabriano, Fossato di Vico, Foligno, Spoleto, Terni, Orte) per immettersi nella Firenze-Roma. Anche adesso, purtroppo, con varie tratte a semplice binario in un paesaggio che ci stupisce per quanto è selvaggio. La Roma di Fellini è una Roma ferroviaria, una città in cui un giovane speranzoso arriva con quel treno e lui stesso ce lo racconta in Roma (1972). Si parla della vecchia stazione Termini, ma la scena è stata girata nello scalo di Bologna. La nuova Termini,

© Istituto Luce Cinecittà

ederico Fellini e Alberto Sordi sono stati, fra gli artisti del cinema, coloro che più hanno contribuito a creare un immaginario romano, un’idea della Roma moderna del dopoguerra, che ciascuno di noi, giungendo oggi in questa città, riconosce in mille episodi, paesaggi, luoghi, situazioni. In qualche modo la Città eterna è stata un grande fondale dipinto su cui si è proiettato un unico film, composto da tanti frammenti di pellicole di Alberto Sordi e Federico Fellini, pensate e girate a Roma in parte per motivi pratici (qui c’è Cinecittà e quasi tutta l’industria cinematografica e televisiva italiana), ma soprattutto per la grande varietà delle persone che qui si incontravano, per le mille possibilità di combinazioni che apparivano credibili in una grande Capitale come questa, vista dai tanti piccoli e medi centri di provincia. Fellini e Sordi, nati entrambi 100 anni fa, hanno lavorato insieme in molti film, anche se non in tutti, e comunque con ruoli diversi, animati da una sottile dialettica. Sordi era nato a Roma, si era fatto le ossa con il teatro, il doppiaggio e la

Alberto Sordi

IMMORTAL

ROME

THE ETERNAL CITY SEEN THROUGH THE FILMS OF ALBERTO SORDI AND FEDERICO FELLINI, 100 YEARS AFTER THE BIRTH OF THE TWO MASTERS

O

f all artists of cinema, Federico Fellini and Alberto Sordi contributed most to creating a Roman imagery, an idea of modern post-war Rome that each of us visiting this city today recognises in thousands of happenings, landscapes, places and situations. In some way, the Eternal City served as a large painted backdrop onto which a single film was screened, composed of many fragments of movies by Alberto Sordi and Federico Fellini, envisaged and shot in Rome partly for practical reasons (Cinecittà was also here, along with almost the entire Italian film and television industry) but above all due to the vast variety of people who flocked here, the thousand possible combinations that appeared credible in a large Capital such as this, viewed from the many small and medium towns throughout the province. Fellini and Sordi, both born 100 years ago, worked on many (though not all) of their films together, covering various roles, animated by a subtle dialectic. Born in Rome, Sordi had cut his teeth in the theatre, voice-overs and radio, appearing in various films until finding in Fellini (The White Sheik and I Vitelloni, from 1952 and 1953) the director able to steady his character and his ironic, disenchanted, sometimes cynical, often grotesque nature completely 55


© Reporters Associati & Archivi srl S.U.

TRAVEL

Alberto Sordi sul terrazzo della sua villa romana/on the terrace of his Roman villa (1974)

quella attuale, è invece presente in uno dei suoi ultimi film, Ginger e Fred (1986). Un’altra stazione importante è quella della località termale di 8½ (1963), ricostruita nell’ex rimessa del treno reale, ora affidata alle cure amorevoli di Fondazione FS Italiane, all’uscita di Termini. In uno dei primi film di Fellini, Luci del varietà (con Alberto Lattuada, 1950), sullo stesso marciapiede sostano 56

il treno di lusso della soubrette di successo (Isa Barzizza) e l’accelerato con le panche di legno della sgangherata compagnia di rivista di Peppino De Filippo: destini che si allontanano come due corse in partenza per opposte destinazioni. Usciti dalla stazione, ecco per Fellini la Roma delle meraviglie: la Fontana di Trevi con Anita Ekberg e Marcello Mastroianni (lei con stivaloni da pe-

sca sotto il vestito lungo, si girava in pieno inverno), via Veneto ricostruita a Cinecittà (riconoscibile perché non è così in salita come la strada originale), l’Eur metafisico con i suoi bianchi edifici che sembrano disabitati. I palazzi dei nobili, le borgate dai muri gonfi per l’umidità, i locali notturni, i nuovi quartieri speculativi tirati su in fretta, il Vaticano e il santuario del Divino Amore, il mare di Ostia e di Fregene. Tanti film che in fondo si compendiano in uno, La dolce vita (1960). Religione e mondanità, lusso e miseria, politica e show business: tutto è visto con l’occhio di chi arriva da fuori: il giovane borghese di provincia in cerca di fortuna (Roma), ma anche la diva del cinema che atterra con l’aereo, prima a Ciampino e poi finalmente a Fiumicino, salutata da produttori e paparazzi accorsi con teglie di pizza e mazzi di rose (la Ekberg de La dolce vita). Anche i due maturi ballerini di Ginger e Fred, Giulietta Masina, moglie di Fellini, e Marcello Mastroianni, si aggirano in periferia verso la Magliana con ordinate pile di sacchi pieni di immondizie (in futuro ne avremmo viste di più disordinate). Anziane prostitute battono la Passeggiata archeologica, tra via di Valle delle Camene e l’inizio di via delle Terme di Caracalla, come fa Cabiria (sempre Giulietta Masina in Le notti di Cabiria), o trascorrono i giorni di festa in prati coperti di cartacce, fra gli scooter e le auto parcheggiate qua e là. Ma c’è anche Toby Dammit (Terence Stamp) del '68, l’attore alcolizzato che appena sbarcato dall’aereo vuole solo la sua Ferrari, la vettura che aveva chiesto in cambio della sua prestazione e che schianterà, insieme con la sua vita, dopo una folle corsa per la città e i sobborghi terminata sul Ponte di Ariccia nei Castelli romani. Intanto il dottor Antonio, un maturo Peppino De Filippo ossessionato dalla pornografia, s’innamora di un cartellone pubblicitario in cui Anita Ekberg, sempre lei, magnifica le virtù salutari del latte nel surreale paesaggio dell’Eur. Una figura materna: forse è proprio questo che manca al giovane che ha lasciato la famiglia per avventurarsi fra i palazzi e i ruderi di Roma.


expressed in a Romanesque language and inflection that he would never again have to abandon. Fellini was born in Rimini. To stay in the city or leave? This was the dilemma of many young people. Leaving meant catching the train to the Capital, along the line that still runs along the Adriatic to Falconara before heading to the Apennines (Jesi, Fabriano, Fossato di Vico, Foligno, Spoleto, Terni, Orte) and travelling along the FlorenceRome line. It is still the case today, unfortunately, with various lines having a simple track flanked by a landscape whose wild nature can still amaze us. Fellini’s Rome is the Rome of the railway, a city that a hopeful young man reaches by train and that he himself shares with us in Roma (1972). It talks of the old Termini station, yet the scene was actually filmed in Bologna. The new Termini, the current one, is featured in one of his last films, Ginger and Fred (1986).

Another important station is that of the spa resort in 8½ (1963), rebuilt in the former royal train depot, now entrusted to the loving care of the FS Foundation, at the exit of Termini. On the same platform in one of Fellini’s first films, The Lights of Variety (starring Alberto Lattuada, 1950) was the luxury train of the successful showgirl (Isa Barzizza) and the direct local train with wooden benches of Peppino De Filippo’s ramshackle troupe, as destinies travelling in opposite directions like two tracks heading to different destinations. Once out of the station, here is Fellini’s Rome of wonders: the Trevi Fountain with Anita Ekberg and

Marcello Mastroianni (she wearing fishing boots under her long dress, as filming was in the middle of winter), Via Veneto recreated within Cinecittà (which can be detected due to not being as uphill as the original road), the metaphysical Eur with its white buildings that seem uninhabited. The palaces of the noble families, the hamlets with walls swollen with humidity, the nightclubs, the new speculative quarters that rose up rapidly, the Vatican and the sanctuary of Divine Love, the sea of Ostia and of Fregene. So many films, all of which ultimately come together in one: La Dolce Vita (1960). Religion and worldliness, luxury

Roma è come un grande fondale dipinto su cui si è proiettato un unico film, composto da tanti frammenti di pellicole di Alberto Sordi e Federico Fellini

© Archivio Cicconi/Getty Images

Federico Fellini e/and Marcello Mastroianni, Eur Roma (1962)

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TRAVEL

prostitutes beat the Passeggiata Archeologica between Via di Valle delle Camene and the beginning of Via delle Terme di Caracalla, as does Cabiria (Giulietta Masina once again in Nights of Cabiria), or spending holidays on litter-covered lawns peppered with arbitrarilyparked scooters and cars. Then there is Toby Dammit (Terence Stamp), the alcoholic actor who, immediately upon disembarking from the plane, calls for his Ferrari, a vehicle he requested in exchange for his performance, that he would soon destroy, along with his life, following a crazy race through the city and suburbs, ending

Š Archivio Cicconi/Getty Images

and poverty, politics and show business, everything is seen through the eyes of those who come from outside: the young provincial bourgeois seeking fortune (Roma), the cinema diva who comes by plane, first to Ciampino and then finally to Fiumicino, greeted by producers and paparazzi bearing with trays of pizza and bouquets of roses (Ekberg in La Dolce Vita). Even the two mature dancers in Ginger and Fred, Giulietta Masina, Fellini’s real-life wife, and Marcello Mastroianni roam the suburbs in the direction of Magliana with tidy piles of garbage bags (which we would later see stacked haphazardly). Old

Federico Fellini al Circo Orfei di Roma/at the Orfei Circus in Rome (1959) 58

on the Ponte di Ariccia in the Castelli Romani (Roman Castles). Meanwhile, Dr Antonio, played by a mature Peppino De Filippo, being obsessed with pornography, falls in love with a billboard featuring Anita Ekberg (her again!), magnifying the healthy benefits of milk in the surreal landscape of the Eur district. A maternal figure: perhaps this is what is missing from the life of the young man who left his family to venture amongst the palazzi and ruins of Rome.

ROMA 207 FRECCE AL GIORNO/A DAY


© Archivio storico Luce/Reporters Associati & Archivi Srl

La villa di Alberto Sordi vista dall’esterno/Alberto Sordi's villa seen from the outside (1959)

100 ANNI DI FELLINI E SORDI Nel 2020 si festeggiano i 100 anni dalla nascita di due tra i migliori Maestri del cinema, Federico Fellini e Alberto Sordi. Tante sono le iniziative culturali a loro dedicate. Nella Capitale, inaugura il 7 marzo e va avanti fino al 29 giugno Il Centenario. Alberto Sordi 1920-2020 nella villa romana dell’attore. L’esposizione si snoda tra le stanze della residenza in piazzale Numa Pompilio, immersa nel verde di Caracalla e aperta al pubblico per la prima volta, per ricordare il grande artista romano attraverso documenti inediti, oggetti, abiti, fotografie, video e curiosità. Il Teatro dei Dioscuri al Quirinale ospita inoltre una seconda sezione con un importante focus su Storia di un italiano, il programma tv degli anni ‘70 a cui l’attore era affezionato. Non poteva che partire da Rimini, invece, l’iniziativa Fellini 100, genio immortale. La mostra, fino al 13 aprile presso Castel Sismondo, nella città che ha dato i natali e tanto ha segnato l’arte del regista. A raccontarne la vita contribuiscono disegni, costumi, manoscritti e fotografie storiche. mostrafellini100.it

100 YEARS OF FELLINI AND SORDI 2020 marks 100 years since the birth of two of the greatest creative minds in film history: Federico Fellini and Alberto Sordi. Many cultural initiatives dedicated to them have been planned throughout the year to mark the occasion. Being inaugurated on 7 March and running until 29 June in the Capital is The Centenary. Alberto Sordi 1920-2020 within the actor’s Roman villa. The exhibition winds through the rooms of his residence in Piazzale Numa Pompilio, immersed in the greenery of Caracalla and opened to the public for the first time, as a reminder of the great Roman artist viewed through unpublished works, clothing, photographs, videos and other artefacts. The Teatro dei Dioscuri at the Quirinale will also host a second component with a significant focus on Storia di un Italiano, the TV programme from the 1970s of which the actor was very fond. Only in Rimini, rather, could the initiative Fellini 100, immortal genius. The exhibition be held, running until 13 April at the Castel Sismondo, in the city of birth and which greatly configured the director’s art. Drawings, costumes, manuscripts and historical photographs contribute to recounting the story of his life. 59


TRAVEL

SICILIA, TERRA DI

L CINEMA DAL BAROCCO DI SCICLI, SET DEL COMMISSARIO MONTALBANO, AGLI SCENARI INCANTATI DELLE EOLIE RACCONTATI DA REGISTI COME ROSSELLINI, ANTONIONI, TROISI E MORETTI

© Duccio Giordano

di Elisabetta Reale

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a spiaggia di Punta Secca, illuminata nelle notti più buie dai lampi del faro. La maestosità del Castello di Donnafugata, il Barocco di Scicli. E poi colline ondulate dove la vegetazione è interrotta da muretti a secco attorniati da poche case simili a sentinelle che scrutano i viandanti. Eccoli i luoghi del commissario Montalbano (a cui l’attore Luca Zingaretti dà corpo e voce), nato dalla penna di Andrea Camilleri, trasportato sullo schermo dallo sguardo generoso e immaginifico del regista Alberto Sironi. Lunedì 9 e 16 marzo su Rai1 vanno in onda i nuovi episodi (produzione Palomar, con la partecipazione di Rai Fiction) girati la scorsa estate, i primi dopo la scomparsa di Camilleri e Sironi.


SICILY, LAND OF

L CINEMA FROM THE BAROQUE OF SCICLI, SET OF INSPECTOR MONTALBANO, TO THE ENCHANTED SCENERY OF THE AEOLIAN NARRATED BY DIRECTORS SUCH AS ROSSELLINI, ANTONIONI, TROISI AND MORETTI

The Punta Secca beach, illuminated in the dark of night by the lamps of the lighthouse. The majesty of the Castle Donnafugata, the Baroque of Scicli. Then there are the rolling hills where the vegetation is sectioned by dry stone walls surrounded by a few sentinel houses that watch over the wayfarers. Here are the locations of Inspector Montalbano (to whom actor Luca Zingaretti gives body and voice), born from Andrea Camilleri’s pen and transformed on the screen through the generous and imaginative gaze of the director Alberto Sironi. On Monday, 9 and 16 March on Rai1 come the new episodes (a Palomar production together with Rai Fiction) shot last summer, the first episodes following the deaths of Camilleri and Sironi.

Luca Zingaretti, protagonista della serie tv Il commissario Montalbano/protagonist of the TV series Inspector Montalbano 61


© Di Meo/Ansa

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La Palermo di Ficarra e Picone/Ficarra and Picone's Palermo

A proseguire il lavoro è stato lo stesso Luca Zingaretti, al debutto come regista di una serie televisiva. Drammaticità e leggerezza tipiche dei migliori racconti di Camilleri s’intrecciano in Salvo amato, Livia mia – l'episodio tratto da due racconti del grande scrittore siciliano (Salvo amato…Livia mia e Il vecchio ladro editi da Sellerio) e presentato in anteprima al cinema il 24, 25 e 26 febbraio – e in La rete di protezione, trasposizione dell’omonimo romanzo scritto dall’autore siciliano. Le location sono sempre le stesse: Vigata, che nei suoi romanzi Camilleri identifica in Porto Empedocle, dove lui stesso è nato, nella fiction trova perfetta collocazione nei palazzi e nelle viuzze di Scicli, il cui centro è Patrimonio mondiale dell’Umanità, e nelle perle barocche di Modica e Ragusa Ibla. La spiaggia di Marinella è invece quella di Punta Secca, frazione di Santa Croce Camerina, borgo marinaro nel ragusano dove si trova la casa del Commissario. Sede delle riprese anche splendidi scorci di Donnalucata e Sampieri. Negli anni – il primo episodio della fortunatissima fiction, Il ladro di merendine, debutta su Rai1 nel 1999 – Salvo ha mostrato al grande pubblico una parte della Sicilia poco nota e di rado attraversata dalla cinematografia. Palermo, Ispica, Scicli, Modica fanno da sfondo anche a La concessione del telefono, nuovo capitolo della serie C’era una volta Vigata, la cui messa in onda su Rai1 è prevista il 6 aprile 62

dopo un’anteprima al cinema il 17 e 18 marzo. Ironia e sarcasmo nella Sicilia dell’800, raccontata ancora una volta da un romanzo di Camilleri e immaginata dal regista Roan Johnson. Nel cast Alessio Vassallo, Fabrizio Bentivoglio, Corrado Fortuna, Dajana Roncione. La Trinacria tutta è un set naturale, meta perfetta di un viaggio attraverso la settima arte alla scoperta di un’isola immersa nelle trasparenze marine del Mediterraneo, fra mito, arte e natura. Alla Sicilia del cinema è stato dedicato anche un progetto promosso nel 2017 dall’assessorato al Turismo della Regione, attraverso la Sicilia Film Commission che, con il progetto Le strade del cinema, ha immaginato un percorso di valorizzazione dei territori raccontati sul grande e piccolo schermo. Dalla Catania de Il bell’Antonio (1960), con Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni, fino al mare e agli scogli di Aci Trezza che nel 1948 fece da sfondo a La terra trema di Luchino Visconti. Regista che, nel 1963, proprio in Sicilia ha girato il suo capolavoro, Il Gattopardo. Woody Allen ha scelto il Teatro antico di Taormina per La dea dell’amore (1995), mentre i Crateri Silvestri dell’Etna hanno ispirato Pier Paolo Pasolini per le riprese di ben quattro film: Il Vangelo secondo Matteo (1964), Teorema (1968), Porcile (1969), I racconti di Canterbury (1972). Questo viaggio, seppur parziale, non può non approdare alle Eolie. Vulcano e Stromboli sono teatro di due pelli-

cole e di un piccolo grande scandalo: la storia d’amore fra Ingrid Bergman e Roberto Rossellini che per lei lascia Anna Magnani. Nel 1949 Rossellini gira Stromboli - Terra di Dio, con protagonista la Bergman, mentre il regista americano di origine tedesca, William Dieterle, dirige la Magnani in Vulcano, prodotto dalla Panaria Film del principe Francesco Alliata di Villafranca, che aveva già fatto conoscere le Eolie attraverso i suoi documentari. Lipari è pure lo splendido scenario scelto dai fratelli Taviani per Kaos (1948) e da Nanni Moretti per Caro diario (1993). Salina ha accolto Il postino (1994), diretto da Michael Radford e Massimo Troisi, che è anche interprete della pellicola insieme a Philippe Noiret e Maria Grazia Cucinotta. Una Sicilia intensa e poetica, tra Messina, lo scoglio di Lisca Bianca a Lipari e Taormina per L’avventura (1960) di Michelangelo Antonioni, con la splendida Monica Vitti. Set di un altro capolavoro, Nuovo Cinema Paradiso (1988), di Giuseppe Tornatore, sono Palermo, Castelbuono e il mare di Cefalù. A Savoca, tra la chiesa di San Nicolò, piazza Fossia e il Bar Vitelli, Francis Ford Coppola ricrea la Corleone de Il padrino (1972), intrecciando stereotipi e luoghi comuni di una Sicilia arcaica oggi superata. Indimenticabili poi I cento passi (2000) di Marco Tullio Giordana, per raccontare la vita di Peppino Impastato a Cinisi, mentre Palermo è spesso lo sfondo perfetto delle rocambolesche avventure degli inseparabili Ficarra e Picone, che qui sono nati nel ’71.


Bentivoglio, Corrado Fortuna and Dajana Roncione. Trinacria is an entirely natural setting, the perfect destination for a journey through the seventh art to discover an island immersed in the crystalline waters of the Mediterranean, amongst myth, art and nature. A 2017 project promoted by the Regional Tourism Board, through the Sicilia Film Commission that, with the project Le Strade del Cinema, has also been dedicated to cinematic Sicily, with the conception of a pathway to enhance the territories as told on the big and small screen. From the Catania of Handsome Antonio (1960) with Claudia Cardinale and Marcello Mastroianni through to the sea and cliffs of Aci Trezza that, in 1948, served as the backdrop for La Terra Trema by Luchino Visconti. It was in 1963 that the director shot his masterpiece, The Leopard, here in Sicily. Woody Allen chose the Ancient Theatre of Taormina for Mighty Aphrodite (1995), the Craters Silvestri of Mount Etna inspired Pier Paolo Pasolini in the filming of four films: The Gospel According to St. Matthew (1964), Theorem (1968), Pigsty (1969) and The Canterbury Tales (1972). This journey, albeit partial, could not lack a stop on the Aeolian Islands. Vulcano and Stromboli are the scene of two films and a big little scandal – the love story between Ingrid Bergman and Roberto Rossellini, who left Anna Magnani to be with the SwedishAmerican actress. In 1949, Rossellini shot Stromboli, Land of God starring Bergman, whilst the German-American

© Angelo Turetta/Ansa/CD

I cento passi

© ANSA/PAL

Luca Zingaretti took on the task of continuing the work, making his debut as a television series director. Drama and lightness typical of Camilleri’s best stories intertwine in Salvo Amato, Livia Mia – taken from two stories by the great Sicilian writer (Salvo Amato... Livia Mia and Il Vecchio Ladro published by Sellerio), premiering in cinemas on 24, 25 and 26 February – and in La Rete di Protezione, a transposition of the novel of the same name written by the Sicilian author. The locations are always the same: Vigata, Camilleri’s Porto Empedocle, finding the perfect location in the edifices and alleys of Scicli, a monumental Baroque city, the centre of which is World Heritage Site, along with Ragusa Ibla. Marinella is the Punta Secca beach, a hamlet of Santa Croce Camerina, a seaside village in Ragusa. Then there are Modica, Donnalucata and Sampieri. Over the years – the first episode of the prosperous work of fiction, Il Ladro di Merendine, debuted on Rai1 in 1999 – Salvo revealed a part of Sicily to the general public that was little known and rarely captured by cinematography. Palermo, Ispica, Scicli and Modica also form the backdrop to La Concessione del Telefono, a new chapter of the series C’era Una Volta Vigata set to be broadcast on Rai1 on 6 April following its premiere in cinemas on 17 and 18 March. The irony and sarcasm of 19thcentury Sicily is once again recounted in a Camilleri novel and bought to the screen by director Roan Johnson. The cast includes Alessio Vassallo, Fabrizio

William Dieterle, Anna Magnani, Arturo Gallea sul set di/on the set of Vulcano

director William Dieterle directed Magnani in Vulcano, produced by the Panaria Film of Prince Francesco Alliata of Villafranca, who had already brought fame to the Aeolian people through his documentaries. Lipari is also the splendid scenery chosen by the Taviani brothers for Kaos (1948) and by Nanni Moretti for Dear Diary[ (1993). Salina welcomed The Postman (1994), directed by Michael Radford and Massimo Troisi, who is also the interpreter of the film along with Philippe Noiret and Maria Grazia Cucinotta. An intense and poetic Sicily, between Messina, the coast of Lisca Bianca in Lipari and Taormina, for The Adventure (1960) by Michelangelo Antonioni, with the splendid Monica Vitti. The set of another masterpiece, Cinema Paradiso (1988), by Giuseppe Tornatore is comprised of Palermo, Castelbuono and the sea of Cefalù. In Savoca, between the church of San Nicolò, Piazza Fossia and the Bar Vitelli, Francis Ford Coppola recreated Corleone in The Godfather (1972), interweave stereotypes and clichés of an Archaic Sicily that is today outdated. Unforgettable was One Hundred Steps (2000) by Marco Tullio Giordana, recounting the life of Peppino Impastato in Cinisi, whilst Palermo is often the perfect backdrop to incredible adventures of the inseparable Ficarra and Picone, who were born here in 1971. 63


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ALLA SCOPERTA DI POMPEI VIAGGIO NEL PIÙ GRANDE MUSEO A CIELO APERTO DEL MONDO. TRA SCOPERTE RECENTI E SENSAZIONALI: AFFRESCHI, DIPINTI, MOSAICI, DOMUS, TAVERNE E TOMBE di Massimo Osanna [Direttore generale del Parco archeologico di Pompei General Director of the Archaeological Park of Pompeii]

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© Darryl Brooks/AdobeStock

ompei è un luogo unico al mondo. E non solo per lo stato di conservazione straordinario delle sue rovine, ma in quanto palinsesto di molteplici vite urbane che si chiudono nel 79 d.C. per ricominciare all’improvviso nel secolo dei Lumi, con l’inizio degli scavi ufficiali nel 1748. Da allora a oggi si contano 270 anni di nuova vita, un percorso storico fatto di gente impegnata negli scavi, nei restauri, nella riflessione sulla gestione di un incredibile patrimonio, e di visitatori ammirati, ogni anno di più (oggi circa quattro milioni). E ancora, tra quei due momenti emblematici della distruzione e della ri-

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scoperta – 79 e 1748 – un’altra lunga esistenza, più misteriosa, sotterranea: mentre sopra la coltre di cenere e lapilli si ricreava una ferace campagna coltivata, al di sotto si tornava ripetutamente a rovistare tra i muri delle stanze e nelle strade sepolte. Una caccia al tesoro plurisecolare che ha spinto gente comune che viveva, coltivava e lavorava sopra alla città scomparsa a realizzare fosse, gallerie, cunicoli per cercare oggetti preziosi. A Pompei si è sempre scavato, lecitamente e illecitamente. Chi cammina oggi tra le strade della città antica, chi entra nelle sue case ad ammirare pitture e mosaici, difficilmente riesce a cogliere questa strati-

ficazione temporale, mentre è portato a pensare che quello che vede – spazi, architetture, decorazioni – costituisca un fermo immagine di una realtà bloccata una volta per sempre dall’eruzione del Vesuvio ed estratta dal fluire incessante del tempo. La città continua a restituire emozioni e riflessioni, a ispirare mode e forme d’arte, mentre agli addetti ai lavori richiama soprattutto l’impegno incessante (per la sottrazione di lapilli, i restauri, le ricostruzioni) e anche i danni che gli uomini le hanno inferto nel tempo (incuria, interventi sbagliati, scavi clandestini, a volte più spietati della natura). Qual è la Pompei attuale, la nostra


D I S C OV ER I N G P O M P EI I JOURNEY TO THE WORLD’S LARGEST OPEN-AIR MUSEUM. FRESCOES, PAINTINGS, MOSAICS, DOMUS, TAVERNS AND TOMBS AMONGST RECENT AND SENSATIONAL DISCOVERIES

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ompeii is unique in the world. This is not only because of the extraordinary state of conservation of its ruins but due to it being a palimpsest of numerous urban existences cut short in 79 AD before suddenly recommencing in the century of the Enlightenment, with the start of official excavations in 1748. From then to today, 270 years of new life have passed, a historical journey comprised of people engaged in excavations, restorations, reflections on how to manage an incredible heritage, and appreciative visitors coming in even greater numbers each year (today averaging around four million). Between those two emblematic moments of destruction and rediscovery – 79 and 1748 – came another extensive, more mysterious, underground existence – whilst above the blanket of ash and lapilli was a fertile cultivated countryside, beneath lay the walls of rooms and buried streets repeatedly revisited to rummage through the ruins. This centuries-long treasure hunt pushed ordinary people who lived, cultivated and worked above the vanished city to create pits, tunnels and burrows to search for precious objects. People have long been digging in Pompeii, both lawfully and illicitly. Today, those who stroll along the dusty streets of the ancient city, who enter its houses to admire paintings and mosaics, can barely perceive this temporal stratification, being led to believe that what can be seen – the spaces, architecture, decorations –

Due gladiatori alla fine della lotta, in una scena di un affresco scoperto di recente nella Regio V Two gladiators at the end of the fight, in a the scene of the last fresco found in the Regio V

is a set image of a reality stopped in its tracks once and for all by the eruption of Vesuvius and extracted from the incessant flow of time. The city continues to offer thrills and reflections, to inspire fashions and forms of art, whilst the official workers recall the incessant commitment (in removing the lapilli, the restorations, the reconstructions) and also the damage that man has inflicted over time (carelessness, incorrect operations, clandestine excavations – sometimes more ruthless than nature). What is the excavated city of today, our contemporary Pompeii? We can say that today’s Pompeii is the one experiencing a new life, an example of redemption following the dark years of scandals and collapses (including the most striking one of the Schola Armaturarum in 2010). At that time, the prolonged lack of systematic checks and constant maintenance led to situations of degradation so advanced that they could not be safeguarded by standard interventions alone. Pompeii needed a Grande Progetto – a Great Project – able to address all the critical issues in a pervasive and extensive way, finally in an urban scale. Commenced in 2012 but only coming into full force between 2014 and 2019, thanks to a new law (the Valore Cultura decree) and the commitment of two ministers,

Massimo Bray and Dario Franceschini, the Grande Progetto Pompei has led to a change in governance (with the Carabinieri General Giovanni Nistri as General Director of the GPP, today replaced by General Mauro Cipolletta, and the author as Special Superintendent and now Director General of the Archaeological Park), putting in place qualified forces and skills, enlivened by a common goal to do a good job and do it quickly. In this way, fundamental operations and activities were undertaken to conserve and preserve Pompeii, solving many of the problems never before addressed, securing the entire archaeological area, restoring and reopening whole zones, buildings and roads denied to the public for too long. In opening access to 32 hectares out of the 44 excavated plus new pathways, including one for people with disabilities, special attention was paid to fruition, to the public archaeology, defining communication and dissemination systems that now transmit a completely new image of Pompeii. With the Grande Progetto, we finally returned to digging, which had not been done since the 1960s. The works to secure the excavation sources, a project that involved the re-shaping and stabilisation of the escarpments 65


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termine opere lasciate incompiute nel passato. Come si poteva immaginare, trattandosi di Pompei, molte sono state le scoperte e altrettante le sorprese. Lungo via di Vesuvio, il cardo di Pompei che taglia la città in due da nord a sud, incrociando ad angolo retto prima via di Nola e poi via dell’Abbondanza (il decumanus), sono venute alla luce parti di nuove case, come quella che ha restituito l’affresco di Leda, uno dei quadretti mitologici più belli e sensuali che la città vesuviana ha restituito: la bellissima regina spartana è colta nel momento dell’amplesso con Zeus trasformato in cigno. Nella Regio V gli scavi hanno inoltre portato alla luce un’intera strada, con le botteghe, i ristoranti e le case che si allineavano ai due lati, come quella decorata dai bellissimi mosaici ispirati dalla mitologia di Orione. Sui due pavimenti della casa è rappresentato il bellissimo e gigantesco cacciatore del mito greco mentre cattura animali di ogni genere e viene trasformato nell’omonima costellazione; o ancora la Casa col giardino, con i suoi affreschi e il tesoretto di amuleti che rimanda forse alle attività domestiche di una maga. In attesa di poter riaprire al pubblico questi ambienti, si restituisce alla fruizione una grande area di Pompei, buona

parte delle Regio I e II, l’ultima parte della città messa interamente in sicurezza. Si riaprono così nuovi assi stradali e soprattutto opere di grande bellezza, come la Casa del Frutteto, su via dell’Abbondanza, con le sue straordinarie stanze dalle pareti decorate da lussureggianti giardini, e la Casa degli Amanti, unico esempio che si è conservato fino a oggi di peristilio con due piani e due ordini di colonne. Chiusa al pubblico dopo il terremoto del 1980, deve il suo nome alla scoperta di un graffito che riporta una delle frasi amorose più celebri: amantes ut apes vita mellita exigunt (gli amanti fanno, come le api, una vita dolcissima). Qui al motteggio sentimentale della prima mano, una seconda, più scettica, ha aggiunto un simpatico commento: velle (mi piacerebbe). Le scritte occasionali sui muri, le parole che hanno attraversato i secoli, sono l’aspetto che più di ogni altra cosa ci avvicina agli antichi, restituendoci frammenti unici di quella vita quotidiana, travolta dell’eruzione ma non cancellata dal tempo. pompeiisites.org pompeiisoprintendenza pompeii_sites pompeii_parco_archeologico

Massimo Osanna e l’affresco con Leda e il cigno/and fresco with Leda and the swan © Carlo Hermann

Pompei contemporanea? Possiamo dire che la Pompei di oggi è quella che vive una nuova vita, un’esperienza di riscatto che fa seguito agli anni bui di scandali e crolli (tra cui quello più eclatante della Schola armaturarum del 2010). Allora, la mancanza prolungata di controlli sistematici e di manutenzione costante aveva determinato situazioni di degrado talmente avanzate da non poter essere gestite solo con interventi ordinari. Pompei aveva bisogno del Grande Progetto, un sistema di interventi che affrontasse in maniera pervasiva ed estensiva – a scala finalmente urbana – tutte le criticità. Intrapreso nel 2012, ma entrato nel vivo delle attività tra il 2014 e il 2019, grazie a una nuova legge (il decreto Valore cultura) e all’impegno di due ministri, Massimo Bray e Dario Franceschini, il Grande Progetto Pompei ha portato a un cambio di governance (il generale dei Carabinieri Giovanni Nistri in qualità di direttore generale del Gpp, oggi sostituito dal generale Mauro Cipolletta, e chi scrive, come Soprintendente speciale e ora Direttore generale del Parco Archeologico), mettendo in campo forze e competenze qualificate, animate da un obiettivo comune, quello di fare bene e fare presto. Si sono intrapresi, così, interventi e attività fondamentali per la conservazione e la salvaguardia di Pompei, risolvendo molti dei problemi mai affrontati in passato, mettendo in sicurezza tutta l’area archeologica, restaurando e riaprendo intere zone, edifici e strade negate al pubblico da troppo tempo. Restituendo 32 ettari dei 44 scavati e nuovi percorsi, tra cui uno per persone con abilità diverse, mentre un’attenzione particolare è stata data alla fruizione, all’archeologia pubblica, definendo sistemi di comunicazione e divulgazione che trasmettono ora un’immagine del tutto nuova di Pompei. Con il Grande Progetto si è tornati infine a scavare, come non si faceva dagli anni ‘60 del secolo scorso. I lavori di messa in sicurezza dei fronti di scavo, un progetto che prevedeva la risagomatura e la stabilizzazione delle scarpate lasciate dagli scavi del passato, le quali spesso si elevavano per quattro, cinque metri, hanno reso necessario intraprendere nuovi scavi, spesso portando a


Amuleti e altri oggetti forse appartenuti a una maga/Amulets and other objects that perhaps refer to a sorceress

of past excavations, which often rose for four to five metres, rendered it necessary to undertake new excavations, often completing works left unfinished in the past. As can be imagined when dealing with Pompeii, there were many discoveries and a whole host of surprises. Along Via di Vesuvio, the road that dissects the city of Pompeii from north to south, crossing at right angles Via di Nola first of all then Via dell’Abbondanza (the decumanus), parts of new houses – such as that containing the fresco of Leda, one of the most stunning and sensual mythological images that the Vesuvian city has revealed, with the beautiful Spartan queen captured in the amplex with Zeus transformed into a swan. In Regio V, the excavations have also brought to light an entire street with shops, restaurants and houses aligned on both sides, such as that adorned with stunning mosaics inspired by the mythology of Orion. Depicted across the two floors of the house is the beautiful and gigantic hunter from the Greek myth capturing all kinds of animals, being transformed into the constellation of the same

name; or the house with a garden, its frescoes and treasure of amulets that perhaps refer to the domestic activities of a sorceress. In anticipation of being able to reopen these environments to the public, a large expanse of Pompeii’s Regio I and II is once more available for fruition as the last part of the city to be fully secured. New road axes and especially works of great beauty, such as the Casa del Frutteto (House of the Orchard), on Via dell’Abbondanza, with its extraordinary rooms with walls decorated with depictions of lush gardens, and the Casa degli Amanti (House of Lovers) as the only peristyle example to have been preserved to this day, with two floors and two rows of columns. Closed to the public following the 1980 earthquake, it owes its name to the discovery of graffiti that shows one of the most famous words of love: amantes ut apes vita mellita exigunt (lovers, like bees, make life as sweet as honey). Here by the sentimental wit etched by the first hand is a second more sceptical addition, with the sweet comment: Velle (I would like that). The occasional writings on the walls,

the words that speak to us across the centuries, are the aspect that – more than anything else – brings us closer to the ancient people, offering us unique fragments of that daily life, devastated by the eruption but not erased by time.

NAPOLI 111 FRECCE AL GIORNO/A DAY

Rizzoli, pp. 416+32 tavole fuori testo a colori € 20 67


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© muf/AdobeStock

MARCHE GOURMET

TARTUFO, VINCISGRASSI E BRODETTO. SULLA VIA FLAMINIA, DA FANO ALLA GOLA DEL FURLO, ALLA SCOPERTA DELLE SPECIALITÀ MARCHIGIANE di Riccardo Lagorio - a cura di vdgmagazine.it

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ano è una città-lasagna: le mura romane si srotolano attorno alla cattedrale, le opere di Raffaello e Perugino in Santa Maria Nuova sono a pochi passi dal'Arco di Augusto, dove la Via Flaminia si affaccia in centro. Dal Caffè Aurora, sulla piazza del Teatro della Fortuna, si sparge il profumo della moretta, l’energica bevanda dei pescatori fanesi, dove anche liquori e caffè si alternano in un susseguirsi di sapori e colori senza mai mischiarsi. Come i profumi del Mercato ittico: qui si fa la spesa di pesce azzurro, seppie e molluschi, in attesa di assaggiare il tipico piatto cittadino durante il BrodettoFest, dal 30 aprile al 3 maggio, o al ristorante AlMare. Prima di seguire la via consolare nel tratto marchigiano, si recupera la bottiglia da tenere stretta per il ritorno a casa salendo i primi declivi: a Sant’Andrea in Villis i migliori vigneti di Alessandro Vitali lusingano il palato con KC, un Bianchello del Metauro

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Doc, rotondo e grasso, da uve Biancame raccolte a giusta maturazione. Nella vicina frazione di Lucrezia il profilo del Monte Catria si impone da lontano e il profumo del pane frusta del Piccolo forno invade la Via Flaminia. Tagliato a fette spesse e passato alla griglia, s’inzuppa di Cartoceto Dop, l'ottimo olio extravergine di oliva della fattoria di Bruno Alessandri. Dalle mura di Cartoceto si ammira la vallata degli ulivi in un rincorrersi di toni verdi dove la brezza marina è già un ricordo. Tra i casolari disciolti sulle colline si può tentare l’acquisto di formaggette di pecora. Oppure bussare alle porte del caseificio di Colli al Metauro per una Casciotta d’Urbino Dop morbida e dolce, da tagliare a spicchi come merenda o scaldare al forno per pochi istanti, arricchendola con il tartufo bianchetto. L’odoroso tubero raccolto dall’Associazione Tartufai nella Foresta Demaniale delle Cesane si festeggia nei primi tre fine settimana di marzo a Fossombrone. Nei ristoranti aderenti alla manifestazione, le preziose lamine cadono sul carpaccio di razza Marchigiana e sui passatelli in brodo. Chi vuole fare scorta della caratteristica pasta fresca si può fermare nel laboratorio di Melissa Ligi, Il Rasagnolo. E gli occhi strabuzzano di fronte al reticolo di edifici, campanili e palazzi nobiliari, Ancora di più avvicinandosi alla Gola del Furlo, il canyon sul Candigliano che sfodera un’intera tavolozza di turchese. Il profilo di San Vincenzo al Furlo predice Acqualagna, la capitale del tartufo bianco. Dopo una sosta al


TRUFFLE, VINCISGRASSI AND BROTH. ALONG THE VIA FLAMINIA, FROM FANO TO THE GOLA DEL FURLO, DISCOVERING SPECIALITIES OF THE MARCHE REGION

Cartoceto, via delle Mura (PU)

© Andrea Contenti

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ano is structured in layers, like a lasagna: the Roman walls unfurl around the cathedral, while the works of Raphael and Perugino in Santa Maria Nuova are just a few steps from the Arch of Augustus, where the Via Flaminia leads into the centre. The smell of moretta, the energypacked drink favoured by local fishermen, spreads from the Caffè Aurora, across the square in front of the Teatro Fortuna: spirits and coffee alternate but never mix, in a succession of smells and colours. Like the smells of the fish market, where you can buy fresh fish, cuttlefish and shellfish, while people who like the most traditional Fano dish have to wait for the BrodettoFest, held from 30 April to 3 May, or at the AlMare restaurant. Before following the ancient Roman road through Le Marche, you should pick up a bottle to hang on to for the trip home as you climb the first hills: in Sant’Andrea in Villis, Alessandro Vitali’s best vines tempt the palate with KC, a Bianchello del Metauro DOC, round and full bodied, made from Biancame grapes picked when perfectly ripe. In the nearby Lucrezia, the shape of Monte Catria is imposing in

the distance, and leaving the Piccolo forno bakery, the scent of pane frusta fills the Via Flaminia. Cut into thick chunks and grilled, it is dunked in Cartoceto DOP (the extra-virgin olive oil sold at Bruno Alessandri’s farm). From the walls of Cartoceto you can admire the olive groves in the valley in

Gola del Furlo (PU)

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a succession of green shades where the sea breeze is just a memory. You can stop off at some of the farmhouses that are scattered across the hills and try to buy little goat cheeses. Or you can knock at the doors of the dairy in Colli al Metauro to get some soft and sweet Casciotta d’Urbino DOP, that you can cut into chunks for a snack, or pop in the oven to warm and then add bianchetto truffle. The flavoursome truffles gathered by the truffle association in the Foresta Demaniale delle Cesane (a national forest) are celebrated in the first three weeks of March at Fossombrone. The restaurants that participate in the festival serve precious truffle slices on carpaccio slices of Marche beef, and on passatelli pasta in broth. If you want to stock up on this traditional fresh pasta, stop off at Il Rasagnolo, the facility run by Melissa Ligi. You will be astonished

or et t

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baked focaccia. You should try the one flavoured with cicoletti pork rinds. The terrain gets rougher as you go towards Cantiano, a paradise for strong, acidic black cherries, which the Lupatelli family use to make jams, drinks and creams to flavour ice cream, yoghurt and cake. Layered, sponge cake, cream and black cherries.

© Luca Toni

Museo del Tartufo per scoprire le curiosità e i segreti legati al tubero, in un percorso che attiva tutti i sensi, si entra nella vicina macelleria per lasciarsi andare ai suggerimenti di Alessandro Foglietta, beccaio per passione e cultore del buon vivere. Il corso del fiume Burano porta diretto alla salumeria di Simona Caselli, a Cagli, dove scoprire i legumi locali e addentare la migliore crescia dei dintorni, la piatta focaccetta cotta al forno. Da provare quella condita con i cicoletti, i ciccioli. La terra s'increspa verso Cantiano, il paradiso dell’amarena dal gusto acidulo e brusco, dove la famiglia Lupatelli trasforma il frutto in confetture, bevande e creme per arricchire gelato, yogurt e torte. A strati, di pan di Spagna, panna e amarene. festivalbrodetto.it oliocartocetodop.it casciottadiurbino.it museotartufoacqualagna.it

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by the web of buildings, bell towers and noble residences. And still more as you get close to the Gola del Furlo, the canyon on the Candigliano river that unveils a whole palette of turquoise. The outline of the San Vincenzo al Furlo abbey appears as you approach Acqualagna, the white truffle capital. After visiting the Truffle Museum to discover unusual facts and secrets linked to these tubers, you can take a path that activates all your senses, and go into the nearby butcher’s and leave yourself in the hands of Alessandro Foglietta, a butcher with a passion for his craft and lover of good living. The Burano river takes you straight to the delicatessen run by Simona Caselli, in Cagli, where you can try local beans and the area’s best crescia, a flat, oven-

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QUANDO IL VINO SI FA SANTO IN TRENTINO PRIMAVERA FA RIMA CON NOSIOLA. TANTI GLI APPUNTAMENTI ENOGASTRONOMICI E CULTURALI LUNGO LA STRADA DEL VINO E DEI SAPORI di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it

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tra la Vallagarina e la Piana Rotaliana, l'Altopiano della Paganella, la città di Trento e il Lago di Garda. Un susseguirsi di degustazioni con i produttori, escursioni nei vigneti, menù e proposte a tema. Tra le serate speciali in programma, Palazzo Roccabruna di Trento offre assaggi di Nosiola, Vino Santo e relative grappe, oltre a proporre un incontro di approfondimento, mercoledì 8, dedicato alle annate storiche di Vino Santo. Racchiusa tra il capoluogo e il Garda, la Valle dei Laghi in primavera dipinge una delle più suggestive cartoline della regione. E ciò che caratterizza questo territorio

© M.Facci | Archivio Strada Vino Sapori Trentino

i scrive aprile, si legge Nosiola. È questo il mese in cui si celebra l’unico vitigno autoctono trentino a bacca bianca e, durante la Settimana Santa, si procede alla torchiatura dei suoi acini appassiti per dare vita al Vino Santo, che deve poi riposare per almeno 50 mesi in piccole botti di legno prima di essere assaporato. E proprio nella culla di tale nettare prezioso, la Valle dei Laghi, dal 2 al 26 aprile si svolge DiVin Nosiola, quando il vino si fa santo. Un mese di iniziative accompagnate anche dalla rassegna A tutto Nosiola, con eventi diffusi

Piana Rotaliana (TN) 72


nei mesi di marzo e aprile è, appunto, la magia delle spremiture delle uve della Nosiola. Da quest’anno, poi, si può visitare la nuovissima Casa Caveau Vino Santo, a Padergnone: un percorso esperienziale fatto di storia, profumi, sensazioni, immagini e racconti, per conoscere tutto sul dolce oro liquido e sui vignaioli che lo producono. Altro luogo dove sostare è il borgo di Santa Massenza, a una manciata di chilometri a ovest di Trento, all’inizio della strada che attraversando la Valle arriva al Garda. D’obbligo passeggiare lungo il sentiero della Nosiola e intorno al Lago di Toblino, visitando anche il suo castello. L'Hotel Garnì Lillà di Terlago è un'ottima base di partenza per esplorare la Strada del vino e dei sapori del Trentino, «un universo di piaceri per il palato che, passando dall’ambiente mediterraneo al paesaggio alpino, offre sia prelibatezze gastronomiche che eccellenze enologiche, come il famoso Trentodoc», spiega il presidente di questa Strada delle meraviglie, Francesco Antoniolli. E se la Valle dei Laghi è caratterizzata dalle produzioni di Nosiola e Vino Santo, la Piana Rotaliana è nota per il rosso autoctono Teroldego Rotaliano, la Val di Cembra è la terra del profumatissimo Müller Thurgau, mentre fra Rovereto e la Vallagarina spicca il Marzemino, vitigno che qui riesce a dare il meglio di sé. Uve che, a loro volta, danno vita a interessanti grappe, espressioni perfette dei relativi vitigni. Dai calici ai piatti il passo è breve. Imperdibili i formaggi Spressa Dop delle Giudicarie, Vezzena e Nostrano del Baldo, oltre alle piccole produzioni di malga, e i salumi: lucanica trentina, ciuìga del Banale, carne salada e carne fumada. Gli amanti di frutta e verdura non restano a bocca asciutta grazie a mele, castagne e ortaggi bio della Val di Gresta, al broccolo di Torbole e agli asparagi di Zambana, da condire con l’ottimo extravergine d’oliva Dop Garda trentino. Immancabile, ovviamente, il pescato di acqua dolce. «Il mondo della Strada del vino e dei sapori del Trentino può essere scoperto anche grazie ai Viaggi di gusto, proposte vacanza che comprendono wine tour dai tre ai cinque giorni», prosegue il presidente. In più, per i turisti eco-friendly ci sono i pacchetti Vacanze sostenibili, per muoversi in modo green e fare visita a ristori, agriturismi e aziende vinicole attenti al bio, come l'Osteria Cà dei Giosi di Terlago e Cantina Toblino. «Si tratta di una proposta che promuove realtà sostenibili e valorizza prodotti locali attraverso spostamenti tramite e-bike e mezzi pubblici. Stiamo inoltre lavorando per trasformare questa offerta in un valore aggiunto trasversale da applicare a qualsiasi pacchetto di viaggio, attraverso iniziative come Un sorso di Trentino by bike e Vini, natura e cultura by bus&train», conclude Antoniolli. «I laghi nel nome, il vento nell’identità. Un connubio inscindibile, che rende la Valle dei Laghi quanto di più variegato consenta il paesaggio alpino. Acqua, rocce, aria, miscelati chissà come e quando, formano scenari di un

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A TUTTO NOSIOLA EVENTI, MENÙ E APERITIVI

APRILE 2-11 La Nosiola a nord di Trento Gaierhof - Roverè della Luna Nosiola in Osteria Osteria Cà dei Giosi - Covelo di Vallelaghi 2 e 9 Degustando la Nosiola di sera Cantina La Vis - Lavis 2-4 e 6-10 Nosiola e sapori di lago Ristorante al Vò - Trento 2-4 e 6-11 Nosiola da gustare Briciole Food&Drink - Rovereto La trentina e la romana Panificio Moderno - Trento 2-4 e 6-12 Gourmet Seduction The Dining Lounge at Solea - Fai della Paganella 2-13 Bouquet di Nosiola e Sfumature di Nosiola Madonna delle Vittorie - Arco Nosiola in trattoria Antica Trattoria Due Mori - Trento La proposta di mezzodì Osteria Le Due Spade - Trento Tre Chiavi di lettura del Nosiola e Nosiola in dolcezza Locanda delle Tre Chiavi - Isera Gusto di Nosiola Al Faggio - Andalo Nosiola a Spormaggiore Alt Spaur - Spormaggiore 2-4 e 9-12 La Nosiola delle colline avisiane Maso Poli - Pressano di Lavis 2-5 e 7-13 Gustando la Nosiola Ristorante Alfio - Dro 73


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habitat solo apparentemente omogeneo. In realtà è un trionfo della diversità». Sono le belle parole di Carlo De Biasi, direttore della Cantina Toblino. «Una diversità che affascina per la spontaneità, per come i confini si intersecano fra acqua e cielo, terre e pareti rocciose, sfumate l’una nell’altra». Siamo in una vallata dove i filari quasi si confondono nell’azzurro lacustre e il blu del cielo. Viti da secoli coltivate su campi strappati alla montagna. «Qui non si vedono vigneti senza imperfezioni. L’estetica è ancora frutto della mano del vignaiolo, che ha piantato a occhio il filare, rispettato il crinale della collina e la corretta esposizione al sole del pomeriggio. Sono vini che raccontano il territorio in cui nascono, che racchiudono saperi, non solo sapori», continua Carlo. «Tutta la comunità della Valle è orgogliosa della sua variegata specificità colturale. Per capire e conoscere questa zona bisogna lasciarsi guidare dal paesaggio e dal vento locale, l’Ora». Era il 2012 quando la Cantina Toblino ha avviato il progetto per lo sviluppo e la diffusione della viticoltura biologica, con la certificazione nel 2015. Poi, con l’arrivo nel 2016 del direttore De Biasi, la cui attitudine alla sostenibilità è stata anche riconosciuta dal premio internazionale Green Personality of the Year 2013, il progetto ha avuto un ulteriore slancio. Mentre, nel territorio, la consapevolez-

za crescente di viticoltori, agricoltori e residenti ha portato alla costituzione del Biodistretto della Valle dei Laghi, promotore dello sviluppo sostenibile dell’intera zona. Altra realtà da assaporare, la Distilleria Marzadro di Rovereto si distingue nella produzione di distillati, grappe e liquori. Tra i più famosi la Grappa Stravecchia Le Diciotto Lune e la dolcissima e aromatica Camilla, molto apprezzata dalle donne. Realtà trentina dal 1949, Marzadro offre il tour dei Cinque sensi, dove i visitatori respirano profumi intensi di frutta, vinaccia ed erbe aromatiche uniti a quelli del legno degli alambicchi. Per comprendere la grandezza di un’arte di famiglia, tramandata con passione da 70 anni, oltre alla distilleria si può visitare l'azienda agricola di Arco, dove si produce un ottimo extravergine Dop. Completiamo il viaggio proprio qui, sulla sponda nord del Lago di Garda, sede della cantina-frantoio Madonna delle Vittorie, appartenente al Gruppo Marzadro. Una posizione a dir poco perfetta, dove l'Ora del Garda e il Pelèr soffiano a intervalli regolari giorno e notte, garantendo l’ideale aerazione dei vigneti che, insieme con la terra fertile e salubre, danno vita a vini bianchi freschi e fruttati, rossi armoniosi e profumati e a una selezione di spumanti d’eccellenza. Con cui brindare alla nostra bella Italia.

© M.Facci | Archivio Strada Vino Sapori Trentino

Lago di Toblino (TN)

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© Archivio Madonna delle Vittorie/M. Facci

Lago di Garda, Torbole e Arco (TN)

SAVE THE DATE//TRENTINO GOURMET 2-13 2-26 18-19 25 1-3, 8-10,15-17,22-24,29-31 30-31 25 giugno-5 luglio 2-5 luglio

APRILE A tutto Nosiola | Strada del vino e dei sapori del Trentino DiVin Nosiola, quando il vino si fa santo | Trento e Valle dei Laghi Etno. Festival dell’etnografia del Trentino | San Michele all’Adige Di maso in maso... di vino in vino | Lavis MAGGIO Gemme di gusto | Strada del vino e dei sapori del Trentino Cantine Aperte | Trentino GIUGNO/ LUGLIO A tutto Müller | Strada del vino e dei sapori del Trentino Rassegna Müller Thurgau. Vino di montagna | Cembra di Cembra Lisignago

© Ronny Kiaulehn

TUTTI I WEEKEND DELL’ANNO Weekend in cantina e Weekend col produttore | Strada del vino e dei sapori del Trentino tastetrentino.it/eventi Strada Vino Trentino VinoDolomiti vinodolomiti

Cantina Toblino (TN) 75


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IL CAMMINO È DONNA COMINCIA LA STAGIONE MIGLIORE PER I VIAGGI A PIEDI. MA IN POCHI SANNO CHE IL PRIMO ITINERARIO MODERNO IN ITALIA, DAI TEMPI DELLA VIA FRANCIGENA, È STATO CREATO DA UNA LEI, ANGELA SERACCHIOLI, E DIFFUSO DA TERRE DI MEZZO, CASA EDITRICE DIRETTA DA MIRIAM GIOVANZANA di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha.it

L’

incontro con l’inventrice dei cammini, Angela Seracchioli, avviene in Molise, a Sant’Angelo in Grotte: un paesino a mille metri di altezza che si affaccia come un balcone sulla Valle del Sannio, in provincia di Isernia, dove lei si sente a casa. «Sono nata a Bologna nel 1951, ho vissuto girando l’Italia e la Gran Bretagna, passando dalle matite dei miei disegni alle pentole, come cuoca vegetariana».

ilmondodiabha

Camminatrice fin da piccola grazie a una famiglia amante quanto lei delle Dolomiti, Angela è approdata ufficialmente in questo mondo a 50 anni suonati, dopo aver percorso le montagne himalayane di Nepal e Tibet. «Tutto è cominciato quando sono partita in solitaria nel 2002 per il Cammino di Santiago», ricorda. «È lì che, in un momento di grande difficoltà, ebbi l’impressione che Francesco d’Assisi camminasse al mio fianco. Per me

quest’uomo inquieto e medievale, eppure così moderno, è sempre stato un maestro di vita». Per ringraziarlo, Angela decide di percorrere un cammino sui suoi passi, che attraversasse i luoghi della sua vita seguendo le Fonti Francescane, le prime biografie sulla vita del Santo. «Era la primavera del 2003 e allora in Italia esisteva solo la storica Via Francigena, che però faceva fatica a decollare. Chi voleva cimentarsi in

Cammino Di qui passò Francesco, verso Assisi (PG)

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© Paula

8.658 KM DI CAMMINI ITALIANI NEI LIBRI DI TERRE DI MEZZO La Via Romea Germanica - 1022 km | Trentino, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio La Via Francigena - 1004 km | Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio La Via Francigena del Sud - 800 km | Lazio, Campania, Puglia Con le ali ai piedi - 500 km | Lazio, Abruzzo, Molise e Puglia Il Cammino di Sant’Antonio - 458 km | Veneto, Emilia Romagna, Toscana La Via di Francesco - 450 km | Toscana, Umbria e Lazio Italia Coast to Coast - 420 km | Marche, Umbria, Lazio, Toscana Il Cammino Minerario di Santa Barbara - 400 km | Sardegna Da Palermo a Messina per le montagne - 370 km | Sicilia Di qui passò Francesco - 363 km | Toscana, Umbria e Lazio Il Cammino di San Benedetto - 305 km | Umbria e Lazio La Via della Costa - 300 km | Liguria Il Cammino nelle Terre Mutate - 257 km | Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo La Via degli Abati e del Volto Santo - 344 km | Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana La Magna Via Francigena - 184 km | Sicilia Il Cammino Materano - 165 km | Puglia e Basilicata La Via Lauretana - 150 km | Marche e Umbria La Via degli Dei - 121 km | Emilia-Romagna e Toscana Il Cammino di Oropa - 100 km | Piemonte e Valle d’Aosta Il Trekking del Lupo - 75 km | Valle d’Aosta terre.it Cammino Con le ali ai piedi, verso Pescocostanzo (AQ)

un cammino andava in Spagna». Fu per caso o, come dice la Seracchioli, per “Dio-incidenza”, che incontrò Miriam Giovanzana della casa editrice Terre di Mezzo, la quale, fino ad allora, aveva pubblicato solo la guida del Cammino di Santiago, dopo aver

percorso anche lei in solitaria quella tratta. «Nacque così la scommessa di trasformare il mio tragitto personale in un itinerario ufficiale: 365 km in 18 tappe, da La Verna (AR) a Poggio Bustone, in provincia di Rieti». Un viaggio a piedi di una bellezza mozzafiato,

Angela Seracchioli segna il cammino Di qui passò Francesco

che la Seracchioli battezzò con il libro Di qui passò Francesco. «Dalla prima edizione pubblicata nel 2004 siamo arrivati a sette in italiano, quattro in tedesco, due in inglese, una in portoghese e una in ungherese». In pochi anni, Terre di Mezzo è divenuta leader mondiale per le guide sui cammini con una quarantina di titoli, grazie all’intuizione di Miriam e al coraggio di Angela, che prima di chiunque altro ha battuto palmo a palmo sentieri e ostelli, case, b&b e agriturismi sperduti in boschi e paesini di una meravigliosa Italia minore. Dopo lo straordinario successo del primo cammino, Angela si spinse verso la Grotta dell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo, in Gargano: così, nel 2011, vide la luce la sua seconda guida, Con le ali ai piedi: 25 tappe e oltre 500 km, attraversando Lazio, Abruzzo, Molise e Puglia. «Strano pensare che sia capitata a me l’avventura di tracciare 900 km di viaggio a piedi. Avevo 54 anni all’uscita della prima guida e 59 alla seconda, non ho un fisico da atleta, eppure resterà questa traccia di me anche quando non ci sarò più». diquipassofrancesco.it 77


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SPECIAL WALKERS Francesca Pratesi, 81 anni, milanese, ha iniziato a fare la pellegrina in solitaria all’età di 70 anni. Ha da poco terminato entrambi gli itinerari di Angela Seracchioli, oltre ad averne portati a termine molti altri. Vienna Cammarota, 70 anni da Felitto (SA), ha compiuto a piedi il Grand Tour di Goethe in cinque mesi. Ad aprile 2020 comincerà il suo Cammino della Seta: 10mila km da Venezia a Pechino in due anni. Roberta Cortella, regista, da oltre dieci anni si occupa di cammini come strumento di reinserimento sociale per giovani detenuti. Ha organizzato e diretto la docu-serie Boez - Andiamo Via, trasmessa con grande successo in prima serata su Rai3. Via Francigena

Sara Zanni, 35 anni, archeologa milanese, nel 2014 arriva a Finisterre, in Spagna, da Milano, nel 2017 cammina da Aquileia a Belgrado. Ha compiuto anche il Cammino per Gerusalemme, fondato il sito 100daysontheway.com e il gruppo Facebook Cammino di Santiago…il ritorno, con 16mila iscritti. Samantha Cesaretti, 40 anni, di Lucca, ha camminato nel 2018 dalla sua città fino a Santiago. Si occupa di accessibilità dei cammini, in particolare sulla Francigena, pubblicando sull’argomento il libro Passi di felicità e creando l’organizzazione di volontariato Sentieri di felicità. Cristina Menghini, milanese, 43 anni, cammina più di tutte: otto mesi all’anno da 12 anni, superando fino a oggi i 30mila km a piedi. Elisa Peruzzi, 35 anni, da Milano, nel 2019 ha percorso 2.900 km in solitaria, da Desenzano del Garda a Santiago. Quest’anno farà la Via Francigena dalla Valle d’Aosta alla Puglia per promuovere il suo progetto Teatro in cammino, recitando un monologo in ogni tappa.

RETE NAZIONALE DONNE IN CAMMINO Ilaria Canali, romana 48 anni, l’8 marzo 2019 crea la Rete Nazionale Donne in Cammino, contagiando in meno di un anno oltre 50mila marciatrici. Ogni giovedì su Radio Francigena, l’emittente ufficiale dei cammini, intervista donne con questa passione. Inoltre, la Rete Nazionale partecipa alla fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili Fa’ la cosa giusta! (falacosagiusta.org), venerdì 6 marzo a Milano, con l’incontro Le ragazze in gamba son tornate.

PRIMATO AL FEMMINILE Nel 2019 a Santiago si è raggiunto il record di 347.578 pellegrini e, per la prima volta nella storia, le donne hanno superato gli uomini con il 51,15% (177.891 in totale), contro il 48,85% maschile.

A PIEDI PER L'8 MARZO Barbara Cassioli, 33 anni, bolognese, e Valentina Costi, 35 anni di Modena, dall’8 al 31 marzo percorrono la Francigena da Lucca a Roma indossando un vestito da sposa: un cammino speciale intitolato Libera come una donna.

ITINERARI PER TUTTI

© AEVF

Chi non può permettersi il costo di un viaggio a piedi può chiedere sostegno ai Passi Sospesi, l’iniziativa solidale dell’associazione Compagnia dei Cammini che consente di regalare parte di un percorso a chi non può sostenerlo per intero. cammini.eu L’associazione Free Wheels si occupa di rendere accessibili a tutti i cammini in Italia e in Spagna. Come? Organizzando seminari informativi, mappando percorsi con indicazioni di accessibilità, fornendo gli strumenti necessari per vivere queste esperienze e accompagnando le persone lungo questi itinerari. freewheelsonlus.com

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© flyalone/AdobeStock

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FESTIVAL DELLA

SALUTE GLOBALE A PADOVA, DAL 2 AL 5 APRILE, PER DISCUTERE DI ACCESSO ALLE CURE, PREVENZIONE DELLE MALATTIE, CAMBIAMENTO CLIMATICO E SVILUPPO SOSTENIBILE

di Walter Ricciardi e Stefano Vella [Direttori scientifici del Festival]

L

a Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Costituzione italiana indicano la salute come diritto fondamentale e garanzia per la collettività. Malgrado lo sviluppo tecnologico e il pro-

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gresso scientifico della biomedicina, nel mondo permangono intollerabili disuguaglianze in termini di accesso alle cure e ai servizi sanitari, aspettativa di vita e mortalità per malattie, molte delle quali prevenibili e curabili.

Erroneamente lo si ritiene un problema limitato ai Paesi più poveri, ma le disuguaglianze in questo ambito riguardano anche le nazioni più ricche, soprattutto in questo momento storico caratterizzato da un difficile


I LUOGHI Tutti gli eventi del Festival si svolgono nelle sale messe a disposizione dal Comune e dall’Università di Padova. In particolare Palazzo Moroni, Palazzo Bo, Centro culturale Altinate San Gaetano, piazza dei Signori (sala della Gran Guardia), Palazzo Liviano (sala dei Giganti), Museo di storia e medicina di Padova - Musme, Caffè Pedrocchi. Tre punti informativi sono localizzati in piazza delle Erbe, piazza Cavour e nella stazione di Padova. Nello scalo ferroviario, tutti i giorni del Festival dalle 9 alle 19, Medici con l’Africa Cuamm organizza Il treno della salute, un servizio di prestazioni sanitarie e consulenze gratuite. Festival della salute globale 2019

contesto economico-finanziario e geopolitico. Medici, scienziati, sociologi, storici, politici ed esperti italiani e internazionali si riuniscono a Padova, dal 2 al 5 aprile, per il Festival della salute globale organizzato dagli Editori Laterza, in collaborazione con il Comune e l’Università di Padova e la ong Medici con l’Africa Cuamm. Diverse le tematiche sul tavolo: dal diritto universale alla salute e alla prevenzione delle malattie, dall’educazione sanitaria all’economia verde, dall’industria sostenibile alla sana alimentazione, dalla mobilità urbana al futuro delle nostre città. La salute, infatti, secondo l’Organiz-

zazione mondiale della sanità, non è «la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità», ma piuttosto «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale». Per questo, durante il Festival, non si affronteranno soltanto gli aspetti biomedici della questione, ma si allargherà lo sguardo sui fattori sociali ed economici, culturali e ambientali della salute. Inoltre, il festival si occuperà anche dell’impatto che il cambiamento climatico sta avendo (e purtroppo avrà) sulle nostre vite. Un messaggio forte deve diffondersi in questi quattro giorni: che la salute dell’uomo è inestricabilmente connessa con quella del Pianeta. Combattere le diseguaglianze nell’ac-

I TEMI • • • • • • • • •

Urban health e periferie urbane Innovazione e frontiere della medicina Sistemi sanitari, Agenda 2030, salute e disuguaglianze Demografia, invecchiamento e adolescenza Malattie infettive, Aids, tubercolosi e malaria Malattie croniche e cancro Alimentazione e stili di vita Diritti umani e cooperazione internazionale Cambiamento climatico e planetary health

cesso alle cure, tra Paesi diversi ma anche all’interno degli stessi, è una battaglia da portare avanti insieme. Perché, in un mondo interconnesso e sempre più piccolo, occuparsi della salute di chi è più lontano significa curare e prevenire le malattie di chi ti sta accanto. festivalsaluteglobale.it

L’ANTEPRIMA Il 14 marzo alle 11, al Teatro Verdi di Padova, l’evento di anteprima del Festival intitolato La mia salute, la salute di tutti, la salute del Pianeta prevede un dialogo tra i due direttori, Walter Ricciardi e Stefano Vella, professori all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova. A moderare l’incontro Laura Berti (Tg2) e Paolo Possamai (Il Mattino di Padova).

PADOVA 90 FRECCE AL GIORNO 81



UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]

In viaggio con il Prof

LADIES FOOTBALL CLUB UNA BALLATA EPICA DEL CALCIO (AL FEMMINILE): GRANDE AMORE UNIVERSALE E METAFORA DELLA VITA

C’

era una volta un bambino dotato per il nuoto. La famiglia a cinque anni glielo impose. In realtà amava il pallone e arrivato a dieci anni disse, tutto serio, alla madre: «Da oggi andrò solo a calcio». Trent’anni dopo, da manager affermato, continua a giocare nelle squadre di seconda categoria. E, in una vita ricca di incontri ai massimi livelli, non può certo fare a meno di passare le sue domeniche nella squadra del Radicondoli. Del resto, Bernard Shaw diceva, grosso modo, che il calcio racchiude in 90 minuti l’intero universo e il Balzac di questo epico sport, Gianni Brera, aveva per primo colto nel campionato di calcio una metafora della vita. Ma su questo torneremo. Con il suo bel libro Stefano Massini ci regala un’autentica ballata. L’architettura linguistica e teatrale racchiude i capitoli in una cornice ideale che parte dalla squadra e finisce a Stamford Bridge. Il risultato scenico e acustico è a dir poco spettacolare: nel leggere i numeri delle maglie e i nomi sembra di sentire gli altoparlanti dello stadio e, per dirla come il grande Mourinho, «il rumore dei nemici». Ma veniamo alla storia. È il 6 aprile 1917. Gli Usa entrano in guerra, il bollettino dei morti si allunga ogni giorno e Lenin sta preparando la rivoluzione russa. Nel cortile di una fabbrica di munizioni di Sheffield, durante la

pausa pranzo, un gruppo di operaie prende a calci una palla, un prototipo innocuo di bomba, abbandonato là. È il calcio d’inizio di questa storia, il primo sfogo di rabbia di queste donne: mariti, padri e figli sono in guerra, mentre loro combattono contro la solitudine e lo schifo. Undici donne, 11 storie, 11 guerriere che vogliono fare la loro parte. Massini disegna ciascuna, c’è chi legge Marx, chi vuole essere invisibile oppure diventare suora. Penelope parla in un modo tutto suo e vede le cose come stanno, Rosalyn, enorme, difende la porta come se ne andasse della sua stessa vita. Queste povere anime vengono ricamate con lo stesso filo e poi sollevate in alto tutte insieme. E si fondono in una sola meravigliosa entità: le Ladies Football Club. Hanno insegnato loro a essere pazienti e compassionevoli crocerossine. E invece diventeranno una squadra, la prima in assoluto, che osa sovvertire le regole di un gioco allora solo maschile. Indosseranno pesanti divise nere e si sentiranno vive insieme, sul campo. Con l’entusiasmo di prendere a calci una palla e infilarla in rete (non importa quale!). Saranno, insomma, le nostre eroine. A volte perdono, ma quando Rosalyn Taylor scappa via stringendo un pallone, forse tutto lo stadio di Stamford Bridge sarebbe voluto fuggire con lei. Beppe Severgnini sarebbe d’accordo. Il campionato di calcio è una metafora

perfetta della vita e del campionato del potere con quattro regole ferree: 1. quantità (intesa come allenamento e dedizione), è solo un prerequisito; 2. qualità, estro, fantasia intelligente; 3. dèi benevoli, perché dai gravi infortuni non sempre si riesce a risollevarsi; 4. fisico bestiale, per sopportare le avversità, i veleni, le cattiverie e le ingiustizie. Sapendo che alla retorica domanda «ma ne valeva la pena?» si possa rispondere senza incertezze (le ragazze inglesi e tutti noi) «sì, ne vale la pena».

Mondadori, pp. 192 € 16 83


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura Giovane dilettante

BRANI TRATTI DA LADIES FOOTBALL CLUB

I

l fenomeno del calcio femminile nacque in Inghilterra, negli anni della Prima guerra mondiale. Squadre divenute poi leggendarie come le Dick Kerr’s Ladies si formarono fra le operaie di stabilimenti tessili o di munizioni, e in breve tempo crebbero a dismisura nell’affetto e nel seguito del pubblico, procurandosi l’aperta ostilità delle istituzioni maschili del calcio. Molte di queste squadre furono dunque costrette a sciogliersi per legge, dopo pochi anni di incredibili successi. Questa è la storia di una di loro. La squadra Maglia n. 1 – Rosalyn Taylor Maglia n. 2 – Olivia Lloyd Maglia n. 3 – Justine Wright Maglia n. 4 – Penelope Anderson Maglia n. 5 – Abigail Clarke Maglia n. 6 – Haylie Owen Maglia n. 7 – Melanie Murray Maglia n. 8 – Violet Chapman Maglia n. 9 – Brianna Griffith Maglia n. 10 – Sherill Bryan Maglia n. 11 – Berenice MacDougall [...] Lei il football l’aveva sempre avuto dentro. Certo: allo stadio nessuno ce la portava. Ma suo padre non parlava d’altro. Era cresciuta, in casa, con football e litanie, che sua madre era una donna religiosa, e cosa non avrebbe pagato perché Violet si facesse suora. Ahimè: forse le sarebbe andata bene, se non ci fosse stato in casa tutto quel football nell’aria. Violet si era fatta un campionato a modo suo: a dieci anni trovò nel cassetto i santini di sua madre, e con quelli faceva le formazioni:

Era il Paradiso Football Club. E ovviamente nella testa di Violet Chapman la squadra vinceva sempre. Ecco perché, fra tutte, fu lei a tirare il primo calcio. Che comunque, come disse la maglia 5, Abigail Clarke: «Anche se il calcio non lo avesse dato lei, sarebbe stata un’altra: dovevamo iniziare, era scritto non so dove, era deciso.» E Abigail Clarke vedeva le cose esattamente come stanno.

san Pietro in porta, con tanto di chiavi. In attacco: san Giorgio, san Gabriele e san Michele, arcangeli con la spada. Centrocampo: san Patrizio, san Lorenzo. Difesa: san Colombano, sant’Agostino, san Goffredo. Fasce laterali: san Sebastiano, san Paolo. 84

Quel 6 di aprile, insomma, in un cortile di Sheffield c’era una storia tutta da scrivere, fra undici operaie e un pallone. E a Justine Wright la cosa piacque subito da matti. Non foss’altro perché cercava da anni marito disperatamente senza trovarlo. Per cui le piacque eccome l’idea di prendere a calci un pallone: maschile singolare.


Un assaggio di lettura Con tutto che – a dire il vero – non era un pallone, ma una palla. Femminile, singolare. [...] Ignoravano che di lì a poco niente sarebbe stato più come prima. Violet Chapman fu lei la responsabile. Finì di mangiare il suo sandwich aringa e salsa accartocciò il tovagliolo unto si stropicciò le mani con la lingua si ripulì le labbra dai residui del sale e intanto... E intanto… E intanto, con gli occhi… Con gli occhi fissava là nel mezzo a dieci passi ciò che nessuno finora aveva visto: Sister K, la sorellina buona, dopo l’ultimo lancio di ieri era finita – chissà come, chissà perché – proprio nel mezzo del cortile.

nella forza di un calcio con tutta l’energia di quel sandwich aringa e salsa. E lì accadde l’impensabile. Fu come se tutte – senza parlarsi – sentissero che là – in quella palla – c’era l’occasione del momento, e non solo del momento: pure della giornata, dell’anno e del secolo. [...] Sherill Bryan decise di apparire: era il suo turno, toccava a lei, far finta di non esserci non serviva, non serviva dal momento che c’era. Era in campo, era nella squadra, era una delle undici, e chi se ne importa col numero 1, 4 o 11: comunque c’era. E dal momento che c’era, non restava che esserci. Tanto più che non aveva figli.

Palla al centro? Palla al centro.

Desiree van Lunteren, Nazionale olandese, e Alia Guagni, Nazionale italiana, durante la Coppa del Mondo femminile (2019)

Si fece silenzio. Si fa sempre silenzio, quando il caso e l’umanità trovano un’intesa. [...] E fu la prova dell’esistenza di Dio. Per cui Violet Chapman, in un improvviso slancio – non sportivo: disperato – si precipitò sulla palla a centrocampo e urlando come una sogliola vichinga buttò fuori il peggio e il meglio di sé, lo schifo del mondo, la merda, la guerra: di tutto questo fece un fagotto e lo buttò giù, giù, fino ai piedi – come la zia ma senza rischi di finire suora – vomitandolo

© Rico Brouwer/Soccrates/Getty Images

Ma non così a caso, no: era nel preciso punto – geometrico – fra le diagonali.

Sulla fascia laterale all’improvviso Justine Wright vide sfrecciare Sherill Bryan con una luce tutta nuova negli occhi. Anche Justine non aveva figli, per cui colse al volo, e l’impresa le sembrò stupenda:

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UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura © Valerio Pennicino/Getty Images

Jose Mourinho, allenatore dell’Inter, durante la partita Inter-Sampdoria (2010)

unica indelebile incisa sul marmo nella storia del football e dell’umanità intera. Era il 4 di novembre del 1917. Piena Rivoluzione Russa. [...] Difficile da concepire. Insomma, non è cosa da poco se parti in guerra lasciando a casa un’operaia e quando torni c’è Nostra Signora del Football. Fu deciso che anche stavolta ne sarebbero uscite insieme. Decisione collegiale.

come Erode, sì! Strategia di squadra. come Erode, sì, come Erode, sì, come Erode, li avrebbero ammazzati tutti. Erano in due, sole ma terribili, all’attacco dell’asilo nido… … come un muro gli si pararono in difesa due draghetti alti sì e no un metro, ma Justine li aggirò, dribblando, e passò dritta all’altra… … «E questa chi è? Da dov’è uscita?» si domandavano tutti, fuori e dentro il campo, come se le undici d’un tratto fossero state ventuno: la ragazza era incontenibile… … «Sfondaaa Sheriiilll!» le urlò Justine con tutto il fiato che aveva, non appena, assediata da ogni parte, miss Bryan entrò in area di rigore… … «Muoriii, vacca!» le gridò la setta delle mamme, che se solo lo avesse avuto avrebbe usato volentieri il mitra… … ma neanche quello l’avrebbe fermata: Sherill Bryan era lì per riprendersi tutta la luce di vent’anni d’ombra: scavalcò un difensore, ne evitò un altro, puntò l’incrocio dei pali, su, su, in alto, dov’era certa che il miniportiere mai e poi mai – neppure con la scala – sarebbe arrivato, e piazzò una cannonata 86

Di elaborarla se ne fece carico Abigail Clarke, che a guardar le cose in faccia c’era abituata. Era sempre lei a dare le brutte notizie: in fabbrica era un po’ la sua funzione. Forse perché non conosceva giri di parole, andava dritta all’essenziale. Nel suo quartiere ogni volta che il marito di qualcuna era morto in guerra, si era sempre incaricata Abigail di farglielo sapere. Eseguiva: precisa, tecnica, senza ghirigori. Si diceva che una volta non avesse neppure aperto bocca: semplicemente – sulla porta di casa – dove c’era scritto HOWER, ci aveva aggiunto VEDOVA. Il messaggio era arrivato. Ottimo. Usò lo stesso metodo. Il giorno stesso del ritorno per Teddy, William, George e compagnia c’era uno striscione sulla facciata di casa: BENTORNATO AL MARITO DELLA CAMPIONESSA. Dopodiché, sulla porta, era appesa una foto della moglie in versione football, con su scritto a caratteri ben chiari C’È SEMPRE UN GRANDE UOMO DIETRO UNA REGINA DEL CALCIO. Olivia Lloyd l’aveva copiato da ...«C’è sempre una gran donna dietro un re dei ghiacci»: era l’intervista alla moglie di Falcon Scott, l’esploratore dell’Antartide. E funzionò decisamente.


Lo scaffale della Freccia UN ANNO FELICE Chiara Francini Rizzoli, pp. 345 € 18 Le ragazze attendono l'Amore. Quando arriva, il fulgore le abbaglia tanto che a volte non ne distinguono bene il volto. Chiara Francini si cimenta in una prova narrativa ambiziosa percorrendo l'evoluzione di un rapporto che prende una piega sbagliata, una trappola spietata in cui tante donne cadono accecate dai sentimenti. Racconto magnetico, formidabile crescendo drammatico, prosa originale.

RUVIDE BESTIE Rae Delbianco Neri Pozza, pp. 303 € 18 Contea di Box Elder, negli Stati Uniti. Il cielo nero comincia appena a stemperarsi quando Wyatt Smith si avvicina alla sua mandria. Una ragazzina macilenta ferisce le sue bestie. Catturata e portata al ranch, la bimba che vive nei boschi riesce a fuggire. Bisogna mettersi sulle sue tracce in un inseguimento reso selvaggio e spietato dal cielo inaridito dello Utah e dall’arsura del deserto del Great Salt Lake.

FIGLIO DEL LUPO Romana Petri Mondadori, pp. 375 € 19,50 Avere una madre come Flora Wellman che parlava di spiritismo deve pur aver contato qualcosa per diventare il migliore. Per diventare Jack London. Romana Petri ha raccolto una delle sfide più fascinose che una scrittrice potesse intravedere: quella di raccontare la furia di vivere di un uomo che ha fatto il pugile, il cacciatore di foche, l'agente di assicurazioni e il cercatore d'oro.

LE AFFACCIATE Caterina Perali Neo Edizioni, pp. 168 € 11,90 Dopo anni di lavoro in un’importante società di eventi, Nina viene lasciata a casa. Cinica e piena di pregiudizi, circoscrive la vita nei confini del suo palazzo di ringhiera, mantenendo una florida routine sui social. Trascorre le giornate a osservare i condomini, finché la sua attenzione si concentra su una vicina, perno silente e misterioso di un gineceo di tre anziane. G.B.

TROPICARIO ITALIANO Fabrizio Patriarca, 66thand2nd, pp. 160 € 15 Nell’epoca del low cost, in cui girare il mondo a qualunque condizione, un intellettuale pentito racconta le trappole del turismo contemporaneo, dove tutto sembra un paradiso perduto e incontaminato. Esercizio di intelligenza che misura lo stacco tra mondo reale e catalogo, tra luoghi e marketing, con un occhio al ’900 “viaggiato” da grandi scrittori italiani e l’altro alla fotocamera dell’iPhone. G.B.

AUTOSALONE CORALLO Emanuele Tirelli Ad Est dell’Equatore, pp. 200 € 14 Per uno scherzo del destino, l’11enne Daniele Rocci viene considerato una promessa del calcio. Il ragazzino non ha però il pibe de oro. Venticinque anni dopo, è marito, padre di due figli e, in seguito alla chiusura dell’agenzia immobiliare dove lavorava, anche disoccupato. Tutto cambia quando viene assunto all’autosalone Corallo, il cui proprietario ha una sola regola: essere sempre primo. G.B.

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ARTE

Filippo Palizzi Donne che scavano a Pompei (1870) Olio su tela Collezione privata

PARLAMI DI TE 88


A BRESCIA DONNE NELL'ARTE. DA TIZIANO A BOLDINI, UNO SPACCATO DEL RUOLO FEMMINILE DAL PRIMO RINASCIMENTO ALLA BELLE EPOQUE. NOVANTA DIPINTI, TRA CUI MOLTI INEDITI, CHE SEMBRANO RACCONTARE ANCHE L’OGGI di Sandra Gesualdi

I

sandragesu

l tema della donna nell’arte non è una novità. Madonne, dame, corpi, volti, icone. Da sempre l’universo femminile è stato luogo d’indagine, soggetto estetico studiato, ammirato, spesso sfruttato da pittori e scultori. Anche la mostra di Palazzo Martinengo a Brescia è abitata da nobildonne acconciate alla moda, sen-

suali modelle, popolane scalze, eroine leggendarie o ascetiche sante. «È un argomento di grande attualità», racconta Davide Dotti, preparato ed energico curatore di Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini, in programma fino al 7 giugno nella città lombarda. «Ho provato ad affrontare attraverso il linguaggio immediato della pittura i ruoli femminili nella società, la maternità, il lavoro, le sofferenze. Le opere smuovono sentimenti e riflessioni anche nei non addetti ai lavori». Un periodo lungo quattro secoli che dagli inizi del Rinascimento lambisce la Belle Epoque. Novanta capolavori tra cui una Maddalena di Tiziano con firma autografa per esteso e, per la prima volta in Italia, 25 inediti, un disegno preparatorio del Bacio di Klimt che apre la strada a nuove ricerche, qualche big come Guercino, Hayez e Boldini, il pittore delle signore. Poi un avvicendarsi di scoperte. Dentro ogni quadro, uscito da privilegiate collezioni private, c’è la biografia di una donna che riaffiora dal passato e l’acuta pennellata di artisti poco noti capaci di esprimere bellezza, con tecnica e colori inaspettati. Ecco la novità della rassegna curata da

Dotti: gli strati di conoscenza, i livelli d’osservazione, i rimandi all’oggi. Ci si imbatte in danzatrici adolescenti, fruttivendole romane, giovani spose, frivole fanciulle borghesi, modelle discinte che si prestano all’avidità dell’osservatore, interni borghesi, odalische, regine. Ma accanto alle candide lady ingioiellate – radiosa la Nanne Wiborg Schrader di Boldini circondata da pennellate prefuturiste – o alla donzella sorridente sorpresa da folate di vento, sono descritti secoli e secoli di sfruttamento, violenza, disparità sociale, resistenza. Superato l’impatto estetico, le protagoniste delle tele sembrano dar voce alle donne di oggi nel denunciare quanto ancora il mondo è per lo più declinato al maschile e quanti sforzi abbiano praticato per allungare il passo. La stessa nicchia dell’arte è stata luogo di maschilismo e reclusione per molto tempo. Le rose, i tulipani e gelsomini o le composizioni di pesci di Francesca Volò ed Elena Recco, ignote pittrici del ’700, sono stipate in tavolette di piccole dimensioni, adatte per composizioni da studiolo, perché la pittura in gonnella doveva essere praticata in casa.

Ettore Tito Con la rosa tra le labbra (1895) Olio su tavola Collezione privata 89


ARTE

Nella sezione dei posati spicca Francesca Lechi detta Fanny, immortalata da Appiani. Bagliore sul volto, vestita di pizzi come si addiceva al suo rango nobiliare, tra le mani ha una

Artemisia Gentileschi Cleopatra morsa dall'aspide (1620-25) Olio su tela Collezione Cavallini-Sgarbi 90

corona di mirto. Dotata d’intelletto scaltrissimo, gli occhi belli ricordati da Stendhal, inseguì passioni civili e sentimentali senza risparmiarsi. Il marito da cui era fuggita se la ripre-

se e la fece ritrarre con il mirto, simbolo di fedeltà coniugale, ma non riuscì a toglierle quell’espressione malinconia e quel sorriso estraneo e distaccato.


Angelo Garino Interno con modella nuda (1920) Olio su tela Collezione privata Courtesy Arcuti Fine Art

La Fondazione Marcegaglia Onlus, che si occupa di progetti solidali e micro imprenditoria femminile, è partner del progetto e ha accompagnato ogni sezione tematica con alcune testimonianze. Così, accanto al Suicidio di Lucrezia del Savolini, che si pugnalò per denunciare lo stupro subito, si può leggere una delle tante storie di violenza quotidiana. Gli ultimi dati Istat scuotono: quasi sette milioni di italiane dai 16 ai 70 anni sono state vittime almeno una volta nella vita di una forma di sopruso. Più avanti c’è Artemisia Gentileschi, famosa per proiettare sulle tele, con veemenza, l’abuso subito. Dotti riesce anche a farsi imprestare dagli Sgarbi una rara Cleopatra morsa dall’aspide che sembra un manifesto di denuncia e autodeterminazione. Artemisia all’inizio del ’600 si spoglia di stereotipi e offre alla regina d’Egitto, con la quale si identifica nel sentimento d’amore e morte, il suo volto sofferente e le sue forme carnose. Supera l’idealizzazione del corpo tipica del classi-

cismo e si mostra senza vergogna, in un autoritratto che trasuda di reale dolore. Passano in rassegna decine di occhi vivi, bocche pittate, madri indigenti, femme fatale e amanti sensuali (quelle scomposte di Boldini sembrano immerse nelle geometrie nere del Neocubismo italiano anni ’50), insieme a pie ricamatrici e instancabili lavoratrici, lavandaie, contadine, pastorelle. Tra questa schiera di eroine alcune restano impresse e suggestionano. Palizzi nel 1870 firma Scavi a Pompei e lascia un fermo immagine dirompente a una lettura sociologica. Pompei è stata scavata da donne che trasportavano secchi di detriti e terra sulla testa, a nero o sottopagate, mentre gli uomini si dilettavano a fare gli studiosi di archeologia. La ragazza scalza resa immortale dall’olio di Palizzi ha posato la cesta con le macerie per guardare incantata un muro affrescato, quasi in un gesto di disobbedienza. È attratta dalla bellezza dell’antico. L’arte può se-

durre anche chi è privo di strumenti culturali e fermare per un attimo la condizione di ingiustizia sociale, arretratezza di genere e speculazione salariale. Anche la giovane che Tito dipinge in Con la rosa tra le labbra potrebbe essere una liceale di oggi, con il cerchietto tra i capelli disordinati, lo sguardo altrove e la carica di libertà che emana. E invece siamo nel 1895. Infine ci si imbatte in Tea, la più carismatica creatura rappresentata in mostra. In Interno con modella nuda Garino, a inizio del secolo scorso, adagia la diva francese tra broccati e piume di struzzo. Tea ha uno sguardo fisso su chi la guarda, si mostra spavalda, a seni nudi, mai volgare, eccentrica, sicura di sé. È il primo ritratto, bellissimo, della storia dell’arte moderna a una donna transgender. donnenellarte.it amicimartinengo

BRESCIA 55 FRECCE AL GIORNO 91


ARTE

LE DONNE DI

RAFFAELLO RAFFAELLO SCUDERIE DEL QUIRINALE SCONTI TRENITALIA

Raffaello Sanzio La Fornarina (1520 circa) Olio su tavola Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma

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LA RAFFIGURAZIONE DELL’UNIVERSO FEMMINILE NEI 200 CAPOLAVORI DELL’URBINATE ESPOSTI A ROMA A 500 ANNI DALLA SUA MORTE di Bruno Ployer

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affaello capiva le donne». Con questa affermazione, piena dell’esperienza di storica dell’arte e di sottigliezza, Marzia Faietti parla del rapporto del grande artista con l’universo femminile, delle figure di donna disseminate nelle sue opere e nella sua vita. Faietti è la curatrice, con Matteo Lafranconi, della mostra monografica Raffaello, dedicata all’urbinate nel cinquecentenario della sua morte, avvenuta a Roma il 6 aprile 1520, a 37 anni. In collaborazione con la Galleria degli Uffizi, alle Scuderie del Quirinale, nella Capitale, sono esposti dal 5 marzo al 2 giugno oltre 200 capolavori tra dipinti, disegni e opere di confronto, giunti dalle collezioni di istituzioni italiane e internazionali. Come arriva a dire che Raffaello capiva le donne? Lo dico con intuito femminile, piuttosto che con il rigore filologico della studiosa, però è un intuito che si basa sulla lettura delle immagini. Le figure di donne sono molto differenziate nella sua pittura, dai ritratti alle teste delle composizioni corali, come parte di una folla anonima. Prendiamo le cosiddette arie di testa: è una attitudine a metà tra la postura, l’atteggiamento del capo, lo sguardo, l’espressione interna e la psicologia, anche se ancora non possiamo definirla così. Come Leonardo, «Raffaello aveva il dono della grazia», diceva Vasari nei suoi scritti sull’arte. Osservava le donne in modo entusiastico, con l’attenzione che riservava peraltro a ogni aspetto della Natura. Nei ritratti riusciva a circoscriverne personalità, stato sociale, piccola storia. Per gli artisti dell’epoca cosa significava l’espressione «bella donna»? Era la metafora della bella pittura e anche il bell’artista diventava una metafora della bella pittura. C’è come una simbiosi tra le figure della donna e dell’artista. In che modo Raffaello portava la bellezza nelle sue opere? L’artista capisce che l’idea di bellezza è universale, astratta, che deve però essere concretizzata nella realtà, ha bisogno di un correttivo e quindi lui dice: «Non ci sono a Roma donne abbastanza belle per dipingere la mia Galatea». Per cui deve selezionare, perché ha in mente una sua idea di bellezza, molto concreta e talvolta carnale, come nel caso della Fornarina. La letteratura dell’epoca parla di donne belle dentro e fuori: la bellezza esteriore è il riflesso di quella interiore, di una virtù. Nella vita pratica forse le cose non erano molto distanti da come sono oggi, ma la base culturale era diversa. C’è qualcosa che accomuna le donne rappresentate dal pittore?

Raffaello Sanzio La Madonna del Granduca (1506-1507 circa) Olio su tavola Palazzo Pitti, Galleria Palatina (FI)

È molto difficile descriverle con un unico aggettivo: sono tante e cambiano a seconda dell’evoluzione dell’artista. Però una cosa le accomuna: quando dipinge una donna, Raffaello è come se ci mettesse la pienezza. Per lui sono come grandi vasi: sono madri, mogli, amanti, manifestazioni di una Natura benigna che ispira loro un senso grandioso di concretezza terrena e di aspirazione al cielo. Da giovane immagina donne sottili, poi pian piano le fa più carnose, riflettendo gli studi sull’antichità portati avanti quando giunge a Roma. Viene colpito dalle statue, dalle Veneri: le dimensioni cambiano, tutto è all’interno di una forma rotonda ideale. Queste donne sono, insomma, l’origine della vita. La bella fornarina che vediamo in uno dei suoi dipinti più famosi fu veramente un’amante di Raffaello? Qual è la versione più accreditata tra gli storici dell’arte? Ce ne sono tante, c’è anche chi mette in dubbio che il dipinto sia davvero di Raffaello, ma io non sono d’accordo. Credo che sia suo e sembra che sia stata proprio l’ultima compagna del pittore, però anche lei semi-idealizzata, perché la parte del busto è ispirata 93


ARTE

nettamente a una statua antica: è una statua che si fa carne e sopra c’è il volto di una donna reale. Nelle opere di Raffaello abbiamo spesso una sintesi di diversi modelli culturali, qui abbiamo invece una scomposizione, perché da una parte c’è il volto che fa credere che questa donna sia stata l’amante, dall’altro un corpo impostato in maniera quasi classica. Questa scomposizione ci fa notare che per l’artista ognuno dei suoi contemporanei era l’erede di una grande Storia, era l’uomo che credeva alla ricongiunzione tra l’antico e il presente. La Fornarina, proprio perché era il ritratto più intimo per lui, è il frutto di una scomposizione. È come se dicesse: «Tu sei tu, concreta, ma io sono pittore e ti dipingo come una statua». Questo, secondo me, è un atto d’amore molto grande. Raffaello, che riceveva molti incarichi prestigiosi, era il pittore dei papi e di Agostino Chigi, banchiere molto ricco e potente, ma la sua fama è andata oltre i palazzi vaticani, dei ricchi e dei nobili. C’è in lui anche una vena popolare? Possiamo trovarla nelle sue Madonne esposte nelle chiese, cioè nelle opere visibili in luogo pubblico anche al popolo, per esempio a Città di Castello o a Perugia. Queste tele avevano una grande risonanza, perché erano moderne nella concezione, ma nello stesso tempo all’interno dei dettati. Non erano scandalose, ma innovative nel linguaggio. Questo lo ha reso famoso e amato. Quando nasce la leggenda di Raffaello? Subito dopo la morte, questo artista diventa un fenomeno al di là di ogni aspettativa. La morte stessa, avvenuta come la nascita nel Venerdì Santo, improvvisamente e in giovane età, fa nascere subito la leggenda. C’è un senso di perdita del simbolo di un’epoca e di una certa

Raffaello Sanzio La Velata (1512-1515 circa) Olio su tavola Palazzo Pitti, Galleria Palatina (FI)

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speranza. Nella triade dei geni italiani Leonardo, Michelangelo, Raffaello, secondo lei il terzo è sottovalutato? Lo dicono in molti, soprattutto tra i non addetti ai lavori. Bisognerà lavorare nella cultura popolare per far capire che ciò che sembra semplice è in realtà più complesso. Però dobbiamo anche dire che dopo 48 ore dall’apertura delle prenotazioni per la mostra alle Scuderie del Quirinale c’erano già 10mila richieste. Cosa possiamo aspettarci da questa immersione nell’arte di Raffaello? Spero che ci sia sempre qualcuno di noi ad accompagnare i visitatori con entusiasmo. La mostra deve essere ben spiegata, perché è sottile,

profonda, non solo spettacolare: ha pretese di approfondimento. Raffaello è un artista che mantiene intatta la fantasia nonostante un’opera continua di gestione delle emozioni, che straripano da ogni parte ma vengono dominate. Ogni opera ha qualcosa che evidenzia come la perfezione sia una tensione ideale dell’uomo, è il frutto di una meditazione e di una felicità che, se venissero donate ai visitatori, assicurerebbero benessere per qualche tempo. scuderiequirinale.it ScuderieQuirinale scuderiequirinale

Scuderie

ROMA 207 FRECCE AL GIORNO


IL TALENTO DI ELSA A MILANO, DAL 6 AL 29 MARZO, UN PROGETTO CULTURALE DEDICATO ALLA STILISTA SCHIAPARELLI «Un abito non è solo stoffa, un abito è un pensiero» [Elsa Schiaparelli] morricocecili

MorriCecili

© Elsa Schiaparelli/foto d’archivio

di Cecilia Morrico

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ARTE

È

so creativo, diventando portatrici di significative istanze sociali di mutamento», parola dell’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, promotore del programma. Un fitto calendario di appuntamenti multidisciplinari tra i quali, dal 6 al 29 marzo, spicca il progetto culturale ed educativo dedicato alla figura di Elsa Schiaparelli, ideato da Maria Eugenia D’Aquino insieme con Alberto Oliva e Ilaria Arosio, e realizzato dalla compagnia Pacta. Le iniziative previste ruotano intorno alla produzione di uno spettacolo dedicato alla stilista, Shocking Elsa, dal 19 al 29 marzo, oltre a diversi incontri in vari luoghi di Milano con esperti di moda e altre discipline artistiche che si confrontano sugli aspetti sociali legati alla Schiaparelli, al contesto storico in cui ha operato, all’evoluzione del concetto di fashion, di creazione, di costume e di arte. Ma perché soffermarsi su questa grande couturière nata nel 1890? Per D’Aquino è una lunga storia: «Da anni con Pacta portiamo in scena il filone teatro e scienza. Può sembrare lontano dal mondo di Schiaparelli, ma non è così. Con Ilaria Arosio, astrofisica dell’Inaf - Osservatorio Astronomico di Brera, abbiamo cominciato a interessar-

© Condé Nast Archive/Corbis

passato poco meno di un mese dalla notte degli Oscar, e se i più ricordano la vittoria di Parasite di Bong Joon Ho, primo film non in lingua inglese a vincere nella principale categoria dell’Academy, le più avranno sicuramente ancora in mente la mantella di protesta indossata da Natalie Portman con cuciti i nomi delle registe snobbate dalla rosa dei candidati. L’abito in questione è di Dior e non è certo la prima volta che la moda si fa ambasciatrice dei diritti femminili. Basti pensare a Coco Chanel, che accorciò le gonne al ginocchio e inserì i pantaloni negli armadi del gentil sesso per uno stile di vita attivo, impegnato e pratico. E poi agli anni ’60 della minigonna e ai ’70 segnati dall’ispirazione androgina portata avanti da capi unisex. A incoraggiare il cambiamento sono state stiliste, ma anche artiste, imprenditrici, fotografe, politiche, scienziate, atlete. Professioni spesso dimenticate a cui è dedicato il progetto del Comune di Milano I talenti delle donne, per «evidenziare come – nel passato e nel presente, e spesso in condizioni sfavorevoli – le donne siano state e siano protagoniste nelle diverse discipline del percor-

Elsa Schiaparelli by George Hoyningen

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SAVE THE DATE I TALENTI DELLE DONNE

© Elena Savino

Trisha Baga. The eye, the eye and the ear//fino al 19 lug pirellihangarbicocca.org Carla Accardi. Contesti//27 mar>30 ago museodelnovecento.org Tania Bruguera//31 mar>7 giu pacmilano.it Margaret Bourke-White//18 mar>28 giu palazzorealemilano.it

Maria Eugenia D’Aquino durante le prove di Shocking Elsa

ci alla sua figura come icona di moda e nipote di uno dei più celebri astronomi italiani, Giovanni Virginio Schiaparelli. E, infatti, all’appuntamento previsto al Planetario, sabato 7 marzo, vediamo come Elsa sia precorritrice della Space Age, esplosa negli anni ’60 a opera di Pierre Cardin, André Courrèges e Paco Rabanne. Ma anche innovatrice nell’uso dei tessuti che sono all’origine della rivoluzione industriale: con l’introduzione di cellophane, vetro e plexiglass in abiti e accessori ne ha fatto uno studio a dir poco scientifico». Fulcro del progetto è comunque la pièce teatrale: «Ci concentriamo di più sulla storia di Elsa, veramente avventurosa. Una donna libera che ha fatto scelte importanti che l’hanno portata a essere una creatrice a 360 gradi. Elsa non è una stilista è un’artista. Come le diceva, quasi con disprezzo, Coco Chanel, citata nello spettacolo». La trama, che viene da un’idea della drammaturga Livia Castiglioni, è molto curiosa: «Elsa si ritrova dopo la morte in una sorta di quiz show. In vita aveva partecipato realmente al famoso What’s My Line?, game televisivo degli anni ’50 dove bisognava indovinare alcuni personaggi famosi, e lei stessa fu uno dei vip da scoprire. Allora l’autrice ha immaginato questo grande quiz show nell’aldilà, dove una voce fuori scena interroga la stilista e lei rivive tutti gli episodi della sua vita fino alla sorpresa finale, che non voglio anticipare», continua D’Aquino. Ma non c’è solo il palcoscenico: «Il 22 marzo è in programma uno spettacolo dedicato ai bambini, ispirato al libro illustrato Bloom. La storia di una stilista: Elsa Schiaparelli di Kyo MacLear (HarperCollins, pp. 40 € 18), con disegni bellissimi sull’infanzia particolare di Elsa. Inoltre, sono nate anche collaborazioni con gli istituti come lo Iald - International Association of Lighting Designer e il Caterina da Siena, professionale di moda di Milano, perché in questi progetti bisogna coinvolgere sempre i giovani e i nuovi talenti». italentidelledonne.comune.milano.it pacta.org

Margaret Bourke-White sul Chrysler Building nel 1934 © Oscar Graubner

La città delle donne//fino al 4 giu mudec.it La creatività femminile in musica//fino al 27 mag divertimentoensemble.it Donne per un Teatro dei Diritti (DTD)//4 mar>7 apr pacta.org Le ragazze raccontano//fino al 17 mag mtmteatro.it/le-ragazze-raccontano Donne scatenate//2, 4, 5, 6 mar teatrocarcano.com I giovedì in libreria//fino al 2 lug comune.milano.it

MILANO 192 FRECCE AL GIORNO 97


ARTE

Eugenia Tendere alla perfezione Olio su tela Courtesy dell’artista

IL COLORE DELLE EMOZIONI

LA PITTURA È IL LINGUAGGIO SCELTO DA EUGENIA, GIOVANE ARTISTA EMERGENTE, PER RACCONTARE LE SFUMATURE DELLA VITA

N

di Andrea Sperelli

ata nel 1983 a Volgograd, in Russia, nel 2014 si trasferisce in Italia, dove vive e lavora tra Roma e la Calabria. Una sua personale è stata presentata di recente negli spazi di Fondamenta Gallery, nella Capitale. Le sue opere sono «un inno alla vita», come lei 98

stessa dichiara. Eugenia è una giovane artista che ha scelto il Belpaese come sua nuova patria, restituendo in cambio pennellate a olio, rapide, quasi fossero rubate alla pittura en plein air con le quali percepisce e interpreta la realtà: uno sguardo romantico ma attento al dettaglio, che ricrea


un mondo in cui i colori interagiscono con le emozioni. Di particolare interesse una serie di paesaggi marini, dipinti con tratti leggeri e avvolgenti, caratterizzati da atmosfere rarefatte ma in movimento, squarciate dall’energia della luce. «Il mio rapporto con il colore», spiega Eugenia, «è di viscerale vicinanza. Attraverso il colore riesco a descrivere i sentimenti. E la pittura è il linguaggio che più si presta alla mia tecnica, quello attraverso il quale riesco a raccontare le emozioni. Penso che la gestualità sia una parte integrante dell’opera, un aspetto che incide sulla sua comprensione. Ogni lavoro è frutto di un equilibrio delicato tra pensiero e azione». La passione dell’artista per le bellezze naturali non può che condizionarne anche lo sguardo sulla società e proprio da questa osservazione nasce il suo ultimo ciclo di dipinti che indaga sul genere umano e, in particolare, sulla condizione femminile. «Osservare gli individui perdere naturalezza, stravolgendo la propria identità a causa delle imposizioni di canoni di bellezza sempre più estremi», ha attirato l’attenzione dell’artista, che di questo fenomeno fa una «documentazione priva di giudizio» quanto «una delicata constatazione arricchita da un pizzico di ironia». Il perdersi del particolare, del peculiare in favore di un’omogeneità artificiale è ben raccontato in una serie di tele dai fondali astratti – privati della prospettiva e dominati da

visi di donne tutti uguali, senza espressione, dagli sguardi vuoti – nelle quali Eugenia comunica il disagio nei confronti dell’uniformità, caricaturando i soggetti stereotipati e contrastandoli con una straordinaria varietà nella scelta del colore. L’elemento femminile è molto presente nella sua ricerca artistica e questo perché è convinta che la pittura, come espressione, sia molto affine alla propria personalità. «Nella mia serie di volti ho voluto rappresentare la condizione della donna contemporanea. I molti cambiamenti storici e sociali che hanno scandito la nostra era hanno contribuito anche a scardinare i paradigmi dell’estetica e l’idealizzazione femminile. Oggi l’immagine non è più il principale presupposto della bellezza, soprattutto di quella della donna», racconta Eugenia. «Siamo circondati da modelli straordinari di donne belle per l’esempio che danno, per quello che rappresentano nella società. Ed è per le loro azioni che vengono giudicate. Esattamente come gli uomini. Questa conquista ha richiesto tempo e non si è consolidata in modo uguale in tutte le società. Trovo che sia un aspetto molto interessante su cui misurare il livello di civiltà. Mi piace pensare a quale ruolo avrà la donna tra 50 o 100 anni: un quesito che cerco di instillare in chi osserva le tele», conclude l’artista. eugeniak.com

Eugenia Papaveri Olio su tela Courtesy dell’artista

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ARTE

LA REGINA DEI HA SCOPERTO L’ARTE CONTEMPORANEA CON IL MARITO ARMANDO, RE DELLA PUBBLICITÀ ITALIANA. ORA GEMMA TESTA COLTIVA LA SUA RACCOLTA DI TALENTI CON L’ASSOCIAZIONE ACACIA di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com

È

una donna audace e volitiva, dall’allure sempre radiosa. Gemma Testa ama le battaglie per la cultura e l’arte, fuori e dentro le istituzioni, tra visite agli studi degli artisti e red carpet delle inaugurazioni più blasonate, dove fluttua con grazia in abiti elegantissimi. Salernitana di nascita ma milanese di adozione, nel 1970, dopo l’incontro con suo marito Armando Testa, si trasferisce a Torino, iniziando con lui una collaborazione creativa e professionale dirigendo, allo stesso tem-

po, anche la storica casa di produzione Ardo Film. Dalla scomparsa nel 1992 di Armando, geniale autore dei personaggi e degli slogan che hanno rappresentato l’immaginario dell’Italia del boom economico, ne custodisce l’archivio e ne promuove lo studio e la conoscenza dell’opera attraverso mostre ed eventi internazionali. Parallelamente coltiva l’amore per l’arte contemporanea con la sua attività di collezionista, iniziata negli anni ‘80. Dal 2003 è presidente di Acacia-Associazione amici arte contemporanea italiana da lei fondata.

© Andrea Rossetti

Armando Testa, Before/After Punt e Mes, Frieze Masters 2019, progetto a cura di Michelangelo Pistoletto in collaborazione con Galleria Continua e Gemma De Angelis Testa

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© Barbara Corsico

COLLEZIONISTI Gemma Testa mi sorprende e mi sommerge fin dalle prime battute della nostra intervista, un fiume in piena dove fluttuano la sua storia personale e le sue idee molto nette sull’arte. «Il mio amore per lei risale a quando ero piccola: in casa non c’erano giocattoli, bensì molti libri dedicati ai grandi pittori della storia. L’arte contemporanea è arrivata dopo, quando a 20 anni conobbi mio marito Armando Testa, maestro eccezionale nell’avvicinarmi a questo universo nuovo e sorprendente. Posso dire che galeotti sono stati la laguna di Venezia e l’amore per l’arte che condividevamo e che ci ha accompagnato per il resto della nostra vita insieme», esordisce. Subito però precisa: «Mio marito non era, tuttavia, un collezionista: era un artista a tutto tondo. Il più artista tra i pubblicitari e il più anomalo tra gli artisti. Il disegno occupava quasi interamente il suo tempo e lui non desiderava essere distratto da altre immagini sulle pareti. Gli piaceva essere contornato da muri bianchi, come fossero dei fogli da disegno, su cui poter dipingere. Pertanto la nostra casa di Torino era un loft, molto scenografico ma povero di pareti, con grandi vetrate su tutti e quattro i lati del palazzo. Avevamo la sensazione di essere dentro un acquario, il panorama della città con le sue colline, il suo cielo spazzato via dal vento, in certi momenti era limpido e stellato, ed entrava nella nostra abitazione senza bisogno d’altro». Quale è stato il primo artista contemporaneo che ha scelto di inserire nella sua collezione? Si tratta di un acquisto che avvenne molto prima di

cominciare la mia attività di collezionista: un’opera di Cy Twombly del 1962, The Vengeance of Achilles, nella quale ritrovai la mia passione giovanile per l’eroe omerico. All’epoca, nei primi anni ‘80, ero molto radicale, amavo quasi esclusivamente Lucio Fontana, Piero Manzoni, Robert Ryman e Cy Twombly, che ancora oggi rimane tra i miei artisti preferiti. La scelta di Twombly, poi, era stata una vera e propria provocazione nei riguardi di mio marito. Un autore così lontano da quelli che lui amava, diventato fonte di piacevoli e stimolanti discussioni. La collezione vera e propria, a parte qualche sporadico acquisto, è iniziata dopo la scomparsa di Armando. Qual è il capolavoro della sua raccolta a cui è più legata? Le opere nella mia casa sono state scelte tutte con amore, sentimento percepito da chi visita la mia collezione. Ciascuna di esse mi ha donato molto, mi hanno aiutata a capire molte cose della vita. Per questo, mi è difficile selezionare un solo artista.

© Fabio Mantegna

Gemma De Angelis Testa nel suo appartamento a fianco all'opera di Armando Testa, Sedia Antropomorfa, 1976, e di Ed Ruscha, IF, 1995

Collezione Gemma De Angelis Testa. Da sinistra Bill Viola, Surrender, 2001; Peter Doig, House of pictures, 2001; John Currin, Young Man, 1992 101


© Fabio Mantegna

ARTE

Gli artisti italiani della Collezione ACACIA, Palazzo Reale, Milano, 2012: in primo piano Gianni Caravaggio, Cause, 2003; a fianco Gianni Caravaggio, Cacciatore di soli, 2008; dietro Francesco Gennari, La degenerazione di Parsifal (natività), 2005-2006

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Nel 2003 ha fondato Acacia. Di cosa si tratta e perché ha deciso di dar vita a questa associazione? Acacia nasce su mia iniziativa con l’obiettivo di dialogare con le istituzioni, sostenere i giovani artisti italiani e promuovere l’arte contemporanea. L’associazione

© Fabio Mantegna

Lei ha sempre visitato le grandi manifestazioni internazionali d’arte contemporanea. Ha qualche aneddoto da raccontarci con suo marito, i Maestri e i galleristi che avete conosciuto insieme negli anni? Tra i miei ricordi vi sono molti aneddoti. Non frequentavamo solo le grandi fiere, ma visitavamo spesso anche le gallerie private. Per esempio, mi viene in mente un episodio che vede protagonista il grande critico d’arte Luigi Carluccio, in occasione di una mostra di César a Torino, alla galleria Il Fauno di Luciano Anselmino, in piazza Carignano. L’artista aveva presentato le sue tipiche compressioni sotto forma di rettangoli, accompagnati da altri oggetti di uso quotidiano come mestoli o pentole schiacciate. Usciti dall’esposizione, fuori dalla galleria, Carluccio discuteva animatamente con Armando su ciò che avevano visto: credo che lui non fosse un estimatore di César, mentre Armando lo apprezzava, o almeno si erano piaciuti. Il critico, vedendomi uscire dalla galleria, con tono piuttosto nervosetto disse ad Armando: «Voglio proprio chiedere a Gemma, che è giovane, cosa le hanno trasmesso questi lavori!». Emozionata e rossa in viso per aver suscitato il suo interesse, circondata da un gruppetto di persone sopraggiunte, non volevo sfigurare agli occhi di Armando, dunque mi feci coraggio e risposi: «C’è un capovolgimento e una metamorfosi delle cose – gli oggetti hanno perso il loro valore d’uso – e hanno assunto un significato nuovo e diverso da quello originario, pertanto stimolano la nostra immaginazione». Armando fu compiaciuto dalla mia risposta, pensò che le sue lezioni cominciavano a dare i loro frutti...

Collezione Gemma De Angelis Testa. In primo piano Armando Testa, Sedia AT, 1990; sullo sfondo Cecily Brown, Handsome Stranger, 2010


raccoglie collezionisti attivi che partecipano in prima persona al sistema dell’arte (conferenze, manifestazioni internazionali, lezioni in prestigiose università) e che, soprattutto, si impegnano in un’azione che mi piace definire di “mecenatismo collettivo”, ovvero di collezionismo inteso non solo come godimento personale, ma come momento di condivisione con la comunità. Acacia è stata istituita, infatti, anche con il preciso intento di raccogliere opere da donare al tanto atteso museo di arte contemporanea di Milano, del quale ancora oggi aspettiamo l’annuncio, ma senza scoraggiarci. Come l’albero dell’acacia, resistiamo a tutte le intemperie, aspettiamo il museo, ma abbiamo già pronta la collezione, tutt’ora in progress, in mostra dal 2015 al Museo del Novecento. Lei ha, pertanto, un osservatorio privilegiato sul collezionismo italiano. Ci può tracciare l’identikit del collezionista d’arte contemporanea oggi? L’arte si sta orientando verso uno scenario in cui non c’è distinzione tra bene di consumo, opera d’arte e design. Non esiste un identikit globale per il collezionista. Ne esistono di varie tipologie: quello che sceglie di pancia, il riflessivo che medita l’acquisto più a lungo, lo speculativo che compra con lungimiranza o, ancora, il bulimico che acquista in quantità per primeggiare nella scoperta dei nuovi talenti. Credo che ciò che accomuni tutte queste tipologie sia la conoscenza del mondo dell’arte e la continua necessità di aggiornamento. Perché è importante collezionare arte contemporanea? È uno specchio della società e si ispira ai valori universali, ai sentimenti, alla vita, alla morte, ai problemi sociali. Oggi più che mai c’è grande sensibilità a temi quali

l’ambiente, la salvaguardia del pianeta, i diritti umani e l’immigrazione. L’arte e la cultura ci aiutano a comprendere e a dialogare con gli altri popoli e a favorire le relazioni internazionali. È importante che i grandi collezionisti, quelli che hanno davvero il potere di tessere le sorti del mercato, agiscano con etica in funzione della collettività. Qual è lo stato di salute del Sistema italiano dell’arte contemporanea? L’Italia ha bisogno di fare rete intorno al suo immenso patrimonio culturale di ieri e di oggi. C’è urgenza di un sostegno pubblico all’arte, di adeguate politiche culturali, di agevolazioni fiscali e di azioni a sostegno di università e accademie: il ruolo degli insegnanti deve essere valorizzato, sia economicamente che moralmente. Le tante punte di diamante che abbiamo nell’arte, nella moda, nel design e nel cinema non possono essere abbandonate ma devono essere supportate e valorizzate dalle istituzioni. Sorprende che, per esempio, le opere di Armando Testa, riconosciuto come un grande creativo, siano parte dei pezzi di design dei principali musei in tutto il mondo, come il MoMA, lo Stedelijk Museum o l’Israel Museum di Gerusalemme – e tanti altri – e Milano non senta l’esigenza di includerlo nelle collezioni museali. Fa riflettere anche il fatto che molti protagonisti del mondo della critica d’arte italiana abbiano avuto riconoscimenti all’estero prima che in Italia. Le esperienze internazionali sono fondamentali, ma bisognerebbe lavorare per incentivare il loro ritorno in patria con posizioni di responsabilità all’interno del sistema dell’arte italiano. acaciaweb.it

© Fabio Mantegna

Opere della Collezione Gemma De Angelis Testa. In particolare: sulla parete sinistra l’opera di Paola Pivi, Senza titolo (Perle), 1999; al centro della stanza davanti al divano la scultura di Yinka Shonibare, "Water" (SHO 590), 2010; in primo piano a destra la scultura di Anselm Kiefer, Erinna, Praxilla, Myrthis, Sappho, Nossis, Corinna, Telesilla, Anita, Moira, 2004

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ARTE

SCATTI AL FEMMINILE A MANTOVA LA PRIMA EDIZIONE DELLA BIENNALE CHE METTE IN MOSTRA IL RAPPORTO TRA DONNE E LAVORO. MENTRE VOLTI DI ATTIVISTE, SCIENZIATE E POLITICHE SONO AL CENTRO DELLA RASSEGNA WOMEN, A BOLOGNA di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

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l fermo immagine sceglie una mano femminile. Un filo rosa cuce i suoi disegni su calli generati dal duro lavoro. La donna, la sua forte fragilità e, soprattutto, il suo corpo raccontano questa e altre storie. A Mantova, dal 5 al 29 marzo, in molte sedi sparse nella bella e storica città

lombarda, è il momento della Biennale della fotografia femminile. È una prima edizione che vede protagoniste, come autrici e soggetti delle immagini, le donne. E come tema portante il loro rapporto con il lavoro. Per questo la foto della mano cucita da un ricamo, che rimanda a un’attività con-

siderata tradizionalmente femminile, è l’immagine iconica di questa rassegna. L’opera di Eliza Bennett vuole sfidare i preconcetti sul fatto che il lavoro delle donne sia semplice e leggero. Dedite al ricamo e alla tessitura sono anche le romene ritratte in Transilvania da Rena Effendi. Insieme con gli

Eliza Bennett, A Woman’s Work is Never Done (2014)

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Rena Effendi, Transylvania: built on grass, Maramures, Romania (2014)

uomini, fin da giovanissime, trascorrono la maggior parte delle loro faticose giornate tra campi e cumuli di paglia, vacche e cavalli, come testimoniano gli scatti dell’artista. A dimostrare che il lavoro, soprattutto se umile e pesante, non può fare a meno della fisicità. Sono di nuovo i corpi, in questo caso di bambine thailandesi, al centro delle creazioni di Sandra Hoyn, fotografa sensibile a temi sociali come lo sfruttamento minorile. La sua denuncia parte dall’obiettivo che inquadra bimbe appena cresciute e coinvolte, insieme a coetanei maschi, in combattimenti di boxe su un ring. Una pratica da condannare aggravata dal fatto che i genitori di questi ragazzini scommettono forti somme e incitano i figli a vincere, a qualunque costo. Si tratta di persone indifese, che diventano vittime di sopraffazione e arroganza. Indifesi sono anche gli appartenenti al cosiddetto terzo genere, le Hijras. Né uomini né donne, in molti Paesi asiatici una volta erano considerati semidivinità ma ora non hanno un’identità riconosciuta. In nazioni come il Bangladesh sono individui relegati ai margini della società. A ritrarli è Annalisa Natali Murri, che li definisce

Cinderellas, senza diritto alla patente o al passaporto, costretti a prostituirsi. Le sue immagini forti denunciano senza filtri una situazione sociale da migliorare, su cui il dibattito è sempre aperto. E alla Biennale sono molte le

opportunità di confronto, con diverse conferenze in programma. Il 5 marzo viene affrontata la questione del gender gap, o tetto di cristallo, negli ambienti professionali. Il 7 si parla di come le fotografe italiane hanno affrontato il tema del lavoro a partire dagli anni ’60, analizzando anche mestieri invisibili come quello delle madri, per poi passare a documentare le lotte per i nuovi diritti negli anni ’70. E sono sempre i corpi che, indignati insieme alle anime e mossi dal senso di giustizia, scendono nelle piazze del mondo per protestare: è l’esempio della Georgia fotografata da Daro Sulakauri nel progetto The Black Gold. Qui la denuncia riguarda le pessime condizioni dei lavoratori nelle miniere di manganese, con turni di lavoro da 12-18 ore a 13 chilometri di profondità. Mentre Donata Pizzi, che dal 2015 è impegnata a riunire in un’unica collezione gli scatti incentrati sul tema del lavoro delle artiste attive dagli anni ’60 a oggi, offre al pubblico immagini ironiche e contraddittorie tra donne impegnate in attività agricole, o nel trasportare acqua, e inquadrature di signore borghesi libere solo in apparenza. Anche il corpo della Terra soffre.

Erika Larsen, Quinhagak (2015-2019) 105


Come viene evidenziato dalle foto di Betty Colombo, che vuole immortalare la contraddizione del rapporto tra uomo e natura. L’umanità distrugge i boschi e il verde, ma è anche all’altezza di una riparazione, termine che la viaggiatrice fotoreporter usa per definire la sua opera. Il 14 e il 15 marzo l’artista è protagonista di un workshop in cui insegna a costruire un reportage in giro per Mantova, tra luoghi storici e iconici, gettando l’occhio e l’obiettivo sulla vita sociale della città. Gioventù e natura sono soggetti scelti anche da Erika Larsen che in Alaska, a Quinhagak, ha iniziato la sua ricerca seguendo l’archeologo Rick Knecht. Lo studioso ritiene che gli antenati siano vivi a loro modo negli oggetti scoperti, nella danza dei bimbi, nelle storie degli anziani e nel lavoro quotidiano degli abitanti del villaggio. Infine, Nuda come la Terra Madre è il titolo del laboratorio di Letizia Battaglia, in programma il 28 e il 29 marzo, che pone l’attenzione sul linguaggio

© Amy Toensing

ARTE

Alcune donne partecipano alla cerimonia Holi, la festa dell’amore e dei colori che in passato era preclusa alle vedove, al Tempio di Gopinath, in India (2016)

della fotografia attraverso il corpo delle donne, alla conquista di sé e del mondo. Donne, viaggio, natura sono i temi

Una coordinatrice di 24 anni si prende una pausa per fumare una sigaretta fuori dall’African Artists’ Foundation di Lagos, in Nigeria (2014)

cardine scelti per ricordare 100 anni di storie raccontate per immagini dai reporter della National Geographic Society, nella mostra evento Women. Un mondo in cambiamento. Aperta fino al 17 maggio a Bologna, nel complesso di Santa Maria della Vita, è divisa in sei sezioni: Beauty/Bellezza, Joy/ Gioia, Love/Amore, Wisdom/Saggezza, Strength/Forza e Hope/Speranza, declinati tutti al femminile. Immagini colorate e intense fanno soffermare lo sguardo su donne di tutti i continenti, selezionate anche per illustrare ai visitatori l’evoluzione avvenuta nel tempo. Senza dimenticare sfide e problemi irrisolti, sebbene sia passato un secolo dal riconoscimento del diritto di voto alle donne negli Stati Uniti, anniversario ricordato in mostra. L’esposizione si chiude con la sezione Portraits/Ritratti: scatti intimi e biografie di attiviste, scienziate e politiche, da Nancy Pelosi a Liliana Segre. Volti, nient’altro che parti espressive di corpi, che esprimono anime. bffmantova.com

© Robin Hammondi

bffmantova genusbononiae.it genusbononiae

MANTOVA 2 FRECCE AL GIORNO BOLOGNA 169 FRECCE AL GIORNO

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WOMEN BY LETIZIA BATTAGLIA S di Sandra Gesualdi

pesso e sempre più spesso la storia attraversa il corpo femminile. Donne comuni, incrociate per strada, bambine, lavoratrici sono protagoniste di molti reportage di Letizia Battaglia che ne

sandragesu

ha documentato la vita, la condizione sociale, la fatica quotidiana. La Crumb Gallery ospita, dal 7 marzo al 7 aprile, Corpo di donna, la prima mostra a Firenze di una delle più importanti figure della fotografia contemporanea.

Quaranta scatti di nudi, molti inediti, con quella capacità potente della Battaglia di guardare, scrutare alla distanza «di un pugno o una carezza» e oltre le comuni apparenze. Con quella poesia mista a consapevolezza di raccontare con tenacia la forza e la fragilità femminile. Senza veli, giovani o mature, colte nel loro intimo sentire, mai volgari o in posa, le donne dell’artista palermitana sono belle per quello che sono. Come solo l’occhio acuto di una di loro poteva svelare. CrumbGallery

H

istory seen increasingly frequently through the female body. Everyday women, ones you pass in the street, little girls, working women – these are the people who take centre stage in many of the photo-reportages by Letizia Battaglia, who has recorded their lives, their social standing and daily grind. From 7 March to 7 April, the Crumb Gallery is putting on Corpo di donna, the first show in Florence of one of the most important figures in contemporary photography. Forty nudes, many of them never previously exhibited, with Battaglia’s powerful ability to look and scrutinise from the distance of “a punch or a caress” and go beyond everyday appearances. With poetry combined with the awareness of doggedly describing the strength and fragility of women. Unclothed, young and old, captured in their intimate feelings, but never vulgar or posed, the women pictured by the Palermo artist are beautiful for what they are. And from a viewpoint that only another woman can have.

FIRENZE 108 FRECCE AL GIORNO/A DAY Letizia Battaglia Nerina (2019) 107


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MIA PHOTO X 10 D

all’Australia all’Europa, dagli Usa alla Russia fino al Medio Oriente. Mia Photo, la fiera internazionale d’arte dedica-

ta alla fotografia in Italia, quest’anno compie dieci anni e intensifica la rappresentanza degli espositori provenienti da tutto il mondo. Dal 19 al 22

marzo quasi 90 gallerie, il 30% estere, si riuniscono a Milano per proporre indagini sulla fotografia d’arte, eventi e progetti culturali dedicati. L’eclettico Rankin è la firma prestigiosa delle immagini che veicolano la kermesse ideata da Fabio e Lorenza Castelli. Il fotografo inglese, famoso per i ritratti a personaggi dello spettacolo e della moda e per aver immortalato il celebre sorriso della regina Elisabetta, propone volti femminili riletti in chiave eccentrica e pop. In Saved by the Bell Rankin, in collaborazione con il make-up artist Andrew Gallimore, dipinge con colori fluo i volti delle modelle spaziando dalla cultura degli anni ‘80 e ‘90 fino all’Avanguardia. Un mix di sperimentazione e sovrapposizioni cromatiche grazie all’uso di pattern grafici ed elementi tridimensionali applicati sui visi. Tra le novità di questa edizione la mostra curata da Elio Grazioli Beyond Photography, una scelta di immagini che raccontano l’evoluzione dello scatto dal tradizionale reportage di tipo documentaristico ai linguaggi visivi contemporanei. S.G. miafair.it miaphotofair

F

rom Australia to Europe, from the USA to China and the Middle East. Mia Photo, the international art fair dedicated to photography in Italy, celebrates its tenth anniversary this year and has more exhibitors from all parts of the world. From 19 to 22 March nearly 90 galleries, 30% of which from outside Italy, gather in Milan to present explorations on art photography, events and dedicated cultural events. The images chosen to represent the fair created by Fabio and Lorenza Castelli were shot by

Rankin, Leopard - Pink & Green Saved by the bell/HUNGER, Issue 14 (2018) Archival Colour C-Type Lambda Print, 51x61 cm Courtesy of 29 ARTS IN PROGRESS Gallery 108


Marco Gualazzini La scuola primaria Haji Mire, Somalia, Bosaso (2015) Courtesy Contrasto Galleria Milano

eclectic star photographer Rankin. The British photographer, known for his portraits of showbiz and fashion celebrities and for having captured the famous smile of Queen Elizabeth II, presents an eccentric and pop interpretation of women’s faces. In Saved by the Bell, Rankin, in collaboration with makeup artist Andrew Gallimore, paints his models faces with fluorescent colours, ranging from 1980s and 1990s culture to avant-garde. A combination of experimentation and strong colour effects thanks to the use of bold patterns and threedimensional patterns applied to the model’s face. This edition features the new exhibition curated by Elio Grazioli Beyond Photography, a selection of images that describe the evolution of the photograph from traditional documentary-style stories to contemporary visual languages.

MILANO 192 FRECCE AL GIORNO/A DAY Marilù Manzini QN 1 (2019) Courtesy Galleria Paola Colombari 109


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TELEVISIVA di Luca Mattei

ellemme1 - l.mattei@fsitaliane.it

Stefano De Luigi

Gianfranco Funari durante Funari News/Gianfranco Funari during Funari News (1994)

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er la televisione quelli di oggi sono tempi diversi rispetto al secolo scorso, quando sbaragliò facilmente la concorrenza degli altri media. Secondo il rapporto Auditel Censis di ottobre 2019, gli smartphone nel 2018 hanno superato per la prima volta in Italia gli apparecchi tv (+1,3 milioni) e il 9,7% della popolazione guarda programmi su device diversi dal piccolo schermo. Invece, nel corso degli anni ’90, il boom della tv commerciale ha plasmato da un punto di vista antropologico e sociologico intere generazioni. È proprio sul periodo 1994-2004 che si focalizza

Televisiva, progetto di Stefano De Luigi, quattro volte vincitore del World Press Photo. L’Other Size Gallery di Milano ospita fino al 10 aprile 32 scatti in bianco e nero che ritraggono backstage di trasmissioni emblematiche, come Non è la Rai e I cervelloni, oltre a presentatori, starlette e showmen, da Gianfranco Funari a Platinette. Scrutando sotto la superficie patinata dello spettacolo si osserva un habitat buffonesco di creature circensi, in una visione d’insieme grottesca che denuncia anche il nascere di un sistema di parole urlate, fake news e sensazionalismo.

Irene Pivetti e Platinette durante Bisturi/Irene Pivetti and Platinette during Bisturi (2004)

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hese are very different times for television compared to last century, when it easily resisted competition from other media. According to figures published in the Auditel Censis report of October 2019, the number of smartphones in 2018 in Italy has now exceeded that of televisions (+1.3 million) whilst 9.7% of the population watch programmes on devices other than the small screen. Rather, during the 1990s, the boom of commercial television shaped entire generations from an anthropological point of view. It is precisely the time from 1994 to 2004 that is the

focus of Televisiva, a project by Stefano De Luigi, who has won four World Press Photo awards. Until 10 April, the Other Size Gallery in Milan is hosting 32 black-andwhite backstage pictures of emblematic programmes like Non è la Rai and I cervelloni, as well as portraits of presenters, starlets and showmen, from Gianfranco Funari to Platinette. Digging down beneath the slick, show-business exterior you can make out a clownish environment of circus creatures, in a grotesque overview that also criticises the birth of a system promoting shouting, fake news and sensationalism.

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GUSTALI A BORDO Il mare cristallino, le spiagge bianchissime e le alte scogliere di un’isola meravigliosa. Con questo paesaggio negli occhi è facile, guardando gli gnocchetti sardi, riconoscere la forma di una piccola conchiglia. Le contadine che tanti secoli fa inventarono questa pasta, invece, immaginarono di plasmare tanti vitellini panciuti, in dialetto malloreddus, e la battezzarono con questo nome. La sua caratteristica forma rigata si deve alla lavorazione e al ciuliri, il cesto di paglia contro cui veniva schiacciato l’impasto di semola di grano e acqua. Il sugo che esalta meglio gli gnocchetti sardi è il ragù di salsiccia, come quello tipico della zona del Campidano, tra Cagliari e Oristano. Scopri tutti i menù a bordo su itinere.it 120


© Giovanni Malgarini

FRECCIAROSSA GOURMET by

Carlo Cracco

SALMONE AL VAPORE CON BROCCOLI ALL’OLIO EVO Lista della spesa (per 4 persone) 4 filetti di salmone da 150 gr l’uno, 1 kg di zucchine, 1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva, sale marino iodato q.b. Preparazione Lavare e mondare i broccoli lasciando solo le cime ed eliminando i gambi duri e le foglie. Pulire i filetti di salmone dalle squame e sciacquarli sotto l’acqua corrente. Adagiarli in un piano della vaporiera, insaporendoli con un pizzico di sale. Sul secondo cestello disporre i broccoli. Cuocere il tutto per circa 10 minuti. Servire il salmone sul piatto accompagnato dai broccoli conditi con un pizzico di sale e un cucchiaio di olio extravergine d’oliva. Vino consigliato Catarratto Bio Dop, Sicilia Dal colore giallo paglierino tendente al dorato, presenta lievi sentori fruttati e note floreali. Al palato è mediamente acido e tendenzialmente morbido.

Menù Frecciarossa by Carlo Cracco

121


CARTAFRECCIA

PUNTI VERDI CARTAFRECCIA

CON TRENITALIA SI GUADAGNANO PUNTI VERDI E SI RISPARMIA CO2 Per ogni biglietto acquistato per viaggiare su Frecce e Intercity con la propria CartaFRECCIA, in aggiunta ai normali punti fedeltà, Trenitalia accredita i Punti Verdi per chi si sposta nel rispetto dell’ambiente. Si tratta

di punti aggiuntivi che Trenitalia assegna ai clienti in funzione dei chilometri percorsi, come premio per aver scelto il treno anziché la macchina o l’aereo. I punti extra sono assegnati in virtù della CO2 risparmia-

I Punti Verdi non sono qualificanti ai fini del raggiungimento dello status successivo 122

ta, vengono accreditati in relazione ai chilometri percorsi su Frecce e Intercity (1 punto ogni 10 chilometri) e si aggiungono a quelli guadagnati con le altre modalità previste dal regolamento.


MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Andrea Mantegna è il protagonista dell’esposizione a Palazzo Madama di Torino fino al 4 maggio. La rassegna Rivivere l’antico, costruire il moderno presenta il percorso artistico del grande pittore, dai prodigiosi esordi giovanili al riconosciuto ruolo alla corte dei Gonzaga. Articolata in sei sezioni, che evidenziano momenti particolari della sua carriera e significativi aspetti dei suoi interessi e della sua personalità, illustra al tempo stesso alcuni temi meno indagati come il rapporto di Mantegna con l’architettura e la letteratura. Viene così proposta ai visitatori un’ampia lettura del Maestro rinascimentale, che definì il suo originalissimo linguaggio formativo sulla base della profonda e diretta conoscenza delle opere padovane di Donatello, della familiarità con i lavori di Jacopo Bellini e dei suoi figli (in particolare del geniale Giovanni), delle novità fiorentine e fiamminghe, nonché dello studio della scultura antica. Promozione 2x1 per i soci CartaFRECCIA in possesso di biglietto delle Frecce con destinazione Torino e ingresso ridotto per gli abbonati regionali Piemonte. palazzomadamatorino.it

IN CONVENZIONE ANCHE VENEZIA • Collezione Peggy Guggenheim • Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu e Youssef Nabil dal 22 marzo al 10 gennaio 2021 a Palazzo Grassi • Untitled 2020 dal 22 marzo al 13 dicembre a Punta della Dogana MILANO • Museo della Scienza • Elliot Erwitt. Family, fino al 15 marzo al Mudec GENOVA • Museo di Genova FERRARA • De Nittis e la rivoluzione dello sguardo fino al 13 aprile a Palazzo Diamanti

Giuseppe De Nittis Il salotto della principessa Mathilde (1883) Olio su tela Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis

BOLOGNA • Etruschi. Viaggio nella terra dei Rasna, fino al 24 maggio al Museo Civico Archeologico FIRENZE • Fondazione Franco Zeffirelli • Inside Magritte, fino al 13 aprile, nella Chiesa di Santo Stefano al Ponte • Tomás Saraceno. Aria, fino al 19 luglio a Palazzo Strozzi ROMA • Raffaello, dal 5 marzo al 2 giugno alle Scuderie del Quirinale • Gabriele Basilico, fino al 13 aprile a Palazzo delle Esposizioni • Jim Dine, fino al 31 maggio a Palazzo delle Esposizioni • Banksy Visual Protest, dal 21 marzo al 6 settembre al Chiostro del Bramante

Andrea Mantegna Madonna Trivulzio, (1497) Olio su tela Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano

TORINO 60 FRECCE AL GIORNO

NAPOLI • Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica, fino al 21 giugno al Museo e Real Bosco di Capodimonte Info su trenitalia.com 123


NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Val Gardena

Bolzano

Val di Fassa-Val di Fiemme

Madonna di Campiglio Ora Bergamo Courmayeur Milano Aosta

Trento Verona

Cortina d’Ampezzo Udine

Vicenza

Treviso

Brescia

Oulx-Bardonecchia

Trieste

Venezia Padova

Mantova

Torino

OLTRE 300 FRECCE E FRECCIALINK AL G I O R N O

Reggio Emilia AV Modena Bologna

Genova

La Spezia

Ravenna Rimini

Firenze

Assisi

Pisa

Perugia

NO STOP

Ancona

Siena Pescara Roma Fiumicino Aeroporto

Foggia

Caserta Napoli

Matera

Bari Lecce

Potenza

Salerno Sapri

Taranto

Sibari

Paola Lamezia Terme

LEGENDA:

Reggio di Calabria

I collegamenti da/per Bardonecchia sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo 2020 I collegamenti Freccialink per la montagna sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo 2020 Maggiori dettagli su destinazioni e giorni di circolazione su trenitalia.com Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 124

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi

Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio


NETWORK DI OLTRE 100 CITTÀ UN

FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

COLLEGAMENTI GIORNALIERI E DURATA MINIMA DEL VIAGGIO FRECCIARGENTO ETR 700

104 Frecciarossa

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

Milano-Roma 3h 10’

1a

40 Frecciarossa e

Frecciargento

FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

Roma-Venezia1 3h 15’

16 Frecciarossa e

Frecciargento Roma-Verona 3h 18’

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

48 Frecciarossa

Milano-Venezia2 2h 15’

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio I tempi minimi indicati si riferiscono alla soluzione di viaggio più veloce con una delle tre Frecce, dalle stazioni centrali dove non specificato. I collegamenti comprendono sia i servizi di andata che di ritorno. Sono previste variazioni nel fine settimana e in alcuni periodi dell’anno. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni su trenitalia.com 1 Durata riferita al collegamento tra Roma Tiburtina e

Venezia Mestre 2 Durata riferita al collegamento tra Milano Centrale e

Venezia Mestre

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 125


PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE

19 MARZO 2020

SCATTI D’AUTORE PER LA FESTA DEL PAPÀ Testo e foto di Carlos Solito

NEL NOME DEL PADRE E se guardo un ulivo, metto i palmi su naso e bocca chiudo gli occhi e guardo mio padre che sapeva ficcare i piedi nella terra e stare bene contro il vento a frugare nelle tasche del maestrale per cucirmi le ali sulle scapole. Queste ti serviranno, diceva. Quando cadrai, perché cadrai, toccati dalla testa ai piedi, fallo in ogni piega del tuo corpo in ogni epoca della tua esistenza in qualsiasi stanza. Svuota tutti i ricordi assediati dalla rabbia, dalla ribellione dagli abbracci dai pugni stretti dai respiri stretti dalle parole morte sul ciglio dei denti stretti. Rimetti insieme i nostri fiati tra i giorni i mesi gli anni, ricuci il sentiero dei nostri passi e torna a me. Se guardo un ulivo, chiamo in silenzio col pomo d’Adamo che annega nella saliva, col profumo di olio extravergine che svergina le narici. E mi tocco lo sterno, la valle del petto nella quale il mio amore per te scende dolce tra le costole fino all’imbuto del cuore oltre il quale riempie la damigiana della mia coscienza. Auguri papà.

Dal deserto del Wadi Rum, in Giordania, all’ulivo millenario di Santa Maria Navarrese, in Sardegna, fino alle colline ventose dell’Alta Irpinia. Tre intime e semplici pose di altrettanti padri e figli 126


PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

ARLECCHINO TORNA A VIAGGIARE © Archivio Fondazione FS Italiane

L’ETR 250, NATO NEL 1960 COME SIMBOLO DI VELOCITÀ E TRAGUARDI VITTORIOSI, RIPRENDE LE CORSE TURISTICHE

«La velocità dà finalmente alla vita umana uno dei caratteri della divinità: la linea retta»

F

[Filippo Tommaso Marinetti, La nuova religione-morale della velocità, 1916]

u un sogno di velocità, tra forme avveniristiche e voglia di futuro. Nacque così il progetto delle Ferrovie dello Stato per i nuovi elettrotreni veloci del dopoguerra: prima il Settebello, poi il fratello minore, l’Arlecchino. Era l’Italia che rinasceva, un Paese che andava veloce, aveva voglia di cambiare, conquistare un futuro fatto di benessere e stili di vita moderni. I nuovi elettrotreni FS interpretavano al meglio lo spirito di quegli anni, tanto da divenire il simbolo stesso del boom economico italiano, del made in Italy che allora si diffondeva nel mondo con i suoi prodotti: moda, cinema, automobili e, appunto, treni. Nel 1952 l’ETR 300 Settebello stupiva per

SAVE THE DATE TRENI STORICI 1e5 1e8 8 e 22 15 15, 22 e 29 29

MARZO Archeotreno Campania (Napoli-Sapri) Treno della neve sulla Transiberiana d’Italia Pietrarsa Express Reggia Express Treno di primavera sulla Transiberiana d’Italia Archeotreno Campania (Napoli-Capua)

le sue forme aerodinamiche, i suoi belvedere panoramici e l’eleganza degli interni, risultato di una grande tradizione di design e progettazione industriale che portava la firma di Giulio Minoletti e Gio Ponti. Nel 1960 nasceva l’ETR 250 Arlecchino, ricalcando le forme del Settebello ma con una composizione più contenuta (solo quattro carrozze). Quell’anno tutto il mondo ci guardava mentre l’ultimo tedoforo, la sera del 25 agosto, raggiungeva lo Stadio Olimpico di Roma e accendeva la fiamma olimpica. In fondo, la vittoriosa corsa di Livio Berruti sui 200 metri può essere assunta a simbolo di una storia italiana che nel mito della velocità chiudeva uno dei suoi periodi migliori. Oggi quel mezzo mitico, l’Arlecchino, torna a viaggiare, grazie all’impegno della Fondazione FS Italiane che ne ha portato a termine il progetto di recupero funzionale. È stata una sfida impegnativa, un restauro che ha richiesto la massima cura filologica e grandi capacità tecniche per realizzare un treno d’epoca unico in Italia, capace di viaggiare a 170 km/h su tutte le linee FS, con un servizio a bordo di alto livello. fondazionefs.it 127


PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial OfficialTozzi [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

MAGNA SEGESTA A

l centro della Sicilia occidentale, in uno dei luoghi più suggestivi della Magna Grecia, lontana dalle città e isolata su una collina in posizione dominante, Segesta rende ben conto della superiorità del pensiero antico per il rapporto con il mondo naturale. Sedetevi sulle scalinate e guardate verso nord: come in tutti i teatri greci, la scena è il paesaggio e da lì si indovina addirittura il mare. Segesta nasce però autoctona e, anzi, si mette in competizione con le altre città greche delle colonie. Oggi è perfettamente integra in

© Stefano Piazza/AdobeStock

Il tempio dorico di Segesta (TP)

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cima alla collina, come l’avevano immaginata i suoi architetti, e il tempio dorico resta severo e immutabile, appena fuori le mura. Quello che colpisce è il silenzio delle giornate di primavera, la sensazione di isolamento dorato che si respira, la suggestione di un popolo che aveva scelto un punto privilegiato della Trinacria per guardare il resto del mondo. I venti arrivano a soffiare fra le colonne per raggiungere la scalinata del teatro dove voi avrete pazientemente aspettato la sera in raccoglimento: nella luce del crepuscolo la grandezza di chi ci ha preceduto.


CON NOI I BIMBI VIAGGIANO GRATIS

Bimbi Gratis per gruppi da 2 a 5 persone L’offerta è a posti limitati, consente ai minori di 15 anni di viaggiare gratuitamente, mentre gli altri componenti del gruppo viaggiano al prezzo Base. Bimbi Gratis è disponibile per viaggi sui treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity, in 1° e 2° classe e nei livelli di servizio Business, Premium e Standard (sono esclusi i treni IC Notte, regionali, il livello di servizio Executive e Salottino). Le operazioni di cambio biglietto/prenotazione e rimborso sono soggette a restrizioni. L’offerta è acquistabile fino alle ore 24 di due giorni prima della partenza del treno scelto. Condizioni valide al 18/02/2020. Maggiori in formazioni su trenitalia.com



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