In copertina Ferzan Ozpetek

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ANNO XI | NUMERO 12 | DICEMBRE 2019 | www.fsitaliane.it

PER CHI AMA VIAGGIARE

FERZAN OZPETEK MERAVIGLIOSA DEA FORTUNA NATALE ITALIANO VIAGGIO FRA LE TRADIZIONI PINOCCHIO AL CINEMA, A TEATRO E IN MOSTRA




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© Antonio Li Piani

ermetico.op

10 ANNI AV

I

l 5 dicembre 2009 due Frecciarossa partirono uno da Torino e uno da Salerno incontrandosi a Milano Centrale e inaugurando l’era dell’Alta Velocità ferroviaria italiana e la nascita di un brand diventati simbolo di modernità, eleganza e sofisticata tecnologia made in Italy. A bordo dei due Frecciarossa erano presenti i vertici delle Istituzioni nazionali e i sindaci delle città collegate da un servizio e un’infrastruttura che in 10 anni avrebbero rivoluzionato le abitudini e il modo di viaggiare di tanti italiani e turisti. Il successo è stato tale che da allora sono circa 350

i milioni di viaggi compiuti sulle Frecce Trenitalia e le corse ad Alta Velocità sono più che triplicate. Raggiunge il traguardo dei 10 anni anche questa rivista che cerca di offrirvi una compagnia stimolante e discreta, con il lavoro di una vivace redazione interna e la collaborazione di molti amici: giornalisti, scrittori, fotografi e tanti, tanti graditissimi ospiti. Ci sono tutti i motivi, quindi, per festeggiare questo compleanno davvero speciale, salutare il 2019 che sta per chiudersi e brindare, insieme a voi, con fiducia, all’anno nuovo ormai alle porte.

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MEDIALOGANDO

LA CONSAPEVOLEZZA CAMBIA IL MONDO L’INFORMAZIONE DI QUALITÀ SECONDO MARCO TARQUINIO, DIRETTORE DI AVVENIRE di Marco Mancini

È

da dieci anni il direttore di Avvenire, quotidiano dove lavora e scrive da un quarto di secolo. Marco Tarquinio, umbro di Assisi, è professionista dall’eloquio pacato e raffinato, condito da una gentilezza d’altri tempi, che sottendono la tenacia nel definire e dare concretezza ad alcuni inalienabili valori. Innanzitutto il rigore e l’onestà intellettuale («la potenza senza controllo è nulla»), insieme al rispetto delle persone («ogni pezzo che scriviamo è impastato con la vita della gente») e dei fatti («la libertà dei giornalisti è sempre specchio della libertà dei lettori»). Ottimista, per sua esplicita ammissione, ha scelto come motto suo e del giornale questa frase: «La consapevolezza cambia il mondo». Perché una sana informazione ha una funzione pedagogica e rigenerativa, come la misericordia a cui papa Francesco assegna identico fine. E la si realizza anche abbattendo le omologazioni, le vulgate di moda e oltrepassando le bolle nelle quali troviamo conforto e conferme per «vedere anche con gli occhi di un altro e trovare

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marmanug

opinioni diverse che ci costringano a pensare di più». Il nostro incontro inizia davanti a una tazzina di caffè, nella sede romana del quotidiano. Tarquinio ricorda l’imprinting familiare: «Da ragazzo ho avuto la fortuna che a casa mia ne entrassero quattro di giornali, tutti di orientamento diverso. Papà era professore di filosofia e mamma maestra, quindi non erano dei nababbi ma libri e giornali non sono mai mancati e mi hanno guastato, come si vede», ride. Altro che guastato! Ti hanno donato radici sane e solide, direi. Ma iniziamo a parlare di quelle del quotidiano che dirigi, che ha mezzo secolo di storia. Sì, Avvenire nasce nel 1968, per volere di papa Paolo VI. Un giornale glocal, lo si definirebbe oggi, radicato nella realtà italiana ma aperto al mondo. Nasce dalla fusione di due grandi quotidiani, L’Italia di Milano e L’Avvenire d’Italia, entrambi di ispirazione cattolica, guidati da uomini di grande tempra, capaci durante il Ventennio fascista di non scendere mai a patti con il regime. Tra le loro fila anche Odoardo Focherini, l’unico


giornalista beato italiano, a capo di una rete clandestina per far espatriare ebrei e perseguitati politici. Aveva sette figli, il settimo, una bimba, nacque mentre lui moriva in campo di concentramento. Saldi valori che scorrono ancora nelle vene del vostro giornale. Uno dei problemi del nostro tempo è che abbiamo perso di vista, in nome del relativismo assoluto, il bene e il male. Un po’ di sano relativismo è indispensabile, per smussare gli spigoli. Ma se perdiamo la consapevolezza del bene e del male non comprendiamo più perché qualcuno possa sacrificare la propria vita per salvare quella di un altro o l’intero patrimonio di famiglia per salvare la sua impresa, insieme al lavoro delle sue maestranze. Non capiamo più queste vite buone e questi eroismi civili che fanno invece parte della nostra storia. Informare e raccontare storie virtuose aiuterebbe a essere tutti più virtuosi. È così? Guarda, io sono tendenzialmente ottimista, ma so anche fare i conti con la realtà. Tuttavia ogni giorno in Italia accadono tante cose giuste e se riusciamo a raccontarle, come cerco di fare con i miei colleghi, diamo cittadinanza mediatica all’altra parte del Paese e del mondo, a chi fa qualcosa di giusto, nell’impresa, nella scuola, nelle relazioni personali. Eppure i nostri media danno spazio soprattutto alla cronaca nera… È vero. I dati raccolti ogni anno dall’Osservatorio della Fondazione Unipolis insieme all’Osservatorio di Pavia e a Ilvo Diamanti e Nando Pagnoncelli dicono che siamo un Paese ammalato di cronaca nera. Che arriva a costituire il 54% delle notizie totali, in particolare nel sistema televisivo. Negli altri grandi Paesi europei si oscilla tra il 9 e il 18%. Eppure viviamo in uno dei Paesi più sicuri del mondo, tra quelli dove si vive meglio, dove c’è più rispetto gli uni per gli altri, abbiamo un impasto sociale ancora straordinariamente buono ma enfatizziamo sempre gli aspetti negativi e alimentiamo una depressione terribile. E allora perché continuiamo a raccontare il peggio? Noi giornalisti diciamo che la gente vuole questo. Ma è un grande alibi, perché io faccio un giornale diverso, eppure funziona. Siamo stati un caso editoriale perché abbiamo tenuto tutte le copie mentre altri le perdevano e siamo passati dall’undicesimo al quarto posto nella classifica dei quotidiani italiani più diffusi e letti, quinto nell’aggregato cartaceo-digitale. Quindi? Vuol dire che un’informazione diversa si può fare, aiutando la gente a non vedere tutto nero e a non restare chiusa dentro casa mettendo i sacchetti di sabbia vicino alla finestra, come cantava Lucio Dalla. Insomma, oltre alle fake news e alle post-verità, esiste una questione di scelte e dosaggi informativi che offrono una realtà falsata. Sì, la manipolazione delle notizie non consiste soltanto nel come le scrivi ma anche nel menù che confezioniamo. Se escludiamo alcuni ingredienti, stiamo manipolando il senso complessivo. Però esiste anche una questione di come le notizie vengono raccontate. Qualche tua collega, estremizzando, ha detto che la verità non esiste. Io credo che esistano, invece, le verità minuscole della cronaca e una verità più grande. Un giornale che dichiara la propria ispi-

Avvenire, 2 agosto 2018 Giovedì 2 agosto 2018

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ANNO LI n° 182 1,50 €

1968-2018 IL FUTURO OGNI GIORNO

San Pietro Giuliano Eymard sacerdote

Opportunità di acquisto in edicola: Avvenire + Luoghi dell’Infinito

4,20 €

Quotidiano di ispirazione cattolica w w w. a v v e n i r e . i t Quotidiano di ispirazione cattolica w w w. a v v e n i r e . i t

Violenze

Gran Bretagna

Sicilia: è nero, picchiato Friuli: immigrato accoltella Cc DAL MAS E FULVI

EDITORIALE

VALORE E POVERTÀ NEL SUD D'ITALIA

L'ELDORADO MANCATO ANTONIO LA SPINA

L

e anticipazioni del Rapporto Svimez sul Mezzogiorno 2018 descrivono un moderato aumento del Pil nazionale – e anche meridionale – tra il 2015 e il 2017. Certe regioni del Sud vanno molto meglio di altre. La crescita media europea nel triennio è comunque più del doppio di quella italiana. La ripresa mondiale è stata trainata dalle nuove grandi potenze economiche. Rispetto agli anni della crisi il segno più dovrebbe essere comunque incoraggiante. Eppure, le riflessioni sollecitate dall’insieme dei dati per Svimez sono poco rassicuranti. Il Sud continua a vivere una condizione critica. Il che non è un problema soltanto “suo”, ma trascina giù l’intero Paese. In parallelo a quel po’ di Pil è, infatti, cresciuta anche la povertà. Ciò significa che tale ricchezza non si redistribuisce, per una parte sufficiente, a favore di chi sta peggio. Anzi, avviene il contrario: gli strati sociali si polarizzano, la distanza tra essi aumenta, e così la diseguaglianza. Alla frattura territoriale (tra Sud e CentroNord) e a quella tra classi sociali si aggiunge, in modo sempre più pesante, quella generazionale. I giovani meridionali, pur essendo sempre di meno – per via del calo delle nascite, delle emigrazioni selettive, dell’invecchiamento complessivo della popolazione, del complessivo crollo demografico – stanno sempre peggio e hanno davanti a sé prospettive sempre più nere. Quando lo choc petrolifero del 1973 interruppe il “trentennio glorioso” di boom stimolato dalle politiche keynesiane, i lavoratori che vivevano le difficoltà più gravi erano i cinquantenni, perché era difficile ricollocarli quando la loro azienda o il loro settore produttivo andavano in crisi. Oggi avviene il contrario. Per un insieme di fattori (tra cui le norme lavoristiche e pensionistiche) gli incrementi occupazionali riguardano la fascia di chi ha più di 55 anni, e anche di chi ne ha più di 65. Invece, per chi ha meno di 35 anni le cose ora vanno molto peggio: rispetto al 2008 nel 2017 in tale fascia si è avuta una perdita di 580mila unità. Adesso solo il 28,5% dei giovani al Sud è occupato, contro il 35,8 del 2008 (che era già un dato assai allarmante allora). In secondo luogo, i rapporti di lavoro riservati ai giovani sono prevalentemente instabili, e raramente si trasformano in contratti a tempo indeterminato. L’emigrazione giovanile, spesso altamente qualificata, continua a crescere. Il fatto che molti giovani siano sostanzialmente indotti a fuggire alla ricerca di un impiego corrispondente alle loro legittime aspettative è un problema esistenziale (ed economico) per loro e per i loro cari. C’è però anche un danno collettivo. Più sono stati il tempo, l’impegno e le risorse dedicati da un individuo a costruire il proprio capitale umano, e più tale individuo è bravo, più la sua migrazione danneggia la società in cui è vissuto, che anch’essa ha investito su di lui. In una data comunità sociale, com’è noto, non tutti hanno la stessa dotazione di talenti. Alcuni hanno talenti di un tipo, altri di un altro. La comunità si consolida e cresce se si giova dell’apporto di tutti i talenti che essa ha generato, e magari se ne attrae altri dall’esterno. Se invece vi è qualcosa che spinge alcune delle eccellenze (sebbene non tutte) ad andar via senza tornare più, è un costo secco. I familiari mantengono i contatti. La comunità perde il più delle volte del tutto e per sempre l’apporto di idee, intelligenza, creatività, buona volontà che quei suoi giovani componenti le avrebbero reso. Eppure il Mezzogiorno potrebbe davvero essere un Eldorado, non solo un Eldorado mancato. È possibile invertire tali tendenze. Non è sufficiente imparare a spendere tutti i fondi europei e nazionali di cui si dispone (anzi, se li si spende male ciò è controproducente). Sono necessarie scelte radicali, di rottura con il passato, che a loro volta richiedono una capacità di lettura scientifica dei rapporti tra istituzioni, politiche pubbliche, economia, bisogni sociali. A maggior ragione in un mondo sempre più incerto e di nuovo diviso, ove si stagliano il protezionismo e il sovranismo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Usa

Scomparsi tra Calais e Londra 530 piccoli migranti “respinti” GUZZETTI

A PAGINA 12

Scure di Trump sui profughi ne saranno accolti 25mila MOLINARI

A PAGINA 13

Il fatto. La Svimez rilancia l’allarme sul Meridione da dove vanno

A PAGINA 15

I NOSTRI TEMI

via anche gli stranieri. E gli ammalati che possono si curano al Nord

Fuga di Mezzogiorno In 16 anni 2 milioni di emigrati, la metà giovani Ripresa dimezzata e 600mila famiglie senza lavoro Olimpiadi 2026

IN CAMPO COMUNI, VOLONTARI E PARROCCHIE

Caldo record Ecco i piani per gli anziani

Parte tutta in salita la corsa per le Olimpiadi invernali del 2026. Ieri il Coni ha varato la candidatura unica del Nord, ma è polemica. Il sindaco Sala si defila dall’organizzazione a tre. L’ira della sindaca Appendino.

La ripresa ha toccato anche il Sud, con una crescita che lo scorso anno ha raggiunto l’1,4%. Ma c’è il rischio che si sia trattato di una breve parentesi, che ora lascerebbe spazio a una "grande frenata": solo +0,7% nel 2019. A preoccupare l’associazione è soprattutto «l’ampliamento del disagio sociale». Ottocentomila "emigranti" che negli ultimi 16 anni sono partiti non sono mai rientrati. Oltre ai giovani, partono anche gli immigrati. Il direttore della Svimez Luca Bianchi: tornino gli investimenti pubblici.

A PAGINA 4

A PAGINA 5

Candidatura a tre del Coni Ma Milano non ci sta

Politica. Carfagna: Di Maio e Salvini, solo potere

Nomine alla Rai Va in frantumi il Centrodestra MATTEO MARCELLI Il caldo di questo agosto da bollino rosso rischia di togliere il fiato ai molti anziani rimasti soli nelle 18 città che il ministero della Salute ha marcato con la massima allerta almeno fino al weekend. Oggi le temperature raggiungeranno il picco, secondo i dati del bollettino meteorologico, ma già martedì si sono registrati tre casi di decesso dovuti all’innalzamento delle temperature. Ieri poi un altro anziano è stato ricoverato a Genova in codice rosso.

DEL RE E PAZZAGLIA

ALLE PAGINE 6 E 7

Monteverde

Lupetti non vedenti Primo campo scout per esplorare da soli ANTONIO AVERAIMO Metti un borgo, tra i più belli d’Italia, all’avanguardia nell’accoglienza per i turisti disabili. Aggiungi una presidente di sezione dell’Unione italiana ciechi ex scout. Il risultato è il primo campo scout d’Italia per non vedenti. «Tutto nasce dalla mia passione per il mondo scout, io che lo sono stata da bambina – spiega Giulia Cannavale –. Appena ho saputo che Monteverde era dotato di un percorso lve, cioè un percorso tattile all’avanguardia per ciechi e ipovedenti, ho pensato che potesse essere il posto giusto per portare i ragazzi in campeggio e far loro vivere un’esperienza scout».

A PAGINA 11

Il leader leghista cerca di convincere Berlusconi a votare Foa al vertice della Rai ma incassa un altro «no». Poi chiede al giornalista di restare nel Cda nonostante la bocciatura. E la rottura diventa politica. La linea del vicepremier: «Silvio ha scelto il Pd ma gli elettori stanno con me, a ottobre rivoluzione fiscale». Al momento non rischiano gli accordi nelle Regioni. Su Viale Mazzini il Pd invoca il Colle. Mattarella chiede soluzioni equilibrate, M5s media.

I commissari

Per Ilva a settembre sarà finita la liquidità I commissari in audizione al Senato: spesi 500 milioni per interventi ambientali. La copertura dei parchi minerari dovrebbe essere completata entro gennaio 2020. L’indotto sciopera.

ALLE PAGINE 8 E 9

La medaglia Fields

All’italiano Figalli il «Nobel» della matematica LUIGI BIGNAMI Calcolo delle variazioni, trasporto ottimale e teoria geometrica della misura: questi sono alcuni dei temi di cui si occupa Alessio Figalli, neo vincitore della Medaglia Fields, che viene chiamata, seppur impropriamente, “il premio Nobel per la Matematica”. È senza dubbio, infatti, il più importante riconoscimento...

A PAGINA 21

Migrazioni e xenofobia

Capire la paura e regolare meglio i flussi d’arrivo LEONARDO BECCHETTI

I tweet poco ortodossi e tutt’altro che istituzionali del ministro dell’Interno, la reazione di una parte rilevante della società civile, i fatti di cronaca nera a sfondo xenofobo e razzista testimoniano che il tema delle migrazioni, continua a essere la frontiera simbolica sulla quale si scontrano diverse visioni del mondo.

A PAGINA 3

Le linee della ministra

Porre la salute davvero al centro di tutte le politiche CARLA COLLICELLI

Il 26 luglio scorso la ministra della Salute Giulia Grillo ha presentato, davanti alle Commissioni Affari Sociali di Camera e Senato, le linee programmatiche del suo dicastero, e ha esordito sottolineando le difficoltà applicative di norme e regole, a partire da tariffe e nomenclatore dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

A PAGINA 3

A PAGINA 19

io vide che era buono GUARDARE BENE

U

lteriore materiale didattico che Gesù trae dal creato per istruire gli uomini viene presentato in Mt 6,25-34. L’intenzione del Maestro in quel passo è quella di liberare l’essere umano da un’ansia che fa mancare il fiato a proposito di quanto è immediatamente necessario alla vita: vitto e vestiario. Parlando alla gente del popolo che conduceva una vita assai precaria, legata a risultati non sempre garantiti di abbondanza sia nel campo agricolo sia in quello della pesca Gesù vuol far superare l’affanno per la propria sopravvivenza non tanto parlando di riforma agraria o di tecniche di conservazione del pescato, quanto piuttosto della «concretezza» di Dio.

Gianluigi Corti Dov’è possibile coglierla? Esiste una miniera dalla quale cavare realisticamente il senso pratico di Dio del quale ci si può fidare per quanto ci mantiene in vita? Quale percezione avere di Dio? Si occupa forse egli solo di farci fare anticamera in attesa della vita ultraterrena o da buon Padre di famiglia sa e vuole mantenere bene i suoi figli anche durante l’esistenza mortale? Lo sguardo penetrante e intelligente di Gesù sa vedere nella realtà creata la «provvidenza» del Padre che fornisce ad ogni creatura, anche la più piccola e in apparenza meno utile, ciò che la fa vivere. Con gli occhi di Gesù si può vedere il Padre anche nei dettagli del creato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Raccolta

Vergani, l’«enorme mole» di scritti e il valore di un pezzo ONOFRI

A PAGINA

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Intervista

Concerto a Norcia, la musica «antisismica» del maestro Muti DOLFINI

A PAGINA

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Calcio

Inzaghi, fratelli di Serie A Il derby Bologna-Lazio di una famiglia modello ZARA

A PAGINA

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razione cattolica di questo è profondamente convinto. Lo so che l’obiettività è difficile, ma l’onestà è necessaria. Bisogna essere molto onesti nel rapportarsi ai fatti, con i quali non si litiga ma si fanno i conti. Come mi hanno insegnato grandi maestri, credenti o non credenti. Spiegaci meglio. Prima di tutto si raccontano i fatti per quello che sono, e non per quello che vorremmo fossero. Poi accanto ai fatti, e non sopra, si mettono le nostre opinioni. E lì c’è lo schieramento, dici come la pensi, ma il fatto deve essere riconoscibile, giudicabile dal lettore a prescindere dalla tua opinione. Come recitava lo slogan di Lamberto Sechi a Panorama, «i fatti separati dalle opinioni». A me piace dire che i fatti non devono essere mai incrostati dalle nostre opinioni. Troppo spesso in Italia abbiamo ormai anche un’informazione che non fornisce neppure i cinque elementi basilari della cronaca. Ma anche le opinioni hanno il loro peso… Eccome, noi di Avvenire siamo l’unico giornale italiano che mette le idee e le opinioni a pagina 2 e 3 per cominciare il racconto del giorno, facendo parlare anche i lettori. Come cambiano il mestiere del giornalista e i media con la rivoluzione digitale? Io ho già vissuto la prima rivoluzione, quella che ci ha portato all’impaginazione elettronica. Pensavo bastasse! Questa seconda è tale che il giornale sembra non esca più una sola volta al giorno, ma ogni cinque minuti, online. Però in realtà il nostro lavoro non è cambiato. Perché? Perché a noi informatori professionali viene ancora chiesto di garantire l’informazione di qualità, verificata e verificabile, che assicuri, a chi l’acquista o la scelga, qualcosa di solido, non 5


MEDIALOGANDO

di magmatico e di traditore. Sul web con la fretta di arrivare primi vengono spesso messe in circolazione non bufale, ma mostruosità informative che hanno fatto e continuano a fare danni. Gli errori sul web sono duri a passare, perché la Rete ha la fluidità del fiume in piena, ma anche la fissità della gogna medievale. Una gogna che trova il suo apice sui social. Dico sempre che i social sono come la celata e la mazza del cavaliere medievale, senza però le regole della cavalleria: disgraziato a chi ci dà occasione. Per questo con il nostro bravissimo social manager Gigio Rancilio abbiamo introdotto un galateo molto severo, dichiarato subito sulla nostra pagina Facebook. Chiediamo a tutti di essere molto sorvegliati e ricordarsi che stiamo parlando con persone. Per il giornalista si chiamano deontologia e serietà professionale. Noi giornalisti avremo un futuro se ci dimostreremo e saremo percepiti e accettati come guardiani dei pozzi d’acqua potabile dell’informazione, nel tempo di un’informazione spesso fangosa e addirittura avvelenata. Custodi dell’obiettività e della libertà. Ponendoci anche un’altra impegnativa ambizione: dimostrare ancora l’utilità e, anzi, l’essenzialità dello strumento giornale. In che senso? Viviamo un tempo di informazione diffusa, siamo raggiunti in mille modi da notizie selezionate grazie ai nostri circuiti di amicizie, a qualche algoritmo o ai cookie che abbiamo accumulato. Io la chiamo l’informazione selfie, perché alla fine, sopra tutte le notizie, c’è la nostra faccia con l’opinione che abbiamo già. Ma l’unico modo giusto, lo dice un cattolico laico, per approcciare qualunque realtà è vederla anche con gli occhi di un altro. Se ti fidi di un giornale e lo consideri attendibile e serio puoi trovarci anche un’opinione che non collima con la tua, però l’accetti, ti ci misuri e magari resti della tua idea, ma intanto ti ha fatto riflettere. Insomma, giornali e informazione di qualità sono ancora necessari. Hegel definiva il giornale la preghiera laica del mattino, per un cittadino a pieno titolo. Perché fare un giornale è prendere un giorno della vita del mondo, interpretarlo con delle chiavi di lettura, organizzarlo gerarchicamente e metterlo in mano a chi si fida di te. Dobbiamo dimostrare che tutto questo serve ancora. Oggi più che mai. Hai detto che confrontarsi con le opinioni altrui è fondamentale. Chi ti ha preceduto come direttore aveva coniato per Avvenire il motto «per amare quelli che non credono». Sì, Avvenire era ed è un giornale che parla a tutti, dove scrivono anche diversamente credenti o non credenti. Solo quando ho portato Sergio Staino è successo un pandemonio, perché hanno scoperto che un ateo vi disegnava le strisce con Gesù. Ma, come si dice, oportet ut scandala eveniant, è bene che succedano anche scandali di questo tipo. Insomma qualche “scossa” che faccia discutere serve. Serve raccontare il lato giusto della cronaca, perché altrimenti ti deprimi, ma anche aprire gli occhi del lettore, senza reticenze. Le guerre cominciano a finire quando qualcuno riesce a fartele vedere con tutta la loro violenza e ingiustizia. Così è per il potere della mafia, per la corruzione. Non è vero che la gente non riesce più a scandalizzarsi, ma deve poter distinguere tra 6

comportamenti corretti e porcherie. Altrimenti finiamo nella notte hegeliana dove tutte le vacche son nere... Per questo uno dei compiti del giornalista è rompere le scatole, dentro le quali chiudiamo la realtà e le persone, e mostrare cosa c’è dentro davvero, così la gente riesce a vedere il bene, il male e a indignarsi quando ce n’è motivo e serve. Per fare quel che dici occorre tenacia, libertà e coraggio. È vero. Un nostro collega è stato messo sotto scorta per un’inchiesta internazionale, per minacce che gli arrivano dalla Libia. Perché siamo andati a dimostrare che i trafficanti di esseri umani hanno anche la divisa della Guardia costiera libica, e sono interlocutori dei governi da quest’altra parte del mare, compreso il nostro. Abbiamo mostrato che le cose sono ben diverse da un certo racconto. Quelli che passano per essere gli alleati della legge sono i veri alleati dei trafficanti, anzi sono i trafficanti stessi, mentre gli altri, i buoni finora dipinti come cattivi, non sono alleati di nessuno, se non di quei disgraziati che finiscono dentro questa tenaglia e rischiano di morirci, affogati. Di cos’altro sei soddisfatto del tuo giornale? Del continuo dialogo con i lettori. Del fatto che, a mezzanotte in punto, la nostra prima edizione di Avvenire è già sui tablet e gli smartphone. Che siamo il giornale cartaceo con più abbonamenti in Italia, oltre 80mila. E il più letto nelle carceri, con settemila copie diffuse grazie a un progetto a cui tengo molto, che guarda al recupero delle persone che hanno sbagliato. Perché nessuno è perso per sempre. Per questo chiedo ai miei colleghi, scrivendo di grandi fatti di cronaca giudiziaria, di rispettare tutti: dalle vittime a quelli che stanno sul banco degli imputati. E anche questo è un fatto di qualità e controllo, che non dovrebbero mai mancare nella buona informazione. Giovedì 14 novembre 2019 ANNO LII n° 270 1,50 € Sant’Ipazio di Gangra vescovo e martire

Opportunità di acquisto in edicola: Avvenire + Luoghi dell’Infinito

4,20 €

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Editoriale

Questo dramma visto dal cuore

IL FATTO La città sotto la peggior marea dal 1966. Due vittime e danni enormi da San Marco all’intero patrimonio culturale. Accuse per i ritardi del Mose

Naufragio Venezia Disastro annunciato

IN OGNUNO C’È UN PO’ DI LEI MARINA CORRADI

L

a notte di Venezia del 12 novembre, nei video di chi c’era, è una serie di brevi frammenti ripresi da mani spesso tremanti. Luci oscillanti nell’acqua di calli allagate, il fango che preme e viola le soglie delle case. Il sonoro di queste immagini è un forte sciabordio di acqua, come si fosse in mezzo al mare; e schianti di pontili che si spaccano, e sorde imprecazioni in veneziano, e un "Madonna!", come un’invocazione, mentre il video si interrompe. L’acqua tumultuosa che irrompe in via Garibaldi sembra un fiume nell’impeto di una piena rabbiosa. Le onde gonfiate da uno scirocco a cento all’ora sul Canal Grande sbattono come fuscelli le barche contro le rive. Piazza San Marco nella notte, sommersa e deserta in una luce livida, pare morta, mentre suonano angosciose le sirene, annunciando l’imminente picco di marea. Un disastro come nel 1966, dicono quelli che c’erano. Ma non c’erano, nel ’66, gli smartphone e il web, a mostrarci, quasi fossimo lì anche noi, Venezia invasa e sopraffatta. Si rimane davanti allo schermo del pc, attoniti, a guardare la cripta della Basilica sommersa, le poderose colonne e la tomba di marmo di un antico vescovo lambite dall’acqua limacciosa. In alto i mosaici d’oro, e, sotto, la devastazione. Un senso di dolore: come vedendo il volto di una donna bella e amata, che si ricorda sorridente, ora disfatto, illividito, sfregiato. Perché c’è un pezzo di Venezia nel cuore di milioni di persone. Almeno una volta noi italiani ci siamo andati quasi tutti: in viaggio di nozze magari, i più anziani – quante foto in bianco e nero di giovani sposi sulla Laguna, nelle nostre case, in cornici d’argento.

Alle 23.30 di martedì, quando suonano le sirene, Venezia è avvolta nella paura. Piove, il vento soffia a 100 km orari. L’acqua è alta 187 centimetri. Sette in meno dell’alluvione 1966. Per l’80% la città è sommersa. Un metro e 20 nella cripta della basilica di San Marco. L’isola di Pellestrina sprofonda, due vittime. Un disastro enorme, arriva anche il premier Conte: sarà stato di emergenza. Primopiano alle pagine 4, 5, 6 e 7

I nostri temi

FAMIGLIA E LAVORO

Congedi ai padri per far ripartire la natalità FRANCESCO GESUALDI

Il segnale è timido, ma va nella giusta direzione. Arriva col così detto congedo papà, l’obbligo anche per i padri, di assentarsi dal lavoro dipendente... A pagina 3

continua a pagina 3

UDIENZA

Editoriale

Questo dramma visto dalla Laguna

NOI, DISTRUTTORI O MAGARI NO SERENA SPINAZZI LUCCHESI

S

aremo ricordati, noi uomini e donne vissuti a cavallo tra XX e XXI secolo, come coloro che hanno distrutto Venezia. Spogliata di abitanti, trasformata in un parco giochi turistico e annientata dall’acqua alta. Dopo mezzo secolo, nonostante quel "Mai più" risuonato a gran voce nel 1966, l’acqua granda ha invaso di nuovo Venezia. E stavolta l’ha lasciata in ginocchio. Ci sono state persino due vittime, a Pellestrina. A smentire tutti quelli che in questi anni ripetevano il mantra che comunque l’acqua non è pericolosa, cala e cresce, poi basta ripulire tutto... Sì, come no? Ammettiamo a questo punto di non essere stati in grado di preservarla. Diciamo soprattutto che si deve urgentemente aprire una strada: si consenta alla città di decidere la propria salvezza dando voce a quanto chiedono i veneziani coinvolgendo finalmente le amministrazioni locali. Una strada, questa, che i Governi che si sono succeduti in mezzo secolo non hanno concesso. E il risultato si vede. Lo Stato italiano ha erogato miliardi nella grande opera del Mose, senza preoccuparsi di nient’altro. Neppure di come venivano spesi per davvero tutti quei soldi. Se non viene creato un ponte di comando unitario, che ponga la città al centro, alziamo bandiera bianca. È una provocazione. Ma, al di là delle boutade, oggi a Venezia servono decisioni condivise con tempi certi. Con coraggio. Con venezianità. Il Mose, per cominciare. Funzionerà o no? A chi dobbiamo chiedere i danni? Ci sono responsabilità precise per quanto è stato fatto e non fatto in questo tempo. Adesso è il momento di chiudere i conti. continua a pagina 3

IL REPORTAGE

L’INCHIESTA

Già attivi sul campo gli angeli della bellezza

«Il Mose? Necessario imparare dall’Olanda»

L’INTERVISTA / IL PATRIARCA

Moraglia: c’è il rischio di diventare "Pompei"

Quando il buio annuncia un’altra sera di quiete bugiarda, l’improvviso ululato delle sirene promette una sinistra notte di luna piena e acqua alta.

L’esperto del Politecnico di Milano, Giuseppe Passoni: «In Olanda il mare interno è stato "chiuso" con dighe fisse. Bisogna proseguire con il Mose».

L’amarezza del Patriarca: mai viste onde così in piazza San Marco, Chiesa vicina a chi ha perso tutto. Lo Stato non fa abbastanza, zone intere spopolate.

Scavo

Viana

nel primopiano a pagina 5

«I bravi fedeli di Mirandola! Io vi ringrazio per come avete portato la croce e per come avete avuto il coraggio di difendere il parroco che era innocente»... A pagina 11

nel primopiano a pagina 7

SCONTRO SENZA TREGUA

ÈVITA

Molinari a pagina 14

Martegani a pagina 15

Ognibene alle pagine 20-21

Casini Bandini: superiamo i muri

Gaza conta 26 morti e tira razzi su Israele Di questo mondo

LUCIA BELLASPIGA

Dal Mas

nel primopiano a pagina 6

USA DAVANTI ALLA TV

Testi contro Trump Impeachment al via

Bimbi sottratti Dal Papa le vittime del Modenese

POPOTUS

A Roma, visite gratis ai bisognosi Otto pagine tabloid

Agorà

Marina Terragni

Sogno d’amore

C

arolina ha 68 anni e vive a Milano con i suoi gatti. Nemmeno un parente, giusto qualche amico. Passa il tempo su Facebook e un giorno comincia a chattare con tale Matteo: francese, vedovo, una trentina d’anni meno di lei. Matteo la lusinga. Le parla d’amore. Progettano l’incontro. Carolina si prepara come una sposa. Va dal parrucchiere, rinnova il guardaroba. Ma c’è sempre qualche impiccio. Lui è nei guai. Ha bisogno di soldi. Lei soldi non ne ha, e chiede un prestito di 10 mila euro per dargli una mano. Passa una giornata ad aspettarlo all’aeroporto di Linate, ma niente. Un amico la riporta brutalmente a terra: Carolina, Carolina, guarda che

SPIRITUALITÀ quell’uomo non esiste, quella faccia non è la sua. Le foto le ha rubate a un avvenente e ignaro attore azerbaigiano. Le racconta delle truffe romantiche. La convince a denunciare. Carolina denuncia. Ma con i carabinieri che verbalizzano insiste: «eppure lui mi ama…». Gravemente diabetica, comincia a ingozzarsi di dolci. Si uccide con tutta la dolcezza che non ha avuto. Muore lei per tenere vivo il sogno d’amore. Sono ormai alcune centinaia le vittime di truffe romantiche, circuite con love bombing da organizzazioni criminali con sede in Nigeria e nel Ghana. A tutte loro non chiedo: com’è stato possibile? com’è che ci siete cascate? A loro voglio solo dire: vi voglio bene. Ve ne voglio tanto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Clément: cristianesimo, volti e bellezza Righetto a pagina 24

MUSICA

La lezione di coraggio di Mango Pedrinelli a pagina 27

CALCIO

Trent’anni fa l’omicidio di Bergamini Castellani a pagina 28

Avvenire, 14 novembre 2019



SOMMARIO DICEMBRE 2019

IN COPERTINA FERZAN OZPETEK

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PINOCCHIO Esce il 19 dicembre il nuovo film di Matteo Garrone. Un regalo di Natale pag.

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per riflettere: restare burattini o diventare umani?

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12 RAILWAY HEART

MERRY XMAS Dal presepe all’albero, dal cenone ai regali, un viaggio fra tradizioni e

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solidarietà nel periodo dell’anno dedicato ai bambini

SAVE THE DATE

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SANTA LUCIA

UN TRENO DI LIBRI

27 WHAT’S UP

27

50

Invito alla lettura di Alberto Brandani,

MAGICA AREZZO

che questo mese propone ai lettori della Freccia il nuovo romanzo di

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Jojo Moyes, Ti regalo le stelle

UNA VITA SULLE PISTE

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DANIELE GATTI

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ARTE NEL MONDO

100

L’ECONOMIA DELL’ESPERIENZA

103 L’ANNO CHE VERRÀ

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PHOTO

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FUORI LUOGO

LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

114 NUOVO ORARIO TRENITALIA Dal 15 dicembre un’offerta sempre più capillare su tutto il territorio Aumentano le fermate e le rotte per la montagna e si riducono i tempi di viaggio door-to-door Scopri tra le pagine l’offerta Trenitalia. Oltre 280 Frecce al giorno, più di 100 città servite 8


Tra le firme del mese

I numeri di questo numero

PER CHI AMA VIAGGIARE

150 le opere esposte a Palazzo Fondi di Napoli per la mostra Branding Dalí [pag. 21] LICIA COLÒ Conduttrice, autrice televisiva e scrittrice, nota al grande pubblico per il programma di viaggi Alle falde del Kilimangiaro. È inoltre autrice di numerosi libri che raccontano di animali e delle sue esperienze in giro per il mondo

400 i chilometri del comprensorio sciistico Vialattea [pag. 54] 1.500 le tonnellate di sabbia scolpite dagli artisti di Jesolo Sand Nativity [pag. 60]

Giornalista professionista dal 1968, è stato direttore responsabile dell’Adnkronos e dei mensili dell’Automobile Club d’Italia, L’Automobile e HP Trasporti. Ha pubblicato per le Edizioni Clichy la serie I delitti della Costiera, composta da Omicidi all’acqua pazza (2017), La scapece assassina (2018) e Capitoni coraggiosi (2019), ricevendo il Premio APE Furore

Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO AdobeStock Copertina © Riccardo Ghilardi Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

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EDITORE

116 le cantine aderenti al Consorzio per la tutela del Franciacorta [pag. 84] UMBERTO CUTOLO

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XI - NUMERO 11 - NOVEMBRE 2019 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 22/11/2019

Direzione Centrale Comunicazione Esterna Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Caporedattrice Coordinamento Editoriale

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Note, il settimanale per i viaggiatori regionali da leggere su trenitalia.com

Caposervizio In redazione

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Marco Mancini Claudia Frattini Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio, Serena Berardi, Michela Gentili, Sandra Gesualdi, Luca Mattei, Cristiana Meo Bizzari Francesca Ventre Michele Pittalis, Claudio Romussi Verto Group Enzo Baglieri, Jonathan Banks, Cesare Biasini Selvaggi, Alberto Brandani, Germana Cabrelle, Gilda Ciaruffoli, Licia Colò, Sonia Corsi, Carlo Cracco, Umberto Cutolo, Alessio Giobbi, Peppe Iannicelli, Itinere, Valentina Lo Surdo, Ernesto Petrucci, Bruno Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gennaro Sangiuliano, Mario Tozzi, Daniela Vergara

REALIZZAZIONE E STAMPA

GENNARO SANGIULIANO È direttore del Tg2 Rai, collabora con Il Sole 24 Ore e insegna Storia dell’economia presso l’Università Luiss - Guido Carli di Roma. Tra gli ultimi libri pubblicati Putin (2015), Hillary (2016), Trump (2017) e Il nuovo Mao (2019)

La Freccia Junior, il mensile di giochi, fumetti e curiosità per i più piccoli, in distribuzione al FRECCIABistrò di Frecciarossa e Frecciargento, nei FRECCIACLub e nelle FRECCIALounge e SalaFRECCIA

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA

© Claudia Alemanno

advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 2600 - 5640 - 2661

DANIELA VERGARA Giornalista politica, una lunga carriera in Rai. Come quirinalista ha seguito gli ultimi cinque Presidenti della Repubblica, iniziando da Cossiga fino a Mattarella

Uno degli scatti fotografici realizzati nelle stazioni contro la violenza sulle donne. Il Gruppo FS Italiane si è unito al progetto di arte pubblica virale Scarpe Rosse

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati

On Web La Freccia si può sfogliare su ISSUU e nella sezione FSNews del sito fsitaliane.it 9


QUALE SARÀ LA TUA PROSSIMA META? EMBA ti aspetta a Roma l’8 febbraio per scoprire insieme la rotta migliore.

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FRECCIA COVER

© Bart Herreman

di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it

ERRATICO A Pietrasanta (LU), fino al 26 gennaio 2020 tra Piazza Duomo, la Chiesa e il Chiostro di Sant’Agostino, le fotografie di Herreman dialogano con le sculture sospese di Cavenago. Zebre a loro agio nella Chiesa di Sant’Agostino, creature che cambiano luogo e direzione, vagabonde e indipendenti anche se apparentemente integrate in ambienti diversi, erratiche. Da qui lo spunto per il titolo della mostra del fotografo belga Bart Herreman, che vive e lavora in Italia dagli anni ’60, e dell’artista milanese Umberto Cavenago. Erratico propone 27 immagini, di cui sei di grandi dimensioni, e 20 sculture, mentre gli scenari suggestivi di Pietrasanta diventano terreno di confronto per i due autori che, pur operando in campi diversi, ricercano la sintassi dello spazio e della materia con approccio

tecnologico. Entrambi intendono coinvolgere lo spettatore in maniera attiva: «Le opere di Herreman e Cavenago offrono una lettura alternativa della visione, liberata dalla razionalità funzionale che caratterizza la nostra epoca. Una dimensione in cui l’umano e l’animale possono convivere e dove forme plastiche non naturali sono parte integrante di un edificio o di una piazza», spiegano il curatore della mostra, Mauro Daniele Lucchesi, e il critico Alessandro Romanini. «La città toscana, che ha un rapporto secolare con la bellezza e la sperimentazione formale, oltre a una genetica predisposizione alla collaborazione fra artista e artigiano, rappresenta un humus fertile per forme espressive innovative». museodeibozzetti.it | cavenago.info | bartherreman.it 11


RAILWAY heART

PHOTOSTORIES PEOPLE Innamorati a Milano Centrale © Giuseppe Benetello beppe.tello

IN VIAGGIO Verso Modena © Alberto Nogarè alberto_nogs

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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME A cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.

enryhills

LUOGHI Stazione di ChiusiChianciano Terme © Alessandro Allegretti a_alessandro81

AT WORK Personale AV a Roma Tiburtina © Edoardo Cortesi eddiecortesi

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RAILWAY heART

A TU PER TU a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

B

runo, 55 anni, lavora nella Divisione Passeggeri Long Haul Trenitalia come coordinatore del customer service per i passeggeri dei treni a lunga percorrenza. In cosa consiste la tua attività in Trenitalia? Mi occupo di organizzare l’assistenza ai clienti coordinando e seguendo i team di colleghi del FRECCIALounge e del FRECCIAClub di Roma Termini e il personale dei desk di stazione, degli sportelli dedicati della biglietteria e dei presidi mobili. Da quanto tempo sei in FS? Nei miei 34 anni di servizio in Ferrovie dello Stato ho ricoperto diversi ruoli, lavorando anche nell’ambito dell’infrastruttura. Da circa dieci curo l’assistenza. Ho visto nascere prima le linee ad Alta Velocità e poi ho lavorato sui super treni che le percorrono. Richieste particolari da parte delle persone che assisti? Seguiamo un servizio di cortesia per il recupero degli oggetti dimenticati in treno. In questi casi, dopo la segnalazione del viaggiatore, ci attiviamo per la ricerca con il personale a bordo e a terra. Tra gli oggetti più curiosi che abbiamo recuperato ci sono toghe appartenenti ad avvocati, stampelle di persone con disabilità, fedi nuziali e oggetti preziosi di ogni tipo, oltre ai più classici cellulari, carte di credito e portafogli. Come hai vissuto l’avvento dell’Alta Velocità? Dagli storici Club Eurostar ai FRECCIAClub il passaggio è stato epocale, specie in termini di informazione e assistenza mirata verso chi usufruisce dei nostri servizi. Per non parlare delle stazioni, che nel corso di questi dieci anni hanno vissuto un’implementazione considerevole che le ha rese non più luoghi di semplice passaggio, bensì centri di servizi e attività per il tempo libero. Ti capita di lavorare in sinergia con altre strutture? Da un anno è attivo il servizio di customer care per chi utilizza il trasporto regionale, con cui lavoriamo in totale sinergia per garantire un’assistenza a tutto tondo. Un caso che può fare da esempio è quando i viaggiatori regionali devono proseguire il viaggio sui treni ad Alta Velocità, o viceversa, situazioni nelle quali dev’essere garantita la velocità di comunicazione tra noi e i colleghi del regionale. Questo in caso di situazioni che comportano problemi alla circolazione? La nostra filosofia consiste nel non lasciare mai nessuno a piedi in caso di disagi che dipendano o meno da noi. Abbiamo anche stipulato convenzioni con società di taxi e bus per fornire soluzioni di viaggio alternative e, qualora non fossero possibili, ci si organizza per garantire al cliente il pernottamento, in modo che possa ripartire il giorno successivo. Cosa ti piace di questo lavoro? La concretezza nel saper risolvere i problemi, essendo la nostra un’attività che trova il suo fulcro nel rapporto diretto con le persone, cosa che per me rappresenta una grande opportunità, lavorativa e umana.

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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

G

iusi, 47 anni, dipendente di una società che si occupa di valorizzazione e riqualificazione del patrimonio immobiliare per conto di un grande gruppo italiano. Che tipo di viaggiatrice sei? Utilizzo il Frecciarossa soprattutto per motivi di lavoro: seguo progetti in diversi Comuni d’Italia – tra cui Milano, Firenze e Napoli – ed è senza dubbio il mezzo di trasporto più adeguato. Abito poco lontano da Roma Termini e quando devo partire ne approfitto per fare piacevoli passeggiate fino in stazione. Cosa ti piace maggiormente di questo servizio? L’accorciarsi dei tempi di percorrenza tra una regione e l’altra ha reso possibile vivere le distanze in una sorta di continuità metropolitana, come se l’Italia fosse diventata un’unica grande città. Sapendo poi che il tempo di percorrenza è quello, ho la serenità di poter rinunciare a correre per guadagnare minuti. La permanenza in Frecciarossa diventa così una sorta di bolla in cui recuperare una dimensione di quiete che nella vita quotidiana un po’ si perde. Sei una viaggiatrice del Frecciarossa della prima ora? Fino a dieci anni fa era impensabile raggiungere Milano da Roma in giornata senza utilizzare l’aereo, che tra l’altro ha la grossa pecca di non lasciarti nel centro città. Ho la possibilità di tarare gli orari delle partenze delle Frecce con le mie esigenze, anche grazie a un’ampia scelta di corse: è il viaggio che si adatta a me, non il contrario. In questi dieci anni, infatti, le abitudini di chi viaggia sono cambiate radicalmente. Una mutazione in positivo che ha rivoluzionato la mobilità anche nel tempo libero: da Roma posso raggiungere Napoli o Milano e tornare in giornata, per non perdere un pranzo o una cena con amici, o un qualsiasi altro impegno, in completo relax e con la sicurezza di poter rientrare a casa quando voglio. Di pari passo con la diffusione dell’Alta Velocità ho notato, inoltre, il cambiamento delle stazioni: rinnovate, integrate con il tessuto urbano, più piacevoli da vivere. Un giudizio sugli altri servizi collegati alle Frecce? Mi capita di frequentare i FRECCIAClub, soprattutto quando viaggio con mio figlio di otto anni: vuole arrivare in stazione molto tempo prima proprio perché ama attendere l’arrivo del treno in queste sale dedicate. Negli ultimi tempi, poi, ho notato una crescente attenzione e disponibilità da parte del personale di bordo e di assistenza, in linea con l’implementazione dell’informazione al pubblico, sia sullo stato di circolazione dei treni che sulle novità commerciali. Un consiglio per migliorare ancora? Una maggiore flessibilità per il cambio dei biglietti, più economici se acquistati in anticipo, perché può capitare che in due o tre mesi la pianificazione del viaggio possa subire delle modifiche. Altra cosa su cui interverrei riguarda il servizio di accompagnamento dei bambini, molto utile ma ancora troppo costoso.

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© Enrico Procentese

TRASPORTI

IL GENIO DELL’UOMO AL SERVIZIO DELLE PERSONE «IL TRENO NE È LA RAPPRESENTAZIONE CONCRETA». INTERVISTA AL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI, PAOLA DE MICHELI di Daniela Vergara

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uando ha preso per la prima volta il treno? Se lo ricorda quel viaggio? Da ragazza, ero alle superiori – se ricordo bene – e il viaggio credo che fosse Milano-Piacenza-Milano, un “classico” per così dire, visto che ab-

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biamo più di diecimila pendolari. Mi sembra che suo figlio, tre anni e mezzo, l’abbia battuta sui tempi: va e viene con i treni... Pietro a 28 giorni era sul Frecciarossa nella carrozzina. Chiedevo sempre il posto all’inizio della vettura perché

lì c’è uno spazio per sistemarla. In questo modo, stavo seduta io, e curavo e allattavo lui. Ora, viaggiando così spesso, sale con me sul treno e si sente a casa. La prima mezz’ora la passa con i suoi giochini, poi va a farsi un giro, e quando ha finito entra in


bagno, vuole guardarsi allo specchio. Sull’Alta Velocità ha tutti i suoi riti. Lei è nata e vive a Piacenza. L’università l’ha fatta a Milano. Insomma, una vera pendolare… Sì, anche se i primi due anni sono stati quelli più intensi. Poi, avendo perso mio padre, ho dovuto rallentare molto la mia attività universitaria per lavorare, perché dovevo mantenere me stessa agli studi e i miei fratelli più piccoli. E mi sono laureata tardi. Quelli sono stati gli anni in cui ho cominciato a prendere anche l’aereo: avevo responsabilità professionali in diverse aziende e, quindi, dovevo girare il mondo. Quando andava all’università, che faceva sul treno? Parlavo, leggevo il giornale e commentavo le notizie ad alta voce, trovavo sempre qualcuno con cui chiacchierare. Tutto questo alle 7 di mattina, il che, oggettivamente, poteva essere anche leggermente fastidioso… Allora non c’erano le carrozze del silenzio come sui Frecciarossa. E io davo sfogo a tutta la mia fantasia. Un consiglio da ex pendolare? In questo momento, più che dare consigli, devo esercitare una guida politica e condividere le scelte per gli investimenti delle Ferrovie. Saranno importanti le risorse aggiuntive che avremo nei prossimi anni, senza considerare i 15,4 miliardi che saranno a breve approvati in Parlamento con l’atto aggiuntivo del contratto di programma. Dobbiamo avere, da una parte, massima attenzione alla manutenzione dell’Alta Velocità e, dall’altra, continuare a investire sulla rete ordinaria. Abbiamo anche dei progetti di forte velocizzazione di linee fuori dalla rete AV, con benefici sia per i viaggiatori sia – cosa molto importante – nel settore delle merci. Parliamo della Calabria, della tratta Venezia-Trieste, tra Roma e la Puglia con la Napoli-Bari, dove si raggiungeranno punte di velocità prossime a quelle dell’AV. Si potrà andare a Bari da Roma in tre ore e in due da Napoli. Dopo anni in cui tutti gli sforzi sono stati concentrati sull’Alta Velocità, adesso c’è molta attenzione verso il trasporto regionale e, al di là delle parole, stanno arrivando i fatti.

In realtà gli investimenti nel trasporto regionale sono stati avviati già da qualche anno, e stanno conoscendo un’accelerazione. Oggi vediamo concretamente i primi risultati con la consegna dei nuovi treni Rock e Pop, all’avanguardia e con un disegn concepito a misura delle persone. Ha fatto da apripista l’Emilia-Romagna e poi, via via, le consegne nelle altre regioni. Perché il vero rilancio del trasporto regionale passa anche da un forte intervento di manutenzione e potenziamento della rete ordinaria, con il raddoppio dei binari per aumentare la capacità di trasporto delle linee e migliorarne l’efficienza soprattutto nelle zone produttive dove ci giochiamo la partita dell’intermodalità sulle merci, e con l’investimento in nuovo materiale rotabile. L’Alta Velocità adesso compie 10 anni. Come ha cambiato il Paese dal punto di vista sociale ed economico? Ha cambiato il modo di viaggiare, accorciato le distanze, reso l’attività e la vita, per esempio tra Roma e Napoli, potenzialmente da pendolari, messo in competizione tutte le idee di viaggio, anche diverse da quelle su ferro. Si è arrivati all’idea di viaggio comodo, con la possibilità di essere anche un po’ coccolati a cominciare dai servizi di bordo e dall’intuizione della pulizia nelle carrozze. E poi il fatto di stare bene determina più facilmente comportamenti positivi. Quindi, la filosofia dell’Alta Velocità vede il treno come luogo di incontro e di attenzione verso le persone. Credo che questo sia effettivamente un aspetto importante e insisto sulla qualità del viaggio. Quando una persona prende il biglietto dell’Alta Velocità sa che viaggerà bene. E per chi viaggia molto questo è un aspetto dirimente. Lei provi a fare la stessa tratta in macchina. A volte io lo faccio perché devo fare più soste. Il livello di qualità del viaggiare in treno non ha paragoni. Dopo la rivoluzione di questi primi 10 anni, quale sarà quella dei prossimi 10? Sul piano tecnologico, sarà quella introdotta dalle tantissime innovazioni in corso, soprattutto per la parte elet-

tronica, il segnalamento, la sicurezza, cose di cui i passeggeri non si renderanno conto, perché non le vedranno direttamente. Proseguirà continuando a disegnare treni sempre più a misura d’uomo e completando la rete ad Alta Velocità verso Est e Sud. Ma anche e soprattutto estendendo alcuni benefici dell’Alta Velocità in aree oggi non servite, per migliorare la vita di quanti vivono in quei territori. Il treno evoca molte immagini. Lei ha detto, in un discorso pubblico, che fa rima con “casa” e “relazione”. Mi spieghi… Con “casa”, perché per quelli che come noi viaggiano tanto c’è una sorta di tranquillità acquisita. Quando sei sul treno – io lo vivo così – dopo aver sistemato la valigia, puoi leggere il giornale, gustare uno snack, sorseggiare una Coca-Cola, un caffè... un po’ come a casa. “Relazione”, anzitutto, perché quel tempo che trascorro in viaggio è spesso anche un pezzo della qualità del tempo che dedico a mio figlio: viaggiare tre ore con un bambino significa condividere con lui cose importanti. E poi anche perché, se viaggio per lavoro, sul treno facciamo le riunioni assieme a colleghi e collaboratori. Sempre in quel discorso ha detto che il treno fa rima con “velocità” e “progresso”. Aggiungo una definizione di Milan Kundera che mi è piaciuta molto: «La velocità è una forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo». Ha ragione. Devo dirle di più. Ricordo benissimo un viaggio verso Milano in macchina, in autostrada. Di fianco l’ETR 1000, uno dei primi, che sfrecciava sulla Milano-Bologna dove raggiunge la vetta dei 300 km/h. Quando sei sul treno ti sembra un’andatura normale, guardi le macchine e sono tutte al ralenti. Però, vedendo la velocità del treno dalla macchina mi sono stupita: «Ma davvero nel mio Paese succede questa cosa?». Quando dico velocità e progresso è perché, da ministro, ho toccato con mano il nostro livello di tecnologia. Una roba strepitosa. Quando sono andata all’Expo ferroviaria di Milano mi sono resa conto che i distretti italiani sulla tecnologia sono poderosi. 17


TRASPORTI

L’intervento che abbiamo evocato è quello fatto per i 180 anni dal primo viaggio in treno in Italia, con la visita al Museo di Pietrarsa della Fondazione FS Italiane. Lì a Pietrarsa vedi tutte le locomotive, da quelle più semplici alle più complesse. Il genio dell’uomo al servizio dell’uomo. E il treno è proprio la rappresentazione concreta del genio dell’uomo al servizio delle persone. Fino a pochi mesi fa lei ha visto il treno con l’ottica della viaggiatrice, ora con quelli di ministro. Le chiedo

qual è la differenza. Sono stata viaggiatrice pendolare sia sui regionali che sull’Alta Velocità, viaggiatrice single, mamma e ministro. Da ministro bado al controllo della puntualità e alla pulizia. Avevo vissuto l’innovazione della pulizia sul treno come una grande rivoluzione, adesso è come se questo aspetto fosse una responsabilità mia. Così come per la puntualità: quando il treno tarda di cinque minuti mi sento osservata. Il mio legame con le Ferrovie è storico, perché nei miei vari incarichi politici ho sempre avuto un

© Enrico Procentese

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, intervistata da Daniela Vergara

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dialogo costante con i suoi amministratori. Un esempio: da sottosegretario all’Economia ero andata alle Ferrovie per chiedere attenzione alle esigenze delle mamme con un suggerimento che si è poi realizzato: proprio pochi giorni fa ho provato una gioia meravigliosa nel vedere che i bagni dei nuovi treni pendolari dispongono di uno spazio per cambiare e appoggiare i bebè. Per anni si è privilegiato il trasporto su gomma. È stata una buona scelta? È stata una scelta che oggi comunque non è più possibile. Abbiamo avuto un tempo di decisione del passaggio dalla gomma al ferro troppo lungo. Il ferro ha già una barriera di ingresso elevata, perché i tempi di realizzazione delle infrastrutture sono molto lunghi e anche il suo costo è più alto della strada. Ma il problema del nostro Paese è stata la decisione politica, perché poi la realizzazione avverrà esattamente negli stessi tempi degli altri Paesi. Noi abbiamo ancora tutto il potenziale delle merci da esprimere. Dobbiamo collegare meglio i porti e gli aeroporti alla rete, utilizzare di più l’Alta Velocità e cominceremo da Napoli. Stiamo parlando di futuro prossimo? Io ci provo. Nel tempo che mi sarà dato ci proverò. Mi lasci dire che il treno è bello. È nella fantasia dei bambini che giocano con il trenino. Io ho comprato il Frecciarossa in Autogrill, quello elettrico che ha i binari circolari. Mio figlio faceva un po’ fatica a tenerlo sui binari, ma giocarci è proprio bello. Me la dà una definizione di treno, di quelle che non ci sono sui vocabolari? Domanda impegnativa. Mi lasci pensare… Ecco, il treno è il viaggio per tutti. In tutti i luoghi del mondo, il treno è una scelta degli Stati per consentire a tutti di viaggiare. A tutte le donne e a tutti gli uomini. La scelta del viaggio e dell’opportunità di muoversi per la collettività. E questa è una cosa che ha a che fare con la Costituzione.


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AGENDA

A cura di Luca Mattei

ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it

save DICEMBRE the date 2019 L’AVVENTURA DELLO SGUARDO TORINO//FINO AL 16 FEBBRAIO 2020 Vittorio Matteo Corcos, maestro del ritratto femminile, attivo durante la Belle Epoque, è in mostra al Museo Accorsi - Ometto. Un’occasione per godersi i suoi dipinti, simili a fotografie per vividezza delle immagini e ricercatezza dei dettagli, capaci di ammaliare per la profondità dei soggetti. Modelle che il librettista Guido Menasci definì su Il Fanfulla della domenica del 1894 «creature che hanno in sé qualche cosa del fantasma e del fiore». Proprio come la giovane introversa e inquieta che compare in Sogni, uno dei più noti lavori del pittore. Sei le sezioni dell’esposizione: Sguardi, quelli delle donne di cui l’autore coglie non solo le incantevoli fisionomie, ma anche i sentimenti più misteriosi; In posa nell’atelier, gli ospiti nello studio dell’artista; Aria di Parigi, con la produzione del periodo trascorso in Francia; Salotto della “gentile ignota”, che introduce nel circolo della moglie di Corcos, Emma Rotigliano, corrispondente di Giovanni Pascoli e frequentatrice di Giosuè Carducci; Luce mediterranea, in cui la costa livornese fa da sfondo a pitture en plein air; infine, Eterno femminino, che riassume il tema della donna sviluppato dal Decadentismo. fondazioneaccorsi-ometto.it

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Vittorio Matteo Corcos, Sogni (1896) museoaccorsi

Harlem Gospel Choir harlemgospel summertimechoirofficial corosummertime summertimechoir

TUTTI IN CORO ITALIA//FINO AL 25 DICEMBRE È il coro gospel più noto al mondo, portatore di messaggi di pace. Oltre che di suoni maestosi, grazie alle voci e ai musicisti più raffinati delle chiese di New York. Dopo essersi esibito per i reali britannici, Barack Obama, Nelson Mandela e due papi, l’Harlem Gospel Choir è in Italia per un tour dedicato a Prince. Start il 9 dicembre al Teatro Comunale di Ferrara, poi il 10 all’auditorium Paganini di Parma, l’11 al Santa Chiara di Trento, il 12 al Teatro Accademia di Conegliano (TV), il 13 allo Stabile di Bolzano, il 14 al Superga di Nichelino (TO), il 17 al Duse di Bologna, il 18 al Morato di Brescia e il 21 e 22 al Rossetti di Trieste. Gran finale il 25 all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Al sound si unisce la solidarietà nel concerto del Summertime Choir, formazione che dal 1991 coinvolge migliaia di spettatori in Italia ed Europa. L’appuntamento, il cui ricavato è devoluto a Medici con l’Africa Cuamm e all’associazione Nuova Famiglia, è il 14 e 15 al Gran Teatro Geox di Padova, con 45 cantanti, 22 orchestrali, dieci ballerini e una band, per un repertorio che varia dal christian rock al funk, dal pop al gospel. harlemgospelchoir.com | natalesummertime.com


BRANDING DALÍ NAPOLI//FINO AL 2 FEBBRAIO 2020 Se nel mondo dell’arte c’è un campione di personal branding, la promozione commerciale di se stessi, questo è sicuramente Salvador Dalí. Parallelamente alla produzione più celebre, il genio spagnolo si è assicurato un successo longevo optando per materiali e tecniche con cui raggiungere più pubblico possibile. Sceglieva per esempio procedimenti di moltiplicazione meccanica dell’immagine che garantiscono una tiratura, seppur limitata, come nel caso delle xilografie della Divina Commedia. Queste e altre 150 opere del periodo 1950-1980 sono riunite nella suggestiva esposizione a Palazzo Fondi, che testimonia la ricerca ossessiva di successo (e denaro) da parte del surrealista, capace di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Apponeva il marchio Dalí persino su oggetti d’uso come piatti, mattonelle, bottiglie, caraffe, vassoi, medaglie e vinili, o addirittura triviali, come carte da gioco. Perché la costruzione di un mito non Salvador Dalí, La conquista del cosmo. Orologio molle dello Spazio-Tempo (1984) può limitarsi alla “semplice” pittura. mostrenapoli brandingdali.com SPACE & SCIENCE ITALIA//FINO AL 9 APRILE 2020 Dicembre è il mese di chi ama stare col naso all’insù, per farsi incantare da Babbo Natale o dagli astri. Dal 10 al 12 la Fiera di Roma accoglie il New Space Economy European Expoforum, un’opportunità per incontrare player industriali, investitori, startupper e ricercatori i cui interessi gravitano intorno allo Spazio. A Milano la Fabbrica del Vapore ospita fino all’11 gennaio 2020 la mostra La Luna. E poi?, un viaggio nella storia dell’esplorazione cosmica, dai pionieri alla situazione odierna passando per il programma Apollo. A Torino è open fino al 22 marzo presso la Promotrice delle Belle Arti l’esposizione Space Adventure, con quasi 100 memorabilia della Nasa, tra tute, navicelle, satelliti, razzi, modelli in scala e pietre lunari. Interessanti anche gli eventi legati alla scienza. Sempre nella Città della Mole si tengono fino al 5 marzo gli incontri di GiovedìScienza. L’ultimo del 2019 è al Teatro Colosseo il 5 dicembre: In fondo al lago c’è la storia del clima, anche in lingua Lis, per capire dai fondali lacustri passato e futuro dell’atmosfera. All’Opificio Golinelli di Bologna fino al 9 aprile c’è la mostra U.MANO, dedicata alla mano, elemento di raccordo tra le dimensioni del fare e del pensare, così come tra arte e scienza. nseexpoforum.com | lalunaepoi.it | space-adventure.it giovediscienza.it | mostraumano.it

La Luna. E poi? alla Fabbrica del Vapore di Milano nseexpoforum mostraufficialelalunaepoi lalunaepoi lascienzaindiretta GiovediScienza fondazione.golinelli FG_Fondazione fondazionegolinelli spaceadventuretorino

IL TRIONFO DELLE MERAVIGLIE CATANZARO//FINO AL 29 FEBBRAIO 2020 Arriva per la prima volta in Calabria, al Complesso Monumentale del San Giovanni di Catanzaro, una selezione di capolavori provenienti da Palazzo Chigi di Ariccia (RM). Per avere un panorama completo dei generi e degli stili che definiscono l’estetica barocca, oltre che un quadro sull’evoluzione della pittura romana del ’600, qui si possono ammirare opere di maestri, italiani e stranieri, come Mattia Preti, Carlo Maratta, Andrea Sacchi, Pier Francesco Mola, Pietro da Cortona, Il Baciccio, Jacob Ferdinand Voet e Andrea Pozzo. Ma i veri pezzi forti sono rappresentati dai lavori di Gian Lorenzo Bernini e della sua scuola, che testimoniano l’estro poliedrico del celebre artista napoletano. Il percorso espositivo si arricchisce di effetti speciali e immersivi che permettono di rivivere l’atmosfera dell’epoca e dei luoghi in cui i dipinti in mostra ebbero origine. berninicalabria.it Scuola di Gian Lorenzo Bernini, Sanguis Christi (1670 circa) © Palazzo Chigi in Ariccia

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AGENDA ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it

Freccia Weekend dicembre 2019

A cura di Luca Mattei

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1 Matteo Montani, Per la fine del tempo (2019) gallerianicolapedana

2 Magic Stars by Winx Club WinxClubItalia WinxClub Facebook cittadellascienza cittascienza

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Fino al 6 alla Galleria Pedana di Caserta Apocalypse, le opere di Antoni Abad, Richard Garet, Vittorio Messina, Matteo Montani, Nunzio Di Stefano e Roberto Pugliese sui cambiamenti inauditi dell’epoca contemporanea. [1] nicolapedana.com

Con Magic Stars by Winx Club, spettacolo tra scienza e divertimento. Le fatine Winx guidano piccoli e grandi alla scoperta dei misteri dell’universo, nel Planetario della Città della Scienza a Napoli fino al 31. [2] cittadellascienza.it winxclub.com

Dal 4 all’8 Più Libri Più Liberi, la Fiera nazionale della piccola e media editoria. Ingresso 2x1 per i soci CartaFRECCIA che arrivano a Roma con le Frecce, sconto per i clienti Trenitalia che raggiungono la Capitale con Frecce e Intercity e per i viaggiatori regionali. plpl.it Dal 1° all’8 Laceno d’oro - Festival Internazionale del Cinema di Avellino, storica rassegna fondata nel 1959 da Pier Paolo Pasolini, con ospiti, mostre e tre concorsi sul cosiddetto cinema del reale. lacenodoro.it La genitorialità tra verità e ironia. Lo show teatrale di The Pozzolis Family, A-live: perché sopravvivere ai figli è una cosa da ridere!, è in tournée fino al 29 maggio 2020. Il 6 dicembre è a Mestre (VE) e l’8 a Genova. teatrocorso.it politeamagenovese.it

Natura in posa, mostra al Complesso di Santa Caterina a Treviso fino al 31 maggio, documenta lo sviluppo delle nature morte tra fine ’500 e ’600, attraverso 50 capolavori del Kunsthistorisches Museum di Vienna. mostranaturainposa.it Nell’ambito di Ephimera. Dialoghi sulla moda, l’incontro Archeologo delle cose a venire: la fashion curator Maria Luisa Frisa conversa il 14 alla Curia Iulia di Roma con Alessandro Michele, creative director di Gucci. parcocolosseo.it Il 14 ultimo appuntamento per Mangiamusica, festival al Teatro Magnani di Fidenza (PR) che coniuga cibo e melodie: degustazione di Parmigiano Reggiano e Forever Punk, concerto di Enrico Ruggeri e i Decibel. mangiacinema.it


3 Il cast del musical La piccola bottega degli orrori (2019) SalaUmberto

4 David Cesaria, Disagio (2019) areabgallery areabmilan

5 ll direttore del Giornale Nuovo, Indro Montanelli, osserva la prima copia del quotidiano nel reparto rotative di Milano (1974) © Mondadori Portfolio/Walter Mori

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FOCUS

Last days per il musical La piccola bottega degli orrori, alla Sala Umberto di Roma. A vestire i panni del protagonista Seymur l’attore Giampiero Ingrassia. In scena anche Fabio Canino e Belia Martin. [3] salaumberto.com

Alla galleria Area\B di Milano fino al 16 gennaio 2020 Jackpop, installazioni luminose di David Cesaria fra tradizione e neo-pop, come Slot-machine e Disagio che, in apparenza giocose, affrontano l’incertezza della vita. [4] areab.org

La Cattedrale della Fabbrica del Vapore di Milano si trasforma in teatro per ospitare, fino al 31 gennaio 2020, il musical Charlie e la fabbrica di cioccolato, con Christian Ginepro nei panni di Willy Wonka. lafabbricadicioccolatoilmusical.it

Parte il 27 dal Teatro del Maggio Musicale di Firenze il tour italiano di Shen Yun, scenografico spettacolo di danza che consente di viaggiare indietro nel tempo nel magico mondo dell’antica Cina. it.shenyun.com/italia

Fino al 19 gennaio 2020 la manifestazione Gaeta si illumina con favole di luce propone, tra le altre attrattive, le luminarie che guidano i visitatori attraverso i luoghi, la storia e l’arte della cittadina in provincia di Latina. luminariegaeta.it

A Palazzo dei Pio di Carpi (MO) fino al 6 gennaio 2020, la mostra Personae presenta le opere incise nel legno di quattro maestri dell’arte del ’900: Pablo Picasso, Ernst Ludwig Kirchner, Georges Rouault e Marc Chagall. palazzodeipio.it

L’8 e il 22 lo Spazio Flic di Torino ospita gli show Circo in Pillole, rassegna-tirocinio che la scuola circense Flic organizza fin dalla fondazione nel 2002 per mettere i suoi allievi di fronte a un vero pubblico. flicscuolacirco.it

Dopo il successo al MAXXI di Roma, fa tappa allo Zac di Palermo la mostra Scavare fossati - Nutrire coccodrilli, tavole, poster e copertine del fumettista Zerocalcare, artista sensibile al tema dei diritti civili. comune.palermo.it

PICCOLI TASTI, GRANDI FIRME La stagione del grande giornalismo italiano è in mostra al Museo Civico Garda di Ivrea fino al 31 dicembre. Il curatore, Luigi Mascheroni, ha collazionato storie e ritratti delle firme più note, ma anche attrezzi del mestiere, taccuini, penne e agende. Sono questi oggetti a delimitare un’epoca da molti considerata d’oro per la stampa di qualità, partita negli anni ’50 con le macchine da scrivere portatili Olivetti, come la Lettera 22, e terminata a inizio ’90 con i personal computer. Quattro decenni in cui nelle redazioni spuntano nomi che lasciano il segno: Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli, Oriana Fallaci, Pier Paolo Pasolini, Gianni Brera. L’esposizione è un’occasione per riflettere anche sullo status quo della carta stampata, caratterizzata da una crisi profonda a causa della concorrenza dei nuovi media e del crollo di copie e pubblicità. Sommersi da news dell’ultim’ora, commenti, tweet, fotogallery, video, e sopraffatti da consigli degli esperti, fake news e storytelling, il rischio è di perdere il piacere di narrare storie ben scritte. [5] museogardaivrea.it

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AGENDA vdgmagazine.it

FrecciaGourmet dicembre 2019

di Gilda Ciaruffoli - a cura di

Cantine aperte è l’occasione giusta per fare scorta di ottime bottiglie per le Feste: come ogni anno, infatti, per tutto il mese di dicembre le cantine del Movimento Turismo del Vino aprono le porte al pubblico per degustazioni e spettacoli tra le botti. L’adesione è a discrezione di ogni singola cantina, quindi è importante verificare il calendario sul sito dell’associazione. movimentoturismovino.it

Nei fine settimana 7-8 e 14-15 dicembre, la cittadina di Iseo (BS) ospita Natale con gusto - Festival dei sapori, delle tradizioni e della tipicità. In un contesto magico, con le acque del lago che riflettono addobbi e luminarie, è possibile scoprire i prodotti artigianali del territorio, visitare i monumenti e assistere alle performance degli artisti di strada. visitlakeiseo.info

Sabato 7 e domenica 8 dicembre a Siena rivive il Mercato nel Campo. Una tradizione che affonda le radici nel Medioevo e che si rinnova ogni anno riempiendo piazza del Campo con oltre 150 banchetti che propongono i migliori prodotti della gastronomia senese, ma anche alcune eccellenze italiane. Il tema di questa edizione è Aromi, essenze e sapori dell’olio d’oliva. facebook.com/SienaMercatonelCampo

Sul lungarno Acciaiuoli di Firenze, Il Borro Tuscan Bistro propone eventi gourmet di qualità come La cena dei bolliti, in programma giovedì 19 dicembre. Un tripudio di sapori e profumi che accompagnano l’intramontabile classico di stagione, il bollito di carne, a una selezione di mostarde e sott’oli di piccoli produttori d’eccellenza. ilborrotuscanbistro.it

Sciare lungo piste di cioccolato è il sogno di ogni goloso. Che si avvera (o quasi) sull’altopiano della Paganella dal 12 al 15 dicembre grazie alla seconda edizione di Eurochocolate Christmas. Tanti gli appuntamenti in programma: menù a tutto cioccolato, ciocco aperitivi, degustazioni nei rifugi, mercatino in piazza ad Andalo (TN) e tanto sport al gusto di cacao. eurochocolate.com È bello il radicchio con le sue forme sinuose e il rosso vermiglio delle sue striature. E, soprattutto, buono, con quel gusto piacevolmente amarognolo che lo contraddistingue. Se bastano queste poche parole a stimolare l’acquolina in bocca, il 14 e 15 dicembre è imperdibile la 35esima Mostra del Radicchio Rosso Mogliano Veneto (TV): degustazioni guidate e piatti tipici in un’atmosfera di festa. fioridinverno.tv Quella del croccante nel piacentino è una tradizione amatissima, un classico del periodo natalizio. Bobbio celebra questa delizia di mandorle tostate e zucchero caramellato con la Croccantata, che quest’anno si svolge domenica 15. L’occasione per assaggiare la golosa tipicità e ammirare vere e proprie sculture a base di croccante. comune.bobbio.pc.it

Morozzo (CN) è la capitale del cappone. Ogni anno la cittadina del cuneese celebra il suo prodotto simbolo con una manifestazione che è assieme momento culturale e gastronomico. In programma il 15 e 16 dicembre degustazioni di ricette tradizionali, visite agli allevamenti e approfondimenti su questo prezioso presidio Slow Food. capponedimorozzo.it

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MAR Museo d’Arte della città di Ravenna 5 ottobre 2019 - 12 gennaio 2020

RICCARDO ZANGELMI Forever young

CHUCK CLOSE MOSAICS

NIKI DE SAINT PHALLE Vanitas via di Roma, 13 tel. 0544 482477 info@museocitta.ra.it www.mar.ra

con il contributo di

Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna


WHAT’S UP

UN AMICO IN PIÙ EDOARDO LEO RACCONTA LA SUA ESPERIENZA AL FIANCO DI GABRIELE DI BELLO NELLA FICTION OGNUNO È PERFETTO, STORIA DI UN GRUPPO DI RAGAZZI CON LA SINDROME DI DOWN

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opo sette anni di assenza dalla tv, Edoardo Leo torna con Ognuno è perfetto, serie su Rai1 il 16, 17 e 23 dicembre. Nella fiction veste i panni di Ivan, il padre di Rick (Gabriele Di Bello), un ragazzo con la Sindrome di Down. Una storia delicata e coinvolgente per la regia di Giacomo Campiotti, già apprezzato in Braccialetti rossi. Stufo di finti tirocini, Rick trova un impiego grazie a Miriam (Cristiana Capotondi), titolare di una cioccolateria, nel cui reparto packaging lavora un gruppo di giovani con disabilità. Qui si innamora di Tina (Alice De Carlo), una ragazza albanese costretta a rientrare nel suo Paese. Solo un matrimonio può farla tornare in Italia, allora decide di raggiungerla insieme ai colleghi per sposarla, di nascosto dai genitori. Si susseguono così vicende rocambolesche che hanno reso imprevedibile anche il set. Com’è stato lavorare con colleghi con

di Luca Mattei

ellemme1 - l.mattei@fsitaliane.it

la Sindrome di Down? All’inizio andavamo in scena senza sapere cosa sarebbe successo. Poi si è creato un bel gruppo, grazie soprattutto a loro, sempre intenzionati a lavorare in modo professionale. Come hai gestito queste relazioni? La madre di Gabriele Di Bello mi ha consigliato di comportarmi come se la Sindrome non ci fosse. E così ho fatto. Abbiamo parlato tanto, l’ho rimproverato quando era necessario. A un certo punto mi ha anche detto: «Sono Down, mica scemo!». Il nostro rapporto è stato molto fisico, cercava sempre di abbracciarmi, toccarmi. Nella vita personale sono molto riservato, ma ho finito per liberarmi di alcuni blocchi. E poi siamo diventati amici, ci sentiamo almeno un paio di volte a settimana. Perché hai scelto questa fiction? Per accettare di fare qualcosa in tv aspettavo che fosse super. Quando mi

è stata fatta questa proposta ho detto subito sì. Ho sempre chiarito alla Rai che la mia decisione non era influenzata solo dal lavoro, ma era soprattutto personale. Quando si è sparsa la notizia, alcune mamme hanno iniziato a ringraziarmi per la mia scelta. Progetti in cantiere? Il 19 dicembre esce La Dea fortuna (approfondimento a pag. 30), a cui tengo tantissimo, perché sognavo da tempo di lavorare con Ferzan Ozpetek. Dal 9 gennaio 2020 sarà nelle sale 18 regali, di Francesco Amato, tratto da una storia vera. E poi sto scrivendo un film che vedremo in primavera. Per me questo è un anno di cambiamenti, dopo tanto tempo di sole commedie. rai.it/rai1 | edoardoleo.com edoardoleo raiunoofficial RaiUno rai1official

Gabriele Di Bello ed Edoardo Leo

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WHAT’S UP

NON CHIAMATEMI CHEF LORENZO BIAGIARELLI VIVE UN MOMENTO D’ORO TRA SOCIAL, EDITORIA E TV. E REGALA DRITTE AI LETTORI DELLA FRECCIA gasparebaglio

di Gaspare Baglio

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DANZA CON ME 2020 La magia della danza e la simpatia dello spettacolo tornano, come ogni inizio d’anno, con il grande show che ha un presentatore d’eccezione, l’étoile Roberto Bolle, accompagnato da personaggi famosi e ballerini internazionali. Il 1° gennaio 2020 su Rai1, in prima serata. rai.it 28

lorenzobiagiarelli.com lorenzobiagiarelli lorenzo.biagiarelli

© Giovanni Rufino

© Andreuspenski

on sono uno chef, quel titolo è un fregio per una vita di sacrifici, con molto rispetto lo lascio a chi se l’è guadagnato. Preferisco essere definito un cuoco». La chiacchierata con Lorenzo Biagiarelli inizia con un bagno di umiltà. I motivi per parlare con lui sono due: il libro Qualcuno da amare e qualcosa da mangiare (DeaPlaneta, pp. 224 € 15) e il programma di Real Time Cortesie per gli ospiti Bed & Breakfast, che lo ha lanciato nel rutilante mondo della tv. Lorenzo è simpatico e generoso, regala un sacco di chicche (non solo) gastronomiche. Com’è nata l’idea del libro? È il prolungamento di quello che faccio sui social. Racconto di cibo, storie e aneddoti che entrano ed escono dalle ricette. Del resto, è quello che faccio da tre anni: mangio, cucino e racconto. E invece Cortesie per gli ospiti Bed & Breakfast? È un giro per l’Italia in cui si mangia bene, ci sono strutture bellissime che offrono aperitivi e colazioni, senza soluzione di continuità. Ho preso due taglie!

Che valore ha il viaggio per le tue ricette? C’è sempre un viaggio che bisogna fare per cucinare. Gli ingredienti non sono statici, si muovono, bisogna inseguirli. La carbonara, per esempio, ci porta in America, dov’è conservata la prima ricetta scritta di questo piatto. A questo proposito, una ricetta che per te è stata una scoperta? Quella del ceviche: pesce crudo, lime e pepe. In Occidente ne è arrivata una versione codificata che, invece, in Perù ha mille sfaccettature. Quella più interessante è dello chef Javier Wong, un guru di 80 anni che lo cucina solo per pochi eletti. Ho avuto la fortuna di essere tra questi. Mi ha affascinato e ha aperto la mente. Qualche dritta gastronomica a misura di treno? Scenderei a Bressanone per mangiare i canederli. E poi girerei per malghe assaporando lo speck. Ad Ancona ci sono i moscioli e nella mia Senigallia i vincisgrassi, che non sono lasagne (primo piatto tipico marchigiano al forno, ndr). Tra l’altro la stazione di Senigallia è bellissima perché, percorso il sottopassaggio, ci si trova davanti alla Rocca Roveresca, un gioiello medievale.

EMERGENCE Dal 6 gennaio 2020, ogni lunedì alle 21 su Fox la nuova serie a metà fra thriller e dramma. A Long Island, New York, il capo della polizia locale Jo Evans (Allison Tolman) indaga su un misterioso incidente aereo, in cui sopravvive solo una ragazzina che, però, non ricorda nulla. foxtv.it


FR ANCE SCA

A RUOTA LIBERA

LA SPRINTOSA PRESENTATRICE TIENE COMPAGNIA AI TELESPETTATORI LA DOMENICA POMERIGGIO, CON STORIE SOPRATTUTTO AL FEMMINILE. FUORI DAGLI STUDI, È QUASI SEMPRE SUL TRENO, IL SUO MIGLIOR AMICO di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

© Alesdimarco

B

ionda, piena di sprint, empatica e disinvolta. È il ritratto di Francesca Fialdini, tutte le domeniche alle 17:35 su Rai1 con il programma Da noi…a ruota libera. Coinvolge ogni settimana personaggi conosciuti e gente comune, che si confidano raccontando vite d’eccezione. Il programma conta più di due milioni di ascolti. A chi va il merito di questo successo? Prima di tutto al pubblico che ci sceglie la domenica, un giorno imprevedibile perché non legato alla routine settimanale. Ma i telespettatori si stanno affezionando e non ci mollano. Poi, sono grata alla mia squadra, tutti giovani con una gran voglia di lavorare che trasmettono energia a chi ha più esperienza e, a volte, anche maggiore disincanto. Protagoniste le storie, soprattutto di donne. Perché? Nel mio lavoro verifico quasi quotidianamente che il grado di consapevolezza che noi donne abbiamo sulla nostra libertà è troppo basso. Ci sono realtà in cui scegliere per noi stesse è un dato scontato. Ma per molte altre rimanere nell’ambito delle convenzioni, cioè di come ci vorrebbero gli altri, è l’unica scelta possibile per non essere emarginate. Questa per me è la prima forma di violenza da cui dovremmo liberarci. Parliamo di te, sempre in giro. Abiti a Roma, conduci il programma a Torino, i tuoi vivono a Massa Carrara. Il viaggio fa parte di te… Mi sposto quattro giorni a settimana, la mia casa ha una dimensione mobile. Mi piace sentirmi nomade e come mezzo di trasporto preferisco il treno. Perché a bordo mi rilasso, studio, leggo, ascolto musica, guardo al di là del finestrino e penso a cosa raccontare nella prossima puntata. Se il treno non mi fosse amico, sarebbe il mio peggior nemico! È uscito Charlie e l’ocarina, il tuo secondo libro, Edizioni Paoline. Una favola? Per bambini da quattro a sei anni. Charlie esiste per davvero ed è anche il mio soprannome. Ho scritto ispirandomi alla mia infanzia, ma

anche ai bimbi che ho conosciuto quando presentavo lo Zecchino d’oro. I piccoli hanno una luce con cui illuminano il mondo in modo puro e bellissimo, mantenendo sempre vivo l’entusiasmo anche riguardo temi importanti. Il mio protagonista, per esempio, difende la natura.

A proposito di infanzia e ricordi. Come passerai il Natale? In viaggio! Ne approfitto anche per stare con i miei genitori, almeno per due giorni. raiplay.it/programmi/aruotalibera francifialdini RaiUno 29


INCONTRO

ESSERE FELICI NEL RISPETTO DEGLI ALTRI IN VIAGGIO CON FERZAN OZPETEK, DAL 19 DICEMBRE AL CINEMA CON LA DEA FORTUNA di Andrea Radic

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Andrea_Radic


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Photo Romolo Eucalitto


INCONTRO

U

n uomo romantico e innamorato dei suoi attori, dei sentimenti, delle emozioni, di ogni singolo aspetto della vita con la quale flirta e gioca, sempre tendendo a un obiettivo: essere felice nel rispetto degli altri. Questo è Ferzan Ozpetek, che si consegna senza mai timore delle verità a un pubblico che lo ama ogni giorno di più. Tra i pochissimi registi italiani ad aver avuto una retrospettiva a lui dedicata al Museo di Arte Moderna di New York, il celebre MoMA. «Si nasce attori, registi o pittori, non lo si diventa. Chissà quanti impiegati sono grandi poeti e non sanno della propria vena artistica, di questo sono convinto». Lo afferma mentre si siede nella FRECCIALounge di Roma Termini, in attesa della partenza del suo Frecciarossa. Regista pluripremiato, sceneggiatore intenso, scrittore di libri, potrebbe essere un perfetto esempio dello star system ma, al contrario, ti guarda negli occhi con curiosità e interesse inaspettati. «Credete negli oroscopi? Io moltissimo, prima di iniziare a girare sul set voglio sapere ogni aspetto di ciò che si può leggere nelle stelle, chiedendo anche quello degli attori». Poi racconta un aneddoto sul film Saturno contro, nel quale Ozpetek fece esordire Ambra Angiolini e Luca Argentero decretandone l’inizio del successo. «I miei attori li amo tutti. Il primo giorno di riprese, lessi l’oroscopo e chiamai la produzione dicendo che non avremmo iniziato proprio perché avevo Saturno contro. Una pioggia di premi, e doveva avere un titolo diverso». Il 19 dicembre, giorno di uscita del tuo nuovo film La Dea fortuna? Siamo messi benissimo, una data molto importante. All’oroscopo non bisogna dare retta totalmente, ma è divertente, come leggere i fondi del caffè. Anche Federico Fellini aveva l’abitudine di andare a Torino per trovare un sensitivo

molto importante. Tutto ciò avviene perché noi registi facciamo un lavoro che non permette di sapere con precisione il risultato che ne uscirà, non ci sono regole matematiche. Così ci si trova pieni di amuleti e portafortuna, non so neanche quanti ne ho in tasca. E a controprova estrae un piccolo ed elegante simbolo di San Gennaro, che indossa appeso al collo. «Ma ciò che è davvero importante sono le persone e l’energia positiva che ti portano». Come fosse sempre una “prima”. Esatto, realizzare un film è come cucinare. Prepari un piatto con tutti gli ingredienti precisi e non ti viene. Allora vai a sensazione, come faccio io in cucina, dove non sopporto le critiche. Al cinema, ci sono volte in cui mi rendo conto che avrei potuto rendere meglio una scena, un’emozione. Poi incontro sempre qualcuno che mi dimostra che quella scena, proprio quella del mio dubbio, lo ha colpito, commosso, emozionato. E allora capisco di aver fatto al meglio, proprio come un buon piatto. Sei perfezionista o preferisci la coralità delle emozioni che consegni al pubblico? Racconto semplicemente le mie emozioni, non cerco di fare un film che abbia un messaggio o almeno non lo costruisco in questo modo. Cerco di condividere con gli altri ciò che mi piace, sempre. Se mangio qualcosa che mi piace tanto, vorrei che nello stesso momento, tutte le persone che amo lo assaggiassero. Quando giro un film, l’obiettivo è la condivisione con il pubblico: se durante una giornata in cui giriamo non mi sono emozionato, tornando a casa sto male. È la vita che influenza il cinema o il contrario? Penso entrambe le cose. Per me, per il mio sguardo, trovo che il cinema sia trasposizione della vita. Io racconto solo ciò che davvero voglio narrare, non ho mai, nella mia vita, fatto scelte forzate, è un lusso che mi sono concesso.

Photo Romolo Eucalitto

Qui e nelle pagine successive alcune immagini dal set del film La Dea fortuna di Ferzan Ozpetek, con protagonisti Stefano Accorsi, Edoardo Leo e Jasmine Trinca, distribuito da Warner Bros. Pictures. Una produzione Warner Bros. Entertainment Italia, R&C Produzioni e Faros Film

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Photo Romolo Eucalitto

Un atteggiamento che viene molto da mia madre, che andava fino in fondo alle cose. Un giorno, a scuola, la maestra ci parlò male degli armeni e dei greci e a casa lo raccontai a cena. Il giorno dopo venni chiamato insieme alla maestra nell’ufficio del preside e lì trovai mia madre che chiese alla maestra le ragioni per le quali insegnava l’odio. Io allora mi vergognai molto dell’atteggiamento di mia mamma, poi con il passare del tempo ho capito quanto avesse contribuito alla mia apertura mentale. Anche se nei due anni successivi, la maestra me la fece pagare in mille modi... E il rapporto con tuo padre? Lui non voleva che venissi in Italia, mi avrebbe voluto negli Stati Uniti, però venni ugualmente. Mi dava uno stipendio per studiare, ma dopo tre anni mi pose di fronte a un bivio e io scelsi di seguire la strada del cinema. Ho cominciato intervistando i grandi registi, da Bertolucci a Elio Petri e Massimo Troisi, che fu il primo a farmi lavorare. Mio padre continuava a considerarmi un fannullone. Poi Il bagno turco, selezionato a Cannes, cambia la mia vita. Un giorno mi chiamò da Istanbul: invitato a un pranzo tutti gli chiesero se fosse mio parente, alla risposta «sono il padre» gli fecero grandi feste. Quando è mancato, in un cassetto della sua scrivania, ho trovato tutti i ritagli delle mie cose che lui aveva raccolto e conservato. Ho pianto tutto il giorno. Mi ripeteva anche di laurearmi e io rispondevo: «Sono un regista papà, ho un lavoro». Quando mi hanno dato la prima e poi la seconda laurea honoris causa, mi è tornato in mente, e anche lì grandi pianti. Oggi nel tuo essere regista c’è molta capacità di dare. Mi piace enormemente, il rapporto con l’attore è come danzare, inizia facendo dei passi insieme sulla musica, poi man mano non segui più la musica e tutto scivola naturalmente. Gli attori sono creature di un’altra terra. Non a caso in Inghilterra, nel Medioevo, li seppellivano fuori le mura. Sono creature particolari, di grandissima sensibilità, bisogna solo amarle. Io non credo che sia l’attore a dover diventare il personaggio di un film, bensì il contrario, che sia una caratteristica attoriale ad avvicinarsi al personaggio. È successo anche nel cortometraggio realizzato per le Ferrovie dello Stato. Ecco, parliamone. Il saluto della ragazza al ragazzo, quel momento che tante volte ho visto e vissuto io stesso di salutare qualcuno,

un’emozione sempre viva. Siamo partiti da lì. Poi abbiamo inserito un altro personaggio, questa signora che ha uno scambio di sguardi con la ragazza. Io seguo sempre la linea delle emozioni che si concentrano nel momento dell’incrocio fatto di sensazioni tanto profonde quanto rapide, scambi di energia e di positive possibilità, la vita che ci passa vicino. Succede anche nella vita reale, camminando per strada e incrociando uno sguardo, che ti fa pensare «che meravigliosa persona». Per questo hanno inventato il rallenty? (Ferzan ride divertito, ndr). Girando La Dea fortuna questo è accaduto? Forse è l’unico mio film per il quale uso un’espressione di cui mi vergogno: «Mi piace tanto». Ci sono due o tre momenti davvero emozionanti, che non ti mollano, che arrivano a farti piangere. Anche ieri sera lavorando al montaggio me ne sono reso conto. Lo spunto è tuo, autobiografico? Ho perso mio fratello lo scorso anno, a causa di un tumore. Sua moglie due anni fa mi chiese, nel caso fosse successo qualcosa anche a lei, se io e Simone ci saremmo occupati dei loro figli, due gemelli con cui ho un bellissimo rapporto. Questa promessa l’ho fatta. Poi ci abbiamo pensato molto. Da lì è nata l’idea del film, dove una coppia riflette, dopo 15 anni, su ciò che è diventata e sul significato dello stare insieme. Senza pensare che siano un uomo e una donna o due uomini come nel film. Quando l’attrazione fisica passionale e l’erotismo si trasformano e svaniscono, ecco al suo posto il forte affetto. Il film racconta questa fase, di separazione, dell’arrivo di due bambini che aprono un mondo. Nella coppia l’uno conosce l’altra persona in un modo nuovo, vedendolo rapportarsi con i bambini. E lo spettatore dopo cinque, dieci minuti non pensa più che ha di fronte due uomini. Nel tuo narrare i rapporti tra le persone, l’amore, l’affetto o la distanza, mai si legge la differenza. Vero, ed è molto importante. Quando girai Le fate ignoranti non pensavamo avrebbe avuto il successone che ebbe. A breve gireremo una serie per la Fox, cambiando molte cose rispetto al film, ovviamente, perché sono cambiate molte cose anche in Italia, anche se il principio della storia rimane attuale. Da allora a oggi è cambiata la declinazione dell’amore? 33


INCONTRO

Il profumo della tua infanzia? Quello dei tigli, due grandi alberi che avevamo nel giardino di casa in Turchia. A casa nostra c’erano sempre tre tavolate: una in cucina, una in salone e una in terrazza. Era estate, avevo 15 o 16 anni, mi svegliavo e trovavo mio fratello con gli amici in cucina che mangiavano e bevevano. Oppure quando conoscevo persone nuove, la prima cosa che mia mamma proponeva era di invitarle a pranzo o a cena, era una politica per conoscerle. Capiva molto delle persone osservando come stavano a tavola. Tutto ciò lo hai portato con te? Sempre, una delle cose più belle del mondo è la condivisione del cibo e della felicità. Il tuo rapporto con il viaggio in treno? Amo viaggiare in treno, il concetto che è uscito fuori nel corto La casa che ti porta a casa è vero: sono io che porto le mie cose sul treno, dal computer a un libro, mi alzo e ho tutte le comodità di casa. E poi voglio dire che tutto il personale Frecciarossa è sempre gentile e disponibile. Ho avuto modo di osservare il grande lavoro che sta dietro alla partenza di un treno, un grande lavoro corale, come su un set cinematografico. ferzanozpetek.com ferzanozpetek

ladeafortuna

© Riccardo Ghilardi

È cambiato il mondo, e pure lo sguardo verso i rapporti. Io penso che unione civile significhi unione tra due persone, ma tutte le persone, io dico sempre sposatevi, unitevi, è una questione di diritti, di uguaglianza. Mi fanno sorridere certi matrimoni dove l’apparenza vince sulla sostanza. Ho amici serissimi che dicono: «Ci sposiamo il prossimo anno perché dobbiamo preparare vestiti, cibo, eccetera». «Ma siete matti», gli rispondo io. Quando io e Simone abbiamo fatto l’unione civile non avevamo la nostra musica, né vestiti particolari, neppure gli anelli, e chi ci ha uniti era contento che fossimo così concentrati sul contenuto. Che pensi dell’avere figli? Sono per la libertà di scelta, ma per me, per la mia mentalità, ritengo che un bambino debba crescere con la mamma, preferisco essere vicino ai miei nipoti, non ho in testa il concetto di continuità. Poi è l’amore la colonna portante della vita, quello che passa su tutto. La sintesi è: rispetto, diritti, felicità. Tre anni fa i miei nipoti hanno saputo da Internet che mi sono sposato con Simone, sono andati da mio fratello e hanno chiesto una riunione di famiglia prima di cena. Risultato? Dopo aver analizzato la nostra situazione e la loro, dopo una breve riflessione, hanno capito di non essere gay: «Se sono felici zio Ferzan e Simone, lo siamo anche noi, questo è quello che conta».

Il regista Ferzan Ozpetek a Roma Termini con il giornalista Andrea Radic 34


Teatro di Roma

regala l’emozione del teatro

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PINOCCHIO

IO, PINOCCHIO ESCE IL 19 DICEMBRE IL FILM DEL REGISTA MATTEO GARRONE. UN REGALO DI NATALE PER RIFLETTERE SULLA SCELTA TRA ESSERE BURATTINI O DIVENTARE UMANI di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

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Š Alain Parroni

In queste pagine alcune scene del film Pinocchio di Matteo Garrone 37


PINOCCHIO

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© Greta De Lazzaris

on è una favola come le altre. Mancano un principe azzurro e una storia d'amore, ci sono però il lieto fine e l’immersione in un mondo fantastico. Tra i ricordi infantili ci riportano il circo e il Paese dei balocchi. E i personaggi, buoni o cattivi che siano, come il Gatto e la Volpe, la Fatina, Mastro Geppetto e Mangiafuoco, ma anche la Lumaca e il Pescecane. Pinocchio è però soprattutto l’esempio di un percorso accidentato, di una maturazione non sempre lineare, anzi bloccata o rallentata

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spesso da difficoltà e tentazioni. Crescere, o meglio, passare dallo stato di burattino a quello di bambino (non di uomo adulto, ma comunque di essere umano) in carne e ossa vuol dire imparare dagli errori e acquisire maturità. Molti sono gli autori e gli artisti che si sono ispirati nel tempo a questa affascinante narrazione per riproporla secondo una propria visione. Ci prova, ora, Matteo Garrone a regalarci un mondo magico, a pochi giorni dal Natale. Esce il 19 dicembre Pinocchio, il film a cui Matteo

pensava da quando aveva sei anni e di cui oggi è regista e sceneggiatore. Il ruolo d’onore spetta a Roberto Benigni, che interpreta Geppetto, tenero genitore che non si dà mai per sconfitto. Nei ruoli e nei costumi del Gatto e della Volpe si calano rispettivamente Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini, mentre Gigi Proietti veste i panni di Mangiafuoco. La Fatina bambina è Alida Baldari Calabria e la Fata adulta, simbolo della mamma, cara a tutti, è Marine Vacth. A Federico Ielapi, infine, il compito di interpretare Pinocchio.


© Alain Parroni

Ancora una volta, riaccostandosi a questa favola, ci si accorge che il burattino, bisogna ammetterlo, è ognuno di noi quando agisce per seguire la corrente o per farsi attrarre da un mondo facile, fatto di scorciatoie, come la corruzione o le grandi e piccole non verità. Questo racconto a volte sta stretto a tutti, mette davanti alla coerenza, scuote la coscienza di

ognuno con gli scomodi interrogativi del Grillo parlante. È il tema universale della metamorfosi, del cambiamento e dell’iniziazione, che prende forma da millenni anche nella letteratura. Per esempio, sono tanti i punti di contatto tra l’Asino d’oro, romanzo di Apuleio del II secolo d.C., e la fiaba collodiana. Il più diretto ed eclatante è che se il protagonista del primo na-

sce asino, il secondo sarà a un certo punto trasformato in questo animale stupido per antonomasia. Morale della favola e fine della storia: l’obiettivo è diventare veri, e umani. Sia che lo si faccia dopo aver sacrificato alla dea Iside, come nel primo caso, o che ci si riesca dopo aver abbandonato la menzogna e rischiato di morire nel ventre di un pescecane.

TUTTI AL CINEMA Non è dicembre se non si va al cinema. Esce il 5 Lontano lontano, di Gianni Di Gregorio, con Ennio Fantastichini, Giorgio Colangeli e lo stesso Di Gregorio: tre romani sulla settantina che decidono di cambiare vita andando all’estero. In Ritratto della giovane in fiamme spicca Valeria Golino: nelle sale da giovedì 19 dicembre, per la regia di Céline Sciamma, racconta la storia, ambientata nel 1770, di una pittrice di talento ingaggiata per ritrarre Héloise, una giovane che lascia il convento per sposare l’uomo a lei destinato. Sempre dal 19, arriva sul grande schermo Il mistero di Henri Pick di Rémi Bezançon, interpretato da Fabrice Luchini. In una biblioteca della Gran Bretagna dedicata ai manoscritti rifiutati dagli editori, una giovane editor scova un testo che diventerà un best seller. L’autore è un pizzaiolo scomparso, che nella sua vita aveva scritto solo liste della spesa.

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PINOCCHIO

L’AMORE RENDE LIBERI PERSINO I BURATTINI

AL TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI DI MILANO PINOCCHIO RELOADED, UN MUSICAL RIVOLUZIONARIO CHE STRAVOLGE LA CREATURA DI COLLODI di Luca Mattei

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ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it

Pinocchio in una compagnia di guitti e che si sente imprigionato nel suo personaggio. Al termine di una replica, lo si vede riflettere sconsolato sul palco finché sente la voce di un tecnico teatrale, una sorta di moderno Morpheus che gli prospetta una possibilità interessante: slegarsi dalla sua condizione di oppressione e dalle convenzioni sociali per vedere la realtà senza alcun filtro, a patto però di tagliare i fili che lo legano al passato da cui vorrebbe fuggire. Riflessione e filosofia, ecco l’impronta lasciata dal regista Maurizio Colom-

© Attilio Marasco

vete presente la versione cruda e cruenta di Pinocchio nel libro di Carlo Collodi? O quella da magico mondo fatato della Disney? Bene, fatene (quasi) completamente tabula rasa e godetevi Pinocchio Reloaded, dal 1° al 15 dicembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano e poi in tour nel 2020 in diverse città, tra cui Genova, Firenze, Torino e Napoli. Nel titolo di questo musical l’elemento più pesante sul piatto della bilancia è forse il secondo, "reloaded", una citazione dichiarata del film Matrix. Il protagonista è un attore che interpreta

Silvia Scartozzoni e Jordan Carletti, alias Lucignolo e Pinocchio

bi, autore di best seller come We will rock you e Rapunzel - Il Musical e ideatore di Peter Pan - Il Musical. La sua rivisitazione di Pinocchio fa i conti con l’epoca contemporanea, per meditare sulla possibilità di vivere un’esistenza più libera. Messo di fronte al non facile dilemma, se sentirsi a proprio agio restando attaccato ai diktat del sistema o scollarsi dai condizionamenti, il famoso burattino, interpretato da Jordan Carletti, è indeciso: prima sceglie di togliersi le bende dagli occhi, poi però, rendendosi conto di diverse situazioni, come la mancanza di connessione Internet, vorrebbe tornare indietro. Fin quando non incontra nel locale, Il Paese dei Balocchi, la persona che gli stravolge la vita: Lucignolo, nelle vesti dell’attrice Silvia Scartozzoni, una donna di cui si innamora. E questa è un’altra rivoluzione della sceneggiatura: nella classica rappresentazione della storia la figura femminile è trascurata, Fata turchina esclusa (e comunque non proprio un modello di donna moderna). Inoltre, qui il racconto di una trasformazione si arricchisce di romanticismo, con Lucignolo che fa aprire gli occhi e il cuore a Pinocchio. Il viaggio a due non è certo una novità, basti pensare a Dante e alla sua Beatrice, ma qui tutto viene affrontato in maniera più rock, con 17 coreografie e 25 brani pop, spesso contaminati da trap, hip hop e house. Non mancano, nel lungo peregrinare del protagonista, il Gatto e la Volpe, due ragazze influencer, Geppetto, un buffo e maldestro padre di oggi, e lo stesso Collodi che, pur protestando per come è stata inscenata la sua storia, si chiarisce con Pinocchio a colpi di rap. pinocchioreloaded.it

MILANO OLTRE 180 FRECCE AL GIORNO 41


PINOCCHIO

Oliviero Toscani Pinocchi (1991) Collezione Oliviero Toscani © Oliviero Toscani by SIAE 2019

di Sandra Gesualdi

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© S a n d r a G es

L’ARTE CONTEMPORANEA SI INTERROGA E INDAGA SUL PERSONAGGIO SENZA TEMPO DI COLLODI. A VILLA BARDINI DI FIRENZE LA MOSTRA CURATA DA LUCIA FIASCHI

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CHI È PINOCCHIO? sandragesu Lucia Fiaschi

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gnuno di noi si è confrontato con lui, almeno una volta nella vita. Lo ha incrociato con quelle movenze sgangherate, ne ha letto le avventure a perdifiato, lo ha disegnato o ha giocato con una delle sue innumerevoli versioni di legno,

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gomma, tessuto. Chi è stato bambino nei primi anni ’80 lo ha conosciuto biondo e sdentato (Andrea Balestri), nella nostalgica e delicata miniserie per la tv diretta da Luigi Comencini, con Nino Manfredi e Gina Lollobrigida. Pinocchio non ha bisogno di presentazioni. A lui è dedi-


Jim Dine White Gloves, 4 Wheeis (2007) Collezione Jim Dine/Courtesy Richard Gray Gallery © Jim Dine by SIAE 2019

cata, fino al 22 marzo, la mostra curata da Lucia Fiaschi a Villa Bardini di Firenze, spazio museale vicino a Forte Belvedere. Il burattino, la marionetta, il pezzo di legno, il bambino con orecchie da ciuco è un’icona senza tempo riconosciuta in tutto il mondo. Dal 1881, quando ha preso vita dalla penna di Collodi, nom de plume del grande umorista fiorentino Carlo Lorenzini, a puntate sulle pagine del Giornale per bambini, fino al 1883. Da allora non si è mai fermato e da Collodi, dov’è nato il parco a lui intitolato, è andato incontro a una sorte famosa mai toccata a nessun altro personaggio di fantasia. Già nei primi anni del ’900 è tradotto in giapponese, nel 1940 lo racconta addirittura la Walt Disney, per farne uno dei suoi migliori film d’animazione con personaggi ancora

FIRENZE OLTRE 100 FRECCE AL GIORNO

presenti nella cultura popolare. Un Roberto Benigni saltellante e toscanaccio lo interpreta al cinema nel 2002 e quasi 20 anni dopo, nella versione di Garrone, ne diventa il babbo Geppetto. Ma chi è davvero Pinocchio? O meglio, cos’è? Da queste domande è partita Lucia Fiaschi, storica dell’arte che alla creatura di Collodi ha dedicato un lungo lavoro di ricerca, sfociato nella mostra Enigma Pinocchio. Da Giacometti a LaChapelle. «Da sempre Pinocchio mi ha affascinato, perché lo considero metafora di ogni possibile metafora, e oggi mi chiedo come mai, dopo così tanti anni, si continui a parlarne», spiega la curatrice. L’arte contemporanea offre chiavi di lettura alternative della realtà, per questo «ha ben compreso l’elusività di questa creatura e l’ha trasformata in mille altre senza mai perderne l’essenza». Oltre 50 le opere, soprattutto sculture di cui, ça va sans Luigi Ontani Pinocchio (1972) Collezione Fabio Sargentini

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PINOCCHIO

dire, molte in legno, altre giganti in carta pesta o robotiche in ferro e plastica. Ma anche disegni, dipinti, foto, video e installazioni multimediali di artisti internazionali come Alberto Giacometti, Bruno Munari, David LaChapelle, Mimmo Paladino, Alexander Calder, Paul McCarthy, Venturino Venturi, Jim Dine e Luigi Ontani, solo per citarne alcuni. Un percorso colorato e apparentemente ludico che dai tratti infantili conduce a livelli di indagine più acuti, pungolando il viDavid LaChapelle David Bowie: face masks (1995)

sitatore a riflettere su apparenza e sostanza, ingenuità e furbizia, vita e morte e sulle mille sfaccettature di ciò che possiamo essere. Darsi una risposta sull’identità di Pinocchio per scovare la propria, insomma. «Vorrei innescare curiosità rispetto a un personaggio molto catalogato, usurato, e in mostra ho suggerito tutto quello che lui non è», continua Fiaschi. «Non è un burattino perché non ha il buratto, il tipico guanto bianco. Non è una marionetta perché non ha fili,

non è un automa perché non ha meccanismi, e non è un re. C’era una volta un pezzo di legno…: così inizia la sua storia». Di certo quel pezzo di legno è qualcosa di vivo, molto vivo, tanto che nel lavoro degli statunitensi Tim Rollins & K.O.S. ha gli occhi, o ancor prima, nella lettura di Venturino Venturi, è un albero vitale da cui germogliano ramoscelli a forma di mani. Sette le sezioni tematiche piene di nasi lunghi, corti, spariti, mozzati, ramificati, e innumerevoli i punti interrogativi per intuire che Pinocchio potrebbe essere ciascuno di noi. E come ciascuno di noi affronta un percorso di crescita colmo di inciampi, rotolamenti, fragilità, sbagli e risvegli. Un movimento perpetuo: «Pinocchio non ha bisogno di chiodi, ruzzole o rotelle, piedi o pattini per muoversi per le strade del mondo», racconta Lucia. Forse gli è sufficiente l’aria. «Forse è una macchina inutile, di quelle dalle quali possiamo far rinascere la nostra fantasia, come scrisse Munari? Oppure è il lieve soffio d’aria che dà vita ai Mobiles di Calder?», prosegue. Che siano le marionette sgambettanti di Oliviero Toscani, il fanciullo giocoso di Jim Dine, il burattino che veste i panni di Hitler di Francesco De Molfetta o il teschio umano con naso appuntito nella scultura di Miquel Barcelò e nel disegno di Alberto Giacometti, Pinocchio è la metafora dell’uomo e delle sue contraddizioni. L’ultima sala è dedicata al tema delle maschere, quelle che nascondono i volti: «Dov’è l’uomo dietro il ruolo che ciascuno si assume nella vita, in perpetua oscillazione tra alto e basso nella sarabanda picaresca che è il nostro destino?», scrive sul catalogo Lucia Fiaschi. Possiamo fare come Pinocchio, essere o non essere uno, nessuno e centomila. Basta indossare un lungo naso di carta (Luigi Ontani) o confondersi tra le maschere celebrities come LaChapelle fa fare a David Bowie. L’uomo, come Pinocchio, resta un enigma. villabardini.it villabardini

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13 DICEMBRE LA FESTA DI SANTA LUCIA FRA TRADIZIONI RELIGIOSE E DONI PER I PIÙ PICCOLI

THE FEAST DAY OF SANTA LUCIA, WITH RELIGIOUS TRADITIONS AND GIFTS FOR YOUNG CHILDREN

di Licia Colò

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anta Lucia è un ricordo prezioso. Mi riporta all’infanzia, alla mia città: Verona che si riempiva di luci e di colori. Era una festa molto sentita e celebrata, ricordo le bancarelle con i dolci e le strade piene di gente. Era quasi più importante del Natale. Ho questo ricordo di me bambina che aspetta impaziente l’arrivo del 13 dicembre, giorno in cui la città si risvegliava con tutto il suo calore nonostante l’inverno. Non credo siano molte le città, oltre a Siracusa dove Lucia è nata, a celebrare questa giornata con tutta quella partecipazione. Santa Lucia è legata in un certo senso anche alla mia famiglia di origine. La mia bisnonna in tarda età aveva perso la vista, di lei ho un ricordo molto dolce. La andavo a trovare da sola quando avevo appena sette anni e le raccontavo la vita. Per questo i miei genitori scelsero di chiamarmi anche Lucia, che proprio nella radice contiene la parola luce. Il mio nome completo è infatti Licia Maddalena Monica Lucia. Un omaggio anche ai miei nonni, Vitalina, per il legame con sua mamma, e Tino, veronese da sempre. I miei ricordi di bambina legati alla mia città in festa sono come quelli di moltissimi bimbi di oggi. Ogni 13 dicembre a Verona uno splendido mercatino si districa nelle vie del centro. Si racconta che nel XIII secolo una grave e incurabile epidemia colpì gli occhi di numerosi bambini rendendoli ciechi. Gli abitanti compirono allora un pellegrinaggio a piedi nudi alla chiesa dedicata alla santa protettrice della vista e l’epidemia passò. Anche per questo si è diffusa l’usanza di benedire gli occhi dei bambini il 13 dicembre. È importante sapere, inoltre, che Santa Lucia viene sempre rappresentata cieca, ma iconicamente indica la luce, mentre la cecità simboleggia il suo martirio. La storia narra che Lucia sia vissuta a Siracusa: quando sua madre si ammalò le apparve Sant’Agata, che le chiese di dedicare la sua vita ai deboli e ai perseguitati. Guarita sua mamma, Lucia, spinta dal miracolo e dai suoi ideali cristiani di morigeratezza e solidarietà, si privò di ogni ricchezza materiale, annullò il fidanzamento con il promesso sposo e iniziò a portare cibo e risorse ai fedeli che si nascondevano nelle catacombe della città siciliana. Qui, dove è la patrona della città, i festeggiamenti meritano un viaggio. Le celebrazioni durano dal 13 al 20 dicembre e hanno inizio con la Santa messa e la processione dalla Cattedrale della Natività di Maria Santissima alla Basilica di Santa Lucia al Sepolcro.

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he feast day of Santa Lucia is a memory I cherish. It reminds me of my childhood, of my hometown, Verona, which bedecks itself in lights and colour. It was an important occurrence, observed by the majority. I remember the stalls stacked with cakes, and streets packed with people. It was nearly more important than Christmas day. I remember how impatient I was, as a child, as I waited for 13 December, the day in which the town woke up with all its warmth despite winter. I don’t think many towns, beyond Syracuse where Lucia was born, celebrate this day with such feeling. In a way Santa Lucia is linked to my family, to my origins. My great-grandmother had lost her sight as she aged, and I have very fond memories of her. I used to go to visit her on my own when I was just seven, and I would tell her everything. For this reason, my parents decided to name me Lucia, which has the word light in its root. My full name is actually Licia Maddalena Monica Lucia. It is also a tribute to my grandparents, Vitalina, because of the link with her mother, and Tino, a true-blood Veronese. My childhood memories of my hometown as it celebrates are similar to those of many children today. Every 13 December, a splendid market unfolds in Verona along the streets in the centre. It is said that, in the 13th century, a serious and incurable epidemic affected the eyes of many children making them blind. The inhabitants made a barefoot pilgrimage to the church dedicated to the patron of sight, and the epidemic lifted. This is one reason why it became common practice to bless the eyes of children on 13 December. It is important to know that Santa Lucia is always depicted as blind, but ironically, she represents light, while blindness symbolises her martyrdom. The story is that Lucia lived in Syracuse. When her mother fell ill, Sant’Agata appeared to her, asking her to devote her life to the weak and persecuted. Her mother recovered and Lucia, encouraged by the miracle and her Christian values of temperance and solidarity, forwent all material riches, broke her betrothal and started bringing food and other goods to the faithful who were hiding in the catacombs of the Sicilian town. She is the patron saint of the town, and it is truly worth travelling to see the celebrations. They last from 13 to 20 December and begin with mass and a procession from the Cathedral della Natività di Maria Santissima to the Basilica of Santa Lucia al Sepolcro. During this period, it is traditional to bake votive bread, small rolls


47 © Sebastiano Leggio/AdobeStock


© Awakening/Getty Images

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Il mercatino di Santa Lucia in piazza Brà a Verona/Santa Lucia’s market in Piazza Brà in Verona

In questi giorni è tradizione preparare il pane votivo, piccoli panini a forma di occhi, simbolo della Santa, e la cuccìa, un grano cucinato con ricotta, miele o vino cotto, guarnito con canditi e scaglie di cioccolato. Ma i festeggiamenti sono diversi da regione a regione. In buona parte del Nord Italia, infatti, la sera del 12 dicembre si dà il benvenuto alla Santa preparando un piattino con biscotti e vin santo e del cibo per l’asinello che accompagna Lucia. Poi i genitori suonano un campanellino quando per i bambini è giunto il momento di andare a dormire. È un rito che ricorda quello del tanto amato Papà Natale, con tanto di letterina indirizzata alla Santa con la lista dei doni desiderati, assieme ai quali ricevono anche dolcetti. Ma se non li meritano, perché non si sono comportati bene, al loro posto trovano solo del carbone. Entrando più nello specifico, a Bergamo i bambini fanno addirittura la coda per deporre presso la tomba di Santa Lucia la lettera con le loro richieste e la notte lasciano carote e paglia in giardino, o in un angolo della casa, per il fedele asino volante che anco48

ra una volta, come le renne di Babbo Natale, aiuta Santa Lucia a portare i doni. Ai bimbi disubbidienti che Santa Lucia trova ancora svegli per cercare di vederla, getta della cenere negli occhi. Molto suggestive anche le celebrazioni nella città di Siena, che ha il suo vivace centro di culto nella chiesa dei SS. Niccolò e Lucia, meglio nota come chiesa di Santa Lucia, a Pian dei Mantellini, dove si tiene anche la fiera di dolci e prodotti artigianali, con le originali campanine di terracotta dipinte con i colori delle Contrade, tradizionale addobbo per l’albero di Natale dei senesi. Ogni anno la piccola chiesa, gioiello d’arte barocca incastonato fra le case di via delle Cerchia e via delle Sperandie, viene visitata in questo giorno da migliaia di persone per ricevere la benedizione agli occhi e accendere una candela alla Santa. Più a sud, in Sardegna, la festa è quasi esclusivamente religiosa. Ed è sentita soprattutto nella regione della Mermilla, dove Lucia oltre agli occhi protegge anche l’intero nucleo familiare. Per questo, oltre alla messa e alla processione, gli abitanti racco-

mandano alla Santa le figlie femmine, affinché trovino un marito serio e onesto. È riconosciuto comunque da tutti che Santa Lucia abbia dedicato la vita agli altri, ai meno fortunati, e oggi come ieri tutti dovremmo ricordare il suo operato.

IL MONDO DI LICIA COLÒ

La popolare presentatrice tv, esperta viaggiatrice, è tornata a condurre Il mondo insieme su Tv2000: ogni domenica alle 15:20 racconta luoghi, persone e storie di tutti i Paesi della Terra. La salvaguardia del nostro pianeta è invece il focus di Eden, il nuovo programma che Licia Colò condurrà su La7 da gennaio 2020.


PER VEDERCI MEGLIO A cura di Silvia Del Vecchio

© Fototeca Gilardi/Getty Images

shaped like eyes, symbols of the saint, and cuccìa, a grain cooked with ricotta cheese, honey or vino cotto, garnished with candied fruits and chocolate flakes. But the celebrations vary in each region. In many parts in the north of Italy, on the evening of 12 December, the saint is welcomed by laying out a plate with biscuits and dessert wine, or food for Lucia’s donkey. Parents then ring a little bell when it is time for the children to go to bed. It is a ritual that is reminiscent of the one for dear Father Christmas, with children writing a letter describing the presents they would like. The gifts come with sweets, but if the children do not deserve them because they have not behaved well, they find coal in their place. To be more specific, in Bergamo children queue up to place their letter by the tomb of Santa Lucia and at night they leave carrots and hay in the garden, or in a corner of their house, for the faithful flying donkey that helps Santa Lucia bring the presents, like Father Christmas’s reindeer. Any child Sant Lucia finds awake trying to spot her, she throws ash into their eyes. The celebrations in Siena are also very special, with a lively focus in the Church of SS. Niccolò e Lucia, better known as the Church of Santa Lucia, at Pian dei Mantellini, where there is a seasonal market selling sweets and artisanal products, with the original terracotta bells painted in the colours of the various Contrade, a traditional Christmas tree decoration in Siena.

Every year the little church, a Baroque jewel nestled between houses on Via delle Cerchia and Via delle Sperandie, is visited on this date by thousands looking to have their eyes blessed and light a candle to the saint. Further South, in Sardinia, the celebrations are nearly exclusively religious. They are particularly strong in the Mermilla region, where Lucia protects not only eyes but also the entire family. Because of this, as well as mass and the procession, the inhabitants appeal to the saint for a serious and honest husband for their daughters. In any way, all recognise that Santa Lucia devoted her life to others, to the less fortunate, and that today as in the past, we should all remember her good work.

© Fabrizio Villa/AFP/Getty Images

La processione di Santa Lucia a Siracusa/Santa Lucia’s procession in Syracuse

Intervista al dottor Nazareno Marabottini, specialista in oftalmologia, oftalmoplastica e chirurgia delle vie lacrimali presso l'Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma. Parliamo di malattie degli occhi: il 13 dicembre, fra l’altro, è la festa di Santa Lucia… Una Santa molto amata come protettrice della vista e degli oculisti. Ma non tutti sanno che lo è anche San Raffaele Arcangelo: la Bibbia racconta che insegnò a Tobia a guarire il padre cieco con il fegato di un pesce. Il racconto è realistico, perché esiste una malattia chiamata xeroftalmia che comporta cecità per grave carenza di vitamina A, contenuta in quantità proprio nel fegato. Quindi, una corretta alimentazione può prevenire le malattie oculari? La più comune causa di cecità legale nei Paesi industrializzati è la degenerazione maculare legata all’età (maculopatia). I sintomi sono la diminuzione della vista e la visione distorta, mentre tra i fattori di rischio ci sono il fumo, l’esposizione alla luce e la carenza di antiossidanti, che troviamo soprattutto in frutta e verdura. Tutti ne dovremmo mangiare almeno cinque porzioni al giorno. Spesso capita di non accorgersi dei sintomi delle malattie oculari finché non diventano gravi. Un’altra comune causa di cecità è il glaucoma, provocato da una pressione oculare troppo alta. Gli attacchi acuti sono molto dolorosi, purtroppo, però, di solito non si avvertono sintomi finché il campo visivo non si riduce irrimediabilmente. Soprattutto in caso di familiarità, per scoprire questa malattia consiglio una visita oculistica preventiva con misurazione della pressione oculare. Inoltre, spesso non si pensa al sole, ma può provocare i basaliomi (tumori della pelle), e quando si presentano sulle palpebre possono danneggiare gli occhi: una lesione sospetta, anche piccola, soprattutto se sanguina e non guarisce, deve essere valutata da un oculista oftalmoplastico. Invece per la miopia cosa consiglia? Certamente anche qui esiste una familiarità. Alcuni studi suggeriscono di controllare e migliorare l’esperienza visiva dei bambini, per esempio limitando l’uso di smartphone e tablet e favorendo la vita all’aria aperta, ma le prove scientifiche a riguardo non sono sufficienti. Sono sotto studio anche trattamenti farmacologici. nazarenomarabottini.it 49


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MAGICA AREZZO

LA CITTÀ TOSCANA SI TINGE DI UN’ATMOSFERA SCINTILLANTE PER IL PERIODO DI NATALE di Sonia Corsi

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rezzo sorprende in ogni stagione dell’anno: elegante, raffinata, romantica, è una città dove il tempo si dilata ed è possibile sognare. Se poi è Natale, qui i sogni si colorano di pura magia.

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Luci, arte, musica, enogastronomia: fino al 6 gennaio 2020, ogni fine settimana (dal giovedì alla domenica), si rinnova l’appuntamento con Arezzo Città del Natale. Il calendario di eventi voluto dal Comune e organizzato dalla Fondazione Arezzo Intour, con la collaborazione di tante associazioni culturali e di categoria, aziende locali e artisti, trasforma il centro storico immergendolo in un’atmosfera scintillante, che ha il profumo buono delle favole. Dal Prato, grande area verde che occupa la parte più alta della città e si sviluppa attorno all’imponente Fortezza Medicea, fino alle piazze San

Jacopo e Risorgimento, cuore pulsante della zona nuova, tutto si veste di luce, con allestimenti spettacolari che avvolgono monumenti simbolo come la Cattedrale, la Pieve, la Biblioteca, piazza Grande. Le mura del Palazzo comunale diventano un originale schermo su cui si ripercorre la storia di Arezzo, mentre le luminarie tradizionali collegano ogni via del centro storico. L’atmosfera delle Feste è regina assoluta del Christmas Village del Prato, dove grandi e piccini possono divertirsi con la pista di pattinaggio, la torre panoramica, il bosco luminoso, l’albero parlante, lo scivolo di ghiaccio, il


MAGICAL AREZZO THE TUSCAN CITY IS BATHED IN A SCINTILLATING ATMOSPHERE FOR CHRISTMAS

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rezzo surprises visitors in all seasons: elegant, refined, romantic, it is a city where time slows down allowing space for dreaming. And if it is Christmas, dreams acquire a touch of pure magic.

Lights, art, music, food and wine: until 6 January 2020, every weekend (from Thursday to Sunday), it is time for Arezzo CittĂ del Natale. The programme of events decided by the Municipality and organised by Fondazione Arezzo Intour, with the collaboration of many cultural and trade associations, local businesses and artists, transforms the city centre, bathing it in a scintillating atmosphere, with the appealing scent of fairytales. From Prato, the large green expanse that wraps around the imposing Medici Fortress, in the highest part of town, to Piazza San Jacopo and Piazza Risorgimento, the heart of the new district, everything is clothed in

light, with spectacular decorations on emblematic buildings such as the Cathedral, Santa Maria della Pieve, the Library and Piazza Grande. The walls of the Palazzo Comunale become a giant screen onto which the history of Arezzo is projected, embellished with the traditional lights that connect all the streets in the historic centre. The seasonal atmosphere reigns supreme in the Christmas Village del Prato, where old and young can enjoy themselves on the ice-skating rink, the panoramic tower, the illuminated wood, the talking tree, the ice slide, the Lego village and the Planetarium, or amble among the many wooden

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Villaggio Lego e il Planetario oppure curiosare fra le tante casine di legno che propongono prodotti enogastronomici e di artigianato tipici. A pochi passi di distanza, piazza Grande accoglie i visitatori con il suo splendore rinascimentale. Qui, fino al 26 dicembre, i mercatini di Natale permettono di respirare le atmosfere del Villaggio tirolese, con le casette di legno e la grande baita per degustare piatti locali, mentre all’interno del Palazzo della Fraternita dei Laici è allestita la Casa di Babbo Natale. Percorrendo l’elegante via Roma con le sue meravigliose vetrine illuminate, si arriva a piazza San Jacopo e piazza Risorgimento, mete imperdibili per lo shopping natalizio con

un ricco mercato tradizionale aperto ogni giorno. Ma sono tanti gli eventi collaterali che rendono unico il periodo più magico dell’anno, a partire dagli spettacoli degli artisti di strada e dagli allestimenti che fanno ancora più belle le zone del centro come piazza Guido Monaco. Seguendo le luci del Natale si scopre anche un itinerario fatto d’arte che, dagli affreschi di Piero della Francesca nella Chiesa di San Francesco e al Duomo, arriva davanti al Crocifisso di Cimabue nella Basilica di San Domenico, al polittico di Lorenzetti nella Pieve e all’Anfiteatro romano e al Museo archeologico. Fino al 31 gennaio 2020, inoltre, la città toscana ospita

Mimmo Paladino. La Regola di Piero la grande mostra personale con cui uno dei più importanti artisti contemporanei incontra e omaggia uno dei suoi maestri: Piero della Francesca. Arezzo aspetta ogni visitatore. Come non perdersi in un luogo perfetto per sognare, dove dimenticare orologi e appuntamenti e ripensare al concetto di tempo? Che cosa chiedere di più a Babbo Natale? arezzocittadelnatale.it

huts that sells food, wine and traditional craftsmanship. Nearby, Piazza Grande welcomes visitors with its Renaissance splendour. Here, until 26 December, the Christmas market plunges visitors into the typical atmosphere of a Tyrolese village with its wooden huts and the large chalet serving typical dishes, while the Palazzo della Fraternità dei Laici houses Father Christmas’s house. Walking down elegant Via Roma, with its marvellous lit windows, one reaches Piazza San Jacopo and Piazza Risorgimento, unmissable

destinations for Christmas shopping with a tempting traditional market open every day. There are many side events that make the most magical time of year unique, starting from street performances or decorations that add extra beauty to the central areas, such as Piazza Guido Monaco. Following the Christmas lights leads one along an itinerary through works of art, from the frescoes by Piero della Francesca in the Church of San Francesco and the Cathedral, to The Crucifix by Cimabue in the basilica of San Domenico, the polyptych by Lorenzetti in Santa Maria

della Pieve, or the Roman amphitheatre and the archaeological museum. Until 31 January 2020 the Tuscan city is also hosting Mimmo Paladino. La Regola di Piero, the large personal exhibition in which one of the most influential contemporary artists meets and pays tribute to one of his masters: Piero della Francesca. Arezzo welcomes all visitors. How can one not loose oneself in such a perfect place for dreaming, where one can forget the clock and appointments and rethink one’s approach to time? What more could one ask from Father Christmas?

cittadelnatale

AREZZO 12 INTERCITY AL GIORNO/A DAY 2 INTERCITY NOTTE/NIGHT



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UNA VITA SULLE PISTE ALLA SCOPERTA DELLA VIALATTEA, IL PIÙ GRANDE COMPRENSORIO SCI AI PIEDI IN ITALIA

di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha.it

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nteramente percorribile senza mai sganciare gli sci dagli scarponi, porta il nome di Vialattea ed è il più vasto comprensorio in Italia. Un primato che conta 400 chilometri tra Piemonte e Francia e 249 piste servite da 70 impianti di risalita. «L’alta quota di partenza, a 1.400 metri, dà la possibilità di sciare per tutta la stagione su piste lunghe decine di chilometri fino a oltre 2.800 metri, vivendo l’emozione di scendere sui tracciati della Coppa del Mondo e delle Olimpiadi di Torino», spiega orgoglioso il direttore generale del Consorzio Turistico Via Lattea,

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Massimo Bonetti, mettendo in luce gli aspetti che rendono unica questa esperienza sciistica. Il prossimo appuntamento con il circo bianco è il 18 e 19 gennaio 2020, per assistere alle gare di sci alpino femminile. Intanto la Sestrieres S.p.A. si prepara all’apertura della stagione, sabato 7 dicembre, con una mole enorme di lavoro: nessun’altra azienda in Europa cura da sola un comprensorio così vasto. Sono 58 i dipendenti alla manutenzione fuori stagione, mentre nei mesi invernali se ne contano 250, suddivisi tra impiantisti, gattisti, innevatori, elettricisti,

meccanici e amministrativi. Enormi gli investimenti, se si pensa che una funivia costa circa 15 milioni di euro e una seggiovia oltre 6. Nel comprensorio sono attive 14 scuole di sci che danno lavoro a più di 800 maestri. Paolo Mosconi, 38 anni, appassionato di triathlon e padre di tre bambine, è il direttore della Scuola di Sci Vialattea Sestriere, 130 insegnanti con un'età media di 30 anni. «L’ho aperta nel 2003 insieme a dieci giovanissimi maestri per creare un ambiente diverso dai soliti. I prerequisiti per lavorare con noi sono due: entusiasmo


A LIFE ON THE SLOPES DISCOVERING THE VIALATTEA, THE LARGEST AREA YOU CAN EXPLORE ON YOUR SKIS IN ITALY

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skiing experience. The next date there in the skiing calendar is on 18 and 19 January, to see the women’s downhill races. Meanwhile, Sestrieres S.p.A. is preparing for the beginning of the new season, on Saturday 7 December, and there is a huge amount of work to do: no other company in Europe looks after such a large skiing area. There are 58 employees who carry out maintenance out of season, while during the winter months that number rises to 250, broken down into lift operators, snowcat operators, snow makers, electricians, mechanics and administrative staff. Huge investments are required - to get an idea, a cable car costs around 15 million euros and a chair lift over 6 million.

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t is called the Vialattea, you can travel all the way across it without ever taking your skis off, and it is Italy’s largest skiing area. That is a title that comes from 400 kilometres of skiing in both Piedmont and France, and 249 slopes serviced by seventy lifts. “The height of the starting point, at 1400 metres, means you have the option of skiing throughout the season on pistes that are dozens of kilometres long and go up to over 2800 metres, and can experience the feeling of skiing down on slopes used in the World Cup and in the Turin Winter Olympics,” the General Manager of the Consorzio Turistico Via Lattea, Massimo Bonetti, proudly explains. He also highlights the elements that make it a unique

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e padronanza delle lingue straniere», conclude. Poi c’è Lorenzo Leicht, trentatreenne, insieme maestro della Vialattea e gattista della Sestrieres: una vita sulle piste, di giorno con gli allievi e di notte a manovrare il gatto delle nevi. Un record il suo, perché il giovane umbro è l’unico maestro-gattista del comprensorio. Una doppia vita per cui è necessario un fisico bestiale, che, fortunatamente, a Lorenzo non manca. Atleta sciatore, con un passato di successo nei concorsi di equitazione e di tiro con pistola, a un soffio dal partecipare alle Olimpiadi di Londra, è maestro dall’età di 22 anni, ma anche istruttore di arrampicata, velista di talento, alpinista specializzato in ascensioni su neve e ghiaccio e guida escursionistica. Come mai un ternano finisce a Sestriere? «Al corso ebbi un istruttore nazionale sestrierese molto speciale, Paolo Colarelli, fu lui a portarmi in questo paradiso», racconta Leicht. Nel 2015, poi, si concretizza il sogno della doppia vita di maestro-gattista: «Il direttore tecnico della Sestrieres S.p.A., Alessan-

dro Moschini, mi ha dato fiducia. Non è un’impresa facile, per quattro mesi l’anno devi sacrificare tutto il tuo tempo». E così, sul quel bestione largo circa sette metri, lui è lì ogni notte fino alle tre insieme ad altri 21 uomini. «Generalmente è un lavoro maschile, perché oltre all’abilità nel condurre un mezzo ingombrante, ci sono nottate in cui devi trasformarti in meccanico. Si tratta di mezzi potenti, con oltre 500 cavalli, valgono circa 500mila euro e consumano 500 euro di gasolio a notte, ma sono anche molto delicati e quando si verifica una rottura interveniamo all’istante. A volte, sdraiati sulla neve a -20° con 100 chilometri orari di vento», continua. Insomma, per trovare ogni mattina una bella pista battuta, dietro c’è un lavoro immenso, spesso non ci si pensa. «Ogni notte, tra l’altro, la neve è diversa. Dobbiamo pensare a regolare la pressione della fresa, l’incidenza dei denti, la velocità di rotazione del rullo. Tre regolazioni che vanno modificate ogni pochi metri e che dipendono da una quarantina di pulsanti su una cloche che sembra quella di un aeropla-

no». Dettagliatissima anche la consolle touchscreen, ma la tecnologia non è tutto: «Sulle pendenze più impegnative utilizziamo il gatto-argano, con i suoi mille metri di fune d’acciaio, per tirarlo in salita e sostenerlo in discesa». E così, ogni mattina, gli sciatori ignari di queste vere e proprie imprese notturne si godono le piste tirate come campi da golf. «D’altronde, il mio maestro di gatto è Fabrizio Bossolasco, responsabile dell’area di San Sicario, che d’estate è il green keeper del Circolo Golf Sestrieres», sorride Lorenzo. Sportività, competenza e passione firmano la stagione sciistica della Vialattea, che va avanti fino al 13 aprile a Sestriere, Oulx, Sauze d'Oulx, Claviere, Cesana, Sansicario, Pragelato, Monginevro.

PAUSA GOURMET Per un break ristoratore in zona, da non perdere il bombardino dello sky bar I.gloo, l’aperitivo al QB di Sestriere e la cucina tipica del Rifugio Lou Brachettes, a duemila metri, con i piatti dello chef Hermann. vialattea.it

Sestriere

SKI WORLD CUP Se a Sestriere l’appuntamento è il 18 e 19 gennaio 2020 con le gare di sci alpino femminile, prima di Natale i più bravi sciatori del mondo si sfidano invece in Alta Badia. I campioni dello Slalom Gigante si ritrovano sulla Gran Risa, una delle piste più spettacolari, sia domenica 22 che lunedì 23 dicembre, per lo Slalom Gigante Parallelo in notturna, in programma anche ai Mondiali di Cortina 2021. Ma l’evento altoatesino non è solo sportivo, offre anche appuntamenti di alta cucina, a partire dall’opening party di sabato 21. L.M. skiworldcup.it 56


Vialattea

The area has 14 ski schools operating, which employ over 800 instructors. Paolo Mosconi, 38 years old, who is a fan of triathlon and the father of three girls, is the director of the Scuola Vialattea, one of the most active schools in the area, with 130 coaches with an average age of 30. “I opened it in 2003 together with ten very young instructors, so as to create something different from what you normally get. There are two prerequisites for working here: enthusiasm and speaking foreign languages,” he says. Then there is 30-year old Lorenzo Leicht, who is a Vialattea ski instructor and also prepares pistes for the Sestrieres company: he spends his life on the pistes – by day he is with his pupils, and at night he is manoeuvring his snowcat. The young man from Umbria holds a record as the only master snowcat-operator in Italy. It is a double life for which you need a very strong physique, and fortunately Lorenzo has just that. A competitive skier, he also used to compete in horse riding and pistol shooting, in which he was very close to qualifying for the London Olympics. He has been a ski instructor since he was 22, but he also teaches climbing, is a talented sailor, and a climber who specialises in snow and ice ascents, as well as

being a trekking guide. So how on earth did somebody from Terni end up in Sestriere? “At the course I had a very special national coach, Paolo Colarelli, who is from Sestriere,” says Leicht. In 2015 the dreams of leading the ski instructor/snowcat operator double life became reality: “The technical director at Sestrieres S.p.A., Alessandro Moschini, put his trust in me. It is not easy, as for four months a year you have to give up all your time.” And so, along with 21 other men, every night until 3am he drives his beast of a machine, which is around seven metres wide. “It is work that is mainly done by men, because as well as the skill to drive a heavy vehicle, sometimes late at night you have to become a mechanic. The snowcats are powerful machines that produce over 500 horsepower, cost around 500,000 euros and use 500 euros of diesel a night, but they are also extremely delicate and when something breaks, we take immediate action. And sometimes that can mean lying down on the snow at 20 degrees below freezing, with the wind blowing at 100 kilometres an hour,” he continues. For there to be a beautifully maintained piste waiting for skiers every morning, a huge amount of work is required, and people often do not give it any thought. “Amongst other

A GOURMET BREAK For a restorative break in the area, you should not miss the bombardino cocktail in the I.gloo sky bar, the aperitif at the QB in Sestriere and the traditional cooking at the Lou Brachettes refuge, at two thousand metres, with dishes by chef Hermann. things, the snow is different every night. We have to think about how to set the pressure on the cutter, the angle of the teeth, the speed of rotation for the roller. There are three settings that have to be made every few metres and which come from forty or so buttons on a joystick that looks like something from an aeroplane.” The touchscreen consoles are also extremely detailed, but technology is not everything: “On the toughest slopes we use the snowcat winch, with a thousand metres of steel wire, to pull it up, and to hold it during the descent.” And so, every morning skiers set out to enjoy pistes smoothed like golf courses, unaware of the real endeavour that has taken place over night. “And indeed, my snowcat instructor is Fabrizio Bossolasco, who heads up the San Sicario area, but during the summer is the keeper at the Sestrieres Golf Club,” says Lorenzo with a smile. Which means that sport and passion are not lacking on Vialattea.

SKI WORLD CUP Sestriere will host the women’s downhill and slalom races on 18 and 19 January 2020, but before Christmas the best skiers in the world compete in Alta Badia. The giant slalom champions congregate on the Gran Risa, a truly spectacular piste, on Sunday 22 and Monday 23 December, for the night-time parallel giant slalom, an event also scheduled to take place in the 2021 Cortina World Championships. But the event in the South Tyrol is not just about sport: it also features haute cuisine events, starting with the opening party on Saturday 21 December. 57


NATALE

PRESEPI

Greccio

AMORE E SOLIDARIETÀ, ARTE E CURIOSITÀ di Peppe Iannicelli

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l bambino poggiato nella mangiatoia, un bue e un asinello. E basta. È il presepe di Greccio, ideato da San Francesco, una rappresentazione essenziale della Natività con al centro il neonato, incarnazione dell’amore di Dio per gli uomini e invito eloquente a prendersi cura dei più deboli e dei bisognosi. Lo si può ammirare, riflettendo sull’amore e la fratellanza, nel piccolo e splendido borgo in provincia di Rieti. Proprio qui, nella notte di Natale del 1223, San Francesco esorta gli uomini di buona volontà a mettere al centro della propria vita l’Essenziale. Un appello che attraversa i secoli, i continenti e l’umanità tutta, e che, da allora, esalta la creatività di artisti e artigiani e ispira opere di solidarietà, con particolare riguardo ai bambini più poveri e soli.

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A Greccio la rappresentazione vivente del presepe francescano richiama ogni anno decine di migliaia di pellegrini desiderosi di viaggiare fino all’origine spirituale dell’allestimento religioso più diffuso al mondo. Sono miliardi i presepi allestiti in chiese, musei, dimore storiche e case dei cinque continenti. Persino in contesti religiosi lontani dal Cristianesimo. L’ennesima testimonianza della potenza dell’amore per la vita nascente. A NAPOLI, IL PRESEPE È NATO PRIMA DI GESÙ La capitale mondiale del presepe è certamente Napoli. O meglio, la minuscola stradina nel cuore antico di Partenope che collega gli antichi decumani, via Tribunali e Spaccanapoli: San Gregorio Armeno. Una sequenza di botteghe e negozi aperti tutto l’anno tramanda la millenaria tradizio-


© Buffy 1982/AdobeStock

ne presepiale, precedente persino alla nascita di Gesù. In epoca romana, infatti, nell’area di San Gregorio sorgeva un tempio dedicato a Cerere, la dea delle messi e della fertilità alla quale i fedeli offrivano delle statuette di terracotta prodotte in loco, considerate le antenate dei pastori del presepe. Nel monastero si venera Santa Patrizia, il cui sangue si scioglie prodigiosamente come quello di San Gennaro, patrona delle donne in cerca di marito e delle partorienti. La devozione popolare, pagana e cristiana, s’innesta così con i geni creativi ai quali, tra il ’600 e il ’700, l’aristocrazia partenopea commissiona presepi sempre più belli e impegnativi. Dei veri e propri capolavori esposti in location straordinarie come la Certosa di San Martino, la Basilica di Santa Chiara, la Cappella Palatina del Palazzo Reale. Oggi gli eredi degli artisti barocchi realizzano personaggi e allestimenti celebri in tutto il mondo, e accanto alle statuine tradizionali non mancano i vip contemporanei, da Trump a papa Francesco, da Maradona a Madonna (la pop star).

© ANSA

D’ITALIA Statuine a San Gregorio Armeno, Napoli 59


NATALE

tute, tessuto che infatti nasce a Genova, “bleu de Gênes”. Il gigantesco presepe del Museo di Palazzo Reale conta 80 figure alte fino a 70 centimetri. Sorprende anche il micro presepe in cera, esposto al Museo dell’Accademia Linguistica. SABBIA, ACQUA E GHIACCIO Predicava l’ecologia San Francesco, esaltando l’amore di Dio attraverso la natura e le sue creature. Il presepe può essere anche un’occasione per ripensare al rapporto armonico con il Creato devastato dalla cupidigia umana. Di certo piaceranno a Greta, l’adolescente ambientalista svedese che ha scosso la coscienza mondiale, come a migliaia di visitatori, i presepi naturalisti di Jesolo (VE), Crodo (VB) e Massa Martana (PG). Il progetto Jesolo Sand Nativity presenta le storie della Bibbia realizzate con 1.500 tonnellate di sabbia scolpita da artisti di tutto il mondo. I presepi sull’acqua, elemento indispensabile per la vita, spuntano nella Valle Antigorio intorno a Crodo, tra ruscelli, fontane e lavatoi. A Massa Martana, invece, tra i 150 Presepi d’Italia troneggia quello di ghiaccio, scolpito su un blocco di 30 quintali. Ce n’è per tutti, per ogni territorio e ogni riflessione.

© Awakening/GettyImages

Jesolo Sand Nativity

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LUCI D’ARTISTA

© Alessandro Di Marco/Ansa

L’amore per il bambinello ispira da quattro secoli e mezzo l’attività solidale dell’Arciconfraternita ed Ospedali della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, fondata dagli artigiani napoletani nel 1578 e impegnata a tutelare i minori a rischio con programmi di assistenza e formazione. STATUINE IN BLUE JEANS La Madonna dondola con infinita pazienza la culla del Bambin Gesù: è la scena più emozionante del presepe semovente di Scicli (PA). La rappresentazione della Natività è in scala 1:10, con un impressionante effetto realistico. Fabbri, muratori, contadini e maniscalchi al cospetto della Sacra Famiglia svolgono le proprie attività. Il presepe, dunque, è anche una rappresentazione dell’evoluzione sociale. Aspetto, questo, particolarmente esaltato a Genova, che per tutto il periodo natalizio propone la mostra-evento Il tempo del presepe, con 130 opere da ammirare. E se a Napoli gli artisti lavorano la terracotta, nel capoluogo ligure i personaggi sono di legno intagliato con abiti ricercatissimi: si notano i piccoli bottoni, gli orecchini delle dame, il pizzo macramè e l’uso del jeans per i pantaloni e le

Roberto Cuoghi, Miracola Luci d’Artista Torino 2019

A dicembre e gennaio Torino e Salerno sfoggiano le loro Luci d’Artista. Nelle strade, nelle piazze e nei giardini delle due città, già capitali d’Italia, una vera e propria esposizione en plein air d’opere d’arte luminose cattura l’attenzione dei visitatori di tutto il mondo. L’evento torinese è giunto alla 22esima edizione. Fino al 12 gennaio 2020 si possono ammirare, tra le altre opere, Miracola, dedicata al genio di Leonardo da Vinci in piazza San Carlo, il Volo dei numeri sulla Mole Antonelliana e il Tappeto volante in piazza Palazzo. La festa delle luci si arricchisce con gli eventi di Natale in fiocchi, i mercatini di piazza Castello e la pista di pattinaggio on ice di piazza Solferino. Ma Torino brilla anche per i suoi capolavori d’arte, il rinnovato Museo Egizio, le eleganti gallerie commerciali, gli storici bar e locali dove a fare festa sono i sapori della tradizione. Salerno, invece, accende le sue luci fino al 19 gennaio. Lo zoo con i giganteschi animali della Villa comunale, la foresta dorata di piazza Flavio Gioia e le cascate di luce in corso Vittorio Emanuele sono fra le attrazioni più attese nella città della Scuola medica salernitana, della quale si può visitare il Giardino della Minerva. Le fiabe, i concerti jazz e i cori gospel sotto il grande albero di piazza Portanova, gli spettacoli del Teatro Verdi e il concertone di Capodanno completano la magica atmosfera. Applausi anche per il cortometraggio di Pappi Corsicato, Illuminate City, realizzato da Regione Campania/Scabec. Torino si raggiunge comodamente con oltre 50 Frecce al giorno e Salerno con oltre 30. Le stazioni sono in pieno centro città, si scende dal treno e si è subito avvolti dalle Luci d’Artista. lucidartistatorino.com lucidartista.comune.salerno.it


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Il futuro si apre a chi impara a gestire il cambiamento. IULM è l’Università del sapere dinamico, dell’evoluzione delle conoscenze. Vieni a scoprire il mondo dove sarai domani.


NATALE

CRESCERE NON È UN GIOCO DA RAGAZZI SAVE THE CHILDREN, COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO E SOS VILLAGGI DEI BAMBINI SI IMPEGNANO PER I DIRITTI DELL’INFANZIA IN TUTTO IL MONDO. ANCHE IN ITALIA CURANO PROGETTI SU EDUCAZIONE, INTEGRAZIONE E ACCOGLIENZA di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it

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Natale, la festa dei più piccoli, la tv straborda di bambini che scartano regali enormi in salotti eleganti, circondati da genitori premurosi. Ma se si fa zapping sulla vita reale, non si vedono né pacchi giganti né parenti amorevoli. In Italia 1,2 milioni di bambini vivono in condizioni di povertà assoluta, 91mila minorenni sono in carico ai servizi sociali perché

© Serena Berardi

Punto luce delle Arti di Ostia (RM)

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vittime di maltrattamento, 140mila ragazzi risultano a rischio dispersione scolastica ogni anno. Il nostro Paese, poi, non spicca per gli investimenti destinati ai servizi alla prima infanzia e alla scuola. Le politiche sociali, soggette negli anni a tagli consistenti, non riescono a rispondere alle esigenze reali. Alla povertà economica si affianca sovente quella educativa,

condizioni che si alimentano reciprocamente e si trascinano di generazione in generazione. Quasi la metà dei bambini e degli adolescenti non legge nemmeno un libro extrascolastico in un anno, mentre circa uno su cinque non pratica attività sportiva. L’organizzazione Save the Children, che quest’anno festeggia un secolo di vita, nel 2014 ha lanciato la cam-


SOS Villaggio dei bambini, Vicenza

pagna Illuminiamo il futuro, attivando da allora 25 Punti luce in Italia: luoghi ad alta densità educativa in periferie e zone difficili. Come Quarto Oggiaro a Milano, la Sanità a Napoli, Casal di Principe in provincia di Caserta, San Luca nella Locride e lo Zen a Palermo, contesti in cui il degrado divora gli spazi e la criminalità attrae le anime. In questa sorta di fari urbani vengono organizzate gratuitamente diverse attività: sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie e attività motorie. A novembre, nella dismessa scuola Guttuso di Ostia, è stato inaugurato il Punto luce delle Arti grazie alla partnership con Bulgari e alla collaborazione del Comune di Roma, che ha concesso i locali in comodato d’uso. Fuori l’edificio ristrutturato spicca per i tratti contemporanei valorizzati da murales dalle tinte vivaci. Dentro i banchi di legno chiaro hanno le rotelle per essere spostati con facilità, le vetrate si aprono ampie lungo intere pareti e un arancione brillante colora gli altri muri. Quello di Ostia è il primo Punto luce a offrire anche tre percorsi formativi per adolescenti dai 13 ai 18 anni: uno dedicato al cinema, per sperimentare le fasi di realizzazione di un film e le figure professionali che vi concorrono; un altro sulla fotografia, per apprendere le

tecniche e curare un lavoro dal concept alla mostra; e il terzo sul social design, con laboratori di progettazione. «Una famiglia con pochi mezzi risparmia anche sull’educazione e questo significa privare i bambini di una chance. Aprire i Punti luce significa regalare alla collettività dei luoghi belli, costruiti secondo standard di eccellenza. L’ultimo inaugurato si inserisce nel programma internazionale di sostegno ai giovani Youth Empowerment, che mira a far acquisire fiducia e autostima e a valorizzare le capacità individuali. Per far questo creiamo una sinergia con scuole, servizi sociali e associazioni che operano sul territorio, fornendo un modello e un’esperienza replicabile», commenta il presidente di Save the Children, Claudio Tesauro. Un'occasione per dare una mano all'organizzazione è il Christmas Jumper Day, il 13 dicembre: compagni di scuola, colleghi, amici e famiglie possono organizzare una festa e indossare un maglione a tema natalizio, incentivando così la raccolta fondi. Anche la Comunità di Sant’Egidio, da 50 anni al fianco degli ultimi, è convinta che l’educazione sia lo strumento per arginare il disagio sociale. Proprio i bambini delle baracche delle periferie romane sono stati i primi amici dei giovani fondatori della Comunità che, nel 1968, iniziarono a lottare contro

l’espulsione dei più fragili dal sistema d’istruzione pubblica. Mossero i primi passi facendo lezione ai figli dei baraccati che abbandonavano i banchi dopo essere stati più volte bocciati e attivando per loro il doposcuola, una volta che avevano ripreso a frequentare. Nascono così le Scuole della pace: se ne contano oggi ben 630 in 73 Paesi e accolgono bambini difficili, rifugiati e ragazzini di strada. In Italia ce ne sono 68, con oltre 20mila alunni a cui viene insegnato lo stare insieme tra etnie, culture e religioni diverse attraverso lo studio, il gioco e le relazioni. «Spesso le classi sono ambienti divisivi. I genitori hanno paura di iscrivere i propri figli in una sezione in cui si concentrano tanti stranieri, perché temono che perdano qualcosa e siano svantaggiati. Bisogna creare ambiti di serenità, fratellanza, condivisione, in cui tutti si sentano arricchiti», afferma Evelina Martelli, tra i responsabili del coordinamento delle Scuole della pace. In quella di via San Gallicano, a Roma, ogni continente e ogni culto ha il suo piccolo rappresentante e l’integrazione funziona benissimo. Se fuori dall’Europa le scuole della Comunità di San’Egidio rappresentano spesso la prima scolarizzazione e cercano di prevenire devianza e marginalità, in Italia emergono altre lacune da colmare: «Mancano luoghi che svolgano 63


NATALE

Scuola della pace di Spinaceto a Roma

attività gratuite: da noi si studia, si fa merenda, si canta, si gioca, si sorride e ci si tratta bene. Ci si dedica anche alla solidarietà: si vanno a trovare gli anziani nelle case di riposo, si preparano i panini per i senzatetto, distribuiti poi dai nostri volontari». In questi giorni fervono i preparativi per il Rigiocattolo: «Raccogliamo giochi che non vengono più utilizzati, li mettiamo a posto (contiamo i pezzi dei puzzle o delle costruzioni, aggiustiamo e vestiamo le bambole), li stocchiamo e poi mettiamo in piedi mercatini in cui gli stessi bambini li propongono agli acquirenti a fronte di un’offerta libera», continua Martelli. Il ricavato è destinato alle cure mediche dei bimbi africani malati di Aids. «È bene spiegare la sofferenza ai piccoli con le parole giuste e aiutarli a fronteggiarla con i mezzi possibili. C'è bisogno di coinvolgere i piccoli nelle cose grandi perchè tutti possono incidere sulla realtà». I bambini, tuttavia, faticano a essere protagonisti e subiscono un mondo che li tiene poco in considerazione o, 64

peggio, li annienta. «Viviamo in una società non predisposta all’ascolto. I fanciulli sono quelli che hanno meno voce e non trovano occasioni per esprimersi. Le stesse associazioni che si occupano d’infanzia hanno difficoltà a far percepire l’utilità del proprio lavoro», dichiara Paolo Contini, direttore di SOS Villaggio dei bambini di Roma, una delle strutture italiane di un’organizzazione internazionale impegnata da 70 anni nel sostegno di bimbi e ragazzi privi di cure familiari. Oltre a quello della Capitale, ci sono i villaggi di Trento, Ostuni, Vicenza, Saronno e Mantova a offrire accoglienza e protezione. «I nostri complessi, già prima della legge del 2001 che decretava il superamento degli istituti e imponeva l’accoglienza in comunità di tipo familiare, erano concepiti proprio secondo questo principio. Per esempio a Roma ci sono otto case, circondate da tre ettari di parco, una piscina, un campo da calcio e uno da beach volley. I piccoli ospiti la mattina vanno a scuola, il pomeriggio giocano e fanno sport». In un ambiente sere-

no dove superare situazioni difficili e condurre una vita normale. A Natale si può contribuire a sostenere la missione di SOS Villaggi dei bambini acquistando, dal 5 dicembre, il libro In questo mondo storto, che raccoglie le storie di piccoli diventati adulti grazie alle cure della onlus. C’è poi il tour di Nek, protagonista di una raccolta fondi promossa sulla piattaforma benefica CharityStars. Il cantante emiliano ha messo all’asta un incontro e alcune date dei suoi concerti (le prossime a Torino il 14 dicembre, a Genova il 23 dicembre e a Napoli il 20 gennaio 2020) per i suoi fan più generosi. A proposito di voci potenti, prestate a chi stenta a farsi sentire. savethechildren.it savethechildrenitalia savethechildrenit santegidio.org santegidio.org santegidionews sant.egidio sositalia.it sos.villaggi.dei.bambini.onlus sositalia


DESTINA ZIONE

SO LI DARI ETÀ di Alessio Giobbi

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esponsabilità sociale e solidarietà sono valori fondamentali di FS Italiane, tra i principali punti del Piano industriale del Gruppo, che mette al centro le persone. Ne sono la prova i 450mila interventi di assistenza a donne, uomini e giovani in difficoltà realizzati nel 2018 dai 18 Help Center presenti nelle stazioni ferroviarie del nostro Paese, nati per contrastare i fenomeni di disagio sociale e divenuti un modello innovativo per intervenire con azioni efficaci e tempestive in percorsi di sviluppo sul piano educativo, formativo e occupazionale. È quanto rivela il Rapporto 2018 dell’Osservatorio della Solidarietà nelle stazioni italiane (Onds), illustrato a fine ottobre presso la stazione di Firenze Santa Maria No-

vella, a riprova del fatto che FS Italiane consolida la sua partnership con la rete europea di imprese operanti nella mobilità, mettendo a fattor comune le esperienze sul disagio sociale che colpisce anche le stazioni e le zone limitrofe. Un’iniziativa che col tempo ha consentito di tessere le maglie di una relazione sempre più qualificata con i territori, creando reti di servizio specializzate a cui si andranno ad aggiungere nuovi centri per supportare, in sicurezza, persone in condizione di deprivazione socioeconomica. La solidarietà viaggia ad alta velocità anche a Natale: da dicembre a gennaio 2020, infatti, si rinnova la storica collaborazione tra la Caritas di Roma e il Gruppo FS nel segno di azioni concrete per migliorare la vita dei più

bisognosi, quest’anno attraverso il progetto Oggi offro io, per l’inclusione lavorativa di persone senza dimora attraverso la ristorazione solidale. Ai viaggiatori delle Frecce Trenitalia viene offerta una tavoletta di cioccolata in cambio di un’offerta minima di 3 euro, il cui ricavato sarà utilizzato per ristrutturare i locali di un’antica pizzeria di Roma e riutilizzarli ospitando corsi qualificati di cucina coordinati da chef affermati e rivolti a chi è stato accolto nei Centri Caritas. I giovani e gli adulti formati saranno poi avviati in un’attività di ristorazione solidale. Il contributo per la Cioccolata della solidarietà potrà essere donato, oltre che sui treni, anche nelle biglietterie di stazione, tramite le self-service e nei FRECCIAClub.

La ristorazione solidale promossa dalla Caritas di Roma in collaborazione con FS Italiane

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NATALE

O TANNENBAUM DALLE TRADIZIONI LEGATE ALL’ALBERO DI NATALE AI LUOGHI DOVE AMMIRARE IL PIÙ GRANDE, IL PIÙ ECOLOGICO, IL PIÙ LUMINOSO E IL PIÙ GOLOSO di Cecilia Morrico

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i dice sia nato a Tallinn, in Estonia, nel 1441, il primo abete addobbato eretto nella piazza del Municipio. Lo scopo era quello di riunire giovani donne e uomini attorno al fusto per ballare insieme e trovare la propria anima gemella. C’è poi anche un precedente, che si può rintracciare in un passatempo religioso medioevale celebrato in Germania il 24 dicembre, il Gioco di Adamo e di Eva (Adam und Eva Spiele), in cui si riempivano piazze e chiese di alberi da frutto, simboli di abbondanza, a ricreare l’immagine del Paradiso. E ancora, una cronaca di Brema del 1570 racconta di piante decorate con 66

morricocecili

mele, noci, datteri e fiori di carta, mentre Riga, in Lettonia, è fra le città che si proclamano sedi del primo albero di Natale con tanto di targa tradotta in otto lingue, che recita: «Il primo albero di Capodanno a Riga nel 1510». Un’altra notizia viene dall’Alsazia: una cronaca di Strasburgo nel 1605 annota che «per Natale i cittadini si portano in casa degli abeti, li mettono nelle stanze, li ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similoro». La scelta del Tannenbaum (abete in tedesco) si deve alla sua caratteristica “magica” di essere sempreverde, dono che, secondo una favola, proviene da

Gesù stesso, per avergli offerto rifugio mentre era inseguito da nemici. Per molto tempo, la tradizione dell’albero resta tipica delle regioni a nord delle Alpi e solo nel ’900 si diffonde anche nel mondo cattolico. Da allora, in tutto il pianeta, vengono allestiti e decorati a dicembre, per le Festività. C’è quello luminosissimo al Rockefeller Center di New York, quello galleggiante nella Lagoa Rodrigo de Freitas di Rio de Janeiro, fino al più costoso, ben 11 milioni di dollari in addobbi di diamanti, perle, smeraldi e zaffiri, ad Abu Dhabi. Di certo l’Italia non resta indifferente a questa tradizione secolare e vanta a Gubbio l’albero più grande del mon-


© Antoine Mekary/AdobeStock

Albero e presepe a piazza San Pietro, Roma (2018)

do. Non un abete vero e proprio, ma creato da più di 250 punti luminosi di colore verde, 300 luci multicolore e alla sommità una stella di mille m², che trasformano le pendici del Monte Ingino in un Christmas tree alto oltre 650 metri. Ma concorrono al Guinness dei primati anche Milano e Roma. Per il Natale 2019 la città meneghina conferma una tra le sue maggiori attrazioni: l’albero di piazza Duomo, in grado di sorprendere i turisti per l’altezza, la maestosità e le decorazioni mozzafiato. Situato davanti alla Cattedrale, rappresenta una vera e propria tradizione per i milanesi, presenti in massa all’accensio-

ne ogni 5 dicembre. Sempre in centro, nella Galleria Vittorio Emanuele II, per il sesto anno consecutivo Swarovski festeggia la magia e l’emozione delle Feste con il Christmas tree realizzato con il patrocinio del Comune di Milano, alto più di 12 metri e decorato dalle scintillanti stelle della maison austriaca. Giunge invece dall’altopiano di Asiago (VI) l’imponente abete rosso esposto a piazza San Pietro. Supera i 20 metri, con diametro maggiore di 50 centimetri, illuminando il cuore religioso della Capitale. È stato donato, insieme a una ventina di alberi più piccoli, dal Consorzio Usi Civici di Rotzo-Pedescala

e San Pietro, in provincia di Vicenza. L’addobbo, a cura della Direzione Infrastrutture e Servizi del Governatorato, in collaborazione con Osram S.p.A. e Osram gmbh, offre un sistema di illuminazione decorativa ad alta resa cromatica, di ultima generazione, volto a limitare l’impatto ambientale e il consumo energetico. Una tradizione che nasce nel 1982 con Giovanni Paolo II, quando viene rinnovata, a ricordo della natività del Salvatore, la rappresentazione del presepe ai piedi dell’obelisco vaticano. Alla destra del presepe l’albero di Natale, donato al pontefice di anno in anno da una diversa regione montana d'Europa. 67


Oltre ai canonici sempreverde, disseminati lungo lo Stivale ce ne sono di svariati realizzati con materiali inaspettati, vere opere artistiche ecosostenibili. Anche quest’anno Castiglione della Pescaia (GR) conferma il progetto RicicliAmo il Natale, portando in paese due grandi alberi fatti interamente di bottiglie di plastica. Alti 11 e 7,7 metri, si innalzano a simboli green di aggregazione sociale, nello spirito comunitario del Natale. L’iniziativa ha visto la luce grazie al genio creativo di Patrizia Murazzano, scultrice, castiglionese d’adozione, che ha proposto di addobbare le vie del centro con materiali riciclati. Nella Penisola Flegrea, il Comune di Bacoli (NA) si prepara a festeggiare in grande stile con le Luci d’artista e l’albero galleggiante. Al centro del Lago Miseno, viene realizzato da diverso tempo, raggiungendo il suo massimo splendore di sera, quando si illumina di blu. Bisognerà in-

© Andrea Pisapia

NATALE

Albero Swarowsky, Milano (2018) Albero in vetro di Murano, Venezia (2006)

vece aspettare il 2020 per rivedere in piazza l’opera Riflessi di vetro in un albero di Natale, scultura monumentale ideata dal maestro vetraio Simone Cenedese di Murano. Oltre otto metri di altezza e mille tubi illuminati di vetro soffiato per uno spettacolo di riflessi e colori veramente unico. Dopo Venezia, Lucca e Ferrara, per il prossimo Natale si aspetta di conoscere la sua nuova sede d’esposizione. Novità di quest’anno un albero di sette metri interamente di cioccolato presso il Villaggio di Babbo Natale di Sabbioneta (MN). Otto quintali di fondente belga, da Guinness dei primati. A realizzare l’opera la cioccolateria Milo della città lombarda, che per allestirla ha progettato una struttura in legno compensato rivestita dal nettare degli dèi. Le decorazioni sono fatte con cioccolato bianco e, per i fortunati presenti, domenica 15 dicembre il manufatto viene spezzato e distribuito al pubblico. Un dolce avvenimento per augurarsi buon Natale.

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NATALE

IL RITORNO DI GARKO DOPO TRE ANNI DI ASSENZA DALLE SCENE, L’ATTORE TORINESE SI RACCONTA IN UN’AUTOBIOGRAFIA (DI SUCCESSI) di Gaspare Baglio

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uando si pensa all’attore che fa palpitare il cuore nazional popolare formato tv, la mente va subito a Gabriel Garko. Divo incontrastato di fiction sbanca auditel come L’onore e il rispetto, Il peccato e la vergogna e Rodolfo Valentino - La leggenda, annovera anche ruoli sul grande schermo in Le fate ignoranti e Incompresa. Tanti consensi possono creare uno scollamento dalla realtà ed è per questo che l’interprete torinese ha deciso di darsi alla macchia. Ma ora è tornato con il libro Andata e ritorno (La Nave di Teseo, pp. 176 € 15), un titolo dal sapore ferroviario che ha subito destato curiosità. Andata e ritorno da cosa? È una metafora: l’andata verso il successo e il ritorno verso me stesso. La popolarità, a volte, ci allontana da noi stessi. In che senso? Quando si interpretano tanti ruoli, si è tentati di seguire i personaggi, l’immagine con cui si viene identificati dal pubblico. Quando me ne sono reso conto, ho deciso di vivere meglio la mia vita. Da fuori la gente pensa che lo showbiz sia tutto meraviglioso, ma sai quante volte, dopo un’ospitata, mi sono trovato da solo a fissare il muro di una camera d’albergo perché non potevo uscire? Da una parte è frustrante, dall’altra è lo scotto da pagare. Ho cercato e trovato la popolarità, ma a volte si ha bisogno di staccare. La rinuncia che ti brucia di più? Non aver mai fatto una gita scolastica. Già pensavo di fare questo lavoro e, quando i miei compagni andavano in gita, scappavo a Roma per cercare la 70

mia occasione. Ho fatto tante rinunce, ma le rifarei tutte. Quant’è importante il viaggio? Ho visto quasi tutto il mondo, ma ho scoperto che il viaggio più lungo è dentro me stesso. Il prossimo che farai? Vorrei andare a Rovaniemi, in Finlandia, dove c’è la città di Babbo Natale. Per esaudire il sogno di quando ero piccolo.

Manchi da tre anni dalla luce dei riflettori. Tornerai? Dipende dalle proposte che mi vengono fatte o da quello che metto in moto. Sicuramente torno, ma non so come e quando. official.grabriel.garko; garko_gabriel; gabrielgarko_official


UNA GRAN VOGLIA DI VIVERE Fabio Volo Mondadori, pp. 204 € 19 I fan di Fabio Volo sono avvisati: il conduttore, speaker e scrittore presenta nelle stazioni ferroviarie il nuovo libro Una gran voglia di vivere. Si parte il 7 dicembre con ben tre firma copie: alle 11:30 a Torino Porta Nuova, alle 15 a Milano Centrale e alle 17:30 alla FRECCIALounge di Bologna Centrale. Domenica 8 alle 11:30, tutti a Firenze Santa Maria Novella. Alle 12:43 si sale a bordo del Frecciarossa 9419, dove i passeggeri ricevono una copia del libro in omaggio, quindi appuntamento a Roma Termini alle 15 e a Napoli Centrale alle 17:30. Il romanzo di Volo racconta l’amore di Marco e Anna, che sembrava in grado di resistere a tutto. Poi la complicità si trasforma in competizione, inizia una crisi di coppia e occorre un viaggio, fisico e interiore, per affrontarla. L’autore è schietto mentre fotografa le contraddizioni nei rapporti, con la speranza di scoprire un modo nuovo di stare insieme.

Il peccato di Michelangelo

ANDREI KONCHALOVSKY, nato a Mosca. Sceneggiatore, regista e produttore. La sua notorietà si divide in egual misura fra il teatro e il cinema. Nella sua carriera ha ottenuto numerosi prestigiosi premi internazionali ed è riconosciuto a livello mondiale come uno dei più grandi registi contemporanei. Nel 2018 è stato nominato Cavaliere della Repubblica Italiana. GIULIA MARTINEZ, nata a Palermo, giornalista. Ha iniziato la carriera lavorando a Milano per importanti agenzie di pubblicità. Dal 1994 ha seguito come ufficio stampa e comunicazione oltre 300 film italiani e internazionali. È membro dell’Accademia del Cinema Italiano, Premi David di Donatello.

Il peccato di Michelangelo

Questo è un libro, ma è anche un film. “Un film di Andrei Konchalovsky, un capolavoro in cui si piange e si esce un po’ frastornati, tanto è diverso da tutto ciò a cui siamo stati abituati negli ultimi trent’anni, tanto è distante da tutto ciò che quella finta narrazione vuole consegnare al nostro immaginario. Con Il Peccato si entra nelle case vere e nei sentimenti veri del Rinascimento, se ne sentono gli odori raffinati e i fetori insopportabili. Si esce dal film con l’impressione di aver capito finalmente qualcosa di importante, di aver capito che la chiave del Rinascimento italiano e del lavoro di Michelangelo fu il coraggio, coraggio forse troppo cinico, ma il coraggio di andare oltre tutti i limiti che avevano tenuto prigionieri gli uomini per mille anni, e oltre quei limiti aprire le strade che hanno portato alla nostra modernità. Nel bene e nel male il film sarà sicuramente ricordato come una delle poche chiavi di lettura offerte dal cinema moderno per l’arte del passato”. Antonio Forcellino

Dietro le quinte del film di Andrei Konchalovsky sul genio del Rinascimento A cura di Giulia Martinez

25,00 euro

LA RAGAZZA DI ROMA NORD Federico Moccia Sem, pp. 350 € 18 Simone è diretto a Verona per andare a trovare la sua fidanzata, quando, sul Frecciarossa sul quale sta viaggiando, sale una ragazza bellissima. Tra loro nasce subito una complicità, poi lei scende a Firenze. Gli occhi di quell’incontro non escono dalla testa di Simone, che decide di fare armi e bagagli per tentare di rivedere la giovane che gli ha rapito il cuore. L’autore presenta il libro a Roma Termini il 5 dicembre alle 16:30 e sabato 7 a Firenze Santa Maria Novella alle 11.

JACKIE Adriano Angelini Sut Gaffi, pp. 414 € 20 Memoir immaginario sulla vita di una delle donne più iconiche del mondo: Jackie Kennedy. La nuova edizione si avvale di un post scriptum dell’autore, che racconta come, dopo il suo ritorno a New York, Jackie iniziò a lavorare come editor per la casa editrice Doubleday. Fu lei, infatti, a contattare Michael Jackson nel 1984 convincendolo, non senza difficoltà, a scrivere la sua autobiografia.

IL PECCATO DI MICHELANGELO Giulia Martinez Edizioni Sabinae, pp. 145 € 25 Un libro che è il dietro le quinte del film di Andrei Konchalovsky (nelle sale dal 28 novembre), e che entra nel vivo dei sentimenti del Rinascimento, facendone percepire sia gli odori raffinati che i fetori insopportabili. Si esce dal cinema e dalla lettura del volume, curato da Giulia Martinez, con una consapevolezza: la chiave del lavoro di Michelangelo fu il coraggio di andare oltre i limiti che avevano imprigionato l’uomo per mille anni, a beneficio della modernità. 71


NATALE

L’ECCEZIONE DI NATALE SOTTO L’ALBERO NON PUÒ MANCARE L’ALBUM DI INEDITI CHE UNISCE, PER LA PRIMA VOLTA, DUE NUMERI UNO: MINA E FOSSATI

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ui è un cantautore sparito dalle scene, lei è l’interprete più amata della musica italiana, che ha spento volutamente i riflettori. Insieme, per la prima volta, hanno dato vita a Mina Fossati, disco di inediti che contiene parecchi gioiellini. Dal singolo di lancio Tex Mex a L’infinito di stelle passando per la splendida Luna diamante che Ferzan Ozpetek ha scelto per il suo nuovo film, La Dea fortuna. Ivano Fossati, dopo otto anni di assenza, si fa portavoce del duo e spiega che prima di ricominciare a lavorare pensava solo «all’ozio e a stare in famiglia. Mina era l’unica persona in grado di riportarmi in uno studio di registrazione. Questo disco è un’eccezione e, insieme, una gioia». Contentezza che parte da lontano: «L’album avremmo dovuto farlo nel 1997. Poi qualcosa nell’ambito delle case discografiche non ha funzionato. Due anni fa ho scoperto che Mina pensava ancora a questo progetto, non credevo che se lo ricordasse. L’ho detto a mia moglie, e lei mi fa: "Se dici di no a Mina, chiedo il divorzio"». La gentil consorte di Mr. Fossati aveva ragione riguardo la nuova esperienza professionale e umana con la Tigre di Cremona. «Ho avuto l’onore di lavorare con una grande musicista, dietro ogni parola che canta c’è un pensiero. Ogni pezzo del progetto meriterebbe una lectio magistralis per essere spiegato, punto per punto. Capita la stessa cosa con i grandi jazzisti: se si ascolta John

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Coltrane si capisce che, mentre suona, sta pensando. E il suo pensiero si fa suono. Come succede con Mina. Non ha solo tecnica, ma anche espressività, con una come lei si

tende a fare del proprio meglio. Non devo svelare nulla di lei, ma ci tengo ad aggiungere che, oltre al grande potenziale artistico, è una persona adorabile». G.B.


HOPE CHRISTMAS TOUR

THE CHRISTMAS PRESENT

Il pianista e compositore Giovanni Allevi è pronto per la tournée natalizia del suo nuovo album Hope. Si parte il 1° dicembre da Milano, per proseguire a Lecce il 12, a Perugia il 16, a Napoli il 17, toccando oltre dieci città. Gran finale ad Alessandria domenica 12 gennaio 2020. Cosa c’è in questo tour? Guardo sul tavolo e vedo la pila di partiture e spartiti che dirigerò. Fogli che si trasformeranno in suoni, daranno voce a un’orchestra, a un coro polifonico, ad angeliche voci bianche soliste. E al mio amato pianoforte. Sono convinto che le mie note sapranno scatenare emozioni nel cuore del pubblico. Hope significa speranza. Che valore assume in questo periodo? Voglio credere che la meraviglia, l’im-

«Sono davvero felice di annunciare il mio primo album di Natale. Ne ho fatti tanti nella mia carriera, ma realizzare questo disco è un altro sogno che si avvera. È stato davvero divertente registrarlo e non vedo l’ora che lo ascoltiate». Così parlò Robbie Williams, che torna sulle scene musicali con The Christmas Present, doppio album con i brani più celebri delle Feste: da Let it snow! Let it snow! Let it snow! a Santa Baby. Un perfetto regalo di Natale, non solo per chi è fan dell’ex Take That.

mensità e la magia siano attorno a noi, ma che a volte non siamo in grado di vederle, come invece riescono a fare benissimo i bambini. Spero di riuscire a riscoprire l’incanto, l’infinito fuori e dentro di noi. Che evoluzione artistica credi di avere avuto con questo progetto? Attraverso la musica ho scandagliato

l’animo umano, seguendo mille sentieri e sfaccettature. Ora ho rivolto il mio sguardo verso l’alto, alla ricerca del sacro, proprio adesso che il disincanto sembra contagiare il nostro modo di sentire. A ognuno di noi è dato sfiorare l’immensità. E la musica è un viatico privilegiato per raggiungerla. G.B.

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GIFT IDEA di Cecilia Morrico

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01//Alessandro Enriquez 02//Madame Berwich 03//Swarovski e Mariah Carey 04//Eye colour palette & Other Stories 05//Parfois 06//Calendario dell’avvento Essence 07//Gioseppo 08//Nomination 09//Pomikaki 74

Alanui


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on l’avvicinarsi del 24 dicembre si scatena la caccia al regalo giusto. Dalle scarpe agli accessori, dagli abiti alle borse, dai capispalla al trucco. Tra musica ed esclusività, la decorazione di Natale 25esimo anniversario by Mariah Carey e Swarovski celebra la famosissima canzone All I Want For Christmas Is You della superstar mondiale. Novanta sfaccettature di cristallo che brillano con l’effetto cromatico Blue Aurora Boreale. Per lui, invece, tocchi rétro con la linea di orologi Grand Prix di Hugo Boss, che cattura l’atmosfera della pista da corsa grazie alla precisa cura dei dettagli: tachimetro integrato nella cassa rotonda e cinturino in pelle traforata, ispirato ai guanti dei piloti. Nel pieno spirito delle Feste: la condivisione, ovvero il messaggio di Nomination #unoameunoate. Un invito a entrare in contatto con gli altri, in un continuo scambio di Link (i tasselli del bracciale composable) che, oltre a essere piccoli gioielli della tradizione orafa fiorentina, sono anche simboli, dediche, parole d’amore. Dolce&Gabbana ricrea invece l’atmosfera di un autentico mercato italiano: la boutique di corso Venezia 7 avvolge i passanti con profumi, luci e colori, ricordando una passeggiata invernale tra le bancarelle e le piazze del Belpaese alla scoperta di prelibatezze e prodotti artigianali. Sotto l’albero profumati calendari dell’avvento, tronchetti dai tacchi scintillanti, mocassini in coccodrillo e pezzi cult dei nuovi designer sulla cresta dell’onda. Per non essere mai banali ma super cool.

10//Santoni 11//Grand Prix Hugo Boss 12//Rossignol 13//Woolrich 14//Gentile Catone 15//Roadster Hardcase Hybrid Trolley Porsche Design 16//Gi’n’Gi 17//Christmas Market 2019 Special Collection Accessories Dolce&Gabbana

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Harmont&Blaine

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MININATALE ANCHE I PIÙ PICCOLI CEDONO ALLE LUSINGHE DELLE FESTE CON COMPLETI E ACCESSORI TRÈS CHIC

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Billieblush 07 02

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09 04 06 01//Hugo Boss 02//C’era una volta 03//Karl Lagerfeld Kids 04//Little Marc Jacobs 05//U.S. Polo Assn. 06//Original Marines 07//Primark 08//Pretty Ballerinas 09//Zadig&Voltaire 10//Carrement Beau

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XMAS PARK

Cinecittà World 76

Dal 7 dicembre al 6 gennaio 2020 a Gardaland Magic Winter, a Castelnuovo del Garda (VR), si entra nel vivo delle festività: addobbi natalizi, spettacoli emozionanti e, tra le novità, The Christmas Show, un live musical con meravigliose coreografie. Un abete alto 20 metri con più di 50 chilometri di luminarie a basso consumo e una pista di pattinaggio sul ghiaccio sono invece le caratteristiche del Natale incantato di Leolandia, vicino Bergamo (fino alla Befana). Da segnare in calendario il doppio appuntamento l’8 e il 28 dicembre con Cristina D’Avena. Mentre a Cinecittà World si può vivere la suggestione della New York addobbata a festa senza spostarsi da Roma. Per i più piccoli trucca bimbi a tema e, fra le nuove attrazioni, I-Fly, la montagna russa di Babbo Natale: indossati i visori, si vola sulla slitta per consegnare regali in tutto il mondo. gardaland.it | leolandia.it | cinecittaworld.it


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Grazie ad una rivoluzionaria metodologia messa a punto dal fisiatra Dr. Giuseppe Canonaco, da 25 anni curiamo le coxartrosi, le gonartrosi e tutte le altre patologie degenerative croniche come l’ernia del disco, le degenerazioni meniscali, le spalle dolorose, le stenosi lombari, evitando l’intervento chirurgico e l’uso poco efficace e ad alto rischio dei famosi antinfiammatori. Il Dr. Giuseppe Canonaco, fisiatra e medico dello sport, ha ideato un progetto di cura su due assi portanti, Medicina Manuale e riabilitazione muscolare personalizzata che, alla luce dei fatti, rappresentano un connubio medico rivoluzionario. Dott. Canonaco ci spieghi meglio che cos’è la Medicina Manuale? La Medicina Manuale è considerata una terapia medica riabilitativa di grande rilievo nella cura delle patologie osteoarticolari, muscolo tendinee e neuromotorie. La Medicina Manuale non deve essere confusa con la chiropratica e l’osteopatia, i principi delle procedure diagnostiche e terapeutiche sono rigorosamente medico-scientifiche. La Medicina Manuale è una pratica medica efficace e assolutamente sicura.

scientifici: queste tecniche manuali hanno un’altissima efficacia e sono senza alcun rischio. La maggior parte delle tecniche di Medicina Manuale sono altamente specialistiche e richiedono formazione e alti livelli di preparazione. La bellezza e, nello stesso tempo, la difficoltà è quella di usare le giuste tecniche manuali in relazione al paziente che abbiamo di fronte. Infatti la positiva rivoluzione della Medicina Manuale è che abbiamo molte tecniche (oltre 50) che si accordano al paziente e ai sintomi che manifesta. La Medicina Manuale permette la cura di tantissime malattie ma risulta essere il trattamento di elezione per le seguenti patologie: ernia del disco e discopatie, stenosi del canale vertebrale, artrosi del rachide, cefalee e vertigini, spalle dolenti/congelate anche con calcificazioni, pubalgia e tendiniti, tunnel carpali. Inoltre in questi anni abbiamo ottenuto straordinari risultati nel trattamento delle coxartrosi e delle gonartrosi anche molto gravi riducendo in maniera drastica il ricorso all’intervento chirurgico.

Dottore, voi in questi 25 anni di attività avete curato migliaia di pazienti affetti da artrosi, quindi è vero che l’artrosi si può curare? Si è proprio così. L’artrosi non è una malattia incurabile come purtroppo tante persone, anche medici, ancora credono. L’artrosi è una degenerazione della cartilagine (il panno che riveste le ossa e permette alle ossa di articolare fra di loro) dovuta al malfunzionamento di un’articolazione. Non è vero che è dovuta all’età, io ho curato persone e atleti che già a 30 anni Quali sono gli effetti della Mepurtroppo avevano l’artrosi del Felice Arieta fisioterapista CMR, Dr. Canonaco Giuseppe, dicina/Terapia Manuale (MTM) ginocchio o dell’anca a causa fisiatra e medico dello sport e Maurizio Solieri, chitarrista nella cura delle patologie di un’articolazione che lavorava che ha collaborato per molti anni con Vasco Rossi. dell’apparato locomotore (artroppo o lavorava male. L’artrotrosi, ernia del disco etc…)? si è una patologia lenta e oggi grazie alla Medicina MaI benefici della Medicina Manuale sono dovuti ai seguennuale e ai suoi effetti biomeccanici e neurofisiologici è ti effetti: 1) effetti biomeccanici (aumento ampiezza del possibile curare non facendo peggiorare la malattia ed rom, miglioramento posturale, miglioramento della poevitando, nella maggior parte dei casi, il ricorso all’intersizione rispetto a quella disfunzionale, 2) effetti neuro vento chirurgico di protesi. In questi 25 anni di attività fisiologici (ipoalgesia, vascolarizzazione, cambiamenti siamo riusciti a curare a curare moltissimi pazienti affetdella conduttanza e della temperatura cutanea, diminuti da gonartrosi e coxartrosi, anche grave, permettendo zione della ipertonia muscolare, miglioramento del flusun miglioramento della loro qualità di vita e un ritorno so sinoviale intra articolare, effetti biochimici con alteraalla loro attività lavorativa e sportiva senza ricorrere alla zione dei livelli ematici dei mediatori dell’infiammazione, protesi. variazioni dell’esperienza “dolorifica” a livello dell’amigQuali patologie cura la Medicina Manuale? dala, liberazione di endorfine e sostanza P. Tramite tutti La Medicina/Terapia Manuale (MTM) (termine da me coquesti effetti la Medicina Manuale risulta essere una meniato) è un trattamento di elezione per quanto riguarda dicina efficace, “biologica”, sicura e innovativa. numerose patologie come confermano centinaia di studi

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NATALE

IL PUNTO DI VISTA DEL CAPITONE di Umberto Cutolo - u.cutolo@mclink.it

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desso finiamola con questa storia che Natale rende tutti più buoni. Il mio ultimo 25 dicembre ha rischiato di trasformarsi, per me, in una tragedia sanguinosa. Eppure non davo fastidio a nessuno. Ero arrivato, fresco fresco (letteralmente) dalla pescheria di Lucariello a Castellammare di Stabia ed ero stato depositato nel lavello di una cucina tutta d’acciaio. Lì me ne stavo, quieto e immobile – nonostante le tre dita d’acqua che mi ricoprivano fossero un po’ troppo pulite per i miei gusti – a ripensare a quel che, con una rapida occhiata, avevo intravisto sui ripiani della cucina, prima che i bordi del lavandino restringessero il mio orizzonte. Mi aveva immediatamente colpito una magnifica insalata di rinforzo, con i fiori del cavolfiore già ben spugnati d’olio e d’aceto, tra i quali le acciughe sotto sale, le papacelle rosse e gialle, le olive di Gaeta e i capperi di Pantelleria sbucavano invitanti e quasi con la voglia di essere man-

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giati. In una zuppiera avevo anche adocchiato una caterva di lupini, i parenti meno costosi e più saporiti delle vongole – cosiddette veraci, in realtà di vivaio – destinati a condire un paio di pacchi di vermicelli appoggiati lì accanto. Poco distanti tre pezzogne, con il loro caratteristico colorito roseo, attendevano di essere insaporite con i dolcissimi pomodorini della Costiera e servite all’acqua pazza, che un tempo veniva preparata con l’acqua di mare per risparmiare la tassa sul sale. E poi un’infinità di dolciumi coloratissimi – struffoli, roccocò, raffioli, torroncini, susamielli, mostaccioli e franfellicchi – accatastati in ceste separate, in un angolo del piano di cucina. Non c’era bisogno di grande fantasia per capire che si stava preparando una bisboccia con i fiocchi, un banchetto da signori. Anzi un cenone da Re. Lo avevo sentito dire da Lucariello a Ciro, il primo cuoco che mi ave-

va comprato, che lo aveva ripetuto a Omero, il suo amico e collega al quale mi aveva passato: «Nel cenone della vigilia di Natale, il capitone è il Re». E nel mio viaggio da Castellammare alla Costiera Amalfitana avevo ascoltato più d’una persona esprimere il proprio punto di vista sulla circostanza: «Eh, certo, senza il capitone non si può dire che sia la vigilia di Natale», aveva osservato un uomo magro magro, con i baffi bianchi e la pelle rugosa annerita dal sole. «Al cenone, deve avere il posto d’onore», aveva assentito un giovanotto dai baffetti ben curati e i capelli induriti dal gel. «Accanto all’insalata di rinforzo è la morte sua», aveva sentenziato una signora grassoccia e rubizza, unendo la punta delle dita della mano destra e portandosele alle labbra per un bacio con lo schiocco. E, dunque, me ne stavo quieto e immobile in quel lavello pieno d’acqua, in attesa di essere incoronato


© DragonImages/AdobeStock

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e assidermi tra le riverenze generali nel trono a capo della tavola imbandita con tutto quel ben di Dio, talmente tranquillo che quando il cuoco mi ha afferrato per il collo, lì per lì ho pensato che volesse incoronarmi per dare un segno visibile alla mia regalità. Poi ho visto il coltellaccio con il quale mi voleva decapitare e ho capito tutto. Altro che

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trono: il posto d’onore che, secondo il giovanotto mi spettava, non era a tavola, ma sulla tavola; «la morte sua» con la quale la signora aveva baciato la mia unione con l’insalata di rinforzo non era una metafora; e il Re a cui si riferivano i miei cuochi, probabilmente era Luigi XVI di Francia. Che poi è anche uno sgarbo ignorante, perché nella nostra famiglia il maschio è l’anguilla e il capitone è la femmina, dunque, mi si voleva far fare la fine di Maria Antonietta. Sul patibolo della cucina. Insomma, tutti dicono la loro, a proposito o a sproposito, e nessuno ascolta il punto di vista del capitone. E poi si lamentano che sgusciamo, svicoliamo e scappiamo prima di essere decapitati. E che dovremmo fare? Chiedere scusa al boia come fece Maria Antonietta? Oppure – come Luigi XVI – dichiararci innocenti? E di che? Di essere così saporiti da allietare il palato di chi ci vuol mangiare. Baggianate. Il punto

Edizioni Clichy, pp. 366 € 17

di vista del capitone è molto semplice: non ci mangiate, non vi conviene. Viviamo nei fiumi più sporchi del mondo; siamo pieni di grasso e vi restiamo sullo stomaco; ci divorate solo per una sciocca superstizione, perché somigliamo ai serpenti che per voi rappresentano il demonio. Beh, se proprio volete scacciare il malocchio in questo modo, prendetevela con un serpente: provate a decapitare una vipera cornuta, o un cobra, o un black mamba. Ah, no? Con loro non ci provate nemmeno? Anzi se ne vedete uno che fate? Scappate? E allora perché vi meravigliate che noi scappiamo davanti ai vostri coltellacci? Ecco, questo è il punto di vista del capitone. Per sommi capi, intendiamoci. Vorrei spiegarvelo meglio, ma francamente non ne ho il tempo. Sto qui, rintanato da un quarto d’ora sotto al frigorifero, aspettando che il mio cuoco si distragga un attimo, perché appena si allontana, devo essere pronto a scapp… 79


NATALE

SQUISITAMENTE

© Melegatti

ITALIANI

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I GRANDI CLASSICI DEL NATALE, PANETTONE E PANDORO, SI CONTENDONO LO SCETTRO DELLE FESTE di Germana Cabrelle - a cura di vdgmagazine.it

C’

entra la geometria dei solidi con i dolci di Natale: molto prosaicamente, il panettone è un cilindro e il pandoro un prisma a otto punte. Sul desco delle ricorrenze di fine anno vengono tagliati a fette e a spicchi verticali. Talvolta messi come strato base di dolci al cucchiaio, talaltra – è il caso del pandoro – rispettati nella elegante forma a stella. Più poeticamente, c’è fine arte bianca e lunga tradizione pasticcera dietro (e soprattutto dentro) panettoni e pandori. Sono dolci squisitamente italiani, nati per celebrare le feste, onorare la convivialità, concludere pranzi e cenoni. Insomma: panettone o pandoro che sia, a dicembre in casa non devono mancare. E non ci si può alzare da tavola senza almeno un assaggio. SOFFICI RIVALI Sono sostanzialmente un impasto di farina, acqua, uova, zucchero, lievito e aromi naturali. Insieme agli ingredienti, però, qui si mischiano storia e leggenda, aneddoti e memorie, cosicché per l’origine del panettone si risale addirittura a Ludovico il Moro, verso la fine del ’400. Si narra che il cuoco degli Sforza, incaricato di preparare un dolce per la Vigilia di Natale, inavvertitamente lo bruciò. Per rimediare a quell’errore lo sguattero Toni, in supporto alla brigata di cucina, improvvisò una torta lievitata e insaporita di canditi, scorzette di agrumi e uva sultanina. Il dolce fu talmente apprezzato dai duchi e i loro ospiti, da essere battezzato “pan de Toni”. Da qui, panettone. Secondo gli studiosi, i primi documenti d’archivio datano la sua comparsa agli inizi del ’600. La forma attuale, però, la si deve ad Angelo Motta, che nel 1920 aggiunse il burro alla ricetta originaria e una volta pronto lo avvolse in carta paglia, come si presenta anche oggi. 81


NATALE

© Fantinato Andrea/AdobeStock

BUONI DENTRO, BELLI FUORI L’evoluzione dolciaria offre oggi, da nord a sud, assortite varianti per deliziare il palato dei consumatori. Oltre, naturalmente, a packaging accattivanti, per esaltarne il prestigio e l’artigianalità facendo felici anche gli occhi. Direttamente dalla Sicilia, un capolavoro di pasticceria è il panettone Pistì, con farcia di crema al pistacchio di Bronte e guarnitura esterna con granelloni di pistacchio verde. Mentre dal Veneto, Sonia Pilla, moglie del pasticcere vicentino Dario Loison, cura fin nei dettagli le confezioni dei prodotti di casa ispirandosi all’arte classica e, in particolare, a due elementi architettonici distintivi del Palladio, l’arco e il capitello, facendoli diventare una texture elegante per avvolgere i morbidi prodotti. Dalla Lombardia Francesco Panzera, con un suo speciale panettone guarnito di frutta secca, ha voluto fare

© Cesare Ferrari/AdobeStock

Il pandoro, invece, fa parte della secolare tradizione pasticcera veronese. Veniva servito nelle case dei nobili veneziani e chiamato “pan de oro” per il colorito giallo e la fragranza vanigliata. La sua forma particolare ha un autore: è stata inventata dal pittore Angelo Dall’Oca Bianca, amico di Gabriele D’Annunzio, dotato, come il Vate, di guizzo creativo. Analogamente al panettone, anche il pandoro ha il suo imprenditore illuminato che ne perpetuò il mito. Si chiama Domenico Melegatti e il 14 ottobre 1894 ricevette dal ministero di Agricoltura, Industria e Commercio del Regno d’Italia l’attestato di privativa industriale che ne riconosceva il brevetto, ancorché (facendo un salto indietro nella storia) la specialità natalizia risalga al primo Natale dopo l’investitura dei nobili Della Scala a signori di Verona, nel lontano 1277.

un tributo agli sportivi estremi che ogni anno si cimentano nel Tor des Géants (in valdostano Giro dei giganti), il trail più duro al mondo, un’impresa che è emozione pura e comporta impegno, costanza e sacrificio. Un dolce progetto per chi, nello sport come nella vita, non molla mai e va avanti con serietà, determinazione e senza scorciatoie. Attenzione. I veri intenditori, in un’analisi sensoriale, sono molto scrupolosi nel valutare la bontà di panettoni e pandori in base a precisi parametri organolettici, fra cui: caratteristiche visive (eleganza della forma, omogeneità dell’impasto, colore della crosta, alveolatura), olfattive (equilibrio di aroma, intensità, complessità e molteplicità dei profumi, finezza, persistenza) e gustative (sensazioni alla masticazione, gusto, armonia di sapori, naturalezza). In una parola, devono avere personalità. TENDENZA GLOBALE Anni fa, panettoni e pandori facevano la loro comparsa in vetrine e scaffali verso novembre, mentre ora vengono consumati tutto l’anno. A luglio 2019 è stata persino lanciata la prima edizione del Campionato mondiale del panettone, mettendo a confronto le differenti culture di chi lo produce, partendo dal lievito madre, vero fattore identitario e caratteristico di ogni territorio. La passione per i dolci natalizi ha oltrepassato i confini italiani: lo testimoniano i post su Instagram, dove l’hashtag #panettone conta oltre 400mila immagini dedicate e la voce #pandoro 123mila. Non c’è modo migliore di augurare buone Feste!

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LE FESTE TRA

BOLLICINE E MAGNUM di Andrea Radic

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© Thaut Images/AdobeStock

er stappare una bottiglia di buon vino non serve un’occasione speciale, basta la voglia di condividerla e il coefficiente di condivisione aumenta per ragioni psicologiche, temporali e atmosferiche. La psicologia delle Feste, infatti, avvicina i cuori, le menti e i bicchieri. Le brume, il freddo e la voglia di stare al caldo con qualcosa di fresco nel calice fanno il resto. La gioia di stare insieme, poi, cresce anche grazie alla velocità con cui oggi possiamo viaggiare e raggiungere i nostri cari. 83


NATALE

È dunque tutto uno stappare di bollicine, con grande piacere su e giù per l’Italia, che ripercorriamo insieme con qualche suggerimento enologico. Partiamo da un fazzoletto di dolci colline tra le brezze del Lago d’Iseo, che si chiama Franciacorta, dove all’inizio degli anni ’60 ebbe luce la prima bottiglia di Metodo Classico. Da allora molta strada è stata fatta e oggi sono 116 le cantine aderenti al Consorzio. Ognuna con il suo carattere, come Castello Bonomi alle pendici del Monte Orfano. Qui venne riscoperto e restituito alle uve un vecchio vigne-

I vigneti di Palmento Costanzo, in Sicilia

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to da cui viene prodotto il Cru Perdu, Chardonnay con 30% Pinot Nero, un Brut millesimato, intrigante e goloso. Un Franciacorta longevo, potente e minerale. Altra zona dal carattere spiccato è vicino al lago, dove una maggior escursione termica concede ai vini grande freschezza e struttura. Un esempio su tutti è il Boschedor di Bosio, un extra brut millesimato, corposo e intenso, Chardonnay e Pinot Nero al 50% con affinamento sui lieviti per 42 mesi. Restando al nord, saliamo in Alto Adige per scoprire un compleanno

importante: un secolo di storia della cantina Kettmeir, sul Lago di Caldaro, celebrato con una Riserva da grandi occasioni, il 1919, che affina sui lieviti per almeno 60 mesi. Colore giallo paglierino dai riflessi dorati, è screziata da un perlage finissimo e persistente. Terra di bollicine anche il Veneto del Prosecco, la cui migliore espressione è nei millesimati, prodotti solo con le migliori uve dell’annata. «Fragranti, croccanti e con la giusta acidità», dicono a Bosco del Merlo, dove la vendemmia del Glera avviene di notte per preservare tutte le caratteristiche


Uno scorcio del Castello Bonomi Franciacorta

aromatiche. Sempre in Veneto, nel vicentino, il piccolo territorio doc di Breganze è celebre per il suo Torcolato, da uve Vespaiola passite, perfetto per un abbinamento con formaggi erborinati. Ma dalla medesima uva sono nate anche delle bollicine, un Metodo Classico di Vespaiola e Pinot Nero, creato da Andrea Mazzucato nell’omonima cantina. Due versioni, bianco e rosato, per due spumanti pas dosé che affinano sui lieviti per non meno di 36 mesi. Di bollicine parliamo anche in Sicilia, dove nei vigneti circondati dai boschi, a 700 metri sul livello del mare, Diego

Cusumano produce il Metodo Classico 700. Un Pinot Nero definito, intrigante, pieno. E, durante le Feste, con amici e parenti vale la pena di stappare una maxi bottiglia, dalle magnum da un litro e mezzo fino ai 15 litri del formato più grande. Andiamo poi sulle pendici dell’Etna, dove il Mofete 2016 Etna Rosso di Palmento Costanzo ci consegna fedeli le caratteristiche del terreno vulcanico, colore rosso rubino e speziato al naso. Un vino equilibrato ed elegante come le terre aspre e orgogliose dove nasce. Notevole il Contrada Santo Spirito 2016, ricco e avvolgente.

Per chiudere in bellezza, una terra altrettanto identitaria è la Maremma. Nei pressi di Capalbio, esposta a sud-est e sud-ovest troviamo Tenuta Monteti. Qui i rossi sono due: il Monteti, che prende il nome dal colle che protegge la vigna ed è l’identità della terra, e il Caburnio, così chiamato dal refuso di una trascrizione della Storia della natura di Plinio il Vecchio, scritta tra il 23 e il 79 d.C. Entrambi, nei grandi formati, esprimono caratteristiche piene della grande enologia italiana. Proprio a dicembre viene imbottigliato in magnum anche il Rosato. Benvenuto 2020.

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UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]

In viaggio con il Prof

TI REGALO LE STELLE LA GRANDEZZA DELLE DONNE, LA LORO AMICIZIA E L’AMORE PER L’AMBIENTE, I CAVALLI E SOPRATTUTTO I LIBRI

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uesto libro, più di qualsiasi altra cosa io abbia mai scritto, è stato un atto d’amore. Mi sono innamorata di un posto, e della sua gente, e poi della storia che ne è scaturita...». Il titolo prende spunto da una poesia di Amy Lowell, che Alice, la protagonista del romanzo, legge su un libricino di poesie. E il romanzo stesso si muove intorno ai libri, al loro basilare contributo per aprire le menti alla conoscenza. Alice è una ragazza inglese di buona famiglia che decide d’impulso di sposare un giovane americano del Kentucky in visita in Inghilterra, per sfuggire a una vita dietro ai fornelli e ai doveri di una donna dell’epoca. Ben presto, però, si rende conto che in America la realtà non è molto diversa, anche se nel Kentucky troverà altre donne che come lei intendono rendersi utili e lo faranno realizzando la prima biblioteca itinerante d’America, consegnando ogni mattina, a cavallo o a dorso di mulo, ceste di libri tra le montagne sperdute o in valli solitarie. È il 1937 e in terra americana il divario fra uomo e donna è profondo, così come i diritti dei lavoratori e dei neri sono letteralmente inesistenti. Il Kentucky è l’America profonda, il Far West, poche centinaia di persone povere e ignoranti, lo sceriffo e il proprietario della miniera di carbone. Persone grette e ottuse, piene di pregiudizi

e diffidenza. Un muro di ignoranza che lo spirito di cinque donne coraggiose riuscirà però a sfondare. Jojo Moyes, con penna leggera ma incisiva, ci fa entrare in questa comunità, ci accosta ai suoi abitanti e a queste donne, ispirandosi a fatti realmente accaduti, come il Progetto Eleanor Roosevelt che in quell’anno finanziò la prima biblioteca itinerante d’America, portando la luce della cultura e combattendo la piaga dell’analfabetismo. Non si può rimanere indifferenti di fronte a un racconto che elegge al primo posto l’amore per la lettura, per i libri e per tutte le donne che hanno contribuito a trasformare questo sentimento in un valore per l’intera società. Nella natura incontaminata del Kentucky, tutte le mattine prima dell’alba, cinque donne legate da una straordinaria amicizia partono coraggiosamente a cavallo o a dorso di mulo per consegnare libri in case lontane da ogni forma di civiltà, affrontando una lotta eroica nei confronti di un duplice inquinamento: quello prodotto dall’unica miniera esistente in paese e quello delle coscienze di una classe di maschi insensibili a ogni fremito di rinnovamento e di giustizia sociale (emergono però anche ritratti di uomini che riscattano la figura del maschio arrogante e prepotente). C’è l’amore in quest’opera, c’è l’amicizia, la generosità, e insieme il pre-

giudizio e l’avidità. E, come nei grandi romanzi dell’800, scende in campo anche la giustizia ingiusta, pronta a colpire nelle terre ghiacciate del Kentucky. Non vi diremo come finisce la storia, ma vi possiamo assicurare che non la dimenticherete facilmente. Cambiare si può, perché le stelle brillano lassù sui destini degli uomini, offrendo chance inaspettate anche in situazioni apparentemente senza via d’uscita.

Jojo Moyes, Mondadori, pp. 408 € 19

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UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura BRANI TRATTI DA TI REGALO LE STELLE

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© Sherman Cahal/AdobeStock

erano delle macchie di sangue sui suoi pantaloni” aveva osservato Annie portandole una pila di panni lavati e stirati la sera prima. “Non sono riuscita a farle andare via del tutto, quindi è rimasto ancora qualche segno.” Aveva esitato un istante, poi aveva aggiunto: “Come il mese scorso”. Alice aveva provato un moto di irritazione all’idea che la donna di servizio tenesse sotto controllo il suo ciclo mestruale. Ebbe la sensazione improvvisa che metà città stesse discutendo della sua evidente incapacità di rimanere incinta. [...] «Secondo me è tutto quel cavalcare. Non fa bene a una donna starsene seduta a gambe divaricate dal mattino alla sera. Il dottor Freeman dice che scombussola le parti intime di una signora.» «Be’, sì, credo di averlo letto anch’io.» Mr Van Cleve prese la saliera e la fece dondolare tra le dita. «È come quando agiti troppo una caraffa di latte. Si inacidisce. Si rapprende e diventa caglio, se preferisci.» «Le mie parti intime non si sono rapprese, grazie» replicò Alice seccata,

Appalachian Mountains, Kentucky 88

poi, dopo un istante, aggiunse: «Ma mi interesserebbe molto leggere quell’articolo». «Articolo?» ripeté il pastore McIntosh. «Quello che ha menzionato. Dove si dice che una donna non dovrebbe andare a cavallo per non rischiare di “scombussolare” tutto. Non mi risulta che sia un termine medico.» [...] «Lo diciamo sempre in biblioteca: se non conosciamo i fatti, in realtà non abbiamo nulla. Se davvero sto mettendo a rischio la mia salute andando a cavallo, penso che sarebbe doveroso da parte mia leggere l’articolo di cui parlate. Magari potrebbe portarlo con sé domenica prossima, pastore.» [...] «La cosa buffa» continuò Alice agitando una forchetta per dare maggior enfasi alle sue parole «è che in Inghilterra quasi tutte le signore dell’alta società praticano equitazione. Partecipano a battute di caccia, saltano fossati, siepi, canali, ogni tipo di ostacolo. È quasi un obbligo. Eppure sfornano bambini con straordinaria efficienza. Perfino la famiglia reale. Pop, pop, pop! Uno dopo l’altro, come se sgranassero i piselli! Sapete quanti figli ha avuto la regina Vittoria? E lei

era sempre in sella. Non riuscivano a tirarla giù.» [...] «Non può farle bene, però, cara» insistette la sorella del pastore con tono gentile. «Voglio dire, un’intensa attività fisica comunque non è indicata per le giovani donne.» «Santo cielo. Lo vada a dire alle montanare che vedo ogni giorno. Quelle donne spaccano la legna, zappano l’orto, puliscono la casa per uomini troppo malandati, o troppo pigri, per scendere dal letto. E, stranamente, anche loro sembrano avere delle nidiate di bambini, uno dopo l’altro.» [...] «Dov’è Miss Christina?» Alice sbatté le palpebre, stupefatta. «Miss chi?» «Miss Christina!» Lei guardò Bennett e poi di nuovo suo padre. «Io... io non ho idea di cosa stia parlando.» Mr Van Cleve scosse la testa, come se la considerasse una ritardata. «Miss Christina. E Miss Evangeline. Le bambole di mia moglie. Annie dice che sono sparite.» Alice si rilassò. Tirò a sé la sedia, visto che nessuno gliela offriva, e si sedette a tavola. «Oh, quelle. Le ho... prese io.»


Un assaggio di lettura

© PhotoQuest/Getty Images

Il presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt (1882-1945) e sua moglie Eleanor (1884-1962) posano in casa con i loro cani, Bosun e Maggie. Albany, New York (fine 1920 o primi anni ‘30)

«Cosa significa che le hai “prese”? Dove le hai portate?» «Durante i miei giri di consegne ho conosciuto due bambine dolcissime che hanno perso da poco la mamma. Non avevano regali per Natale e sapevo che donando loro quelle bambole le avrei rese più felici di quanto si possa immaginare.» «Donarle?» Van Cleve strabuzzò gli occhi. «Hai dato via le mie bambole? A delle... piccole montanare rozze?» [...] «Erano le bambole di Dolores! La mia adorata Dolores! Miss Christina era la sua bambola preferita di quando era bambina!» «Allora mi dispiace. Davvero, non credevo fosse tanto importante.» [...] «Erano cimeli di famiglia! Erano destinati ai figli di Bennett!» Alice aprì la bocca senza riuscire a trattenersi e sbottò: «Ma Bennett non avrà figli, no?». Alzò lo sguardo e vide Annie sulla soglia, gli occhi pieni di compiacimento per la piega che stavano prendendo gli eventi.

«Che cosa hai detto?» «Che Bennett non avrà nessun disgraziato di figlio. Perché... non siamo coinvolti in quel senso.» «Se non siete coinvolti in quel senso, cara ragazza, è a causa delle tue idee disgustose.» [...] «Non ti azzardare a criticare i preziosi oggetti della mia Dolores, miserabile ingrata! Tu non sei degna di toccare il tallone delle scarpe di quella donna! E domattina andrai su quelle montagne a riprendere le mie bambole.» «Non lo farò. Non ho intenzione di portare via quelle bambole a due bambine orfane di madre.» Van Cleve alzò un dito tozzo e lo agitò davanti al viso di Alice. «Allora da questo momento in poi ti proibisco di mettere piede in quella dannata biblioteca, hai capito bene?» «No» ribatté lei senza battere ciglio. «Che cosa significa, no?» «Gliel’ho già detto. Sono una donna adulta. Lei non può impedirmi di fare nulla.» [...] Alice avvertì un dolore bruciante esploderle su un lato della testa e

sbatté contro il tavolo mentre le ginocchia cedevano sotto di lei. Tutto diventò nero. Le sue mani si aggrapparono alla tovaglia, i piatti le scivolarono addosso mentre le dita si chiudevano intorno al damasco bianco, trascinandolo giù finché le ginocchia non toccarono il pavimento. «Papà!» «Sto facendo quello che avresti dovuto fare tu molto tempo fa! Ficcare un po’ di buon senso nella zucca di tua moglie!» ruggì Van Cleve sbattendo il pugno grasso sul tavolo e tutto nella stanza parve sussultare. . Poi, prima che potesse raccogliere i suoi pensieri, Alice si sentì tirare bruscamente i capelli e le arrivò un altro colpo, questa volta alla tempia, che le fece picchiare la testa sul bordo del tavolo. Presa da un capogiro, si rese conto confusamente del movimento, delle urla, del rumore dei piatti che si frantumavano sul pavimento. Alzò un braccio nel tentativo di difendersi, pronta al colpo successivo. [...] Eppure il pensiero di lasciare questo posto, di non cavalcare più su queste 89


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura «Lucciole» disse Fred. «Lucciole?» «Sì, o comunque chiamiate in Inghilterra quegli insetti luminosi. Vengono tutti gli anni.» Alice quasi non riusciva ad assimilare quello che stava vedendo. Le nuvole si aprirono e le lucciole si accesero, si mescolarono, salirono dalle ombre illuminate degli alberi, e quei milioni di corpicini bianchi e luminosi si fusero perfettamente con il cielo stellato così che, almeno in quell’istante, sembrò che tutto il mondo fosse tappezzato di minuscole luci dorate. Era una visione assurda, improbabile, di una bellezza così pazzesca che Alice si ritrovò a ridere di gusto con entrambe le mani premute sul viso. «Succede spesso?» chiese. Riusciva appena a intuire il sorriso di Fred. «No. Una settimana all’anno, forse. Due al massimo. Non le ho mai viste così belle, però.» Alice avvertì un groppo in gola, qualcosa che aveva a che fare con un’emozione travolgente e, forse, con un senso di perdita imminente. L’assenza nel cuore di quella casa e l’uomo che le era accanto e che lei non poteva avere. Senza nemmeno rendersi con-

© Gates/Archive Photos/Getty Images

montagne, accompagnata soltanto dal rumore degli zoccoli di Spirit e dalla scintillante luce screziata del bosco, il pensiero di non ridere più in compagnia delle sue colleghe, di non cucire in silenzio accanto a Sophia o di non battere il piede mentre la voce di Izzy si alzava fino al soffitto, la riempiva di un dolore viscerale. Alice amava stare qui. Amava le montagne e la gente del posto e il cielo infinito. Amava la sensazione di fare un lavoro che significava qualcosa, mettersi alla prova ogni giorno, cambiare la vita delle persone parola per parola. Si era guadagnata ogni livido e ogni vescica, aveva costruito una nuova Alice sull’impalcatura di un’altra se stessa nei cui panni non si era mai sentita del tutto a suo agio. [...] «Alice.» «Sì?» «Guarda in alto.» Il respiro le si bloccò in gola. Il pendio di fronte brulicava di luci, una parete di scintillanti lucine tridimensionali che si muovevano fra gli alberi, ammiccanti e palpitanti, illuminando le ombre del cielo nero come inchiostro. Alice, incredula, osservò quello spettacolo a bocca aperta.

Miniera di carbone di Fort Hartford, Hartford, Kentucky, (1930 circa) 90

to di quello che stava facendo, allungò la mano nel buio e trovò quella di Fred. Le dita di lui si chiusero intorno alle sue, calde, forti, avvolgenti, come se fossero modellate le une sulle altre. Rimasero così a lungo, persi in quello spettacolo scintillante. [...] Sven era sconcertato. «Stai dicendo delle sciocchezze, Marge. Non ho nessuna intenzione di lasciarti.» «Per i prossimi vent’anni? È quello che mi daranno, anche se dovessero riconoscermi l’omicidio colposo. E se verrò condannata per omicidio volontario sarà ancora peggio.» «Ma tu non hai fatto niente di male!» «Pensi che gliene importi un fico secco? Sai come si ragiona in questa città. Sai che mi prenderanno di mira.» Sven la guardò come se fosse impazzita. «Io non me ne vado. Puoi scordartelo.» «Bene, e io non voglio più vederti. Perciò non hai scelta.» «Cosa? Che storia è questa?» «Questa è l’ultima volta che accetto di incontrarti. È uno dei pochi diritti che ho qui dentro, il diritto di rifiutare le visite. Sven, so che sei una brava persona e che faresti qualsiasi cosa per aiutarmi. E, oddio, ti amo per questo. Ma ora bisogna pensare a Virginia. Perciò devi promettermi che farai quello che ti chiedo e che non riporterai mai nostra figlia in questo posto.» Si appoggiò contro il muro. [...] Lei ritrasse la mano. Prese la bambina addormentata e gliela depose dolcemente fra le braccia. Poi si protese e posò un bacio sulla testolina della piccola. Le sue labbra indugiarono là per un istante, gli occhi serrati. Poi li aprì, assorbendo l’immagine di quel visino come se volesse imprimerla profondamente dentro di sé. «Addio, tesoro mio. La mamma ti vuole tanto bene.» Sfiorò le nocche di Sven con la punta delle dita, un comando. E poi, mentre lui se ne stava là immobile e ammutolito, Margery O’Hare si alzò in piedi, la mano aggrappata al bordo del tavolo, e chiamò ad alta voce la guardia per farsi riportare in cella. Non si voltò indietro. [...]


Lo scaffale della Freccia FRANCESCO E IL SULTANO Enzo Fortunato, Piero Damosso Edizioni San Paolo, pp. 180 € 16 Ottocento anni fa, durante la quinta Crociata, che avrebbe portato i crociati in nuovi territori lontani da Gerusalemme, San Francesco d’Assisi intraprendeva un viaggio rivoluzionario alla volta dell’Egitto per incontrare il sultano al-Kamil. Fu la preghiera a sostenerlo e l’autentica volontà di pace. Un evento ancora oggi carico di significato, sempre attuale e pregnante.

LA MISURA DEL TEMPO Gianrico Carofiglio Einaudi, pp. 288 € 18 Un romanzo magistrale. Una scrittura inesorabile e piena di compassione, in equilibrio fra il racconto giudiziario - distillato purissimo della vicenda umana e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma. «Se non fosse colpevole di quell’omicidio, e non riesco a immaginare come sia possibile, sarebbe un tale concorso di circostanze sfortunate da mettere i brividi».

LA GRANDE CECITÀ Amitav Ghosh Beat, pp. 206 € 10 Nei primi anni del X XI secolo Amitav Ghosh lavorava alla stesura de Il paese delle maree, il romanzo che si svolge nelle Sundarban, immenso arcipelago di isole che si stende fra il mare e le pianure del Bengala. Occupandosi della grande foresta di mangrovie che le ricopre, Ghosh scopriva che i mutamenti geologici portavano a un inarrestabile ritrarsi delle linee costiere.

GLI ITALIANI Massimo Baldini, Claudio Giunta Il Mulino, pp. 200 € 26 Il libro si colloca in un filone illustre della storia della fotografia, dopo il celebre volume Gli americani di Robert Frank. Immagini di un repertorio antropologico che va dalle cerimonie pubbliche ai rapporti tra generi e generazioni, dal cibo all’abbigliamento fino alla cultura religiosa. Un viaggio nelle profondità umane di un Paese che, forse, non è ancora stato capito. G.B.

QUALUNQUE COSA TI FACCIA SORRIDERE Julia Elle Mondadori, pp. 264 € 16,90 Dopo il successo del diario segreto di una mamma, Disperata e felice, l’autrice parla della sua vita piena di soddisfazioni, ma senza il conforto di un partner. In questo nuovo libro Elle aggiunge un nuovo entusiasmante capitolo alla sua vita di mamma blogger: attraverso la sua love story la scrittrice vuole dare fiducia alle donne deluse dagli uomini. G.B.

I MARZIANI SIAMO NOI Giovanni Bignami, Patrizia Caraveo Zanichelli, pp. 264 € 14,20 Siamo soli nell’universo? Domanda che ancora non ha una risposta. Un quarto di secolo dopo la scoperta del primo pianeta extrasolare, sappiamo che ogni stella della nostra galassia ha almeno un pianeta e questo moltiplica le possibilità di scovarne altri abitabili. Siamo sulla buona strada per trovare una nuova Terra, ci resta ancora poco tempo per ritenerci esseri speciali e (quasi) unici. G.B.

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TEATRO

L’IDEALE DEI VESPRI INTERVISTA AL DIRETTORE MUSICALE DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA, DANIELE GATTI, SUL PODIO CON IL CAPOLAVORO FRANCESE DI VERDI DAL 10 AL 22 DICEMBRE di Bruno Ployer

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ccomuno le due figure di Verdi e Beethoven perché hanno una purezza interiore, ci vedo trasparenza e nobiltà d’animo. Sono due compositori che fanno dell’ideale la loro bandiera. Al loro suono posso avvicinarmi, ma non appropriarmene. È un segno quasi mitico». Così sintetizza il suo pensiero su Giuseppe Verdi Daniele Gatti, direttore musicale del Teatro dell’Opera di Roma. La nostra chiacchierata è musicalmente a tutto campo, nella pausa di una prova con LaFil - Filarmonica di Milano, da poco fondata anche su iniziativa dello stesso Gatti, composta sia da giovanissimi che da musicisti affermati delle più importanti orchestre italiane. La conversazione nasce per parlare dei Vespri siciliani, che Gatti dirige per l’inaugurazione della stagione 2019-20 dell’Opera di Roma, con rappresentazioni dal 10 al 22 dicembre, in un nuovo allestimento per la regia di Valentina Carrasco. «È la prima volta che dirigo i Vespri e ne ho studiato con fatica la partitura, per poi accorgermi di poterne capire bene il senso solo durante la recita. Posso dire che Verdi qui arriva a una diversa drammaturgia, fatta di scene che si toccano ma restano indipendenti. E non c’è lo studio sulla psicologia che troviamo da Macbeth in poi. Dopo la trilogia popolare di Rigoletto,

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Trovatore e Traviata, questo è il primo grande contatto con il Grand Opera francese», prosegue il direttore. «Verdi, infatti, dopo le prime esperienze alla Scala non è più interessato a scrivere per Milano, scopre Parigi alla fine degli anni ’40 del XIX secolo perché la sua donna, Giuseppina Strepponi, si trasferisce là e lui ha l’onore di essere scritturato all’Opera: è una sfida comporre Les vêpres siciliennes. Drammaturgicamente non era soddisfatto del librettista Scribe, ma il gusto ricercato della partitura è come dire ai francesi: “Sto cercando di entrare nel vostro stile con vestiti italiani”. Attinge dai musicisti d’Oltralpe, ma è pur sempre Verdi, che cerca di aprire i suoi orizzonti». L’opera viene rappresentata al Costanzi nella sua versione originale, in lingua francese, con il balletto Le quattro stagioni nel secondo atto e, in questa occasione, Daniele Gatti inaugura anche il suo ruolo di direttore musicale dell’Opera di Roma. «Un teatro di primo piano per l’interesse che sta catalizzando», sottolinea. «Non è un teatro di repertorio, ma di stagione, nella tradizione italiana. Non abbiamo bisogno di tenerlo aperto tutte le sere. La routine fa perdere qualità agli spettacoli». E le opere contemporanee, invece, rappresentate raramente? «Perché è avvenuto un distacco

nel dopoguerra. Dal linguaggio che il pubblico conosceva, si è passati alla sperimentazione. Addirittura i compositori contemporanei vivono di prime esecuzioni: difficilmente una nuova opera entra in circuito. C’è anche da dire che i compositori di un tempo scrivevano per un cantante ben preciso. Se io fossi un compositore scriverei per Anna Netrebko, Jonas Kaufmann, Peter Mattei, insomma per le star di oggi, che potrebbero portare il mio titolo in tanti teatri. Però, visto l’andamento delle opere contemporanee, spesso i cantanti di repertorio tradizionale non hanno voglia di studiare quelle parti, per eseguirle magari soltanto in un’occasione. È un peccato». Tornando ai Vespri, Verdi mette in musica la storia medievale di una rivolta dei siciliani contro i dominatori francesi e la rappresenta proprio a Parigi. «Infatti, è un testo che fa discutere, ma dietro al tema politico c’è quello personale: un rapporto tra padre e figlio che si sta perdendo perché i due sono contrapposti politicamente». In Verdi torna il binomio sentimenti-storia. «Esattamente. Siamo pronti a sacrificare il nostro ideale per affetti e sentimenti umani? È questa secondo me la chiave dell’Opera».


93 Š Marco Borggreve


TEATRO

Chiedo al direttore cosa pensa del cammino di Verdi verso i Vespri. «Vengo dal Rigoletto dell’anno scorso, opera che Verdi definiva rivoluzionaria e che per me lo è ancora, con la quale è andato talmente avanti che forse era poi necessario fare un piccolo passo indietro, com’è accaduto a Beethoven con la Quarta sinfonia dopo l’Eroica. Il Trovatore è infatti un passo indietro rispetto a Rigoletto, che per quanto riguarda lo scavare nei personaggi è avanti di decenni. Poi arriva La Traviata, che non è una storia d’amore, ma il dramma di Violetta, che vuole cambiare vita e far uscire i suoi veri sentimenti, ma la società ipocrita non lo permette. Nella mia Traviata alla Scala, mentre Germont canta la sua romanza nel secondo atto, il figlio taglia il salame. Succede anche nelle nostre case. Da ragazzo, mentre i miei mi facevano

una predica io facevo altro, non volevo sentirli. È il distacco generazionale. Tutte le cose più belle di Verdi sono immerse nel dolore. È un teatro che fa riflettere, con temi sempre attuali. Si distacca da Wagner, che tratta temi metafisici e lontani da noi, soprattutto noi latini. A parte i Maestri cantori e Tannhäuser, nelle opere wagneriane c’è sempre un momento in cui l’essere umano si trasforma in qualcosa di sublime. Verdi invece parla di argomenti che si possono riscontrare ancora oggi nelle nostre famiglie». È infatti spesso considerato un autore popolare... «Credo che non gli sarebbe piaciuto essere considerato popolare, e che alcuni squarci musicali siano diventati cliché. Ce ne sono pochi nella storia della musica: l’Inno alla gioia e l’attacco della Quinta di Beethoven, la Marcia trionfale di Aida, il Va’, pensie-

© Yasuko Kageyama/Teatro dell’Opera di Roma

Il Maestro Daniele Gatti durante le prove al Teatro dell’Opera di Roma

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ro. Stereotipi che vengono identificati con la musica stessa, ma quello non è Verdi. La Marcia trionfale è una delle cose più brutte che abbia scritto. Il Va’, pensiero è un canto bellissimo, che ha colpito nel suo contesto storico, ma io preferisco Patria oppressa, da Macbeth», conclude Gatti. D’altra parte, Verdi stesso non si definiva un compositore, ma un uomo di teatro. «Per me è uno dei più grandi drammaturghi, al pari di Shakespeare. Verdi utilizza le note, ma non è un compositore che mi commuove per la linea musicale, bensì per come accompagna il dramma di un personaggio». operaroma.it operaroma

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ARTE

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C ’È CHI PORTA NEL MONDO

ARTE

INTERVISTA ESCLUSIVA A SIMONE TODOROW DI SAN GIORGIO, AMMINISTRATORE DELEGATO DI MONDOMOSTRE. GENTILUOMO D’ALTRI TEMPI E MANAGER RAMPANTE di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com

Tiziano Danae (1544-1545) Olio su tela 113,7 88,8 cm Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli Opera in esposizione presso la mostra Flesh&Blood, al Seattle Art Museum fino al 26 gennaio 2020 e dal 1° marzo al 14 giugno 2020 al Kimbell Art Museum di Fort Worth, in Texas

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ra il 22 dicembre del 1999, giornata fredda e uggiosa, quando a Roma aprì i battenti una delle mostre-evento su scala internazionale, tuttora ancorata alla memoria di molti: I cento capolavori dell’Ermitage, alle Scuderie del Quirinale. Pietre miliari dell’arte in mostra, tra lavori di Matisse, Gauguin, Cézanne, Monet, Renoir, Degas, Sisley, il Doganiere Rousseau, Picasso, solo per citarne alcuni, e una cifra record per 96

assicurarli dai Lloyd’s di Londra: un miliardo di dollari, all’epoca la somma più alta della storia. Oltre mezzo milione sono stati, invece, i visitatori accorsi in poco meno di sei mesi. Un’esposizione che ha aperto, almeno in Italia, nuovi scenari al mondo dell’organizzazione delle mostre museali. E che, in questa occasione, ha visto debuttare una delle società divenute, in questi 20 anni, leader del settore a livello mondiale: MondoMostre. Che poi, con Caravag-

gio e i Giustiniani del 2001, è riuscita a entrare per la prima volta con un’esposizione nei palazzi del potere, al Senato della Repubblica, facendo spostare tutti i senatori a vita dalle loro stanze, compreso Giulio Andreotti. Nel 2005, con la mostra dei capolavori del Guggenheim alle Scuderie del Quirinale, MondoMostre ha conseguito un’altra impresa, in questo caso convincendo un grande museo americano a prestare in blocco le proprie opere all’Italia.


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La sua storia è ormai lunga, inanellata da 170 esposizioni all’attivo tra Italia e resto del mondo, da 85 diverse istituzioni museali coinvolte e da un pubblico di quasi 26 milioni di persone. Ci troviamo di fronte a un’eccellenza imprenditoriale made in Italy che esporta il meglio del Belpaese nei cinque continenti. Così decido di saperne di più, soprattutto in riferimento alla sua attività all’estero, e incontro Simone Todorow di San Giorgio, amministratore delegato di MondoMostre, per un’intervista esclusiva. Eleganza dandy, Todorow rappresenta la sintesi dinamica tra un gentiluomo distaccato d’altri tempi e un rampante manager dei nostri giorni. Qual è la sua formazione professionale? Mi sono laureato in Scienze politiche e questo, vista la nostra vocazione a realizzare anche mostre all’estero, aiuta parecchio. Come ha incontrato il mondo dell’organizzazione di mostre pubbliche? Lavorando alla Biennale della moda di Firenze. Lì ho conosciuto Leonardo Mondadori, che ne era presidente, e il mio socio attuale, Tomaso Radaelli, che era l’amministratore delegato. Da qui sono passato al comparto mostre di Mondadori nel ’99. Quando Leonardo è mancato, Tomaso e io abbiamo deciso di diventare autonomi. Un bel salto nel buio, ma ce l’abbiamo fatta. Avete debuttato 20 anni fa a Roma con I cento capolavori dell’Ermitage. Qualche aneddoto legato a questa prima mostra? Sentire papa Giovanni Paolo II parlare in russo con Mikhail Piotrovsky, direttore dell’Ermitage. Era l’anno del Giubileo e, dato che il Papa non va a vedere le mostre… la mostra andò da lui: imbal-

lammo alcune opere significative alle 5 del mattino e le portammo in Vaticano. Oggi da quanti dipendenti è composta la vostra azienda e da quali profili professionali? Una trentina, da economisti provenienti dalla McKinsey ad avvocati amministrativi; e, ovviamente, storici dell’arte, manager, designer, professionisti in pubbliche relazioni e corporate identity. Poi c’è la branch a Mosca e i vari collaboratori e partner con cui lavoriamo in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina e al Giappone. Riguardo la vostra divisione internazionale, come nasce l’idea di una mostra all’estero?

In base alla sensibilità culturale del Paese di riferimento e, quindi, del pubblico che la vedrà. Un esempio: Caravaggio a Tokyo nel 2016 ha mostrato i soggetti meno efferati e religiosi dell’artista. Negli Stati Uniti invece ci chiedono di andare oltre il canone classico – “No More Dead White Men (Non più uomini bianchi del passato)” – e, quindi, di presentare culture diverse come quelle d’Oriente, le grandi donne pittrici come Frida Kahlo e temi contemporanei come l’identità di genere. In Cina ci chiedono di narrare la storia delle grandi dinastie del passato: i Romanov, la Serenissima Venezia, la Grecia.

Frida Kahlo Autoritratto con scimmie (1943) Olio su tela 81,5x63 cm The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and the Vergel Foundation Opera in esposizione presso la mostra Frida Kahlo, in corso al North Carolina Museum of Art, e che sarà successivamente esposta al Musée National des Beaux-Arts du Québec, in Canada (febbraio-maggio 2020) e in Usa al Portland Art Museum (giugno-settembre 2020), al Denver Art Museum (ottobre 2020-gennaio 2021) e all’Albuquerque Museum (febbraiomaggio 2021) 97


ARTE Quanto tempo richiede mediamente la preparazione di una mostra oltreconfine? Da due a cinque anni. Dipende dal tipo di mostra e dalla programmazione della sede in cui andrà. Le operazioni più ambiziose e complicate sono quelle che richiedono prestiti da moltissimi musei, come La Tour, che presenteremo a Milano il prossimo 7 febbraio. Qual è la mostra organizzata all’estero che ha riscosso per voi un successo oltre le aspettative? Credo Caravaggio a Mosca: anche a -25 gradi le code al Pushkin Museum erano chilometriche! Una mostra come le vostre che impatto economico diretto e indiretto può avere per l’economia del nostro Paese, per esempio in termini di incoming turistico? Le faccio un esempio concreto, per restare in Russia: nel 2011 l’Anno della cultura italiana ha portato un incremento dell’afflusso turistico verso l’Italia del 30%. Pensa che le nostre istituzioni culturali dovrebbero fare di più per contribuire a far viaggiare le proprie collezioni, a cominciare dalle opere nei depositi che nessuno vede?

Giuseppe Arcimboldo Acqua (1566) Olio su tavola 67x51 cm KHM- Museumsverband Gemäldegalerie, Vienna Opera esposta in Giappone al National Museum of Western Art, per la mostra Nature into Art Arcimboldo (giugno-settembre 2017)

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Flora (I sec d.C.) Affresco 47x41 cm Museo Archeologico Nazionale, Napoli Opera esposta in Cina allo Hunan Provincial Museum, per la mostra Finding a homeland at the end of the world (gennaio-aprile 2018), e al National Museum of China, per la mostra Embracing the Orient (maggio-agosto 2018)

C’è il giusto limite della tutela e della conservazione. Le opere non possono viaggiare troppo, per cui ben vengano mostre anche con quelle chiuse nei depositi. Ci sono, poi, casi in cui un museo viene chiuso al pubblico per lavori di ristrutturazione, e quindi si apre la possibilità di mostrarne la collezione altrove, con indubbie ricadute in termini di promozione non solo del museo, ma anche del territorio di provenienza. Quali mostre avete in corso e quali altri progetti in cantiere fuori dall’Italia? Il prossimo anno porteremo una mostra del Musée Picasso di Parigi in Nuova Zelanda, Usa e Canada. Con l’aiuto di varie istituzioni giapponesi, una mostra dei rarissimi dipinti di Hokusai a Auckland. Nell’immediato, inoltre, a Seattle c’è Flesh&Blood, con i capolavori di Capodimonte, Frida Kahlo al North Carolina Museum of Art, Pompei a Salt Lake City e Botticelli a San Pietroburgo. Un progetto di mostra da realizzare invece nel nostro Paese, che è il suo sogno nel cassetto? Rembrandt. È stato ancora poco visto in Italia, ma è un artista che ha avuto un impatto enorme. Peraltro anche sulla nostra cultura contemporanea.


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L’ITALIA CHE FA IMPRESA

L’ECONOMIA

DELL’ ESPERIENZA DA STARBUCKS A DOMINO’S, PRODOTTO E SERVIZIO CONVERGONO SEMPRE DI PIÙ L’UNO NELL’ALTRO. E QUESTA TRASFORMAZIONE È LA NUOVA SFIDA DEL BUSINESS IN ITALIA

di Enzo Baglieri - enzo.baglieri@sdabocconi.it [Professor of Operations and Technology Management e Direttore dei programmi EMBA dell’Università Bocconi]

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no dei temi più cruciali per le imprese che vogliono essere competitive in questo scenario di digitalizzazione e trasformazione di molti modelli di business è la scelta strategica relativa all’integrazione del prodotto con il servizio. L’apertura di Starbucks e di Domino’s Pizza in Italia, per esempio, potrebbe indurre una domanda: perché nel Paese del caffè espresso e della pizza, in cui si ritrovano bar e pizzerie in ogni angolo, aziende di matrice multinazionale dovrebbero avere successo? La risposta al quesito sta nella frontiera dell’innovazione di prodotto e di servizio e che, in estrema sintesi, viene definita esperienza. Negli anni ’90, le imprese di produzione hanno cominciato a osservare il fenomeno della commoditization, ossia la trasformazione di larga parte dei prodotti manifatturieri in commodity, il cui elemento principale di differenziazione, purtroppo, è solo il prezzo. Le ragioni sono state e sono ancora molteplici. Certamente l’eccesso di capacità produttiva installata negli anni ‘80 ha determinato l’esigenza di indurre consumi superiori al normale abbassando drasticamente i prezzi, pur di saturare le fabbriche. La domanda, educata a prezzi calanti, ha determinato la rincorsa, da parte dei produttori, all’ulteriore riduzione del costo. Il fenomeno del low cost ha animato le strategie di molte aziende e creato le condizioni per rendere accettabile il trasferimento delle produzioni nei Paesi a basso costo del lavoro. In molti casi si è trattato della pura rinuncia alla ricerca dell’innovazione e dell’adozione di strategie di brevissimo termine. È un dato di fatto, comunque, che mentre il prodotto perdeva la sua capacità distintiva e di generazione di marginalità, alle aziende non rimaneva altra scelta che cercare altrove le fonti di profitto e il servizio è sembrato l’elemento più semplice e in passato trascurato. La servitizzazione è un percorso ancora tutto da esplorare per tante aziende, perché comporta una trasformazione in primo luogo culturale. Passare dalla gestione di pure transazioni alla dinamica delle relazioni richiede un orientamento e una competenza che nel mondo manifatturiero mancano. In secondo luogo, servitizzare significa anche cambiare i meccanismi contrattuali e spesso i modelli di business, perché la logica si sposta da un ricavo certo nel breve da vendita di prodotto alla monetizzazione della relazione nel medio-lungo termine.

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L’evoluzione, però, è anche sul fronte delle aziende di servizio vere e proprie. Queste, grazie alle tecnologie informatiche e digitali, hanno in questi anni aumentato drasticamente i loro tassi di produttività. Hanno inoltre adottato molte prassi manageriali del mondo manifatturiero, per esempio il lean thinking, e si sono quindi ritrovate con processi più industrializzati e scalabili rapidamente su alti volumi. La crescita dei volumi e la diffusione del modello della service factory hanno comportato, tra l’altro, la riduzione dei prezzi e quindi, anche nel mondo dei servizi, si è replicata la dinamica perversa della commoditization dell’offerta. In risposta a questa china pericolosa, molte imprese di servizio hanno cominciato ad arricchire la loro offerta di prodotto. Sia Microsoft, che ha prima trasformato il proprio modello di business da transazionale (vendita di prodotti software sotto forma di licenze) a relazionale (sottoscrizione di abbonamenti ai pacchetti software) e successivamente ha arricchito la sua offerta di tablet, laptop, visori da realtà virtuale e consolle di videogiochi. O la stessa Amazon che, sebbene sia un’azienda di logistica in primo luogo, ha lanciato anche in Italia il suo Echo, uno smart device che consente di interagire verbalmente con l’assistente virtuale Alexa, addestrare la sua intelligenza artificiale, effettuare ricerche, controllare altri device e ovviamente accedere ai servizi di Amazon. Tuttavia, se in questo scenario prodotto e servizio convergono l’uno nell’altro, che cosa dovremo progettare per il nostro


cliente? La risposta più efficace è appunto l’esperienza, ossia il risultato del processo di trasformazione che inevitabilmente il cliente subisce, usufruendo del prodotto e beneficiando dei servizi delle nostre aziende. Questa trasformazione può essere più o meno incisiva, ma ciò che conta è che il cliente ne preservi un ricordo, poiché l’esperienza è amplificata se la capacità di eccedere le aspettative ha generato un risultato memorabile. Questo è stato Starbucks per gli americani: non solo un luogo, ma una casa, un modello di servizio, un’esperienza, diversa, unica e memorabile. Questo è quello che cercherà di essere anche in Italia, adattandosi al contesto. E questo può essere Domino’s Pizza per gli italiani: non già una pizza migliore in assoluto, ma la migliore esperienza di pizza consegnata a casa, per caratteristiche del prodotto e della consegna stessa. Tra i fattori che più incidono sulla capacità di generare esperienze memorabili non è trascurabile, anzi è particolarmente decisivo, proprio in questa fase di virtualizzazione delle relazioni, il contesto fisico in cui l’esperienza si concretizza. Le aziende che stanno maggiormente investendo in questa direzione sono quelle della distribuzione organizzata, ancora una volta negli Usa, e il caso forse più emblematico è Costco, un wholesaler (grossista) che negli ultimi anni ha implemen-

tato una strategia molto aggressiva, risultata premiante, sul tema della relazione con il cliente e dell’esperienza presso il punto vendita. Costco ha in primo luogo ripensato e semplificato i punti vendita, progettandoli non già per ottimizzare i propri processi, ma quelli del cliente durante l’esperienza di acquisto. Ha poi aperto gli store anche al cliente finale, oltre che al retail e, per distinguere le due categorie, chiede ai clienti privati di sottoscrivere una membership, il cui costo annuale è marginale ma consente di accedere a numerosi servizi e ovviamente di acquistare nei magazzini di Costco. Il wholesaler ha inoltre deciso di integrarsi verticalmente, in alcune categorie, e ha internalizzato un team di lean management, allo scopo di rendere tutti i processi di produzione, di prodotto e di servizio estremamente focalizzati sul miglioramento dell’esperienza complessiva del cliente. Si tratta, in definitiva, di una grande opportunità di innovazione, particolarmente enfatizzata proprio dalle nuove tecnologie digitali, che consentono di offrire attenzione e relazione di qualità pur senza accrescere significativamente i costi. È la sfida per larga parte dell’industria italiana, che nel prodotto ha le sue storiche eccellenze, ma che deve imparare a fare i conti con scenari sociali e culturali estremamente diversi rispetto al passato.

IMPARARE PER PASSIONE

© Funtap/AdobeStock

«Senza mettere passione in quel che si fa, è impossibile essere efficaci e creativi». La convinzione della preside del Liceo Malpighi di Bologna, Elena Ugolini, trova riscontro nei fatti: l’Istituto, infatti, fin dagli anni ’90 sperimenta e innova la proposta didattica per dare ai ragazzi gli strumenti per mettere a frutto passioni e talenti. Lo scorso anno, nell’ambito del Piano di innovazione ordinamentale del ministero dell’Istruzione, il Malpighi ha avviato il 4-YearProgramme Liceo Internazionale allo scopo di coniugare la tradizione liceale italiana con l’apertura agli altri Paesi. Grazie al sostegno di Fondazione Campari ha realizzato il progetto Imparare per Passione, istituendo borse di studio a copertura totale dei costi per l’intero ciclo scolastico di questo nuovo corso, compresi i periodi di studio all’estero previsti in Australia, Germania, Francia, Cina e Spagna. Le borse di studio sono dedicate a giovani meritevoli che terminano quest’anno la scuola media e che vivono a Bologna o nel resto del nostro Paese e saranno assegnate secondo criteri di merito e di reddito. Imparare per Passione prevede anche due borse riservate a studenti che frequentano il terzo e quarto anno del Malpighi per partecipare a due prestigiose summer school: Harvard Secondary School Program e Brown Pre Baccalaureate Program. Il bando è disponibile sul sito dell’Istituto e le domande vanno presentate entro le ore 13 del 13 dicembre. Per informazioni: 051 6491560, segreteria.santisaia@scuolemalpighi.it. liceomalpighi.it

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MONDO

XI JINPING E L’ANNO CHE VERRÀ Il 2020 sarà l’anno delle elezioni negli Stati Uniti e, in Europa, l’anno della Brexit. Per la Russia sarà da seguire l’evoluzione dei rapporti con l’Ucraina, il ruolo strategico in Siria e commerciale nel continente africano, la dialettica con le altre potenze. A iniziare dalla vicina Cina, la superpotenza del XXI secolo, che dovrà probabilmente fare ancora i conti con la dolorosa spina nel fianco di Hong Kong. È un fatto che le due guerre mondiali e la Guerra Fredda del Secolo breve abbiano lasciato il posto a una pletora di conflitti, dall’America Latina all’Africa: conflitti sociali, economico-finanziari, etnici, religiosi, commerciali. Ma le vicende internazionali, che da cronaca si fanno storia, continuano a fare perno, oggi come ieri, intorno a carismatiche personalità, novelli Cesari con un’autorità consolidata da efficaci tecniche persuasive che ne determinano il corso con sofisticate strategie, dagli attacchi hacker alle interferenze politiche. Sfruculia con puntiglio e acume nelle biografie di questi protagonisti Gennaro Sangiuliano, direttore del TG2, che dopo Putin e Trump ci racconta Xi Jinping, aiutandoci a leggere, attraverso le loro storie, quel che può riservarci il futuro prossimo. GenSangiuliano

© ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images

di Gennaro Sangiuliano

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i Jinping è sicuramente l’uomo più potente del Pianeta, lo ha certificato di recente la rivista Forbes nella sua tradizionale classifica dei personaggi più influenti al mondo. Il leader cinese è presidente della Repubblica Popolare della Cina, segretario del Partito comunista cinese e, soprattutto, capo della Commissione militare, vero scettro del potere. Anche Mao Zedong concentrò per un certo periodo la triade del potere nelle sue mani ma allora la Cina era una nazione estremamente povera, non certo la po-

tenza economica espansiva di oggi (la seconda economia del mondo, dopo gli Usa, con 12,2 miliardi di Pil l’anno). Donald Trump, Xi Jinping e Vladimir Putin costituiscono la triade del potere globale, i volti della realtà geopolitica multipolare del nostro tempo. Di recente abbiamo celebrato i 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, il fatto storico che ha messo fine al mondo bipolare, incentrato sulla contrapposizione UsaUrss, e spalancato le porte a un mondo multipolare, non privo di scenari conflittuali come il precedente.

Queste leadership contemporanee appaiono molto meno ideologiche di quelle del passato, legate meno a schemi filosofici, perché tendono a essere esse stesse il contenuto politico-ideologico. Sono i tre leader con la loro azione, la loro prassi, a fare il pensiero. In questa prospettiva, i grandi fatti del mondo vengono certamente mossi dall’economia, dalla politica, dalle incidenze culturali ma le storie individuali, i profili e il vissuto dei singoli personaggi hanno il loro peso. Di certo Xi Jinping, Trump e Putin han103


© bCracker/AdobeStock

MONDO

no biografie personali apparentemente agli antipodi, vite a latitudini e in contesti diversi ma con inaspettati tratti comuni. Non si esagera nel ritenere che siano risposte diverse alla globalizzazione e allo smarrimento che essa determina. Xi è un “principe rosso”, figlio dell’aristocrazia comunista, il padre fu un esponente di primo piano della nomenklatura rossa. Trump è il rampollo di un miliardario newyorkese, di origini tedesche, imprenditore rampante. Vladimir Vladimirovič Putin è un personaggio enigmatico e complesso, degno di un romanzo di John le Carré, cresciuto e formatosi all’interno del Kgb, il famigerato servizio segreto dell’Urss, ma anche l’unico apparato ben organizzato ed efficiente nello Stato sovietico. Xi Jinping è nato a Pechino il 15 giugno 1953, è il segretario generale del Partito comunista cinese dal 15 novembre 2012 e presidente della Repubblica popolare cinese dal 14 marzo 2013. Nel marzo del 2018, una riforma costituzionale ha cancellato il limite dei due mandati, sancendo che Xi può restare presidente a vita. Se è vero che nella sua ascesa ha goduto della condizione di “principe rosso”, è altrettanto vero che ha sofferto delle disavventure del padre, Xi Zhongxun, sottoposto, come tanti altri dirigenti della sua generazione, alle violente purghe di Mao. Quando Xi Jinping nasce, il padre è ai vertici del partito. Sarà prima capo della propaganda, poi vicepremier, quindi vicepresidente del Congresso nazionale del popolo (il Parlamento cinese). Putin mostra un carattere volitivo e de104

terminato sin dall’adolescenza, nasce nel 1952 nella Leningrado che porta ancora le ferite dell’assedio nazista, durante il quale aveva perso un fratellino che non ha mai conosciuto, Viktor, di nove anni. All’indomani della sua elezione, Donald Trump è stato investito da un’onda di isteria mediatica tendente più a sottolineare quelli che sarebbero i tratti naïf del personaggio, piuttosto che i contenuti della sua azione politica. Accusato di arroganza, approssimazione e superficialità. Eppure, Trump è il padre di una coraggiosa riforma fiscale che ha ridato slancio all’economia americana portandola a risultati record: una crescita sostenuta e la più bassa disoccupazione dal 1969. La vita di Xi Jinping attraversa in pieno le durezze del Comunismo cinese, come quella di Putin subisce i rigori del regime sovietico. La caduta del padre è una tragedia per tutta la famiglia, che per mesi non conosce il destino del suo congiunto, ritenendolo morto. Jinping stesso, all’età di 15 anni, viene per quattro volte arrestato, senza motivo e senza alcuna accusa specifica se non quella generica di essere figlio di un traditore. Nel 1969, viene mandato in un campo di rieducazione a Yanan, dove deve zappare per alcune ore al giorno ed è destinato alla cura dei maiali. Al lavoro alterna le cosiddette “sedute di rieducazione”, almeno due al giorno, in cui deve ascoltare lunghi sermoni nei quali si magnifica il partito e il leader Mao. Per ben tre volte, nel corso di assemblee a cui partecipano migliaia di

persone, è costretto a fare autocritica ma soprattutto a denunciare pubblicamente gli errori di suo padre. Putin, Trump e Xi Jinping sono personaggi diversi, li accomuna il tratto del nuovo tempo, l’essere una risposta alla debolezza della politica, derivante dalla perdita del suo radicamento popolare e dall’emergere di poteri opachi. In Memorie del sottosuolo scrive Dostoevskij: «E da dove mai l’hanno cavato tutti questi sapienti che l’uomo abbia bisogno di chissà quale modo normale e virtuoso di volere? In base a che cosa si sono andati a immaginare che all’uomo occorra un modo sensato e vantaggioso di volere? Quello che occorre all’uomo è solamente un suo volere indipendente, qualunque cosa gli dovesse poi costare tale sua indipendenza e a qualunque esito dovesse portarlo…».

Mondadori, pp. 288 € 22

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Alps Geographies and People 2019

MOUNTAINS AND PARKS AL CENTRO SAINT-BÉNIN DI AOSTA LA PERSONALE DEDICATA A OLIVO BARBIERI, UNO DEI MAGGIORI FOTOGRAFI CONTEMPORANEI di Sandra Gesualdi

THE ONE-MAN SHOW BY OLIVO BARBIERI, ONE OF THE GREATEST CONTEMPORARY PHOTOGRAPHERS, AT THE CENTRE SAINT-BÉNIN IN AOSTA sandragesu

Photo Olivo Barbieri

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on chiamatele solo fotografie, perché le sue immagini sono percezioni del reale e come tali sintesi tra visibile, osservazione, tecnica e ricerca. Olivo Barbieri, uno dei maggiori fotografi contemporanei, nei suoi scatti ribalta lo sguardo comune e pone in relazione quello che è osservabile con quello che è difficilmente percettibile. «Ciò che mi ha sempre coinvolto nella fotografia», precisa, «è il rapporto di scarto tra la visione dell’occhio e le abilità del mezzo». Foto come scoperte, voli che dall’alto planano a picco su paesaggi inafferrabili talvolta alterati da bagni di co-

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o not say they are just photographs, because his images are perceptions of reality and as such are the combination of what can be seen, observation, technique and research. Olivo Barbieri is one of the world’s greatest photographers and with his shots he challenges the conventional way of seeing things, and links what is clearly observable with what is more difficult to make out. “The thing that has always fascinated me in photography,” he explains “is the gap between what the eye sees and the camera’s capabilities.” His photographs are like discoveries,


lore sintetico o volutamente sfocati. Il Centro Saint-Bénin di Aosta gli dedica una personale con oltre 50 lavori, tra cui video e tre sculture, allestiti in un percorso ventennale che comprende anche una serie inedita, grande formato, sulle montagne della Valle d’Aosta. La mostra Mountains and Parks, a cura di Alberto Fiz e aperta fino al 19 aprile 2020, mette insieme l’analisi di Barbieri sui parchi naturali, dalle Alpi della Valle d’Aosta alle Dolomiti, da Capri immersa in colori elettronici aranciati alle cascate più famose del Pianeta. Dopo gli approfondimenti sulle metropoli del mondo, Barbieri si concentra su tematiche connesse con l’ambiente e il territorio, invitandoci a considerare anche prospettive ulteriori per riflettere su ciò che ci circonda. In particolare su ciò che appare natura incon-

taminata, per esempio, e non lo è. «I luoghi naturali famosi, come le cascate del Niagara, esistono perché sono diventate un parco, sono luoghi per turisti», afferma. Ribaltando i comuni cliché di rappresentazione: «In Argentina le cascate dell’Iguazù sono meravigliose, con uccelli esotici e farfalle, ma dall’elicottero si vede che è un ecosistema finto». Pezzi di mondo che il sentire comune reputa inviolati e invece sono a uso del consumo di massa. In mostra anche il reportage sulle grandi discariche abitate da migliaia di persone e animali in Thailandia, Indonesia e Malesia. Una sorta di parchi tematici in negativo, la coscienza sporca di una parte di mondo che gioca con l’equilibrio della Terra intera. regione.vda.it CultureVdA

flights that glide high above elusive landscapes that are sometimes modified by being bathed in synthetic colour, or which are intentionally blurred. The Centre Saint-Bénin in Aosta has given him a one-man show, with over 50 works, including videos and three sculptures, which are laid out in a twenty-year progression which also includes a previously unseen series in large format on the mountains in the Aosta Valley. The Mountains and Parks exhibition, curated by Alberto Fiz, runs until 19 April 2020, and brings together Barbieri’s view of natural parks, from the Alps in the Aosta Valley to the Dolomites, from Capri immersed in electric orange colours to the most famous waterfalls on earth. After working on world cities, Barbieri focuses on issues involving the environment

Capri 2013

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and the land, encouraging us to also look at other viewpoints so as to reflect on what surrounds us. Especially in relation to what appears to be untouched nature, but actually is not. “The ‘famous’ natural locations, such as the Niagara Falls, exist because they have become a park, they are tourist venues,” he says. He rejects the normal, clichéd views: “The Iguazu Falls in Argentina are wonderful, with exotic birds and butterflies, but from a helicopter you can see that it is a fake eco-system.” These are parts of the world are generally thought of as being untouched, but they are actually at the disposal of mass consumption. Also, on show is the reportage on the thousands of people and animals living on large waste tips in Thailand, Indonesia and Malaysia. It is a kind of antitheme park, the guilty conscience of a part of the world that plays with the balance of the entire planet.

The Waterfall Project Iguazu Argentina Brasil 2007 Jatiparang Semarang Indonesia 2013

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

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SAVE NATURE di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it

U

n mese di fotogiornalismo al Forte di Bard (AO). Dal 6 dicembre al 6 gennaio 2020, la 62esima edizione del World Press Photo premia come ogni anno i migliori scatti che hanno documentato e illustrato gli avvenimenti sui giornali di tutto il mondo. Il concorso ha visto la partecipazione di 4.783 maestri dell’obiettivo da 129 Paesi diversi. Centoquaranta le immagini esposte, le vincitrici e quelle più rappresentative del 2018, divise per categorie: Contemporary issues, Environment, General news, Long Term Projects, Spot news, Nature, Portraits, Sport e Spot news. Per la sezione dedicata alla natura, il primo premio per gli scatti singoli è andato all’ungherese Bence Máté per le rane dalle zampe mozzate, mentre al secondo posto l’olandese Jasper Doest e il suo fenicottero con i calzini. «Le zampe di rana vengono in genere raccolte in primavera, durante l’accoppiamento, spesso recise mentre l’animale è ancora vivo. Valgono circa 40 milioni di dollari l’anno», spiega Máté. Doest, invece, ritrae Bob mentre osserva i suoi nuovi calzini, «fenicottero caraibico curato dalla Fundashon Dier en Onderwijs Cariben per lesioni ai piedi, purtroppo comuni tra gli esemplari in cattività, poiché per natura dovrebbero camminare su terreni soffici». fortedibard.it fortedibard forte_di_bard

Harvesting Frogs’ Legs Covasna, Eastern Carpathians, Romania © Bence Máté

A

month of photojournalism at Forte di Bard (Aosta), from 6 December to 6 January 2020. As every year, the 62nd edition of the World Press Photo contest selects the best shots that have reflected and illustrated events in newspapers throughout the world. The competition had 4783 master photographers taking part, from 129 countries. There are 140 pictures on display, with the winners and the ones that most reflect the

year 2018 grouped into categories: Contemporary Issues, Environment, General News, Long Term Projects, Spot News, Nature, Portraits and Sport. In the nature category, first prize for individual photos went to Bence Máté of Hungary, for a shot of frogs with severed legs, while second place went to Dutchman Jasper Doest and his flamingo wearing socks. “Frog’s legs are generally gathered in spring, during mating, and they are often cut off while the animal is still alive. They are worth around 40 million dollars a year,” Máté explains. While Doest pictured Bob while he was looking at his new socks. “He is a Caribbean flamingo who has been looked after by the Fundashon Dier en Onderwijs Cariben after injuring his feet, which is something that unfortunately happens a lot to birds in captivity, since in the wild they should be walking on soft land.” Flamingo Socks Fundashon Dier en Onderwijs Cariben, Curaçao, Netherlands Antilles © Jasper Doest

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OFFERTE E SERVIZI PORTALE FRECCE PROMOZIONI FOOD ON BOARD CARTAFRECCIA NETWORK // ROUTES // FLOTTA

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OFFERTE E SERVIZI

NUOVO ORARIO TRENITALIA DAL 15 DICEMBRE UN’OFFERTA SEMPRE PIÙ ESTESA SU TUTTO IL TERRITORIO

LE FRECCE PIÙ VICINE A CASA TUA

A

umentano le fermate per una maggiore copertura delle fasce orarie e delle aree metropolitane milanesi, napoletane e del bacino mediopadano. Migliorano le opportunità di integrazione con il trasporto pubblico locale e si riducono i tempi di viaggio door-to-door.

MILANO: OLTRE 300 FERMATE +45 nuove fermate a Rogoredo +20 nuove fermate a Rho-Fiera Milano +8 nuove fermate a Porta Garibaldi

NAPOLI: OLTRE 150 FERMATE +19 nuove fermate ad Afragola

BACINO MEDIOPADANO +16 nuove fermate a Reggio Emilia AV +16 nuove fermate a Ferrara +4 nuove fermate a Rovigo

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VENEZIA PER TUTTI

V

elocità, frequenza e ampia scelta per chi si sposta da e per Venezia: 10 nuovi collegamenti veloci tra la Laguna, Padova e Roma con fermata anche a Bologna. Passa quindi a 3h e 15 minuti il tempo di viaggio tra Venezia Mestre e Roma Tiburtina, per un totale di 40 Frecce al giorno. In più 2 nuovi collegamenti tra Venezia e Milano, con fermate anche a Brescia, Peschiera del Garda, Verona, Vicenza, Padova e Mestre.

NUOVE ROTTE PER LA MONTAGNA

T

renitalia è sempre più vicina alle mete sciistiche. Nuove partenze Frecciarossa da Roma per Oulx e Bardonecchia, con fermate anche a Milano Porta Garibaldi, Reggio Emilia AV, Bologna e Firenze Santa Maria Novella. Confermati i FRECCIALink ad alta quota per Cortina d’Ampezzo e Cadore, Madonna di Campiglio e Pinzolo, Aosta e Courmayeur, Val Gardena, Val di Fassa e Val di Fiemme, con nuove fermate a Predazzo e Cavalese. Infine, 2 nuovi Frecciarossa al giorno tra Bolzano-Verona e Milano con fermate anche a Trento, Rovereto, Verona e Brescia.

NUOVE FERMATE A FIRENZE S. M. NOVELLA

O

fferta sempre più capillare nel massimo comfort. Si raggiunge direttamente il centro di Firenze da Verona, Bolzano, Trento, Brescia, Bergamo e Vicenza, grazie alla nuova fermata a Firenze S. M. Novella per i 16 treni da e per Roma. È così possibile raggiungere il centro di Firenze dal centro di Verona e Brescia in poco più di un’ora e mezza.

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OFFERTE E SERVIZI

10 ANNI DI SUCCESSI

250 2009

OLTRE TRENI AV AL GIORNO Punto 1

130

MILIONI DI BIGLIETTI OLTRE VENDUTI SUI CANALI DIGITALI

80

OLTRE CITTÀ RAGGIUNTE

380

MILIONI DA 70 A 250 DI KM PERCORSI

2009

TRENI AV AL GIORNO Punto 1

350 MILIONI DI VIAGGIATORI

9

37MILA

MILIONI DI SOCI CARTAFRECCIA

AZIENDE CLIENTI

25

MILA AGENZIE IN ITALIA E ALL’ESTERO

25

5

OLTRE MILIONI DI BIGLIETTI ACQUISTATI DA MOBILE NEL 2019

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MILIONI OLTRE DI VISUALIZZAZIONI PORTALE DI BORDO

170

MILIONI OLTRE DI CONTATTI SUI CANALI DIGITALI


PORTALE FRECCE

WWW.PORTALEFRECCE.IT INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

SCELTI PER VOI

CINEMA

MUSICA

Il giovane favoloso Viva l’italia

Tutta un’altra vita

Biancaneve

Legend

IL MEGLIO DELLA MUSICA CONTEMPORANEA ITALIANA E STRANIERA. E PER VIVERE LA MAGIA DELLE FESTE, ASCOLTA LA PLAYLIST NATALIZIA DEL PORTALE FRECCE: HAPPY XMAS

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI

NEWS

Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

INFO DI VIAGGIO

Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze

SERIE E PROGRAMMI TV

Una selezione di serie e programmi tv nazionali e internazionali

INTERNET WIFI

Connessione a Internet tramite WiFi di bordo

BAMBINI

EDICOLA DIGITALE

Quotidiani e riviste nazionali e internazionali

Audiolibri di vario genere anche per bambini

GIOCHI

CORSO DI INGLESE

LIBRI E GUIDE

Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori

Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e piccoli viaggiatori

Oltre 100 lezioni per imparare l’inglese viaggiando

AUDIOLIBRI

Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche

Per assistenza è possibile contattare il numero verde Telecom Italia 800.287515 Opzione 1, attivo tutti i giorni dalle 8 alle 22

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PROMOZIONI

YOUNG Riservata ai soci CartaFRECCIA under 30, l’offerta Young permette di risparmiare fino al 50% sul prezzo Base dei biglietti per tutti i treni nazionali e in tutti i livelli di servizio, a eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 1 .

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SPECIALE 2X1

BIMBI GRATIS

A/R WEEKEND

Offerta dedicata a chi prende il treno di sabato. Si viaggia in due pagando un solo biglietto al prezzo Base nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Ideale per raggiungere, in coppia, i luoghi dove si tengono concerti, partite, mostre e altri eventi 3 .

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone 4 .

Promozione per chi parte il sabato e torna la domenica con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. La giusta soluzione per visitare le città d’arte nel fine settimana senza stress e lasciando l’auto a casa 5 .


INSIEME Offerta dedicata ai gruppi da 2 a 5 persone per viaggiare con uno sconto del 30% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e nei livelli di servizio Business, Premium e Standard. Sono esclusi il livello Executive, il Salottino e le vetture Excelsior 2.

TUTTE LE ALTRE OFFERTE E LA GAMMA DEI PREZZI SU TRENITALIA.COM 1. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto, rimborso e accesso ad altro treno non ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento d’identità. 2. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno, della classe/livello di servizio e del numero dei componenti del gruppo. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni a eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi. 3. L’offerta è valida tutti i sabati ed è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni. 4. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 5. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. .

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FOOD ON BOARD

Il viaggio nel viaggio

LA CUCINA POPOLARE ITALIANA

Luci e regali, tombole e abbracci, re magi e alberi da decorare. L’atmosfera unica di dicembre incanta tutti. Come le ricette di Itinere, che fanno sentire il calore delle Feste anche in viaggio. La Sicilia è la patria di un’accoppiata irresistibile che ha radici lontane e viene proposta nella mini quiche di carciofi e ricotta con sesamo. Ospite d’onore del menù di dicembre un’invenzione tutta emiliana dell’epoca rinascimentale: le tagliatelle all’uovo con ragù alla bolognese. C’è poi il coniglio alla ligure con le olive taggiasche, una ricetta da Oscar, quella del film di Paolo Sorrentino, dove uno 120

dei personaggi della Grande bellezza illustra ingredienti e procedimento ai commensali dell’ormai celebre cena in terrazza. Non possono mancare le lenticchie stufate, augurio di prosperità e fortuna dai tempi dall’antica Roma e, per finire, la frolla con cacao e cannella, marmellata di arance e frangipane con gocce di cioccolato. Un dolce degno di un re, anzi di una regina, perché proprio a Maria de’ Medici si deve la nascita della marmellata di arance, creata appositamente per lei dai suoi cuochi fiorentini come dolce elisir di vitamine. Tutti i menù proposti a bordo treno si possono consultare sul sito itinere.it.

BOLLICINE PER LE FESTE Aneri Prosecco Brut Millesimato Docg è il protagonista del welcome drink a bordo. Nasce sulle colline di Conegliano Valdobbiadene da un’uva prosecco dal grappolo spargolo, con acini piccoli e dorati. È una bottiglia raffinata dalla spuma sottile e persistente e dal colore paglierino. Il gusto è armonico e l’elegante bouquet floreale ricorda l’acacia e i fiori

campestri. Come aperitivo o a tutto il pasto, va bevuto giovane a 6/8°C. aneri.it


© M.T. Furnari

FRECCIAROSSA GOURMET by

Carlo Cracco

FILETTO DI MAIALE AL MIELE CON CASTAGNE E PISTACCHI CON PUREA DI VERZA E PATATE Lista della spesa (per 4 persone) 700 g di filetto di suino, 300 g di patate, 200 g di verza, 200 g di castagne fresche, 70 g di pistacchi, 20 g di burro, mezzo bicchiere di latte, 5 cucchiai di olio extravergine di oliva, 4 cucchiai di miele di acacia, 3 bicchieri di acqua, 2 cucchiai di Grana Padano grattugiato, 2 cucchiai di panna, qualche foglia di salvia, sale e pepe nero q.b. Preparazione Sbucciare le castagne e lessarle per circa mezz’ora in acqua bollente. Nel frattempo scaldare in un tegame dai bordi alti l’olio extravergine di oliva con le foglie di salvia, farvi rosolare il filetto su tutti i lati a fuoco lento e salare. Proseguire la cottura per circa 10-15 minuti, in base alla dimensione del filetto. Scolare le castagne una volta cotte e farle intiepidire per qualche minuto, quindi togliere le pellicine. Schiacciarne una metà con una forchetta fino a ottenere una purea, tenendo da parte l’altra metà. Quando il filetto risulta quasi cotto, aggiungere i pistacchi, il miele e poca acqua bollente, fino a che la carne risulta caramellata. Toglierlo poi dal tegame e farlo riposare al caldo. Nel fondo di cottura rimasto mettere la purea di castagne insieme alle castagne intere e insaporire per qualche minuto. Spegnere il fuoco e, se necessario, allungare il condimento con un po’ di acqua e regolare di sale. Per il contorno, sbucciare le patate e ridurle a piccoli pezzi. Lavare la verza e tagliarla a tocchetti. Far cuocere al vapore le verdure per circa 12 minuti e passarle nello schiacciapatate. Mettere tutto in un pentolino e scaldare a fuoco basso aggiungendo panna, burro, latte e sale. Amalgamare bene e spegnere il fuoco. Unire infine il Grana Padano e il pepe nero. Tagliare il filetto a fette e adagiarle su un vassoio da portata. Versare sulla carne il condimento a base di castagne e completare il piatto con un trito di pistacchi e la purea di verza e patate. Vino consigliato Rubesco Rosso di Torgiano Doc, Umbria Rosso rubino con sfumature violacee, presenta sentori di pepe, cannella e tabacco. Al palato è strutturato e fresco, con un finale fruttato

Menù Frecciarossa by Carlo Cracco

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CARTAFRECCIA

IL VIAGGIO CONTINUA, RIPARTI CON I TUOI PUNTI I TUOI

PUNTI PREMIO 2019 NON SCADONO

Quest’anno i punti premio che non hai utlizzato iniziano il nuovo anno con te.

Richiedi i premi fino al 28 febbraio 2021 Il Regolamento completo del Programma CartaFRECCIA, che ha validità fino al 31 dicembre 2020, è disponibile sul sito o presso le self service e biglietterie Trenitalia. I premi potranno essere richiesti fino al 28 febbraio 2021. 122


MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Fino al 15 marzo la mostra-evento Canova. Eterna bellezza, a Palazzo Braschi di Roma, celebra il legame dello scultore veneto con la Capitale che, tra il ’700 e l’800, è stata per lui un’inesauribile fonte di ispirazione. Nel percorso espositivo il suo rapporto con la città emerge in una miriade di aspetti unici e irripetibili. Incorniciate da un allestimento dall’eccezionale effetto scenografico, oltre 170 opere di Antonio Canova e di artisti a lui coevi animano le sale del Museo. Fra eleganti movenze e apparizioni di mitiche

divinità, in uno spettacolare gioco di luci e ombre, l’esposizione capitolina racconta in 13 sezioni l’arte canoviana e il contesto con cui lo scultore si confrontò al suo arrivo nell’Urbe nel 1779. Promozione 2x1 per i soci CartaFRECCIA in possesso di biglietto delle Frecce con destinazione Roma. museodiroma.it

IN CONVENZIONE ANCHE TORINO • David LaChapelle, fino al 6 gennaio 2020 alla Venaria Reale • Hokusai Hiroshige Hasui. Viaggio nel Giappone che cambia, fino al 16 febbraio 2020 alla Pinacoteca Agnelli MILANO • Museo della Scienza • De Chirico, fino al 19 gennaio 2020 e Guggenheim. La Collezione Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso, fino al 1° marzo 2020 a Palazzo Reale • De Pisis, fino al 1° marzo 2020 al Museo del Novecento • Elliot Erwitt. Family, fino al 15 marzo 2020 al Mudec • Canova, fino al 18 febbraio 2020 alla GAM VENEZIA • Biennale • Musei Civici Veneziani • Peggy Guggenheim L’ultima dogaressa, fino al 27 gennaio 2020 alla collezione Peggy Guggenheim MANTOVA • Giulio Romano. Arte e desiderio, fino al 6 gennaio 2020 a Palazzo Te

ROMA OLTRE 200 FRECCE AL GIORNO

FIRENZE • Natalia Goncharova, fino al 12 gennaio 2020 a Palazzo Strozzi • Inside Magritte, fino al 1° marzo 2020 alla chiesa di Santo Stefano al Ponte ROMA • L’Ara com’era, fino al 31 dicembre all’Ara Pacis • Le mostre Tecniche di evasione, Sublimi anatomie e La meccanica dei mostri, fino al 6 gennaio 2020 a Palazzo delle Esposizioni • Musei Capitolini • Centrale Montemartini • Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali • Museo dell’Ara Pacis • Museo di Roma • Galleria d’Arte Moderna • Macro • Museo di Roma in Trastevere • Musei di Villa Torlonia • Museo Civico di Zoologia • Casina di Raffaello e Technotown NAPOLI • National Geographic Climate Change, fino a maggio 2020 al Museo Archeologico Nazionale • Bud Spencer - Mostra multimediale, fino all’8 dicembre a Palazzo Reale • C’era una volta, fino al 20 settembre 2020 al Museo di Capodimonte • Joan Miró. Il linguaggio dei sogni fino al 23 febbraio 2020 al Pan

Una delle sale della mostra Canova. Eterna bellezza, Palazzo Braschi, Roma

Info su trenitalia.com

© Leonardo Becuzzi

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NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Val Gardena

Bolzano

Val di Fassa-Val di Fiemme

Madonna di Campiglio Ora Bergamo Courmayeur Milano Aosta

Trento Verona

Cortina d’Ampezzo Udine

Vicenza

Treviso

Brescia

Oulx-Bardonecchia

Trieste

Venezia Padova

Mantova

Torino

QUASI 300 FRECCE AL GIORNO

Reggio Emilia AV Modena Bologna

Genova

La Spezia

Ravenna Rimini

Firenze

Assisi

Pisa

Perugia

NO STOP

Ancona

Siena Pescara Roma Fiumicino Aeroporto

Foggia

Caserta Napoli

Matera

Bari Lecce

Potenza

Salerno Sapri

Sibari

Taranto Metaponto

Paola Lamezia Terme

LEGENDA:

Reggio di Calabria

I collegamenti da/per Bardonecchia saranno attivi il sabato e la domenica dal 15 dicembre al 29 marzo 2020 I collegamenti FRECCIALink per la montagna sono attivi nei fine settimana dal 20 dicembre al 29 marzo 2020 Maggiori dettagli su destinazioni e giorni di circolazione su trenitalia.com Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 124

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi

Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio


NETWORK DI OLTRE 100 CITTÀ UN

COLLEGAMENTI GIORNALIERI E DURATA MINIMA DEL VIAGGIO

104 Frecciarossa

FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

Milano-Roma 3h 10’

1a

40 Frecciarossa e

Frecciargento

FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

Roma-Venezia1 3h 15’

16 Frecciarossa e

Frecciargento Roma-Verona 3h 18’

48 Frecciarossa

Milano-Venezia 2h 15’ 1

I tempi minimi indicati si riferiscono alla soluzione di viaggio più veloce con una delle tre Frecce, dalle stazioni centrali dove non specificato. I collegamenti comprendono sia i servizi di andata che di ritorno. Sono previste variazioni nel fine settimana e in alcuni periodi dell’anno. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni su trenitalia.com 1 Durata riferita al collegamento tra Roma Tiburtina e

Venezia Mestre

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 125


PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE

Testo e foto di Jonathan Banks photobanks

jonathan_banks_photography

«Durante un festival di tre giorni per la costruzione della pace, alla periferia di Monrovia, c’era una folla di decine di migliaia di persone. Stavo realizzando un primo piano di un soldato, quando un bambino è uscito improvvisamente dalla folla allungando la mano verso la sua pallina, spaventato dai soldati e dalle loro armi. Tutto ciò è accaduto in un battito di ciglia, ma sono comunque riuscito a realizzare questo scatto che, attraverso gli occhi spaventati di un bambino solamente preoccupato di riprendere la sua pallina, testimonia la precarietà della pace».

Jonathan Banks con Un ragazzo nella folla, scatto che ritrae un bambino liberiano mentre cerca di recuperare la sua pallina in mezzo alla folla sorvegliata da soldati armati, è il Photographer of the Year 2019 del Siena International Photo Awards. Oltre a essere un pluripremiato maestro dell’obiettivo, Banks è volontario della Croce Rossa britannica e spesso lavora con organizzazioni non governative. L’immagine è stata scattata a Monrovia, capitale della Liberia, mentre stava lavorando per International Alert. sipacontest.com

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PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

MERCATINI DI NATALE IN TRENO

LA MAGICA ATMOSFERA DELLE FESTE A BORDO DEI VAGONI STORICI DELLA FONDAZIONE FS ITALIANE di Ernesto Petrucci

«C’è un paese dove i bambini hanno per loro tanti trenini, ma treni veri, che questa stanza per farli andare non è abbastanza…» [Gianni Rodari, Il treno dei bambini, 1960]

I

l treno e il Natale. Atmosfere familiari si mescolano a paesaggi innevati e a luci calde di piccoli villaggi da fiaba. A volte al viso di un bambino che guarda fuori, dal finestrino appannato, mentre il paesaggio scorre come in un film: sogni di fiabe, balocchi e misteriose magie che il treno sembra sollecitare. Da nord a sud della nostra meravigliosa Penisola, i treni storici della Fondazione FS Italiane portano i viaggiatori nel cuore dei mercatini di Natale che, come ogni anno, preannunciano le Festività. Da Milano l’8 dicembre si arriva a Trento a bordo di un convoglio d’epoca, mentre il 15 da Verona si raggiunge Bolzano con il suo famoso villaggio natalizio. A Ormea (CN), nell’Alta Val di Taro, domenica 8 con il treno proveniente da Ceva si giunge nel centro del paese per passeggiare tra gli stand dei prodotti tipici e artigianali. Sempre in Piemonte, il 22 si viaggia da To-

rino a Motta di Costigliole (AT), per scoprire il Magico Paese di Natale di Govone (collegato alla stazione da un servizio di bus navetta). Più a sud, nel cuore dell’Appennino abruzzese, percorrendo la ferrovia Sulmona-Roccaraso, ogni venerdì, sabato e domenica fino al 14 dicembre, il treno storico raggiunge Campo di Giove (AQ), a oltre mille metri di altezza, dove si tiene uno dei più suggestivi mercatini del Centro Italia. A Pietrarsa (NA), negli spazi all’aperto del Museo Nazionale Ferroviario, fino al 6 gennaio 2020 è allestito un suggestivo villaggio natalizio, con stand degli artigiani partenopei, raggiungibile domenica 15 con un treno storico da Napoli. Tanti altri viaggi sono prenotabili consultando il programma del mese di dicembre. Per vivere un magico Natale a bordo dei treni storici della Fondazione FS Italiane. fondazionefs.it

SAVE THE DATE TRENI STORICI FONDAZIONE FS ITALIANE 1 6e7 8 13 e 14 15 20 e 21 22 26

DICEMBRE Transiberiana d’Italia Sulmona - Roccaraso Treno storico Milano - Trento Pietrarsa Express Napoli C.le - Pietrarsa SGC - Torre Annunziata C.le Transiberiana d’Italia Sulmona - Roccaraso Transiberiana d’Italia Sulmona - Roccaraso Treno storico Milano - Trento Ormea Express Ceva - Ormea Transiberiana d’Italia Sulmona - Roccaraso Transiberiana d’Italia Sulmona - Roccaraso Pietrarsa Express Napoli C.le - Pietrarsa SGC - Torre Annunziata C.le Treno storico Verona - Bolzano Transiberiana d’Italia Sulmona - Roccaraso Transiberiana d’Italia Sulmona - Roccaraso Treno storico Milano - Motta di Costigliole Treno di Natale, Transiberiana d’Italia Sulmona - Carovilli

Copertina dello storico periodico FS, Voci della Rotaia, del dicembre 1958 127


PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi OfficialTozzi [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

ANDAR PER LANGHE D © Giorgio Pulcini/AdobeStock

ue dorsali parallele comprese fra Piemonte e Liguria in cui, fin dal nome, la pianura non viene presa in considerazione. Langhe, infatti, significa terreno di collina dai crinali allungati. Nei pomeriggi brevi d’inverno, quando le ombre si allungano, andar per Langhe significa muoversi lungo strade strette che seguono esattamente i crinali delle colline e per-

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mettono di percepire il paesaggio in tutto il suo rilievo plastico. Oggi sono in molti a esplorare questo territorio, ma fino a qualche anno fa questa era la regione dell’isolamento. Poi sono arrivati i turisti nordeuropei, prima ancora degli italiani, e in poco tempo i castelli della zona sono diventati famosi e le chiese parrocchiali hanno accolto inaspettati visitatori, non necessariamente fedeli. Infine,

la viticoltura con gli ottimi Dolcetto, Barbera, Barolo, Nebbiolo e Barbaresco e le coltivazioni di pregio hanno fatto delle Langhe un piccolo paradiso enogastronomico in uno scenario unico. Qui si può pellegrinare da un’enoteca all’altra e tagliare a piedi i pendii alla ricerca della tonda gentile, la migliore nocciola di queste parti, sgusciarla e mangiarla fresca: un frammento dell’Italia di collina.




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