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GDO: La partenza di un nuovo anno è sempre contrassegnata da bilanci su ciò che ci si lascia tutte le alle spalle e previsioni di quello che ci si aspetta nei dodici mesi successivi. A due anni dall’i2022 SFIDE DEL nizio della pandemia che (a quanto pare) ancor non ci abbandona e nonostante sia servita da presidio durante l’emergenza sanitaria, la grande distribuzione fatica a far quadrare i conti. Il 2021 ha confermato l’affanno degli ipermercati, il rafforzamento dei discount e la crescita dell’online. È stato anche l’anno dei nuovi arrivati nel cosiddetto “ultimo miglio” e dei tentativi, per ora tutt’altro che riusciti, sul terreno della vera innovazione. E, senza crescita e innovazione, l’ossessione resta inevitabilmente concentrata sui costi. Soprattutto quello del lavoro. La grande distribuzione negli ultimi mesi ha sofferto e non poteva essere altrimenti nel confronto con il pari periodo 2020, anno talmente anomalo da non poter essere preso a modello per costruire budget e obiettivi futuri. Il paradigma che ha caratterizzato le vendite dopo la comparsa del coronavirus è stato il seguente: all’acutizzarsi della pandemia, con le conseguenti disposizioni normative rivolte a limitare la socialità, è corrisposto un incremento più o meno significativo degli incassi della gdo che è andato scemando a mano a mano che la situazione sanitaria è diventata “sotto controllo” grazie alla campagna vaccinale massiva. Il 2022 sarà lo specchio, in negativo, di quanto avvenuto fino ad oggi ma aggravato da varianti impreviste, quali: i forti rincari delle materie prime che a cascata stanno già interessando i prezzi al pubblico, la fine degli aiuti di Stato (sblocco licenziamenti, revisioni degli aiuti alle classi meno abbienti) e i forti incrementi delle spese energetiche familiari che potrebbero limitare i budget di spesa oppure indirizzarli verso prodotti economici o fortemente scontati. Ad onta di ciò il 2022 si presenta comunque particolarmente vivace. Ci saranno nuove acquisizioni, qualche ulteriore ristrutturazione di insegna (vedi il caso Pam) e poi i soliti andirivieni tra differenti centrali di acquisto. La stessa entrata di Conad in Confcommercio provocherà inevitabili contraccolpi in altre direzioni: alcune insegne nazionali probabilmente la seguiranno, altre cercheranno nuovi interlocutori proponendosi a chi è interessato da tempo a creare una propria testa di ponte nel settore. Ne vedremo (o Stefania Lorusso, meglio, scriveremo) delle belle. Responsabile Editoriale DM

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