Introduzione STORIA ALPINISTICA La storia dell’arrampicata al Muzzerone inizia per opera degli incursori della Marina Militare che, dalla loro base situata nella splendida baia del Varignano a Le Grazie, cominciarono negli anni Settanta a frequentare queste falesie per l’addestramento militare. Autori dei primi itinerari furono Giuseppe Verbi e Mao Marchisio, marescialli istruttori di roccia di Comsubin (Comando Subacquei Incursori), che parteciparono anche alla spedizione militare di Monzino all’Everest del 1973. Essi attrezzarono a chiodi, sulla Parete Centrale, le storiche vie Barabino e Corrado Penna ed ebbero il merito di trasformare il Muzzerone da un’area addestrativa militare ad una alpinistica. Verso la fine degli anni Settanta un manipolo di alpinisti locali tra cui Renzo Covre, Bruno Manicardi, Sandro Trentarossi e i fratelli Pecini cominciarono a chiodare alcuni nuovi itinerari su queste belle pareti di calcare e a frequentare la zona come una vera e propria palestra a cielo aperto, per allenarsi nei mesi invernali in vista delle salite classiche sulle alpi da affrontare in estate. Nel frattempo in tutta Europa gli arrampicatori di quel periodo, spinti da nuove idee e da nuovi stili importati dai santuari dell’arrampicata del momento, come Yosemite in California, trasformarono mentalità e filosofie, grazie anche ad una nuova tecnologia e a nuovi strumenti. Le falesie di fondovalle o quelle a picco sul mare non vennero più considerate come luoghi riservati solo all’allenamento, ma diventarono mete attraenti, affascinanti e con una loro dignità. Da quel momento l’arrampicata si trasforma in uno sport autonomo, con le sue regole, le sue tecniche e i suoi valori. L’aria nuova che soffia sul Vecchio Continente passa dal Verdon e raggiunge la Valle dell’Orco e la Val di Mello facendosi sentire anche da queste parti. Nei primi anni Ottanta entrano in scena i giovanis-
simi climber Davide Battistella, Roberto Vigiani, Mattia Di Bono e Massimo Ginesi. Si ripetono in arrampicata libera i vecchi itinerari e fanno la loro prima apparizione gli spit. La nuova filosofia dei climber, l’allenamento sempre più intenso, le protezioni più sicure e più ravvicinate, portano a un rapida crescita delle difficoltà superate anche al Muzzerone; inoltre la ricerca e l’attrezzatura di settori nuovi porta alla nascita di nuove falesie, grazie anche soprattutto all’instancabile opera di Bruno Manicardi e dai giovani climber già menzionati. Davide Battistella attrezza e libera alla Parete Centrale vie molto dure su placca, tuttora poco ripetute, come Mamy on sight (7b), Delirium post mortem (7c), Banzai (7c+), Morte subito (7b+). Phnom Phen (7c+). Contemporaneamente prende avvio l’esplorazione sistematica del territorio alla ricerca di nuove pareti. Vigiani scopre la Polveriera, una rossa parete strapiombante, dove attrezza e sale numerosi itinerari fino al 7c, tra cui No smoking e Brain power diventato ora un must della resistenza. Battistella e ancora Vigiani scoprono la Parete delle Meraviglie e attrezzano ex novo le storiche Excalibur e Lo spigolo delle meraviglie, primi itinerari di una parete oggi valorizzata e percorsa da numerose vie di media difficoltà in un ambiente bellissimo. Un giorno, nel 1983, Roberto Vigiani, accompagnato da Tino Amore, si avventura in un canalone che scende verso il mare e individua un’imponente struttura alta circa 200 metri, che chiama Il pilastro del bunker: nasce così, chiodata dal basso, Chi vuol esser lieto... lieto sia, una splendida via, ora divenuta una classica, che si snoda in un ambiente grandioso, e offre un’arrampicata entusiasmante di quinto grado su roccia ottima.
Sandro Trentarossi 1987, Spigolo delle Meraviglie 6b+ (© Arch. Trentarossi); Davide Battistella 1986, Morte Subito 7b+ (© D.Santini) Roberto Vigiani 1986, Gonna Fly now 7a Parete Centrale (© D. Battistella); Mattia Di Bono 1987, Futura 7a+ Parete Centrale (© D.Santini) Giacomo Bertoncini, Shake 7b Specchio di Atlantide (© Davide Battistella)
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