Tecniche di progressione in solitaria
Leggere questo capitolo. Perché? Non fatelo, saltatelo a piè pari. Potreste maledirvi di averlo fatto, se vi ritroverete appesi a cercare di ricordare cosa ci sta scritto tra qualche pagina. Potreste però esserci davvero grati, una volta lassù, in cima, con nessuno a cui stringere la mano. Potrebbe essere una piacevole divagazione in un mondo che non sarà mai vostro. E non c’è niente di male in questo, le vostre vite sono già piene così come sono, non avete bisogno di ingolfarle con pensieri e paure troppo ingombranti per l’uomo comune. È proprio questo quello che vi succederà quando vi porrete davvero una solitaria come obiettivo. Potrebbe però anche solo risultarvi utile leggerlo, magari una volta o l’altra un piccolo accorgimento vi salverà la pelle, o quella del vostro compagno infortunato all’altro capo della corda. Potreste invece essere semplicemente curiosi: come si possa scalare El Capitan in solitaria con tutta quella attrezzatura non sono in molti ad averlo chiaro. Qualsiasi sia la vostra motivazione a continuare a leggere questo capitolo sullo scalare in solitaria, volete un consiglio? Semplice, non fatelo. Trovatevi un socio e scalate con
Jason “Singer” Smith in vetta al Monte Thor, Isola di Baffin, dopo aver passato 23 giorni da solo in parete lungo la via Midgard Serpent (VI/A5). Una felicità che trascende la salita appena compiuta. Foto Jason Smith.
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lui. Sembrerà stupido scritto qui, ma è davvero la cosa migliore. Non vi abbiamo ancora convinto? Bene, continuate a leggere allora. Se alla fine del capitolo sarete ancora dell’idea che trovarvi in sosta a parlare col vostro zaino sia quello che fa per voi avete dei problemi, e questo capitolo vi aiuterà nei vostri intenti perversi. Esperienza L’arrampicata in solitaria è forse l’ultimo passo su quella scala di apprendistato del verticale che avete iniziato tanto tempo fa. Quando vi sembrava impossibile salire da primi di cordata, neanche ci pensavate a una salita in solitaria. Arrivati al punto di padroneggiare la situazione con la corda dietro le gambe, e non davanti alla faccia, potreste essere attratti da quest’ultimo gradino. Un gradino su cui 99 climber su 100 non saliranno mai. E va bene così, non sono peggiori per questo. Alcuni tra i migliori del mondo han scelto di star lontani dalle solitarie. Mettendo su un piatto della bilancia tutta la fatica, i rischi, il tempo necessario e le basse probabilità di riuscita, solo pochi saranno disposti a salire con tutto loro stessi sull’altro piatto, l’unico modo per entrare in partita.
Una solitaria inizia sempre nello stesso modo, innumerevoli trasporti di materiale fino alla base della parete. Qui Jason “Singer” Smith ha quasi finito di portare la sua attrezzatura alla base del Monte Thor, Isola di Baffin. Ci ha impiegato 15 giorni, passerà le successive 3 settimane in parete. Foto Jason Smith