PREMIUM IN Magazine - 01/2010

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Leadership

Sono ottimiste, toste, determinate. Le giovani imprenditrici oggi sanno che per farcela devono lavorare più dei loro colleghi uomini, dovendosi scontrare con ostacoli d’ogni tipo: stipendi più bassi, Cda ancora quasi interamente al maschile, scarsa collaborazione, una volta tornate a casa, nella gestione domestica. A ben guardare poco è cambiato nel mondo dell’impresa rispetto a 20 anni fa, tanto che oggi molte manager sarebbero favorevoli ad introdurre quote rosa anche in azienda, pur di avere pari accesso a ruoli chiave e incarichi di prestigio. Ma nonostante vanno avanti, senza perdere la grinta né il sorriso. Ed è proprio questo a renderle speciali. Ma è vero che le donne nel lavoro ancora oggi subiscono forme di discriminazione? “Ritengo che ancora, troppo spesso, non sia il merito il criterio che guida scelte e valutazioni ma altri fattori, soprattutto in ruoli strategici - esordisce Rossana Gabrielli, vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Unindustria Bologna e responsabile Indagini dello studio Leonardo srl - non credo che si debba scegliere una donna perché donna, ma che si debbano scegliere persone di valore. Emma Marcegaglia, Federica Guidi e Annamaria Artoni rappresentano un valido esempio della Confindustria in questo senso.” Dello stesso parere Rossella Po, amministatore e direttore della gestione delle risorse umane del Gruppo Angelo Po: “Lo dicono le statistiche: ancora oggi qualche forma di di-

In apertura, Rossana Gabrielli (prima a sinistra) con due sue collaboratrici nello studio Leonardo srl di Bologna. In questa pagina, da sinistra, Rossella Po del Gruppo Angelo Po; Naike Gruppioni, Ad di Emilpress Group srl; Lucia Dignani, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Macerata.

scriminazione viene fatta, anche dal punto di vista economico a parità di professione rispetto agli uomini.” “Non condivido nessun tipo di discriminazione e compatisco chi oggi perora cause tutte al maschile o tutte al femminile - dichiara invece Naike Gruppioni, amministratore delegato di Emilpress Group srl - purtroppo succede ancora che l’ignoranza prevalga sui meriti individuali. Credo nelle capacità e nella serietà nel lavoro, credo che non esistano più di fronte agli impegni uomo o donna, ma solo l’individuo con le sue capacità.” Eppure tutte e tre sono convinte che le donne possano portare valore aggiunto all’azienda in cui lavorano. Gabrielli, che gestisce un’azienda composta per tre quarti al femminile, non ha dubbi: “Le donne sono molto brave nel lavoro, non mi piace ricorrere a stereotipi ma è innegabile che le donne da sempre gestiscono casa, lavoro e famiglia e le confermo che le mie dipendenti hanno una forte capacità a gestire più attività contemporaneamente. Certo è che poi ci si deve scontrare con la mancanza di un sostegno sociale che non consente, di fatto, di conciliare impegni familiari e lavorativi al meglio; ma questo è un altro discorso. L’importante è lasciare il lavoro fuori dalla porta di casa.” “Serve organizzazione per gestire al meglio lavoro e vita privata” fa eco Rossella Po, che ritiene che il valore aggiunto per una donna sia uno stile di leadership al femminile,

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