IN Magazine Ravenna 03/2015

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - EURO 3,00

R AV EN N A N° 3 LUGLIO/AGOSTO 2015

CORSINI

Andrea

COME VEDO LA REGIONE

DARSENA / Il porto invisibile COSTE / Pinete sul mare FRANCO CALANDRINI / Lo scrittore in nero



EDITORIALE

D

Da Ravenna verso la Regione è il percorso di Andrea Corsini, Assessore al Turismo e al Commercio, che si racconta tra passione pubblica e passatempi privati. Parliamo poi di una città che non si ferma, che guarda avanti e progetta il recupero di una zona ricca di bellezze sconosciute come la Darsena. Il territorio è poi raccontato con la storia e la flora delle pinete che abbelliscono le coste ravennati, mentre per la storia delineiamo un anno ricco si sconvolgimenti in Romagna come il 1815. I personaggi come sempre ci sono, e tanti: Julia Chance e Maria Grazia Caccia impegnate con i bambini, Franco Calandrini fra scrittura e cinema, Marisa Emiliani e suoi quadri, la band ravennate emergente dei The Doormen, gli atleti del Circolo Tennis Massalombarda promossi in A1 e infine la passione per i giocattoli di Roberto Papetti. Buona lettura! Andrea Masotti

SOMMARIO

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Andrea Corsini

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RIQUALIFICARE

Darsena

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CAPIRE

Chance e Caccia

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RICORDARE

Romagna 1815

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VISITARE

Coste

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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com

Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi, Anna De Lutiis, Nevio Galeati, Claudia Graziani, Serena Macrelli, Aldo Savini, Michele Virgili. Fotografi: Lorenzo Angelini, Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini, Andrea Fiumana.

SUONARE

The Doormen

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VINCERE

DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Serena Focaccia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini CONTROLLO PRODUZIONE E QUALITÀ: Isabella Fazioli UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Luca Retini STAMPA: Montefeltro di Celli F. - Rimini Anno XIV - N. 3 Chiuso per la stampa il 20/07/2015

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C.T. Massa Lombarda

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GIOCARE

Roberto Papetti

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GUSTARE

Menù di pesce

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SCRIVERE

Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

Franco Calandrini

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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte

DIPINGERE

Marisa Emiliani

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ANNOTARE

Riaperto il museo BARACCA Antichi tesori a SAN DOMENICO RAVENNA Si è aperta il 6

giugno, all’interno della chiesa di S. Domenico in via Cavour (nella foto), la mostra Tesori del passato. Organizzata dall’Archivio Arcivescovile e dalla Biblioteca Diocesana di Ravenna, l’iniziativa intende valorizzare il preziosissimo patrimonio documentario conservato dalle due istituzioni. L’esposizione si articola in venti sezioni, tra i pezzi più significativi compaiono un papiro dell’anno 557, la bolla pontificia in papiro più antica, dell’anno 819, una partitura autografa di Gioacchino Rossini del 1808, alcuni incunaboli quattrocenteschi. La mostra resterà aperta fino al 15 novembre. www.tesoridelpassato.it.

Albe musicali A PINARELLA PINARELLA DI CERVIA Un piacere per gli occhi e uno per le

orecchie, per chi adora la buona musica classica e per chi non sa resistere allo strepitoso spettacolo del sole che sorge in riva al mare: tornano a Pinarella di Cervia (RA) le Albe Musicali, un’iniziativa – ad ingresso gratuito – promossa dalla Proloco Pinarella Terreventi. Tutte le domeniche, dal 21 giugno al 30 agosto, dalle ore 06:00, è possibile contemplare i colori dell’aurora ascoltando il melodioso concerto di artisti che, con le loro sonorità, danno il benvenuto a un nuovo giorno. Anche dopo i festeggiamenti di Ferragosto, per i più mattinieri domenica 16 sarà salutato il sorgere del sole con un concerto sul mare. Per conoscere il programma completo e per la lista degli stabilimenti balneari che ospitano l’evento, consultare il sito www.turismo.comunecervia.it o contattare Proloco Pinarella Terraeventi, Via Levico, 2/c, 48015 Cervia, Tel. 346 3177451 / 353 123456678. (E.B.)

LUGO Terminati i lavori di restauro, il Museo Baracca, dislocato nella casa natale dell’Asso della prima Guerra Mondiale, in via Baracca 65, è stato riaperto con un nuovo allestimento. All’ingresso una Ferrari d’epoca testimonia il legame tra Baracca e la Casa di Maranello, nel cortile un aereo militare degli anni Settanta simboleggia il rapporto tra due epoche dell’aviazione e nella sala al pian terreno lo storico caccia SPAD VII del 1917, appartenuto alla 91° squadriglia, col quale Baracca conseguì una delle sue 34 vittorie, rende l’idea di come fossero le battaglie aeree in quegli anni. Al primo piano sono esposti cimeli, manifesti, cartoline, reperti della Grande Guerra, frammenti degli aerei abbattuti da Baracca, la spada, le medaglie, le uniformi e la camera da letto con i mobili originali. (A.S.)

In mostra le ceramiche DEL 59° PREMIO FAENZA FAENZA Al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, fino

a gennaio 2016, sono in mostra 130 opere selezionate nell’ambito della 59° edizione del Premio Faenza, Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea. Negli anni, il concorso ha visto la partecipazione di artisti come Lucio Fontana, Angelo Biancini, Guido Gambone, Leoncillo Leonardi, Carlo Zauli, artisti che hanno fatto la storia del Novecento. La giuria ha designato i vincitori dei premi basandosi su criteri di innovazione, commistione dei materiali, attenzione ai temi contemporanei. Così Silvia Celeste Calcagno, la vincitrice per la sezione over 40 con l’opera Interno 8 – La fleur coupée, ha scelto di utilizzare in un’opera ceramica, fotografia e sonoro. L’austriaca Helene Kirchmair, con Boobles (nella foto), e lo statunitense Thomas Stollar, con 1900 steps#2, hanno vinto invece il premio under 40. 4

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Arriva la Sclambler THERAPY RAVENNA È arrivata anche

a Ravenna la Scrambler Therapy, una tecnica innovativa di elettro-analgesia efficace per combattere il dolore cronico e oncologico anche nei casi di resistenza agli oppiacei. Grazie al contributo della Fondazione Lucè di Ravenna diretta da Laura Ruocco, l’Hospice “Villa Adalgisa” di via F.M. Abbandonato 447, ha potuto acquistare il dispositivo medico “Calmare Mc-5”. Si tratta del secondo di questo tipo in Romagna, l’altro è a Forlimpopoli. “Il sistema della Scrambler Therapy – afferma Sara Ori, direttore sanitario e medico palliativista dell’Hospice – tratta il dolore senza essere invasivo ed è privo di effetti collaterali.” (R.B.)

Caffetteria Il Nazionale: COCKTAIL DI EMOZIONI RAVENNA Lo storico bar caffetteria Il Nazionale in Piazza del Popolo a Ravenna propone un’interessante novità per la stagione estiva: i “cocktail emozionali”, un’idea di Michele Guagliardo (nella foto), creativo barman professionista e vincitore del contest “Barman day 2010” nella categoria after dinner. Una proposta diversa e fresca per animare l’aperitivo, per nulla classica, un menù dal quale non si scelgono semplici drink, ma emozioni e percezioni in formato cocktail. Con colori esotici, profumi estivi, ludici o piccanti, l’aperitivo si trasforma in un momento unico, grazie alla possibilità di personalizzare i cocktail a seconda del proprio gusto o seguendo l’emozione. L’aperitivo è sempre accompagnato da un buffet e da musica dal vivo il mercoledì e il venerdì sera con una location di classe nella retrostante piazzetta delle Antiche Carceri di recente riaperta e riqualificata come salotto cittadino. La Caffetteria Il Nazionale è anche gelateria e pasticceria artigianale, con la proposta di gusti naturali, mignon, brioche, torte dolci e salate, oltre che ristorante ideale in cui trascorrere la pausa pranzo e assaporare un gustoso piatto di pasta o pesce.

rupestre di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, per l’edizione 2015 delle Grandi Mostre nei Sassi della città di Matera, dedicata alla scultura contemporanea, sono esposte 35 opere di grandi dimensioni del mosaicista ravennate Marco De Luca. L’artista da quasi 40 anni è impegnato in una ricerca personale e innovativa nella quale mosaico, scultura ed effetti pittorici risultano pienamente coinvolti. L’ambiente espositivo, scenografico e magico, esalta il rapporto tra materia e luce proprio dell’estetica di De Luca che coniuga il mosaico antico bizantino con una nuova sensibilità da cui emerge la sua originale cifra stilistica. La mostra è aperta fino al 17 ottobre. Per informazioni tel. 0835.336726. (A.S.)

Other Lives IN ITALIA MARINA DI RAVENNA Other Lives,la super folk-band dell’Oklahoma, amata da Radiohead, Bon Iver e The Flaming Lips, osannata da critica e definita dall’autorevole Mojo “band di riferimento per il futuro folk americano”, è già stata in Italia. Da quelle magiche esibizioni i loro fan italiani hanno sperato in un ritorno. L’attesa è finalmente terminata, la band ha suonato di fronte al pubblico dell’Hana-Bi di Marina di Ravenna, in una strepitosa unica data italiana. Gli Other Lives sono Jesse Tabish (piano, chitarra, voce), Jonathon Mooney (piano,violino, chitarra, percussioni, tromba) e Josh Onstott (basso, chitarra, percussioni). Il trio ha presentato in anteprima il suo nuovo terzo album intitolato Rituals, che rappresenta la ricerca di perfezione della formazione di Tabish, che dalla punk band formata al liceo, alla band di supporto per i Radiohead di strada ne ha fatta e ne farà ancora. (E.B.)

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GialloLuna FA TREDICI RAVENNA Affascinante,

Nuova concessionaria BMW MOTORRAD RAVENNA Il 16 luglio

ha aperto i battenti la concessionaria BMW Motorrad Bike Action. La nuova struttura, sita in via Masotti 4 a Fornace Zarattini, è perfettamente visibile da via Faentina. L’ambiente è accogliente e altamente tecnologico, in linea con gli ultimissimi standard della casa tedesca. Lo staff della concessionaria è appassionato, affiatato e collaudato, visto che vanta una lunga esperienza nel mondo BMW, con figure di rilievo come il Responsabile della sede e il Capo Officina, che lavorano per il marchio dell’elica da circa trent’anni. L’evento inaugurale, animato dalla presenza di partner importanti di rilievo locale, nazionale e internazionale, ha avuto particolare successo.

Ravenna s’illumina DI SERA RAVENNA Come da tradizione, durante tutto il periodo estivo passeggiare per le vie del centro storico è piacevole grazie all’apertura dei negozi, il venerdì sera, le animazioni e i concerti live a cura delle associazioni di categoria e dei locali, e anche grazie agli innumerevoli appuntamenti ed eventi che animano il cuore della città. Tra i ritorni più graditi, la nuova edizione di Mosaico di Notte, dal 26 giugno al 4 settembre, con l’apertura serale straordinaria di alcuni monumenti Unesco: ogni martedì e venerdì, dalle 21 alle 23, è possibile visitare la Basilica di San Vitale e il Mausoleo di Galla Placidia e, solo su prenotazione, la Domus dei Tappeti di Pietra e, presso il Palazzo della Provincia, la Cripta Rasponi e i Giardini Pensili. Dal 3 luglio al 21 agosto ogni venerdì alle ore 18, con le visite guidate gratuite del progetto Quattro passi nell’arte, è possibile toccare con mano la bellezza dei monumenti statali del Ministero per i Beni e le Attività culturali e del TurismoPolo Museale dell’Emilia-Romagna: Mausoleo di Teodorico, Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Museo Nazionale e Battistero degli Ariani. Da segnalare, dal 27 luglio al 24 agosto, all’interno della splendida Basilica di San Vitale, il Festival Internazionale di Musica d’Organo, giunto con successo alla sua 54a edizione. (E.B.)

seduttrice, ingenua, lussuriosa, cinica, “dissanguatrice” d’uomini (quindi vampira). La “femme fatale” è uno fra i personaggi centrali della letteratura e trova un’esaltazione nei noir del periodo d’oro e nel cinema hollywoodiano. E la tredicesima edizione di GialloLuna NeroNotte (2127 settembre 2015) dedica il percorso principale a questo tema; arriveranno così a Ravenna: Maria Silvia Avanzato, Elisabetta Bucciarelli, Lorenza Ghinelli, Adele Marini, Alessandra Selmi (nella foto); interverrà anche lo scrittore Divier Nelli, autore di un romanzo con una protagonista donna di grande spessore. L’incontro del 26 settembre, sarà dedicato ai 750 anni della nascita di Dante; se ne parlerà, in “giallo”, con Francesco Fioretti, Giulio Leoni e Kim Paffenroth.

Il Ravenna Calcio IN SERIE D

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RAVENNA Di fronte a 1.500 spettatori, allo stadio Benelli, il Ravenna

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vince 2-0 contro il Ghivizzano e ritorna nel massimo campionato dilettantistico. Per l’allenatore Alessandro Marsili è la seconda promozione consecutiva dopo quella con la Ribelle. “È un sogno che si realizza, anche se lo vivevamo da svegli, lo volevamo a tutti i costi, lo abbiamo inseguito, consapevoli che se avessimo fatto quello che era nelle nostre corde, lo avremmo raggiunto”. All’incontro della squadra con le autorità nella sala comunale, il 18 giugno, il Sindaco Fabrizio Matteucci si è detto grato, a nome della città, per il risultato raggiunto e ha poi aggiunto: “Considerando da dove si era partiti nel 2012, due promozioni in tre anni e il ritorno in serie D sono risultati per niente scontati e che danno grande soddisfazione: sono un segnale tangibile del lavoro serio che la società sta portando avanti.” (R.B.)



ANNOTARE

In mostra ALL'ARCHIVIO RAVENNA Fino al 31 ottobre,

Ravenna E LA GUERRA RAVENNA Sul periodo

della seconda guerra mondiale e del dopoguerra a Ravenna esiste una vasta messe di studi. Questo volume cerca di fare una sintesi e di aprire nuovi orizzonti attraverso l’analisi di documenti rintracciati negli archivi, da cui emerge quanto poco si conosca di uno snodo così importante nella storia ravennate. Diversi i temi affrontati dai sei autori: la vita quotidiana (Matteo Banzola), la guerra civile (Pietro Albonetti), l’epurazione (Andrea Baravelli), la lotta politica (Alessandro Luparini), l’economia (Tito Menzani), la ricostruzione (Raffaella Biscioni). L’eredità della guerra. Fonti e interpretazioni per una storia della provincia di Ravenna negli anni 1940-1948, Longo.

Gene Gnocchi al CIRCOLO ZAVAGLIA RAVENNA Anche quest’anno si è tenuto dal 25 giugno al 13 luglio il trofeo Artigianato Tennis, sei tornei per un evento atteso e divenuto ormai un classico dello sport ravennate, che si tiene da ormai trentacinque anni e che da cinque si svolge sui campi del Circolo Tennis Zavaglia. Organizzato con il contributo della CNA di Ravenna e diretto da Adriano Baratoni è una manifestazione sportiva amatoriale che vede affrontarsi sul terreno di gioco numerosi imprenditori locali. Ospite d’eccezione per questa edizione, Gene Gnocchi che, in un quadrangolare a carattere socio-istituzionale, ha giocato con il Sostituto Procuratore Federale della FIT Enrico Crocetti, con il Vice Sindaco del Comune di Ravenna Gianantonio Mingozzi e con il Presidente della Provincia Claudio Casadio. Tutti i contendenti sono stati capaci di esprimere un buon livello di gioco e, al termine, Gene Gnocchi ha prevalso sul Presidente della Provincia Casadio. Hanno partecipato complessivamente al torneo 64 tennisti: 20 coppie di doppio maschile, il singolare femminile e per concludere il misto. Tutti giocatori amatoriali, ma anche buoni tennisti, visto che è stato posto un limite di 4.2 come classifica federale per essere protagonisti della manifestazione.

è visitabile presso la sede dell’Archivio di Stato (piazzetta Esarcato 1) la mostra A Pasqua di resurrezione ova numero ottocento. Curata da Michela Dolcini e Fabio Lelli, con la collaborazione di Francesco Donati, già docente di Economia e Politica agraria, la mostra illustra i vari aspetti della vita di casanti e mezzadri e della cultura agroalimentare a Ravenna nei secoli XVII e XVIII. In particolare, oggetto dell’esposizione sono le carte del monastero di S. Maria in Porto relative soprattutto al podere di Raffanara (S. Giacomo di Russi) oltre che agli altri suoi vasti possedimenti, il tutto illustrato da appositi pannelli informativi. La mostra è aperta dal lunedì al sabato, a ingresso libero. www.asravenna. beniculturali.it (A.C.)

Carlo Magno IN MOSTRA AL TAMO RAVENNA È stata prorogata al Museo TAMO, in via Rondinelli 2,

fino al 30 settembre la mostra IMPERIITURO, nata in occasione dei 1200 anni dalla morte di Carlo Magno, che con il Sacro Romano Impero seppe rinnovare l’unità europea dopo la frammentazione dell’impero romano. La mostra si articola in tre sezioni: Carlo Magno e l’Italia; gli Ottoni, Ravenna e l’Italia; il ruolo della tradizione classica e la circolazione dei modelli in epoca ottoniana. Carlo Magno volle trasformare Acquisgrana nella Roma secunda e Ravenna fu punto di riferimento, artistico e architettonico, per la nuova capitale dell’impero. La Cappella palatina fu ad esempio costruita anche sull’esempio della Basilica di San Vitale a Ravenna. La produzione artistica ottoniana è caratterizzata dall’intreccio tra quell’idea imperiale, quella costantinopolitana e quella carolingia. www.tamoravenna.it 10

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Come vedo

LA REGIONE ANDREA CORSINI, NEO-ASSESSORE AL TURISMO E COMMERCIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA, RACCONTA LE PASSIONI DI UNA VITA: POLITICA, TENNIS, CINEMA, MUSICA E JUVENTUS. di Claudia Graziani / ph Lidia Bagnara

U

Un impegno politico-amministrativo nel turismo, sport per passione, letture e cinema tra i ritagli di tempo, amicizia che vuol dire serenità: Andrea Corsini, da pochi mesi assessore al Turismo e Commercio della Regione Emilia-Romagna, è un uomo dai molti interessi che è arrivato alla politica dopo una laurea in ambito scientifico e un lavoro alla cooperativa di studi e servizi ambientali Atlantide di Cervia, di cui è socio fondatore. “Mi sono sempre interessato alla politica, anche per tradizione familiare, ma non avevo un ruolo attivo – spiega –. Ero iscritto ai Democratici di Sinistra e mi fu chiesto di fare il presidente della Casa protetta Busignani di Cervia. Dopo qualche mese mi fu proposto di fare il segretario comunale dei DS, poi divenni Consigliere comunale, capogruppo, in seguito diventai assessore, prima a Cervia e poi a Ravenna. Ad un certo punto sono andato in aspettativa dal lavoro e lo sono tuttora.” Ha iniziato l’impegno amministrativo a quasi 35 anni. “Tardi” dice lui, ma in pochi anni, ora

ne ha 51, ha assunto un incarico importante per gli obiettivi da portare a casa. “Entro i prossimi cinque anni vogliamo aumentare il prodotto interno lordo realizzato dal settore turistico in Regione. E per farlo occorre investire. Nel bilancio appena approvato le risorse dedicate a turismo e commercio sono aumentate. Ai 28 mila euro e mezzo si aggiungono i 400 mila per i porti turistici, soprattutto per i dragaggi, e, attraverso un accordo con l’assessorato all’Agricoltura, avremo a disposizione 250 mila euro che APT impegnerà per sviluppare un progetto di valorizzazione turistica dei territori legato alla promozione dei 41 prodotti DOP e IGP, per i quali siamo primi in Europa per numero. E poi ci sono le risorse europee del POR FESR (Programma Operativo Regionale del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), in particolare 38 milioni per la riqualificazione dei distretti turistici e 20 milioni per le imprese del ricettivo.” L’idea è di rafforzare l’economia turistica regionale, senza rivolu-

ph Marco Garofalo

ESSERE


ph Massimo Fiorentini

“SOFFRO DI UNA MALATTIA MOLTO BELLA CHE SI CHIAMA JUVENTUS. ANCHE QUESTA PASSIONE, COME LA POLITICA, MI È STATA TRASMESSA DA MIO PADRE. IL MIO SECONDO NOME DI BATTESIMO È OMAR, IN ONORE DI OMAR SIVORI.”

IN QUESTE PAGINE, ANDREA CORSINI IMPEGNATO NELL’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA E, IN APERTURA, AFFACCIATO SULLA RIVIERA ROMAGNOLA.

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IN MAGAZINE

zionare un settore che già è rilevante ma per dargli quella spinta in più, grazie anche a nuovi strumenti normativi. “Puntiamo a modificare la Legge Regionale n. 7 del 1998 che, pur essendo ancora una legge attuale, ha bisogno di essere aggiornata soprattutto per arrivare all’integrazione della promozione di balneare, città d’arte, Appennino e termale con un concetto più ampio riguardante le destinazioni territoriali che dovranno esse-

re, per così dire, di area vasta.” Il lavoro prima di tutto, ma poi c’è anche la vita privata fatta di tanti interessi, alcuni messi un po’ in disparte per gli impegni da assessore regionale, altri mantenuti con determinazione. “Io soffro di una malattia molto bella che si chiama Juventus. Nel senso che sono un tifoso viscerale. Ho un abbonamento allo Juventus Stadium e questo la dice lunga. Anche questa passione, come la politica, mi è stata trasmessa da mio padre. Giusto per darvi l’idea, il mio secondo nome di battesimo è Omar, in onore di Omar Sivori che è stato un grande giocatore della Juve. Sono un tifoso che soffre, come ho sofferto allo stadio di Berlino per la finale di Champions League tra Barcellona e Juventus. Speravo che l’Olympiastadion, dove ero stato nel 2006 per la finale dei Mondiali che vincemmo, ci portasse fortuna. Peccato!”. Nel tempo libero, anche se ora non ne ha più molto, gli piace giocare a tennis, ma anche seguirlo in TV. Il suo grande idolo è Roger Federer. E poi leggere o andare al cinema. “Tra le letture recenti, sempre per rimanere in tema sportivo, mi ha colpito molto Open di Andre Agassi. Soprattutto alcuni passaggi, ad esempio, quando lui è solo contro la macchina ‘mostro’ che spara le palline da tennis. Perché il tennis è uno sport che richiede abnegazione. Se fatto a quei livelli, c’è da considerare che per buona parte del tempo si è soli a tirare delle botte a una pallina. Occorrono grande concentrazione e una condizione mentale particolari. Sono curioso di leggere il libro del padre di Agassi che ha scritto la carriera del figlio dal suo punto di vista.” Al cinema recentemente ha visto molti film italiani, tra cui quelli di Virzì e Sorrentino. “Però quello che mi è piaciuto di più e che porto con me è Apocalypse Now di Francis Ford Coppola con un’interpretazione straordinaria di Marlon Brando che, secondo la mia opinione, è il più grande at-


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tore di tutti i tempi. Una colonna sonora eccezionale con i Rolling Stones e i Doors, che sono i gruppi che più ho amato e che amo tuttora. Ho anche una collezione di dischi in vinile, abbastanza importante, legata a questi gruppi storici del rock mondiale. I Doors non li ho mai visti in concerto, ma da ragazzo sono stato a rendere omaggio nel cimitero di Parigi alla tomba di

Jim Morrison. I Rolling Stones, invece, ho avuto la fortuna di vederli allo stadio Comunale di Torino l’11 luglio 1982, giorno della finale di Italia-Germania con la quale vincemmo il Mondiale in Spagna. Il concerto si svolse nel pomeriggio proprio per consentire anche la visione della partita in serata. Mike Jagger ad un certo punto indossò la maglia di Paolo Rossi e pronosticò la vittoria dell’Italia. Fu l’apoteosi.” Viaggi, gastronomia e amicizie: Andrea Corsini risponde così. “Mi piace viaggiare soprattutto in Italia, conoscerla bene. Ultimamente i miei viaggi sono tutti in Emilia-Romagna, per il mio impegno da assessore, ma sto scoprendo luoghi davvero unici. Sono rimasto particolarmente colpito dalla bellezza dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Conosco molto bene la parte romagnola, meno l’emiliana, ma posso dire con orgoglio che viviamo in una regione meravi-

gliosa. Sui gusti gastronomici sono uno abbastanza aperto pur essendo legato alla cucina tradizionale romagnola. Mi piace la cucina orientale e il pesce, soprattutto quello crudo. La mia idea di serata tranquilla è quella con gli amici a cena, a chiacchierare: è la cosa che in questo momento mi dà più serenità e mi appaga. Argomenti di conversazione vari: un po’ di politica, non troppa, calcio, attualità. La settimana è scandita da moltissimi impegni, ma devo trovare anche il tempo per organizzarmi la vita. Vivendo da solo, occorre che vada a fare la spesa, bisogna fare la lavatrice e altre incombenze. Di solito il sabato e la domenica sono dedicati a questo. Quando non vado a vedere la Juve! Sono nato a Cervia, ma vivo da 15 ani a Ravenna e non ho intenzione di andarmene. In centro storico si vive straordinariamente bene e quando torno a casa, alla sera, sono felice.”

ph Massimo Fiorentini

Chi è ANDREA CORSINI

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Andrea Corsini è nato a Cervia, in provincia di Ravenna, nel 1964. Dal 2011 è assessore al Turismo, commercio, lavori pubblici, traffico, protezione civile e subsidenza del Comune di Ravenna. Laureato in Scienze forestali all’Università di Firenze, è stato dirigente della Cooperativa Atlantide di Cervia dal 1990 al 2001 e ha ricoperto il ruolo di assessore comunale a Cervia (2001-2004), assessore alla Provincia di Ravenna (2004-2006), assessore al Comune di Ravenna dal 2006 (poi riconfermato nel 2011). È Presidente Unione di Prodotto Costa dal 2006.


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Il porto

INVISIBILE IL FUTURO DELLA DARSENA, TRA RECUPERO E INNOVAZIONE, TRA ARCHITETTURA INDUSTRIALE E NECESSITÀ URBANISTICHE PER TORNARE A VIVERE (ANCHE) SULL’ACQUA. di Nevio Galeati / ph Massimo Fiorentini

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A

“Alla stazione di Ravenna scoprì che il mare s’insinuava nel centro cittadino con un chilometrico porto-canale. Terminava proprio al confine dei binari, in una confusione sulfurea di bragozzi, trabaccoli, vele sgargianti e affumicati camini di piroscafi.” Lo scrittore Paolo Casadio, nell’intenso romanzo La quarta estate, con una sola frase ricostruisce perfettamente come appariva la darsena di città nella prima metà degli anni Quaranta del Novecento. Ravenna viveva forse gli ultimi momenti in cui il mare era “vicino”, elemento della propria

DIDASCALIE

LA PAROLA DARSENA HA ORIGINE DALLA LINGUA ARABA, NELLA QUALE SIGNIFICA “CASA DELL’INDUSTRIA, FABBRICA”, ED È GIUNTA ALLA LINGUA ITALIANA TRAMITE IL DIALETTO GENOVESE, INDICANDO LA PARTE PIÙ INTERNA DI UN PORTO.

identità. Lo sviluppo post bellico ha portato altrove, tanto che si è arrivati a scrivere: “Ravenna ha le spalle rivolte al mare.” Oggi, dopo anni di sogni, ma anche di incomprensioni e disattenzioni, questo prezioso quadrante della città e le antiche aree portuali sono al centro di una rivoluzione urbanistica che, nel lungo periodo, ne potrebbe rilanciare l’aspetto e, per così dire, l’uso. “In questo periodo di difficile congiuntura economica – sottolinea l’assessore all’Urbanistica del Comune di Ravenna, Libero Asioli – è oggettivamente complicato pensare a interventi di grande portata. Questo non ci ha impedito, e non ci impedisce, di progettare il futuro e di muoverci, insieme ai privati, per cambiare immagine alla Darsena. Per modificarne la percezione: non è ‘fronte del porto’, è sempre la città.” 20

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Progettare la riqualificazione dell’intero quartiere, grande come il centro storico, è stato complicato: non si interveniva su un’area agricola, ma su uno spazio già edificato, al centro del quale c’è un elemento fondamentale, l’acqua ovviamente. “Il compianto assessore Maraldi aveva innescato un meccanismo virtuoso di coinvolgimento della gente, raccogliendo i pareri di cinquecento persone e vagliando 240 proposte, una per una. Per questo, prima abbiamo pensato a progettare i percorsi pedonali e ciclabili, poi la viabilità e i percorsi del trasporto pubblico. Ma soprattutto il verde: i due grandi parchi in destra (delle arti) e in sinistra canale (archeologia industriale). Tutto serviva quasi da chiave di volta, per collegare le aree. Solo alla fine abbiamo iniziato a ragionare su dove in-


sediare gli edifici,” spiega l’assessore Asioli. Una fra le idee più affascinanti è il recupero e la conservazione (in toto o solo per alcune parti di pregio) di ben 19 edifici di archeologia industriale. “Naturalmente si deve partire dalla bonifica delle aree e... dell’acqua. Ricordando ancora una volta un dato: al di là dell’acqua del Candiano in sé, c’è l’intero sistema fognario da rivedere; ed esiste già un progetto di Hera, in questo senso.” Ancora una volta l’ostacolo è costituito dalle risorse (che scarseggiano, per usare un eufemismo) e quindi la parola d’ordine diventa “con calma”. Si parla, quindi, di agopuntura urbana, usando una definizione dell’architetto brasiliano Jaime Lerner: numerosi progetti a piccola scala, poco costosi e legati al contesto locale, appunto per recuperare e rinnovare quello che già esiste. In alcuni casi anche per utilizzi temporanei. Lo ha fatto Ravenna Festival, ad esempio, quando in tempi lontani e non sospetti ha scelto l’ex Magazzino dello Zolfo come sede per eventi

teatrali; o quando ha portato un altro spettacolo nell’ex Tiro a segno. Struttura, quest’ultima, che le progettiste di Meme Exchange, per conto e in collaborazione con la stessa associazione sportiva del Tiro a segno, studiano per un progetto di recupero e riuso, con l’intenzione di riconsegnare alla città anche la storica ex sede sul canale, nata alla fine dell’Ottocento. Ma, ancora, l’amplificazione delle molte feste che si stanno presentando nella testata del Candiano: una serie di installazioni e illuminazioni lungo via D’Alaggio, appunto in destra canale, in concomitanza di Ravenna 2015 e proprio grazie a una parte dei fondi messi a disposizione per la Capitale italiana della cultura. Il progetto comprende quattro interventi di arredo urbano, con l’obiettivo di presentarne uno alla città in occasione della festa del 18 luglio, primo evento popolare per il riconoscimento assegnato a Ravenna. Questa serata è stata l’occasione per una tavolata lunga trecento metri, per una cena davvero storica, sotto le stelle. “È un appuntamento temporaneo, certo, ma che vuole indicare

SOPRA, UN MURALES NELLA ZONA DELLA DARSENA; A DESTRA, GLI EX MAGAZZINI GENERALI SULLA BANCHINA SINISTRA DELLA DARSENA. IN APERTURA, IL SILOS DEGLI EX MAGAZZINI GENERALI.

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AFFERMA L’ASSESSORE ALL’URBANISTICA ASIOLI: “LA DARSENA NON È FRONTE DEL PORTO. È SEMPRE LA CITTÀ. PROGETTARE LA RIQUALIFICAZIONE DELL’INTERO QUARTIERE, GRANDE COME IL CENTRO STORICO, È STATO COMPLICATO.”

una strada. È infatti auspicabile e possibile che nascano ristoranti galleggianti, anche in più punti del percorso in destra canale; e per questo sarà necessario il massimo coordinamento di ogni proposta, delle iniziative e degli interventi. Una cabina di regia che possa facilitare i passaggi burocratici e rendere quindi più veloce la concretizzazione dei progetti.” Un primo esempio sarà costituito da un ristorante galleggiante, realizzato su una chiatta di circa quattrocento metri quadrati, a dieci metri dalla banchi22

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na, con un pontile che collegherà la terra ferma. L’auspicio è che possa riscuotere il medesimo successo che sta raccogliendo l’S-Club di via Zara, che può contare su tavolini all’aperto, di fronte all’acqua della Darsena. Un’altra struttura analoga potrebbe venire realizzata nella cosiddetta zona T, vicino alla torre e poco distante dal Sigarone, per il quale si continua a pensare a progetti di recupero e riutilizzo in sintonia con lo sviluppo del quartiere, e perché possa diventare un nuovo luogo di ritrovo per la città. Senza dimenticare l’idea di far nascere una sorta di parco dello sport, sempre in prossimità dell’Almagià. Altro elemento fondamentale, e per il quale si sono ipotizzate soluzioni quasi di ogni tipo (alcune delle quali piuttosto fantasiose), è il superamento della barriera della stazione ferroviaria. “Le Ferrovie dello Stato si sono impegnate a finanziare a breve il progetto che prevede di allungare il sottopasso pedonale della stazione che

porta ai binari, fino alla testata della Darsena, a pochi passi dal canale. Un percorso pedonale per andare da Piazza del Popolo fino, appunto, alla nuova Darsena, che sta già trasformandosi piano piano, anche grazie a interventi privati.” Libero Asioli appare ottimista e non esclude di veder realizzato il sottopasso entro un anno, prima che venga rinnovata la giunta comunale. “Si tratta di un investimento di circa un milione di euro a carico delle Ferrovie, e per loro comporterebbe una grossa rivalutazione: la stazione a quel punto sarebbe bifronte, con la possibilità di prendere il treno senza entrare in città o viceversa di arrivare comodamente sul canale della Darsena, una volta scesi dai convogli.” Così sul canale, sperando che non si tratti più solo di un sogno, ravennati e turisti potrebbero imbarcarsi su piccole navi, eredi dell’antico traghetto Gradenigo, per andare al mare, costeggiando zone di rara bellezza. Perché il Candiano possa tornare a unire città e costa.


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PASTICCERIA AL DUOMO ELEGANZA E DOLCEZZA ARTIGIANA

LA PASTICCERIA AL DUOMO INVESTE NELLA TRADIZIONE ARTIGIANA E NELL’INNOVAZIONE APRENDO UN NUOVO ELEGANTE PUNTO VENDITA IN VIA DELLA LIRICA.

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La migliore tradizione artigianale coniugata con la capacità di innovarsi e di investire sul futuro con ottimismo. Questo in sintesi lo spirito con cui la Pasticceria Al Duomo di Ravenna ha “raddoppiato”, inaugurando un anno fa un secondo nuovo punto vendita in via della Lirica a Ravenna che si affianca a quello storico in via Port’Aurea in centro. Dal gennaio 2001, l’attività è gestita dalle sorelle Patrizia e Maria Teresa Bacchi e dai rispettivi mariti, Maurizio Ciribolla e Mario Maccalli, i due pasticceri, con la preziosa collaborazione dei figli. La decisione di investire è frutto non solo della volontà di mettersi in gioco, ma anche del desiderio di spianare la strada ai giovani che un giorno potranno portare avanti l’attività. Non a caso dunque, in una delle pareti dell’ampia sala colazioni, è dipinta la scritta: “Questa è la

nostra missione, ciò che siamo e che vogliamo essere, ciò che facciamo ogni giorno da tanti anni: offrirvi solo quello che daremmo ai nostri figli”. Entrando nella pasticceria, si resta subito colpiti dall’ambientazione elegante e accurata nei toni del verde e del bianco. Gli stessi colori del negozio in centro, ma se là gli arredi sono declinati in versione più classica, qua hanno un’impronta più moderna e lineare. Fondamentale al riguardo è stato il contributo dell’interior designer Monica Poletti per Artigiana Legno. Nata come piccola bottega di falegnameria, fondata dai fratelli Tagliaferri nei primi anni Ottanta, Artigiana Legno è diventata oggi un punto di riferimento per la fornitura e la produzione di arredi su misura di alta qualità. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Grande protagonista

IN QUESTE PAGINE, ALCUNE IMMAGINI DEL NUOVO PUNTO VENDITA DI PASTICCERIA AL DUOMO IN VIA DELLA LIRICA A RAVENNA, ARREDATO IN COLLABORAZIONE CON L’INTERIOR DESIGNER MONICA POLETTI PER ARTIGIANA LEGNO.


ADVERTORIAL

DA GUSTARE NEL SUGGESTIVO SPAZIO ESTERNO, IL DUOMO PROPONE SFIZIOSE COLAZIONI, APERITIVI, E UNA NOVITÀ DELL’ESTATE 2015: IL GELATO ARTIGIANALE.

è l’ampio bancone dal piano in marmo bianco che si sviluppa in orizzontale. Sulla sinistra, nell’immediata vicinanza della parte attrezzata con sedie e tavoli dai colori chiari e dalle linee minimali, c’è il piano destinato alle colazioni e aperitivi. Al centro si trova la vetrina per le brioche mentre a destra quella per mignon, biscotti e praline, prodotti ogni giorno nell’adiacente nuovo laboratorio, con i più moderni macchinari. Sulla destra, trovano spazio anche tre frigo per semifreddi e torte morbide, e altre sedute per una sosta più veloce. Molto funzionali e moderni i faretti neri che illuminano il bancone e i lampadari bianchi sui tavoli. Il pavimento è in legno chiaro nell’area riservata ai clienti, mentre in grès porcellanato scuro nell’ingresso, proprio per valorizzare la diversa destinazione d’uso. Durante la stagione estiva è stato inoltre allestito un suggestivo spazio esterno con tavolini e sedie adeguatamente ombreggiati e ingentiliti da fiori colorati. Nella dinamica via della Lirica, grazie alla vicinanza con gli studi di tanti professionisti, con il tribunale e una fiorente area residenziale, Al Duomo dà ampio spazio alle colazio-

ni – da sempre punto di forza – ma anche a sfiziosi aperitivi da consumare verso sera. La grande novità dell’estate 2015 è poi il gelato, proposto sia come nutriente alternativa per il pranzo sia come goloso dopocena, grazie all’apertura serale dal lunedì al sabato fino alle 23. Il personale della pasticceria è stato formato dal maestro gelatiere Andrea Bandiera, protagonista della serata inaugurale di degustazione con show cooking. Il gelato è realizzato artigianalmente, con ingredienti freschi,

quali latte, panna, bacche di vaniglia e frutta di stagione. I gusti sono quelli della tradizione, dalla crema al cioccolato, alla nocciola di Piemonte Igp, al pistacchio siciliano, allo Zabaione di Albana passito di Romagna, alla stracciatella con i pezzi di cioccolato tagliati a mano, conservati nei pozzetti dentro un banchetto bianco dall’atmosfera rétro. Saranno presto proposti anche gusti insoliti come il gelato al basilico, nonché le coppe in vetro servite al tavolo, che qualche decennio fa erano un rito.

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CAPIRE

L’attenzione

AI PICCOLI JULIA CHANCE E MARIA GRAZIA CACCIA SONO DONNE IMPEGNATE A VALORIZZARE LA CULTURA DELL’ATTENZIONE AI BAMBINI, CON UNO SGUARDO ALLA STORIA E ALL’IMPEGNO CONCRETO.

E

di Anna De Lutiis / ph Massimo Fiorentini

Esclusivamente per Ravenna IN, incontriamo due donne che vivono a Ravenna, ma hanno origini diverse: Julia Chance, inglese di Manchester, e Maria Grazia Caccia, ravennate doc. Sentiremo dalle loro interviste quanto diverse siano le loro vite, ma il motivo che le accomuna in questo contesto è il loro interesse per l’infanzia, manifestato con mostre, ricerche e piacevoli sorprese che ancora una volta sottolineano le capacità creative della donna. Julia Chance, elegante, solare, parla perfettamente italiano anche se di tanto in tanto emerge l’accento inglese che la rende ancor più affascinante. Come sei arrivata e da quando vivi a Ravenna? “Io sono andata via di casa giovanissima e ho vissuto da sola all’università. Poi sono venuta in Italia, a Torino, e di lì, dopo aver sposato un torinese che ha lavorato per Ferruzzi, ci siamo stabiliti definitivamente a Ravenna dove sono nati i miei due figli. Mi piace dire che sono ravennate e sono anche fiera di essere italiana.” Come ti sei trovata, hai avuto problemi di inserimento? “Mi avevano detto che la gente era fredda, poco accogliente, in-

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vece ho incontrato sempre persone aperte e sono stata accolta con calore e amicizia.” Sei molto impegnata sia per il lavoro che come Presidente del Soroptimist Club. “Ho lavorato come segretaria e insegnato inglese in diverse scuole; sono impegnata in vari esami che riconoscono il livello di lingua inglese raggiunto dagli studenti e che rappresentano un ‘passaporto’ per l’università.” Come nasce l’interesse per l’infanzia abbandonata? Era una soluzione che si verificava anche in Inghilterra? “L’idea c’era da un po’ di tempo nel Club, perché si sa che molto tempo fa erano tanti i bambini

JULIA CHANCE HA RACCOLTO IN UNA MOSTRA GLI OGGETTI CONSERVATI ALL’ARCHIVIO DI STATO CHE ERANO STATI LASCIATI DALLE MADRI AL MOMENTO DELL’ABBANDONO DEL LORO BAMBINO A PARTIRE DAL 1700 FINO ALL’INIZIO DEL ‘900.


A FIANCO, JULIA CHANCE CON ALCUNI PICCOLI OGGETTI “DI RICONOSCIMENTO” LASCIATI AI BAMBINI ABBANDONATI. NELLA PAGINA SEGUENTE, MARIA GRAZIA CACCIA.

abbandonati nella ‘ruota’. Non doveva essere facile per le mamme, visto che lasciavano segni di riconoscimento, forse nella speranza di poter riprendere, un giorno, il proprio bambino. Anche a Londra, come sappiamo dalla testimonianza di John Styles, professore di Storia presso la Hertfordshire University, esisteva il London Foundling Hospital. Lui fece ricerche presso l’archivio dove trovò allegati ai documenti di ogni bambino un pezzo di stoffa che doveva essere segno di eventuale riconoscimento.” A Ravenna, una mostra e una pubblicazione dal titolo Legami Nascosti, curata insieme a Manuela Mantani, restano a testimonianza dell’interessante lavoro svolto.

Avete incontrato difficoltà? “Discutendo fra noi socie del Club, Manuela Mantani, direttrice dell’Archivio di Stato di Ravenna, ci ha informato di un fondo che custodisce un patrimonio di ‘segni’ dell’abbandono: oggetti e carte private che venivano sistematicamente conservati come documenti ufficiali dal ’700 fino a oltre la metà del ’900. Gli oggetti sono stati lasciati dalle madri al momento dell’abbandono dei bambini presso alcune istituzioni e spesso sono stati trovati tra le pieghe dell’abbigliamento dei piccoli: sono immagini religiose, piccoli gioielli, cuori, medaglie, nastri, frammenti di tessuti (come avveniva in Inghilterra), oggetti di identificazione che le madri tagliavano a metà nella speran-

za di riunire le parti e ritrovare il bambino. La mostra esponeva tali oggetti. Il libro già citato contiene alcuni saggi sull’argomento e molte immagini significative.” La mostra ha avuto molto successo. Ricordi qualche particolare momento, qualche commento interessante? “Abbiamo incontrato parecchie persone che hanno riconosciuto nei ‘segni’ un collegamento con la loro famiglia; una grande emozione è stata quando un signore ha trovato l’oggetto che cercava da tempo perché sapeva che suo padre era stato abbandonato. La sua commossa soddisfazione è stata la più grande gratificazione per tutto il Club di cui sono presidente; inoltre le istituzioni di Ravenna hanno recentemente intitolato Largo degli esposti l’area di parcheggio fra viale Randi e via Missiroli nei pressi dell’ospedale.” Da una mostra all’altra, da un personaggio all’altro. Ma ria Grazia Caccia ha sempre avuto un sentimento di ammirazione per l’operato della contessa Augusta Rasponi del Sale, detta Gugù, e ha voluto rivalutare il suo impegno a proposito dei bambini e della donna. Per questo ha scritto un libro divulgativo, Storia di Gugù narrata ai bambini, che ha portato nelle scuole ed è partita di qui la sua partecipazione all’importante mostra, completata da un convegno, voluta soprattutto dall’assessora Giovanna Piaia e organizzata con il contributo di IN MAGAZINE

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molte associazioni e club femminili. La mostra ha ricostruito con immagini, libri, oggetti e filmati il lungo percorso della contessa Rasponi, conosciuta forse più all’estero che in Italia, identificata da sempre con il simbolo che aveva scelto, quello di un’oca, anzi di una mamma oca che protegge i suoi anatroccoli. Ravenna, lo scorso autunno, con un programma ricco di eventi l’ha ricordata in occasione dei centocinquanta anni dalla nascita. Come nasce il tuo interesse per Gugù e come riesci a trovare il tempo per portare avanti tante iniziative? “Mi sono sposata molto giovane e ho dedicato alla mia famiglia, per

ph Lidia Bagnara

AUGUSTA RASPONI DEL SALE, DETTA GUGÙ, NACQUE NEL 1864 E MORÌ NEL 1942 DOPO AVER VENDUTO I BENI DI FAMIGLIA PER AIUTARE I BAMBINI ORFANI. PER TUTTA LA SUA VITA SI ERA IMPEGNATA PER DARE LORO UN SOSTEGNO ECONOMICO E UN’EDUCAZIONE.

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me la cosa più importante, tutto il mio tempo. Ora che i miei tre figli sono cresciuti, sono autonomi, io sono tornata in possesso del mio tempo e ho deciso di dedicarlo ai bambini degli altri, facendo qualcosa di mio, anche se in precedenza avevo sempre dato il mio contributo alle associazioni che di loro si occupavano producendo lavori a maglia e di ricamo, cose che da sempre amo fare.” Parlando con Grazia, come la chiamiamo solitamente, si ha la sensazione di avere davanti una donna appagata, serena, estremamente generosa, dal sorriso contagioso e rassicurante. Cosa intendi quando dici che vuoi creare qualcosa di tuo? “Una mattina, ancor prima della mostra, mi sono svegliata alle quattro con un’idea ben precisa: voglio creare una linea per bambini che abbia come logo l’ochina di Gugù. Sarà non solo un modo per raccogliere fondi destinati a loro, ma anche per non dimenticare mai la donna che ha dedicato ai bambini tutta la sua vita, tutto il suo patrimonio, che ha venduto per loro, provvedendo a cure, medicine e interventi, viaggiando senza sosta su e giù per l’Italia, una donna i cui scritti sono stati tradotti in varie lingue,

in un tempo in cui non era poi così facile uscire fuori dai confini, per una donna sola.” So che hai anche indagato molto sulla sua vita! “Sì. Dopo quella notte ho iniziato a cercare nelle librerie, nelle biblioteche, fotografando e copiando articoli con l’aiuto di mia figlia, ho visitato il Fondo Piancastelli, a Forlì. Insomma ho voluto documentarmi anche per capire e conoscere fino in fondo il personaggio, scoprendo quanta attenzione avesse per la maternità e quanto avesse aiutato le donne a crescere i propri bambini in modo dignitoso servendosi anche dell’aiuto di famosi e importanti personaggi del tempo molto aperti e di grande livello culturale.” Come stai organizzando questo lavoro? “Intanto mi sono iscritta all’associazione artigiani, ho fondato una mia ditta che ho chiamato Il sogno di Gugù perché il desiderio della contessa Augusta Rasponi del Sale è anche il mio, quello di aiutare i bambini meno fortunati. Ho anche aperto un sito web - www.ilsognodigugu.com - dove è possibile trovare tutta la produzione e anche ordinare gli acquisti. Inoltre c’è tutta la storia del personaggio Gugù.”


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RICORDARE

Il tramonto

DI UN SOGNO ROMAGNA 1815: LA FUGA DI NAPOLEONE DALL’ISOLA D’ELBA APRE LA SPERANZA PER LA NASCITA DI UNO STATO NAZIONALE ITALIANO. GIOACCHINO MURAT, RE DI NAPOLI, TENTA DI APPROFITTARNE MA PROPRIO IN ROMAGNA VIENE SCONFITTO. di Andrea Casadio

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Un anno ad alta concentrazione di anniversari è senza ombra di dubbio il 2015. Dal centenario della Grande Guerra al settantesimo della Liberazione, il sovrapporsi delle ricorrenze ha favorito il susseguirsi di rievocazioni e dibattiti che, dal circuito specialistico degli storici, si è allargato a una platea ben più vasta, accumulando volumi sugli scaffali delle librerie, affollando le arene di convegni e conferenze pubbliche, attirando a più riprese l’attenzione dei mass media generalisti. In mezzo a questo fermento, appiattito sulla memoria del Novecento, rischia però di restare in ombra un altro anniversario storicamente non meno significativo, e cioè quello che ci separa, con la cifra tonda dei due secoli, dal 1815: l’anno dei Cento giorni e di Waterloo, del Congresso di Vienna e della Restaurazione, che per l’Italia segnò l’inizio del periodo lungo e complesso che oggi definiamo con il termine Risorgimento. Per la Romagna l’epoca napoleonica si era chiusa già nel dicembre del 1813 quando, dopo la battaglia di Lipsia, le armate au-

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striache e le bande di insorgenti ad esse alleate l’avevano occupata cacciandovi definitivamente le truppe del Regno d’Italia, il vecchio stato satellite della Francia. A quel punto, il destino del “dipartimento del Rubicone” era caduto nel limbo dell’incertezza. Nella primavera del 1814 papa Pio VII (il cesenate Barnaba Chiaromonti) vi era passato durante il suo trionfale viaggio di ritorno a Roma dall’esilio francese, accolto con entusiasmo soprattutto dai ceti più umili, quelli che più avevano sofferto nel ventennio appena trascorso e che speravano nella restaurazione dello Stato pontificio come nel 1796. Un auspicio nient’affatto condiviso, invece, dal notabilato di estrazione napoleonica, favorevole piuttosto a una conferma della sovranità austriaca. In quel momento, infatti, il governo effettivo, anche se provvisorio, era nelle mani dell’Austria, che nelle trattative in corso a Vienna anelava ad annettere definitivamente la Romagna al suo impero. La situazione era a questo punto quando, nel marzo del 1815, la notizia della fuga di Napoleone


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PER APPROFONDIRE QUESTO EPISODIO STORICO SI PUÒ CONSULTARE IL VOLUME DI O. DITO, “LA CAMPAGNA MURATTIANA DELL’INDIPENDENZA D’ITALIA”, MILANO-ROMA-NAPOLI, SOC. ED. DANTE ALIGHIERI, 1911

dall’Elba cadde come un fulmine sull’Europa e sui sovrani che erano ancora riuniti al congresso, ben consapevoli che questo avrebbe significato soltanto una cosa: una nuova guerra. In Italia, chi tentò di approfittarne fu Gioacchino Murat. Cognato dell’imperatore e re di Napoli, l’ex generale di cavalleria era uno dei pochi sovrani napoleonici sopravvissuti al trono, grazie al voltafaccia con cui l’anno precedente si era schierato con i coalizzati contro la Francia. Le speranze di creare una propria egemonia sulla penisola, però, erano andate deluse, e anzi la sua posizione si era fatta sempre più incerta, nella prospettiva non peregrina che le potenze vincitrici intendessero restaurare la dinastia dei Borboni. Per questo, alla notizia della fuga di Bonaparte decise di giocare il tutto per tutto: una nuova offensiva militare con 32

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il fine proclamato di costituire uno stato nazionale italiano, che avrebbe rappresentato la più coerente realizzazione degli ideali e delle pratiche di governo del ventennio napoleonico. L’esercito murattiano partì da Napoli alla metà di marzo, e il 29 entrò a Rimini, mettendo a soqquadro la città. Il giorno seguente arrivò anche Gioacchino, che qui pubblicò il celebre proclama Agl’Italiani, tradizionalmente considerato come il punto di partenza del Risorgimento: “Dall’Alpi allo stretto di Scilla odasi un grido solo: l’Indipendenza d’Italia”, recitava stentoreo. In effetti, il tono appassionato del proclama sembrava giustificato da quella che appariva poco meno che una marcia trionfale. Già il 31 il sovrano era a Forlì e il 2 aprile a Bologna, mentre il 3 aprile un contingente di truppa giunse a Ravenna. Come d’incanto, i

SOPRA, LA DISPERAZIONE DI MURAT, ALLEGORIA DELLA SCONFITTA; IN APERTURA, ALLEGORIA DELLA RESTAURAZIONE DI PIO VII. ENTRAMBE LE STAMPE SONO CONSERVATE PRESSO LA BIBLIOTECA SAFFI DI FORLÌ, NELLE RACCOLTE PIANCASTELLI; SI RINGRAZIA ANTONELLA IMOLESI POZZI PER LA CONSUETA GENTILEZZA E DISPONIBILITÀ NELLA RICERCA ICONOGRAFICA.


mesi dell’occupazione austriaca sembravano cancellati, mentre le parole d’ordine, le strutture e gli uomini del ventennio precedente risorgevano dalle ceneri: ricostituito il dipartimento del Rubicone (e a Ravenna creato ex novo quello della Pineta), richiamati nei loro incarichi i notabili filonapoleonici, ripristinata la Guarda civica. Intanto, i muri di tutte le città si coprivano degli enfatici proclami delle autorità che spronavano i giovani all’arruolamento volontario nell’esercito, in nome della rigenerazione nazionale che appariva imminente e sicura. In realtà, ad accogliere l’appello furono ben pochi: funzionari, intellettuali, ex militari, insomma la parte ideologicamente più motivata ma numericamente assai esigua della popolazione, che nella sua grande maggioranza restava insensibile alle lusinghe

murattiane, se non apertamente ostile. Anche i progressi dell’esercito sul fronte di guerra, più che a una reale superiorità, erano dovuti alla tattica del comando austriaco, che aveva scelto un’impostazione difensiva in attesa di rinforzi. E difatti, dopo poche settimane, Murat dovette infine rassegnarsi al ripiegamento, che vide proprio nella Romagna alcuni dei suoi campi di battaglia più cruenti. Particolarmente sanguinoso, ad esempio, il combattimento del 20 aprile al passo del Ronco a Bagnolo, alle porte di Forlì, dove gli austriaci riuscirono per due volte a superare il fiume e per due volte furono respinti, con un bilancio di ben 600 morti e un migliaio di feriti. Per i napoletani fu però una vittoria effimera, perché contemporaneamente, sul ponte del Savio a Matellica, iniziavano violenti combattimenti

che nel giro di tre giorni costrinsero infine Gioacchino a ripiegare verso Rimini. Il 27 aprile il re dovette abbandonare anche la città – che era in preda a un tumulto popolare – dove neppure un mese prima aveva lanciato all’Italia il suo proclama. Sconfitto definitivamente a Tolentino, nei pressi di Macerata, e riparato in Corsica, nell’ottobre successivo sarebbe rimasto vittima del velleitario tentativo di riconquistare il regno, con lo sfortunato sbarco a Pizzo calabro, dove fu catturato dai borbonici e fucilato. In Romagna la sua sconfitta (e soprattutto quella di Napoleone a Waterloo il 18 giugno) segnò il definitivo tramonto di ogni illusione di rivincita da parte dei dei vecchi sostenitori di Napoleone. Alcuni di loro partirono per l’esilio, gli altri si posero in un atteggiamento di opposizione più o meno attiva verso il nuovo potere, talvolta entrando nelle file delle società segrete. Intanto, a Vienna, l’abilità diplomatica del segretario di Stato pontificio, il cardinale Consalvi, assicurava alla Santa Sede il recupero delle antiche Legazioni (Romagna, Bologna e Ferrara), che venne ufficialmente proclamato il 18 luglio. Ormai nel pieno dell’estate, quell’intenso 1815 giungeva al suo sbocco definitivo. Dopo anni di molte guerre e di rivolgimenti politici e sociali, nella prospettiva da alcuni sognata, da altri invece temuta, di un impossibile ritorno al 1796, il trionfo della Restaurazione pontificia dava inizio ai decenni del lungo e travagliato Risorgimento romagnolo.

Quale capitale per LA ROMAGNA ? Fino al 1796 la Romagna era unita in un unico ente amministrativo, la Legazione di Romagna, con capoluogo Ravenna, l’antica capitale imperiale. Napoleone aveva mutato nome alla provincia, divenuta “dipartimento del Rubicone”, e aveva scelto come nuovo capoluogo Forlì, in base al razionale criterio illuministico della centralità geografica. Con la Restaurazione il problema si ripresentò: tornare anche in questo caso al 1796? Attorno a tale dilemma si scatenò fra il 1815 e il 1816 una durissima polemica fra Forlì e Ravenna, combattuta a colpi di pamphlet e di pressioni più o meno nascoste verso il governo centrale. Alla fine, la soluzione venne da una salomonica decisione del pontefice: la divisione in due Legazioni, divenute poi le due province di Ravenna e di Forlì nell’Italia unita. IN MAGAZINE

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VISITARE

Pinete

SUL MARE A DUE PASSI DAL MARE LE PINETE DEL RAVENNATE RACCONTANO LA STORIA DELLA NATURA INTRECCIATA ALLE VICENDE DI UNA COMUNITÀ. di Giancarlo Tedaldi / ph Lorenzo Angelini

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Le formazioni boscate del ravennate rappresentano un patrimonio di grande valore ambientale e al tempo stesso di elevato simbolismo storico-culturale. Di fatto queste foreste, più o meno rimaneggiate nei secoli dagli uomini, raccontano dello stretto rapporto tra i più antichi residenti e una natura selvaggia, poi sapientemente plasmata e “addomesticata” per potenziarne gli usi e mantenere il bosco come patrimonio capace di fornire ricchezza e fonte di sostentamento. Il bosco offriva infatti prodotti diretti quale legname e frutti spontanei, ma era luogo anche per il pascolo del bestiame bovino che grande parte ebbe nel settecento come forza

LE PINETE OFFRONO UN HABITAT IDEALE PER MOLTE SPECIE DI RAPACI NOTTURNI COME ASSIOLI, CIVETTE, GUFI. QUESTI UCCELLI RIVESTONO UN RUOLO FONDAMENTALE PER MANTENERE IN EQUILIBRIO LA POPOLAZIONE DEI MICRO-MAMMIFERI.

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lavoro per l’organizzazione agraria dell’intera società. La foresta rappresentava una risorsa per la comunità dato che vi si esercitava il diritto al pascolo e quello al legnatico (raccolta della legna); nella foresta si poteva cacciare, si raccoglievano erbe di vario genere (utilizzate direttamente come alimento e per estrarne principi ad uso medicinale). Il bosco era inoltre luogo di lavoro per molte maestranze e di sostentamento diretto per i meno abbienti. Sicuramente sarebbe facile descrivere l’assetto e l’evoluzione di questi boschi a partire dalla loro storia più recente e cioè da quando si hanno informazioni certe sulla coltivazione, cura e gestione della foresta-pineta; ben più avvincente tuttavia, anche se più complessa, è invece la storia naturale del bosco autoctono, di quello originario che prese piede sulle dune più consolidate anche a poca distanza dal mare: in poche righe cercheremo di riassumere queste vicende di chiara origine naturale. La foresta primigenia esisteva già nella sua magnificenza da tempi assai remoti; essa si doveva configurare quanto mai differente rispetto a ciò che vediamo oggi più nel piano arboreo

UNA RAGANELLA ARBORICOLA, CHE SI TROVA SPESSO MIMETIZZATA FRA LE FRONDE DEGLI ALBERI. IN APERTURA E ALLA PAGINA SEGUENTE, PINETE COSTIERE NEL RAVENNATE.


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FIN DALL’ANTICHITÀ SUL TERRITORIO COSTIERO RAVENNATE SORGEVANO FORESTE DI ALBERI A FOGLIA CADUCA TOLLERANTI DELL’ARIDITÀ ESTIVA E CAPACI DI SOPPORTARE UNA FALDA ACQUIFERA OSCILLANTE TIPICA DELLE ZONE PALUDOSE.

L’ARTICOLO È TRATTO DA “52 DOMENICHE IN ROMAGNA” (VOL. 2), A CURA DI MATTEO RANUCCI, EDIZIONI IN MAGAZINE.

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che in quello arbustivo: si ritiene infatti che la flora del sottobosco sia giunta abbastanza “indenne” ai giorni nostri. Ovviamente l’estensione di queste foreste doveva essere davvero strabiliante, dato che tutti i territori costieri a ovest del cordone costiero (dove oggi sorgono Ravenna e ovviamente i vari lidi), lungo le strisce paleodunali, potevano ospitare alberi; il paesaggio forestale che si com-

poneva era dominato dai querceti caducifogli moderatamente tolleranti dell’aridità estiva e capaci di sopportare una falda acquifera oscillante tipica delle zone paludose. Si conviene far risalire la gestione forestale dei soprassuoli arborei a pineta di Pino domestico (detto anche Pino da pinoli dalla tipica chioma ad ombrello, da non confondersi con il Pino marittimo, più slanciato e mai altrettanto maestoso quanto il primo!) tra il 900-1000 e il 1100: è di fatto in questo intervallo di pochi secoli che i documenti riferiti ai boschi del ravennate cambiano la dicitura generica da silvae (cioè bosco-foresta), verso la più specifica pignetae (bosco di pini). Oggi, sulla base delle potenzialità espresse dalla vegetazione nelle aree non più oggetto di coltivazione, si può osservare quale doveva essere l’assetto più antico di questi boschi: il querceto con Farnia, Rovere e Roverella

misto a frassini, pioppi e Olmo campestre. Di fatto il Pino domestico, che nei secoli ha avuto tanti sostenitori (pigne e pinoli servivano per pagare canoni e debiti al pari del denaro, il legname fu utilizzato per costruire la rocca di Ravenna e le palate del porto, dal legno del pino si ricavava la pegola per incatramare le barche e realizzare la pece, ottima era anche la carbonella ottenuta per combustione lenta dal legno più vecchio dei pini), è una presenza forzata sotto il profilo propriamente ecologico. Più di un autore è concorde nell’affermare che: “non è mai stata documentata la spontanea rinnovazione del Pino domestico, tanto che esso ha potuto diffondersi e vegetare solamente grazie alle continue cure colturali, alla lotta incessante contro le altre essenze forestali concorrenti (ma indigene!), alle ripetute piantumazioni praticate per ovvi motivi economici prima e per tradizione e senso estetico poi.” Le notizie più antiche della presenza certa del Pino domestico nel ravennate risalgono al V secolo d.C., quando esso viene citato in una cronaca riferita allo scontro bellico tra Odoacre e Romolo augustolo precisamente nel 476, ma una continuità tra le pinete di questo periodo e quelle del XII secolo non è mai stata dimostrata. Assai più recentemente vengono costituite le pinete costiere (demaniali statali) a prevalenza di Pino marittimo: ne sono esempio le stazioni di Casal Borsetti, Ramazzotti, Savio e la Pineta di Pinarella-Zadina. Questi boschi, generalmente densi e ombrosi, laddove diradati hanno consentito l’ingresso di specie autoctone come il raro Alaterno e di numerose orchidee spontanee.



GUSTARE

Una virata

DI GUSTO

TRE PROPOSTE PER IMMERGERSI NELLA STORIA E NELLA TRADIZIONE MARINARA DELLA PROVINCIA DI RAVENNA, GUSTANDO SFIZIOSI MENÙ DI PESCE IN CENTRO O SULLE COSTE DELLA RIVIERA.

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Parte la stagione estiva e l’odore del mare porta con sé ricordi ma soprattutto profumi, stuzzicando il palato. Per saziare gli appetiti, la città di Ravenna offre sfiziose alternative: una passeggiata lungo la costa o in centro città, seguita da una cena a base di pesce è la combinazione perfetta per passare piacevoli serate. Per chi desidera immergersi nell’atmosfera marittima rimanendo però nel centro di Ravenna può fare un tuffo ventimila leghe sotto Viale Baracca, all’osteria L’Acciuga, che di un sommergibile condivide non solo l’ambientazione, tutta oblò, corde e salvagenti, ma anche l’atmosfera e il silenzio ovattato, con le luci gialle sulla pareti rivettate e slavate dalla salsedine. Il capitano è Matteo Salbaroli, giovane chef che si è perfezionato negli esercizi glam della riviera, a Miami, a Sidney e alle Cook Islands. Insieme al fratello Edoardo, nel novembre 2011 ha intrapreso la virata da chef patron in un pub dismesso e pittoresco: per la prima volta un ammaraggio tutto loro, dove mettere a frutto la lunga pratica acquisita qua e là. L’alto tasso di professionalità fa la differenza rispetto agli esercizi similari, che si tratti del crudo, signature

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dish del duo, o delle pietanze variegate, che cambiano due volte al giorno, secondo i capricci del mercato. Quel che non manca è il rispetto del prodotto, mai offuscato dall’invadenza delle salse ma piuttosto esaltato dal contrasto con i pochi ingredienti che completano il piatto. A pranzo le proposte sono numerose, quindici portate fra antipasti, primi e secondi, mentre la scelta serale è orientata sulla degustazione, più qualche sfizio estemporaneo

come gli spaghetti con acciughe e limone; in accompagnamento il pane e la focaccia, a base di farina macinata a pietra, entrambi fatti in casa. Senza dimenticare la carta dei vini firmata da Federico Graziani, sommelier di fama nazionale. Per chi invece preferisce l’atmosfera frizzante della costa di Milano Marittima, l’Osteria del Gran Fritto della famiglia Bartolini si trova proprio vicino al molo. Sebbene abbia aperto solo nel 2004, il pesce vi salta in padella direttamente da una lunga storia di tradizioni e generazioni, cosicché è ancora viva la memoria dei saporiti piatti preparati dai pescatori: la grigliata di pesce fatta sulla latta per non bruciare la barca come la rustida sulla banchina, le canocchie bollite, il brodetto, i maccheroni con le seppie o con lo sgombro e l’incoverciada, antico recupero del pesce grigliato e ripassato in padella. E ancora, la grande materia prima, con i suoi pesci poveri sugli allori, accoppiata alla spontaneità di un servizio “amatoriale”, nel senso del cuore e non dell’improvvisazione. Anche le ricette sono quelle di un tempo: il risotto secondo la moda di papà Marcello come i sardoncini saltati e le poveracce alla marinara; senza nulla concedere alle invenzioni della tradizione abbarbicate a scogli immaginari. Poi c’è il Gran Fritto, ovviamente, davvero maiuscolo per fragranza e doratura, che si tratti della paranza, del misto senza spine per i vagabondi, dei calamaretti, delle sarde o delle alternative vegetariane. Un concept che innesta la modernità sulla storia, anche grazie ad Andrea, erede dell’impero Bartolini; di formazione architetto, ha il merito di aver progettato gli arredi, che citano il folklore marinaro.

LA DENOMINAZIONE DI PESCE AZZURRO, TIPICO DELL’ADRIATICO, INDIVIDUA PESCI CON UNA COLORAZIONE DEL DORSO TENDENTE AL BLU/VERDE E CON IL VENTRE ARGENTEO. RIENTRANO IN QUESTA CATEGORIA ALICI, SGOMBRI, ARINGHE E SARDINE.

Per gli amanti delle ambienti rustici, suggestivi e anche un po’ “selvaggi”, una tappa obbligatoria è certamente Da Giumè. Si tratta di un vecchio capanno da pesca all’interno del quale è ubicata la trattoria, situato in una delle calette più suggestive dell’Adriatico sullo sfondo di uno straordinario panorama. Appena una trentina di metri dalla fine del molo bastano per entrare in un’altra dimensione. Un tempo era un semplice trabucco, trasformato in “padellone” da nonno Giovanni Geminiani, detto Giumè, negli anni ’60. (I testi sui ristoranti sono tratti da “52 trattosterie in Romagna” di Alessandra Meldolesi e Alessandro Rossi, IN Magazine)

IN ALTO, L’OSTERIA DEL GRAN FRITTO; A SINISTRA, L’ACCIUGA.

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SCRIVERE

Lo scrittore

IN NERO

TEATRO, CINEMA E SCRITTURA SONO LE PASSIONI DI FRANCO CALANDRINI, FONDATORE DI IMOLA FILM FESTIVAL E RAVENNA NIGTHMARE FILM FEST.

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di Erika Baldini / ph Massimo Fiorentini

Franco Calandrini veste nero, cupo. Ma quando sorride il suo sguardo è chiaro e luminoso. Ha un che di rassicurante e una modestia vera. Classe 1961, produttore di documentari e videoclip fino alla fine degli anni ’90, fondatore dei festival di cinema corto Imola Film Festival, uno dei primi a capire il potenziale espressivo del cortometraggio, e Ravenna Nightmare Film Fest, uno degli appuntamenti più importanti per il cinema di genere in Italia, con Start e Ravenna Screen curatore dei Sabati d’Essai a Ravenna e gestore di arene estive. Ma soprattutto, da qualche tempo, anche scrittore di talento, con all’attivo la raccolta di racconti Io non so fare niente e due romanzi, È colpa di chi muore (Il Maestrale, 2011) e il recente Corpi estratti dalle macerie (Quarup, 2013). È giusto? Come sei passato dal cinema alla scrittura? Quale la spinta che ti ha portato all’esigenza di scrivere, se di esigenza si tratta? “Giusto. Sullo ‘scrittore di talento’ sei stata generosa! In realtà non è che io sia passato dal cinema alla scrittura, il cinema era per me ragione di vita, sostentamento compreso fino a poco tem-

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po fa, la scrittura è solo passione. Non mi prendo molto seriamente. È successo che dopo aver iniziato a scrivere in modo del tutto casuale, e dopo aver vinto qualche premietto, mi sono appassionato. Quando penso di avere tra le mani qualcosa che meriti, scrivo. Poi non è detto che tutto quello che scrivo meriti di essere pubblicato.” In occasione dell’uscita del tuo primo romanzo, ricordo una tua intervista dove dicevi di essere arrivato alla scrittura in “così tarda età”, per cui ti eri preso tutto il tempo che serviva. È stato così anche per quest’ultimo libro? “Sì, è così per tutte le cose che ho scritto. Avendo iniziato a scrivere in tarda età e quasi per caso non ci sono aspettative sulla mia produzione letteraria. Se oggi smettessi di scrivere, a parte me, nessuno ne sentirebbe la mancanza. Non che pensi che i miei libri non abbiano valore, anzi, ho perfino la presunzione di credere che prima o poi qualcuno se ne accorgerà. È colpa di chi muore, se non l’avessi scritto io, direi che è proprio il tipo di libro che vorrei leggere. Ad oggi sicuramente la mia opera più compiuta.” La na r razione di Cor pi estratti dalle macerie sembra davvero un testo teatrale. Hai mai pensato a una messa in scena? “Corpi nasce come testo teatrale, ma dato che in Italia il teatro viene pubblicato solo da due grandi editori - e io non ho lo spessore per reggere tale peso - ho dovuto ripensarlo. Grazie al lavoro fatto con l’editor ho trovato una sua forma. Forse è diventato qualcosa di altro, ma alla fine mi ha convinto. Per la versione cinematografica c’è un interesse reale, ma ancora è prematuro parlarne.” Ravenna è dove vivi e lavori, il tuo nome qui è legato al

cinema: hai gestito la programmazione estiva della Rocca, curi la rassegna I sabati d’essai e sei il fondatore del festival di culto Ravenna Nightmare. Quali esperienze e ricordi conservi? “I primi anni di festival, fatti con budget di tutto rispetto, sono stati quelli in cui abbiamo avuto il massimo della gratif icazione. Penso alla prima edizione, assolutamente anarchica, culminata con una delle cerimonie di premiazione più folli mai avute, con Paolino, oggi una star televisiva, che lanciava premi improbabili. Oppure penso al primo anno di Cinema City con Dario Argento. Penso al 2005, in cui abbiamo messo in cantiere l’edizione più ambiziosa, con la pubblicazione, con Nocturno, del libro fotografico di Franco Vitale sull’opera di Argento. Penso alle Retrospettive di Sandro Sunda, attese dai nostri fan storici come la manna dal cielo. Penso anche alle edizioni recenti, sotto la direzione artistica di Albert Bucci e al tutto esaurito della sonorizzazione degli Ovo di Nosferatu. Penso ai dopo festival di cui per tanti anni si è narrato. Sono ricordi che nemmeno il momento critico che ci sta aspettando potrà cancellare.” E il futuro? Quali sono i tuoi prossimi progetti? “Cercare di consolidare ulteriormente i due festival che ho fondato, anche se il momento non è dei migliori, e continuare a scrivere. Ho in mente quattro progetti: Il male minore, disavventure di un contabile in terra Kazaka; una riscrittura de La bohème che ho in mente da anni; Il mio giudizio universale, pièce teatrale su di una vendetta, tra Un borghese piccolo piccolo e Il segreto dei suo occhi; Gli spettri, una riflessone sulla vita delle cose e delle persone dopo la morte. Come vedi ho le idee un bel po’ confuse.”

La Tradizione nel Futuro Via Corrado Ricci, 24| Ravenna tel. 0544.30163 | www.cadeven.it | info@cadeven.it


DIPINGERE

Impressione

E MEMORIA L’OPERA DI MARISA EMILIANI PERCORRE IL NOVECENTO TRA INNOVAZIONE E FEDELTÀ AL PROPRIO STILE.

di Aldo Savini / ph Lidia Bagnara

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R

Ritratto, paesaggio, natura morta, o meglio “natura silente” o “natura in posa”, sono i generi pittorici di quegli artisti che in Romagna si sono formati nel corso del Novecento all’Accademia di Belle Arti e, prima, alle locali scuole di Arti e Mestieri, tra cui quella diretta da Luigi Varoli a Cotignola. La giovanissima Marisa Emiliani ebbe l’opportunità di farne la conoscenza e di frequentare quell’officina di idee e di invenzioni per un breve periodo, significativo però per le indicazioni che saranno un costante punto di riferimento per la sua attività pittorica, sostenuta dall’intima connessione tra immagine visiva e interpretazione musicale. Tuttavia, la sua vicenda artistica non si è appiattita rigidamente sui modelli dei generi perché, per non tradirli, ha avvertito l’esigenza di un costante aggiornamento in relazione sia alla personale sensibilità, sia alle novità che stavano avvenendo nell’arte a livello nazionale e non, senza lasciarsi condizionare o fuorviare per tentare scelte d’avanguardia o soluzioni di radicale stravolgimento. Nella sua pittura, attinente al vero, convergono impressione e memoria. L’impressione è immediata e diretta, si risolve nell’attimo dell’atto intuitivo, ma poi rinvia ad esperienze riposte nella memoria, per cui l’occasione momentanea si stempera in una visione dilatata, vibrante, poetica. Attenta alla composizione, alla forma, agli accordi e agli effetti coloristici, le sue immagini scorrono dai forti contrasti alle armonie tonali. Aspetti che si impongono con evidenza nella pittura di fiori, un genere minore, tradizionalmente riservato alle artiste donne, le quali, specializzandosi, si sono distinte a

partire dal Settecento per uno straordinario virtuosismo illusionista e per l’eleganza decorativa. Sul finire dell’Ottocento, poi, si è determinato il capovolgimento della gerarchia dei generi, tale da rendere la pittura di fiori ideale per la sperimentazione pura: ne sono esempio i Girasoli di Van Gogh e le Ninfee di Monet. Inoltre, nel corso del Novecento si è superata la semplice raffigurazione naturalistica, tanto che non è più significativo l’oggetto in sé rappresentato quanto l’esperienza di esso, dunque l’emozione che sa trattenere e trasmettere. Un fiore può nascondere brucianti desideri intimi e personali, melodie musicali, raffinati giochi di forme e colori. I fiori di Marisa, nella loro splendente solarità, sprigionano la vita e il sentimento della bellezza, e sembra che vogliano resistere alla precarietà della loro naturale condizione, essendo destinati a sfiorire, proponendosi quindi come metafora della condizione umana. I paesaggi del Brasile, dove ha festeggiato con la famiglia gli ottanta anni, le marine con le conchiglie in primo piano e le vedute veneziane con le cupole in lontananza e una gondola solitaria affiorano come visioni sognanti di esperienze passate che la pittura trasforma in immagini nelle quali scompare la distinzione tra passato e presente per affermare una sensazione di persistente attualità. Nei ritratti e soprattutto negli autoritratti nella loro domestica naturalezza, l’impressione si fa emozione. Nel raffigurare un personaggio Marisa cerca sempre un alito di vitalità e lo trova nello sguardo incisivo o in un lieve e quasi impercettibile movimento delle labbra che, insieme agli occhi, sono la via per accedere alle ragioni del cuore.


SUONARE

Una porta

SULLA MUSICA DA RAVENNA A LONDRA PASSANDO PER PARIGI FINO AD MTV. THE DOORMEN RIESCONO AD ESSERE BRIT NELL’ADRIATIC COAST. di Serena Onofri / ph Andrea Fiumana

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A

A Ravenna, i Doormen sono conosciuti sì, ma non nel mondo commerciale, quello degli aperitivi e degli eventi mondani, bensì nella parte più dark, per usare un termine inglese, cioè dalla maggior parte della gente che da sempre ascolta musica alternativa. È quella parte di Ravenna che è cresciuta dove, abituati alla nebbia e ai landscape grigi per sei mesi l’anno, ti immagini un po’ di Londra o di Manchester e, ascoltando un po’ di Joy Division e Morrisey, fai passare i giorni, i mesi, le stagioni, gli anni continuando a sognare di diventare una rock star. E a volte il sogno è più vicino di quello che si pensa. Partiamo dalla fine: siete stati a Londra, poi Parigi. E ora? Progetti? “L’idea è suonare, suonare e suonare esportando il più possibile, e lontano, la nostra musica. ” E se guardiamo il futuro? Quello bello, quello dei sogni? “Vivere di musica.” Avete aperto uno dei concerti più importanti del 2014, quello di Paul Weller all’Umbria Rock Festival, eravate emozionati? “Parecchio, ma tali emozioni riusciamo sempre a trasformarle in energia e divertimento. ” Ma chi sono i Doormen? Ci fate entrare un attimo dentro? “Sono quattro amici con una grande passione per la musica e con un sogno nel cassetto.” La vostra musica come la possiamo descrivere? “Viscerale, passionale, malinconica.” Come sono nati i Doormen e il loro nome? “Il nome deriva da un pezzo degli Stereophonics e sono nati nel 2009 per puro caso.” Chi scrive e compone? Come nascono le vostre canzoni ? “I pezzi sono scritti da Vins e Luca. Un processo a dire il vero non esiste, ma il primo che propone una cosa interessante e che piace fa ‘nascere’ la canzone.” A chi vi ispirate? chi sono i vostri artisti preferiti? “L’ispirazione principale è la

vita di tutti i giorni. Per quanto riguarda gli artisti i nomi che ci piacciono sono: Oasis, Blur, Artic Monkeyes, Portished, Strangelove, Interpol, Doors, Smiths, Bowie, ...” Se domani poteste fare un concerto con chi lo fareste? Tipo un sogno ad occhi aperti: sono sul palco con... “Blur (ovvio)”

ECCO COME È COMPOSTA LA BAND DEI DOORMEN: VINS BARUZZI (LEAD VOCALS/GUITAR) LUCA MALATESTA (GUITAR/BACKING VOCALS) TOMMASO CIUOFFO (BASS GUITAR) ANDREA “ALLO” ALLODOLI (DRUMS)

Cosa vuol dire fare il musicista nel 2015? Volete dare un consiglio a chi ha la stessa passione per la musica? “Cito un tweet che ho visto in questi giorni: ‘fare musica in Italia e camparci è più difficile che una laurea in medicina’. Il consiglio è quello di non fidarsi di nessuno.” Parliamo di ragazze, fare il musicista aiuta? “Ummmmm …. Sì.” Il primo bacio? E l’ultimo? “Oggi” Il posto più strano dove avete suonato? “In un pub a Fermo davanti alla porta del bagno. Per ogni persona che entrava dovevamo spostare i manici delle chitarre per fare passare mentre suonavamo.” Ringraziamenti? Volete ringraziare qualcuno? “La lista sarebbe infinita e quindi diciamo tutti coloro che ci supportano e sopportano, ma in particolar modo: Riccardo Pasini, dello Studio 73, Andrea Fiumana, Thomas Pilani, Luca Bacciocchi di Talco3, Chris del Bronson e Hanabi.” IN MAGAZINE

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VINCERE

Oltre

LA RETE IL CT MASSA LOMBARDA FESTEGGIA LA PROMOZIONE IN A1 MASCHILE. IL PRESIDENTE FULVIO CAMPOMORI NE RIPERCORRE LA STORIA, A PARTIRE DA QUANDO DA PICCOLO ANCHE LUI ANDAVA A GIOCARE AL CIRCOLO TENNIS. di Michele Virgili

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Un 2015 da incorniciare per il Circolo Tennis Massa Lombarda che nel suo 50° anniversario, battendo nello spareggio della gara di ritorno per 4-0 il CT Le Rocce di Mascali, festeggia la storica promozione in A1. In terra siciliana la partita era terminata sul 3-3 poi, sui propri campi, ai ragazzi guidati dal capitano non giocatore Michele Montalbini sono bastati i quattro singoli per raggiungere lo storico traguardo. Festa grande per tutto l’ambiente tennistico e per la società del presidente Fulvio Campomori. “È un’enorme soddisfazione – sono le prime parole di Campomori –. È un risultato che siamo riusciti a costruire con il tempo. Abbiamo giocato per dodici stagioni in A2 crescendo anno per anno; questa promozione l’hanno voluta tutti: i giocatori, il circolo e il pubblico che ci ha sempre seguito. Ringrazio il nostro sponsor Oremplast per il sostegno che da anni ci garantisce.” Salendo nella massima serie, il CT Massa Lombarda sarà nel 2016 l’unico circolo in A1 dell’Emilia-

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Romagna ed entra nei primi quattordici in Italia. Con il presidente ripercorriamo la storia del circolo tennis: “Sono presidente da un anno ma faccio parte dello staff da trentasette, anch’io ero uno dei ragazzini che veniva al circolo a giocare a tennis e sono stato un agonista. Siamo partiti piano piano, nel 1965. Quattro anni dopo nasce la Tennistica Massese, poi la svolta negli anni ’80 con la nascita del Circolo Tennis Massa Lombarda che, grazie alla passione e all’impegno di un gruppo di dirigenti, ha sempre aumentato i numeri ogni stagione come partecipanti (soci, bimbi con la scuola tennis e agonistica) ottenendo nello stesso tempo sempre migliori risultati nell’attività agonistica, che si è sviluppata molto dal 1997. Qui da noi, mi fa piacere ricordarlo, ha mosso i primi passi la campionessa internazionale Sara Errani.” In bacheca il CT Massa Lombarda può vantare 15 titoli regionali nelle varie categorie e quest’anno, oltre alla promozione, ha vinto il Trofeo città di No-

nantola, riservato ai giocatori di 4° categoria, e il Trofeo Palmieri, giocato sui campi di Massa Lombarda per giocatori di 3° categoria. La società segue con grande attenzione tutte le attività delle squadre minori e le formazioni giovanili; fanno parte del CT Massa Lombarda circa 60 atleti divisi nelle 18 squadre tra indoor, primaverili e giovanili. Fiore all’occhiello è la Scuola tennis e agonistica con 130 ragazzi seguiti dai maestri Ronnj Capra e Andrea Bellosi. Sabato 27 giugno, il giorno prima che si giocasse la finale, si è svolto al Circolo Tennis il Tennis Day: “È una manifestazione che organizziamo ogni anno dove, in una sola giornata, coinvolgiamo tutti i nostri ragazzi. È veramente bello vederli tutti insieme: sabato i nostri ragazzi sono entrati in campo e hanno palleggiato con i giocatori della prima squadra. Sul futuro non pongo limiti, abbiamo a disposizione solo tre campi, ci occorrerebbe più spazio, posso assicurare che continueremo con grande entusiasmo il nostro percorso.”

Il ristorante vanta anni di esperienza e vi aspetta a due passi dalla spiaggia, con piatti classici romagnoli a base di pesce, uniti a freschi menù degustazione. Il servizio d’asporto è aperto anche durante il periodo invernale.

RISTORANTE CRISTALLO Piazza Saffi 13 - 48122 Punta Marina Terme (RA) Tel. 0544 437228 - www.ristorantecristallo.com


GIOCARE

La bottega del

GIOCATTOLO ROBERTO PAPETTI È UN INVENTORE DI GIOCHI, CHE PROGETTA E COSTRUISCE CON LE PROPRIE MANI E CHE HA COLLEZIONATO GIRANDO IL MONDO.

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di Roberta Bezzi

“Un artista prestato alla didattica”, così ama definirsi il ravennate Roberto Papetti. Fino al 2011, ha diretto e coordinato il centro La Lucertola, spazio educativo e didattico organizzato dal Comune di Ravenna. Da quando è andato in pensione, ha preso in affitto un magazzino in via San Vittore dove è come entrare nel Paese delle Meraviglie, con tanti giochi, materiali e attrezzi vari colorati sparsi ovunque. Ormai ha perso il numero di quanti giochi ha fatto, in gran parte regalati ai più piccoli mentre solo alcuni

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venduti a collezionisti. Continua a tenere laboratori ovunque, a fare ricerca e a scrivere. Sono suoi i libri Giocattoli creativi, Trottoleria, Cappellaio matto, Eco-ombre e molti altri. Un’attività per cui ha vinto, nel 2012, il premio Ludo Award e il Piccolo Plauto assegnato alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna da parte della rivista Infanzia, con il patrocinio dell’Università di Bologna. Cosa ricorda della sua lunga esperienza al centro La Lucertola, nato nel 1983, tra i primi in Italia a promuovere l’educazione ambientale? “Mi ha dato tante possibilità, fra cui quella di andare, negli anni ’90, a tenere laboratori in giro per l’Italia e l’Europa, dove mi sono confrontato con altri insegnanti delle scuole e dell’università. Il Comune di Ravenna ha infatti partecipato a progetti europei per l’istruzione e l’educazione come il Comenius. È stato fantastico lavorare in alcuni dei più bei giardini al mondo a Versailles, Parigi, Granada, Bruxelles.” Com’è nata la sua passione per i giochi? “Da bambino già mi divertivo a costruirli con materiali di recupero, perché avevo una buona ma-

nualità. Anche perché non ne ho mai ricevuti nessuno in regalo dai miei genitori. Faccio parte della generazione di chi, a poco più di dieci anni, ha conosciuto il lavoro: distribuivo le bibite in spiaggia, aiutavo in hotel o in ristoranti. Poi però, da adulto, è stato difficile individuare la mia vera attitudine.” Come decide cosa costruire? “Non c’è una regola. Ogni tanto parto da una tipologia di gioco oppure da un materiale e mi ci dedico per almeno un anno. Costruire giocattoli artigianali è una filosofia: non lo si fa per il consumo, dietro c’è una minuziosa ricerca, una storia. Si persegue la qualità narrativa del gioco. Per esempio, la mia piccola produzione di cinquanta trottole, oggetto che da anni io stesso colleziono, è arrivata dopo che ho scritto un libro, ho conosciuto i migliori costruttori, ho visto i più importanti musei. Con quelle più strane faccio il Circo delle trottole nelle scuole. Sul fronte dei materiali, c’è stato il periodo in cui mi sono dedicato ai tappini a corona, alle biglie [Papetti è fondatore dell’Università delle biglie, n.d.r.], alle cerbottane. Ora sono affascinato dalle cannucce da bibita: è incredibile ciò che si può costruire.”




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