RESTART 08 SPECIALE ELEZIONI 2021

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restart restart restart Periodico di politica, cultura, ambiente, società - Milano, Lombardia, Europa. Anno II - N° 8 Ottobre 2021

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speciale milano 2021

"NASCERE NON BASTA. E' PER RINASCERE CHE SIAMO NATI. OGNI GIORNO" Pablo Neruda


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Editoriale

amministrative 2021 di Dario Giove

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Milano da vari mesi la campagna elettorale si annunciava sonnacchiosa, senza colpi di teatro né colpi sotto la cintura. Una elezione insomma in tono minore, quasi una formalità da sbrigare per proseguire un percorso non privo di problemi, quale è stato quello del primo mandato del Sindaco Sala.

L’attenzione è stata calamitata per la maggior parte del tempo sul variegato fronte che si è presentato a sostegno del Sindaco uscente e sulle difficoltà (ogni giorno più palesi sino alle uscite pirotecniche di questi giorni) per il centrodestra (e per la destra) a imbastire una campagna elettorale e a identificare uno sfidante all’altezza della competizione. In tutto questo i problemi della città, che ci sono! Hanno fatto molta fatica ad emergere e a focalizzare l’attenzione verso possibili attenzioni. Una campagna elettorale in buona misura giocata in silenzio se non nei ritrovi nei luoghi cult della Milano scintillante del centro, lasciando ai margini le periferie che pure soffrono e votano e tutto l’hinterland, che viene chiamato a sacrifici per garantire l’immagine della Milano in ripresa ma che non può non solo esprimere un voto ma che è spesso ignorato in questa competizione. Nei cinque anni di amministrazione Sala, Milano ha continuato a godere della spinta generata da Expo, sono stati portati a compimento numerosi progetti avviati dalle giunte precedenti, comprese quelle di centrodestra, e sono stati avviati nuovi importanti progetti, come la riqualificazione degli scali ferroviari dismessi. La pandemia ha colpito duramente la città e alcune uscite infelici hanno appannato l’immagine del suo sindaco. Negli ultimi anni ha utilizzato interventi di urbanistica tattica, poco costosi e rapidi da eseguire,

per creare nuove aree pedonali e piste ciclabili e ha dato una svolta verde alla sua ricandidatura. Il centrodestra milanese ha faticato a trovare le energie necessarie per questa competizione. Dallo scorso giugno, più di 25 candidature sono state proposte e bocciate da questo o quel partner della coalizione. Alla fine la scelta è caduta su una figura assai discutibile quanto poco conosciuta in città e praticamente sconosciuta nel resto del paese: Luca Bernardo, 54 anni, pediatra del Fatebenefratelli con un fratello, Maurizio, a lungo senatore del centrodestra e poi passato per breve tempo al Pd. La scelta di Bernardo ha confermato l’impressione che per il centrodestra questa sarà una campagna elettorale non particolarmente movimentata. Un fatto che non può essere archiviato in modo banale. Milano è la città da cui partono e sopravvivono Silvio Berlusconi e la Lega. La città che per molto tempo ha rappresentato una immagine di successo delle loro proposte ed è il capoluogo di quella Regione governata senza eccessivi problemi di successo ad ogni tornata elettorale dal Centro Destra. Un motivo in più, quindi, per ragionare oltre la superficie dei (pochi) manifesti elettorali e cercare nelle azioni (più che nei programmi) cosa si possa nascondere in questa inusuale remissione. E questo riporta alla mancanza di discussione che ha accompagnato il dibattito politico in questi mesi. Le deleghe affidate al Sindaco Sala da buona parte del centro-sinistra, pur in una miriade di liste che non trovano giustificazione nei programmi presentati, del tutto simili e a volte tali da sembrare quelli di formazioni che sostengono non il secondo mandato di un Sindaco ma quello di un newcomer, non entrando nel merito dei problemi aperti e delle defaillances che i 5 anni di governo Sala mostrano evidenti. Anzi, nei programmi o negli argomenti mancanti in


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questi, pare comparire una certa compiacenza verso un centrodestra con cui si possa anche più che dialogare. Mancano parzialmente nei ragionamenti temi critici quali quelli della casa per una città che non cresce per i costi insostenibili della vita, quelli dei trasporti dall’hinterland verso Milano, quelli del lavoro, nel contesto di un piano strutturato che sappia proporsi come una piattaforma di governo locale verso il nazionale, quelli di un piano “verde” per la città ragionato e di lungo periodo. Nel centro-sinistra si sono presentate, oltre alle liste

convergenti su Sala, due liste affiancate. L'una, quella dei 'Socialisti per Milano', candidato Giorgio Goggi, sull'onda del 'buongoverno' dei sindaci socialisti che hanno governato Milano dal dopoguerra e Milano in Comune, civica ambientalista con il candidato Gabriele Mariani. Ecco, a questo panorama del centro-sinistra abbiamo rivolto 3 domande su temi che riteniamo maggiormente rilevanti e che a nostro avviso, meriterebbero ancora di essere discussi. Due liste non hanno risposto. Sotto le risposte delle altre.


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Le nostre domande Redazione RESTART è una rivista che ha circa 18 mesi di vita e si indirizza a lettori di area progressista promuovendo il dibattito politico, sociale e culturale su vari temi. Approssimandosi le elezioni a Milano abbiamo deciso di dedicare un numero per esporre le posizioni dei vari gruppi che nel centro-sinistra si presentano alle stesse. Abbiamo pensato di dare uno spazio affinché ogni gruppo rispondendo a tre domande di ampia portata potesse trovare modo di caratterizzarsi.

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Tutte le grandi città europee intendono la loro identità e la loro attrattività nella dimensione metropolitana. In Italia, Milano, Napoli e Roma sono le realtà urbane che possono considerarsi a pieno titolo aree metropolitane non semplicemente sulla carta o per effetto delle disposizioni di Legge. Cosa intendete fare per rilanciare l’area metropolitana milanese, che al momento sembra più un’istituzione che surroga la vecchia provincia con poche risorse a disposizione invece che un vero modello di governance urbana? Silvia Roggiani - PD Milano La costituzione dell’ente Città Metropolitana resta, ancora oggi, uno degli incompiuti istituzionali dei nostri anni, perché si misura con un quadro di poteri troppo lacunoso. Ma va detto che alcuni primi buoni passi sono stati fatti, penso per esempio all’introdu-

zione del biglietto unico integrato e al progetto Smart Land, col quale 14 comuni del Sud Est si sono uniti per realizzare, fra le altre cose, la rivoluzione verde e ridurre il traffico entro il 2027. Ma non basta: ogni politica e ogni progetto oggi vanno pensati in rapporto al contesto della Grande Milano e la stessa prospettiva va applicata all’enorme opportunità del PNRR. Senza contare che il il Pgt Milano 2030 guarda già oltre i confini della città: le grandi trasformazioni e infrastrutture allargano lo sguardo della città verso l’Area Metropolitana. Il progetto Mind e la Città della Salute tracciano gli assi principali di sviluppo. Il trasporto pubblico valicherà sempre di più i confini urbani con i prolungamenti delle metropolitane e la realizzazione della Circle Line ferroviaria. La sfida più grande oggi è essere all’altezza di questi progetti per realizzare finalmente in modo compiuto l’ente Città Metropolitana.


Paolo Limonta e Luca Belloni - Milano Unita Milano Unita fin dal Manifesto fondativo riconosce che l’ obiettivo della sostenibilità, sociale ed ecologica non può prescindere dal lavoro congiunto dell’amministrazione comunale e della Città Metropolitana . Pensare a una politica dei trasporti, del lavoro , della cura dell’aria senza considerare un’ottica di Città Metropolitana appare ovviamente come parziale ma noi pensiamo che questo rapporto sia necessario anche per agire concretamente sulle diseguaglianze, con risorse dedicate anche attraverso processi di consultazione e partecipazione di chi vive la città. Ad oggi riteniamo che non si possa nemmeno dire che “l’area metropolitana milanese sembra un’istituzione che surroga la vecchia provincia” infatti, la mancanza dell’elezione diretta dei rappresentati e di chiari poteri di spesa crea un’istituzione debole e lontana dai cittadini. Nei limiti della legge nei programmi di municipio stiamo proponendo che i Municipi stabiliscano un rapporto di collaborazione con i Comuni confinanti che spesso sono in relazione continua con i quartieri periferici

Silvia Roggiani

Giorgio Goggi - Socialisti per Milano La legge Delrio che toglie l’elettorato attivo ai cittadini della città metropolitana è pessima e, a mio parere, incostituzionale. Il Sindaco del capoluogo si interessa poco della Città Metropolitana, che resta senza voce, ed i naturali conflitti fra il capoluogo e la Città metropolitana non emergono e possono diventare dirompenti. La nostra proposta è che ci sia un Sindaco anche della Città Metropolitana eletto a suffragio universale da tutti i suoi cittadini, che possa dialogare da pari con il Sindaco di Milano. Questo perchè la presenza dialettica dei due sindaci consente di comporre i conflitti, come avveniva con la Provincia. Lucia Audia - ART UNO/Lista Sala Se guardiamo alla Città Metropolitana di Milano, occorre richiamare qualche numero. Circa 3.300.000 abitanti e più di 130 comuni che la costituiscono. Un’istituzione che, nel mantenere le dimensioni della Provincia di Milano, cui è subentrata nel 2015, e rimanendo pertanto così ampiamente rappresen-

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Paolo Limonta

tativa, non può vedere il suo più alto vertice eletto direttamente solo dalla città di Milano. Si pone come ente di secondo livello, che potenzialmente potrebbe avere un valore politico più ampio della soppressa provincia, che necessita del coinvolgimento di tutti i cittadini metropolitani nell’elezione del Sindaco e del Consiglio. Un’azione di coordinamento delle varie istanze dovrebbe poi essere svolta da Città Metropolitana in tema di pianificazione del trasporto pubblico locale, di mobilità, di sviluppo e governo del territorio, che tenga conto dell’ambiente e favorisca la creazione di aree omogene

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La frattura fra centro e periferia resta uno dei punti critici dell'idea di Milano del centro-sinistra, dal punto sia politico sia amministrativo. Il programma di Sala per il suo primo mandato metteva al centro il rilancio delle periferie. Dopo cinque anni di governo della città molti dei problemi delle periferie che si intendevano risolvere sono ancora sul tappeto. Cosa intendete fare per dare alla città e alle sue zone, dal centro alla periferia, una visione amministrativa e di governo unitaria? Ritenete che le attuali municipalità siano disegnate

Luca Belloni

in modo adeguato per rispondere alla domanda di partecipazione e di servizi che viene dagli abitanti delle diverse zone cittadine? Silvia Roggiani - PD Milano I quartieri sono il cuore pulsante di Milano e sono il fulcro della dimensione della città a 15 minuti che questa amministrazione sta realizzando. La Milano che immaginiamo, insieme al sindaco Sala, è una Milano più vicina dove ciascuno possa trovare servizi e commercio di prossimità, vivere nel verde ed avere nel proprio quartiere scuole migliori, assistenza di qualità, impianti sportivi e una ricca offerta culturale e commerciale. Questa Milano prevede la valorizzazione delle deleghe, delle competenze e delle responsabilità dei 9 Municipi che, con più forza rispetto al passato, devono svolgere ruolo di regia sul territorio. Connesso a questo, c’è poi il tema che riguarda la riqualificazione dei 7 scali ferroviari. Il loro recupero interviene in modo profondo, accorciando le distanze fra le aree più centrali e quelle meno, e contribuirà alla strategia per l’incremento del verde in città con la nascita di 7 nuovi parchi. È anche l’occasione per aumentare il patrimonio di edilizia resi-


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denziale pubblica, con cui garantire nuove abitazioni alle fasce più fragili della popolazione e, contestualmente, creare quel mix sociale e culturale necessario per una città davvero inclusiva e cosmopolita. Paolo Limonta e Luca Belloni - Milano Unita Siamo la lista di Sinistra che sostiene la candidatura di Beppe Sala sindaco a livello cittadino e saremo, all’interno della coalizione, i garanti di discontinuità di una amministrazione che, sul solco delle tradizioni democratiche, antifasciste ed inclusive che hanno sempre caratterizzato Milano, garantisca reali meccanismi di redistribuzione della ricchezza e di lotta alle povertà, per essere sempre più giusta, sostenibile, ecologica. Per farlo riteniamo indispensabile pensare a una Milano in cui torni centrale la sanità pubblica attraverso le Case della Salute pubbliche, in cui l’istruzione sia garantita e la scuola pubblica sia intesa come avamposto per il superamento delle disuguaglianze, in cui le diversità siano considerate fonte di ricchezza e sviluppo, dove il lavoro sia “giusto” perché tutti i lavoratori vedano riconosciuti e tutelati i propri diritti ed un’equa retribuzione, in cui la casa non sia negata

e la città a 15 minuti non sia uno slogan vuoto, ma un laboratorio di trasformazione e socialità non esclusivo, in cui le società municipalizzate e partecipate non siano tanto strumento di profitto, ma piuttosto strumenti di aiuto alla trasformazione sostenibile della città. Tutte le nostre proposte programmatiche vanno in questo senso e pensiamo che anche le politiche di decentramento debbano avere queste linee guida. Le municipalità sono disegnate in modo non corretto perché a volte hanno la dimensione di capoluoghi di provincia ma non hanno gli adeguati strumenti amministrativi e quindi diventano strumenti bloccati per la trasformazione della città per cui opereremo per completare la riforma del decentramento, aumentando risorse e competenze dei Municipi e soprattutto riequilibrando il potere del Consiglio rispetto alla Giunta, riportando al centro della partecipazione dei cittadini le commissioni consiliari , organizzando il consiglio di Municipio dei ragazzi e delle ragazze ,istituire un tavolo permanente sulla scuola e su tutti i servizi educativi, sul modello de "La scuola sconfinata" coinvolgendo insegnanti, dirigenti, educatori, genitori, associazioni e cooperative, istituire una Consulta dei cittadini stranieri di Munici-

Giorgio Goggi


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pio, con alcuni rappresentanti invitati permanenti ai lavori del Consiglio.. Giorgio Goggi - Socialisti per Milano Le periferie di Milano non sono estese come le periferie delle grandi metropoli, ma solo quartieri periferici. Alla scala delle metropoli mondiali sono centro città. Andrebbero trattate come il centro con la stessa attenzione e con la stessa qualità. La periferia vera di Milano è la sua area urbana, che con Milano conta più di 5 milioni di abitanti, è parte essenziale dell’ambito economico milanese ed è quella che contribuisce a fare ricca Milano. Purtroppo negli ultimi anni la percezione di questa importanza è sfumata e non si sono adeguate le condizioni di accessibilità per l’area (secondo passante, metropolitane, interscambi) e Milano punta a crescere più dell’area urbana, questo, alla lunga, potrebbe portare al declino di Milano. Lucia Audia - ART UNO/Lista Sala Le periferie al centro, quasi un mantra della prima giunta Sala finalizzato a ricucire le cesure tra il centro privilegiato e le periferie. E’ stato così? Si è trattato di tentativi fallimentari come sostengono le forze politiche opposte a Sala? Né l’uno, né l’altro, o forse un po’ l’uno e un po’ meno l’altro. Penso, per esempio, al Municipio 5, al rilancio di alcune zone considerate periferiche, o non così prossime al centro: dall’area Fondazione Prada e Symbiosis in zona Ripamonti, all’area verde del Parco del Ticinello in fase di riqualificazione nel rispetto della vocazione agricola del Parco Sud. Ma penso anche al Gratosoglio che ancora lamenta una lontananza dal centro. Per queste aree la riformulazione di una politica cittadina che punta l’attenzione sui quartieri, sui NIL, uniti ad una visione più ampiamente condivisa di politiche sociali e dell’abitare, di ricucitura di parti del territorio cittadino, di rigenerazione urbana, di mobilità dolce e trasporti pubblici efficienti, non potranno che favorire il superamento del gap tra centro e periferia. E in questo i municipi non possono che tornare utili sia nel porsi come elementi di raccordo con i comuni di prima fascia della cinta metropolitana, che nel favorire la partecipazione cittadina al cambiamento. Gli strumenti amministrativi esistono, basta utilizzarli.

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Le piste ciclabili sono state e saranno ancora, fra aspetti positivi e negativi, uno dei punti qualificanti della proposta per Milano del centro-sinistra. Ancora in questi giorni, il Sindaco Sala ha ribadito la necessità di continuare ad investire su questo terreno, così come fanno le altre grandi città europee, per realizzare un nuovo modello di mobilità sostenibile in cui trasporto pubblico e uso di mezzi privati leggeri, come le biciclette, favoriscano una viabilità più fluida e un minore congestionamento del traffico, anche in una prospettiva attenta all’ambiente. Ma le polemiche sulle piste ciclabili non si esauriscono: ultima quella sulla ciclabile di Corso Buenos Aires, rispetto alla quale anche l’amministrazione comunale ha ammesso esserci dei problemi. Quali sono le vostre proposte su questo tema? Silvia Roggiani - PD Milano La mobilità dolce è uno dei punti qualificanti della nostra proposta per Milano. I numeri oggi registrano un aumento degli utilizzatori della bicicletta su assi dove, in passato, sembrava impossibile anche solo ipotizzarne il transito. L’impegno è dunque quello di ampliare sempre di più questa rete, raggiungendo i 100 km di nuove piste ciclabili entro il 2022, portando il totale a 300 km, ma anche di garantire sicurezza ai ciclisti. Stiamo pensando, inoltre, anche alle piste ciclabili in ottica metropolitana, affinché possano essere usate dai cittadini dei comuni limitrofi, per diminuire il traffico automobilistico. Nell’ottica poi di alleggerire il trasporto pubblico promuoviamo la mobilità attiva implementando le zone 30, andiamo avanti a potenziare lo sharing ed entro il 2030 l’intero parco mezzi ATM sarà elettrico. È proprio sul tema della transizione ambientale e della sostenibilità che si misura la più grande distanza fra noi e la destra, che sta dimostrando di voler tornare al passato, mentre noi guardiamo orgogliosamente al futuro. Paolo Limonta e Luca Belloni - Milano Unita Parlare di mobilità sostenibile vuol dire parlare anche di ciclabilità. Questa deve essere parte della mobilità . In questo senso noi riteniamo che non debbano costituire obbligatoriamente un “mezzo di trasporto separato”. Per cui pensiamo che sia necessario aumentare il numero delle corsie ciclabili , non solo del-


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le piste strutturate, e nella costruzione della città a 15 minuti aumentare le zone a 30 kmh dove si possa avere un commistione dei mezzi. Occorre poi pensare che i percorsi debbano essere strumento di collegamento tra i quartieri limitrofi non solo per arrivare dalla periferia al centro . In questo senso sarà importante la capacità progettuale dei municipi. Mentre, tornando al tema di città Metropolitana, questo è il tipico tema che debba vedere una collaborazione tra Milano e i Comuni limitrofi Giorgio Goggi - Socialisti per Milano Il problema di queste piste ciclabili che, per come sono tracciate sono pericolosissime, è che non si sia rispettata la tecnica internazionale. Infatti, se ci ricordiamo della trattatistica sulle tecniche di moderazione del traffico, scopriamo che alle piste ciclabili viene assegnato uno spazio nelle strade di quartiere, ancora meglio se si tratta di “zone 30”, e non sulle strade interquartiere e su quelle le strade foranee principali che danno accesso alla città dall’esterno. Questa è la tecnica per tracciare piste ciclabili in sicurezza, che possono dare accesso a tutta la città, ma utilizzando la rete locale. Quando si debbano utilizzare le strade principali le

Lucia Audia

piste vanno protette o meglio poste in sede separata. Ora, è giusto sviluppare la mobilità ciclabile, è giusto e urgente che i ciclisti si possano muovere in sicurezza su tutta la città, quindi Milano deve realizzare una grande rete di piste ciclabili, ma tracciate secondo le tecniche internazionali, e in totale sicurezza. Lucia Audia - ART UNO/Lista Sala Nella prospettiva di una transizione ambientale, iniziata nell’ultimo decennio e portata avanti dall’amministrazione Sala, non si potrà non continuare sul percorso già tracciato. Parte dei fondi del PNRR destinati alla città non potranno che essere investiti nel favorire l’uso del trasporto pubblico e nella ciclabilità, pur tenendo conto della conformazione morfologica della città, delle sue vie e della necessità di favorire una mobilità che sia utile al collegamento dei e tra i quartieri. In questo processo non deve mancare il coinvolgimento dei cittadini. I loro suggerimenti sono spesso utili a porre rimedio ad eventuali criticità. Ma il tema è così osteggiato dalle forze politiche estranee al centrosinistra che non si potranno non registrare critiche strumentali e ascoltare ancora nel futuro - cosa già frequente nei municipi governati dal centrodestra- continue richieste di realizzare parcheggi e di eliminare le aree a circolazione limitata.


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FORMAZIONE

La scuola, fabbrica dell’uguaglianza Federica Villa

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lla faccia del più celebrato san Silvestro, il ritorno a scuola segna il vero inizio anno. E mentre grandi aspettative attendono di essere confermate, o disattese, già sappiamo ciò che sarà. Carenza di insegnanti, esiguità di risorse, edifici fatiscenti e spesso non accessibili. A sostegno di quanto detto, è sufficiente l’esperienza diretta o indiretta di ciascuno di noi, anche se non va commesso l’errore di considerare il caso personale una regola generale. Accade quindi che il luogo costituzionalmente designato all’istruzione e all’emancipazione individuale, all’inclusione sociale, oltre che alla coltivazione dei valori democratici, non sia all’altezza dei compiti che gli sono stati assegnati. Una chiave di lettura è proposta da Maria Teresa Foà, insegnante di scuola primaria per otto cicli scolastici, oggi in pensione, che individua nella “distanza strutturale tra ciò che viene dichiarato e ciò che di fatto è agito” (tra ciò che è richiesto dal ministero e gli strumenti poi messi a disposizione), la causa dei problemi del sistema scolastico nel suo insieme. FONDI E PRIORITÀ Negli ultimi due anni la pandemia ha aggravato il quadro della situazione e, per il secondo anno consecutivo, il sistema formativo nel suo complesso è diventato il vero banco di prova della gestione del virus. “In prima battuta, quando è scattato il primo lockdown nel 2020, la scuola non era stata inserita tra le priorità del Paese, a differenza, ad esempio, di quanto accaduto in Francia” spiega Miguel Gotor, docente universitario, ricercatore e storico, impegnato politicamente. “Questo probabilmente è dovuto al fatto che ancora oggi non si considera la scuola

come un centro economico di investimento.” Tuttavia, grazie alle risorse in arrivo dal Recovery Plan, si può nutrire un cauto ottimismo. Fondamentale però, prosegue Gotor, che “tra le priorità individuate, ci sia il rispetto del patto tra Stato e insegnanti, che si traduce in percorsi univoci e stabili nell’accesso alla professione”. Un altro punto focale è l’investimento sul capitale umano, “attraverso l’elevazione dell’obbligo scolastico e la risoluzione del problema della dispersione.” Un dato su tutti: è del 23% la quota di giovani che in Italia non studiano, non lavorano e non si formano professionalmente, i famosi Neet (acronimo inglese di Neither in Employment nor in Education or Training), dieci punti in più rispetto ai corrispettivi europei. DALLE FONDAMENTA Le metafora edilizia per la scuola cade a fagiolo. Infatti, un altro fronte aperto del diritto allo studio è l’edilizia scolastica, il luogo fisico deputato alla formazione, ben consapevoli che la Didattica a Distanza (Dad) non può essere e non deve rappresentare una soluzione permanente neanche in pandemia. Quindi “un’altra priorità” - concorda Oscar Innaurato, insegnante under 40 della scuola primaria, giornalista e attivista per i diritti civili - “è costituita dalla riqualificazione degli edifici scolastici, molto spesso inadeguati e fuori norma per accogliere gli studenti di ogni ordine e grado”. Basti pensare che secondo un’indagine di qualche anno fa solo il 37% degli edifici nel nostro Paese era risultato in regola con i requisiti per l’ingresso autonomo a scuola delle persone con disabilità. È evidente quindi che gli interventi di ristrutturazione e manutenzione, oltre a garantire un


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tetto agli studenti, metterebbero in moto l’intera economia di un territorio in modo capillare. ABOLIRE È RIPARTIRE E infine diciamolo una volta per tutte, “la legge Gelmini-Tremonti, al pari della Bossi-Fini in materia di Immigrazione, va abolita”. Con tono pacato, ma pe-

rentorio, il professore Rodolfo Profumo - che da oltre trenta anni insegna storia dell’arte in un prestigioso Istituto, poi divenuto liceo artistico, a Monza - lancia questa accorata richiesta di aiuto. Un appello al momento inascoltato, ma dal quale sarebbe fondamentale ripartire per dare una possibilità di sviluppo al nostro Paese.


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Politica

Il significato politico del voto amministrativo nei 6 Capoluoghi di regione Tra poco giorni, ci aspetta il primo appuntamento elettorale di rilievo dalla nascita del governo Draghi, un esecutivo come sappiamo quasi di unità nazionale, con la sola eccezione del partito della Meloni. Ma ora che tornano le elezioni, anche le aree politiche in competizione tornano ad essere quelle consuete, grazie alla natura maggioritaria della legge elettorale per i comuni, quasi dovunque centrodestra contro centrosinistra, più qualche sporadica anticipazione di un possibile accordo futuro tra Pd e M5s. di Paolo Natale e Luciano M. Fasano

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hi va al voto Sono chiamati alle urne oltre 1300 comuni, quasi il 20% del totale, tra i quali 20 capoluoghi di provincia, di cui 6 capoluoghi di regione. Saranno certamente questi ultimi i confronti più interessanti, ma che certo – come vedremo - non forniranno chiare indicazioni sull’attuale appeal delle forze politiche anche a livello nazionale. I sondaggi degli ultimi giorni hanno confermato le previsioni: il centro-sinistra (in qualche caso apparentato con il M5s) dovrebbe fare en-plein, con l’unica eccezione di Trieste. Vediamone brevemente il dettaglio.

Una rapida panoramica delle sfide nelle principali città Bologna. La vittoria del centrosinistra, alleato con il Movimento 5 stelle, non dovrebbe essere in dubbio. Matteo Lepore è probabile vinca già al primo turno contro il candidato civico sostenuto dal centrodestra, Fabio Battistini. Trieste. Situazione completamente ribaltata nel capoluogo giuliano, dove il sindaco uscente Roberto Dipiazza (CD) si confermerebbe senza bisogno del ballottaggio, secondo tutti i sondaggi, primo cittadino per la quarta volta (con la parentesi tra il 2011 ed


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il 2016), contro il candidato di centro-sinistra, Francesco Russo, distanziato di oltre venti punti percentuali. Napoli. Nel capoluogo campano, sembra assai difficile che qualcuno vinca già al primo turno: Gaetano Manfredi, appoggiato sia da Pd che dal M5s, ha certo un vantaggio notevole sul suo principale avversario Catello Maresca (CD), ma la presenza di altre figure legate alla sinistra (l’ex-sindaco Bassolino e Clemente, vicino al sindaco uscente De Magistris) non permetterà con tutta probabilità l’immediata conquista della poltrona di sindaco. Anche se è quasi sicuro che tale vittoria arriverà al secondo turno. Torino. Ancora più complessa la situazione nel capoluogo piemontese, che vede al primo turno Paolo Damilano (CD) superare di poco Stefano Lo Russo (CS), che però dovrebbe sopravanzarlo nel ballottaggio, stando ad alcuni sondaggi, grazie soprattutto all’apporto di una parte dei sostenitori del Movimento 5 stelle. L’antica anima di sinistra di Torino dovrebbe però riemergere per riprendersi la città dopo la parentesi di Appendino. Anche se è assai probabile che tutto si deciderà sul filo di lana. Roma. È certo la capitale la città con i margini di incertezza maggiori, soprattutto a causa della varietà e della quantità dei candidati papabili per la vittoria. Attualmente i sondaggi indicano nettamente in testa Enrico Michetti (CD), davanti a Roberto Gualtieri (CS)

e Virginia Raggi (M5s), racchiusi in poco più di 5 punti, e Carlo Calenda, più lontano ma non di moltissimo. La situazione del ballottaggio è dunque molto intricata, perché se ci andasse Gualtieri probabilmente vincerebbe, grazie all’apporto degli elettori di Raggi e Calenda, più vicini alla sinistra che alla destra. Ma se fosse la Raggi al suo posto, sarebbe forse favorito Michetti per la poltrona di sindaco. Difficile il passaggio al secondo turno di Calenda, che peraltro non si può escludere dal lotto dei competitor a priori, soprattutto se riuscisse a concludere in maniera efficace la campagna elettorale nei pochi giorni che ancora mancano al voto. Milano: la probabile riconferma di Sala Il sindaco uscente Beppe Sala dovrebbe riuscire a prevalere sul suo principale sfidante Luca Bernardo (CD), svattaggiato dalla scarsa notorietà, oltre che da alcune gaffe commesse nel corso della campagna elettorale (ultima, quella sul finanziamento della sua corsa per Palazzo Marino), sempre a meno di improvvisi passi falsi negli ultimi giorni di campagna. Si andrà perciò molto probabilmente alla riconferma di Beppe Sala, come tutti i sondaggi delle ultime settimane prima del blackout della stampa hanno evidenziato. L’unico dubbio è legato alla possibilità che l’esponente del centro-sinistra riesca a prevalere direttamente


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al primo turno, oppure si debba far ricorso al ballottaggio. Molte indagini demoscopiche indicano infatti Sala nettamente in testa, vicino al 50% dei voti, con un distacco sul suo principale sfidante Luca Bernardo che si aggira tra i 5 e i 10 punti percentuali. Una distanza difficilmente colmabile, anche nel caso di un recupero di notorietà del candidato di centro-destra, che attualmente è conosciuto solo da poco più della metà della popolazione milanese, laddove il sindaco uscente ha ovviamente livelli di notorietà elevatissimi. Così, se la scelta di voto a partire dalle coalizioni di riferimento tende a far avvicinare i due contendenti, i diversi livelli di conoscenza (e della conseguente fiducia) nei candidati rendono Sala il netto favorito di queste consultazioni. Bernardo dovrà lavorare molto, e bene, negli ultimi giorni di campagna elettorale se vuole avvicinarsi al suo avversario e arrivare quanto meno al secondo turno. L’attuale sindaco milanese gode di una elevata fiducia presso l’elettorato della sua città, intorno al 60%

di giudizi positivi, conseguenza delle sue buone performance nel capoluogo meneghino negli ultimi anni, interrotte solamente da qualche iniziale tentennamento legato alla pandemia. Certo, alcuni problemi non sono stati ancora del tutto risolti, primi fra tutti quelli legati alla crescita ancora lenta delle periferie, al tema assai critico delle piste ciclabili e ai prezzi delle case, oltre che in parte a causa delle difficoltà di intervento puntuale in questa fase di emergenza sanitaria. Anche se l’attuale primo cittadino di Milano ottiene nei sondaggi il giudizio più positivo (68%) circa la gestione della pandemia, rispetto ai sindaci uscenti di altre grandi città che vanno al voto (oltre a Milano, Roma, Napoli e Torino). Alcune interessanti idee si sono infatti sviluppate anche grazie a questa situazione di emergenza, come la Milano dei quartieri e della città in 15 minuti, che prevedono ogni area della città diventi autosufficiente, con importanti conseguenze sul decentramento e sui trasporti privati. E per la ricostruzione economica e sociale post-pan-

Gaetano Manfredi


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Francesco Russo - Trieste

demia, non è un caso che una parte consistente della popolazione milanese si affidi a una sorta di “usato sicuro”, piuttosto che a una personalità delle cui eventuali capacità politico-amministrative in pochi possono allo stato attuale fidarsi. Un salto nel buio non è ciò che vogliono i milanesi, in questi mesi così incerti e pericolosi per il proprio futuro personale e per quello della città. Infine, per quanto riguarda la vittoria finale nella gara per il municipio meneghino, occorre sottolineare ancora una volta come il pronostico degli elettori sull’esito elettorale difficilmente sbagli. Nel corso degli anni, il risultato delle diverse competizioni (sia a favore del centro-destra che del centro-sinistra) è stato sempre correttamente anticipato dalla percezione di chi si sarebbe recato alle urne. E nei diversi sondaggi che si sono succeduti, la vittoria di Sala è stata pronosticata dal 50% degli intervistati, contro il 17% del suo principale sfidante. E, com’è noto, vox populi … Un possibile bilancio della tornata amministrativa Nelle grandi città il risultato sarebbe dunque di 5 a 1, e questo secondo alcuni opinionisti è un evidente segnale di ripresa di quell’area politica, contraddicendo in qualche misura l’idea che questo sia un periodo favorevole per il centro-destra, da tutti candidato

a prevalere in caso di elezioni nazionali. E ciò sarà probabilmente motivo di un pesante gioco del cerino, con conseguente fuga dalle responsabilità della sconfitta, per un centro-destra ancora molto diviso sulle politiche, oltre che dalla serrata e continua competizione fra Salvini e Meloni. Sinistra, grandi realtà urbane e ceti sociali svantaggiati Ma non si deve attribuire al favore degli esiti per il centro-sinistra un valore eccessivo. Perché in realtà il segnale proveniente dalle consultazioni del 3-4 ottobre si inserisce pienamente in una tendenza ben nota da qualche anno in tutto il mondo occidentale: le aree di maggior benessere di ogni paese votano sempre più per i partiti progressisti. I consensi maggiori per la sinistra democratica in quasi tutte le elezioni giungono infatti proprio dalle aree centrali e più benestanti (New York, Londra, Parigi o Milano) che in passato erano quelle più vicine alla destra conservatrice, mentre le attuali periferie, il vecchio bacino elettorale della sinistra storica, dagli anni Novanta in poi appoggiano sempre più chiaramente leader populisti, come Trump, Le Pen, Johnson, oltre che Berlusconi, Salvini e Meloni. Le cause, per inciso, sono state più volte discusse e analizzate, e risiedono in


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sostanza nell’incertezza sul proprio futuro da parte della popolazione meno attrezzata ad affrontarlo, i cosiddetti “perdenti della globalizzazione”. Nessuna sorpresa, dunque, all’orizzonte. La competizione partitica in Italia, alla stregua delle altre principali democrazie occidentali, ha prodotto nel corso del tempo un graduale passaggio dell’elettorato popolare di sinistra e centro-sinistra, oltre che di parte dell’elettorato moderato di centro-destra, verso partiti di destra, sovranisti o anti-sistema, divenuti così dei veri e propri collettori del voto di protesta. Un voto che, in tal senso, si può sempre più considerare una manifestazione nel campo elettorale di una nuova frattura fra centro e periferia, tra “vincitori” e “sconfitti” della globalizzazione, che oppone individui e gruppi sociali che vivono la loro esperienza occupazionale, professionale e di vita nei luoghi più centrali (in quanto dotati di maggiori risorse culturali, economiche e sociali-relazionali) della società globale, a individui e gruppi sociali che viceversa vivono in condizioni di sempre più crescente marginalità.

La rivoluzione “al contrario” del voto progressista Un processo che ha prodotto una (quasi) totale rivoluzione nell’elettorato di riferimento dei diversi partiti: al contrario di 30-40 anni orsono, infatti, quando gli elettori di sinistra si trovavano soprattutto nelle periferie ed erano in possesso di titoli di studio piuttosto bassi, oggi il profilo dell’elettore tipo progressista è quasi completamente ribaltato, nel segno di un inedito binomio fra grandi città, centralità nei processi economico-sociali e alta scolarità. Pare dunque che la rivoluzione si stia ultimando. E il risultato delle prossime amministrative ce ne darà un’ulteriore conferma. Perciò, l’esito positivo del centro-sinistra in città importanti quali Milano, Roma, Torino e Napoli non dovrà essere interpretato in maniera scontata, come la rinascita in forme nuove della soluzione socialdemocratica, ma semplicemente come l’ennesima riprova di quanto il centro-sinistra di oggi riesca meglio a interpretare le aspettative ed esigenze di un elettorato benestante, dotato di elevate credenziali educative e in grado di sostenere con


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successo le sfide del mondo globalizzato. Quale sinistra per le prossime elezioni politiche Perciò, per poter essere messo efficacemente a frutto, l’atteso 5-1 nelle grandi città a favore del centro-sinistra dovrà essere letto a partire da una seria e puntuale riflessione sulla difficoltà ormai strutturale che le forze progressiste incontrano, nel nostro paese come nelle altre principali democrazie avanzate, nell’interpretare bisogni e aspettative dei ceti e gruppi sociali più svantaggiati. In questo senso, vincere in città quali Milano, Roma, Napoli, e con elevate probabilità anche Torino, dovrebbe rappresentare un buon viatico per ripensare il senso e la funzione delle forze progressiste nella nuova età della globalizzazione. Principale destinatario di questo messaggio, infine, dovrà ritenersi soprattutto il Partito Democratico, che in vista delle prossime elezioni politiche dovrà anche decidere che strategia delle alleanze darsi per la conquista di Palazzo Chigi. La soluzione che si prospetta come scontata, in quanto anche più semplice, è quella di un’intesa con il Movimento 5 Stel-

le, che però non sembra in grado di compensare il distacco delle forze progressiste dai ceti sociali più deboli, poiché il voto di questi ultimi è nel frattempo transitato verso Lega e Fratelli d’Italia. Se perciò le amministrative del 3-4 ottobre potranno rappresentare un buon tonico per i partiti del centro-sinistra, una loro lettura eccessivamente entusiastica potrebbe essere un insidioso pericolo. Paolo Natale è Professore Associato di Metodologia della ricerca sociale e Sociologia politica nell’Università degli studi di Milano. Luciano M. Fasano è Professore Associato di Scienza politica e Istituzioni politiche e processi decisionali nell’Università degli studi di Milano. Paolo Natale è Professore Associato di Metodologia della ricerca sociale e Sociologia politica nell’Università degli studi di Milano. Luciano M. Fasano è Professore Associato di Scienza politica e Istituzioni politiche e processi decisionali nell’Università degli studi di Milano.


a cura di Stefano Binda

un libro al mese

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Nella notte ci guidano le stelle Tra le numerose opere storiografiche e memorialistiche di Angelo Del Boca, scomparso lo scorso 6 luglio a 96 anni, ci prendiamo il rischio di segnalarne una più intima, emotiva e personale, pubblicata nel 2015 a cura dello storico Mimmo Franzinelli per le Scie di Mondadori. Si tratta di una raccolta dei diari del diciannovenne partigiano Del Boca, dal titolo poetico e suggestivo: “Nella notte ci guidano le stelle”. Di ritorno dall’addestramento in Germania come alpino destinato ad azioni di contrasto alla guerriglia partigiana ed inquadrato nei ranghi della divisione Monterosa, il giovane Del Boca affina simultaneamente la propria coscienza repubblicana e la propria vocazione alla scrittura con annotazioni segnate dalla puntuale concretezza della rapidità e dall’intensità poetica di non pochi passaggi. Ora i morsi della fame ora la paura della morte, ora l’affacciarsi fugace del desiderio del femminile (quasi un’ansia di pacificazione nelle crudità della guerra) ora la nostalgia ancora giovanile del volto della madre. Su tutto, il configurarsi graduale di un sentimento civile denso, concreto, acceso più dalla volontà di costruire un universo di positive determinatezze che dal vago e retorico senso della patria mussoliniano: “Io non combatto per la mia patria, combatto per mia madre, per rivedere il suo viso”. Spie, montagne, compagni di lotta, le marce di un lungo cammino con i piedi e con l’anima fino all’incontro con la futura madre dei propri figli fra le ospitali mura del castello di Lisignano. Il lettore si trova di fronte ad un racconto sulla formazione interiore delle ragioni morali, civili e della coscienza intellettuale di un uomo che nei decenni successivi sarebbe stato storico, giornalista ed attento decostruttore della mitologia di un popolo, quello italiano, tutt’altro che alieno da gravi responsabilità politico-militari negli anni confusi e tonanti del colonialismo fascista. Un’opera di “igiene” concettuale e storiografica che Del Boca ha consegnato a volumi importanti quali Gli italiani in Africa orientale e Gli italiani in Libia. Angelo Del Boca “Nella notte ci guidano le stelle”, edizioni Mondadori, 2015


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SEGNALAZIONI

Recensioni di Stefano Binda “Impero”, di Niall Fergoson, edizioni Mondadori, 2017 Ristampato nel 2017 dopo essere stato pubblicato in Italia per la prima volta nel 2007 (ma nel mondo anglosassone uscì nel 2003), Impero affronta senza imprigionarsi negli stilemi ideologici del politically correct i lunghi decenni della costruzione della rete imperiale del colonialismo britannico, che non viene liquidato semplicemente come un errore o una colpa ma definito con rigore storiografico e sapienza divulgativa nei suoi fattori costitutivi di matrice economica, sociale, politica e culturale. Sullo sfondo, il secolare, quasi ontologico rapporto degli inglesi con la navigazione, autentica sede del proprio potere globale, così democratico, così mercatista, così finanziario, così permeabile e al contempo linguisticamente pervasivo.

“Presente”, di Emilio Russo, edizioni Excogita, 2021. Qualcuno direbbe che si tratta di un dono, postumo, del politico, intellettuale e scrittore Emilio Russo, venuto tragicamente a mancare nel settembre del 2020, mentre passeggiava a Lezzeno, tra il lago e le montagne del Lario, dove stava stendendo e raccogliendo i materiali per un suo nuovo libro. E in effetti il titolo, con la licenza di un gioco di parole, in francese suonerebbe “present”, ovvero “dono”, qualcosa che non può essere sequestrato dall’economia dello scambio tra cose semplicemente presenti, ma che si presenta solo lambendo di continuo il confine con l’assenza, con il non-immediatamente-presente. E le poesie raccolte in questo testo ci dicono proprio che la morte, anche per una voce come quella, autorevolissima, di Emilio Russo, ha in realtà segnato, nell’assenza, un differente modo di presentarsi, di far visita a chi lo ha apprezzato, ascoltato, letto, conosciuto.


RESTART Direttore responsabile: Pietro Ricciardi Redazione: Dario Giove -redattore capo-, Giorgio Cazzola, Stefano Binda, Luciano Fasano, Simone Oggionni, Federica Villa. Segreteria di redazione: Viviana Paola Pala, Osvalda Centurelli, Gabriele Mandelli, Giampaolo Pietra. Art director: Sauro Sorana Testata in attesa di registrazione Tribunale di Milano


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