




in questo numero:
Coop, un “mondo” da 15 miliardi pagina 3
Neri: “Servono coop più patrimonializzate” pagina 7
Legacoop, cooperative fondamentali per la società pagina 11
Lelli (Agci): servono appalti più “ricchi” per le coop pagina 15
Salute, welfare e noleggio auto, il futuro parte da qui pagina 17
L’agroindustria fa i conti con l’alluvione pagina 19
Crescono le startup, è l’ora dei giovani pagina 23
Le comunità energetiche alla sfida del mercato pagina 27
Credito cooperativo a gonfie vele pagina 31
Coop sociali, è caccia ai dipendenti pagina 35
Romagna 24 economia - Rassegna notizie pagina 39 › 47
Con un fatturato di 33,7 miliardi di euro, 4.548 imprese cooperative e oltre 235.000 addetti, le coop rappresentano il 13,5% dell’occupazione emiliano-romagnola: quasi il 30% del fatturato del settore in Italia è made in Emilia-Romagna e la Romagna (l’estrapolazione romagnola è frutto di un calcolo non della Regione) da sola vale oltre 15 miliardi, poco meno della metà del dato regionale.
Il mondo della cooperazione resta uno dei pilastri dell’economia romagnola e sta reggendo alle varie avversità grazie al forte radicamento sociale e ad una gestione sempre più manageriale delle coop stesse, a tratti giganti produttivi, altre volte piccole realtà che danno risposte sociali importanti. In ogni caso, la gestione diventa sempre più importante. E ne diamo conto in questo numero di Romagna24Economia.
Profonde radici nel territorio, capaci di innovare e creare nuova e buona occupazione. Resilienti nell’affrontare le crisi, portatrici di una visione di lungo periodo che sostiene crescita economica, sviluppo sociale e responsabilità ambientale. Con un fatturato di 33,7 miliardi di euro, 4.548 imprese cooperative e oltre 235.000 addetti, le coop rappresentano il 13,5% dell’occupazione emiliano-romagnola: quasi il 30% del fatturato del settore in Italia è made in Emilia-Romagna e la Romagna (l’estrapolazione romagnola è frutto di un calcolo non della Regione) da sola vale oltre 15 miliardi, poco meno della metà del dato regionale.
La fotografia del settore cooperativo in Emilia-Romagna emerge dal 3° Rapporto biennale sulla Cooperazione 20202021, presentato nel luglio 2022 e che fornisce i dati più recenti sul settore. Dal 2019 a inizio 2022 le cooperative sono diminuite del 7,4%, a fronte di una tenuta del tessuto produttivo regionale; nello stesso periodo gli addetti hanno registrato una flessione del 3,1% in contrapposizione
alla crescita degli addetti delle imprese con altra forma giuridica. A fine 2021 in Romagna erano sono presenti 1.171 imprese cooperative attive, l’1,1% del totale delle imprese attive presenti sul territorio, come emerge dai dati Infocamere Stockview a cura dell’Ufficio Informazione economica della Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini. I settori maggiormente rappresentati sono “sanità e assistenza sociale”, con 174 cooperative attive (14,9% del totale cooperativo), “attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”, con 136 cooperative attive (11,6%), e “agricoltura, silvicoltura e pesca”, con 130 cooperative attive (11,1%). Nel complesso, le imprese cooperative hanno subito una flessione del 3,5% su base annua, del 9,7% nel medio periodo (2021-2016) e del 10,3% nel lungo periodo (2021-2011). In termini di distribuzione territoriale, il 41,3% delle cooperative attive risiede nella provincia di Forlì-Cesena (484 unità), il 35,4% nella provincia di Ravenna (414 unità) e il 23,3% in quella di Rimini (273 unità); nel confronto
Coop, un “mondo” da 15 miliardi In Romagna quasi la metà del giro d’affari regionale
temporale, si assiste ad un calo delle cooperative in tutte e tre le province, con Forlì-Cesena che subisce il decremento più alto nel medio periodo (-10,2% sul 2016), Ravenna e Rimini, invece, investite maggiormente da tale flessione nel lungo periodo (rispettivamente, -8,8% e -15% sul 2011).
Quello delle cooperative è un mondo straordinariamente radicato in Romagna con un giro d’affari complessivo vicino ai 15 miliardi e una grande potenza di “fuoco” nel settore dell’agroalimentare (con cooperative del calibro di Orogel, Caviro, Fruttagel e Conserve Italia che fanno il grosso dei ricavi) ma anche con una fortissima presenza nei settori dei servizi alla persona e della sanità (circa l’80% dei servizi alla persona passa attraverso il lavoro delle coop di assistenza presenti sul territorio) senza trascurare il lavoro, l’industria, l’abitazione e il mondo bancario. Un mondo che, complessivamente, vede attivi circa 250mila soci e oltre 60mila addetti in capo a poco meno di 1.200 imprese ripartite tra Confcooperative (640 coop rappresentate), Legacoop (377) e Agci (170).
Un mondo messo in grave crisi dalla recente alluvione che, specie nel campo agricolo ma non solo, ha messo in seria difficoltà la produzione e la gestione delle aziende. Nel comparto agricolo, complice anche la precedente gelata, verrà a mancare sino all’80% della frutta con ricadute importati su tutta la filiera della lavorazione che vede attive in Romagna importanti cooperative. Per non dire dei danni al seminativo e alla campagna in generale con il “cemento” che si è formato dopo l’asciugatura del fango e le piante morte per asfissia delle radici. Ci vorranno anni per riprendersi, specie per quel che riguarda la frutticoltura che rischia seriamente di non essere reimpiantata causa gli alti costi di impianto (vicini agli 80mila euro per ettaro)
e la sempre più risicata redditività del settore, nettarine in testa. Per non dire delle coop braccianti che hanno visto allagati centinaia di ettari, anche quando non hanno volontariamente rotto gli argini dei canali come è successo nel ravennate per salvare la città di Ravenna dall’allagamento sicuro, con a repentaglio il patrimonio artistico che racchiude.
Ma non solo le coop agricole ad avere subito danni. Il settore delle costruzioni ha visto aziende perdere macchinari e attrezzature in genere, così come le coop sociali così come quello dei trasporti ma soprattutto il sociale con alcuni centri per anziani costretti rapidamente a portare via le persone ospitate.
E poi in generale, un problema trasversale è quello della mancanza di personale. Investe l’agricoltura in primis ma poi colpisce tutti settori dall’autotrasporto alla sanità. Nel primo caso mancano gli autisti mentre nel secondo la carenza del personale infermieristico e degli Oss crea grande difficoltà nelle strutture che sono costrette ad arrangiarsi a reperire e formare personale extra comunitario. In questo senso una rivisitazione del decreto flussi sarebbe davvero importante; da un lato si darebbe risposta alla domanda di ingresso in Italia, dall’altra l’economia e la società nel loro complesso ne potrebbero trarre vantaggio. Non tanto e non solo per i lavori che gli italiani non fanno più, ma proprio perché la manodopera scarseggia. E si fa fatica a far rientrare molti italiani disoccupati in settori che hanno disperato bisogno di manodopera.
COOPERAZIONE
Nell’era del digitale lavoriamo assieme per un obiettivo condiviso, creare sviluppo, condividere e accelerare l’innovazione delle imprese del territorio.
MUTUALITÀ
La fratellanza e il mutuo soccorso sono tutt’oggi la base del progresso sociale, della redistribuzione di valore e dell’emancipazione dei più deboli.
Oggi la cooperazione è una grande opportunità per favorire la competitività delle imprese del nostro territorio nel rispetto di uno sviluppo armonico della comunità.
Per
Incertezza ed esasperazione in pianura, disagi gravissimi in Appennino. Servono interventi di sostegno “chirurgici” per ridare fiato alle persone e all’economia e il mondo della cooperazione può rappresentare un volano importante per territori privati. Mauro Neri, presidente regionale di Confcooperative – 700 coop associate, circa 150mila addetti e un volume di ricavi vicino ai 7 miliardi - e vice presidente della coop Territorio e ambiente di Premilcuore (Forlì-Cesena) sta toccando personalmente con mano i disastri dell’alluvione (che in appennino ha significato frane devastanti) ma non dimentica i punti nevralgici dello sviluppo del modo delle coop che passa forzatamente da una maggiore capitalizzazione delle imprese, punto sul quale insiste con decisione.
Perché è importante patrimonializzare le imprese cooperative?
Intervista a Mauro Neri, presidente Confcooperative Romagna
Ma perché senza un patrimonio importante alle spalle diventa difficile affrontare momenti di emergenza da una parte e impostare traiettorie di sviluppo dall’altra. Il discorso vale soprattutto per le coop di minori dimensioni che sono spesso carenti sotto il profilo della capitalizzazione. E non è facile pensare di poter crescere andando prevalentemente in banca.
Problemi che si aggravano quando si deve affrontare il passaggio generazionale…
Si, questo è un punto chiave nella dinamica dell’impresa cooperativa ma non solo. Nel nostro caso il presidente che lascia non si porta a casa niente oltre al suo stipendio e passa il testimone a un altro, meglio se giovane, che ha il dovere di continuare quel processo di crescita e di adattamento dell’impresa ai tempi che cambiano. Il nostro sistema si basa su un importante patto intergenerazionale che non
Va gestito nel migliore dei modi il passaggio generazionale per non perdere coop
ha pari nell’impresa privata e implica una forte assunzione di responsabilità sia in chi lascia, che deve mettere il testimone in mano a un soggetto capace, sia in chi subentra che si trova a dover prendere decisioni importanti.
Oggi decisioni importati vanno prese in fatto di sostegno a territori duramente provati dal recente alluvione. Che cosa propone Confcooperative?
Premesso che il disastro è rilevantissimo sia sotto il profilo economico sia per quel che riguarda la tenuta mentale delle persone e degli imprenditori, quelli agricoli in particolare, una strada possibile potrebbe essere quella di intervenire con un meccanismo simile al 110% per favorire la ricostruzione. Ma occorre farlo in maniera chirurgica, cioè individuando in maniera molto ristretta e appropriata gli ambiti di intervento. In certi comuni alcune zone distrutte altre non hanno alcun danno e non sarebbe giusti aprire indiscriminatamente a tutti gli interventi.
E specificatamente per il comparto produttivo?
Una strada potrebbe essere quella indicata da Industria 4.0, uno strumento utile per chi ha avuto macchinari danneggiati. Ma su tutto occorre prestare attenzione agli equilibri territoriali.
In che senso?
L’obiettivo potrebbe essere quello di dare un po’ di respiro ai territori appenninici e renderli più appetibili per evitare lo spopolamento. In questo senso, l’alluvione ha aggravato il problema della distribuzione geografica delle persone. Se noi creassimo delle zone speciali in appennino, con significativi vantaggi fiscali che compensino, ad esempio, il disagio logistico, faremmo un’operazione che favorisce gli insediamenti in zone collinari che altrimenti rischiamo lo spopolamento. E così dopo il danno da spopolamento che abbiamo visto riflesso in una peggiore gestione delle acque,
avremmo anche il danno economico di contesti sociali sempre più isolati e che perdono ogni tipo di attrattività. Il meccanismo delle zone economiche speciali sarebbe una risposta possibile e dai molteplici effetti positivi. Chi vi abita non scappa e forse qualcuno potrebbe arrivare. In ogni caso, una riflessione su come evitare lo spopolamento degli appennini, ora che sono ancora più isolati, credo vada fatta senza perdere tempo. Che di tempo, prima di vedere tutto desolatamente vuoto, non ne resta molto.
Quali sono i principali problemi delle imprese cooperative oggi?
Direi il reperimento del personale che è trasversale a tutti i settori. Se nel sociale mancano gli infermieri e gli Oss, nei servizi non si trovano autisti di camion, in agricoltura vi è assoluta assenza di personale specializzato e non così come in edilizia mancano i muratori. Si tratta di un problema la cui gravità tocchiamo con mano tutti i giorni. Siamo costretti a cercare all’estero nuovi addetti con problemi di integrazione non semplicissimi da risolvere a partire dalla lingua.
Dal 2 febbraio scorso Paolo Lucchi è il nuovo presidente di Legacoop Romagna alla testa di un mondo che nel complesso dà lavoro a circa 24mila persone, con un fatturato che supera i 6 miliardi e oltre 300mila posizioni associative (incluse tutte le tipologie di soci: lavoratori, produttori e consumatori). “Quasi un 1 abitante su 3 delle nostre tre province – spiega Lucchi - è socio di una cooperativa aderente a Legacoop e dieci delle nostre cooperative associate sono tra le prime 50 imprese, per dimensioni, della Romagna”. Se questo mondo si fermasse improvvisamente “verrebbero meno pezzi fondamentali di produzione, agroalimentare, servizi, eventi culturali, turismo e commercio, occorre quindi potenziare il modello cooperativo rilanciando una nuova stagione di protagonismo dei soci”.
Tre le linee guida della sua azione: organizzazione interna, dimensione istituzionale della Romagna, nuovo patto con le amministrazioni locali. “Dobbiamo rafforzare – spiega - un nuovo modello organizzativo di Legacoop Romagna: orizzontale, basato sui territori, e verticale, con al centro Feder-
coop Romagna, il nuovo Centro studi sulla cooperazione, in fase di costituzione, i servizi per le imprese in ambito energetico”. Poi, il “Progetto Romagna” su cui punta l’associazione sin dalla sua costituzione, ormai dieci anni fa, è sempre valido. “Sollecitiamo i territori delle Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini a rappresentare l’ambito sul quale innestare i poteri, le attribuzioni e le funzioni di un nuovo ente intermedio, collocato tra i Comuni e la Regione. E sollecitiamo anche la Regione EmiliaRomagna a riprendere in mano con convinzione il tema delle riforme istituzionali e della distribuzione funzionale delle deleghe”. Quello che serve è “un accordo di programma fra le tre province per esercitare insieme le competenze attualmente loro assegnate dalle leggi, anche ampliando gli ambiti della loro collaborazione”. Va visto in questo quadro il disegno attorno al quale collocare le infrastrutture necessarie per rafforzare la Romagna, a partire dal Porto di Ravenna e dal “corridoio adriatico”, da rilanciare “come grande asse strategico di sviluppo del Paese”, con capitoli come la implementazione dell’alta velocità Bo-
Legacoop, cooperative fondamentali per la società Serve un patto tra enti e istituzioni della Romagna
Necessari più servizi per dare competitività all’economia
logna – Rimini e alla metropolitana di costa e la realizzazione della quarta corsia autostradale nel tratto Bologna – San Lazzaro di Savena, diramazione per Ravenna), sfruttando l’occasione unica del PNRR, visto non in modo frammentario, ma come Piano strategico per il Paese”. Infine un nuovo patto con le Amministrazioni locali” per la programmazione della sanità territoriale del futuro e dell’integrazione sociale e sanitaria, “perché senza una buona rete di servizi, la Romagna tornerebbe ad inizio Novecento”.
Una cinquantina di cooperative allagate nella provincia di Ravenna, una trentina a Forlì-Cesena, il resto nel riminese, per un totale di un centinaio di imprese associate a Legacoop Romagna, con un valore della produzione di oltre 5,4 miliardi di euro e 20mila lavoratori. Quarantotto milioni di danni diretti già stimati solo nel comprensorio ravennate - da Conselice fino a Cervia - e decine di altri ancora da accertare. Tra questi prevalgono quelli al comparto agricolo ormai in ginocchio in tutte le sue filiere, dall’ortofrutta, alle sementi, al settore vitivinicolo. I terreni delle cooperative agricole braccianti, che per metà (6.000 ettari, l’equivalente di 9.000 campi da calcio) sono stati sommersi dalle acque. Ma Paolo Lucchi, presidente di Legacoop Romagna, spiega che non è solo l’agricoltura il problema.
Oltre all’agricoltura nel ravennate sono stati coinvolti grandi stabilimenti produttivi, officine e magazzini. Per ora in quest’area, la più colpita, abbiamo stimato 48 milioni di danni diretti, ma i conteggi sono in corso e la cifra salirà sicuramente, forse più del doppio. In provincia di Ravenna parliamo di cooperative che nel 2021 avevano sviluppato un valore della produzione di 2,1 miliardi di euro e hanno 8mila dipendenti. Penso a quelli della Copura e della Cormec a Fornace Zarattini, della Icel di Lugo, della Fruttagel al Alfonsine e della Deco di Bagnacavallo. L’Esp è stato allagato, così come molti supermercati. Non si sono salvate case del popolo, cooperative delle costruzioni, meccanica, turismo. A Faenza è
E i danni indiretti?
andato distrutto un nido della Zerocento. Si è salvato pochissimo.
A Forlì-Cesena e Rimini?
A Forlì-Cesena la situazione è parzialmente migliore negli stabilimenti produttivi, ma centinaia di soci produttori delle cooperative agroalimentari e sementiere hanno avuto danni irreparabili e ingenti, che è difficile quantificare perché nessuno sa come si comporteranno le piante dopo essere rimaste allagate per settimane. Molto probabilmente perderanno tutto. A Cesena si è allagato il cantiere del Caps di Conscoop, a Forlì l’intero Parco urbano è ridotto a un acquitrino. Nel riminese i problemi più grandi li hanno avuti le cooperative di pescatori. Questi sono i danni diretti.
Faccio alcuni esempi. Nel settore dell’autotrasporto saranno migliaia i camion che non trasporteranno frutta, e verdura. Mancheranno frutta, verdura e latte da trasformare. Si produrrà meno vino perché mancherà parte dei conferimenti di uva. I supermercati dovranno comprare i prodotti da altri territori, con costi e qualità ben diversi.
C’è anche un problema occupazione?
C’è già chi sta attivando la cassa integrazione. In agricoltura saranno migliaia i lavoratori agricoli che dovranno fare i conti con una riduzione drastica di giornate di lavoro, che significherà impoverimento diffuso.
Siete pessimisti?
I cooperatori sono realisti e stanno con i piedi per terra come si fa in Romagna. Noi ci stiamo già rimboccando le maniche, perché qui si fa così, ma questa volta abbia-
“Azzerare i contributi per ripartire” Agricoltura e autotrasporto a terraPaolo Lucchi, presidente di Legacoop Romagna ph. Shutterstock
mo bisogno di aiuti reali e rapidi dal Governo, soprattutto per rifondare il settore agricolo e tutto quello che è legato a export e Made in Italy.
Cosa potrebbe fare di più il governo?
Le aziende Romagnole partono svantaggiate rispetto al costo del lavoro di altre zone del Paese. Sarebbe l’occasione per intervenire fiscalmente. Non basta la sospensione del pagamento dei contributi, bisogna azzerarli per tutto il 2023.
Di chi è la responsabilità di questa catastrofe?
Del clima che cambia per mano dell’uomo e di un territorio che va completamente ripensato. Dobbiamo usarne meno e meglio. Ora serve un piano per la ricostruzione, la manutenzione e la messa in sicurezza.
Legacoop: Rimini la più giovane, Ravenna la più anziana
Più giovane in riviera, più anziana nell’entroterra e nelle città, ma il dato che emerge per primo è che la Romagna invecchia più della media regionale e nazionale. La palma della provincia più giovane va a Rimini, con il 12,51% nella fascia 0-14 anni e il 23,64% di over 65. La provincia con i capelli più grigi è Ravenna: 12,03% di under 14 e 25,72% di anziani. In mezzo c’è Forlì-Cesena con il 24,85% di “senior” e il 12,48% di bambini e teenager, ma il distretto del Rubicone e della costa contribuisce notevolmente ad abbassare il dato generale. In tutti i casi la fascia di popolazione attiva in fase lavorativa si restringe in modo preoccupante. Questi alcuni dei dati riferiti al 2022 elaborati dal Centro Studi di Legacoop e Federcoop Romagna che sono stati presentati nel corso del recente convegno “Demografia e qualità della vita”. Tutti i settori economici sono toccati dai cambiamenti in atto: produzione, commercio, servizi, agroalimentare. “Nel breve periodo - spiegano da Legacoop Romagnala questione più sentita dalle imprese di tutti i settori è la carenza di personale e certamente le soluzioni offerte finora a livello centrale - dall’abolizione del reddito di cittadinanza al supporto alle nascite - sono quantomeno parziali, frutto di un’analisi troppo datata e che non tiene conto della realtà attuale dei fatti e, soprattutto, di un cambiamento che ha già cambiato profondamente la nostra società. Le imprese cooperative romagnole sono già in una fase in cui sono costrette, in molti casi, a limitare la propria offerta, perdendo opportunità di mercato, perché non riescono a partecipare a gare e ad attivare nuovi servizi, a causa della mancanza di perso-
nale. Bisogna prenderne atto e riorganizzare la rete dei servizi pubblici e privati. Punto. Anche per questo abbiamo organizzato il convegno, perché a livello locale crediamo sia urgente interrogarsi su questi temi da parte di imprese e istituzioni, per una nuova programmazione economica e sociale e nuovi investimenti, basati su una visione di area vasta.
“Il problema dell’invecchiamento della popolazione e del crollo delle nascite - spiega Simona Benedetti, responsabile del Centro Studi di Legacoop Romagna - è comune a tutto il Paese. In Romagna, territorio caratterizzato da un alto livello di servizi, da un’economia forte e da un tessuto sociale ancora coeso, assume caratteristiche che meritano un approfondimento specifico. L’impatto del cambiamento demografico sul sistema imprenditoriale richiede sicuramente modifiche organizzative e cambiamenti dei processi produttivi, ma, parallelamente, diventano sempre più urgenti anche misure strutturali e istituzionali di contrasto alla denatalità e di supporto alla non autosufficienza. Dobbiamo tenere conto di cambiamenti decisi nell’equilibrio del mercato del lavoro, in cui la domanda supera ormai da tempo l’offerta, ma anche di nuovi approcci ai consumi da parte delle famiglie. Serve condividere una nuova visione di società e concertare una nuova programmazione di servizi e attività per le nostre comunità”.
Serve più attenzione al sociale, il mondo delle coop è in fibrillazione, stretti tra la carenza di personale e le richieste di miglioramenti salariali dei lavoratori da parte dei sindacati. L’Agci, guidata per la Romagna dal vicepresidente regionale Renato Lelli - alla testa di 180 cooperative con 38mila soci e un valore della produzione oltre quota un miliardo - guarda con preoccupazione al mondo delle coop sociali ma monitora con attenzione anche il post alluvione che sta creando non pochi problemi a livello trasversale a tutte le coop associate. “Il fatto è - spiega Lelli - che ripulite le coop allagate resta il problema delle strade; tante nel ravennate e nel forlivese sono interrotte e questo significa problemi per tutte le coop, le aziende e le persone che devono sportarsi, merci in primis. Per non dire della montagna”. E le coop sono state in prima linea negli interventi. “Certo che non ci siamo tirati indietro - spiega Lelli - e abbiamo messo le nostre forze a disposizione delle azioni di ripristino stradale. Adesso speriamo che gli enti locali ci paghino rapidamente, che noi gli stipendi ai dipendenti e ai soci dobbiamo pagarli”.
Intanto il mondo delle coop resiste alle avversità ma fatica a crescere. “Si, bisogna riconosce che far crescere nuove coop è molto faticoso e il loro numero tende a rimanere costante. Buone possibilità - spiega Lelli - arrivano dalle comunità energetiche relativamente alle quali il primo sbocco è proprio quello della forma cooperativa. Il problema però resta quello che l’ente con il quale si fanno poi
i contratti vuole garanzie di continuità e noi crediamo che la presenza degli enti locali nelle compagini cooperativa sia essenziale per garantire la durata e la continuità del soggetto stesso”.
Per quel che riguarda i singoli settori i danni all’agricoltura sono ingenti ma molto dipende dai contesti. “Certamente, i peschi che sono stati allagati si sono poi seccati - spiega Lelli - ma per gli altri alberi da frutto ci sono speranze che si salvino. Poi l’annata agraria è andata ma speriamo negli indennizzi pubblici”. L’Agci ha come associata l’Acmar, una storica coop di costruzioni del ravennate. Acmar è in concordato preventivo dal 2016 e dopo la riorganizzazione aziendale e la cessione di Palazzo Spreti, dell’immobile di via Girolamo Rossi e del Cinema Astoria, la cooperativa guarda al futuro con un certo ottimismo. Il portafoglio ordini per il 2023 è ormai saturo e raggiunge l’importo di 35 milioni di euro. Tra le principali commesse il rinnovo del contratto di manutenzione dei terminal portuali Sapir, Tcr e Terminal Nord; i lavori di ristrutturazione per Invitalia Torino e la rigenerazione urbana della stazione ferroviaria di Faenza. “Ci sono state grandi difficoltà - spiega Lellima ora l’Acmar si sta riprendendo bene”. Infine il settore del sociale: “in questo contesto - spiega Lelli - le coop soffrono da un lato la carenza del personale e dall’altro la pressione del sindacato per un miglioramento salariale. Il pubblico deve aumentare gli importi degli appalti, altrimenti non se ne esce”.
Lelli (Agci): servono appalti più “ricchi” per le coop
Il sindacato chiede aumenti ma i lavori vanno pagati meglio
L’Acmar sta uscendo dalle secche con ordini in crescitaRenato Lelli, vice presidente AGCI Emilia - Romagna
sage X3 AGRI nasce dalle esperienze e competenze di consulenti Argo Logica provenienti dal mondo dei consorzi agrari e dall'industria agro-alimentare con conoscenze informatiche approfondite maturate su sistemi ERP internazionali.
sage X3 AGRI è sviluppato all’interno di Sage X3; la piattaforma utilizzata è la stessa con cui sono stati realizzati i moduli del prodotto standard e della localizzazione Italia.
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In questo modo si potranno ricevere tutti gli aggiornamenti che nel corso del tempo riceverà il prodotto standard, garantendo così a lungo termine l’investimento fatto per la soluzione AGRI; una soluzione di alto livello per specificità, completezza e innovazione tecnologica.
Sono welfare aziendale, salute e mobilità sostenibile i tre servizi su cui una delle maggiori compagnie assicurative del Paese, UnipolSai Assicurazioni e con lei Assicoop Romagna Futura, agente per la Romagna, si concentrerà per servire al meglio famiglie e imprese negli anni a venire. Gli scenari sono in repentina evoluzione e non sempre sono prevedibili ma su alcuni capisaldi sembra esserci chiarezza.
“I tempi in cui viviamo – dichiara
Maurizio Benelli, AD di Assicoop
Romagna Futura – sono i più incerti che abbiamo conosciuto ma forse anche per questo prevediamo un’importante crescita sui temi del welfare aziendale, e dalla salute in particolare, e della mobilità che porterà a possedere sempre meno l’auto e a condividerla quando serve, senza lasciarla ferma in garage.
Le recenti tristi vicissitudini, mi riferisco al covid e all’alluvione, ci hanno rifocalizzato sulle cose percepite più importanti come appunto la cura delle persone, il benessere anche in azienda e la sostenibilità econo -
mica e ambientale.
Secondo le previsioni più accreditate – prosegue Benelli – il car sharing e il noleggio a lungo termine, per esempio, sono risposte sempre più interessanti al bisogno di mobilità. Senza dimenticare il servizio di pagamento automatico del pedaggio che una compagnia come la nostra offre, con Unipolmove e da oltre un anno, in diretta concorrenza con Telepass”.
Obiettivo di Assicoop Romagna Futura è di fornire ai propri clienti e al territorio, servizi sempre più qualificati attraverso collaboratori che, investendo nella formazione continua, siano sempre più specializzati nei diversi ambiti di attività del gruppo UnipolSai.
Attualmente, Assicoop Romagna Futura, in attività da oltre 50 anni, ha rapporti con circa 70mila clienti, di cui il 10% aziende, grazie al lavoro di 240 collaboratori che prestano la loro attività attraverso 50 punti di servizio in favore di soggetti privati e di aziende per mettere a disposizione del cliente l’ascolto e la capacità di fare analisi accurate dei loro bisogni.
Assicoop Romagna Futura indica i settori di sviluppo del mondo assicurativo
In portafoglio 70mila clienti, di cui il 10% aziendeMaurizio Benelli, AD Assicoop Romagna Futura
A serio rischio i frutteti ma anche il seminativo
I terreni agricoli di Cervia coperti da una leggera pellicola bianca. Il sale fuoriuscito dalle saline, l’oro bianco di Cervia, è arrivato nei campi, cosa mai successa a memoria d’uomo, mettendo a serio rischio la produttività di decine di ettari di terreni. In alcuni casi, dicono gli agricoltori, il grado di salinità della terra è diventato pari a quello della sabbia sulla spiaggia. Davvero difficile pensare a cosa si potrà coltivare e quando si potrà iniziare a farlo. Per non dire della melma che si è posata sui terreni e ancora non si sa se potrà essere arata o dovrà essere asportata. “I terreni sono stati realmente devastati”, spiegano Stefano Patrizi e Federico Morgagni responsabili del settore agroalimentare di Legacoop Romagna, che temono per le sorti di parte delle 31 cooperative di lavoratori agricoli che valgono 1400 occupati con un valore della produzione pari a 293 milioni; ma anche delle altre 31 coop di trasformazione agroalimentari che danno lavoro a 5.800 addetti con un valore della produzione pari a 1,5 miliardi. Il mondo Lega-
coop Romagna guarda con apprensione alla prossima estate, in gran parte persa, ma teme anche per quel che sarà il futuro nei campi dove la parola d’ordine rischia di diventare quella di espiantare le colture frutticole senza che vi sia poi un pari reimpianto. Tanto che, riflette il direttore generale di Confcooperative, bisognerebbe forse orientare i contributi pubblici non verso gli espianti ma nella direzione del reimpianto, in maniera tale da premiare chi continua puntare sulla frutta. “Anche se – spiega Andrea Pazzi, direttore generale di Confcooperative – specie considerando l’età media dei nostri agricoltori, non sarà facile prendere la strada di nuovi impianti che arrivano a costare sino a 80mila euro l’ettaro”.
Devastati i terreni dei braccianti
“I terreni dei nostri braccianti sono stati devastati – spiegano Patrizi e Morgagni di Legacoop – e abbiamo calcolato solo per loro danni intorno ai 60 milioni di euro. Ma
L’agroindustria fa i conti con
Nei guai anche il settore della trasformazione che resta senza frutta e verdura da lavorare
molto dipende da quando le aree torneranno coltivabili. E tante aree sono state scarificate per salvare le città, come è accaduto a Ravenna con Cab Terre ma anche a Fusignano. “Solo nei terreni della Cab di Fusignano è arrivata una quantità d’acqua pari circa tre dighe di Ridracoli – spiega Mauro Parisi presidente della Cooperativa agricola braccianti di Fusignano -. Il Canale dei mulini, il Tratturo ed il Canal Vela delimitano un cassetto che giustamente ha svolto il ruolo di cassa di espansione. Se quella enorme massa d’acqua non fosse arrivata lì, possiamo solo immaginare cosa sarebbe successo nei due Comuni di Fusignano e Alfonsine. Assieme con i tanti proprietari che hanno visto allagare i propri terreni, siamo orgogliosi di aver contribuito a salvare dalla possibile inondazione le nostre comunità, ma sarebbe opportuno inquadrare e regolamentare questa importante funzione. Sono andate distrutte intere colture annuali, e anche frutteti e vigneti. Ai danni economici, che ad oggi sono incalcolabili, si aggiungono anche le conseguenze sui livelli occupazionali”. E così, nel momento del bisogno, si è riscoperto il ruolo dell’agricoltura cooperativa. Che è tornata sott’acqua, come lo era prima che i braccianti e gli scarriolanti, carriola per carriola, portassero la terra per realizzare le sponde di quei fiumi e calai che sono stati tagliati per salvare le città.
A questo punto la strada obbligata è quella dei ristori sia sul fronte dell’emergenza che su quello strutturale, per rendere l’agricoltura sempre più resiliente rispetto ai cambiamenti climatici e alle avversità
atmosferiche in generale, siano, o meno frutto del riscaldamento globale. “Una possibilità – spiegano da Legacoop - è quella di riallocare le risorse non spese del Pnrr che potrebbe andare a coprire sia le spese infrastrutturali di miglioramento del territorio sia la individuazione di piante resistenti alle avversità”.
Ma al di là delle ultime avversità atmosferiche, nelle campagne romagnole era già in atto una profonda rivisitazione degli schemi colturali con sempre meno frutta
e sempre più piante da seme con strutture di trasformazione sempre più grandi ma comunque dipendenti dalle forniture dei soci e con fatturati in crescita solo per chi riesce a percorrere la strada dell’export. “La crescita delle grandi imprese sul mercato interno oramai – spiegano Patrizi e Morgagni – avviene solo per acquisizioni di competitor mentre sul fronte dei produttori occorre dare un segnale forte sul fronte dell’ortofrutta per evitare che si disperda un patrimonio produttivo e di tradizione che da secoli connota la nostra agricoltura, così come la viticoltura che cresce è quella in pianura dove la meccanizzazione procede in maniera sempre più spinta”.
È ripartita la produzione di succhi di frutta nello stabilimento di Conserve Italia a Barbiano di Cotignola, in provincia di Ravenna, duramente colpito dall’alluvione del 16 e 17 maggio. “Dopo ventisei giorni trascorsi a ripulire e ripristinare reparti produttivi e magazzini danneggiati da acqua e fango, lunedì scorso abbiamo fatto ripartire una prima linea di confezionamento succhi, dedicata ai brik formato famiglia, e successivamente ne sono state riattivate altre” spiega Gabriele Brignani, direttore operativo di Conserve Italia. “Siamo impegnati in una ripresa graduale delle attività e in base al nostro cronoprogramma contiamo di riportare lo stabilimento di Barbiano in piena produzione entro la fine di giugno”. Già il lunedì successivo all’alluvione, Conserve Italia aveva ripristinato la spedizione delle merci da Barbiano così da ristabilire quanto prima le forniture ai clienti. La ripresa delle attività produttive arriva invece dopo sedici giorni effettivi di stop imposto da acqua e fango, un periodo durante il quale l’Azienda ha potenziato la produzione di succhi nel vicino stabilimento di Massa Lombarda, senza però arrivare a coprire i volumi lavorati a Barbiano.
“Quando la mattina di giovedì 18 maggio siamo riusciti faticosamente ad entrare nella fabbrica con l’acqua fin sopra alle ginocchia, era difficile prevedere una ripartenza della produzione in tempi così rapidi” aggiunge Pier Paolo Rosetti, Direttore Generale di Conserve Italia. “Il merito va ai tanti collaboratori che si sono prodigati per ripristinare il prima possibile le attività, sacrificando anche weekend e ponti festivi pur di favorire una veloce ripartenza”. “La quantificazione dei danni è ancora in corso – conclude Rosetti – e riguarda le conseguenze sui macchinari e gli impianti, le scorte
di magazzino che sono andate perdute a causa del fango e il prolungato stop in un periodo di massima produzione come quello estivo, quando lavoriamo la frutta conferita dai nostri soci agricoltori”. Lo stabilimento di Barbiano lavora infatti 45.000 tonnellate di frutta all’anno proveniente dalla filiera agricola locale, producendo circa 150 milioni di litri di succhi commercializzati in vari formati e confezioni con i marchi Valfrutta, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani. In questo sito sono impiegate circa 300 persone tra addetti dell’Azienda (fissi e stagionali) e personale esterno stabilmente impiegato nei servizi.
Conserve Italia è un Gruppo cooperativo con sede a San Lazzaro di Savena (BO). Leader in Italia nella trasformazione alimentare, associa oltre 14.000 produttori agricoli italiani riuniti in 37 cooperative e lavora 675.000 tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali in 12 stabilimenti produttivi (9 in Italia, 2 in Francia e 1 in Spagna). Il fatturato gestionale consolidato dell’esercizio 2021-22 è di 963 milioni di euro. Conserve Italia dà lavoro in Italia e all’estero a circa 3.000 persone tra addetti fissi e stagionali e detiene marchi storici del made in Italy come Cirio, Valfrutta, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani.
Far nascere nuove cooperative e prima ancora stimolare i giovani a questa idea facendo conoscere loro i valori del mondo cooperativo. Nascono con questi obiettivi le iniziative di sensibilizzazione da parte del mondo cooperativo sia verso le scuole sia verso i giovani che hanno in mente di avviare un’attività. Sul primo fronte l’impegno si sostanzia con incontri sul tema presso le scuole superiori ma soprattutto con incontri all’università di Forlì e testimonianze dirette al corso di Economia del no profit. L’inizia di punta di Legacoop in materia di avvio di nuove imprese cooperative (ne nascono una decina l’anno sulle circa 350 associate) è Coop Start up Romagna che mette in campo 48mila euro di contributi a fondo perduto per 4 idee cooperative di chi vuole costituire nuove cooperative oltre a tante collaborazioni importanti, tra cui spicca quella che parte quest’anno con il WMF, We Make Future, il più grande festival di innovazione digitale al mondo. Giunta alla sua sesta edizione nel 2023, e promossa da Legacoop Romagna, Coop Alleanza 3.0 e Coopfond, a Coop Start up Si presenta così ai nastri di partenza la sesta edizione del bando Coopstartup Romagna possono
partecipare tutti i residenti in Italia e nell’Unione Europea organizzati in gruppi di almeno 3 persone, nonché le cooperative già costituite da un anno con sede legale e operativa nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Non ci sono limiti di età. Le idee possono riguardare tutti gli ambiti settoriali e merceologici, in particolare quelli considerati dall’agenda 2030 dell’Onu. Ogni gruppo vincitore, fino a un massimo di 4, avrà diritto a un contributo a fondo perduto di 12mila euro e a numerosi servizi gratuiti messi a disposizione dai promotori e dai partner.
Nelle prime cinque edizioni Coopstartup ha distribuito oltre 250mila euro per la costituzione di nuove cooperative a fronte della presentazione di più di 120 progetti. Oltre 550 le persone coinvolte; più di 200 le persone formate, con 24 progetti premiati, 14 cooperative costituite e 3 in via di costituzione.
Tutti i partecipanti a Coopstartup Romagna ricevono gratis una formazione a distanza sulla forma di impresa cooperativa. I 15 gruppi finalisti entrano a far parte di un percorso
Crescono le startup, è l’ora dei giovani Legacoop le premia, Confcooperative avvia la formazione
Ridare nuova vita agli abiti e creare consapevolezza rispetto alla sovraproduzione di abbigliamento. Nasce da questa considerazione “Lazzaro!” una coop riminese in stretto collegamento con la Caritas che fa del riuso degli abiti la propria missione. E il nome è simbolico dell’idea di far rivivere le cose e ridare funzione alla “pietra” scartata. “Troppi vestiti vengono prodotti e troppi vestiti vengono scartati – spiega il fondatore della coop riminese Paolo Bianchini – e così tra i tanti capi donati alla Caritas per i senza tetto e i bisognosi in generale abbiamo iniziato a scegliere quelli di maggiore qualità e abbiamo pensato di potergli dare nuova vita. Prima della costituzione della coop giravamo l’incasso alla Caritas; ora li compriamo dalla Caritas e la vendita diventa lo scopo primo della nostra attività. Naturalmente il nostro obiettivo non è fare business, restiamo no profit, ma coprire i costi di gestione della cooperativa e del nostro lavoro”. Così, da fine 2021, l’attività si è trasferita in un negozio, studiato Paolo Bianchini insieme al socio Giacomo Ramberti, e si è cercato di creare uno spazio che si distingua per ricerca estetica e culturale. Insomma, un charity shop, come si dice oggi, di qualità. “Chi entra resta stupito dalla nostra proposta e dal nostro allestimento”, spiega Bianchini. E ora, dopo aver vinto il premio del bando nazionale “Creattività” organizzato da Caritas
di tutoraggio in modalità one-to-one in cui vengono affiancati dagli esperti di Legacoop e Federcoop Romagna per la messa a punto dei progetti di impresa e la stesura dei business plan. A dicembre le premiazioni e in caso di vittoria la costituzione in cooperativa dovrà avvenire entro 12 mesi dalla comunicazione e la nuova cooperativa dovrà avere sede nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, pena la decadenza del premio. Oltre ai premi in denaro, alle startup fuoriuscite dal progetto viene garantito l’accompagnamento alla costituzione in cooperativa da parte di Legacoop Romagna, l’iscrizione associativa per un anno, dodici mesi di servizi di consulenza e gestione di Federcoop Romagna, consulenze e prodotti specifici offerti da Assicoop Romagna,
in collaborazione con IntensaSanpaolo, si guarda con ottimismo ai progetti di sviluppo che passano dalla vendita anche online e anche dall’avvio di nuovi spazi. “Da noi vengono clienti, moltissimi sono i giovani, da tutta la provincia e si stupiscono di trovare prodotti belli e di qualità a prezzi ragionevolissimi con un costo medio tra i 15 e i 20 e raramente si raggiungono le centinaia di euro”, spiega Banchini. Lo scopo è dimostrare che non tutto quello che scartiamo è da buttare via, anzi. “La nostra scelta parte dai materiali di qualità; non ritiriamo – aggiunge Bianchini – capi usa e getta e vogliamo che la gente capisca il valore di una materia prima di qualità che può essere utilizzata più e più volte. Il nostro progetto è partito con motivazioni prettamente ecologiche ma si è sviluppato nella direzione etica”. Il negozio sta prendendo piede e ora è la gente a passare e lasciare l’elenco dei desiderata; poi, se le persone donano, i capi arrivano e tornano a nuova vita.
Bper Banca e Coopfond. Coopstartup Romagna è promossa da Legacoop Romagna, Coop Alleanza 3.0 e Coopfond, con il supporto di BPER Banca, Federazione delle Cooperative di Ravenna, Federcoop Romagna e Assicoop Romagna Futura e in collaborazione con Alma Mater e WMF. “I settori che vanno per la maggiore – spiega Emiliano Galanti, responsabile promozione cooperativa e innovazione di Legacoop Romagna - sono quelli della comunicazione, della cultura, dello spettacolo senza trascurare l’agricoltura, il sociale e le progettazioni europee, con particolare riguardo alla gestione dei fondi comunitari”.
Molto interesse per le giovani imprese cooperative anche da parte di Confcooperative. Come spiega Pierpaolo Ba-
roni, responsabile dell’area nuove cooperative di Confcooperative, “nei confronti del nostro settore c’è molto interesse da parte di giovani e donne che vedono in questa forma societaria una interessante opportunità di avviare un’attività. I settori sono i più disparati e si va dal recupero di vestiario ai servizi di ingegneria passando per i servizi alla persona e il marketing. I giovani e le donne, del nostro mondo apprezzano il fatto di poter condividere lo sforzo con altri, di non essere soli nell’intrapresa eco-
Pierpaolo Baroni, responsabile dell’area nuove cooperative Confcooperative
nomica. Questo tranquillizza molto, specie i giovani senza o con poca esperienza alle spalle”. E Confcooperative cerca di creare il contesto giusto per avviare l’attività. “I giovani di fidano e si affidano a noi – spiega Baroni - e noi li prepariamo alla sfida d’impresa con incontri con professionalità consolidate oltre a seguirli con la formazione. L’importate è non illuderli che ci siano strade facili ma piuttosto formarli per affrontare la meglio sfide che diventano ogni anno sempre più complesse”.
A Ravenna i soci gestiscono e i prezzi stanno bassi
Ridare umanità alla spesa, (ri)scoprire il lato umano dell’acquisto. È questa la mission della coop Stadera, nata a Ravenna nel 2020 con l’obiettivo di dare vita a un negozio (un piccolo supermercato, o un grande negozio di vicinato, a seconda di come lo si vuol vedere) in cui i soci hanno prezzi calmierati specie se partecipano alle attività del negozio, dal riempimento degli scaffali alla pulizia. L’idea è semplice ed è quella di realizzare un negozio in cui i ricarichi sono contenuti specie sui prodotti bio e locali. “Si, avevo già messo in piedi una iniziativa del genere a Bruxelles, anche se i numeri erano molto più grossi di quelli di Ravenna – spiega il fondatore e attuale vice presidente Enrico De Sanso – e abbiamo deciso di replicare il modello”. Che è tutto basato sul fatto che il socio ha vantaggi se partecipa alla “vita” del supermercato. Sui prodotti locali e bio, infatti, il ricarico è del 30% rispetto al costo pagato per i soci che sono attivi; ma il socio può anche decidere di non fare nulla per la coop e in quel caso il ricarico sale al 43%. Attualmente i soci sono 400 e l’obiettivo è quello di farli arrivare a 500 entro la fine dell’anno; per diventarlo basta versare 25 euro e si stacca il biglietto per entrare in negozio; poi se collabori hai lo sconto, diversamente
paghi di più. “Ora il, negozio ha una superficie di 180 mq e la convenienza maggiore si ha sui prodotti locali; ma – spiega De Sanso – abbiamo tante altre referenze sulle quali siamo meno competitivi perché non siamo una centrale di acquisto. Però abbiamo progetti di sviluppo e più siamo più la convenienza aumenterà; adesso al esempio stiamo favorendo la creazione di gruppi di acquisto a Ville Unite e poi a Ponte Nuovo. Cerchiamo di andare dove i negozi sono meno presenti per offrire un servizio dove non c’è o è scarso. Di fatto siano una alternativa alla Gdo, pur con tutti nostri limiti”. E così i soci – se non si è soci si può entrare in negozio solo se accompagnati da un socio - per avere il ricarico più basso devono accettare di fare, ogni 4 settimane, un turno di 3 ore. E se la base sociale aumenta si potrà raggiungere come a Bruxelles un ricarico che si ferma tra il 18 e il 20%. Per il 70% i soci sono donne e anche per loro l’importante è andare a fare la spesa e fare due chiacchiere; i giovani per ora sono pochi e la fascia più rappresentata è quella tra i 30 e i 50 anni. Senza tralasciare il sociale: a partire dal recupero dell’invenduto che, con il progetto “Ce ne facciamo cargo”, va direttamente alla mensa della Caritas e per proseguire con l’impegno a favore degli alluvionati.
Una serie di pannelli sopra un parcheggio e decine di famiglie che si servono dell’energia prodotta dalla struttura in cooperativa a prezzi più contenuti rispetto a quelli abituali. La comunità energetica come strada possibile per pagare di meno l’energia sfruttando tutte le potenzialità produttive delle aree vicino a dove l’energia viene consumata. La sfida del mondo cooperativo al caro energia passa da coalizioni di utenti che, tramite la volontaria adesione a un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia rinnovabile attraverso uno o più impianti energetici locali. Quello della comunità energetica è un concetto ampio, che identifica una varietà di esperienze che condividono tutte lo sviluppo di un progetto per la produzione di energia rinnovabile e i benefici economici e sociali che ne derivano. Con le dovute distinzioni e differenze tra loro, le comunità energetiche sono tutte accomunate da uno stesso obiettivo: fornire energia rinnovabile a
prezzi accessibili ai propri membri, piuttosto che dare la priorità al profitto economico come una società energetica tradizionale. Decentramento e localizzazione della produzione energetica sono i princìpi su cui si fonda una comunità energetica che, attraverso il coinvolgimento di cittadini, attività commerciali e imprese del territorio, risulta in grado di produrre, consumare e scambiare energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione.
Nella comunità energetica i soggetti che partecipano hanno la possibilità di produrre l’energia destinata al proprio consumo con impianti alimentati da fonti rinnovabili. Per condividere l’energia prodotta, gli utenti possono utilizzare le reti di distribuzione già esistenti o crearne di nuove. La partecipazione alla comunità deve essere aperta e basata su criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori. I partecipanti mantengono i loro diritti
Le comunità energetiche alla sfida del mercato Energia meno cara per chi si mette in cooperativa
L’obiettivo è produrre energia rinnovabile vicino a chi la consuma
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come clienti finali, compresi quelli di scegliere il proprio fornitore e uscire dalla comunità quando lo desiderano. La comunità energetica rinnovabile deve essere formata dai consumatori ubicati nelle prossimità dell’impianto di generazione. Gli impianti devono avere potenza complessiva non superiore a 200 kW. A supporto di una comunità energetica esistono molte tecnologie che facilitano il monitoraggio dei consumi e aiutano gli utenti della comunità a risparmiare e a consumare energia in modo più efficiente e intelligente.
”E proprio questa diventa la sfida –spiega Emiliano Galanti, responsabile promozione cooperativa e innovazione di Legacoop Romagna – programmare e realizzare i consumi mentre gli impianti producono. Una tematica a cui in Romagna Legacoop crede con decisione visto che sono sei i progetti di comunità energetica presentati in risposta al bando regionale previsto dalla L.R. 27/05/2022, n. 5 (Promozione e sostegno delle comunità energetiche rinnovabili e degli autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente). Il problema è che siamo in attesa di un decreto del governo che disciplini bene il settore ma quando arriverà noi contiamo di essere pronti. Del resto questo è un contributo importante che il mondo coop può dare alla transizione energetica da un lato privilegiando non i grandi player nazionali e la remunerazione degli investimenti ma semplicemente la riduzione dei costi dell’energia che passa direttamente dal produttore al consumatore senza dover remunerare l’investitore che ovviamente recupera i costi ma non lucra”.
L’obiettivo finale delle comunità energetiche sostenute da Legacoop è semplice: “si tratta di far nascere impianti di energia rinnovabile senza modificare le infrastrutture elettriche esistenti e producendo vicino a dove si consuma. Chi partecipa ha un esborso iniziale che poi recupera in termini di minori costi energetici e comunque può sempre uscire dalla comunità cedendo la sua quota”, spiega Galanti.
Da parte sua, il 27 maggio 2022, l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha approvato all’unanimità la legge regionale 5/2022 a sostegno delle comunità energetiche rinnovabili e l’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile. La legge ha come obiettivo il sostegno allo sviluppo delle comunità, gruppi di persone fisiche, imprese, enti territoriali, di ricerca e formazione, religiosi, del terzo settore e di protezione ambientale che decidono di agire collettivamente per produrre, scambiare e accumulare energia a impatto zero attraverso impianti di energia rinnovabile.
La legge introduce:
Contributi e strumenti finanziari per le CER e per gruppi di auto consumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente dalla loro costituzione fino alla progettazione;
Supporto a soggetti pubblici, associazioni territoriali e di categoria, le Agenzie per l’energia e soggetti privati per realizzare iniziative di comunicazione, informazione e partecipazione;
Iniziative per rafforzamento delle competenze degli enti locali e delle professionalità coinvolte nel processo di avvio, costituzione, gestione e animazione delle CER anche in collaborazione con le università e con i Laboratori della Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna;
Condivisione delle “migliori pratiche” attraverso sportelli informativi dedicati, in accordo con i Comuni e con l’ANCI Emilia-Romagna (ANCI-ER);
Individuazione dei tetti degli edifici pubblici e le aree pubbliche in disponibilità degli enti da mettere a disposizione per l’installazione di impianti a servizio delle CER.
È inoltre prevista l’istituzione di un Registro delle Comunità di energia rinnovabile della Regione Emilia Romagna e la formazione di un tavolo tecnico permanente con funzioni consultive e di confronto composto da rappresentanti della Regione, delle associazioni maggiormente rappresentative a livello regionale, Anci e Upi Emilia-Romagna, Enea, nonché dai cluster regionali competenti in materia e dal tavolo regionale dell’economia solidale.
La legge regionale sostiene chi autoproduce Sostegno e contributi per chi si mette in cooperativain questa pagina ph. Shutterstock
Ridracoli – spiega Mauro Parisi presidente della Cooperativa agricola braccianti di Fusignano -. Il Canale dei mulini, il Tratturo ed il Canal Vela delimitano un cassetto che giustamente ha svolto il ruolo di cassa di espansione. Se quella enorme massa d’acqua non fosse arrivata lì, possiamo solo immaginare
Da oltre 45 anni Leader a Imola, Bologna, ForlìCesena e Ravenna nel settore dei traslochi industriali e civili. La Cooperativa si occupa anche di servizi per il sollevamento in quota con piattaforme aeree, noleggio gru e autogru con operatore, trasporto conto terzi (anche eccezionali) e movimentazioni industriali.
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atmosferiche in generale, siano, o meno frutto del riscaldamento globale. “Una possibilità – spie gano da Legacoop - è quella di riallocare le risorse non spese del Pnrr che potrebbe andare a coprire sia le spese infrastrutturali di miglioramento del territorio sia la individuazione di piante resistenti
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Ma al di là delle ultime avversità atmosferiche, nelle campagne romagnole era già in atto una profonda rivisitazione degli schemi colturali con sempre meno frutta
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e sempre più piante da seme con pendenti dalle forniture dei soci e con fatturati in crescita solo per chi riesce a percorrere la strada di imprese sul mercato interno
sizioni di competitor mentre sul fronte dei produttori occorre dare
da un patrimonio produttivo e di tradizione che da secoli connota la nostra agricoltura, così come la viticoltura che cresce è quella in pianura dove la meccanizzazione procede in maniera sempre più spinta”.
Raccolta che supera i 10 miliardi, impieghi oltre i 7,7 miliardi, quasi 61mila soci, 204 sportelli, 1.671 addetti, utili oltre quota 129 milioni. Sono questi i numeri per il 2022 delle 6 Bcc romagnole. Non delocalizzano ma investono sui territori, mantenendo presìdi e servizi, e sostenendo l’economia locale. Sono le nove Banche di Credito Cooperativo - due i gruppi Bancari Cooperativi, gruppo BCC Iccrea e Gruppo Cassa Centrale - (ben 6 in Romagna) riunite nella Federazione BCC dell’Emilia-Romagna, che nel giugno scorso hanno tenuto a Bologna la loro 53a assemblea.
Molto positivi i risultati del bilancio consuntivo della Federazione e delle BCC aderenti, a partire dalla presenza sempre più capillare in 161 comuni (in 12 dei quali sono l’unica realtà bancaria) con 350 sportelli (18% di quelli in regione, 204 nella sola Romagna), 145.026 soci (+3,2% sull’anno precedente, 60.972 in Romagna) e 2.809 dipendenti (+1,04% di cui 1.671 in Romagna). La raccolta diretta (depositi + obbligazioni) del 2022 ammonta a 16,6 miliardi di euro (+0,6% contro un calo del 0,9% del sistema regionale di cui 10 miliardi in Romagna),
mentre gli impieghi alla clientela a 13,5 miliardi (7,7 miliardi in Romagna) segnando un incremento su base annua dell’5,6% contro uno 3,4% del sistema bancario, per una quota del 11% a livello regionale (che sale al 13,6% per le famiglie consumatrici e al 17,3% per le famiglie produttrici, con livelli medi del 24% per i servizi di alloggio e ristorazione e del 18% per l’agricoltura). In miglioramento anche il rapporto deteriorato/ impieghi che a fine 2022 si attestava al 4% in progressiva diminuzione ancora superiore al sistema bancario 3,3%. In forte crescita l’utile netto che si attesta a 201 milioni di euro, contro i 75,7 dell’anno precedente (oltre 129 milioni il dato della Romagna).
“Questi numeri suggellano il ruolo della finanza mutualistica e delle banche di comunità a favore dello sviluppo delle economie locali, dell’inclusione, della promozione della stabilità e della concorrenza”, spiega il presidente della Federazione Bcc dell’EmiliaRomagna Mauro Fabbretti. “Le Banche di Credito Cooperativo non delocalizzano, non estraggono risorse dalle loro comunità per portarle altrove, perché i loro utili restano nei territori dove sono stati prodotti sia per
Un 2022 positivo per le 6 Bcc romagnole che hanno realizzato utili per oltre 129 milioniMauro Fabbretti, presidente Federazione Bcc Emilia-Romagna
Il 2022 è stato un anno d’oro per la Bcc Ravennate, forlivese e imolese e per i 36.119 soci dell’istituto. L’utile è stato di 73 milioni di euro, la raccolta ha raggiunto i 4 miliardi (quella complessiva i 6,25) e gli impieghi hanno superato i 3,5 miliardi. “Il 2022 rappresenta per la Bcc un anno molto positivo che si chiude con un risultato di esercizio che supera i 73 milioni di euro – spiega il direttore generale Gianluca Ceroni – a conferma della capacità reddituale della nostra banca, destinata ad un ulteriore rafforzamento del patrimonio di vigilanza che raggiunge i 488 milioni di euro e rappresenta da sempre il principale elemento a tutela di soci e clienti”. Un risultato dovuto alla particolare redditività dei titoli di Stato indicizzati all’inflazione che si è venuta a creare nel corso dell’anno. Molta attenzione anche alla qualità del credito che continua ad essere altissima se si pensa, come ricorda Ceroni, “che i crediti deteriorati netti sono di soli 32 milioni, vale a dire meno dell’1% degli impieghi”. Un dato importante e che alla base ha un lungo e costante lavoro nei confronti della clientela che la banca conosce perfettamente. “Si può dire che questa sia la nostra peculiarità – spiega Ceroni – siamo una banca prettamente locale che conosce e presidia il territorio e fa credito all’imprenditore, sì sulla base dei bilanci, ma anche perché ne conosce la storia e le capacità al di là degli aridi numeri della contabilità”. Molta attenzione anche alle famiglie visto che nel 2022 sono stati accesi oltre 3mila mutui casa e il numero delle pratiche è cresciuto in doppia cifra per tre anni consecutivi. “Alla fine le grandi banche si sono ‘mangiate’ molte delle imprese di credito locali e noi stiamo approfittando di questa situazione e continuiamo a presidiare il territorio in cui spesso, penso a Castel del Rio, Tredozio o Sassoleone, siamo l’unico istituto bancario presente. Questo crea un legame molto
rafforzare il patrimonio, sia per destinare risorse alle realtà locali. Per questo la nostra specificità va difesa in tutte le sedi, a partire da quelle europee. E per questo in situazioni drammatiche, come in occasione della recente alluvione in Romagna, le nostre Bcc hanno subito manifestato grande sostegno alle popolazioni colpite”. Così, all’indomani dell’alluvione, una prima risposta immediata a sostegno delle popolazioni colpite è infatti arrivata proprio dalle BCC dell’Emilia-Romagna: i due Gruppi Bancari Cooperativi, oltre ad avere reso operativa la sospensione delle rate
forte con le comunità, che si estrinseca con la presenza e il mantenimento di sportelli fisici anche laddove i costi sono molto elevati. Anche per questa ragione, insieme alla banca fisica abbiamo sviluppato strumenti digitali per consentire alla clientela più evoluta una operatività a 360 gradi”. E anche per questo la banca ha ringiovanito molto il suo organico: su 660 addetti oltre un centinaio hanno una anzianità di servizio inferiore ai 3 anni.
Dal punto di vista degli sportelli, spiega Ceroni, “ora la copertura è ottimale e abbiamo una settantina di sportelli che contiamo di mantenere e non di aumentare, salvo acquisizioni che ora non sono all’orizzonte”. L’ottimo risultato del 2022 permette alla Bcc di incrementare per il 2023 le erogazioni liberali di beneficenza che rappresentano il ’dividendo’ al territorio (nel 2022 il sostegno è stato di complessivi 5,8 milioni di euro), e di consolidare i benefici offerti ai soci in particolare per promuovere adeguati livelli di coperture assicurative e previdenziali. Naturalmente quest’anno si dovrà fronteggiare l’enorme problema creato dall’alluvione e la banca ha già accettato 900 richieste di moratoria così come sta avendo successo l’iniziativa dei prestiti che fino a 10mila euro sono a tasso zero per 18 mesi. “Certo – spiega Ceroni – noi non possiamo fare i grandi interventi che servono al territorio ma ci siamo e aiuteremo per quel che possiamo nelle piccole opere di ripristino, dalle scuole ai giardinetti. Ci sono 6 comitati locali in azione e con loro metteremo a punto interventi. Alla fine, nel 2023, erogheremo per attività culturali, sportive e di ripristino post alluvione oltre 7 milioni di euro. È il nostro modo di essere banca locale e di stare vicino ai territori in cui la banca opera”.
dei mutui per la popolazione e le imprese colpite dal maltempo, hanno stanziato rispettivamente 300 e 200 milioni come primi plafond a sostegno dei territori, ma non solo: “Oltre ai 500 milioni messi a disposizione delle nostre comunità – spiega Fabbretti -, stiamo sostenendo la raccolta fondi rivolta all’intero movimento del Credito Cooperativo e promossa da Federcasse, e dalle alle Capogruppo Iccrea, CCB, Raiffeisen con l’obiettivo di ripristinare le attività produttive, scolastiche, sanitarie per assicurare la ripresa dell’operatività necessaria”.
Per le coop sociali l’emergenza, più che l’alluvione, che pure ne ha colpite alcune in maniera pesante, si chiama carenza di personale. E in tutta la Romagna è caccia grossa a infermieri, Oss ed educatori che scarseggiano in generale e sono più attratti dai contratti pubblici che da quelli che possono offrire le cooperative. “Specie nelle coop che seguono anziani e disabili – spiega la referente di settore di Confcooperative Romagna Katia Gulino che associa 150 coop con poco meno di 12.400 lavoratori occupati di cui 1.308 svantaggiati – il reperimento di personale è diventata una cosa difficilissima e le coop si stanno attrezzando per realizzare corsi di formazione ad hoc per attirare personale. E questo nonostante ci siano già molto personale non italiano la lavoro; su questo fronte stiamo attivando un reclutamento
straordinario in deroga rispetto al riconoscimento del titolo che viene poi successivamente verificato” E se la situazione è difficile nel comparto sanitario e dell’assistenza, non meglio va nel settore dei servizi rivolti ai minori. “Qui le figure cardine sono quelle degli educatori – spiega Katia Gulino – e facciamo una grande fatica a reclutarne. Anche perché il contratto delle coop sociali è oggettivamente poco appetibile rispetto al pubblico e chi può lo sceglie”. E su tutto il comparto dell’inserimento dei lavoratori fragili, secondo Katia Gulino, pesa la questione dell’inquadramento contrattuale. In particolare la normativa sugli appalti richiede l’applicazione di contratti di settore (che possono andare dall’ambiente al call center) mentre il mondo cooperativo ragiona sulla base di un unico contratto trasversale. “Stiamo
Coop sociali, è caccia ai dipendenti Oss e infermieri sempre più difficili da reperire
In atto corsi di formazione per reperire più facilmente il personale
Katia Gulino, referente cooperative sociali Confcooperative Romagna
vedendo – spiega ancora Katia Gulino - che sono in aumento le vertenze sindacali finalizzate all’applicazione ai lavoratori fragili che inseriamo del contratto generale di categoria. E tutto questo mentre è regolarmente in vigore un contratto ad hoc firmato dalle rappresentanze sindacali per l’inserimento dei lavoratori svantaggiati. Un contratto che tiene conto delle peculiarità di questo tipo di lavoratore che ha costi di gestione enormemente più elevati rispetto al lavoratore standard”. Per quel che riguar-
da il futuro del settore - al netto del problema del personale che però rischi di diventare esplosivo se non si apre con decisione al mercato dei lavoratori comunitari e soprattutto extracomunitari, e non si rivede un contratto che penalizza il settore rispetto al comparto pubblico – una strada da percorrere potrebbe essere quella della sempre maggiore conversione dell’assistenza in vita indipendente. “Gli enti spiga Gulino – devono dare corpo alla coprogrammazione a medio lungo termine e alla coprogettazione. Una strada sulla quale ad esempio si è incamminato il Comune di Rimini e nelle gare d’appalto, ad esempio per l’esternalizzazione della mensa, si chiedeva da subito tra i requisiti l’inserimento di 15 madri sole con figli a carico. Un sistema che aiuta l’inserimento e anche la coop che partecipa alla gara”.
L’ultimo triennio è stato particolarmente complicato per il sistema imprenditoriale, provato dalla pandemia, dalla guerra e dalle conseguenze della crisi internazionale, in particolare per il problema energetico e gli aumenti delle materie prime. Ripercussioni e complicazioni che hanno coinvolto anche la sanità e il comparto socio-sanitario, interessando in maniera diretta il sistema della cooperazione sociale. Un settore che oggi, per quanto riguarda Legacoop Romagna – e quindi i territori delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini – interessa 48 cooperative, 7.100 soci lavoratori, 6.000 occupati e 300 milioni di valore della produzione.
I bilanci 2022, approvati dalle assemblee dei soci che si stanno svolgendo in queste settimane, dimostrano che il sistema sta reggendo a fatica e spesso solo grazie alle risorse e alle garanzie patrimoniali accumulate dalle cooperative nei decenni precedenti. Non vi è dubbio, infatti, che il comparto socio-sanitario emiliano-romagnolo sia oggi costretto ad affrontare tante criticità contestualmente: diversi nodi che sono arrivati al pettine nello stesso, drammatico, momento storico. Fra i macro-problemi da affrontare va annoverato, innanzitutto, l’ancora parziale rimborso alle regioni delle spese Covid da parte dello Stato: un disastro anche in una regione virtuosa come l’Emilia-Romagna, che solleva significative preoccupazioni sulla invarianza futura del sistema dei servizi.
La cooperazione sociale è, inoltre, interessata da un altro grande problema, che è quello organizzativo, in particolare per quanto riguarda il personale: medici ed infermieri mancano da anni ormai, in maniera strutturale. Una difficoltà che è stata amplificata dalle assunzioni di massa di operatori fatte dal servizio pubblico nei mesi più bui della pandemia, che, per altro, oggi non sono sufficienti neanche per le ASL. Una criticità che sta coinvolgendo, senza distinzioni, tutte le cooperative sociali, sia quelle che svolgono attività di inserimento lavorativo di persone con disabilità, sia quelle che assistono e supportano le persone non autosufficienti nei servizi domiciliari, residenziali e diurni. Imprese che lavorano con qualità e responsabilità e che da tanti anni garantiscono ai cittadini romagnoli, così come previsto dalla normativa, standard di servizi parificati a quelli del pubblico. Cooperative che realizzano ogni anno milioni di prestazioni e che, certamente, non sono in grado di reggere a lungo la carenza di personale.
Il ruolo della sanità territoriale
Non è finita. C’è un altro problema che va evidenziato, forse il più preoccupante, ovvero il timore reale che la maggior parte delle carenze economiche ed organizzative pubbliche siano concentrate sulle criticità dei servizi ospedalieri: e la sanità territoriale? Appare sempre più evidente come l’emergenza pandemica abbia addormentato il confronto sulle politiche di welfare territoriale, ponendo al centro le tematiche ospedaliere, anche se in una logica emergenziale. Eppure, proprio la pandemia ha riacceso i riflettori sul nostro contesto demografico e sociale, che è quello di un paese che sta invecchiando, con un sistema sanitario universalistico tutt’altro che omogeneo fra le regioni e con bisogni che nel frattempo non solo sono
aumentati, ma anche cambiati. Cresce l’incidenza delle malattie croniche, ma anche la solitudine familiare, con tutto ciò che questo comporta dal punto di vista del fabbisogno di servizi domiciliari e territoriali, anche a bassa soglia. È sempre più urgente aprire una fase di analisi del contesto sociale e dei bisogni ed avviare una programmazione nuova della sanità territoriale e dell’integrazione sociale e sanitaria, a maggior ragione in una situazione così difficile sul piano della tenuta economica. Lavorando in sinergia, pubblico e cooperazione sociale possono ritrovare quella visione e quella capacità di sintesi organizzativa, integrata, che in Romagna ha permesso la costruzione di uno dei sistemi socio-sanitari migliori del mondo. L’aumento dei costi di gestione dell’ultimo biennio è stato riconosciuto dai committenti pubblici con difficoltà, mentre già si può immaginare che alla fine del 2023 il probabile rinnovo del CCNL della cooperazione sociale – che resta, tuttavia, uno dei più bassi del paese – debba aprire alla necessità di ulteriori adeguamenti dei contratti di servizi. È necessario che la sanità territoriale ed i servizi socio-sanitari tornino ad essere centrali nel dibattito, insieme a quelli ospedalieri. Così come è fondamentale tornare a considerare l’integrazione pubblico privata come una risorsa ed un valore aggiunto, senza la quale non è possibile assicurare qualità della vita e coesione sociale, in nessuna parte del paese.
ROMAGNA
5 giugno
Alluvione, arrivano gli indennizzi
Fino a 5mila euro per i danni alla casa
Fino a 5mila euro per i danni subiti dalla casa a causa dell’alluvione o delle frane ma serve che la spesa sia documentata. Le risorse pubbliche serviranno per: il ripristino, anche parziale, dei danni all’abitazione principale, abituale e continuativa e alle sue pertinenze; il ripristino di aree e fondi esterni necessari per l’accesso e fruizione dell’abitazione e delle sue pertinenze; gli interventi di pulizia e rimozione di acqua, fango e detriti dall’abitazione e della relativa area esterna pertinenziale; la sostituzione, o il ripristino, o l’acquisto di beni mobili distrutti o danneggiati ubicati all’interno di abitazione o pertinenza. Il contributo è erogato in due tranche: un acconto di 3.000 euro e un successivo saldo ma vanno compilati gli appositi moduli.
Ravenna 27 giugno
La conferma da parte del Cda
Il consiglio di amministrazione di TCR, Terminal container Ravenna, società partecipata dal Gruppo Sapir e da Contship Italia, ha confermato alla presidenza Giannantonio Mingozzi (nella foto) ed alla vicepresidenza Cecilia Eckelmann Battistello, presidente del Gruppo Contship Italia. “Ringrazio per la rinnovata fiducia - ha detto Mingozzi - che coincide con un buon risultato, di bilancio e di movimentazione, ottenuto nel 2022 dal nostro terminal; esso contribuisce in maniera ragguardevole alla performance complessiva di tutto il porto, di fronte ad importanti lavori infrastrutturali che ne aumenteranno la competitività e la qualità delle operazioni”. Infatti, come riportato dai dati di Assoporti, “Ravenna è il sesto scalo a livello nazionale per le merceologie movimentate, grazie soprattutto a rinfuse solide e container”.
ROMAGNA
23 giugno
Alluvione, aiuti in arrivo per gli affitti
La Regione paga fino a 1.500 euro
Per chi è in affitto e abita nei comuni alluvionati possibile la rinegoziazione dei canoni di locazione fino a un massimo di 1.500 euro; i minori incassi da parte del proprietario saranno coperti da fondi pubblici. Infatti, la Regione Emilia-Romagna ha introdotto, con la Delibera n. 919 del 5 giugno 2023, una misura rivolta ai nuclei familiari affittuari che, nel maggio 2023, risiedevano o dimoravano abitualmente nei Comuni indicati nell’Allegato 1 al DL 61/2023 (Decreto Alluvione) relativa alla rinegoziazione dei termini dei contratti di affitto. Per l’inquilino è prevista la riduzione del canone d’affitto; per il proprietario la copertura del 100% del mancato introito (per un massimo di 1.500 €). Tra i requisiti un ISEE in corso di validità non superiore a 35.000 euro. (foto Shutterstock)
Ravenna 27 giugno
A Faenza nuova filiale ADHR
Trovare lavoro diventa più facile
Inaugurata a Faenza la filiale dell’agenzia per il lavoro ADHR Group, alla presenza del presidente e AD del Gruppo Leonardi Nieri a fianco al team della nuova sede (nella foto), il cui obiettivo è collegare domanda e offerta di lavoro in un’area strategica della Romagna duramente colpita dall’alluvione del maggio scorso, che ha fatto saltare l’apertura della stessa per allagamento. La nuova sede dell’agenzia offre immediatamente una cinquantina di posizioni aperte in aziende del territorio, non solo faentine ma anche con sedi nei Comuni di Forlì e Imola. Le imprese per le quali sono attive le ricerche operano principalmente nel comparto legato alla ceramica, all’automotive, alla nautica, al metalmeccanico in generale e al settore dell’arredamento e della lavorazione del legno. Le ricerche vanno dall’operaio generico di produzione ai geometri.
Porto di Ravenna primo in Italia
Se si analizzano le diverse tipologie di merci movimentate da ogni Autorità di Sistema Portuale, Ravenna appare essere al 1° posto per la movimentazione di rinfuse solide e merci in colli. Dai dati statistici pubblicati periodicamente sul sito di Assoporti, l’Associazione dei Porti Italiani, emerge il quadro complessivo della portualità italiana nel 2022. Prendendo in esame i singoli porti per movimentazione totale, il porto di Ravenna nel 2022 risulta al 4° posto se escludiamo i prodotti petroliferi di Trieste e Cagliari-Sarroch e al 6° posto per traffico totale. Per quanto riguarda i crocieristi infatti nel 2021 il porto di Ravenna non veniva menzionato, mentre nel 2022 risulta essere in 12° posizione. (foto Shutterstock)
Rimini
26 giugno
Confesercenti: “abbassare i costi”
“È necessario ridurre gli oneri per accettare la moneta elettronica, in particolare per i piccoli esercenti: tra commissioni, spese per utilizzo e installazione dei Pos, carte e bancomat rappresentano un costo sempre più elevato”. Lo afferma Fabrizio Vagnini, presidente provinciale Confesercenti Rimini, sulla base di un’analisi dei dati Polimi, Istat, Banca d’Italia e CER. “Negli ultimi anni – spiega Vagnini – le transazioni in moneta elettronica sono aumentate ad un ritmo circa doppio di quello che registravano prima della pandemia. Questo significa che per gli esercenti il costo sostenuto per i pagamenti elettronici è destinato ad aumentare con l’incremento del valore complessivo dei pagamenti su carta e bancomat, visto che le commissioni hanno un costo percentuale sulla transazione”. (foto Shutterstock)
EMILIA-ROMAGNA
5 giugno
Dalla Regione 14 milioni alle aziende
Economia circolare ed energia pulita, settore manifatturiero e industria motoristica sostenibile e innovativa, assunzioni di ricercatori, collaborazioni scientifiche con i laboratori della Rete Alta tecnologia. Sono i temi principali dei 61 progetti approvati (su 72 presentati) dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito di un bando, con risorse Fesr, dedicato a ricerca e sviluppo sperimentale. Obiettivo della chiamata alle aziende, dare sostegno a progetti in grado di meglio interpretare le sfide definite dalla Strategia di Specializzazione intelligente e incidere sulle filiere produttive di appartenenza. Complessivamente la Regione ha messo a disposizione un contributo di circa 14 milioni di euro, per un investimento totale di 30,8 milioni di euro. (foto Shutterstock)
I militari della Guardia di Finanza di Ravenna, nell’ambito di un’ampia attività ispettiva che ha visto la collaborazione operativa con personale di Ispettorato del Lavoro, Inps e Polizia Stradale, hanno concluso una verifica fiscale nei confronti di un gruppo societario attivo nel settore del trasporto merci (nazionale ed internazionale) i cui amministratori ravennati avevano formalmente costituito alcune società in Romania al fine di collocare in quel Paese gli oneri fiscali e contributivi dell’attività in realtà svolta e gestita in Italia. L’accertamento fiscale si è inserito in una più ampia operazione internazionale in materia di contrasto all’abuso fraudolento del regime giuridico del distacco internazionale di lavoratori, che nel caso specifico ha riguardato decine di autisti di TIR e che ha visto operare sinergicamente gli enti ispettivi di diversi Paesi europei (Italia, Romania, Slovacchia e Belgio). (foto Shutterstock)
24 maggio
Viene rinviato al 30 settembre 2023 il termine di pagamento delle tasse automobilistiche in scadenza il 30 aprile e il 31 maggio. L’ha stabilito, con apposita delibera, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Un provvedimento, questo, adottato per venire incontro alle difficoltà di cittadini e imprese colpiti dai pesanti eventi metereologici che si sono verificati in gran parte del territorio a partire dal 1° maggio, e che riguarderà dunque le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. “Abbiamo deciso di assumere questo provvedimento pienamente consapevoli delle tante difficoltà che stanno affrontando i nostri cittadini e le nostre imprese colpite da maltempo e alluvione”, sottolinea l’assessore regionale al Bilancio, Paolo Calvano. (foto Shutterstock)
Rimini 12 giugno
Mancati pagamenti in calo al 9%
I controlli da parte degli appositi Uffici comunali sul pagamento delle rette scolastiche per i servizi educativi comunali hanno permesso, nell’ultimo quinquennio, di abbattere in maniera significativa la percentuale di insolvenza. Se prima del 2018 la percentuale di mancato pagamento si aggirava intorno a un 20%, nel giro di questi ultimi cinque anni, il tasso si è più che dimezzato, attestandosi al 9% circa. Dalla gratuità dei nidi sotto un certo Isee alle tariffe scontate per il servizio della mensa a scuola: sono diverse le misure che il Comune di Rimini mette in campo per promuovere il più possibile la frequenza dei nidi e dei servizi per l’infanzia da parte delle famiglie del territorio. (foto Shutterstock)
Meno frutta e verdura nei piatti
“Il caro prezzi taglia del 4,9% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2023 che sono però costretti però a spendere comunque il 7,3% in più a causa dei rincari determinati dall’inflazione. È quanto emerge dall’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al commercio al dettaglio nel primo quadrimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che – sottolinea la Coldiretti – volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,1% nel quadrimestre nelle vendite in valore, il più elevato tra gli scaffali del dettaglio. Il risultato dei discount – precisa la Coldiretti – evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che rinunciano anche alla qualità”. (foto Shutterstock)
Ravenna
20 giugno
Consolidato 2022 a 310 milioni
Nel corso dell’assemblea generale dei soci svoltasi nei giorni scorsi a Bagnacavallo, oltre all’approvazione del bilancio 2022 (fatturato 288 milioni di euro e volume d’affari del bilancio consolidato del Gruppo oltre i 310 milioni) è stato eletto il nuovo Cda di Terremerse per il triennio 2023-2026.Nel segno della continuità, visti gli importanti risultati ottenuti dalla Cooperativa in questi anni, sono stati riconfermati il presidente Marco Casalini (in carica dal 2010) e la quasi totalità del Consiglio d’Amministrazione (15 Consiglieri su 17). Confermati anche i vice presidenti Alessandro Tedaldi di Anita e Daniele Placci di Faenza, ai quali si aggiunge Giovanni Giambi, presente nel Cda già dallo scorso mandato in rappresentanza della CAB. Agrisfera di Sant’Alberto.
EMILIA-ROMAGNA
17 giugno
Regione e Inail Emilia-Romagna insieme per contrastare il fenomeno delle morti bianche e potenziare il sistema regionale di prevenzione, sicurezza e vigilanza contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Una collaborazione già attiva, che ora viene rafforzata attraverso un Protocollo d’intesa che mette nero su bianco un programma di azioni comuni, principalmente orientate ad iniziative di formazione, assistenza, informazione, rafforzamento della vigilanza e promozione della cultura della salute in scuole, imprese ed uffici. A firmare il documento, valido per un triennio, sono stati il presidente Stefano Bonaccini (nella foto) e il direttore regionale Inail Emilia-Romagna, Fabiola Ficola, in occasione del “Forum sulla prevenzione Made in Inail-Innovazione Salute Sicurezza”.
“Per le sue indiscusse qualità professionali ed umane e per il contributo, come Presidente di Abi, allo sviluppo economico del Paese” e “per aver promosso il protocollo di intesa tra Associazione Bancaria Italiana, Protezione Civile e Associazioni dei Consumatori per i sostegni delle banche alle popolazioni colpite da calamità naturali”. Con questa motivazione BancaFinanza, rivista specializzata nel settore, ha premiato questa mattina il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli nel corso di una cerimonia a Palazzo Madama, prima sede del Senato dell’Italia unita, a Torino. La targa gli è stata consegnata dal sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, e dal direttore di BancaFinanza, Beppe Ghisolfi.
Ravenna
31 maggio
Andrea Betti nuovo presidente
Dal 30 maggio Andrea Betti è presidente di Confagricoltura assume il ruolo di coordinatore pro tempore del Tavolo Provinciale dell’Imprenditoria di Ravenna e succede a Matteo Leoni, presidente CNA Ravenna. Il Tavolo nasce nel 2009, su iniziativa di tutte le Associazioni di rappresentanza della Provincia (Agci, Cia Romagna, CNA, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative Romagna, Confesercenti, Confimi Industria Romagna, Confindustria Romagna, Copagri e Legacoop Romagna) ed è la sede di confronto e sintesi dell’imprenditoria ravennate per tracciare lo sviluppo economico del territorio. Essendo un organismo di coordinamento tra Associazioni e di interfaccia tra il mondo imprenditoriale e le Istituzioni, sin dal momento della sua costituzione si è stabilito che la carica di coordinatore e quella di vicecoordinatore vengano affidate a rotazione annuale ai settori delle varie organizzazione aderenti.
29 maggio
Pagamenti più efficienti
UniCredit e Mastercard hanno annunciato un’espansione globale della loro partnership nei pagamenti. L’accordo pone le basi per l’avvio di una solida partnership, coerente con la strategia UniCredit Unlocked. È la prima volta che una grande banca commerciale mette in atto una strategia multimercato con un solo circuito di pagamento di questa portata in Europa. Questo accordo unisce la capacità di UniCredit di fare leva sulla forza delle 13 banche del Gruppo che agiscono come un unico istituto e l’esperienza di Mastercard nello spazio dei pagamenti con carta. Il significativo ampliamento del rapporto tra le parti porterà innovazione nei pagamenti e migliorerà l’esperienza digitale per i clienti. (foto Shutterstock)
In base alle elaborazioni effettuate dall’Ufficio Informazione economica della Camera di commercio della Romagna su dati Infocamere-Movimprese, al 31 marzo 2023 nel sistema aggregato Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) si contano 81.260 imprese registrate, di cui 71.469 attive. Di fatto 97 imprese attive ogni 1.000 abitanti (89 imprese a livello regionale e 87 a livello nazionale). Nel corso del primo trimestre del 2023, nell’aggregato Romagna si sono verificate 1.513 iscrizioni e 1.755 cancellazioni, per un saldo negativo di 242 unità (nel primo trimestre del 2022 il saldo fu pari a -141); il tasso di variazione trimestrale delle imprese registrate risulta pertanto pari a -0,3%, peggiore di quello regionale (-0,19%) e nazionale (-0,12%). Nel confronto con il 31 marzo 2022 le imprese attive aumentano dello 0,4%, in controtendenza rispetto al dato regionale (-1,2%) e nazionale (-1%).(foto Shutterstock)
Rimini
3 maggio
A Macfrut l’Italia in mostra Macfrut, la fiera internazionale dell’ortofrutta compie 40 anni e prende il via a Rimini assieme a Fieravicola. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il ministro per l’Agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi oltre a numerosi rappresentanti di istituzioni, ente fiera e associazioni agricole. Un settore, quello dell’ortofrutta, che nel 2022 ha generato in Emilia-Romagna una produzione lorda vendibile di 1,2 miliardi di euro, su una super ficie coltivata di 56 mila ettari. Ed è caratterizzato da un forte processo di aggregazione: circa il 50% dei produttori regionali aderisce a un’organizzazione di produttori, a fronte di una media nazionale ed europea del 35-40%.(foto Shutterstock)
Ravenna
6 maggio
Fusignani in visita all’azienda
Il vicesindaco Eugenio Fusignani è stato invitato dai titolari della Saga srl, Panfilo Salciccia e Catia Garzia, a visitare la sede di via Salara. La società, ravennate di adozione, opera nel settore ferroviario su tutto il territorio nazionale, occupandosi in particolare delle attività di manutenzione, riparazione e recupero di una parte specifica dello scambio dei binari. “Si è trattato di un incontro molto interessante – ha affermato Fusignani – che mi ha permesso di conoscere due professionisti appassionati del proprio lavoro, orgogliosi di aver scelto Ravenna, bene inseriti nel tessuto socioeconomico della città che contribuiscono a valorizzare grazie ad investimenti produttivi e di welfare aziendale, sensibili e attenti verso le tematiche cittadine”.
Forlì-Cesena/Rimini
Nel
4 maggio
Le costruzioni trainano l’economia
I dati previsionali per il 2023 (Scenari Prometeia) per il territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) rilevano un incremento del valore aggiunto pari allo 0,8% (in termini reali, a prezzi costanti anno 2015), leggermente migliore del lieve aumento previsto lo scorso gennaio (+0,5%), in linea col dato regionale (+0,9%) e nazionale (+0,8%); una variazione comunque inferiore a quella stimata per il 2022 (+4%) come accade del resto in tutti i livelli territoriali. A livello settoriale, per l’anno in corso, si stima una crescita della ricchezza prodotta nelle costruzioni (+1,8%) e nei servizi (+0,9%) e stabilità nel manifatturiero (-0,1%) e nell’agricoltura (-0,2%). Anche l’export per il 2023 è previsto in crescita (+3,1%) (sempre in termini reali, a prezzi 2015), con una variazione più cauta rispetto a quella stimata in precedenza (+3,9%), maggiore dell’incremento regionale (+2,5%) e nazionale (+1,7%).(foto Shutterstock)
Ravenna
5 maggio
scrive al Ministro:
“In Emilia-Romagna 2.095 persone ma ne servono 6.000”
Con una lettera inviata al Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone e ai parlamentari locali, il Presidente Confcommercio provincia di Ravenna Mauro Mambelli ha sollevato l’annosa questione del Decreto flussi ed il fabbisogno urgente di lavoratori stranieri espresso dal sistema produttivo dell’Emilia-Romagna. “Mi riferisco, in particolare, alla situazione in cui versano tante imprese del settore turistico alberghiero che vedono compromessa la loro attività proprio in ragione della mancanza di disponibilità di lavoratori subordinati stagionali – sottolinea Mambelli. A tal proposito la quota complessiva assegnata alla nostra Regione di 2.095 ingressi è del tutto insufficiente rispetto al fabbisogno espresso, tra le altre, dal settore turistico alberghiero regionale”. (foto Shutterstock)
Riccione
27 aprile
Bilancio comunale sano e in avanzo
Più fondi per sanità e investimenti
“Un bilancio sano, prudente, ambizioso, che rispetta tutti i vincoli di legge e che consente di considerare il nostro Ente un Ente virtuoso”. L’assessore al Bilancio del Comune di Riccione Alessandro Nicolardi ha presentato in consiglio comunale il Rendiconto della Gestione per l’esercizio 2022. Pur nella difficoltà di avere dovuto gestire le finanze pubbliche in un periodo ancora parzialmente influenzato dalla pandemia e soprattutto dalle conseguenze del protrarsi della guerra in Ucraina, il Rendiconto presenta un avanzo pari a circa 2,1 milioni di euro, di cui 1.151mila destinati a investimenti e 976mila di avanzo libero. “Questo è un valore in crescita rispetto all’anno precedente – osserva Nicolardi – ed esprime un risultato della gestione complessiva positivo e che conferma, anche per il 2022, un bilancio sano e in equilibrio ai sensi di legge”. (foto Shutterstock)
Ravenna 21 aprile
Le BMW si muovono grazie a TCR e Sapir
TCR e Sapir protagoniste del nuovo traffico di autovetture prodotte in Germania e destinate ai mercati orientali. TCR ha ormeggiato lungo le sue banchine la M/n Liberty Passion, nave car carrier che ha imbarcato oltre 1.000 vetture in poco più di 12 ore. Importante l’impegno della Cooperativa Portuale e del personale TCR che per la prima volta si sono confrontati con un imbarco così impegnativo. Le vetture della BMW sono arrivate all’interno del Terminal Container via treno. “Questo nuovo business nasce dall’impegno e dalla determinazione dalla società Asia – commenta Riccardo Sabadini, presidente del Gruppo Sapir - nata dalla stretta e consolidata partnership tra il Gruppo Sapir ed il Gruppo Ars Altmann per realizzare e gestire a Ravenna il grande polo automotive, al servizio dei produttori auto nazionali ed internazionali”.
22 aprile
Bar e ristoranti sempre più all’aperto
Tariffe ridotte per chi occupa il suolo pubblico
Occupazione del suolo pubblico da parte di bar, ristoranti e strutture ricettive: la giunta proroga il regime semplificatorio anche per tutto il 2023. Inoltre vengono ridotte significativamente le tariffe per chi occupa suolo pubblico all’interno delle isole pedonali cittadine. L’amministrazione comunale di Riccione ha deciso di approvare “Riccione square estate 2023”, ritenendo opportuno di proseguire fino al 31 dicembre 2023 con gli interventi a favore sia dei pubblici esercizi, sia delle strutture ricettive alberghiere. “Sosteniamo le attività del territorio comunale che sono state estremamente penalizzate dalle misure ministeriali emanate per il contenimento della pandemia degli anni scorsi”, spiega l’assessore al Bilancio Alessandro Nicolardi. (foto Shutterstock)
Ravenna
28 aprile
La crescita parte da Fornace Zarattini
Sabbioni, la storica catena di profumerie, fondata nel 1953, ha compiuto 70 anni di attività. Si è svolta il 27 aprile insieme a dipendenti, fornitori e stampa, presso il Mercato Coperto di Ravenna, la celebrazione dell’importante traguardo aziendale. Il direttore Maurizio Sabbioni, insieme alla sorella Maria Rosa Sabbioni, hanno accolto tutti coloro che hanno preso parte alla serata. “Sabbioni70” questo il titolo dell’evento, durante il quale si è dipanata la storia aziendale fra aneddoti e ricordi e momenti carichi di entusiasmo per il futuro pieno di progetti e novità. In programma l’estensione della rete commerciale, con l’apertura di nuovi negozi, rinnovamento del layout, progetto presentato proprio durante la serata, sviluppo della rete logistica e della sede direzionale, grazie all’apertura della nuova sede a Fornace Zarattini nel 2021.
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n°3 | anno 3 | giugno 2023
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