retail&food 06 2018

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r&f La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti @filippettinews

Fico non è più “fico”?

I

l parco tematico del cibo tricolore è la più grande sfida di Oscar Farinetti, il patron di Eataly e animatore di Expo Milano. Concept da parco divertimenti alla DisneyLand applicato al Made in Italy: invece di andare sulle giostre e vedere Topolino e Cenerentola, si visitano fattorie e latterie, la giostra del mondo agricolo. Inaugurato lo scorso novembre, tra grandi fanfare e con la presenza del Presidente della Repubblica Mattarella, oggi il neonato parco, una scommessa da 140 milioni di euro, già perde i pezzi. O meglio un solo pezzo, ma che pezzo. Il ristorante ”Cinque”, dello chef stellato Enrico Bartolini, chiude i battenti: al suo posto una più abbordabile trattoria siciliana. Il grande e ambizioso “Theme Park” del cibo italiano è un flop? Piovono critiche e dubbi, ormai da mesi, sull’ultima creatura del Re dello Slow Food: il caso di “Cinque” è solo la classica goccia: troppo grande, troppo costoso (ingresso è gratuito ma ogni stand si paga, come in un grande magazzino), troppo scomodo. Negli affari, il successo o insuccesso dipendono spesso da dove si posizione l’asticella e dalle aspettative del pubblico (condizionato dai media). Farinetti è uno che ama stupire e l’asticella l’ha messa molto alta: 80mila metri quadrati di attrazioni, 10 ettari di superfice e 45 punti di ristoro. Tanto, forse troppo: 4 milioni di visitatori nel primo anno. Significa che ogni giorno devono entrare 11mila visitatori. Andrea Guerra non si scompone di fronte alle critiche, peraltro più italiane che straniere, sull’onda 72

retail&food - giugno 2018

dell’eterno vizio italico a essere oltremodo autocritici. Con il candore ammette che ci sono cose da sistemare ma ricorda che in soli 5 mesi, Fico ha ospitato 1,25 milioni di persone e quest’ anno fatturerà 50 milioni. Numeri importanti ma che, se l’anno continuerà su questo trend, sarebbero comunque inferiori alle attese: proiettando sull’anno i primi mesi (che però erano quelli invernali), si toccheranno i 2,7 milioni. Che sono comunque tanti, ma come si diceva prima l’asticella è molto in alto. Per arrivare ai numeri promessi da Farinetti, Fico sta anche portando tante scolaresche, che fanno sì numeri, ma hanno basso potere di spesa: uno studente non ha budget per darsi allo shopping tra i tanti espositori a prezzi non proprio da comitive (basta fare un giro tra i forum sul web per leggere che un panino con mortadella arriva a costare anche 9 euro). Figurarsi un ristorante di pregio: e questo è uno dei motivi dell’addio dello chef de “Le Soste”. A ben vedere, però, Guerra tutti i torti non li ha: Fico è un esperimento. Come qualsiasi start-up, ha bisogno di rodaggio e non si trova subito la formula giusta. Gli errori si correggono strada facendo: d’altronde anche lo stesso Eataly Flatiron a New York quando partì faticò a ingranare. La formula iniziale non andava bene e fu cambiata a cavallo in corsa (con più ristorazione e food corner; meno spesa e prodotti da banco); oggi l‘Eataly della Grande Mela è il flagship del gruppo, il negozio vetrina che fat-

tura più di tutti in assoluto (fa, da solo, 80 milioni di dollari, quanto una Pmi in Italia). Anche a Fico potrebbe succedere la stessa cosa: ma con un rischio in più rispetto al caso Eataly NYC. Eataly vuole andare in Borsa nel 2019: per lo sbarco a Piazza Affari, che Farinetti immagina a un valore attorno ai 2 miliardi e con una modalità tipo privatizzazione di Eni (azioni solo ai piccoli risparmiatori italiani), tutto deve essere tirato a lucido e avere una gamba del gruppo che ancora zoppica potrebbe non essere un buon biglietto da visita. Fico è un luogo geniale e accattivante, come business e come idea d’Italia (peraltro ecologica perché non consuma suolo, essendo nato sul vecchio mercato ortofrutticolo della città); ma forse è stato costruito nel posto sbagliato? Bologna è sì al centro dell’Italia ma una città tutto sommato di provincia: lo stesso parco a tema aperto a Milano o Roma avrebbe fatto più facilmente quei numeri che Farinetti ha in mente. Anche EuroDisney, il primo parco giochi di Topolino&Co. fuori dagli Usa aperto negli anni ‘90, fu un flop all’inizio, ed era a Parigi; ora è una macchina da soldi. I parchi divertimenti hanno tempi lunghi. Nell’attesa dei tempi di Fico, però, il costo di una gita da Milano non è proprio per tutte le famiglie: 100 euro di treno (col FrecciaRossa), 14 euro di navetta dalla stazione al parco, più le consumazioni: si arriva facilmente a 200 euro per una giornata tra assaggi di prodotti tipici, pranzo e qualche chicca da portare a casa. Ma d’altronde nemmeno EuroDisney è per tutte le tasche. t


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