Artu dicembre 2017

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Focus wine

Maremma Toscana, la varietà è il motore di un territorio di Sebastiano Graziani

Intervista a Edoardo Donato, Presidente del Consorzio a Tutela. Maremmachevini svoltasi a Milano il 13 novembre scorso, in collaborazione con AIS Lombardia, è stata un’occasione per conoscere molte delle aziende rappresentate dal Consorzio Tutela Vini Maremma Toscana. Ma è stata anche l’occasione per fare una chiacchierata con Edoardo Donato, Presidente di questo giovanissimo Consorzio – nato nel 2014 – che è chiamato a rappresentare una realtà unica e che merita di essere valorizzata. Una realtà che ha già dimostrato di porsi sui mercati con dinamicità e voglia di farsi conoscere. “Il Consorzio Tutela Vini Maremma Toscana, la denominazione Maremma Toscana, rappresenta la ricchezza, l’estrema varietà dei vini e del territorio. Un territorio molto ampio che va da terreni costieri alla fascia collinare, fino ad arrivare alla zona interna del tufo di Pitigliano e Sovana. Per cui un’area molto diversificata e anche le tipologie del Maremma Toscana rispecchiano questa differenza. Ciascun vino racconta con sue parole il suo territorio e la sua provenienza.” Quindi la vostra sfida, ma anche il vostro valore, sta nel non avere un solo vitigno che vi caratterizza, ma diverse realtà interessanti? “Il punto di partenza è che non è una denominazione con un vitigno unico prevalente, ma ricca di tipologie. Tra i bianchi c’è il vermentino, la tipologia più importante, verso il quale la provincia di Grosseto è

Edoardo Donato, Presidente del Consorzio

estremamente vocata. Attualmente conta quasi 700 ettari e il vermentino è uno di quei vitigni che riesce ad esprimersi in maniera diversificata a seconda del Terroir dove viene coltivato. Anche oggi avremo possibilità di assaggiarne diverse espressioni. Tra i vitigni rossi, perché ovviamente siamo in Toscana, abbiamo il sangiovese che nella provincia di Grosseto, rispetto al resto della Toscana, non supera il 48%. È quindi un vitigno importante ma non predominate ed è accompagnato da vitigni autoctoni come il ciliegiolo, l’alicante e altri vitigni minori che raccontano altre peculiarità. Lungo la zona costiera la Maremma è il proseguimento della Val di Cornia, dove la coltivazione di vitigni internazionali si è diffusa. Questa presenza sta avendo una conferma dagli stessi mercati.” Nonostante questa moltitudine di situazioni e vini differenti, c’è un vitigno o un vino bandiera che maggiormente traina il Consorzio? “Abbiamo questi tre principali vettori: il vermentino per i bianchi, i vitigni autoctoni che comunque raccontano una storia del territorio e gli internazionali che fanno da trait d’union con quell’eccellenza qualitativa del bolgherese. Dal punto di vista delle aziende e degli investimenti, la Maremma fin poco tempo fa era considerata un serbatoio di vino della

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Toscana, mentre attualmente, grazie a degli investimenti fatti dagli anni 90’ e alla crescita tecnologica e professionale degli imprenditori del territorio, sta conquistando una propria identità. Il tutto è passato anche attraverso la notorietà delle denominazioni già preesistenti nel nostro territorio. La DOC Maremma Toscana ricopre l’intera provincia di Grosseto, ma al suo interno ci sono diverse denominazioni, tra queste due in particolare hanno avuto un gran successo sul sangiovese: il Morellino di Scanzano e il Monteccuco. Pertanto denominazione Maremma Toscana sta a completamento delle due eccellenze del sangiovese. Speriamo inoltre di dare nuovo lustro a un’altra denominazione importante della nostra provincia che storicamente ha avuto molto valore, il bianco di Pitigliano. Particolarissima denominazione il cui suolo tufaceo si esprimere nei bianchi una ricchezza aromatica peculiare.” Come opera il Consorzio? Come sostiene i produttori che aderiscono alla denominazione? “I compiti del Consorzio, dal punto di vista istituzionale, sono quelli d’informazione dei soci e di tutti gli utilizzatori del marchio, quindi informiamo sulle normative legali e di etichettatura, nonché su qualche opportunità commerciale. Abbiamo, inoltre, le mansioni di vigilanza e controllo nelle quali cerchiamo di tutelare i produttori da eventuali speculazioni. L’altra attività che assorbe la maggior parte delle risorse è quella di promozione. Noi abbiamo iniziato da due anni un vero e proprio rilancio della denominazione e della funzione del Consorzio. L’obiettivo che perseguiamo è quello di essere una struttura capace di aggregare nella quale mettere in relazione i produttori, perché il confronto è crescita. Per cui cerchiamo di far incontrare le aziende per dar loro la possibilità di svilupparsi insieme. Come denominazione operiamo anche allo scopo di far marketing territoriale.” Avete un buon rapporto con la ristorazione nazionale e locale o puntate maggiormente sul consumatore? “Già dal 2016 abbiamo cercato di coinvolgere ancor prima dei consumatori i ristoratori che riteniamo essere degli interlocutori importanti e dei fondamentali agenti di comunicazione dei valori dei nostri vini.”•


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