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WEB REPUTATION

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PREPARIAMOCI AL FUTUROTALENTI DELLO SVILUPPO CON LA RESKILLING REVOLUTION

Secondo il Wef nei prossimi anni il 65% degli studenti, chiuso il periodo scolastico, andrà a fare un lavoro oggi inesistente. Così, diventerà inevitabile prepararsi con un mix di competenze tecnologiche e trasversali

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di Cinzia Ficco

ual è il lavoro che ci salverà in un mondo globotico, per usare un aggettivo caro a Robert Baldwin, professore di International Economics alla Graduate School di Ginevra? E che tipo di formazione servirà? Il World Economic Forum annuncia che entro il 2025 85 milioni di posti di lavoro potrebbero essere sostituiti dalle macchine, 97 milioni sarebbero le nuove posizioni e che in un futuro non remoto il 65% degli studenti, chiuso il periodo scolastico, andrà a fare un lavoro oggi inesistente. Una reskilling revolution

Qdiventerà inevitabile e la vera sfida sarà arrivare prima possibile a preparare i nostri studenti ad un mix di competenze tecnologiche e trasversali, utili alle figure manageriali e a quelle operative. SECONDO IL WORLD ECONOMIC FORUM In un girotondo di opiENTRO IL 2025 85 MILIONI DI POSTI nioni - organizzato da DI LAVORO POTREBBERO Economy - sono venuti ESSERE SOSTITUITI DALLE MACCHINE fuori alcuni punti. Uno: La chiave per affrontare il domani con le sue sfide digitale, climatica e demografica, sarà solo una conoscenza allargata, flessibile e trasversale. Due: gli studi umanistici non andranno in soffitta. Sulle possibilità di impiego dei laureati in lettere come

ROBERTO PANZARANI ALESSANDRA BUSSI MORATTI MARIARITA COSTANZA FERRUCCIO RESTA

conversation designer, Antonio Perfido, Ceo di Digital Box, ha pure scritto un libro. Tre: La tecnologia potrà essere un formidabile alleato nell’umanizzazione del lavoro. L’iperspecializzazione, dunque, perseguita per decenni, sarà pure fonte di un vantaggio competitivo, ma nei momenti di rottura saper improvvisare e giocare con l’intelligenza emotiva diventeranno skills imprescindibili. Anni fa David Epstein, nel libro Generalisti, profetizzava: «Una specializzazione non precoce, preceduta da una serie di tentativi ed errori, è alla base della realizzazione in un’epoca di profonde incertezze». E faceva gli esempi di Robert Federer, Django Reinhardt, Vincent Van Gogh e Duke Ellington, diventati famosi dopo percorsi tutt’altro che lineari. Silvia Zanella, futurologa del lavoro, Culture and Experience Head of Employee Experience per EY Italia, è sulla stessa linea: «Chi ha puntato su una competenza verticale oggi si trova senza impiego. In futuro, andranno le professioni ad alto ingaggio cognitivo, emotivo e relazionale. Troverà lavoro chi saprà prendersi cura degli altri, ha senso critico, sa connettere fatti. In questo le facoltà umanistiche continueranno ad avere una grossa centralità. Quelle parti di attività, che risulteranno più ripetitive e manuali, saranno affidate ai robot per essere efficientate». Della necessità di mantenere viva la nostra cultura umanistica, perché le sue categorie di analisi aiutano a capire meglio la tecnologia, è convinto Luigi Serio, Direttore del Master in Risorse umane e organizzazione dell’Univer-

sità Cattolica del Sacro Cuore: «Il liceo classico? Facciamolo diventare una scuola diffusa, oggi è d’élite. Chi vincerà la scommessa? Chi riuscirà ad inventare nuovi modi e nuovi spazi per tirar dentro il mercato del lavoro le categorie fragili, i ragazzi chiusi nelle loro stanze. Il Pnrr? Finalmente abbiamo l’opportunità di far incrociare davvero formazione e mercato del lavoro». Per Roberto Panzarani, docente di Governo dell’innovazione tecnologica presso la facoltà di Economa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma,. «Il CHI OGGI HA PUNTATO SU UNA COMPETENZA VERTICALE NEL PROSSIMO FUTURO RISCHIERÀ 60% dell’occupazione di oggi diventerà

DI TROVARSI SENZA IMPIEGO residuale. Pensiamo ai traduttori e agli interpreti. Gran parte delle attività ruoterà sulla capacità di leggere i dati e ottenerne previsioni. Ma nessuno potrà permettersi di chiudersi nella propria disciplina. Così gli epidemiologi dovranno parlare con gli statistici e i fisici, gli ingegneri con i biologi». E nel frattempo? trend confermati, ad esempio, dalle analisi su LinkedIn, vertono su big data, mestieri digitali, information technology senza dimenticare sustainability, attività legate al customer care», dice Luca Maniscalco, responsabile comunicazione e marketing di Fondazione Unimi: «diventerà predominante il data scientist». Ma per attrezzare i ragazzi a queste nuove professioni occorre rimodellare la formazione. Alessandra Bussi Moratti, psicologa del lavoro, chiarisce: «A scuola bisognerebbe rielaborare il concetto di ruolo e funzione dell’insegnante da concepire non come unico portatore di sapere, ma come mentore che ascolta e incoraggia il pensiero degli studenti, cercando di capire di volta in volta che cosa fare per stimolare, agevolare, riattivare le specifiche sensibilità. Tirar fuori, insomma, le cosiddette metacompetenze». In linea con Marco Bentivogli, ex segretario generale Fim Cisl, che ne “Il lavoro che ci salverà” scrive: «Sarà necessario aumentare la dimensione creativa della formazione tecnica e potenziare le competenze digitali della formazione umanistica. E si seguiranno sempre più corsi di preparazione alle attività socio sanitarie e mediche, relative ai servizi (dal design, al marketing, all’assistenza clienti), alla gestione delle pubbliche relazioni». Per Luigi Maria Sicca, professore ordinario di organizzazione aziendale presso l’Università degli Studi Federico II, coordinatore della rete di ricerca internazionale PuntOorg: «Cresceranno professioni connesse al mondo del web, quelle capaci di dialogare e fare dialogare le aziende su scala globale: E-economy, finanza internazionale. Ma si affermeranno quelle in grado di intercettare il micro-controllo delle attività, i palpiti, i respiri, le esigenze prodotte dalle microstrutture del lavoro. Ci sarà l’urgenza di imparare ad accudire». «La vera sfida sarà programmare le macchine nella maniera giusta, per cui serviranno sempre più nel tempo abili competenze digitali, senza trascurare i percorsi umanistici», sottolinea Mariarita Costanza, Ceo di Everywhere Tew e cofondatrice di Macnil, azienda partecipata dal Gruppo Zucchetti: «Non è sufficiente conoscere gli algoritmi alla base dei processi. È importante andare al perché alcune cose accadano». Per Emanuele Sacerdote, imprenditore, scrit-

FRANCESCO CUPERTINO LUCIA SCATTARELLI LINA TALMESIO PASQUALE DUI

tore e docente, «l’azienda avrà più bisogno di competenze hard e di nuovi lavoratori in ambito scientifico, tecnologico e ingegneristico, passando anche per la sostenibilità, l’informatizzazione e la digitalizzazione. Di contro, serviranno nuove competenze soft per rendere l’organizzazione più empatica, più resiliente e più moderna. La scuola e l’università dovrebbero stimolare di più l’interazione con l’azienda. Sembra che oggi ben un quarto degli studenti di materie scientifiche si prepari per professioni che, al termine del percorso di studi, saranno già superate, se non estinte». Condorda Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano: «Andranno le professioni legate alla compilazione dei dati e all’elaborazione delle informazioni. Alcuni professionisti scompariranno. Ma sopravviveranno le loro professioni. Succederà, per esempio, all’avvocato o allo storico dell’arte. Si affermeranno le professioni attente alle tecnologie verdi, alle biotecnologie e, più in generale, agli Esg. Negli ultimi anni abbiamo lanciato la laurea in Cyber Risk Strategy and Governance, con Bocconi, quella in Bioinformatics for Computational Genomics, con la Statale, quella in High Performance Computing, così come quella in Sustainability Transformation, sempre con Bocconi. Cosa serve? Una formazione interdisciplinare, una maggiore collaborazione tra gli atenei, una offerta formativa più ampia. Dobbiamo puntare sul dottorato di ricerca. Quindi, bene la direzione intrapresa dal Pnrr con il Dottorato Industriale. L’Italia ha un sistema formativo riconosciuto a livello internazionale, ma non dobbiamo dormire sugli allori. La scuola è spesso lenta nel recepire i cambiamenti». Per Francesco Cupertino, Rettore del Poli- lità, orientamento da parte del Ministero alla tecnico di Bari, «Per le professioni di domani tertiary education». serviranno ottime basi nelle materie tecnico «Uno dei limiti allo sviluppo delle imprese – scientifiche, come l’ingegneria e l’informatica, afferma Lina Talmesio, coordinatrice Fondama anche in ambiti apparentemente lontani, zione Its Aerospazio Puglia - è rappresentato come l’economia, la sociologia, la statistica e dalla carenza di profili tecnici adeguati a sosteil diritto. Di recente abbiamo avviato la laurea nere la crescente competizione proveniente magistrale in Ingegneria energetica e quella in da altri Paesi, che le aziende non riescono a Trasformazione digitale (aperta anche a stu- reperire. I fabbisogni professionali espressi denti che non provengono da ambiti scienti- dal mondo produttivo dipendono dalle infico-tecnologici). Dobbiamo sostenere nuove novazioni prodotte dalla ricerca scientifica e filiere produttive e indotti, come, ad esempio, tecnologica. Ecco il nostro ruolo. Ha ragione il l’aerospazio e le ener- nostro Presidente, Angie alternative». SERVIRANNO NUOVE COMPETENZE tonio Ficarella, quando E a proposito di queSOFT PER RENDERE L'ORGANIZZAZIONE PIÙ EMPATICA, PIÙ RESILIENTE dice che va sviluppato sto, importante sarà il E ANCHE PIÙ MODERNA subito un ecosistema ruolo degli Its, Istituti dell’innovazione neltecnici superiori, che secondo Almalaurea la logica del test before invest per consentire e Almadiploma danno agli studenti il 40% alle aziende di testare presso di noi i prototipi in più di probabilità di trovare lavoro. Lucia prima dell’investimento operativo». Scattarelli, presidente della Fondazione Its Ma come si svilupperà il rapporto tra datoCuccovillo di Bari, conferma che sono «tanti i re di lavoro e lavoratore? Per Pasquale Dui, nuovi corsi che stiamo proponendo per il Bien- giuslavorista, «Si farà sempre più ricorso al nio 2022- 2024, tutti aggiornati ed integrati lavoro per obiettivi, improntato sulla massima con le tecnologie 4.0. Da quattro anni stiamo fiducia dell’imprenditore e lasciato alla libera aprendo altre sedi. Oltre a quella Centrale del iniziativa programmatica ed organizzativa del Polo di Bari, abbiamo avviato la sede di Brin- lavoratore. Si supererà, nei limiti del possibidisi, quella di Taranto presso le acciaierie e, da le, l’organizzazione ancora attuale basata su quest’anno, una ad Altamura per la sua posi- un controllo pervasivo dell’attività lavorativa, zione logistica centrale nell’Alta Murgia, attiva calcolata sulla giornata e la quantità di lavonel settore arredamento ed una ad Andria. Il ro attesa. Scompariranno camerieri e addetti nostro Its ha un placement post-diploma di al servizio ai tavoli, hostess e controllori di circa il 92%. Siamo stati i primi in Italia, già nel volo, lavoratori agricoli, operatori delle poste, 2014, con la Bosch, a sperimentare i percorsi addetti alle casse (banche, negozi), operai di duali, come quelli attuati in Germania. Agli Its produzione, casellanti autostradali, impiegati servono: più autonomia, meno burocrazia, si- agli sportelli. La grande novità? Maggiori coincurezza e continuità nei finanziamenti, visibi- volgimento e partecipazione dei lavoratori».

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